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#''è la lingua dei sumeri''
forgottenbones · 7 months
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L'#ASTRONAVE DI #MANU !!!
L'#ASTRONAVE DI #MANU !!!
 C’è un brano molto indicativo nei versi del Mahabaratha, uno dei testi vedici, che a proposito del Diluvio racconta la stessa catastrofe cristiana descritta nella Bibbia, nei cui versi troviamo scritto che il dio Vishnu avverte Manu, il Noè dei popoli dell’India, dell’imminente cataclisma che a breve si sarebbe abbattuto sulla Terra, la cui traduzione recita:
“Il settimo giorno dopo questo i tre mondi affonderanno nell’oceano della dissoluzione. Quando l’universo sarà dissolto in quell’oceano, una grossa nave, che io invierò, verrà a te. Portandoti dietro le piante e i vari semi, circondato dai Sette Sapienti … tu ti imbarcherai sulla grande nave e ti muoverai senza timore al di sopra di quel buio oceano …”
 L’allusione è chiara Visnhu, il dio creatore, avverte Manu, che una grande “astronave” verrà a soccorrerlo per salvare il salvabile, cioè i sette dèi presenti in quel momento sulla Terra, lui stesso e le sementi, i cui semi serviranno per ripristinare le colture agricole, che in seguito avrebbero sfamato le nuove generazioni di umani e di dèi. Ciò che è evidente in questo brano è la frase finale: “ … sopra di quel buio oceano …” e non “sul quel buio oceano”, di conseguenza, la nave, avrebbe veleggiato non sopra la superficie oceanica, ma nello spazio (buio oceano = universo). A questo punto è logico ipotizzare che si tratta di una nave “volante”, quindi un’astronave, plausibilmente uno dei tanti Vimana, descritti minuziosamente nei testi vedici. Un brano molto controverso che apre un nuovo dibattito sul significato e sulle traduzioni dell’intero corpo dei testi Vedici. Il sanscrito, la lingua con cui sono stati scritti i primi testi vedici, d’altronde, dagli studi compiuti, sappiamo che è una lingua molto antica da cui si sono sviluppate la maggior parte delle lingue orientali. Infatti, la forma vedica del sanscrito è un antico discendente del proto-indoiranico ed è ancora relativamente simile all'antica lingua indoeuropea. Il sanscrito vedico è la più antica lingua attestata delle lingue indoiraniche (o “indoarie”) della famiglia delle lingue indoeuropee. È anche imparentato con l'avestico, la più antica lingua conservata delle lingue iraniche, ciò non di meno non tutti gli studiosi concordano con le traduzioni compiute.
 Molti brani vedici, se confrontati con altri testi religiosi, ad esempio, manifestano molte affinità con il Libro dei Morti degli antichi egizi e in particolare con i testi su Osiride. Tuttavia, il più autorevole esperto in materia John Mitchiner, rileva l’esistenza di una connessione fondamentale nel pensiero indiano fra i Sapienti e le origini dei Veda:
“I sette Rsi (Sapienti) sono … frequentemente descritti come coloro che li composero, [perché] sono i più competenti, [perché] hanno una conoscenza suprema dei Veda …”.
  Chi sono questi Sette Sapienti che Vishnu vuole salvare?  I Veda non lo dicono con chiarezza, di conseguenza sulla loro natura si sono formulate numerose ipotesi. Alcuni ricercatori ipotizzano che essi erano un gruppo di sacerdoti che, scampati alla distruzione della loro civiltà evoluta, si sparpagliarono per il pianeta, per diffondere l’antica conoscenza ai superstiti del genere umano. Altri invece li identificano come dèi. Dal mio punto di vista possono benissimo essere gli stessi Saggi che il dio sumero Enki inviava quotidianamente sulla terraferma per insegnare alle comunità primitive i primi rudimenti della conoscenza. Oppure possono benissimo essere identificati agli Oannes, creature dal duplice aspetto di pesce e di uomini, descritti da Berosso D’altronde anche nel racconto vedico del Diluvio si parla di un pesce, che soltanto alla fine rivelò la sua vera identità. Oppure, ancora, potevano essere delle divinità inferiori al seguito di Inanna, colei che diede vita alla civiltà dell’Indo, secondo i racconti semitici.
 Se erano dèi a quale pantheon divino appartenevano? Nei Veda sono descritti numerosi dèi che di tanto in tanto si davano battaglia, proprio come facevano gli dèi sumeri, o come fecero gli dèi egizi Seth e Horus, il figlio di Osiride che per rivendicare il trono, che gli spettava di diritto, sfidò suo zio Seth in una cruenta battaglia. Tuttavia nei testi semitici troviamo scritto che fu la dea Inanna a creare la civiltà nella Valle dell’Indo. Lei era la dea dell’Amore, che in seguito, dopo la morte accidentale di suo marito Dumuzi, causata dal fratello Marduk, figlio di Enki, divenne la dea della guerra. Sappiamo anche che, molto spesso, i nomi e gli epiteti degli antichi dèi si accavallano, creando delle serie difficoltà interpretative agli studiosi moderni, una condizione dovuta alla particolare posizione gerarchica nella scala divina dei nomi. Ad esempio alcuni dèi sumeri come Inanna, Enlil, Ninurta avevano cinquanta nomi, mentre il dio Enki solo quaranta. Nel panorama indiano, invece, si è stimato che il pantheon religioso avesse migliaia di divinità o dèi con migliaia di nomi, ma questi solo per citare quelli concernenti il pantheon sumerico e Indù, ma lo stesso esempio lo possiamo riportare per tutti gli altri pantheon divini, da quello egizio a quello riportato nei testi biblici della Chiesa delle origini, che ancora oggi, è il nocciolo delle discussioni, tra l’altro accesissime, tra gli accademici e gli esegeti di tutto il mondo.
Per quanto antichi siano tali testi, dunque, la loro composizione è pressoché impossibile da datare. Eppure le allusioni disseminate in tutti gli antichi testi sanscriti fanno sorgere notevoli dubbi. Lo stesso Gesù, raccontano antiche cronache indiane, all’età di tredici anni abbandonò i suoi genitori (Giuseppe e Maria) per unirsi a una carovana diretta a Oriente. Scelse di vivere in Kashimir, dove vi rimase fino al compimento del ventinovesimo anno di età. Nulla si sa di veramente concreto di cosa fece o in quale villaggio o tempio visse Gesù. 
 Esistono molti testi indiani, tuttavia, che annoverano la sua presenza tra gli antichi templi induisti, sparsi sulle montagne del Kashimir, ed è ipotizzabile, a questo punto, che abbia attinto molte delle sue interpretazioni proprio dagli antichi testi vedici. Un altro simbolismo, che collega i testi vedici con i testi della Chiesa delle origini, lo ritroviamo proprio nella figura stilizzata del pesce.
 E non finisce qui …
Il testo è coperto da COPYRIGHT e nessuna parte può essere riprodotta senza l'autorizzazione scritta dell'autore Angelo Virgillito.
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acrobat87 · 5 years
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Collezione di sabbia
tratto da “Collezione di sabbia”, di Italo Calvino, 1984.
La tradizione orale - scrive Giorgio Agamben - mantiene il contatto con l’origine mitica della parola, cioè con quello che la scrittura ha perduto e che continuamente insegue: la letteratura è l’incessante tentativo di recuperare quelle origini dimenticate.
Il linguaggio (ogni linguaggio) costruisce una mitologia, e questo modo d’essere mitologico coinvolge anche ciò che si credeva esistesse indipendentemente dal linguaggio. Da quando il linguaggio fa la sua comparsa nell’universo, l’universo assume il modo d’essere del linguaggio, e non può manifestarsi se non seguendone le regole.
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La scrittura nasce nella Bassa Mesopotamia, nel paese dei Sumeri, capitale Uruk, intorno al 3300 a.c.. Siamo nel paese dell’argilla: documenti amministrativi, contratti di vendita, testi religiosi o di glorificazione dei re vengono incisi con la punta triangolare d’una canna o calamo su tavolette che vengono poi seccate al sole o cotte. Il supporto e lo strumento fanno sì che la pittografia primitiva subisca in breve tempo una semplificazione e stilizzazione spinte all’estremo: dai segni pittografici (un pesce, un uccello, una testa di cavallo) scompaiono le curve che sull’argilla non venivano bene; in questo modo la somiglianza tra segno e cosa rappresentata tende a scomparire. S’impongono i segni che possano essere tracciati con una serie di colpi di calamo istantanei. È la scrittura cuneiforme, che trasmette un’impressione di rapidità e movimento ed eleganza e regolarità compositiva.
La linearità della scrittura ha una storia tutt’altro che lineare, ma che si gioca tutta in una zona geografica ben delimitata, nel corso di due millenni e mezzo: tutto succede tra il Golfo Persico, la costa mediterranea orientale e il Nilo. Se è vero che anche la scrittura indiana e probabilmente perfino quella cinese derivano dallo stesso ceppo, possiamo concludere che per la scrittura (a differenza che per il linguaggio) si può parlare d’una monogenesi.
Quel che è certo è che, a differenza del linguaggio, la scrittura è un fatto di cultura e non di natura.
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Perché proprio la Bassa Mesopotamia? 
Cinquemila anni fa in quelle aride terre si forma un nuovo sistema politico-economico che ha per centro la città e la monarchia sacerdotale; i lavori d’irrigazione rendono possibile un grande sviluppo agricolo e si assiste a un’esplosione demografica: nasce la necessità d’una contabilità complicata per controllare le esazioni, gli scambi, i catasti tra un gran numero di persone su vasti territori. L’argilla, aiuto essenziale per la memoria, già prima della scrittura serviva per fissare messaggi esclusivamente numerici; ed ecco che accanto alle tacche che corrispondono a cifre si comincia a incidere figure rappresentanti merci (animali, vegetali, oggetti) o nomi di persona. 
Ad aprire gli sconfinati reami spirituali della cultura scritta sarebbe stata dunque una necessità pratica, mercantile o addirittura esattoriale? 
Le cose sono più complesse. Le forme primordiali di simbolismo grafico vengono adottate nei promemoria del dare e dell’avere perché già esse erano state elaborate in sede artistica, soprattutto nei vasi in ceramica dipinta. Già da tempo, in oggetti funerari e di culto come in oggetti d’uso, il “nome” degli individui e degli dei era stato rappresentato in figure che erano insieme espressione di ammirazione o paura o amore o dominio: stati d’animo, atteggiamenti verso il mondo. 
L’espressione che possiamo già definire poetica e la registrazione economica sono dunque i due bisogni che presiedono alla nascita della scrittura; non possiamo farne la storia senza tener conto di entrambi questi elementi.
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Al tempo di Ninive e di Babilonia queste impronte di zampa di gallina fitte fitte ci raccontano l’epopea di Ghilgamesh, o ci forniscono un vocabolario, un catalogo di biblioteca, un trattato sulle dimensioni della torre di Babele (che risulterebbe essere stato uno zigurat di sette piani, alto 90 metri). Mentre in Mesopotamia si può seguire l’evoluzione da una prescrittura alla grafica cuneiforme, in Egitto i geroglifici si presentano tutt’a un tratto, certo un po’ balbuzienti e disordinati agli inizi, ma senza antecedenti che si conoscano. Questo vorrà dire che la scrittura è stata importata in Egitto dalla Mesopotamia? La cronologia (un paio di secoli di differenza tra le prime pittografie di Uruk e i primi geroglifici) darebbe sostegno a questa tesi, ma il sistema egiziano è tutto diverso. Si tratta allora d’un invenzione indipendente? Forse la verità sta nel mezzo: gli Egiziani hanno con la Mesopotamia stretti rapporti commerciali e non tardano ad apprendere che i Sumeri “scrivono”; questa notizia apre nuovi orizzonti alla loro inventiva e non ci mettono molto a elaborare un metodo di scrittura originale, che resterà solo loro.
L’alfabeto, ossia la serie di segni che corrispondono ognuno a un suono e che variamente raggruppati possono rappresentare tutti i fonemi d’una lingua, nasce con 22 segni sulla costa della Fenicia (il Libano attuale) verso il 1100 a.c. Dal “consonantico lineare fenicio” derivano direttamente il moabita, l’aramaico, l’ebraico e più tardi il greco.
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Il destino d’ogni scrittura è di cadere in polvere, e pure della mano scrivente non resta che lo scheletro. Righe e parole si staccano dalla pagina, si sbriciolano. Il principio vitale di tutte le metamorfosi e di tutti gli alfabeti riprende il suo ciclo.
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gaetaniu · 7 years
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Scoperto l’elenco dei re sumeri in una tavoletta arcaica: otto re avrebbero governato per 2400 anni!
La tavoletta di pietra è inscritta nella lingua sumera. L’elenco è stato tradotto da più tavolette di argilla differenti che mostrano i nomi di re diversi. Tuttavia per ora l’attenzione rimane sui primi degli otto re. Conosciuti come i governanti ante-diluviani, questi primi otto re in realtà governarono per un arco di 242.100 anni in totale. L’unica cosa che impedì loro di continuare a governare…
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nuovo-universo · 7 years
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SCOPERTO L'ELENCO DEI RE SUMERI IN UNA TAVOLETTA ARCAICA: 8 SIGNORI IMMORTALI HANNO GOVERNATO LA TERRA PER 240.000 ANNI
SCOPERTO L’ELENCO DEI RE SUMERI IN UNA TAVOLETTA ARCAICA: 8 SIGNORI IMMORTALI HANNO GOVERNATO LA TERRA PER 240.000 ANNI
La tavoletta di pietra è inscritta nella lingua sumera. L’elenco è stato tradotto da più tavolette di argilla differenti che mostrano i nomi di re diversi. Tuttavia per ora l’attenzione rimane sui primi degli otto re. 8 SIGNORI IMMORTALI GOVERNARONO LA TERRA PER 240.000 ANNI Conosciuti come i governanti ante-diluviani, questi primi otto re in realtà governarono per un arco di 242.100 anni in…
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