piccolaragazzarotta
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Abbi cura di splendere.💫
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Deliri fatti di dolore. Sospiri pieni di mancanze. Istante dopo istante, gli angeli piangono i marciapiedi consumati dalla pioggia che batte forte sulle strade. Malinconia, vuoto, voglia di rinascere. Percorro vicoli bui, mentre le mani tremano, l'animo lentamente si spezza e le lacrime rigano le guance squarciandone ogni suo bel punto. Osservo il cielo, lo contemplo. Continuai ad osservarlo, nonostante il gelo stesse accarezzando il mio viso oramai rotto, dilaniato. Lasciai che lo facesse, quasi dolcemente. Scorsi un banalissimo riflesso di luce emanato da appena qualche stella, intraviste un attimo dopo. Decisi di sedermi, proprio lì, in panchina, la solita vecchia panchina vicina al portico, non prestando attenzione a quel freddo pungente nonostante la furia della pioggia si fosse messa a tacere. Le labbra secche, il rossore sul naso, il cuore anoressico d'amore. Magari stavo aspettando solamente un bacio. Un sorriso. Un abbraccio. Un paio d'occhi. Le stelle mi tennero compagnia, quella notte. Regalandomi una banalissima fonte di calore. Eppure, rimasi ugualmente spenta, spettatrice del loro bagliore. Brillare assieme a loro, un desiderio irrealizzabile... Tu che stai leggendo, abbi cura di splendere. Si, esattamente come loro. Sií stella a modo tuo. Benvenuti nel mio spazio. Il diario di Alessia.
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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Una volta un saggio disse "mi chiedi perché fumo, coloro il mio respiro, è solo un modo per vederlo e sapere che ancora vivo".
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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Come la spieghi la sigaretta in solitudine a chi la vede soltanto come un modo per farsi male?
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 8 months ago
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piccolaragazzarotta · 2 years ago
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Martedì 8 agosto 2023.
Alex lavora come infermiere. Mestiere impegnativo tanto quanto estenuante.
I turni notturni, la stanchezza al ritorno, i pianti alla vista della morte di un paziente e la gioia provata ed esternata dopo aver avuto modo di osservare la curva sul loro volto, curva definita da tutti "sorriso," quello di chi popola tutti i giorni questo ospedale.
Il lavoro di Alex, un caos, e al contempo stesso una passione.
Le giornate in ospedale trascorrono lentamente: terapia alle otto del mattino con pasticche su pasticche giusto per calmare gli attacchi di panico di Gigi, per non parlare delle dieci gocce somministrate giorno per giorno a Samantha, la paziente più problematica, giusto per trattare la sua schizofrenia mista a depressione.
Gigi è una persona squisita, in grado di sprizzare allegria ovunque, nonostante le tenebre. Samantha invece, è una ragazzina più cupa, in grado di spargere tenebre, ovunque. Un po' chiusa in se stessa, forse un po' troppo.
Aggiungiamo le trasfusioni somministrate ai pazienti anemici. Gli sguardi stanchi, altri invece mostrano come un luccichio, segno di amore e speranza verso la vita.
Ed Alex, mette in ogni istante cuore in ciò che fa, in ciò che pensa e comunica.
Il suo lavoro è sacrificio, dedizione, amore, tanto quanto il nostro rapporto.
Un rapporto fatto di complicità e desiderio di affrontare la stessa vita e le sfide riservate a noi quotidianamente.
Perché il lavoro da infermiere è questo,
Perché i rapporti si fondono in queste circostanze,
Perché qualsiasi mestiere è questo:
Complicità, dedizione e passione.
Mi impegno nel rapporto con Alex ogni istante, e tutti i giorni riverso i miei pensieri a lui e ai suoi sacrifici, attendendolo in camera da letto, dove potrò osservarlo sdraiarsi in quelle lenzuola candide così come candido è il mio bacio nel mentre lentamente si addormenta....
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piccolaragazzarotta · 2 years ago
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Lunedi 7 agosto 2023.
Mi ritrovai in camera mia, come sempre, persa nei miei malinconici pensieri, un'anima senza meta, così decisi di definire tutto quel caos. Punti interrogativi senza risposta alcuna, quotidianità fatta di soli "perché".
Gli scaffali dove i vecchi diari vennero riposti, erano oramai in totale confusione. Fogli ingialliti sparsi ovunque, mi parve di annusare l'odore dei ricordi, impressi in quelle righe da me create.
Confusione, tanto quanto ciò che la mia mente racchiude.
Mi buttai a letto, perdendomi in essa, per qualche istante.
Dopodiché, decisi di alzarmi per fare una noiosissima passeggiata in un vecchio parco abbandonato qui vicino, ignorato quasi da tutti.
Dubito incontrerò qualcuno li, amenochè non sia un'anima solitaria, come la mia, un'anima in grado di respirare ricordi e solitudine.
Il parco profumava di pioggia, data la tempesta mattutina, così come le vecchie panchine abbandonate, quasi desolate. Mi sedetti li, e attesi nel mentre continuai a respirare odore di pioggia.
"Ei, ciao!" Esclamò qualcuno da lontano.
Mi girai, e vidi un ragazzo avvicinarsi a me con aria intimidita.
Abbassai lo sguardo, chiedendomi cosa volesse.
"Posso sedermi qui?" Mi chiese dolcemente. Aveva un grande sorriso stampato sulle labbra, per non parlare dei suoi occhi color nocciola, in cui mi persi subito dopo aver incrociato il suo sguardo.
Due anime perse sedute in panchina.
"Come ti chiami?" Mi incalzò, ancora.
Io iniziai a tremare, e balbettando gli dissi il mio nome.
"Alessia".
Lui fece un mezzo sorriso, ed io mi sciolsi come un cono gelato in estate. Mi sembrò perso, e alla ricerca di risposte quasi quanto me.
Alex, così disse di chiamarsi.
Ci salutammo con un caldo abbraccio, in grado di ripararci da tutto quel freddo.
Rimasi lì fino a sera, a raccontarci delle nostre esperienze e delle notti passate a versare lacrime per qualcuno a cui non è mai importato.
Entrambi desideriamo un amore, un amore caldo e intenso. Un amore, come l'ho sempre sognato.
Tornai a casa quella sera, e per la prima volta forse mi addormentai con il cuore un po' più leggero, ed intero.
La mattina seguente, continuai a pensare ad Alex.
Ai nostri discorsi ricchi di profondità e dolore, ma soprattutto al nostro abbraccio in cui notai qualcosa di differente, ma non saprei descrivere l'elemento esatto.
Non ebbi il coraggio di chiamarlo.
Strinsi il telefono, in attesa di un primo passo da parte sua.
Alex mi piacque davvero molto, non avvertivo un calore simile da tempo, oramai. Le sue mani possenti, strinsi il suo corpo per un istante e ne annusai il profumo.
Sapeva di vaniglia.
Profumo che mi rimase impresso, quella notte nel mentre la pioggia batteva ancora sui vetri.
"DRIIIIN"
Il telefono squilla.
Lo prendo, osservai il nome scritto. Alex!
Risposi.
"Vediamoci lì al parco, devo dirti qualcosa di importante".
"Arrivo subito".
Riattacco.
Usciií senza premurarmi di indossare neanche un cappotto, tremai al pensiero di rincontrare Alex.
Era lì ad attendermi, con i suoi soliti occhi color nocciola e il suo grande sorriso. Senza pensarci due volte, si avvicinò lentamente sussurrandomi: non aver paura, io completo te e tu completi me, sistemeremo assieme il caos di cui hai sempre parlato nei tuoi vecchi diari". Mi baciò. Fu un bacio lento e indimenticabile, quasi surreale. Mi chiese: tu credi ai colpi di fulmine?"
Io non risposi, lo baciai e basta. Fino a morire, fino a mandare le labbra in cancrena.
E di colpo, i tasselli mancanti del puzzle si rimisero al proprio posto.
E di colpo, spazzammo via la confusione che regnava sia in noi, sia in quelle vecchie pagine ingiallite.
Alex mi salvò.
E non esiste cosa più bella di questa.
L'amore.
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piccolaragazzarotta · 2 years ago
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10 anni trascorsero ed io osservandomi attraverso uno specchio ossidato a causa degli anni trascorsi quasi stentai a riconoscermi: la mia pelle bianca come il latte e delicata tanto quella di un cuore fragile già stato spezzato e spazzato più di una volta, era oramai rimasta segnata. Gli occhi color cielo, l'unico distintivo che trovai riconoscibile. Quell'azzurro indimenticabile, continua a regalarmi pace e serenità quasi come allora. Dicono che il tempo trascorra lentamente, bensì ne fui travolta, quasi inghiottita, tanto da desiderare di tornare ai tempi di quando ero bambina. Una bambina giocosa ma ignara, ignara del tempo che sarebbe trascorso.
Alex, il mio compagno, dagli occhi color nocciola, a cui come sempre non potei far altro che annegarci dentro, quasi fosse mare, pura distesa, mi persi in loro nonostante avessero un colore comune.
La sua pelle mista ma abbronzata, a differenza della mia fu uno dei principali dettagli in grado di rapirmi quasi con totalità.
La villa da noi abitata era di una bellezza disarmante, le mattonelle erano di un bianco splendente, per non parlare della cucina: un vasto ambiente, messo in sesto con tanto di forchette e coltelli riposti al proprio posto.
Osservandola mi cadde l'occhio su un moderno dipinto a destra: il dipinto raffigura una coppia intenta a scambiarsi effusioni al chiaro di luna.
Mi venne in mente Alex, tra una lacrime ed un'altra, fatte di sale e sentimento.
Gli diedi un bacio, pensando a quanto non mi sarei mai aspettata qualcosa di così vasto ed al contempo stesso immenso: l'amore, dopo 10 anni.
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piccolaragazzarotta · 2 years ago
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Mercoledì 12 luglio 2023.
Varcare la soglia del cancello di un ospedale psichiatrico....
Ero quasi certa mi avrebbe fatto avvertire la sensazione di liberazione tanto bramata, una sensazione che non avevo ancora acciuffato tra le mani, al di fuori da quelle quattro sbarre fatte di ferro arrugginito. Osservare tutto quel verde, il passaggio delle auto e l'azzurro del cielo, ed io. Io che ero nel caos, io che ero in una bolla astratta ma molto soffocante, nel mio gracile interno ormai invaso da angoscia.
Finalmente libera! Pensai, almeno per un istante. Abbracciai la mia famiglia, e forse, almeno per una volta, una singola volta, sarei stata disposta a donare calore a chiunque mi avesse sfregiata sotto ogni aspetto, sfregiato il mio cuore, sfregiato il mio mondo. Purché mi avrebbero fatto assaporare l'odore caldo del mio ambiente, e le mie fresche lenzuola al mattino. La foto di mia nipote dolce e piccola com'è, raffigurata in un poster appeso in camera mia.
Nuovo trasferimento in una comunità, luogo sconosciuto ai miei occhi. Tante ragazze, tutte con un gran sorriso stampato sulle labbra e una grande voglia di accogliermi. Con le mani tremanti, stringo le loro dita e i loro robusti corpi, ma in cuor mio so di non potercela fare.
Mi manca l'aria, i primi improvvisi attacchi di panico.
La guerra successiva dopo i segni impressi sul corpo, storia scritta sulle braccia, sofferenza palpabile, sofferenza espressa ed esternata al mondo, sofferenza non più astratta. Non più nascosta e tormentata, così com'era, adesso ha un senso.
I miei attacchi di panico sono terribili, paura, angoscia, al di fuori nessuno comprende cosa significhi avere un attacco di panico, cosa significhi aver sopportato così tanti pesi a tal punto da cascarti tutto ciò che hai tenuto in equilibrio. Tutto si fa incredibilmente pauroso, mi ritrovo da sola e impaurita, in queste notti tetre dove il mostro di tanto in tanto viene a farmi visita. Non ho le armi, non ho i mezzi, e a volte, esso mi divora. Risucchiata da quel buco nero.
Oh, il respiro continua a mancare.
10 gocce di en, per poter convivere in mezzo alla gente, per poter convivere con me stessa. Per poter battere i miei demoni.
Oh, ecco l'ansia.
Lei, lei che non mi lascia mai.
Ho bisogno di tornare a casa.
Vorrei stendermi a letto e sorridere, e rivedere così, quel poster in camera mia.
Mi manca casa.
O forse no....
Mi manco io.
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