Francesco, 27 anni e un po'. Ricercatore a tempo perso, al solito. Arte, vino, pacatezza, e libri. Alla ricerca di me stesso.
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Lo so
15 aprile, 2025
Porca puttana, avevo scritto tutto il papiro e per una combinazione di tasti l'ho persa e puff, sparito. Che due coglioni.
Dicevamo: lo so. So di non essere stato attivo queste tre settimane, e di come ora, ovviamente, non ricordi le emozioni provate in questi giorni passati. Sento che in qualche modo queste tre settimane siano un rimasuglio dei giorni di marzo, carichi di aspettative, realtà, attività. Al tempo stesso, sento crescere in me una malinconia all'avvicinarsi della data di rientro. Com'è stata questo periodo? Mentirei sia se dicessi stupendo che orrendo. Ci sono stati alti e bassi, come in ogni cosa della vita. Ma sento che, specialmente in quest'ultimo periodo, mi sia aperto di più e vivo ancora più pienamente il tutto. Ho assaggiato nuovi cibi, provato nuove attività, imparato una nuova lingua (più o meno circa), conosciuto nuove persone. Ecco, a tal proposito, sono lieto di aver conosciuta F.D, e contemporaneamente triste di averla conosciuta troppo tardi. La prima volta che la vidi fu alla difesa della tesi di S.P., quindi fine febbraio. F. è una dottoranda piemontese, trapiantata qui dopo una serie di esperienze fuori. Sono rimasto stupito quando ho capito la sua età. Tanto giovane quanto vissuta. Ad ogni modo, il perché mi rende felice averla conosciuta risiede soprattutto nel fatto della sua solarità. Non so se esiste come parola, non mi va di cercare, ma dovrebbe rendere l'idea. Se dovessi definirla in una parola, sarebbe proprio solare. È una di quelle persone che parla tanto, che l'ascolteresti per ore senza romperti, piena di energie e sempre pronta per qualsiasi cosa. Cinema, pallavolo, beach,... non so, dimmi altro e probabilmente lei dirà di sì. È assurdo come una persona che conosco così poco (effettivamente so poco di lei, e viceversa) e così da poco possa cambiarti un'esperienza intera. Ho apprezzato molto quando, durante il torneo di pallavolo, mi sono confidato su una roba banale (il perché non mi piacciono sport di squadra a livello competitivo) ma in qualche modo profonda per me. Certo, non ero tipo "ah non mi diverto, fine". Ho cercato di argomentare la cosa, facendole capire chi sono davvero. Non so se era d'accordo sul mio punto, lei l'ha vissuta l'esperienza. E forse ci è rimasta male, ma non l'ha detto per non infrangere il mio ideale di gioco di squadra e tutti felici e contenti. Mi ha detto che spesso fa un salto a Milano, ha il ragazzo di lì. Spero mi scriva quando ci bazzica, mi farebbe piacere parlarci ancora.
Fammi pensare, cos'ho fatto in queste tre settimane. Beh, ho conosciuto F., e ok. Abbiamo partecipato ad un torneo di pallavolo (c'era anche lei e L.H., insieme a S.R. e altri che bo, a malapena so il nome). Siamo arrivati quarti, abbiamo giocato bene anche se alcuni non amano giocare davvero a pallavolo. Alla fine ogni squadra vinceva un premio, quindi bah. Ah sono stato all'Europa Park con M.V. Cazzo che giornata. A vedere le montagne russe mi sono venuti i flashback del Vietnam versione Gardaland. Mani sudate, battito accelerato, respiro pesante. Dopo le prime discese (mi butto comunque) siamo passati a prime file e doppioni di giostre. Penso M. si sia divertita tanto, ci teneva a questa giornata, credo. Mi è dispiaciuto sia dovuta tornare a casa, facendosi 2 ore di macchina da sola a mezzanotte. Cos'altro? Ah giusto, la fonduta! Dopo che J.M. e D.H. hanno scoperto che non avevo mai mangiato una fonduta, siamo riusciti ad organizzarla in uni. Per fortuna c'era J., sempre disponibile e altruista. La serata è stata davvero piacevole, finita poi in un saloon a giocare a biliardo e finire qualche birra. Credo ci tornerò domani in quel locale, insieme a L., a giocare a snooker. Dovrebbe essere una sorta di biliardo strano, quello stile O'Sullivan, se infilo una palla è già tanto... Stasera invece cena degli studenti Erasmus. Principalmente eravamo soltanto italiani, le solite facce. C'era anche V.G. Me la ricordavo più simpatica, non so. Quando ci parlai ad ottobre mi sembrava interessata a parlare di cazzate, di lavoro, di bo. Anche abbastanza carina, sia chiaro. Ma non fidanzata, questo mi preoccupa. Un po' tipo M.D.G., dovrei rendere l'idea, almeno al me del futuro. Stasera non so. Ci ho parlato, sì. Ma pace, chissà pure se la rivedrò. Dice troppi "cioè" mentre parla, dà noia. Ma se fossi single? Sì, ci proverei, o almeno, ci proverei a parlarci di più. La cena è stata onesta, gratis e abbondante. Ho preso un thailandese. Avevo di fronte una nuova dottoranda, C., che spoiler lavora nel gruppo di F.D. e spoiler è ingegnere chimica. Anche lei mi sembra solare, ci ho parlato un po' e sembra anche interessante come persona. Mi aveva riconosciuto dalla lezione di yoga, tra l'altro. Ma forse perché stavo parlando con F.D. Infine bo, questo weekend è Pasqua. V. non ci sarà, tornerà giù a casa. Io andrò con G.M. in montagna, una cosa easy per mangiare in rifugio, e la domenica la passerò a Milano con lui e M.D.S. Alla fine questo viaggio è per iniziare a portare della roba a casa. Roba che dovrei iniziare a impacchettare, magari domani dopo lo snooker.
Vero, dovrei scrivere di più. Vero, dovrei allenarmi di più. Vero, dovrei meditare di più. Vero, dovrei leggere di più. Vero, dovrei informarmi di più. Però porca troia. Pensiero random eh, la mia mente funziona così.
Mi chiedo sempre se sono all'altezza delle situazioni, e faccio paragoni con altri. So che è malsano e a volte davvero deleterio. Non riesco a farne a meno, forse perché essendo secondogenito vedo mio fratello maggiore come qualcuno da seguire, quindi sono abituato a confrontarmi in quel senso. Ma più mi riguardo a lui, più mi confronto con gli altri, e più mi sembra di aver fallito. Ho davvero fallito? Mi sembra di non concludere mai nulla di buono, di lasciare le cose a metà, di non perseverare (vero), di non essere in grado. Tipo giocare a pallavolo, no? Sono capace, ok, ci provo a fare movimenti puliti e salvare palle linea. Magari complice il fatto di non aver mai ricevuto complimenti "diretti" o essere troppo critico nei miei confronti non mi fanno mai davvero apprezzare quanto sia bravo. Non sono bravissimo (vedi) ma capace sì, dai. Almeno guardando gli altri. Ma poi penso "confrontarsi con altri meno capaci è facile, fallo con quelli migliori di te". E cazzo, sono migliori di me, quindi non valgo nulla. Chi cazzo sono davvero? Porca puttana, ho sonno. Fanculo tutti, vado a dormire.
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L'assenza
26 marzo, 2025
Mancavo da un po', lo so. Forse ti sarai preoccupato, forse no. La mia assenza riflette i giorni impegnati che ho trascorso. Avresti potuto comunque lasciare una nota scritta qua e là, tra un impegno e l'altro. Vero, ma ho bisogno di tempo per farlo. Sedermi qui davanti allo schermo, cercare le parole adatte e riportarle per iscritto mi richiede uno sforzo minimo che non voglio rendere superfluo. Voglio davvero riflettere in me stesso per poter annotare meglio le mie giornate. Dunque, cos'ho fatto in questi giorni? La settimana prima della metà di marzo si è conclusa in montagna, a Grindelwald per l'esattezza. C'è un stato un ritiro del gruppo, passato a sciare in mattinata e a presentare ultimi risultati nel dopo pranzo. Ti aspetterai quindi che dica cose come "mi sono divertito molto", "sono stati giorni fantastici" e simili. Da un lato sì, non lo nego. Ma ormai sono passati giorni, e il mio giudizio sarebbe falsato. Per questo ho cercato di mantenere vive le sensazioni provate in quei giorni. In alcuni momenti mi sono sentito affranto, avvilito, solo, inadatto. Ero il peggiore di tutti nel scendere le piste. Faccio pena sugli sci. Alla sera ho sentito anche che due ragazzi parlavano di me, e di un incidente in cui sono andato a sbattere come un cretino ad un muro. La tristezza ha avuto il sopravvento e sono andato su in camera da solo. Ho pianto. In quei momenti provo sgomento per me stesso. E questo mi fa pensare. Ma io, in cosa sono davvero bravo? Sembra che tutti eccellano in determinate discipline, vuoi sportive, vuoi intellettuali, vuoi qualsiasi altra cosa. Io, niente. Sono mediocre in tante cose, ma nessuna che mi faccia sentire "sei davvero bravo". Anche ora, nel rivivere quella sensazione, continuo a chiedermi: meglio eccellere in un'unica cosa o essere mediocre in più cose? Non lo so. So solo che non piangevo da settimane.
Dopo quel weekend, sono tornato a Milano per alcuni giorni. Ho passato le giornate tra nullafacenza e lavoro, tra una pizza e un nepalese. E così come sono tornato, ritorno su, di nuovo. Il venerdì mi aspettava l'aereo per Budapest, un weekend insieme a V.. Ovviamente non era una vacanza per riposare, e ammetto che siamo riusciti a visitare in lungo e in largo la città. La capitale mostra ancora cicatrici aperte dalle furie del secolo scorso. Possono vedersi ancora i graffi a cielo aperto racchiusi tra il ghetto ebraico e l'ospedale nella roccia, tra i ruin pub e le mostre fotografiche. Ci tornerei volentieri, per vivere nuovamente un pezzo importante di storia. Tra le visite da annoverare ci tengo a sottolineare la Sinagoga. Edificio non tanto storico come si potrebbe immaginare, ma la guida mi ha tenuto incollato all'ascolto come nessuna prima d'ora. I dettagli, gli aneddoti, la religione, la cultura di questo popolo mi hanno incuriosito al punto da voler approfondire ulteriormente l'argomento.
Dal ritorno in Svizzera ad oggi sono passati solo alcuni giorni. Le giornate ormai passano velocemente. Siamo già a fine marzo, e manca poco al mio rientro. Mi sembra che il tempo sia trascorso davvero rapidamente. Sotto sotto non volevo neanche partire. Mi spaventava. E in più tendo a fasciarmi la testa prima di rompermela. Questo modo di dire rispecchia pienamente il mio pessimismo. Il non riuscire a vedere il bicchiere mezzo pieno mi lacera da anni e non mi ha permesso di vivere come avrei davvero voluto. Ci sarà del tempo per parlarne, ora è presto.
Concludo dicendo che in questo momento ho bisogno di ritrovare me stesso. Mi sento perso. A tratti vuoto. Non riesco a fare chiarezza dentro di me, o forse non voglio riuscire. È difficile riuscirci da soli, ma sento che devo. Non è mai troppo tardi per rinunciare a qualcosa. E sono stanco di rinunciare.
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Ho sonno
10 marzo, 2025
Sono distrutto, letteralmente. La sveglia alle 2 del mattino è deleteria. Il motivo? Andare ad assistere al Morgenstreich, ossia l'inizio del carnevale di Basilea. E così, insieme ad L. e sua moglie, mi sono ritrovato in Barfüsserplatz alle 3:30. All'improvviso il buio più totale avvolge la città e i suoi abitanti, ed all'unisono si sollevano musiche e carri illuminati delle varie clique, i gruppi di maschere musiciste. Un evento davvero suggestivo, creepy quanto basta ma unico nel suo genere. La melodia dei piccoli, strumenti simili a flauti, spezzata dai roboanti tamburi creava l'atmosfera perfetta. Sembrava infatti di essere a tratti dentro un carillon di un film horror, a tratti ad una classica manifestazione storica. E così sarà per i prossimi tre giorni, musiche per tutto il giorno fino al giovedì. Alle 6:30 ero di nuovo a casa, più morto che vivo. E via di nuovo, direzione Muttenz per la lezione e lavoro. Torno distrutto a casa nel pomeriggio, una cena rapida e mi ritrovo nel letto che sono le 9. Le tre ore circa di sonno mi stanno dando il loro colpo di grazia, ed io soccombo sotto di esse. Dubito che cadrò velocemente nelle braccia di Orfeo, stranamente mi richiede sempre un tempo minimo. Apro velocemente Instagram e vedo la storia di L. C'è stato qualcosa tra noi ma in un certo senso non sapeva approcciarsi, o almeno non piaceva a me. Credo di averla ferita, e da allora il nostro rapporto si è incrinato. Non ricordo con esattezza il periodo di questo episodio, ma direi circa 4/5 anni fa.
Ci sentivamo spesso, io e L. Da quando frequentavamo il corso del first durante il liceo. Io scientifico, lei classico. Appassionata di sport, l'ho sempre trovata una persona piuttosto interessante, gentile e carina. Tra qualche incontro casuale e chiacchierate solite, passano gli anni, e credo il suo interesse, fino a quella sera. Eravamo a T., sul lungomare. Era una sera autunnale, il vento era abbastanza forte e più freddo che fresco, quasi fastidioso. Era infatti difficile riuscire ad avere una conversazione tranquilla e quindi, con la scusa di cercare un posto più riparato per parlare, ci rimettiamo in macchina. Ovviamente non sono ripartito. Mentre lei parla mi ci butto a capofitto e la bacio. Se ci ripenso sono stato uno sciocco a smettere, ma al tempo stesso qualcosa non mi convinceva. Ero già preso da V., non lo metto in dubbio, ma comunque mi sono fermato. Direi che non mi piaceva come baciava ma sono stato uno stupido a fermarmi lo stesso. Dio, chi si fermerebbe? Lei ci stava, io non avrei detto sicuro di no. Ma tra una cosa e l'altra, la madre la chiama, o lei chiama la madre, perché era tardi e il giorno dopo aveva il treno. Sì esatto, entrambi dovevamo tornare su. Ma non erano le vacanze natalizie, non faceva così freddo. La cosa finì lì, l'imbarazzo era palpabile. Nei giorni dopo, per messaggio, ho rovinato tutto. Ormai non ricordo cosa dissi, ma ricordo che la ferii, o almeno questa è la mia sensazione. Questo mi ha fatto star male per anni. Sentivo di aver perso qualcuno, di aver perso un'amica. Gli anni passano ma il tempo non guarisce le ferite. Fino a questo Natale. Nonostante ci beccassimo in giro durante le festività, non abbiamo mai parlato della cosa, sempre chiacchiere di cortesia, come va, quando sei tornato, quando riparti. Che noia ste parlate. Vabbè, mi faccio coraggio. Le scrivo. Le chiedo di vederci per un aperitivo. Questo il giorno prima di ripartire. Ora o mai più. Tra una spiegazione del dottorato e avventure sugli sci, cambio argomento dopo un breve silenzio. Le ricordo l'evento, le chiedo scusa per come mi sono comportato, soprattutto nei giorni e mesi dopo. Lei ci scherza e ride su, ma sento che in fondo c'è una ferita. Potrebbe essere suggestione, non so. Chi può saperlo. V. dice che ho sbagliato come l'ho invitata all'aperitivo, che dai messaggi vecchi c'era ancora un interesse, ma io non credo. E poi sai cosa? Non m'importa, ora nelle notti in cui il sonno arriva a fatica e il perenne rivoticarsi nelle lenzuola non aiuta, sicuramente ho il cuore più leggero per aver chiarito dentro di me la situazione. Molte altre mi attagliano il cuore e l'anima. Anche se questa estate ho provato a chiarire con F., la timidezza e la vergogna non mi hanno fatto trovare le parole giuste, e forse hanno solo peggiorato la cosa mettendomi molto in mostra. Ma questo è un altro capitolo della mia anima. Per ora, buonanotte.
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La signora messicana
9 marzo, 2025
La giornata è trascorsa piuttosto bene. Dopo una sveglia senza fretta, mi sono recato all'ufficio informazioni di Basilea per acquistare la spilla del Fasnacht 2025. È una spilla particolare, da indossare durante i giorni del carnevale, che ti "protegge" dagli scherzi dei tipi mascherati. Non so, alla peggio sarà solo un ricordo di questa città. Combattuto se tornare già verso casa o rimanere in giro, decido di perdermi tra i vicoli della città vecchia. Dopo essere sbucato su Münsterplatz, noto l'edificio del campus Novartis e decido quindi di percorrere il lungo Reno fin lì. Tornato poi in stazione che era orario di pranzo, mi dirigo lungo il binario per mangiare il mio brezel e fagotto formaggioso. Qui, una signora messicana mi chiede info sul treno. Le rispondo, sorriso, sorriso. Saliamo poi dalla stessa porta e lei inizia a parlarmi in spagnolo, nonostante io sappia dire due parole in croce. Scopro che ha 37 anni (a detta sua), vive in Germania vicino Strasburgo da 8 anni, ha due figli, lavora, le piace correre e fare hiking, e che è tornata a gennaio nel suo paese natale, un posto vicino Guadalajara sull'oceano Pacifico. Il nome, ovviamente, non lo ricordo, se non che inizia per A. Per un attimo, ho pensato ci stesse provando: mi ha buttato lì a caso se volessi andare con lei alla cascata, ma io il sarcasmo non lo capisco mai. Nel pomeriggio sono stato a Liestal con L. ed altre persone. Era in programma una suggestiva sorta di fiaccolata per le vie della città per dare inizio (o fine?) al carnevale. Siamo stati circa un'ora a veder passare carri infuocati e fiaccole giganti dove la gente ci arrostiva würstel con rametti piuttosto lunghi. Io e L. confermiamo quindi di voler svegliarci domattina presto per andare a vedere l'inizio del carnevale alle 4 del mattino, il cosiddetto Morgenstreich. Non credo siamo riusciti a convincere J. e la ragazza, ma magari ci ripensano. Per maggiori info su questo evento è inutile che sia io a spiegarle. D'altronde, non so neanche io di cosa si tratta, quindi tanto vale dare un'occhiata su internet, se un giorno sarai interessato. Dopo una cena veloce, mi butto nel letto, sapendo che dormirò, se dormirò, soltanto per poche ore.
Ha ragione V., dovrei andare più spesso in città, anche se mi resta poco tempo qui. Basilea non è affatto ostile né brutta. Anzi, rimane una cittadina a misura d'uomo con il giusto contenuto di storia, cultura, tradizione e vivibilità. Potessi tornarci a vivere non mi dispiacerebbe. Chissà, magari un giorno...
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Vabbè, proviamoci
8 marzo, 2025
È sera. Non è il massimo stare qui a scrivere di sabato sera, molto probabilmente ci sarebbero cose più interessanti da fare. E invece... Direi che abbia senso, come prima cosa, contestualizzare la mia vita in questo momento. Pertanto, questo - ed in caso i prossimi - serviranno più come recap degli ultimi tempi. Ovviamente non avrebbe senso entrare nei dettagli di ogni singola cosa nel momento in cui la menziono. Cercherò quindi di rimanere vago fintanto che la cosa non serva per altre analisi.
Bene, cominciamo.
Ha senso iniziare con il riportare cos'ho combinato durante la giornata. Penso possa essere un buon modo per tenere conto di cosa faccio, data la mia scarsa memoria. Dopo una sveglia relativamente presto al mattino, sono scappato in università per fare un campionamento al processo in corso. Sono molto contento di questo esperimento, penso di star dando un contributo notevole al progetto. So che fa schifo andare a lavoro anche di sabato ma mi appaga il silenzio e la quiete che si trova in questo luogo in un giorno di riposo. È quasi rilassante. Quindi, dopo aver preso il pc da lavoro e aver dato un'ultima occhiata al reattore, sono tornato verso casa. Una volta arrivato, dopo uno dei soliti messaggi del coinquilino T. sul fatto che lascio sporco, ho deciso di darmi una svegliata (non lascio sporco) e pulire camera (questa sì). L'ho rassettata piuttosto bene e riconosco che, seppur una palla, dà soddisfazione vedere pulito un posto che era nel caos poco prima. Mangiato un brunch non banale per pranzo, con uova, salmone, avocado e pomodorini, nel primo pomeriggio, mentre sorseggiavo una tazza di caffè allungato con latte, ho iniziato a lavorare su alcune slide che servono per lunedì mattina. Rilassato per la bella giornata di sole, decido di staccare un po' intorno le 16. Avevo in mente infatti di andare a leggere 21 Lessons for the 21st century di Yuval Noah Harari, libro prestatomi da D., tesista di J., lungo le sponde del Bris. Interessante sì, ma in inglese è rognoso, soprattutto per la lentezza di lettura che ho. Passata un'oretta, decido di tornare ad ultimare le slide. Sulla via del ritorno, sapete cos'è successo (cfr post precedente). Tornato, finisco le slide, mando al prof ed è ora di cena. Una pasta al volo e qualche episodio di Avatar - La leggenda di Aang. "Un cartone per bambini?!" penserete. Sì, mi ricorda quando lo vedevo da piccolo ed è votato 9.3 su iMDB. Docciato e letto rifatto, mi metto nel letto a scrivere. Sento il mio coinquilino discutere con la ragazza, questa volta peggio del solito: lei è anche uscita fuori in strada mentre parlavano. Poi è rientrata, piangendo. Ora, non ho idea di dove siano. Cercherò di riassumere sempre le giornate, magari più sinteticamente.
Tornando a noi... Innanzitutto partiamo da cosa sto facendo della mia vita. Dire un cazzo sarebbe troppo facile, e a me le cose facili non danno soddisfazione. Se dovessimo essere realisti, sto ultimando un percorso di dottorato in ingegneria chimica. Infatti, dopo essermi laureato il 28 aprile 2022, ho iniziato un breve tirocinio fino ad ottobre dello stesso anno, per poi iniziare a novembre l'effettivo percorso. Sono rimasto nello stesso laboratorio della tesi ed il progetto si focalizza sullo sviluppo di processi in continuo per produzione di acidi nucleici tramite fermentazioni batteriche. Una figata, direte voi. Beh, in parte sì, in parte no. Ma sorvoliamo per ora. Sto per entrare nel secondo semestre dell'ultimo anno. In questo momento mi trovo all'estero per un periodo di ricerca in un'università svizzera. In particolare, lavoro presso la FHNW di Muttenz, una città vicino Basilea, nel gruppo del professore T.V. Anche qui, progetto molto interessante, collega con cui collaboro (a tratti) un coglione. Mi ritrovo quindi a vivere ad Aesch, paesotto sempre nella campagna basileese, insieme a T., ragazzo con madre friulana e padre tedesco (?). Parla bene l'italiano, è apposto, ma secondo me nasconde un passato un po' turbolento. La vita qui scorre lenta e quieta. I colleghi sono simpatici. Principalmente sono svizzeri, quindi alcune volte parlano tra di loro e chi li capisce. Non organizzano molte uscite o simili, ma le pause caffè sono un buon modo per stare insieme. Dopo il pranzo, tutto il gruppo si riunisce intorno ai tavolini e sui divenenti fuori dal sesto piano. Si passa quella mezz'ora buona a scherzare, parlare, o semplicemente ad ascoltare. Nota negativa: qui pranzano alle 11:30. È sicuramente diverso ma alla fine mi ci sono abituato. Le persone con cui ho legato maggiormente sono J., dottoranda, D., suo tesista, L., dottorando francese, e S., ora post-doc di origini indiane. J. è stata la prima che ho conosciuto: era venuta infatti ad una conferenza organizzata dal mio advisor ad ottobre 2024. D. è simpatico e scherzoso, ci prendiamo sempre in giro ed ha un buon gusto per i libri. L. mi ricorda me, ma più grande. È sposato e ha due gatti, alternativo ma non troppo. Con S. invece ci si chiacchiera e scherza facilmente, anche se è quella di cui mi fido meno. Chissà, magari mi sbaglio. Gli altri sono ok, chi più chi meno. Rimarrò quindi fino a fine aprile, quindi mi aspettano ancora un po' di settimane. La strada è ancora lunga, ma è più breve di quanto non si credi.
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Lo considero un ritorno?
8 marzo, 2025
A detta della didascalia ora aggiornata, sono almeno 5 anni che non apro questo profilo. Ormai tumblr non fa più parte della mia vita come lo era anni fa. Sei stata tu a farmelo scoprire, G. Ricordo vagamente quando lo facemmo nascere insieme. Probabilmente eravamo seduti al campetto rosso, il nostro vecchio posto. Casello automatico, giusto? Il nome del blog lo decidesti te, io non ero, e non sono ancora, forte come avrei dovuto essere. Ed insieme a te è morto anche questo profilo.
Perché allora questo post? Non è poi così tanto assurdo quanto viaggi la mente umana. E così, in un solito sabato pomeriggio, che con le sue temperature miti anticipa la primavera, durante una passeggiata lungo il Bris, mi ritrovo a pensare a questo profilo. Inizialmente provo a cercarlo su Google ma, sconfortato, non riesco a trovarlo. Eppure il nome utente o nome del blog era più o meno corretto. Provo a cercare il tuo, G. Ricordo ancora il nome, a distanza di quasi 10 anni fa. Lo trovo, e questo mi dà speranza. Torno a casa, accendo il pc e ricomincio con la ricerca. Niente. Arresomi alla sconfitta, decido di crearne uno nuovo, perdendo il pezzo di vita racchiusa in questo blog. Ma ecco nuovamente, la speranza: la mail è già in uso. Da qui mi sembra ovvio come sia rientrato in possesso di questo profilo, coperto da uno spesso strato di polvere. Quante cose sono successe, quante persone incontrate, alcune rimaste, altre perse. Ora mi sto dilungando e perdendo il filo del discorso.
Quindi, lo considero un ritorno? Vorrei, ma non come un tempo. Voglio che sia un diario, il libro che non scriverò mai, una raccolta di pensieri ed esperienze, passate o presenti, che possano farmi rivivere frammenti che ho vissuto senza che il tempo possa cancellarmeli dalla memoria. La scrittura sarà di getto, raffazzonata, sporca; d'altronde non sono nato per scrivere, nonostante il mio sogno nel cassetto. Cercherò di scrivere ogni giorno, ma non lo assicuro. Seguiranno momenti passati volti a far rinascere ed imprimere su carta i momenti che furono a giornate comuni, noiose, per ricordare, un giorno lontano, la persona che sono stata in un solito sabato pomeriggio.
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Ogni volta che torno qui sono ubriaco. Credo che le cose siano collegate.
Perché però sento questo bisogno? Magari serve a svagare, rompere la noia, staccare. Non saprei dirlo con certezza.
Strano rivivere certe sensazioni. Entrare qui è come provarlo. Catapultato nel passato, ecco.
Non sono abbastanza lercio per scrivere roba, questo era giusto un appunto, ai tempi migliori.
Abbi cura di te.
F
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Sai cosa? Sono stanco. Di tutto. Di quello che succede, di quello che può succedere, di quello che succederà.
Ho capito che la vita è una, che forse va come vuoi o forse no. Non sempre si ha una risposta e certe volte si aspettano anni per saperla.
Ho capito che non bisogna avere rimpianti e, se proprio servono, dei rimorsi e che tutto succede per una ragione e se non succede fai in modo che.
Ho capito che sono felice, di essere qui, adesso. Vivere. Fermati e pensa. Tu sei qui. Ora. Ovunque ti trovi. Sentiti fortunato. Perché non a tutti capita.
Ho capito di essere andato. E non mi frega. Sai perché? Chiudo gli occhi e vivo.
Lasciati andare.
F
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