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"Sherlock"
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My name is Sherlock Holmes. It is my business to know what other people don't know.
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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Something I’m working on at the moment <3
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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Sherlock Holmes (2009) dir. Guy Ritchie
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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Quei momenti drammatici erano quasi sfuggiti di mente, per Sherlock. Avevano passato difficoltà fisiche e psicologiche, si erano tenuti per mano lungo i corridoi delle loro differenze e ne uscirono più uniti che mai. La permanenza del baronetto nell’appartamento, poi, non aveva fatto altro che aumentare il desiderio di conoscenza nei suoi confronti, arrivando al momento in cui scoprirsi di ogni intimità. “Mi hai salvato.” e fu l’unica verità che Sherlock potesse dimostrare “E sei stato salvato anche tu. Se non fosse stato così, non avremmo mai potuto fare questo percorso.” Sharpe era tutto ciò che Holmes potesse desiderare, ed anche se aveva incontrato delle difficoltà sul comprendere il sentimento che li legava - perché non conobbe mai l’amore, prima di allora - ora non aveva più alcun dubbio: se ci fosse stata la possibilità di vivere un eternità con un partner, avrebbe scelto Thomas sopra ogni persona. Il gesto pacato, che i gentiluomini riservano alle donzelle, delle proprie dita carezzate dalle sue labbra, fece nascere un sorriso leggero che illuminò il viso dell’investigatore. Le guance di Thomas assunsero lo stesso colore delle fragole mature, dove i semi della sua buccia rappresentavano le impercettibili lentiggini sul viso niveo del baronetto. Oh, avrebbe tanto voluto mordergli gli zigomi, un impeto per comprendere se la sua pelle avesse lo stesso sapore del frutto di cui prese somiglianza. Sherlock stese le braccia in avanti e posò le mani sul petto del ragazzo, incuriosito dalla forma lineare e virile delle sue clavicole ossute. “Per quanto io gradisca l’assenza di gran parte dei vestiti - soprattutto se sei tu ad esserne scoperto - dobbiamo necessariamente ricomporci.” Esordì sorridendo quieto. Si sporse per rubargli l’ennesimo bacio sulle labbra e indietreggiò di paio di passi per apprestarsi alla vestizione. Già, si era messo comodo anche lui, ma doveva solo indossare il doppio petto, allacciarsi meglio i pantaloni, ed indossare le scarpe ed il soprabito, poi sarebbero usciti con garbo e classe dalla hall dell’hotel. Mano per mano, magari.
Brighton - Giugno 1888
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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"Come potrei scordarmi una data così importante?" in realtà scordava sempre i compleanni di qualcuno, anche quelli di Watson, ma quello di Thomas incrocia gli avvenimenti avvenuti un anno prima: il baronetto era convalescente in stanza di Sherlock, dopo le ingiurie provocate dall'ira di Lucille.
Ed il percorso dei due, si è incrociato per caso. Per disperazione. Si erano trovati nel momento peggiore delle loro vite, ma da quel giorno cambiò ogni cosa.
"È l'ultima moda parigina: le botteghe francesi conciano le pelli con materiali e solventi più delicati di quelli che usano abitualmente gli inglesi e-- ho pensato fosse indicato per te."
Thomas accarezza il suo viso e a Sherlock gli si illuminano gli occhi, come una vergine fanciulla di fronte ad un giovane seduttore.
"Beh, è...solo un pensiero."
E sì, aveva parlato con il proprietario dell'immobile, un uomo di una certa età, un po' scorbutico ma discreto. Doveva essere un funzionario pubblico o amministrativo, probabilmente delle poste. Lo aveva notato da alcuni dettagli - come sempre - ma spiegarlo sarebbe stato noioso.
"Mai parola più sincera è uscita dalle mie labbra. Volevo solo la tua approvazione, Thomas, e sarà nostra."
"Per onorare il tuo compleanno, ho commissionato e confezionato qualcosa di utile per te e per il tuo futuro come uomo d'affari." accompagnò quell'affermazione con un risolino gioviale e posò una grande scatola avvolta nel raso sul tavolo del salotto.
"Potrai portare i tuoi progetti, promuovere le tue idee o rifinire le tue bozze con i clienti. Magari nascondere delle arme da taglio o una rivoltella. Decisamente più discreto."
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Ma l'entusiasmo di Sherlock è incontenibile, quasi travolgente.
"E...ho trovato un nuovo appartamento. Vorrei la tua opinione: se dovesse essere di tuo gradimento, possiamo trasferisci in meno di una settimana."
@baronetsharpeofcumberland
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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"Per onorare il tuo compleanno, ho commissionato e confezionato qualcosa di utile per te e per il tuo futuro come uomo d'affari." accompagnò quell'affermazione con un risolino gioviale e posò una grande scatola avvolta nel raso sul tavolo del salotto.
"Potrai portare i tuoi progetti, promuovere le tue idee o rifinire le tue bozze con i clienti. Magari nascondere delle arme da taglio o una rivoltella. Decisamente più discreto."
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Ma l'entusiasmo di Sherlock è incontenibile, quasi travolgente.
"E...ho trovato un nuovo appartamento. Vorrei la tua opinione: se dovesse essere di tuo gradimento, possiamo trasferisci in meno di una settimana."
@baronetsharpeofcumberland
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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L'ultima uscita a cena fu con Irene. In realtà, doveva essere con Irene, ma a quella cena non arrivò mai. Fu uccisa con del veleno e Sherlock non si diede pace per trovare il colpevole. Irene era stato un bel ricordo per lui, ma oramai era parte del passato. L'unico futuro possibile, fu quello che avrebbe trascorso assieme a Thomas: un progetto sul prendere un nuovo appartamento in un quartiere di Londra più tranquillo, una occupazione meritevole per la mente ingeniosa del baronetto e magari cogliere l'invito dei funzionari di Scotland Yard e diventare un collaboratore esterno. C'erano parecchi progetti che avrebbero aiutato la loro vita, migliorata sotto svariati aspetti, e Sherlock fremeva dal desiderio di cambiamento. I cambiamenti fanno sempre bene. "Ma possiamo farlo, Thomas." sussurrò in voce rauca, contro le sue labbra "Possiamo tenerci per mano. Possiamo mormorare parole l'uno nell'orecchio dell'altro. Non possiamo baciarci o sfiorarci, ma è un comportamento indecoroso anche per le coppie eteronormative." ed espresse un sorriso vivace, vispo e spensierato. Le labbra poi iniziarono a rilassarsi, a distendere quel sorriso in una espressione di pacatezza, a lasciar brillare i propri occhi con una tale curiosità da risultare quasi infantile. Sherlock non aveva mai fatto l'amore con nessuno, e fu questo che lasciò l'investigatore per qualche istante senza alcun fiato. Certo, l'intenzione di lasciarsi andare, di completare il loro rapporto, era presente da parecchio tempo ed Holmes aveva colto l'occasione per portarlo a Brighton proprio per questo. Aveva intenzione di esplorare quelle acque turbolente, quel vortice di passione negata per troppo tempo, e sapeva che non avrebbero avuto modo di aspettare oltre la prima sera in paese. Raccolse le dita affusolate ed ossute del baronetto, chiudendole fra i palmi, e le portò entrambe sopra il petto. Le strinse avanzando la fronte contro la sua e chiudendo le palpebre, così da ritornare a respirare profondamente. "Lo so, Thomas. Prevedo che prima di mezzanotte, saremo... impegnati." ed il petto sussultò per via di una leggera risata sommessa.
Brighton - Giugno 1888
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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In realtà, Sherlock era malvisto dall'alta aristocrazia inglese: per i modi rozzi, spartani, fin troppo veritieri ed in grado di scoprire ogni segreto solamente fissando i dettagli. In molti lo temevano, alcuni lo adoravano - soprattutto il gentil sesso - in pochi conobbero l'aspetto "umano" che Sherlock riusciva a trapelare dietro piccole azioni. Thomas lo tirò verso sé, stringendolo per ricambiare tutti i baci e le carezze affettuose che riuscirono a scambiarsi, nell'intimità e dolcezza che avevano ricercato da quando approfondirono il loro rapporto. "Vorrei che tu potessi dire queste cose di fronte a Watson." sorrise tirando l'angolo delle labbra verso l'alto "Lui crede di essere un partito migliore del mio. Che, con mia amarezza, ammetto sia un fatto veritiero, però tu...tu mi fai sentire speciale." Sherlock si sentiva amato. Vivo. Carico di buone speranze e reattività alle proprie mansioni di investigatore. Come nel caso di Jack lo Squartatore, ad esempio. La presenza del baronetto riusciva a mantenerlo concentrato, come una musa ispiratrice. Perso per qualche breve istante a inspirare il suo dolce profumo, Thomas gli domandò - in una maniera così delicata che sarebbe andato in capo al mondo - della cena. Una cena deliziosa, al profumo di mare, magari avrebbero ordinato qualche specialità locale e si sarebbero guardati negli occhi per tutto il tempo, sorseggiando del vino rosso. "Ho visto un ristorante - vicino al molo - ci siamo passati con la carrozza, prima di arrivare. Ha dei candelabri sfarzosi e le tavole apparecchiate di tovaglie bianche a merletti." esalò sottovoce, sulle sue labbra umide e ancora sotto il proprio dominio "Andiamo lì?" Le iridi castane di Sherlock brillarono, non appena fu capace di seguire i lineamenti raffinati del baronetto.
Brighton - Giugno 1888
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sherlockfromlondon · 5 years ago
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Loki’s been coming to Midgard for centuries, mortals are just so much fun to mess with! He always creates a whole new persona each time he visits, crafting a background story for his character is half of the fun to be honest. No one ever suspects a thing! He’s free to plot intrigues and watch people suffer their consequences.
Until one day, sometime around the end of Midgardian 19th century, he encounters a detective who seems to have caught a whiff of his schemes. Interesting.
Will Loki be able to fool the famous investigator Tony Stark and hide his true identity? Or will he be found out? He’s not sure which option he prefers...
It really doesn’t help that the mortal somehow manages to get under Loki’s skin, with his endless, quirky charm, snark, and bright mind. Technically, Loki can just go back to Asgard anytime and put an end to this, but the game he started playing with his Anthony is simply too addictive and he doesn’t want to stop.
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sherlockfromlondon · 6 years ago
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È a dir poco perfetta. Il calcio della pistola è intagliato fra metallo dorato e avorio, adornato da un logo floreale ed elegante. La canna è corta, abbellita da incisioni e un puntatore in grado di monitorare la distanza di precisione. E poi il silenziatore: Sherlock aveva abbandonato l'idea di progettarlo, ma l'avvento di Thomas cambiò i programmi e quest'ultimo realizzò e finì ciò che Holmes aveva appuntato su fogli volanti e scarabocchiati.
Rigira l'arma fra le mani, sgranando gli occhi castani e studiando ogni minimo dettaglio e particolare. Thomas ci ha passato parecchio tempo dietro quel regalo: settimane, a giudicare dall'incrinatura del colore della vernice sul manico.
"È deliziosa... Ed hai passato molto tempo per realizzarla... Per me." ed è forse quello, ciò che ha più colpito Sherlock. L'impegno e la costanza del baronetto sul creare qualcosa appositamente per lui.
Nasce un sorriso fievole, sereno, innamorato.
"Anche io ho preparato un regalo per te."
Un mazzo di chiavi, sfilate dal taschino del doppio petto. Le consegna con delicatezza fra le dita del ragazzo e aumenta quell'espressione di leggerezza.
"Un nuovo appartamento, affianco al 221b. Quando ho udito Mrs Hudson dirmi che la vicina, la Signora Williams, cedeva la sua casa per coabitare con il suo nuovo marito, ho colto la palla al balzo. Ho... Firmato il contratto d'affitto e - con l'inizio del nuovo anno - potremmo trasferirci senza troppe fatiche."
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“Non sono certo di avere azzeccato i tuoi gusti, ma permettimi di mostrarti ciò che ho… creato!”  Thomas sorrise come un fanciullo ed allungò la scatola fasciata con un ben fiocco rosso, al di sopra del tavolo. “E’ modificata appositamente per te, Sherlock. E’ dotata di un mirino di precisione basato sulle recenti scoperte oftalmiche, una questione di rifrazione delle lenti in grado di aumentare la portata visiva di parecchi metri, e di un silenziatore molto efficiente. Io… ricordo molto bene il tuo interesse per la possibilità di ottenere un silenziatore per la tua pistola e così…” Si morse le labbra ed allargò le braccia.  “Buon Natale, Sherlock!” @sherlockfromlondon​
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sherlockfromlondon · 6 years ago
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through foggy spring woods
by Denny Bitte
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sherlockfromlondon · 6 years ago
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La nomea di Sherlock sull’essere un egoista e menefreghista, in realtà, era solo frutto di supposizioni di chi non lo aveva mai conosciuto. Dietro l’aspetto di antipatica saccenza, di superficialità e di migliaia di difetti, c’era un uomo dall’animo fragile. Un uomo che si riparava dietro una maschera di indifferenza, proteggendosi dalle amarezze della vita e delle persone. Thomas gli strappò quella maschera di dosso ed, assieme ad essa, espose Holmes ad affrontare i propri demoni faccia a faccia. Uno per uno. Il primo fra tutti fu il fatto di non essere mai abbastanza, di superarsi per ottenere il rispetto e soprattutto il merito sui casi risolti. Non per fama, ma per dimostrare a tutti di essere affidabile e professionale. Poi le svariate insicurezze, nascoste dietro battute superficiali. Una sintomatica depressione che lo accompagnava da parecchi anni e mai combattuta del tutto, accompagnata da azioni autolesioniste - bere liquidi di stampo medico, per esempio, o abbandonarsi ad oppiacei. Sharpe ebbe il potere di far dimenticare ogni cosa, ogni problema e persino ogni congettura legata al futuro dei due. Per questo motivo Sherlock restò spiazzato, con gli occhi liquidi e pronti a versare lacrime, le gambe tremule e le mani che ricercarono un appiglio sui fianchi asciutti del ragazzo. “Nessuno mi ha mai detto queste cose” esalò in un filo di voce tremante. Gli occhi di Sharpe traboccavano speranze, occhi sinceri che lo guardavano con adorazione. Ed era così difficile - impossibile - potersi staccare o dibattere quella dimostrazione veritiera di ciò che stava provando. “Io-- Io vorrei solo essere all’altezza delle tue aspettative.” ed avvicinò le labbra alle sue, scambiando un piccolo e soffice bacio sulla sua bocca sottile. Sherlock avrebbe sul serio fatto di tutto per dimostrarsi una persona migliore della fama che lo descriveva. Avrebbe scalato montagne, attraversato mari, per dimostrarlo. “Non ho un posto nell’alta aristocrazia inglese, ma spero di essere lo stesso un buon partito.” ed infine sorrise, ironico ma dolce, sostando con la fronte aderita contro la sua.
Brighton - Giugno 1888
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sherlockfromlondon · 6 years ago
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sherlockfromlondon · 6 years ago
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Robert Downey Jr as Dr. John Dolittle in Dolittle (2020)
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sherlockfromlondon · 6 years ago
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"È stata scritta questa mattina, Thomas. Probabilmente, mentre stiamo conversando, avrà già effettuato qualche ricerca e non avrà trovato molto." Watson avrebbe pagato per quella missiva. O meglio, avrebbe pagato per la postilla, su quella missiva. Gli aveva precisato di non mettersi in mezzo, che la situazione fra lui e Thomas fosse già complicata e delicata ma, a quanto aveva appena scoperto, non gli aveva dato retta. Sharpe prese la lettera fra le dita, lesse il contenuto aggiuntivo e sollevò il viso in sua direzione, mostrandosi particolarmente allettato dalle svariate espressioni d'imbarazzo sul viso di Holmes. C'era da fare una precisazione, riguardo a quelle reazioni: Sherlock era sempre stato un uomo eccessivo, con scarso interesse nel pudore e piuttosto esplicito, conosciuto per la sua esistenza quasi borderline, ma da quando aveva conosciuto il baronetto, qualcosa era cambiato. Era cambiato lui stesso e quest'aura positiva era dovuta alla presenza illuminante di Thomas. Deglutì al sentire quella domanda, raccogliendosi i gomiti fra le mani incrociando le braccia. Tenne anche il viso lievemente abbassato, colto da un'improvvisa vergogna. Sì, era vero. Nonostante il disappunto sulla rivelazione di Watson, Holmes era frenato. Il terrore di portergli creare dolore, di deludere le sue aspettative, di mostrare quell'abissale vulnerabilità, l'aveva bloccato dall'intraprendere un percorso più intimo. Annuì, restando con lo sguardo basso e colpevole. Si quietò, senza pronunciare alcuna sillaba, ma quando Thomas scese dal talamo e si avvicinò a lui, decise di sollevare almeno le palpebre e indirizzare le iridi - coronate dalle lunghe ciglia - in sua direzione. Gli raccolse le mani e le accompagnò sui suoi fianchi, torniti da una muscolatura asciutta - Thomas era ancora troppo magro per ritenerlo guarito completamente - e gli fece sfiorare le cicatrici, ancora in rilievo per via della recente convalescenza. Era così caldo, così ebbro di passione da essere convinto che le gambe non avrebbero più retto quelle sensazioni. Il cuore tornò a pompare aumentando la velocità, il respiro seguì i battiti cardiaci e le guance tornarono a colorirsi di un rosa tenue. In un istante venne attirato al suo corpo, incoraggiato a toccarlo in un tono provocatorio e seducente. Rilassò le braccia, tese oramai da diversi minuti, e le dita tremarono febbricitanti sull'epidermide dell'addome del giovane, fino a risalire lentamente attraversando il centro del petto. Riuscì a percepire il suono accelerato del cuore di Thomas, e finalmente sollevò il mento, incantandosi a fissare i suoi occhi meravigliosamente azzurri. "Ho...timore di deluderti, Thomas." prese coraggio, esprimendosi in voce fievole "Sei nel fiore dei tuoi anni, mentre io sono-- potresti trovare di meglio. Un partner della tua età, qualcuno più giovane di me. Io non ho molto da offrirti, se non i miei sinceri...sentimenti per te."
Brighton - Giugno 1888
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Il caso di Jack lo Squartatore balenava ancora nella mente dell’investigatore, quieto durante il viaggio in treno verso la piccola cittadina sulla costa sud. Ripensava al modus operandi, ai tagli netti e precisi, fatti con un bisturi molto tagliente, ma non collegava l’interesse per la morte ad un medico. Insomma, in merito all’impiego di Holmes, si era reso conto che la mentalità umana poteva raggiungere livelli a dir poco grotteschi, però non avrebbe uno scopo logico - neanche mettendosi nei panni di uno squilibrato qualunque - il fatto di uccidere delle donne per mutilarne i loro corpi. Non reggeva la teoria di una sperimentazione e neanche di una setta, perché i corpi venivano infatti lasciati a terra, in una pozza di sangue ad agonizzare fino alla morte e non portati con sé. Rientrando nella categoria criminale per un rango sociale come quello di un medico, la vittima avrebbe dovuto seguire il killer, essere portata in un luogo di sua conoscenza - magari un obitorio o che comunque un alloggio, non una strada - e solo in quel momento avrebbe agito per i suoi scopi. Aveva a che fare con un mitomane. Con qualcuno dall’ego spropositato, che si divertiva ad inviare missive e “pezzi” delle povere vittime per impressionare Scotland Yard. E, di nuovo, essere un medico chirurgo portava già parecchi elogi, non aveva bisogno di tutto questo impatto mediatico. C’era qualcosa che gli sfuggiva. Si sfiorò la base del mento, lentamente e ragionando dentro sé. Lo sguardo era puntato verso l’esterno del vetro, dove si estendevano campagne floride che accoglievano l’estate con frutti e fiori pronti alla raccolta, ma Holmes non riuscì a godersi quello spettacolo, rimuginando passo per passo le informazioni raccolte sulle scene del delitto e da Sharpe. “Stiamo seguendo una pista falsa, Thomas.” proferì sottovoce, assottigliando le palpebre verso il giovane, concentrato nel proprio ragionamento. Sapeva benissimo che non doveva parlarne: erano in viaggio per un fine settimana fuori dai problemi metropolitani, respirando aria salubre e concedersi l’intimità che non erano ancora riusciti ad ottenere, ma Sherlock viveva di questo. Di efferati omicidi e casi irrisolti. Gonfiò il petto per inspirare a pieni polmoni e sbuffare ciondolando la testa: ora si sentiva in colpa per aver esposto quella teoria, ma forse Thomas avrebbe trovato un modo per alleviare i dubbi e ragionare assieme, trovando il cavillo che sta iniziando a riemergere dalla mente dell’investigatore. “Non credo che il nostro uomo sia un medico.”
@baronetsharpeofcumberland
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sherlockfromlondon · 6 years ago
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Non aveva la reale volontà di scendere dal materasso, di abbandonare quel tepore ed ignorare i loro sentimenti, ma voleva che tutto fosse perfetto - pur sapendo che era già tutto perfetto - e che non avesse dubbi sul fare quel passo. Era un passo così grande da non essere poi più in grado di tornare indietro. Potevano solamente andare avanti o, ipotesi peggiore, fermarsi e dividersi. E non avrebbe mai permesso una cosa simile. Sherlock era da sempre un pessimista sotto le vesti di un realista, dove cercava l'eventualità peggiore e la metteva al primo posto, in successione a quelle con prospettive più positive. Insomma, doveva calcolare i rischi per fare una completa analisi e un calcolo di probabilità. Ed aveva anche smesso di analizzare il baronetto, nei più piccoli dettagli, perché credeva di conoscerlo come le proprie tasche e che non c'era più niente da scoprire: sapeva già tutto di lui e ciò gli bastava. E gli bastava anche quella vicinanza intima, quel calore che i loro corpi avevano creato, quell'atmosfera colma di sentimenti e innocente passione. I palmi di Sherlock si appropriarono dei fianchi di Thomas, accerchiandoli e stringendoli con brama crescente. Oh. era sul punto di mandare a monte ogni piano, di lasciarsi andare e proporgli di cedere a quel vortice di lussuria non solo in quell'istante, ma anche la sera...Quando tre colpi di nocche su legno lo fecero sobbalzare e destare all'improvviso. Non aspettavano visite, anzi, si era ripromesso di delegare ogni "rogna" a Watson o - in emergenza - al fratello Mycroft, o forse era quasi certamente qualcuno dell'albergo. Dovette interrompere quell'abbraccio, sospirare con aria contrita e rivolgere un'espressione stizzita in direzione della porta massiccia di legno di mogano. "Vado io, tu resta qui e--" guardarlo in quella postura seducente, gli fece capire quanto fosse sbagliata l'idea di uscire dal talamo e raggiungere l'uscio, però a malincuore dovette sforzarsi a mascelle serrate. "Beh, sii perfetto. Esattamente in questa maniera." mormorò allungando di nuovo le labbra in direzione delle sue e stampando un bacio dolce e delicato. "Torno subito." Prese un piccolo slancio e posò entrambi i piedi sul parquet lucidato. Sì, l'erezione era piuttosto imponente e per nasconderla con abilità, deviò in direzione del soprabito adagiato sullo schienale di una sedia imbottita, la indossò ed allacciò l'ultimo bottone strategico, nascondendo l'ingombro in un gioco di ombre. Aprì la porta, un cigolio stridente, e si ritrovò davanti un ragazzo sulla ventina, un po' timido ed introverso, con una busta fra le mani. "Mi scusi se la disturbo, ma ho una...missiva per il Signor Holmes." E l'investigatore aggrottò la fronte, preda alla sincera confusione. Solo Watson sapeva che alloggiavano in quell'albergo. Diede qualche scellino di mancia al ragazzo e, non appena lo ringraziò gentilmente e prese la via del corridoio con passo affrettato, richiuse la porta. La missiva era sigillata con della cera, ma non c'era alcun simbolo su di essa. Una cera dozzinale, data la consistenza ed il modo in cui era sciolta, ma passò oltre l'apparenza, raggiungendo il bordo del talamo mentre aprì il sigillo e sfilò la lettera. Come previsto, era del dottore. Lesse a mente le prime righe e tenne gli occhi sulle parole scritte in una calligrafia piuttosto frettolosa. "È Watson. Dice che la pista sui dottori è falsa. Il modo in cui ha ferito le vittime non è riconducibile ad una mano chiurgica e..." ora le sopracciglia svettarono ed accompagnarono due battiti di ciglia, mostrando sorpresa e aspettativa nel proseguimento del messaggio. "Dice che sceglierà di controllare le attività di macelleria attorno al quartiere e...ugh, questo è-- è al quanto immorale!" Deglutì oltraggiato, ripiegando la carta e cambiando atteggiamento, diventando più schivo e preso da infinito imbarazzo. Le ultime righe riguardavano consigli utili per avere un rapporto intimo senza incorrere in rischi di dover sopportare supplizi fisici. "Watson sa essere davvero--...dovevo aspettarmelo." Ciondolò la testa e strofinò il viso esausto con la mano opposta. Tese la missiva nelle mani di Thomas, così gli diede modo di leggere anch'egli i dettagli sulle scoperte del dottore sul caso di Jack lo Squartatore ed una postilla, una riga, indirizzata al baronetto. -Holmes ha il terrore di farvi del male, Sir Sharpe, ma dall'ultima visita che vi ho fatto, posso assicurarvi che siete completamente guarito e che niente potrà ostacolare la vostra infatuazione. Prendete Voi l'iniziativa: lo conosco così bene da sapere che Holmes non lo farà mai. Distinti saluti, John Watson.-
Brighton - Giugno 1888
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Il caso di Jack lo Squartatore balenava ancora nella mente dell’investigatore, quieto durante il viaggio in treno verso la piccola cittadina sulla costa sud. Ripensava al modus operandi, ai tagli netti e precisi, fatti con un bisturi molto tagliente, ma non collegava l’interesse per la morte ad un medico. Insomma, in merito all’impiego di Holmes, si era reso conto che la mentalità umana poteva raggiungere livelli a dir poco grotteschi, però non avrebbe uno scopo logico - neanche mettendosi nei panni di uno squilibrato qualunque - il fatto di uccidere delle donne per mutilarne i loro corpi. Non reggeva la teoria di una sperimentazione e neanche di una setta, perché i corpi venivano infatti lasciati a terra, in una pozza di sangue ad agonizzare fino alla morte e non portati con sé. Rientrando nella categoria criminale per un rango sociale come quello di un medico, la vittima avrebbe dovuto seguire il killer, essere portata in un luogo di sua conoscenza - magari un obitorio o che comunque un alloggio, non una strada - e solo in quel momento avrebbe agito per i suoi scopi. Aveva a che fare con un mitomane. Con qualcuno dall’ego spropositato, che si divertiva ad inviare missive e “pezzi” delle povere vittime per impressionare Scotland Yard. E, di nuovo, essere un medico chirurgo portava già parecchi elogi, non aveva bisogno di tutto questo impatto mediatico. C’era qualcosa che gli sfuggiva. Si sfiorò la base del mento, lentamente e ragionando dentro sé. Lo sguardo era puntato verso l’esterno del vetro, dove si estendevano campagne floride che accoglievano l’estate con frutti e fiori pronti alla raccolta, ma Holmes non riuscì a godersi quello spettacolo, rimuginando passo per passo le informazioni raccolte sulle scene del delitto e da Sharpe. “Stiamo seguendo una pista falsa, Thomas.” proferì sottovoce, assottigliando le palpebre verso il giovane, concentrato nel proprio ragionamento. Sapeva benissimo che non doveva parlarne: erano in viaggio per un fine settimana fuori dai problemi metropolitani, respirando aria salubre e concedersi l’intimità che non erano ancora riusciti ad ottenere, ma Sherlock viveva di questo. Di efferati omicidi e casi irrisolti. Gonfiò il petto per inspirare a pieni polmoni e sbuffare ciondolando la testa: ora si sentiva in colpa per aver esposto quella teoria, ma forse Thomas avrebbe trovato un modo per alleviare i dubbi e ragionare assieme, trovando il cavillo che sta iniziando a riemergere dalla mente dell’investigatore. “Non credo che il nostro uomo sia un medico.”
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