sebastiandrogo
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Decombinazione estrema dei possibili
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un luogo dove espletare i propri bisogni
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sebastiandrogo · 5 months ago
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The silence (1998)
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sebastiandrogo · 5 months ago
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Brutti cigni
è un aprire porte che sbattono al vento incipiente
è scrivere sulla sabbia urlare al vento piangere sotto
la pioggia salire scale infinite dormire con gli occhi
aperti; appena sorge il sole guardare dalla finestra
oltre la caligine appiccicata alle cose il prato rorido
l'aria sporca il cielo brumoso la nebbia avvolgente
il suolo solido grosso, ottuso e insensato; il senso
di meraviglia che sa di vaniglia sulle labbra il lacero
acero vicino allo stagno infreddolito le acque spumose
il torbido avvicendarsi dei mulinelli i gorghi segreti
e al centro dei brutti cigni sgraziate creature perite
nel mondo nostro avvilito e stranito in cui periclitano
figure forse umane forse no, non è dato conoscere il
vuoto che ci circonda messo lì per scaldarci di niente
in un raggomitolarsi ingenuo e straziante di bolle di
sapone appese all'aria lucente che stona con le nostre
mani, manigoldi maneggiano eclissi di luna ed eroi
longanimi mangiano la foglia e sposano un ideale con
i capelli color del grano e la terza di reggiseno poi
divorziano e se ne vanno in romitaggio deponendo
elmo e corazza, salutano appena le madri dolenti
e i figli inconsolabili e i draghi che non hanno ucciso
e circonfusi di putti e cervi con le corna dorate svaniscono
illesi in un sogno di lauri e bossi fioriti; i brutti cigni
immergono i lunghi colli bianchi e guatano con i loro
piccoli occhi quello che succede, scrollano le possenti ali
e maledicono la cieca sorte e il malanimo dell'esistenza.
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sebastiandrogo · 1 year ago
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Silenzi plastificati
comodi, ascosi, inetti
nella stessa macchina volante
diretta verso l'alto pianeta
mentre sotto, a spingere,
l'ombra carnosa e melliflua
il solo nero non meglio specificato
né compreso né studiato ma avallato
per legittima difesa o ultima speranza
come finira?
con un uomo dinanzi ad un orinatoio
o con un gesù in scatola?
negli zoo o nei manicomi
gli angeli custodi si fanno una pera
se qualcosa ti fa male
falla peggio che puoi
dopo il fallimento della logica
il mercato della politica
la carne che sa di altra carne
le piante-cadavere
gli occhi che trattengono il respiro
inondo d'oro il tondo fuori
punto cieco di desiderio e polvere
azione coatta e fresco cogente
dentro le mura mormora la pietra
quando smetterà?
nell'acqua stagnante le sagome delle cose
sogni saturi di celere bisogno
ghiacci immobili e sudici
galleggianti sulle nubi di plastica e acciaio
rampogne zone di deserto aperte al pubblico
che paga per il proprio sollazzo
va in sollucchero
si stringe i gomiti
e cerchia il respiro
in ampie volute di fumo rosa e denso
di vita votata dove si vede
il ramificarsi del silenzio incistato
per il fatto di essere stato perseguitato
obnubilato dalla notte che preme da tutti i pori
illesi e incorrotti, cerotti e unguenti,
spazi sazi sapranno scegliere il loro destino
e i persecutori si percuoteranno con foga
immane e immanente, danneggiandosi a vicenda
sul limitare della sera sfatta che sfotte
e turbina e innesca un altro incendio di sole
ma il sole appartiene ai vincitori
che muti e gloriosi incespicano sul podio
pedestri esseri senza senno
un boato batte sulla porta
non resta che aprire.
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sebastiandrogo · 1 year ago
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Sfollagente
come un urlo che nessuno sente
come un salto che precipita nel buio
che ti mozza il respiro prima di venire a galla
uno iato tra ciò che c'è e ciò che non c'è
tutto sta per iniziare o tutto è già finito?
un tuffo sopra l'orizzonte tra le nuvole e le onde
facce finte a mano armata
nuvole morte o appassite
cumulonembi di cenere e fumo
opto per una morte in diretta
schiacciato sotto il peso di una piuma
ogni altro è tutt'altro ( e altro ancora)
in giù o in su comunque da qualche parte
voglio quello che voglio ( e non ne posso fare a meno)
una tempesta a tempo pieno che guarda
in tralice la ruggine depositarsi dopo la fuga
inerente al dramma dei piedi piatti e da lavare
sopraggiunge qualcosa che non si riesce a identificare
se piove piove fortissimo
o noi o loro oppure nessuno dei due
un brontosauro in abiti moderni
caligine purpurea che punge e inala
colpi a salve lungo il bosco in penombra
gaiezza prolungata e incoercibile
naso tumefatto e gamba dolente
ogni respiro è uno di meno che devi fare
sempre pronto a innescare la detonazione
che parla e ride e mena il can per l'aia
ogni giorno ragiona a modo suo
si veste e traspira trascolora e trasecola
cerchio e non quadrato la cui circonferenza
dorme la notte e si inebria di sogno
esco ma ci sono i fucili puntati
uno due tre fuoco!
è tutto troppo teatrale.
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sebastiandrogo · 1 year ago
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Destruens
sono in anticipo o sono in ritardo?
due canguri che guardano la tv
o fanno pugilato, squali in cantina
scimmie senzienti sul tetto
tutto gira per il verso giusto
dimidiare le posate sul tavolo
con Adamo che diventa Eva
spersuadiamo i negletti poliglotti
glorifichiamo l'imbrunire
accendiamo le luci di casa
ma facendo attenzione a non fare rumore
perché l'aria immota beve la polvere
il volto di un estraneo protruso dalla finestra
aperta sull'incombere di un oggetto non identificato
il sole è uno pneumatico di fuoco
neri mostri verticali le nubi
laggiù nello spazio l'ordine diaccio del vuoto
uno squilibrio interiore mi punge i precordi
mani e gambe che non stanno ferme
mentre io sebbene io
mangi torte e faccia capriole
nel recinto le puzzole puzzano
le galline nitriscono
le oche ancheggiano alla notte incipiente
specie esotiche razzolano e uggiolano
sotto il letto indisturbate
il lenzuolo di gomma
le piume al vento
dall'orizzonte della porta spalancata
sordi fischi di sirene
legato e imbavagliato il contatore della luce
emette un sordo ronzio di minaccia
ma non può più nuocere a chicchessia
la cachessia mi induce a prendere la vitamina c
e un tiro di cavalli si appropinqua extra muros
abbozzi umani e altri scarti di carne deambulano
lungo linee rette di pura sofferenza
intonando carmi e giaculatorie
piovono cani e gatti dalla doccia
e gli ombrelli sono esauriti
i soprabiti pieni di buchi
d'improvviso una botola s'apre
e inghiotte i porcospini sotto ipnosi
l'abisso degli elefanti ciechi
(che tutti fanno finta di non vedere)
io rrefluo veterotestamentario bolla di sapone
gioco a mosca cieca ma tutti sono bendati tranne
uno che ride a crepapelle e intona l'inno nazionale
ha una candela accesa infilata nell'ano e un cappellino
di carta tricolore
il mio coccodrillo al guinzaglio adora i libri di vespa
io pur sempre io dopotutto vado a dormire
contando le pecore che stanno appese sul soffitto e belano canzoni d'amore.
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sebastiandrogo · 1 year ago
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La cicuta di Socrate
è cominciato il viaggio verso il nulla
un modo per esautorare il destino
mangiare spaghetti con il cucchiaio
bere da un bicchiere di carta bucato
dormire con gli occhi spalancati
e la luce accesa
l'essere umano comincia col frigorifero
e finisce al cimitero
nessuno raggiunge ciò che vuole
nessuno vuole ciò che raggiunge
denegare il proprio stato animale
non serve per smettere di squittire
un futuro primigenio cretto anelastico
al nero al buio all'oscuro degli eventi
che si succedono fuori dalla finestra
e sfolgorano eterni nel balenio del gesto
gestito e gesticolato atto gastrico
il raggio moribondo traballa e schiocca
un bacio in fronte alla sorte avversa
guizzano cose inanimate o cose animate
i cani urinano al mercato
belano le nuvole sopra il macello
spinto via soggiace il punto esclamativo
avvizzisce il tuorlo d'uovo
espira la pelle del mondo in un fragore coatto
per la guerra abbiamo le viscere
per il vento abbiamo le pustole
una accuratezza che sa di distrazione
una ricreazione finita male
un mal di pancia nel fuoco pregnante
sul confine maturano le spighe
orrori di ferro rivolti contro l'orizzonte
aperto da un nuovo dramma
lucente è la sirena che canta il suo disarmo
ogni bene è un travestimento
ogni travestimento è un serpente a sonagli
indaghiamo la fuga: togliamoci gli occhiali
e parliamo senza lingua biforcuta
ogni giorno tratteniamo il fiato fino a sfinirci
imbastiamo vecchi rovelli
ci abbandoniamo inestricati
il segno è più in là
tra le seggiole vuote e il muro scrostato
è un attimo e l'incubo dispiega le sue ali
Socrate porta alla bocca la cicuta
qualcuno muore mentre qualcuno nasce
Hiroshima sorride con denti rotti
non c'è spazio né tempo per fare i conti
il sonno inghiotte e starnutisce
ora resta il silenzio rotto dai vetri infranti
i penati piangono a Pompei
lapilli e cenere e muri divelti e cadaveri
carbonizzati ci dicono che no
non siamo diversi dagli altri
ed è cominciata la remissione dei peccati.
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sebastiandrogo · 1 year ago
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Trasporto prigionieri verso destinazione ignota
Quando c'è quello che non dovrebbe esserci
e non c'è quello che dovrebbere esserci
è un problema che prude come un'eritema
produce pus sussurra nel vento domanda
e non trova risposta che lo soddisfa
allora bisogna disimparare a meravigliarsi
di essere quello che siamo e non altro
non ancora materia inerte morta gora
anche se le leggi della logica sono abrogate
anche se non agiamo ma siamo agiti
senza averne troppo danno nel corpo
e nello spirito e ci si difende con le unghie
e i denti perché il bene non è più bene
e il male è sempre più male pura proiezione
di una abiezione che incista il tempo
se l'essere umano è stato lavato a secco
disinfettato nettato e pulito e ora giace
nudo e profumato tra lo sterminio degli altri
se tutto è territorio ostile e siamo finiti
oltre le linee nemiche uomini civilizzati
non si scotennano a vicenda o si prendono
a palle di neve o inceneriscono gli altri
nei forni crematori ma quei silenzi sono
complici e complicati estenuanti abbozzi
di un vivere che non vuole che nuocere
odia te stesso come odi il tuo prossimo
venturo che lampeggia e patisce e canta
e balla con uno spillone nel cuore
balugina malvagio o infantile: vuole confessare
il suo essere repentino al mondo senza requie
un arcobaleno di sangue che macchia il sole
tra la caligine che fluttua dalle torri alte e discinte
tra il bosco bruciato e annerito i cui tizzoni ardenti
scottano la pelle appena nata e spezzano il fiato
la cenere la cenere la cenere
e il freddo e le larve che crescono fra di noi
nelle pieghe dei gomiti nelle pance irsute
il becco adunco dunque fa danno quando
nuota nel baccano con i pesci che svolazzano
indisturbati oltre l'orizzonte degli eventi
e quando infine siamo caricati nei carri piombati
e il convoglio si muove la luna si muove con noi
e una voce maligna ebbra satura di impietosa
paura per la sua stessa sorte ci affranca dall'attesa
cangiante luna che muore nel cielo e morendo
si rapprende in un ghiaccio eterno.
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sebastiandrogo · 1 year ago
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Agente patogeno
La vita si allunga
stende i piedi allarga le braccia
rotea la testa tira fuori la lingua
nel 2050 perché bisogna pensare
al 2050 non al 2024
saremo 5 milioni in meno
forse avremo più spazio per respirare
gli agenti patogeni che madre natura
ci avrà regalato o forse mangeremo la
solita mela col verme dentro
blocchi di carne avvolti in plastica per alimenti
un lento scivolare verso la notte dei tempi
un annichilire il bagaglio genetico
un ululare alla luna che si fa beffe di noi
che uriniamo su questa zolla di terra
come cani al guinzaglio alziamo la gamba
spruzziamo il nostro liquido giallo
ci grattiamo e abbaiamo ma senza costrutto
poi andiamo a dormire col nostro orsetto di pezza
prima però affiliamo la lama del coltello
poi andiamo a cozzare contro un'auto e ne
uccidiamo il conducente e non finiamo neppure
in prigione perché compriamo l'assenso dell'ufficiale
giudicante dei parenti in lutto di tutto il mondo
poi magari invadiamo un paese a caso
droni che bombardano case piene di civili
o inseguiamo tre ladri con la pistola in pugno
e li abbattiamo per legittima difesa
poi li prendiamo a calci e giustizia è fatta
poi devastiamo la barriera corallina per fare
un'olimpiade di surf o uccidiamo un gattino
per mero divertimento tanto bisogna pure
passare la giornata senza annoiarsi troppo
quindi andiamo a dormire e il nostro orsetto
di pezza ci guarda allibito e ci fa le smorfie
ci culla attraverso il buio nella terra incantata
dei sogni dove gli agenti patogeni trovano riposo
prima di ricominciare la mattina dopo.
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sebastiandrogo · 1 year ago
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Poligono di tiro
Qualcuno prende la mira
su quelle sagome che di là si scorgono
stupidi manichini pieni di sangue
carne viva e palpitante
solo un colpo la separa da uomo a cadavere
un urto freddo e duro
per una morte che sorride sguaiata
materia inerte che il sole di novembre bagna di brina
sparate adesso!, oppure mai, ma la bolgia è
già al completo e i dannati stanno nudi
su materassi di gomma, all'aperto, mentre da lontano
si sentono gli echi ringhiosi e soffocanti
che lacerano le orecchie e rendono cilestre il cielo
chiedo ragguagli sul mio stato di salute, la lingua
è un rasoio e la cintura un cappio, dottori ditemi
che non ci sarà bisogno che mi mettiate la
museruola alla bocca, o che la tenda ad ossigeno è
in realtà un divano in una casa confortevole
col camino fumante e tutto al suo posto
un tavolo operatorio o un campo di battaglia
invece della guerra vomito la pace
odio ciò che odo, mostro i denti e mastico
quest'aria colma di detonazioni come fosse
rugiada distesa sui campi elisi,
nere piccole lesioni sulla pelle del mondo:
così siamo stati creati, ad immagine di un incubo:
un sudario ci ha accolti una volta usciti
dalla sala parto, feti orribili a vedersi,
urlanti, anche se piangere non serve a niente
la vita è una scena del crimine
c'è grande confusione e le luci che illuminano i corpi
con molto sporco e puzza e piscio per terra
dove detective che fumano ossessivamente
cercano invano gli indizi dell'omicidio appena
commesso.
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sebastiandrogo · 2 years ago
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L'intercapedine
L'amore è un furto meglio la corruzione
del viso, del volto sconsolato della notte
della luna piena le cui rughe rilucono
sui prati e nella città l'astio dei passanti
verso tutto ciò che li circonda li circonfonde
li trasmuta in muti testimoni di un'ondata
di schifosità tanto che i desideri materiali
tangibili ed evidenti in ognuno di loro non
mettono neppure in imbarazzo ma conformano
le loro e la nostra vita il male non è il male se non
ci si incontra con se stessi, anche se il bene è noia,
intrusione, escapismo; la rivolta e il suo spirito sono
finiti, cancellati da generazioni di sconfitti a cui i giovani
contrappongono solo un difetto di percezione che li
porta a sentirsi liberi mentre consultano il loro smartphone,
la caverna di Platone è al paragone un gioco da ragazzi,
appunto, un incubo da cui ci siamo già destati e di cui non
abbiamo fatto tesoro; tesoro mi dirai mentre mi uccidi
lentissimamente con sfere di fuoco che promanano
dalle statue dei Cesari, impolverate reliquie, iconostasi
epistassi dei sensi e ripudio dei metodi, crocifissioni e
rapine rabide nei vicoli, negli angiporti, negli anfratti,
e un piccolo Nerone ristà nell'intercapedine di ognuno,
pronto a suonare la lira mentre tutto brucia.
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sebastiandrogo · 2 years ago
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Punto dalla luce
Siamo come mosche uccise nei giorni d'estate?
o piume perdute da uccelli che danzano nell'etere?
la razza e le sue maestose rovine, le farfalle che si
rincorrono fra gli antichi monumenti in cerca di
frescura, o oblio, o morte gloriosa fra palmi d'oro;
gli animali non si suicidano mai, non spacciano né
si spacciano per esseri immortali, punti dalla luce,
unti dai barbagli che piovono dall'alto, aureolati e
schizoidi, il cui unico scopo è un amore simile a una
malattia il cui morbo si trasmette con un bacio appassionato,
una stretta di mano con guanti di velluto e pugni di ferro
a percuotere la porta che non s'aprirà mai, né chi è dentro
uscirà fuori per vedere chi bussa, una scusa una pausa una
eco che rimbomba tra le pareti di questa stanza in cui
scrivo, punto dalla luce, espunto dal testo, teso nel contesto
di un pomeriggio di chiara luminosità in cui le briciole d'aria
voltolano e sprizzano e schiudono mondi possibili, conflitti
sanguinosi che non vogliono finire, ne iniziano di nuovi, di continuo,
ponti crollano, vite si spezzano, respiri si mozzano,
maremoti si susseguono fino in Perù, fra viceré e attrici
sciantose e frati e gemelli e regole di corte, tutti punti
dalla luce, schiantati dall'abisso del tempo, scheletri che
ancora ridono dai quadri che li effigiano, i cimiteri sono
pieni e la terra è piatta e devastata, smarrita in una coorte
di zolle e di buche, in cui non cresce più niente e il mio
mal di testa ormai minaccia di fare scoppiare la terza guerra
mondiale.
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sebastiandrogo · 2 years ago
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Scura fresca vuota solitudine
se non c'è niente di meglio da fare: esco esibisco
il mio sesso solo spesso e spesso cammino, in
mancanza di un termine migliore chiamiamola vita,
vindice trama di sogni infranti, urgenza interiore di
esplodere in mille pezzi sulla scalinata di un paradiso
sconosciuto, portando con sé tutto il cielo negli occhi
il cui strabismo ritorna in una fiamma breve e lancinante,
un gioco al massacro, un volo che finisce per abbattersi
in uno schianto immane e prodigioso, stupefatto di luce,
di ombre chiarissime e quasi diafane, di mani che brancicano
inermi gli inermi schemi del destino abietto; un oggetto non
identificato in un disfacimento postumo e ilare, un chiarore
putrescente dove tramonta il sole, per poi sorgere all'opposto
del decubito corporale in una missione impossibile di faceto
faccia-a-faccia con il mistero irrisolto della nascita: da dove
veniamo se non da un grumoso, inaccessibile, inattingibile
spasimo dorato?; immobile il sogno che stiamo sognando,
splendido tutto di luce vuota, di giorni attaccati gli uni agli
altri la cui irrequietudine ci aspetta in un angolo del nostro
organismo in perenne ribellione, l'amaritudine e l'incudine
su cui batte incessante il tempo sempre atteso mai svolto
e spiegato su questo lenzuolo macchiato di sangue in cui
lei redige il suo registro e fissa le scadenze e in cui mi
avvoltolo avvoltoio che plana sul proprio corpo esanime,
se proprio bisogna farlo, facciamolo in silenzio senza che
nessuno ne abbia cognizione e subito dopo che la risata
che ci scappa dalla bocca trabocchi in cento mille scie
millepiedi perso sui suoi passi lievi e incessanti.
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sebastiandrogo · 2 years ago
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Belve chiuse nello zoo
Scoprire il fuoco, aprire la porta
fare (molto) rumore se possibile
implementare l'uso di stupefacenti
che aumentino la dipendenza dalla luce
(diurna) e producano deliquio e disdoro;
vermi nani e vermiciattoli insignificanti
lubrichi strisciano sui marciapiedi affollati
da transiti scemi mentre tutti aspettano
che qualcosa aspetti loro, nero di cuore
in un mondo di nani che sanno tutto e perciò
si appiccicano agli schermi prima di buttarsi
dalle finestre mentre il mondo impazzisce e
la terra si raffredda (o si scalda?), si approssima
l'età del ghiaccio ( o del fuoco): scoprire se
siamo umani oppure no e farlo subito prima
che il disamore produca tradimenti sul filo
del rasoio, albe ruggenti in micragnoso cielo,
peti imbottigliati e polli da batteria che suonano
la chitarra; la mutria del volto dice già tutto e tutto
compendia in una acredine subordinata al disordine
perpetuo dell'odio ubiquo, obliquo il sentire il palpare
le stanche membra i corpi sfatti le ciglia umide le
gote accese i menti aguzzi le mani scabre i polsi
sottili le caviglie stanche gli omeri oppressi;
sembrerebbe che qui dovremmo stare bene, a nostro
agio e per il comune diletto ma un delitto scompagina
le carte fa saltare per aria i piani uccide ogni lume
di ragione e dà ragione a chi crede che la fine sia
vicina e che tumefatta avanzi periclitante e pacifica
con la bocca tappata dall'ovatta e gli occhi chiusi
mentre noi non riusciamo a sciogliere i nodi che ci
imprigionano mani e piedi poveri transfughi reietti
paria a corto d'aria; non ci resta nulla e dappertutto
qualcosa ci stringe alla gola fino all'asfissia, belve
chiuse nello zoo che guatano con occhi ciechi
attraverso le sbarre.
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sebastiandrogo · 2 years ago
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L'altalena
Se la vita è un secchio di merda con il manico di filo spinato,
caro Jim, anche ingoiare una pillola dietro l'altra facendo poi
un ruttino bambinesco innesca una esplosione termonucleare
che niente biasima né introietta se non una montagna di
cadaveri carbonizzati, un infimo inferno fatto di ciance, pance
vuote e cretini anestetizzati, la cui natalità è la meta ansiosa
del cancerogeno moltiplicarsi in terra come in cielo, fra aerei
putti in calore e colombe della pace con la benda sull'occhio
piratescamente protesi a ghermire un postremo raggio di luce
da lassù inondante di giallo l'epidermide del pianeta;
questo dolore è azzurro e manca il fiato a torcersi le budella
salendo e scendendo e non riesco a farci l'abitudine a cosa fa
orrore: se mi fa orrore non riesco a farci l'abitudine né a bere
né a mangiare semmai a pisciare controvento in un esilarante
incontro di boxe fra me e l'universo, scommesse accettate
anche se quando si gioca al gatto e al topo e si è disgraziatamente
il topo è meglio lasciar perdere tutto in fretta e andarsi
a nascondere in qualche comodo letto o covile o bunker in cui
la teoria atomica non faccia presa e si distingua nettamente
la notte dal giorno e il dolore dal piacere; diffidate dai bari
che nelle viscere del gioco innestano un trucco capace di
ingannare e travolgere le vostre difese residue, una altalena
fitta di aculei in un diuturno salire e scendere, entrare ed
uscire in un capitombolo che ti proietta in uno spazio riservato
e ti cuce la bocca non dandoti modo di respirare ma farei
meglio a dire di espiare qualunque cosa tu abbia fatto e di cui
non sei stato tempestivamente informato dagli organi
competenti.
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sebastiandrogo · 2 years ago
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Canile
Can che abbaia morde le caviglie
si spezzano le stoviglie
fanno mercimonio delle figlie
si stende nella cuccia, caldo covile
uggiola alla luna
mentre uomini declamano poesie
che nessuno legge
il pene regge la fatica del delitto
e della pena che fa un giorno di febbraio
mi sdraio e inizio a sbavare
appena fuori fuoco, non c'è notizia
mordo con denti da latte
affondo fino in fondo
al buco nero in nuce un guinzaglio
le miei deiezioni sono amorevolmente
raccolte e gettate nel cestino regolamentare
le pulci ci sono e stanno bene
anche loro mordono pungono, si cibano
di quello che possono
tutto fa sangue, anche il vento
e se mi spavento di un rumore improvviso
non improvviso un latrare che sa di latrina
una mattina uscivo per i soliti bisogni
e c'era l'accalappiacani nascosto dietro una siepe
mal t'incolga vile marrano!
indossai la mia camicia rossa
e bella ciao lanciai come un bacio ad una sexy
barboncina fresca di tosatura
non feci in tempo a darmi alla fuga
né cedetti le armi senza combattere
ma se non sei di razza bello mio
la tua pellaccia non vale niente
e a nulla serve un espediente
mi ritrovai in una gabbia fra altri miei simili
corbellerie grida spauracchi fuochi fatui
in attesa che mi venisse comminata la sentenza
l'indomani all'alba c'era un freddo intenso
quasi solido e il bieco invasore e il boia suo sodale
ringhiai ma non servì a niente
un altro martirio per l'amor di patria
e neanche un osso per ultima cena!
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sebastiandrogo · 2 years ago
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Marmellata di fragole
Se si trattasse di una bicicletta sarebbe tutto più semplice:
immediato, confortevole; ma è una facilità molto difficile:
ostinata, inconclusiva; la teoria atomica è uno schianto che
produce l'inverno nucleare: mai più ondate di calore, alta
pressione di origine africana, semmai altra dose di radiazioni
quotidiana: una mancanza di proprietà essenziali di tutti gli
oggetti conosciuti, superati, enumerati e chiusi in scatola,
imballati e pronti alla spedizione con corriere celere; verità
calamitose, oscene, quasi irrefrenabili ci attendono da qui
all'eternità; elisi e atrocità assortite e servite prima di cena:
tesaurizzazione incondizionata di bottoni, fari, gomme,
manubri, elettrodomestici, strani pulsanti da premere solo
in caso di assoluta necessità e decisioni irrevocabili non
procrastinabili; e quando i cadaveri flotteranno indecisi e
ubiqui sulla superficie della terra, liberi dal loro involucro
spirituale e totalmente corporei nel loro progressivo
depauperamento organico, imbracceranno i sogni come
fossero armi, indefettibili strumenti di distruzione e guerra;
e rigaglie giaceranno al suolo fra i crateri delle bombe a
grappolo, fra chi invade e chi è invaso, fra chi mette in vaso
e chi è invasato, lene luce diurna in reparto psichiatrico, urge
soluzione prestissima e prontissima per il prossimo diluvio
universale come fosse una trovata di un giorno di sole una
bicicletta che va sull'acqua e che fa il pieno di nuvole, foglie
spoglie da riconvertire immediatamente in un cono di vento
che squaglia la polvere accumulatasi nel tempo residuo fra
la macchina lanciata al massimo e la collisione spontanea
dei due corpi incrociatisi per un attimo appena però mortale.
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sebastiandrogo · 2 years ago
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Canguri che ballano il tiptap
Esotico, essoterico, esplicativo di un certo genere di tipo
sociale che mangia il salame e fa le bolle (mille blu) che
si disperdono nel ventilato paesaggio urbano in sempiterna
fibrillazione e alla ricerca di un sesto senso di un passaggio
a livello (superiore) o a una vita reincarnata di qualità maggiore
un farsi da parte per farsi avanti per sparigliare le carte e
vincere sul tavolo dell'esistenza coatta e atta a chiedere senza
dare nulla in cambio: siete brutti quasi insopportabili coi vostri
brufoli tagliate le fette di pane e vi muovete leggiadri e pigri
come canguri che ballano e ondeggiano e cazzeggiano il tiptap
tanto da sembrare sempre in vena di incontri (clandestini) di
cerimonie (di iniziazione) di scorpacciate di scappatelle e di
amori immortali ma in realtà fate schifo al cazzo e non ve ne
rendete nemmeno conto e andate incontro a un meeting di
menti astratte di cerbottane caricate a palline di carta di
umidori che strisciano lungo le cosce e le cosche gli affiliati
i donnaioli le madonne i giustapposizionisti i fedifraghi i draghi
del computer i lacerti misteriosi delle montagne antiche e sacre
in un vortice presi per le braccia e dimenati all'impazzata su e giù
i contrafforti le cenge i pinnacoli i ghiacciai (si sciolgono!) e il
merito di una partita di pesce andata a male e di maiale arrosto
il cui puzzo travalica il momentaneo appannarsi della ragione
il virtuosistico diffondersi di un prurito generazionale e le vene
varicose e non e i nei e i neon che non lasciano respirare la notte
e cincischiano stremati di una luminosità arcigna imbellettata
ordinaria e quando andate a letto le spine vi pungono e vi
arpionano la pelle e vi straziano le carni orrendamente esposte
alla vista generale in un tripudio di salsicce sangue e soli morenti.
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