Tumgik
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Notte d'estate
Romantico
Parte 1
"Siamo arrivate. Ti piace?"
"E me lo chiedi? Sheila, questo posto è
meraviglioso! Non ho mai visto nulla del genere in vita mia"
"L'ho pensato anch'io la prima volta. Sai, Cassie, quando sono qui sento come se la mia anima abbandonasse il corpo per fondersi con gli astri e il paesaggio circostante. Arrivo a dimenticare tutto, persino me stessa…"
"Non stento a crederlo: hai sempre avuto la testa fra le nuvole, anzi, fra le tue care stelle"
"Lo riconosco, è vero. Ma chi non rimarrebbe affascinato da tutto questo?"
"In effetti…"
"Comunque, visto che ci siamo, fammi un po' vedere se hai studiato"
"Vai!"
"Allora...Quelle stelle laggiù, che costellazione formano?"
"Elementare, Watson: quella è Ercole, o, come la chiamo io, Il Ragazzo Che Saltella"
"Molto bene"
"Non prendermi in giro!"
"Non lo stavo facendo. Ora fammi pensare...Ah, sì! Quella lì, appena sopra la scuola, come si chiama?"
"Quella è il Drago, anche se, nella mia modesta opinione, è molto più simile a una canna da pesca che a un animale fantastico. Inoltre, in basso possiamo individuare il Cigno, che sembra un arco prima di scoccare la sua freccia, mentre più in alto c'è il Piccolo Carro, la costellazione più importante del cielo"
"E i tuoi occhi cosa ci vedono?"
"Un cucchiaio, ovviamente"
"Sei incredibile...Comunque, nomi inventati a parte, sono davvero commossa: l'allieva ha superato la maestra"
"Hai visto quanto sono diventata brava? E, per la cronaca, chi può dare nuovi nomi alle stelle se non la mente creativa della coppia? Cioè, no...insomma...volevo dire…"
"Ho capito, non preoccuparti"
"D-Davvero?"
"In effetti siamo proprio una bella coppia, noi: il dinamico duo che va avanti dalle elementari, sempre insieme, a vivere mille avventure mentre ci districhiamo fra le gioie e i dolori della vita. Ti ricordi quando siamo andate a quella festa in piscina e tu ti sei tuffata vestita?"
"Eravamo appena state a un diciottesimo, dove avrei potuto rimediare un costume? Mi vergognavo troppo a fare il bagno in intimo…"
"E quando ci siamo perse a Siviglia?"
"Quella è stata colpa tua: te l'avevo detto che dovevamo scendere alla fermata successiva, ma tu hai preferito non ascoltarmi. E, invece, ricordi quando volevamo imparare a depilarci, ma abbiamo finito per spargere tutta la cera liquida in bagno?"
"Di quel giorno ricordo solo le imprecazioni di mia madre"
"Che ridere! Potremmo riempirci un libro con i nostri aneddoti"
"Buona idea! Vedi, è per queste ragioni che sono sicura che rimarremo amiche per sempre"
"Già...amiche..."
"Cosa?"
"Niente, niente!"
"Credevo avessi detto qualcosa"
"No, no...cioè, in realtà sì...ecco, volevo chiederti...qual'è la tua costellazione preferita?"
"La mia preferita, dici?"
"S-Sì"
"Vediamo...Sono due, a dir la verità: la Lira e l'Aquila"
"Intendi la bandierina e l'aquilone? Perché?"
"C'è una leggenda legata a esse. Secoli fa, da qualche parte in Oriente, una tessitrice e un pastore si innamorarono. Presi da quel forte sentimento, iniziarono a trascurare i rispettivi doveri e, come punizione, furono mandati a vivere ai lati opposti di un grande fiume, così da riprendere a lavorare senza distrazioni. Da allora, una volta all'anno, uno stormo di gazze si raduna su quel fiume e forma un ponte che permette ai due innamorati di incontrarsi"
"Oh, che storia romantica! Ma cosa c'entra con le costellazioni?"
"Secondo la leggenda, i due giovani sono Altair e Vega, rispettivamente la stella più luminosa dell'Aquila e quella della Lira, mentre il grande fiume che le separa è la Via Lattea. Guarda come si vedono bene stasera, non sono stupende?"
"Sì, è stupenda…La storia! La storia è veramente stupenda…"
[...]
[...]
[...]
"Sheila…"
"Sì?"
"Io...Non sono venuta qui per osservare il cielo, ma perché...dovevo dirti una cosa…"
"Ma certo, dimmi pure. Non è niente di grave, vero?"
"No, affatto, tranquilla. O, almeno, lo spero…"
"In che senso?"
"Ecco…Come hai detto, noi ci conosciamo da tantissimo tempo e standoti vicina in tutti questi anni ho capito...ecco...che sei una persona molto speciale per me e…insomma, quello che sto cercando di dirti è..."
"Una stella cadente!"
"C-Cosa?"
"È appena passata una stella cadente! Là, guarda, vicino alla costellazione dello Scorpione. Che strano, non è ancora il periodo..."
"Ah, sì, lo Scorpione...Hai espresso un desiderio, almeno?"
"Ma certo, che domanda! Non bisogna mai lasciarsi scappare l'occasione di affidare i propri desideri alle stelle. Magari, poi, si avverano"
"Quindi credi che dovrei farlo anch'io?"
"Perché no, non hai niente da perdere. Oh, scusa, ti ho interrotta. Che stavi dicendo?"
"Niente, lascia stare"
"Sicura? Non avevi detto che era…"
"Ne ho vista una anch'io!"
"Eh?"
"È passata un'altra stella cadente"
"Dove?"
"Tra la Lira e l'Aquila"
"Allora non era una stella, ma una gazza che si stava unendo al ponte formato dalle sue compagne"
"Può darsi, sì. Secondo te le gazze li realizzano i desideri?"
"Non credo..."
"Ma uno può sempre tentare, no? L'hai appena detto tu stessa"
"Non mi riferivo a degli uccelli. Comunque, fai come vuoi. Nel caso dovessero farli avverare, avvisami"
"Sarai la prima"
"…"
"Cosa c'è?"
"Stavo pensando che il cielo, stasera, è più bello del solito…Non lo trovi anche tu?"
"Sì...Lo è sempre, ma stasera di più. Ed è anche più sfuggente…"
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So
Drammatico
Parte 1
So allacciarmi le scarpe senza nessun aiuto, so mangiare senza sporcarmi,
so che il sole sorge a est e tramonta a ovest ogni giorno,
so amare profondamente,
so che da piccolo sono stato abbandonato e che ho dovuto imparare tutte queste cose da solo.
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Per sempre
Horror
Parte 1
Buongiorno, tesoro, hai dormito bene? Hai sognato la tua dolce mogliettina almeno un po'?
Sarà meglio metterti di nuovo la formalina, ricominci a emanare cattivo odore.
Al telegiornale non hanno ancora smesso di cercarti, che seccatura. Sono passate due settimane, quando si arrenderanno?
Ho fatto finire l'auto dentro al fiume, ho fatto in modo che tutti pensassero che il tuo corpo è stato trasportato via dalla corrente, non capisco perché continuino imperterriti ad andare avanti. Sono sicura che è tua madre a spronarli, ha sempre avuto un attaccamento morboso nei tuoi confronti.
Non ti consegnerò mai a loro, mai! Dovranno passare sul mio cadavere.
Il tuo posto è qui, vicino a me, la tua dolce mogliettina, non dentro una cassa sotterrata chissà dove.
In fondo, sto solo facendo quello che ci siamo promessi: finché morte non ci separi, e io ancora non sono stata separata da te.
Ah, che ricordi…
Ero così giovane e tu eri così bello con quel completo elegante. Il giorno più bello della mia vita…
Come dici? Hai fame?
Amore mio, lo sai che non puoi mangiare, hai le labbra tutte impiastricciate di colla…
Oh, e va bene! Non riesco proprio a dirti di no. Vedremo cosa posso fare.
Ti preparo la tua colazione preferita: crêpes con fragole e Nutella, che dici?
Non scomodarti, caro, ci penso io. Te le porterò a letto come i vecchi tempi.
Sì, anche la tua dolce mogliettina ti ama.
E lo farà fino alla fine dei suoi giorni.
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Deja vu
Narrativa
Parte 1
Il dottore si chinò ancora una volta verso di me per visitarmi e un brivido repentino mi percorse la schiena.
Ebbi come la sensazione che tutto questo fosse già avvenuto.
Sì, ovvio che fosse già avvenuto, mi sottoponevo alla solita visita da qualche mese ormai, ma quella volta c'era qualcosa di diverso, anche se non capii cosa.
Dopo la visita lasciai lo studio e, mentre percorrevo il corridoio, guardai di sfuggita la sala d'attesa. Seduti uno accanto all'altro, c'erano un'anziana gobba che tossiva, un uomo con un completo damascato che si girava i pollici con aria annoiata, una donna che cercava di calmare il figlio neonato con un sonaglio di latta.
La stessa scena mi balenò all'istante nella mente, come se avessi già visto quelle persone da un'altra parte.
Scossi la testa e imboccai un corridoio ben illuminato che conduceva all'uscita dell'ospedale.
Mi venne incontro una coppia di infermiere, che sorrisero in modo familiare, e la seconda, che aveva i capelli acconciati con un fermaglio a forma di peonia, altrettanto familiare, mi salutò allegramente.
"Alla prossima settimana, signor Tornini"
Sussultai e mi fermai di botto. Le seguii con lo sguardo finché non svanirono dietro a un angolo e fui nuovamente investito da una sensazione di deja vu. Quei volti, quel fermaglio, quella frase, tutto mi sembrava già visto in un luogo diverso, già sentito in un tempo diverso, magari anche in una vita diversa.
Che assurdità...
Abbandonai l'ospedale a grandi passi. Sperai che la velocità con cui stessi camminando avesse allontanato in fretta i miei dubbi, ma il malessere che provavo non mi abbandonava. Ero molto turbato e cercavo di capire quando e dove si sarebbero potute ripete quelle situazioni. Ero così assorto nei miei pensieri che non mi accorsi di trovarmi in mezzo alla strada.
Fu il clacson di un'auto sgangherata ad avvisarmi, facendomi indietreggiare spaventato e con il cuore a mille.
"Guarda a dove metti i piedi, 'a stronzo!"
Trasalii.
Mi era già capitato di essere quasi investito da un'auto sgangherata e di essere insultato da un uomo con un forte accento romano.
Era già successo.
Come poteva essere che proprio quella mattina avevo avuto così tanti flashback?
Apparivano davanti ai miei occhi come stelle cadenti, che non fai in tempo ad accorgertene che sono già passate.
Avevano un significato? Cercavano di dirmi qualcosa?
Fui invaso da una forte inquietudine, che aumentò quando sentii una goccia di pioggia cadermi sulla fronte.
Sollevai la testa e fissai il cielo plumbeo. Mi parve di aver già fatto lo stesso movimento nella stessa occasione, una volta.
Sentii un'altra goccia, identica alla prima.
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Un lavoro discutibile
Drammatico
Parte 1
Dannazione! Quanto ci mette ad arrivare? Ormai è passata mezz'ora…
Se avessi saputo che avrei perso tutto questo tempo, mi sarei appostato nel palazzo davanti alla scuola. Merda!
Forse ho fatto bene, in realtà. Mi hanno detto di essere discreto, per non dare loro altri grattacapi, e colpire in un luogo così affollato non sarebbe stato esattamente coerente con quella sollecitazione.
Devo ammettere, però, che mi ha dato fastidio: non è certo il mio primo incarico e se, tra la concorrenza, hanno scelto di affidarsi proprio a me, significa che sanno bene di che sono capace.
Avrebbero potuto fare quella raccomandazione a un novellino alle prime armi, non certo a un esperto!
In ogni caso, farei bene a non lamentarmi:è il compenso ciò a cui devo dare attenzione, diano pure fiato alla bocca, se vogliono.
Tre meno venti, ancora nulla. Sto cominciando ad agitarmi…
No. Sangue freddo, come sempre.
E pazienza.
D'altronde, sono rimasto ad aspettare molto più a lungo, come quella volta in cui ho passato più di due ore in una topaia maleodorante prima di sparare al magnate di un'industria russa. Doveva essersi trattenuto più del previsto con quella ragazza che poteva sembrare sua nipote.
Che schifo…
Ah, non so nemmeno perchè lo insulto! Magari era una brava persona.
Perchè cerco di convincermene?
Per farmi venire altri scrupoli e mandare tutto a puttane, ecco perchè! Mi conosco bene ormai.
Non vorrò tornare a fare la vecchia vita, per caso? Quella in cui se sopravvivi alla fame rischi di lasciarci le penne per mille altri motivi?
No, per niente.
Non tornerò mai a fare quello che facevo prima. Quel passato si trova alle mie spalle da un pezzo, quindi è meglio che non faccia più riflessioni inutili e che mi sieda di nuovo davanti alla finestra.
Anzi no, meglio bere un po' d'acqua prima. E accendere una sigaretta.
Chi è che ucciderebbe qualcuno per scelta? Sicuramente non io, che da piccolo avevo paura del sangue ma che, paradossalmente, volevo fare il chirurgo.
Il chirurgo, colui che lavora per salvare vite!
Come me anche Wade e Stuart, solo che Wade voleva operare al cervello e suo fratello al volto.
Io, invece, volevo diventare un cardiochirurgo perchè, nella mia ingenuità infantile, pensavo che se avessi "aggiustato" i cuori delle persone, queste avrebbero continuato a provare dei sentimenti e vivere felici.
Poi sono cresciuto e ho capito che i sentimenti risiedono nel cervello, ma purtroppo nessuno elabora amore o compassione. Per questo sparo ai miei bersagli proprio lì, in mezzo alla fronte.
Cazzo, è già finita! Meglio accenderne un'altra…
Ecco perchè chiunque scelga questo mestiere non lo fa per scelta, ma solo perchè spinto dai lauti guadagni promessi a ogni incarico.
E questo mi autorizza a porre fine alla vita di un essere umano? Che diritto ho io di decidere una cosa del genere?
Nessuno, dato che, di fatto, non sono io a deciderlo. Mi limito a svolgere il mio incarico nel migliore dei modi, a eseguire gli ordini. Sì, certo, anche i nazisti lo dicevano. Che scusa comoda…
Ma io non sono come quei mostri, loro uccidevano degli innocenti. Io no, io uccido solo persone colpevoli di qualcosa. Lo sono tutti, in fondo. Giusto...?
Che cos'ha la mia vita in più rispetto a quella di un altro?
Anche io ho fatto e continuo a fare delle cose orribili, inimmaginabili per alcuni, ma che non sono certamente paragonabili a quelle compiute dalle mie vittime. Giusto...?
Può darsi che anche loro abbiano ucciso qualcuno, più di uno magari, e che il mio intervento sia stato una sorta di punizione divina. Allora dovrebbe venire qualcuno per punire anche me?
Mia madre...ah, mia madre...diceva che se lavi un lenzuolo sporco nella stessa acqua in cui ne avevi lavato un altro, poco prima, quel lenzuolo non si pulirà ma, anzi, si impregnerà di quell'acqua e diventerà ancora più lercio.
E pensare che sono sempre stato convinto che non mi sarebbero mai serviti i suoi proverbi.
Che saggia donna che era, mia madre.
Ho perso il conto di tutte le persone fatte fuori da quando ho cominciato:per la maggior parte pezzi grossi della politica, della finanza e così via, ma anche persone comuni, colpevoli, direttamente o meno, di aver pestato i piedi ai miei committenti, proprio come in questo caso.
Questo caso…Dio mio, ma come si fa a chiedere una cosa del genere?
È la prima volta che ricevo un compito simile e spero vivamente che sia anche l'ultima.
Ogni volta mi convinco che il mio obiettivo sia una persona spregevole, che meriti di finire sotto terra.
Dico a me stesso che nella loro insulsa vita hanno recato del male, ma non posso esserne sicuro visto che si tratta di persone a me totalmente estranee, che posso immaginare solo grazie alle mie convinzioni personali e alle brevi descrizioni fornite dai miei committenti.
Ma come fidarsi di mafiosi, strozzini e altri individui che potrebbero essere loro stessi quelli che mi vengono descritti ogni volta?
Ecco qua, altre riflessioni inutili che compromettono il mio lavoro!
È meglio che me lo tenga stretto, per quanto discutibile che sia: mi piace troppo la bella vita che conduco adesso, piena di hotel di lusso e sigarette.
Anzi, credo che sia il momento della terza, tanto la situazione è ancora tranquilla.
A ogni modo, comunque la si voglia vedere, è così che funziona.
Puoi scegliere di chiudere gli occhi per sempre o di fare come me, essere disposto a tutto pur di accumulare anni. Il mondo è una palla di merda abitata da persone di merda. Lo hanno capito anche Wade e Stuart, che hanno abbandonato i loro sogni per ritrovarsi a spacciare.
Altro che chirurghi rispettabili.
A dire il vero, non so nemmeno come se la passano. Nè so se sono rimasti nella nostra città, nè se sono ancora vivi. Non li vedo da così tanto tempo...
E neanche Becky Ivy.
Già, chissà che fine ha fatto, pure questa. Spero che almeno lei non sia finita in chissà quale giro pur di sopravvivere.
Ricordo ancora le volte in cui noi ragazzi giocavamo a pallone, nella piazzetta, e lei si fermava dietro al muretto con il mento poggiato sui palmi, a fissarmi: puntava i suoi occhi neri sempre e solo su di me.
Continuo a sentirmeli addosso, certe volte.
Peccato che nessuno dei due si sia mai fatto avanti.
Forse è meglio accendere la quarta, mi sa che qui ne abbiamo ancora per le…
Eccola! Quasi non ci speravo più.
Bene, adesso prendo la mira e...e cosa? Cosa devo fare adesso?
Dannazione! Merda, merda!
Non posso farlo, non posso sparare a…
Ma che cazzo sto dicendo? Non posso rifiutarmi di sparare! Devo portare a termine il lavoro per riscuotere il pagamento, altrimenti tanti saluti!
E poi, se mi tirassi indietro, loro chiamerebbero qualcuno per uccidere me. La mia punizione…
Si è fermata proprio davanti a me, è un'occasione d'oro! Devo sparare adesso, prima che ricominci a camminare.
Ecco, ci sono: calibrare, puntare e...calibrare, puntare e…
Cazzo, perchè mi tremano le mani?
Non mi era mai successo.
Perchè sto esitando proprio in quest'occasione?
Perchè lei non rientra in nessuna di quelle descrizioni, diamine! Come potrebbe? Sembra così...innocente. Se le sparassi diventerei davvero come uno di quei mostri della Germania nazista.
O lo sono già diventato?
NO!
Basta con tutte queste paranoie! Devo ucciderla, che sia sbagliato o meno.
O chiudi gli occhi per sempre o sei disposto a tutto pur di accumulare anni, nessuna via di mezzo.
E io ho già scelto da tempo. Dunque è meglio che queste mani la smettano di tremare e che facciano il loro dovere, come hanno sempre fatto.
Alla fine è sempre la stessa storia e oggi non c'è nulla di diverso.
Magari lei diventerà una trafficante, trufferà della gente, picchierà i propri figli, ne abuserà o lo farà con i figli di qualcun altro, magari anche lei sparerà in testa a qualcuno, un giorno.
Non potrò mai essere sicuro di queste cose, ma so con certezza che mi piacciono troppo gli hotel di lusso e le sigarette.
Fanculo!
E sparò alla bambina.
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Radici
Giallo
Parte 18
Erano passati due anni dall'incidente.
La Fornili aveva avuto ragione:le prove che avevo contro di lei servivano solo a dimostrare che fosse una parente di sangue della bambina, non che fosse dietro a tutte quelle morti.
Sempre nel caso in cui le prove le avevo.
Le radici di un albero partono da un punto comune, il tronco, e possono prendere mille direzioni diverse:alcune si intrecciano tra loro, alcune sbucano fuori dal terreno, altre muoiono e altre ancora scendono sempre più in profondità. Qualsiasi cosa facciano la fanno a vantaggio del tronco, anche se non ne sono consapevoli.
Vittoria era stata il tronco, i Moreschini, Tavella, i Tavassi, la Di Maggio, Perrotta e la Diotti le sue radici.
Il mio primo caso fallito.
Il più intricato che fossi mai riuscita a risolvere, ma l'unico che non potevo dimostrare.
Mi veniva quasi da ridere.
Ero al parco divertimenti con i miei due figli e li sorvegliavo mentre erano sul carosello.
Persa nei miei pensieri, mi girai verso la ruota panoramica e vidi una sagoma familiare. Cercai di mettere a fuoco, ma la cabina era troppo in alto, così aspettai che scendesse. Mentre si avvicinava, vidi che si sdoppiava e, appena arrivò raso terra, riconobbi la sagoma come la Fornili e l'altra come Susanna.
La donna era felice, spensierata, innocente.
Come se non avesse nulla da temere.
A quel punto scoppiai a ridere nervosamente. Scossi la testa e tornai a sorvegliare i miei figli.
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Radici
Giallo
Parte 17
Mi fermai. Sapevo che sarei scoppiata in una delle mie risate nervose. Buttai fuori tutta l'aria che avevo in corpo e, dopo essermi calmata, andai avanti.
"Onestamente, è incredibile. Terribile e incredibile. Senza dubbio, ci sono state volte in cui sei stata davvero fortunata, ma sei riuscita ad elaborare e a mettere in azione un piano veramente contorto.
Devo ammettere che sei stata in gamba a sfruttare le caratteristiche di quelle persone:l'ambizione della Di Maggio, l'ansia della Zago, la gelosia e l'impulsività di Tavassi, la decisione di Tavella e la paranoia di Perrotta.
Hai fatto in modo che, qualsiasi cosa avessero fatto, sarebbe andata a tuo favore. E il tutto standotene tranquilla nel tuo apparatmento a Limassol, visto che, in concreto, hanno fatto tutto loro".
Scossi la testa. Ero senza parole.
Non avrei mai pensato che qualcuno potesse essere così subdolo pur di agire per il proprio interesse.
Mi faceva rabbia che avesse usato in quel modo degli innocenti e mi faceva ancora più rabbia la sua reazione inesistente.
Da quando era entrata non aveva cambiato espressione. Continuava a guardarmi, vigile e impassibile, totalmente rilassata.
Poi qualcosa cambiò.
Sollevò lievemente un angolo della bocca, come per accennare un sorriso, e con la voce più pacata del mondo disse qualcosa che mi pietrificò.
"Può dimostrarlo?"
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Radici
Giallo
Parte 16
Presi fiato.
"A 25 anni una persona adottata può cercare notizie sulle proprie origini e tu devi averlo fatto. Hai rintracciato i tuoi genitori prima e tua sorella poi, nel 2010.
Così sei andata a Cipro e lì hai scoperto che tre anni fa aveva dato in adozione una bambina e tu avevi intenzione di adottarla, probabilmente perchè, così, avresti avuto un pezzo della tua famiglia biologica con te, o magari perchè sai cosa si prova a non avere dei genitori.
Il giorno dopo Bianca è morta e tu ti sei messa in moto per adottare tua nipote, visto che avevi già i documenti che dimostravano la vostra parentela.
Poi, però, la casa famiglia ti ha detto che la bambina era stata adottata due mesi fa, ma nonostante questo ti sei trasferita nella zona dove si trovava l'edificio, per tenere sotto controllo la situazione, e hai continuato la pratica per l'adozione.
Visto che i tempi burocratici erano più lunghi del solito, sia perchè si trattava di un caso di adozione particolare, sia perchè dovevi avere a che fare con il tribunale cipriota e quello italiano, hai organizzato un piano intricato per velocizzare i tempi:far perdere l'affidamento alla famiglia adottiva.
Scoperta l'identità dei Moreschini, hai cercato dei complici che potessero aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo, ma, onestamente, non sono ancora riuscita a capire come hai fatto a trovare proprio quelle persone.
In compenso, so che sei stata tu a contattare la Diotti per far posizionare le cimici nelle loro case e, grazie ad esse, hai potuto controllare le tue pedine per ben tre anni.
Bruneri fa la sua comparsa solo in quell'occasione, quindi penso che, siccome aveva lavorato a dei casi con la Diotti, fosse stata proprio lei a contattarlo per farsi aiutare.
Cominci a minacciarli con i cellulari usa e getta, chiamandoli semprepiù frequentemente per pressarli e costringerli, inconsapevolmente, ad agire:alla Zago e a Tavella dici di far sapere della loro relazione ai rispettivi coniugi e a Perrotta e alla Di Maggio di rivelare pubblicamente i loro affari.
So anche che hai messo tu le impronte di quei tre tossici sui cellulari e che ne hai ricreato le voci.
Il giorno della loro morte infatti, sei stata ripresa vicino a un tendone del parco comunale dalle telecamere di sorveglianza presenti.
Nella registrazione stavi camminando, e fin qui niente di strano, se non fosse che di fronte al parco c'era il magazzino in cui era morta tua sorella.
In questi anni ti sei sbarazzata della seconda siringa, quindi, purtroppo, non ho prove per dimostrare che l'avevi presa tu.
La Diotti era un'investigatrice preparata, vista l'abilità con cui aveva messo le cimici. Perciò mi sembra strano che quando i Moreschini l'hanno assunta nel 2015 non fosse stata in grado di scoprire gli affari della Di Maggio e di Perrotta.
Questo perchè l'hai contattata prima tu per dirle di svolgere indagini sconclusionate, in modo che il piano proseguisse.
Durante il periodo dell'incarcerazione dei Moreschini, non sei riuscita ad ottenere l'affidamento di Susanna e, quando sono stati scagionati, hai pensato che non fosse sufficiente mostrarli al Tribunale dei Minori come dei genitori inadatti.
Avevi bisogno che fossero morti.
Grazie alle cimici, vieni a conoscenza dell'operazione di Moreschini e decidi di forzare leggermente gli eventi:una settimana prima dell'operazione chiami la Zago e le dici di danneggiare i generatori d'emergenza, sempre minacciandola di rivelare il suo segreto.
Quando ti accorgi che l'ha fatto, chiami il marito e gli dici del tradimento, facendo particolarmente forza sulla notizia dell'operazione imminente.
Moreschini muore e resta da fare fuori solo la moglie.
Sapendo che la sua auto era ancora pignorata e che quella del marito era perfettamente funzionante, mandi qualcuno a bucare la coppa dell'olio di quest'ultima, la notte del 19 Febbraio 2017. Le telecamere di sorveglianza del quartiere sono riuscite a riprendere la figura per una frazione di secondo, sufficiente per risalire all'identità della Diotti, di cui ti eri servita per la terza volta.
Il giorno dopo, il 20 Febbraio, la Diotti si trova vicino a una piazza, davanti a un negozio di abbigliamento, e le telecamere di sorveglianza la riprendono al telefono. Quel tipo di telecamere non permetteva di registrare anche l'audio, così non ho potuto sentire la conversazione.
Comunque, ho potuto dedurre che parlava con te, visto che, dopo aver finito la chiamata, ha gettato il cellulare in un contenitore della spazzatura.
In seguito si dirige in piazza per riscuotere il pagamento, come le avrai detto. Le telecamere riprendono una situazione tranquilla per tre minuti, finchè non arrivano delle volanti di polizia, per arrestare degli spacciatori presenti, e questi ultimi aprono il fuoco contro gli agenti. Ne nasce una sparatoia dove la Diotti rimane uccisa.
Non credo proprio che sia stato casuale averle detto di farsi trovare proprio in quella piazza…
Per quanto riguarda la Ferrari, sapevi che stava ripagando i debiti del marito ed eri sicura che sarebbe andata da Tavella, in quanto meccanico più economico della zona, così non hai dovuto nemmeno fare particolari sforzi per spingerla ad andare da lui.
Così muore anche lei, il procedimento per l'adozione si svolge più rapidamente, dato che la bambina era rimasta orfana, e, finalmente, dopo sette anni, riesci ad ottenere la sua custodia".
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Radici
Giallo
Parte 15
L'unico indizio che avevo su Cipro era Limassol, così sono ritornata lì e ho continuato le mie indagini con l'aiuto della polizia locale. Grazie a loro, avevo scoperto che la donna era morta di overdose nello stesso giorno e nello stesso luogo in cui erano morti i tre tossici delle chiamate.
Ovviamente, sugli oggetti trovati sulla scena del crimine erano presenti le loro impronte, ma c'era una cosa che non mi convinceva:non capivo perchè ci fossero due aghi per una sola siringa.
Le siringhe dovevano essere per forza due e ciò significava che l'altra l'aveva presa il vero mittente per ricavarne le impronte;da queste sarebbe stato semplice risalire alle loro identità e alle loro voci.
Le informazioni sulla Canfora erano finite completamente e cercavo di fare ordine su tutto quello che avevo scoperto dall'incidente fino a lei.
Nel frattempo, avevo fatto analizzare il computer trovato nell'appartamento della Fornili e, dopo vari esami, era stata trovata una cartella nascosta contenente dei fogli in formato word:in essi erano scritte una serie di conversazioni tra varie persone, dove erano appuntate dettagliatamente domande e risposte.
Da queste conversazioni si deduce che la persona in questione voleva adottare il proprio nipote, affidato prima ad una casa famiglia e poi adottato da una coppia italiana.
La casa famiglia si trovava nella stessa zona dell'appartamento dove viveva la Fornili, così avevo concentrato le mie ricerche su quel luogo.
Dai registri delle adozioni e dalle testimonianze degli educatori, avevo scoperto che il bambino si chiamava Sousanna, italianizzato Susanna, ed era proprio la figlia adottiva dei Moreschini, affidata a loro il 10 Ottobre 2010.
Alla loro morte, la bambina era stata affidata alla zia biologica, unico parente rimasto in vita sia per quanto riguardava la famiglia biologica che quella adottiva.
A quel punto era diventato tutto chiaro:avevo finalmente trovato il filo conduttore".
La guardai negli occhi.
"Il vero mittente, l'unico colpevole dietro a tutti quegli eventi sei soltanto tu, Vittoria".
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Radici
Giallo
Parte 14
Mi fermai e la guardai. Continuava a rimanere attenta e tranquilla e per qualche motivo quell'atteggiamento mi diede fastidio.
Proseguii il mio discorso.
"La faccenda si stava complicando ulteriormente, così cominciai ad indagare anche su di lei.
Prima di trasferirsi a Limassol, la donna aveva vissuto in Italia e aveva lavorato in una fabbrica dal 2004 al 2008, fino a quando non perse il lavoro per colpa del decreto della Ferrari.
A quel punto si dedicò alla scrittura.
Il 24 Novembre 2009 pubblicò il suo primo libro, tuttavia un altro autore, che avevo scoperto essere proprio Moreschini, aveva pubblicato un romanzo con trama e titolo simili al suo il giorno prima, per cui il romanzo della donna non ebbe successo.
Nonostante questo, però, le opere successive furono vendute molto bene.
Le informazioni più interessanti, però, erano contenute nei suoi documenti:il certificato d'adozione indicava che era stata adottata dai coniugi Fornili a tre anni, mentre altri documenti ricollegavano la sua d'origine ai signori Panebianco, la cui casa era di proprietà dei Moreschini.
A quel punto avevo già trovato tre collegamenti con l'indagine e altrettanti possibili alibi, ma siccome non erano sufficienti a dimostrare nulla, avevo iniziato ad indagare in parallelo sulla sua famiglia adottiva e su quella biologica.
Dalla prima non avevo ricavato nulla di rilevante, mentre dalla seconda avevo scoperto che, oltre a lei, i Panebianco avevano dato in adozione un'altra bambina di nome Bianca.
Dopo varie ricerche, avevo scoperto che era stata adottata a sei anni dai signori Canfora, residenti a Galway.
Sono partita per la terza volta e, dal loro interrogatorio, avevo scoperto che la figlia era scappata di casa a diciassette anni, che aveva avuto problemi di tossicodipendenza e che non erano più riusciti a mettersi in contatto con lei.
Per scoprire più informazioni, mi sono messa in contatto con spacciatori e tossicomani del posto, per sapere se avessero mai avuto contatti con lei.
Ero consapevole che non sarebbe stato facile, tra la loro avversione e diffidenza, oltre al fatto che avrebbero potuto darmi informazioni false.
Avevo indagato per quattro mesi e, finalmente, ero riuscita a trovare una pista esatta:la Canfora si era trasferita a Cipro nel 2006.
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Parte 13
Sentivo che per risolvere del tutto il caso dovevo indagare in parallelo su tutte quelle persone e trovare il filo conduttore che avrebbe dovuto esserci per forza.
Oltre al suo, avevo esaminato anche i cellulari di tutte le persone coinvolte nel caso e sembrava che stessi trovando quel filo. In ognuno erano presenti delle chiamate fatte da numeri diversi ma con lo stesso prefisso, risalenti al 2015 e al 2016.
Così mi sono diretta a Limassol, da dove provenivano le telefonate e, facendole tracciare, avevo scoperto che provenivano da cellulari usa e getta.
Ad eccezione di quella ricevuta da Tavassi, si trattava di minacce nelle quali i mittenti dichiaravano di conoscere i segreti di quelle persone e di rivelarli da un momento all'altro agli interessati.
Le voci erano state modificate, così le feci filtrare, risalendo alle originali, e scoprii una cosa incredibile:come provato dalle impronte digitali, appartenevano a tre tossicodipendenti morti di overdose l'1 Dicembre 2010.
I cellulari erano stati acquistati via internet nel 2014 e risultava che l'ordine era stato fatto sempre da loro. Le poche informazioni disponibili dimostrano che i tre avevano contatti unicamente col mondo della droga, in più questo era un lavoro troppo minuzioso per essere stato fatto da uno come loro.
La spiegazione era solo una:il vero mittente aveva messo le loro impronte sui cellulari e aveva ricreato le loro voci. Informandomi sulle loro morti, avevo scoperto che i corpi erano stati ritrovati in un magazzino abbandonato e gli unici oggetti presenti erano una siringa vuota e due aghi.
Il vero mittente continuava a sfuggirmi, così provai a risalire alla sua identità analizzando i luoghi in cui erano stati trovati i cellulari. Ogni cellulare era stato nascosto in un punto diverso della stessa zona e cercavo di capire cosa spingesse il mittente ad agire da lì.
Purtroppo i luoghi in questione, e l'intera zona in generale, non avevano nulla di particolare.
Quindi avevo deciso di ispezionare i vari appartamenti, come avevo fatto nel caso della Diotti. In uno di questi, ormai inabitato da un anno, avevo portato un computer portatile senza la cronologia e, in seguito, avevo scoperto che l'appartamento era stato abitato dalla scrittrice Vittoria Fornili dal 2010 al 2017, anno in cui era tornata in Italia".
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Parte 12
Ero ritornata al punto di partenza e le mie domande aumentavano.
La Diotti non era collegata da nulla con tutte quelle persone:niente faide, vendette o risentimenti.
Nè quelle persone erano collegate a lei.
L'unica cosa che spiegava il perchè delle cimici era che le aveva installate per conto di qualcuno, ma senza documenti o un cellulare era impossibile capire chi.
Così ho lasciato in sospeso le indagini su di lei e sono tornata indietro, alla chiamata anonima del 7 Aprile che aveva riferito a Tavassi dal tradimento della moglie.
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Parte 11
Per quanto riguarda la Spiazzi, i documenti che parlavano di lei erano davvero pochi.
Così, tutto ciò che ero riuscita a scoprire era che il suo vero nome era Moira Diotti e che in molti casi aveva lavorato insieme a Bruneri, finchè entrambi non vennero accusati di frode nel 2013 e l'uomo scappò in Africa.
Nonostante questo la Spiazzi, o meglio la Diotti, non l'aveva seguito, ma, anzi, aveva continuato il suo lavoro di investigatore privato, presentandosi ogni volta con un documento diverso.
Sul suo cadavere non erano ancora stati ritrovati oggetti personali, il che era un problema, visto che mi servivano altri indizi, come, per esempio, il suo cellulare. Dunque ho ipotizzato che avesse potuto nasconderlo in uno degli hotel dove aveva alloggiato, non potendo stare troppo tempo nello stesso posto.
Così ho diffuso l'identikit fatto dagli addetti vendita delle cimici e la foto dell'autopsia, dove si vedeva bene il volto, in tutti gli hotel della città, sperando che, almeno in uno, vi avesse alloggiato almeno una volta e che venisse riconosciuta.
Grazie alla foto dell'autopsia, ho scoperto che aveva alloggiato presso "Hotel Vienna" dal 18 al 20 Febbraio 2017.
L'identikit e la foto, però, ritraggono due persone diverse, perchè la Diotti nel corso degli anni aveva affrontato numerosi interventi di chirurgia estetica, ma alcuni tratti erano rimasti invariati, come la forma delle orecchie e gli occhi.
Nella camera dove aveva alloggiato non c'era nascosto nessun cellulare e il telefono fisso in dotazione era pulito:in quel lasso di tempo non erano state effettuate chiamate nè erano state alterate le linee telefoniche.
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Parte 10
Successivamente ero passata ai due nuovi elementi:il membro di un partito politico locale, Dante Perrotta, e il Questore Ginevra Di Maggio.
Le cimici che si trovavano solo sui loro cappotti riportano varie conversazioni tra i due, dalle quali si deduce che prima del 2014 avevano fatto un accordo segreto:l'uomo si impegnava per farle scalare i vertici della Magistratura e lei, in cambio, gli garantiva immunità giudiziaria per qualsiasi crimine, in modo da renderlo inattaccabile.
L'accordo stava proseguendo bene:la Di Maggio era diventata Questore in pochi mesi e Perrotta, esperto nel falsificare documenti, era libero di manipolare tutte le carte che gli erano utili, tra cui quelle riguardanti le elezioni del 2015 per il nuovo sindaco.
Le elezioni erano state precedenti agli scandali della Ferrari, per cui la sua reputazione pulita le aveva permesso di vincere con il 76% dei voti, ma per Perrotta era più conveniente che perdesse:così modificò la percentuale dei voti favorevoli e il cognome del vincitore, facendo eleggere Enrico Ferraro, appartenente al suo stesso partito.
La testimonianza di un altro documento falsificato si trova in una registrazione dle 25 Luglio 2015, nella quale Perrotta disse al Questore che per eliminare la possibilità che il loro accordo venisse scoperto, dovevano concentrare l'attenzione su uno scandalo, ovvero quello dei debiti del marito della Ferrari, i cui documenti erano appena entrati in suo possesso. Inoltre, il fatto che lei fosse di un partito opposto al suo era ancora più vantaggioso.
Secondo lui, però, un solo scandalo non era abbastanza efficace, così la donna suggerisce di crearne anche lei uno, ma di tipo giudiziario.
Il loro piano inizia:una settimana dopo questa conversazione, Perrotta diffonde i documenti in forma anonima e la Di Maggio gli fa falsificare il documento relativo agli accordi tra gli spacciatori, come riporta una registrazione del 4 Agosto, due giorni prima del blitz della polizia.
Per mettere la droga, appartenente ad un carico sequestrato a una delle due bande, nel garage della coppia, paga due addetti ai traslochi che, con la scusa di prendere i mobili dal garage di una vicina, entrano in quello dei Moreschini. L'uomo, poi, fa la soffiata anonima e la donna firma il mandato di perquisizione che si era procurata prima.
Nessuno sospetta del loro accordo per altri due anni, ma Perrotta diventa sempre più paranoico sul voler mantenere il segreto.
Lo scorso 13 Gennaio le sue ansie vengono confermate:un gruppo di uomini, appartenenti al suo partito, viene arrestato per essere coinvolto in affari con la criminalità organizzata e, per scoprire se altri politici hanno fatto accordi simili, partono una serie di indagini.
Così prende una decisione estrema:consapevole che rischierà di essere scoperto, distrugge tutte le prove che portano a lui e uccide la sua complice.
Il delitto avviene intorno alle due del mattino del 28 Febbraio.
Non c'erano segni d'effrazione, per cui Perrotta entrò in casa con una copia delle chiavi della donna, che probabilmente si era procurato con la sua abilità di falsario. Sul corpo della donna, ritrovato nel bagno, erano presenti tre ferite d'arma da fuoco, uno alla spalla destra e due all'addome, mentre sul corpo dell'uomo, ritrovato in camera da letto, c'era una sola ferita al cuore.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la donna era andata in bagno al momento dell'intrusione, come testimoniavano il gabinetto sporco e la luce della stanza rimasta accesa fino al giorno dopo, e a causa dei rumori era tornata in camera.
Lì trovò Perrotta, che cominciò a spararle, ma lei lo uccise con un colpo solo.
Dal sangue trovato sul kit di pronto soccorso e sul cellulare, oltre al fatto che l'ultimo numero chiamato è il 118, si deduce che fosse tornata in bagno nel tentativo di medicarsi e chiamare un'ambulanza.
Purtroppo, i soccorsi non arrivarono in tempo e la donna morì per l'emoraggia.
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Parte 9
I miei sospetti non si erano ancora placati, così ho analizzato le registrazioni del 22 e del 23 Aprile contenute nelle loro cimici.
In quelle della Ferrari risulta che avesse capito che l'auto era stata manomessa, ma, siccome era tardi, sarebbe tornata in officina la mattina dopo per capire cosa avessero combinato, soprattutto perchè la sua macchina era ancora pignorata.
In quelle di Tavella risulta che la mattina seguente non sarebbe andato in officina ma dall'amante, pensando che il marito avrebbe avuto un incidente, mentre le più interessanti sono quelle di Tavassi.
Da esse risulta che, subito dopo aver ucciso il marito ed essersi disfatta delle prove, la Zago scappò di casa con la sua Alfa Romeo e guidò per circa due ore. Poi scoppiò in lacrime e inviò a Tavella quello che sembra un messaggio d'addio.
Infatti, circa alle 5:00 del mattino, il suo corpo viene ritrovato esanime in un corso d'acqua della periferia, mentre nella tasca del sedile anteriore della macchina si trovava il flacone di atropina con le sue impronte digitali.
Tavella non saprà mai del messaggio perchè, come testimoniato dalla moglie, era un uomo molto abitudinario che faceva le stesse azioni ogni giorno. Per esempio, dopo cena spegneva sempre il telefono e lo riaccendeva solo alle 9:00 di mattina, dopo aver fatto colazione al bar Alba alle 8:15, come al solito.
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Parte 8
Un altro avvenimento interessante risale a un mese prima della sua morte, quando sul suo telefono era stata rilevata una chiamata anonima del 7 Aprile, dove gli veniva riferito del tradimento della moglie e che, alle 18:30 di quello stesso giorno, avrebbe svolto un'operazione al cuore che le avrebbe dato un ingente guadagno e le avrebbe permesso di avanzare nella sua professione.
Purtroppo non fu così, perchè alle 18:30 del 7 Aprile un black-out colpisce la zona in cui si trovava l'ospedale. Tutti i generatori elettrici d'emergenza erano stati danneggiati e Umberto Moreschini muore sotto i ferri, mandando a monte tutte le opportunità per la Zago. Soltanto mesi dopo verranno trovati gli attrezzi con cui furono danneggiati i generatori:si trovavano insieme ai reagenti scaduti da smaltire e riportavano le impronte della Zago.
Dopo la morte del marito, la Ferrari intenta un processo contro l'ospedale per non avere avuto a disposizione i generatori d'emergenza che avrebbero potuto salvare il marito, processo che non fu più portato avanti a causa della sua morte.
Nella zona in cui era avvenuto il black-out si trovavano tre centrali elettriche:due sono chiuse da svariati anni e una è ancora attiva. La centrale in questione è proprio quella in cui lavorava Raffaele Tavassi.
Come riportato dai suoi colleghi, quel giorno l'uomo aveva un turno serale, dalle 18 alle 23, e la sua mansione gli permetteva di accedere ad alcune parti della centrale, tra cui quelle con i macchinari che controllavano la distribuzione della corrente nel raggio di 100 km. L'ospedale era distante 68 km dalla centrale e, inoltre, le impronte rilevate su quei macchinari risalgono proprio a lui.
A quel punto ho iniziato a indagare in parallelo su di loro, i Moreschini e Tavella per cercare altri punti comuni.
Tuttavia, tranne che per l'operazione e la riparazione dell'Alfa Romeo, le famiglie non erano mai entrate in contatto.
Anche perchè la chiamata anonima, che aveva avvisato Tavassi dell'operazione, non faceva riferimento alla persona che sarebbe stata operata, d'altro canto la Ferrari non sapeva che il black-out fosse stato causato intenzionalmente, avendo attribuito la morte del marito all'ospedale.
Nessuna registrazione testimonia che la moglie sapesse il motivo del black-out, quindi non può essere considerato un ulteriore movente.
Personalmente, penso che sia impensabile punire qualcuno provocando la morte di qualcun altro.
È una decisione di cui non riesco a capacitarmi…
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Parte 7
Dopo aver interrogato il capo e i colleghi dell'uomo, avevo scoperto che Tavassi era deceduto un anno fa, più precisamente il 22 Aprile 2017, e che, secondo la scientifica, la causa era stata avvelenamento da atropina, una sostanza tossica contenuta nelle bachhe di belladonna. Questa sostanza, data la sua tossicità, viene rilasciata solo sotto forma di specialità medicinale prescritta da un medico e ho trovato davvero curioso che la moglie, Oriana Zago, lavorasse proprio in ambito medico.
Dentro i vasi di basilico sul balcone di casa loro c'erano dei semi di belladonna, mentre dentro la spazzatura c'erano dei pezzetti di una confezione di cartone, che messi insieme componevano la confezione di un medicinale a base di atropina, e delle forbici con cui era stata tagliata la confezione, che riportavano le impronte della donna. Del flacone di medicinale, invece, non c'era traccia.
La Zago aveva avvelenato il marito, avendo le conoscenze giuste per procurarsi il veleno, e ricorrendo sia alle bacche che al medicinale era stata sicura che la dose di atropina fosse abbastanza letale.
Per quanto riguarda il movente, una registrazione contenuta in una cimice riporta una discussione del 9 Aprile scorso, dove Tavassi minacciava la moglie di non avere più contatti con il suo amante; così, come Tavella, la donna avrebbe deciso di ucciderlo per evitare il peggio.
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