Tumgik
#1 maggio 1865
miniatdetective · 11 months
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Fermata a Snohomish ツ
La città di Snohomish si trova alla confluenza del fiume Pilchuck con il fiume Snohomish. 
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I primi coloni dell'area furono gli Sdohobsh, pescatori, cacciatori e raccoglitori nativi americani che erano una suddivisione della tribù dei nativi americani di lingua Snohomish Lushootseed. 
Nel 1855, i membri della tribù Snohomish erano presenti a Mukilteo per firmare il Trattato di Point Elliott. 
Lo scopo del trattato era risolvere le controversie sulla terra in cui nativi e coloni erano immediatamente adiacenti l'uno all'altro e risolvere altre questioni con i nativi americani. Il trattato prevedeva l'istituzione di quattro riserve. Quando i coloni bianchi iniziarono ad arrivare alla confluenza dei fiumi Snohomish e Pilchuck alla fine del 1850, la maggior parte dei nativi americani si era trasferita nella riserva di Tulalip vicino a Marysville.
I primi coloni bianchi in quella che oggi è la città di Snohomish includevano Heil Barnes e Edson Cady: il loro obiettivo era stabilire un insediamento alla foce del fiume Pilchuck, dove sfocia nel fiume Snohomish. 
Cady rivendicò la sua terra e chiese un permesso postale per Cadyville. Nel frattempo, Barnes rivendicava Emory C. Ferguson proprio accanto a quella di Cady; nel 1859, fece spedire un cottage in barca da Steilacoom alla terra rivendicata e lo rimontò per l'uso di Ferguson. Quel cottage è ancora in piedi. Ferguson arrivò un anno dopo, nel marzo/aprile 1860, e stabilì un mercantile a Cadyville.
Con l'arrivo di più coloni nella regione, la contea di Snohomish fu fondata il 14 gennaio 1861. Il primo capoluogo della contea fu Mukilteo, ma nel luglio 1861 fu trasferito a Cadyville dopo un voto popolare.
Woodbury Sinclair acquistò la quota di Cady nel 1864 con l'intenzione di aprire un negozio a sostegno della fiorente industria del legname della zona. Quando sua moglie, Mary Low Sinclair, arrivò a Cadyville il 1 maggio 1865, divenne la prima donna bianca residente permanente di Cadyville. 
Nel 1871, Ferguson avanzò la sua affermazione dando un numero alle strade che correvano da est a ovest e una lettera ai viali nord-sud; un anno dopo, Mary e Woodbury Sinclair firmarono il reclamo che avevano acquistato da Cady, e diedero un nome ai viali dopo gli alberi.
Cadyville divenne nota come Snohomish nel 1871, quando il plat di Snohomish City Western Part si unì alla rivendicazione orientale di Ferguson con la rivendicazione occidentale di Sinclair a Union Avenue. Ferguson è spesso chiamato il padre di Snohomish mentre Mary Low Sinclair è ricordata come la madre delle scuole di Snohomish.
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Originariamente, Snohomish fu fondata per sostenere la comunità agricola circostante, ma presto divenne anche una città di disboscamento a causa delle fitte foreste di Douglas Firs della zona. 
I fratelli Alanson, Elhanan e Hyrcanus Blackman migrarono a Snohomish dal Maine e stabilirono il loro primo campo di disboscamento nel 1875 su quello che allora era chiamato Stillaguamish Lake, ora è noto come Blackmans Lake. 
Hyrcanus divenne il primo sindaco della città dopo un'elezione speciale nel giugno 1890 per incorporare la nuova città (tuttavia, cinque mesi dopo, durante le elezioni generali di novembre, Ferguson fu eletto primo sindaco a tempo pieno di Snohomish). La prima segheria di Snohomish iniziò le sue operazioni sul fiume Pilchuck nel 1876. Nel 1878, i Blackman aprirono la loro segheria che si trovava sul fiume Snohomish. 
Nel 1884, 700 persone chiamarono Snohomish casa: c'erano un tribunale, un edificio scolastico, sei saloon e una chiesa in città. 
La stazione ferroviaria di Snohomish fu costruita nel 1888. Il primo treno ad arrivare in città fu un treno Seattle, Lake Shore & Eastern Railway. L'illuminazione elettrica seguì l'arrivo del primo treno nel 1889. Nel 1893, fu completata la Great Northern Railway da St. Paul a Seattle, inclusa una fermata a Snohomish.
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Nel 1897, il capoluogo della contea si trasferì a Everett dopo un'elezione contestata.
Intorno alla fine del secolo, l'economia di Snohomish si è diversificata per includere l'industria conserviera, poiché il suolo e il clima dell'area sono ideali per la coltivazione di frutta.
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Una Carnegie Library fu costruita nel 1910 sul sito di una scuola con una sola stanza in Cedar Avenue. Il Carnegie Building esiste ancora, anche se non ospita più la biblioteca; è l'edificio pubblico più antico della città.
Nel 1911, molti degli edifici di First Street furono distrutti da un incendio che si estese lungo le Avenue B e C; furono in gran parte sostituiti da edifici in mattoni e muratura.
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Uno dei maggiori datori di lavoro, all'inizio di Snohomish, era la Bickford Ford in First Street, fondata da Lawrence Bickford nel 1934. La concessionaria è ancora aperta e a conduzione familiare, sebbene si sia trasferita dal distretto storico di Snohomish a Bickford Avenue all'estremità settentrionale della città. 
Snohomish apprezza e celebra la sua storia attraverso vari gruppi dedicati alla conservazione del suo patrimonio e del suo carattere unico. Negli anni '60 c'è stata una spinta per preservare il carattere storico di Snohomish e per incoraggiare la vitalità commerciale dell'Historic Business District. La Snohomish Historical Society è stata fondata nel 1969 e ha sede presso il Blackman House Museum, la vecchia casa di Hyrcanus Blackman. Il legname locale, il primo lavorato dai Blackman, fu utilizzato per costruire la casa nel 1878.  
Nel 1973, Snohomish è stata la prima città della contea ad approvare un'ordinanza che istituisce un distretto storico, che è elencato nel registro nazionale dei luoghi storici. Il quartiere storico è un'area di 26 isolati lungo il fiume Snohomish, contenente un mix di usi commerciali e residenziali. Il Design Review Board della città di Snohomish, un organo consultivo, è stato creato nel 1979 per garantire che lo sviluppo nel distretto storico sia coerente con gli standard storici stabiliti. 
Historic Downtown Snohomish, fondata nel 2004, è un'organizzazione senza scopo di lucro di volontari e aziende che lavorano per promuovere, preservare e migliorare il quartiere degli affari del centro storico della città.
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harzhak · 9 months
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ANARCHY AND ANARCHIST 7
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levysoft · 5 years
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La famiglia Chaplin è una dinastia di artisti di spettacolo.
Charles Chaplin Senior (1863–1901) è noto soprattutto per essere stato il padre dell'attore e regista Charlie Chaplin , sposò Hannah Harriet Pedlingham Hill (1865–1928) da cui ebbe tre figli:
Sydney John Chaplin (1885–1965), adottato, nato Sydney John Hill in quanto figlio di Sydney Hawkes; si sposò due volte ma non ebbe figli.
Sir Charlie Chaplin - (Londra, 16 aprile 1889; Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 25 dicembre 1977) - era figlio degli artisti Hannah Chaplin, conosciuta come Lily Harley, e Charles Chaplin Senior. Ebbe due fratellastri, uno maggiore di quattro anni, Sydney, nato da una precedente relazione della madre, e uno minore di venti, Wheeler Dryden, figlio della madre Hannah e del cantante Leo Dryden. Charlie Chaplin ebbe undici figli in tutto: il primo nacque dal matrimonio con Mildred Harris, durato dal 1918 al 1920, ma il bambino, Norman Spencer, nato con gravi malformazioni, sopravvisse solo tre giorni. Ne ebbe due dalla seconda moglie Lita Grey, con cui fu sposato dal 1924 al 1927 e altri otto dalla quarta e ultima moglie Oona O'Neill, sposata nel 1942 e con cui rimase fino alla morte[2].
George Wheeler Dryden (1892–1957), adottato, figlio di Leo Dryden; sposò la ballerina Alice Chapple; 1 figlio.
Charlie Chaplin junior (Beverly Hills, California, 5 maggio 1925 - 20 marzo 1968), fu un attore e agente. Morì all'età di 42 anni per un'embolia polmonare .
Sydney Earle Chaplin (Los Angeles, California, 31 marzo 1926 - Rancho Mirage, California, 3 marzo 2009), attore.
Géraldine Chaplin (Santa Monica, California, 31 luglio 1944) attrice, compagna del regista spagnolo Carlos Saura dal quale ha avuto un figlio, Shane Saura. Con il marito, il direttore della fotografia cileno Patricio Castilla invece, ha avuto una figlia, Oona Chaplin (nata a Madrid il 4 giugno 1986), anche lei attrice.
Michael John Chaplin (Santa Monica, California, 7 marzo 1946), attore. Ha due figli e tre figlie, tra cui le attrici Carmen Chaplin (New York, 4 febbraio 1972) e Dolores Chaplin (New York, 28 ottobre 1976).
Joséphine Hannah Chaplin (nata a Santa Monica, California, il 28 marzo 1949), sposata con Maurice Julien Marie Robinet (Nizza, 13 aprile 1927 - Parigi, 14 marzo 1983), attore, regista e scrittore francese noto con lo pseudonimo di Maurice Ronet, dal quale ha avuto un figlio, Julien Ronet (nato nel 1980). Ha inoltre avuto altri due figli in altri rapporti.
Victoria Chaplin (Santa Monica, California, 19 maggio 1951), attrice, sposata con Jean-Baptiste Thiérrée, attore e scrittore francese con il quale ha fondato Le cirque bonjour, quindi Le cirque imaginaire, più tardi Le cirque invisibile (Il circo invisibile). La coppia ha avuto due figli: Aurélia Thierrée (nata il 24 settembre 1971 a Losanna), attrice, e James Spencer Henry Edmond Marcel Thierrée (nato il 2 maggio 1974 a Losanna), attore.
Eugene Antony Chaplin (Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 23 agosto 1953), produttore di spettacoli di circo. Ha avuto molti figli, tra cui Kiera Sunshine Chaplin (nata a Belfast, il 1º luglio 1982), modella e attrice.
Jane Cecil Chaplin (Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 23 maggio 1957) attrice, è stata sposata con il produttore cinematografico e televisivo messicano Ilya Salkind, dal quale ha avuto due figli.
Annette-Emilie Chaplin (Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 3 dicembre 1959), attrice.
James Christopher Chaplin (Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 6 luglio 1962), attore.
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latinabiz · 3 years
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Il 16 luglio del 1880 la dottoressa Emily Stowe apre il suo studio medico il 16 luglio del 1880
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Emily Stowe Emily Stowe nasce a Norwich, nell'attuale provincia dell'Ontario il 1 maggio del 1831 Il suo nome da nubile è Emily Howard Jennings. La madre, Hannah Howard, ha un ruolo fondamentale nell'educazione di Emily e delle sue cinque sorelle decidendo di dar loro una formazione privata, invece d'inviarle nella scuola pubblica, considerata di scarsa qualità. Nel 1849 Emily diventa maestra nella piccola cittadina di Summerville. Nel 1852 inizia la sua battaglia per l'eguaglianza dei diritti delle donne cercando di essere ammessa al "Victoria College" di Cobourg. Rifiutata l'ammissione in quanto donna, s'iscrive alla "Normal School for Upper Canada" dove è ammessa nel 1853, uscendone un anno dopo con la lode. Nel 1856 viene nominata preside a Brantford, diventando la prima donna a ricoprire tale carica nello stato dell'Ontario. Il 22 novembre dello stesso anno si sposa con John Stowe, e da questa unione nasceranno tre figli fra cui la più famosa è Augusta Stowe – Gullen, la prima donna a diplomarsi in medicina in una università canadese. Nel 1863, il marito John si ammala di tubercolosi ed è proprio la malattia che la stimolerà a voler studiare medicina. Nel 1865 presenta la sua candidatura all'Università di Toronto ma avendo ricevuto un rifiuto si trasferisce a studiare presso il "New York Medical College for Women" dove ottiene il diploma nel 1867. Rientrata in Canada apre un gabinetto medico a Toronto, ,diventando così la prima donna in Canada ad esercitare la medicina. Il permesso ufficiale arriverà solo il 16 luglio del 1880. Motivata dal suo desiderio di offrire alle donne gli stessi diritti degli uomini, apre nel 1876 il Women's Literary Club, primo gruppo di suffragette in Canada e nel 1883 il Woman's Medical College. Muore a Toronto il 29 aprile del 1903. Read the full article
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mroddox · 3 years
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For our English language readers
THE ITALIANINSIDER
THURSDAY MAR. 25, 2021
Year of Dante to mark 700 years since poet's death GIANFRANCO NITTI | 8 MARCH 2021  
 ROME - The Minister of Culture, Dario Franceschini, presented in a video press conference on Saturday the main initiatives for the celebrations of the seven hundred years since the death of Dante Alighieri and the events scheduled for the next ‘Dante Day’, established last year to be every March 25. The conference was attended by the President of the Celebrations’ Committee, Carlo Ossola, the Secretary General of the Committee, Maria Ida Gaeta, the President of the Quirinale Stables, Mario De Simoni, the Mayor of Florence, Dario Nardella, the Mayor of Ravenna, Michele de Pascale, the Mayor of Verona, Federico Sboarina and Silvia Calandrelli, Director of Rai Cultura.
 "And so we went out to see the stars", the final verse of Dante's Comedy, is the motto that the Minister of Culture Dario Franceschini intended to take as a guiding theme and auspice for the Dante year in making known all the celebratory initiatives of the 700th anniversary. In the presence of the three mayors of Dante's cities and the heads of the Committee for the celebrations, the minister gave an overview of the truly enormous amount of events, whose start is scheduled for 25 March with a reading of Dante, at the Quirinale Palace, by actor Roberto Benigni and in the presence of the Head of State, and which will be broadcast live on RAI 1 starting at 7:15 p.m.. He informed how Dante is the protagonist of as many as 43 Italian cultural festivals, with the name of 'Piazza Dante' and, among the many shows, the three-year project 'divine comedy'. Dante is also present in countless initiatives abroad such as, for example, those at the Dubai Expo in synergy with the local Institute of Italian Culture (there will also be an exhibition on editions of Dante translations in Arabic to highlight the opening of Arab culture to the genius of the poet).
 The mayor of Florence, Dario Nardella, presented the project for the Museum of the Italian Language in Florence, in the Santa Maria Novella complex, whose first lot should be inaugurated by the end of the year. 'In Tuscany with Dante' is instead an app designed to blend culture and tourism. In preparation, the largest virtual reading ever made in the world, starting on March 25, between Florence and New York. Then an initiative of the Accademia della Crusca on whose site, from 1 January to 31 December, a different word or expression by Dante Alighieri appears, enriched by a brief comment: locutions, mottos, Latinisms, neologisms, created by the author of the "Divine Comedy ", which are still largely part of Italian linguistic heritage. And again, the information site https://www.700dantefirenze.it/, then exhibitions at the Museum of Palazzo Vecchio with a work by Bronzino, in March the first of six events dedicated to the 700th anniversary by the University of Florence ... And again: virtual exhibition at the Uffizi of 88 drawings by Zuccari, then paths to Palazzo Bastogi, and other initiatives such as the one organized by the Maggio Musicale with Liszt's 'Dante Symphony' performance, the exhibition La mirabile Visione at Bargello, the photographic exhibition on Dante's places by Sestini, and at least 60 institutions involved in Florence with excellent teamwork. On Monday, the restoration of the Cenotaph in the church of Santa Croce is expected to be completed.
 The mayor of Verona, Federico Sboarin, for his part, recalled the link of Verona with Dante, outlining various initiatives such as a virtual map of Dante's places, a widespread exhibition relating to all Dante's initiatives with an intertwining between the history of the Scaligeri and Dante , a program of shows culminating in the Roman Theater, the younger brother of the Arena but no less important. The 'Dante's box' with 21 actors narrating 21 different tracks from Dante's poetry; the ongoing restoration of the statue of Dante by Ugo Zannoni, from 1865, and therefore a bicycle run between Ravenna and Verona of the Giro d’Italia on May 21, in the name of Dante. In addition, a special tour with Claudio Santamaria and Francesca Barra who will travel through the city remembering Dante and his places. And the project of new DNA analyzes of the remains of Cangrande I with the aim of revealing the secret of his death. The mayor of Ravenna, Michele De Pascale presented the Dante initiatives of the city that hosts the remains of the great poet, which had already begun with the restoration of Dante's tomb where the perpetual reading of the Comedy was begun every day. On March 25, the Art Museum should be inaugurated with a virtual and innovative path on Dante's places, therefore also a Dante House. The Dante Museum linked to the tomb will be inaugurated in Ravenna.
 And again: a pop epic of Dante's fortune in contemporary art; an international conference arranged by the University of Bologna, then an international poetry event; a live show with the Ravenna Festival dedicated to Dante and many artists who will try their hand at Dante's comedy. A range of numerous and unique events.
 In Rome, the Scuderie del Quirinale will set up in autumn a large exhibition, illustrated by the president Mario De Simoni, a powerful show dedicated to Dante's iconographies, called 'Inferno', Hell, with international contributions and a complex of works that will later be disclosed. Dante's journey will distributed in the 10 rooms of the Museum, with 2 rooms dedicated to the transliterations of hell on earth.
 The director of RAI Cultura, Silvia Calandrelli, announced the project that Rai is carrying out on Dante, a project already inaugurated with opening and closing concerts directed by Riccardo Muti, while three RAI channels will be dedicated to Dante on 25 March all RAI will dedicate programs to Dante in its schedules, some also aimed at students. RAI Cinema is planning a film by Pupi Avati dedicated to the poet.
 The president of the Committee for the celebrations, Carlo Ossola, mentioned the massive public investment made for the celebrations: about 2.6 million Euros for over a hundred events that can also be followed in large part all over the world thanks to the network programming of many of them.
gn
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todayclassical · 7 years
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February 14 in Music History
1602 Birth of Italian opera composer Pietro Francesco Cavalli in Crema.  1656 FP of Jean-Baptiste Lully’s ballet Alcidiane in Paris.
1758 Birth of baritone Francois Lays.
1778 Birth of Catalan guitarist and composer Fernando Sor.
1783 Death of soprano Marie-Josephine Laguerre.
1790 Death of English composer and organist Capel Bond in Binley. 
1813 Birth of Russian composer Alexander Dargomyzhsky in Tula province. 
1816 Birth of mezzo-soprano Anna Vorobyeva-Petrova.
1829 FP of Vencenzo Bellini's opera La Straniera, in Milan.
1832 Birth of French composer Paul Agricole Genin in Avignon. 
1838 Birth of American band composer David Wallis Reeves. 
1857 Death of Dutch composer Johannes Bernardus van Bree in Amsterdam. 
1865 FP in USAmerica of J.S. Bach's Keyboard Concerto No. 7 in G minor, with pianist Benjamin J. Lang and members of the Mendelssohn Quintet Club at Chickering Hall in Boston, MA.
1880 Birth of soprano Maria Labia. 1880 FP of G. Fauré's Piano Quartet No. 1 in c, Op. 15, at a concert of the Société Nationale de la Musqique Français in Paris.
1891 Birth of tenor Parry Jones. 1902 Birth of bass-baritone Jean Vieuille.
1912 Birth of soprano Milada Musilova.
1912 Birth of tenor Horst Taubmann.
1920 FP of Erik Satie's Socrate in Paris.
1922 FP of Zandonai's opera Giulietta e Romeo 'Romeo and Juliet', in Rome.
1929 Birth of English conductor Wyn Morris.
1929 Birth of tenor Karl-Josef Hering.
1930 Birth of tenor Kazimierz Pustalak.
1932 FP of Berthold Goldschmidt's opera Der gewaltige Hahnrei, at the National Theater in Mannheim.
1934 Birth of Swiss choral conductor Michel Corboz.
1937 Birth of tenor Jean Bonhomme.
1938 Birth of American composer Charles Fussell.
1940 FP of John Cage's Second Construction for percussion, in Portland, OR.
1947 Death of soprano Celestina Boninsegna. 
1952 Birth of American composer Edward Pond.
1953 FP in USAmerica of Stravinsky's opera The Rake's Progress at the MET.
1953 Birth of American electronic music composer Wayne Siegel.
1955 Death of soprano Lucette Korsoff. 1956 Birth of American composer Steven Mackey. 1959 Birth of American soprano Renee Fleming in Rochester New York. 
1961 Birth of American composer Craig Bakalian.
1965 Death of French conductor and composer Desire-Emile Inghelbrecht.
1972 Death of Dutch composer Bertus van Lier in Roden. 
1986 Death of English composer and pianist Charles Rubbra. 2002 Death of German conductor Gunter Wand. 
2003 FP of Robert Maggio's ballet Le Travail at Pennsylvania Ballet with choreography by Matthew Neenan in Philadelphia. The ballet was designed to coincide with Dégas and the Dance exhibit at the Philadelphia Art Museum.
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marcogisottiblog · 6 years
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1 luglio 1818: nasce Ignác Semmelweis, il medico che scoprì come combattere le febbri puerperali e fu trattato come pazzo Immaginate cosa accadrebbe se un chirurgo, prima di entrare in sala operatoria, non si lavasse le mani. Decine di anni di fiction e drammi medico-sanitari ci hanno insegnato che il bravo dottore si lava abbondantemente le mani prima di operare. Lo abbiamo imparato così bene che oggi la pratica di disinfettarsi le mani si è così diffusa da diventare un business anche laddove non serve, con milioni di litri di gel disinfettati di cui, noi comuni mortali, potremmo benissimo fare a meno. Ma un medico no. Un medico no, perché tocca malati e persone sane nella stessa misura, o persone malate di un male e persone malate di un altro male, col rischio di trasferire agenti patogeni dall’uno all’altro. Pensate, poi, che per molti secoli lavarsi (non solo le mani, ma in generale) è stato considerato una pratica pericolosa per la salute e persino un po’ immorale. Immaginate allora lo scalpore che dovette suscitare questo medico ungherese, Ignác Semmelweis, nato a Buda il primo luglio del 1818, quando si accorse che erano i medici stessi a far ammalare le pazienti. Semmelweis lavorò a lungo sulle trasmissioni batteriche e, in particolare, sulle febbri puerperali. I suoi studi lo portarono a ridurre drasticamente il numero delle donne morte per parto. Scoprì infatti che la febbre puerperale veniva trasmessa dal medico stesso e che, lavandosi semplicemente le mani, il rischio quasi si annullava. Dette disposizioni che gli ambienti fossero puliti, le lenzuola cambiate, che l’igiene, insomma, la facesse da padrona. Era il maggio del 1847 e solo molti anni dopo, grazie alle scoperte di Louis Pasteur nel 1879, le intuizioni di Semmelweis trovarono piena dimostrazione e riconoscimento. Nel frattempo Semmelweis fu letteralmente perseguito, costretto a cambiare ospedali, persino rinchiuso in manicomio come pazzo dove morì nel 1865 per le percosse subite. Oggi Ignác Semmelweis è trattato alla stregua di un eroe nazionale ed è stato soprannominato “il salvatori delle madri”. I suoi studi sono stati inseriti dall’Unesco nel registro della Memoria del mondo. Un storia quasi incredibile che ispirò persino lo scrittore Céline per la sua tesi di laurea in medicina. #UnGiornoallaVolta #accaddeoggi https://ift.tt/2yVl4lS
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Nuovo post su https://is.gd/Mi5mff
I guardiani del mare si raccontano e i più belli sono nel Salento (III parte)
di Cristina Manzo
Faro di punta San Cataldo, Lecce (1)
  Questo antico faro che domina la frazione marittima di San Cataldo, dista circa dieci chilometri dalla città di Lecce ed è situato nell’insenatura che ospita i resti di un antico molo edificato intorno al II secolo d.C. dall’imperatore Adriano, al tempo in cui la città di Lecce era una colonia romana, denominata “Lupiae”. Originariamente, infatti, questo punto di approdo era chiamato Porto Adriano in nome dell’imperatore che ne aveva ordinato la ricostruzione. Qui sbarcò Ottaviano dopo aver appreso la notizia della morte di Cesare. Il suo nome attuale, secondo la leggenda, deriva da un monaco irlandese che, tornando da Gerusalemme, naufragò in quest’area e si salvò miracolosamente. Da allora il porto prese la sua attuale denominazione, diventando Porto San Cataldo di Lecce.
“ Il faro è costituito da una torre di forma ottagonale alta poco più di 23 metri a da una struttura in muratura, che in origine era destinata ad alloggio dei fanalisti e magazzino. La costruzione di un faro a San Cataldo fu proposta nel 1863 dal Consiglio Provinciale di terra d’Otranto al Ministero dei Lavori Pubblici. Il primo progetto fu presentato nel 1865; intanto, in attesa della costruzione del faro, fu installato un fanale provvisorio sopra un fabbricato comunale. L’approdo conobbe il suo periodo di maggiore attività nel XVI secolo grazie agli scambi commerciali tra Lecce e la Repubblica di Venezia. Dai Ragguagli sui viaggi di Ferdinando IV di Borbone a Lecce nel 1797 si legge che il re, salito sul campanile del Duomo, vide il porto di San Cataldo, promise di ripararlo e di aprire una strada in linea retta da Lecce in detto luogo… . « concludiamo degnamente questa strada » – !”[1]
Caduta in disuso, Salapia (nome latino di San Cataldo) si trasformò in palude, la cui bonifica avvenne solo in epoca fascista da parte dell’Opera Nazionale Combattenti. Del tram che collegava la vicina città di Lecce non rimangono che alcune fotografie in bianco e nero. Oggi l’antico porto romano è stato completamente abbandonato e il mare lentamente lo sta distruggendo. Del suo splendore restano solo i resti insabbiati e recentemente riportati alla luce dagli scavi archeologici. Qualche muro affiorante dall’acqua testimonia anche il maldestro tentativo dei primi del ‘900 di riportare il porto all’antico splendore, prolungando il molo. I lavori produssero un insabbiamento del porto e subito si dovette desistere dal tentativo, abbattendo parte del nuovo manufatto.
San Cataldo è immersa nel verde di una lussureggiante pineta. La località è circondata da importanti risorse naturali. A nord, oltre la darsena vi è una vasta zona paludosa caratterizzata da un bacino artificiale di bonifica e da depressioni che subiscono l’entrata di acque meteoriche e marine che si estendono fino a Torre Veneri. A sud, vi è invece l’area delle Cesine che costituisce il sistema di lagune e paludi più vasto del Salento. In direzione del capoluogo, vi è il Bosco Fiore, uno dei rimasugli della grande “foresta di Lecce” che un tempo caratterizzava il Salento da Brindisi a Otranto[2].
  Il faro di Santa Maria di Leuca, Castrignano del Capo, Lecce[3]
Alto 47 metri rispetto al livello del suolo e 102 sul livello del mare, il faro di Santa Maria di Leuca, frazione del Comune di Castrignano del Capo (Lecce), offre una visuale emozionante a chi accede alla sua sommità, raggiungibile attraverso una scala a chiocciola di 254 gradini: lo dimostrano gli scatti di Roberto Rocca, che catturano le prospettive offerte da questa visuale unica e suggestiva. Nelle immagini si ammirano la basilica di Santa Maria de finibus terrae e la Marina di Leuca. Un emozionante viaggio fotografico compreso tra punta Mèliso a est, per convenzione nautica il punto di divisione tra mar Adriatico e mar Ionio, e punta Ristola, estremo lembo meridionale del Salento, a ovest (Luca Guerra)[4]
Vista dall’alto del faro di Santa Maria di Leuca[5]
  Secondo la convenzione nautica, proprio ai piedi del promontorio, si trova il punto di incontro tra i due mari, l’Adriatico e lo Ionio. I raggi del faro superano le trenta miglia. La struttura, massiccia e imponente, situata a pochi passi dalla Basilica Santa Maria De Finibus Terrae, sovrasta la cittadina offrendo la possibilità di ammirare un panorama sempre più apprezzato per la sua unicità. Di giorno, quando il cielo è terzo e l’aria è limpida è possibile sfiorare, con lo sguardo, le coste greche e i monti Acrocerauni situati al confine tra Albania e Grecia. Fu progettato dall’ingegnere Achille Rossi, i lavori durarono tre anni e si conclusero l’11 agosto 1866 per poi essere azionato il 6 settembre sotto la giuda di tre faristi.
La struttura, bianchissima e di forma ottagonale, sostituì la vecchia Torre anti corsara fatta costruire da Federico II. All’interno del Faro i 254 gradini che compongono la scalinata, attraversandone il “corpo” giungono alla Gabbia dell’apparato di protezione; da qui si apre una vista sconfinata. Nel corso degli anni, il guardiano del mare ha subito numerosi interventi di manutenzione, nel 1937 il vecchio sistema di alimentazione a petrolio ha lasciato il passo al più moderno impianto elettrico; lanterna e apparato rotatorio sono stati sostituiti per garantirne sicurezza ed efficienza. La lanterna emette fasci di luce ogni 15 secondi ed è dotata di 16 lenti di cui 10 oscurate; queste permettono la giusta alternanza di segnali luminosi, bianchi e rossi, al fine di dare ai naviganti le corrette informazioni per viaggiare in sicurezza. Nell’occasione dei 150 anni dalla sua costruzione, (nell’estate del 2016), per ricordare l’importante ricorrenza, ogni martedì del mese di agosto è stato possibile visitare il Faro grazie alla gentile concessione del Comando Zona Fari dello Ionio e del basso Adriatico di Taranto e per la cortese disponibilità del farista Antonio Maggio. Numerose sono state le richieste giunte da tutta Italia per ammirare questo piccolo scorcio di Mediterraneo da una prospettiva differente[6].
«I pescatori del tratto di mare tra la Torre del Serpe e la Palascìa raccontano che in certe giornate, quando le nuvole in cielo sono gonfie di pioggia e il sole le illumina come fossero vele, sulla superficie dell’acqua si può scorgere un brillio: i riflessi dorati di qualcosa di simile a una tromba»
(Roberto Cotroneo, E nemmeno un rimpianto, Mondadori, 2011)
  Note
[1] https://www.viaggiareinpuglia.it/at/4/castellotorre/5545/it/Faro-di-San-Cataldo-Lecce-(Lecce)
[2] i https://it.wikipedia.org/wiki/San_Cataldo_(Lecce).
[3]https://bari.repubblica.it/cronaca/2017/04/27/foto/salento_la_magia_di_santa_maria_di_leuca_vista_dal_faro-164042161/1/#1
[4] https://bari.repubblica.it/cronaca/2017/04/27/foto/salento_la_magia_di_santa_maria_di_leuca_vista_dal_faro-164042161/1/#1Idem
[5] Idem
[6] https://www.ilgallo.it/attualita/il-faro-di-leuca-una-guida-da-150-anni/
    Per la prima parte:
I guardiani del mare si raccontano e i più belli sono nel Salento (I parte)
Per la seconda parte:
I guardiani del mare si raccontano e i più belli sono nel Salento (II parte)
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/11/24/ostuni-due-suoi-figli-immeritatamente-dimenticati-pietro-vincenti-francesco-trinchera-22/
Ostuni e due suoi figli immeritatamente dimenticati: Pietro Vincenti e Francesco Trinchera (2/2)
di Armando Polito Se di Pietro Vincenti, del quale mi sono occupato nella precedente puntata, c’era da aspettarsi, com’è stato, l’assenza di qualche incisione che riproducesse le sue sembianze, per Francesco Trinchera senior (1810-1874), invece, posteriore di più di due secoli, sorprende che l’unico suo ritratto restatoci sia probabilmente quello eseguito del fotografo  Giacinto Arena, che di seguito riproduco da un estratto a firma di Pier Francesco Palumbo, in rete all’indirizzo http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Studi%20Salentini/1979/fascicoli/Francesco%20Trinchera%201810%201874.pdf, dove il lettore troverà una messe d’informazioni
Purtroppo la foto non è corredata di nessun dato (e nemmeno l’estratto ne contiene), anche se mostra il nome dell’autore, il fotografo Giacomo Arena (1818-1906), che fu attivo a Napoli dal 1860 circa in poi. Inoltre, da questa data e fino al 1870, il suo nome appare unito con quello dei fratelli D’Alessandri. Molto probabilmente, considerando anche l’apparente età del soggetto ritratto,  la foto dovrebbe essere successiva al 1870. A partire da tale data l’Arena indicò sul rovescio delle sue foto l’anno di esecuzione, ma, per quel che s’è detto, nessun controllo è possibile senza l’originale.
Io mi limiterò a riportare qui i frontespizi delle opere reperibili in rete (il che è più che sufficiente a dare un’idea dello spessore del personaggio) ed alcuni contributi minori contenenti dettagli interessanti che via via presenterò, non senza dare ragione del senior che accompagna il nome del nostro (1810-1874=, che non è presente non solo sulla scheda di Wikipedia dedicata ad Ostuni ma in tutta l’enciclopedia della rete, che, invece registra suo nipote, Francesco Trinchera junior appunto (1841-1923), giornalista e politico. Nella parte finale di questo post il riferimento ad una sua opera sarà il pretesto (tuttavia, come si vedrà, imprenscindibile) per una riflessione di natura campanilistica, meno frivola di quanto l’espressione appena usata potrebbe lasciar credere e per segnalare una delle tante storie italiane in cui è difficile dire quanto abbiano inciso l’incuria, l’impruedenza, l’incompetenza e, probabilmente, anche il malaffare …
Il Menicone  del conte Giulio Perticari colla vita dello stesso scritta per Francesco Trinchera, De Marco, Napoli, 1836
    1837 Scene del cholera di Napoli, De Marco, Napoli, 1837
La pubblicazione contiene, insieme con quelli di altri autori, tre contributi del Trinchera: La pentita (pp. 7-18), L’usuraio e la croce di onore (pp. 67-76) e Torno alla nave (pp. 133-141).  
Elogio funebre per D. Pietro Consigli, arcivecovo di Brindisi ed amministratore della chiesa di Ostuni, De Marco, Napoli, 1840
Salvatore Aula, Compendio delle antichità romane (traduzione dal latino, aggiunte e note di Francesco Trinchera), Batelli, Napoli, 1850
    Corso di economia politica (2 volumi), Tipografia degli artisti A. Pons. & C., Torino, 1854
  Della genesi filosofica e storica del diritto internazionale e suoi fondamenti, Stamperia della Regia Università, Napoli, 1963
  Codice aragonese, v. I Cataneo, Napoli, 1866; v. II, p. I Cataneo, Napoli, 1868; v.II, p. II, Cataneo, Napoli, 1870; v. III, Cavaliere, Napoli, 1874
Della vita e delle opere del conte Luigi Cibrario, Stanperia della Regia Università, Napoli, 1870
  Degli archivi napolitani, Stamperia del Fibreno, Napoli, 1872
  Schema di una storia dell’econonmia politica, (Estratto dal Vol. IX degli Atti dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche), Stamperia della Regia Università, Napoli, 1873
Studi e bibliografie giuridiche, Tipografia Editrice Salentina, Lecce, 1874 (seconda edizione)
  Passo ora ai contributi secondari ma contenenti dettagli di particolare interesse documentario.
Nel v.2, n. 4, a. II, 1837, pp. 33-35, del Poliorama pittoresco il Trinchera pubblicò Egnazia ed Ostuni (frammento di un viaggio), corredato in testa della vista panoramica di Ostuni che di seguito riproduco.
Nel v. III, N. 8 (1838-1839, pp. 84-86 dello stesso periodico comparve delnostroun altro bozzetto di viaggio dedicatoa Brindisi con l’immagine che segue.
E nel n. 42 del 24 maggio 1845 dello stesso periodico venne ospitato il necrologio con cui annunciava la morte del fratello Giuseppe; se si vuole una testimonianza privata (qualcuno di rebbe una condivisione facebookiana ante litteram) ma pur sempre un  indiretto riconoscimento della considerazione in cui il nostro era giustamente tenuto.
Ad onor del vero va detto che Ostuni ha onorato degnamente il suo illustre figlio intitolandogli non solo una via ma anche la biblioteca comunale.
  Siamo così giunti alla nota finale campanilistica e all’ipotetico malaffare, anche se voglio augurarmi che non sia stata la curiosità suscitata da questa parola ad indurre il lettore a sorbirsi quanto finora esposto.
A tale scopo ho lasciato per ultima una delle più importanti pubblicazioni del Trinchera, cioè il Syllabus Graecarum membranarum, Cataneo, Napoli, 1865.
  Essa raccoglie la trascrizione di antiche pergamene greche e latine (per quelle greche vi è a fronte la traduzione in latino) custodite negli archivi  della Biblioteca reale di Napoli, dei cenobi di Cassino e di Cava, nonché in quello della curia vescovile di Nardò. E qui, col campanilismo,. cominciano  le dolenti note perché proprio le pergamene greche neretine (diciotto secondo una copia, esistente in archivio, del verbale di prelevamento dalla biblioteca del seminario nel 1864, risultano irreperibili). Due di esse furono trascritte, parziale fortuna nella sfortuna, nel Syllabus e sono particolarmente importanti per quanto riguarda il toponimo Nardò e la sua forma tronca contro la piana del Neretum ovidiano (Metamorfosi, XV, 50) e la proparossitona Νήρητον  (leggi Nèreton) di Tolomeo (Geographia, III, 1, 76).
Ecco il dettaglio (tratto da p. 513) della sottoscrizione della prima pergamena, che è del 1134:
(Scritto dalla mano di me chierico Rabdo  e del notaio   … della città di Nardò …. dodicesima indizione  anno 66421)
Da notare l’assenza di accento in νερετου (letture teoriche possibili: nèretu, nerètu e neretù). Il fenomeno è comune  anche a νοταριου, genitivo, evidente prestito dal nominativo latino notarius, che avrebbe dovuto dare νοταρίου(leggi notarìu)  e ad ἰνδικτιωνος, anche questo genitivo, evidente prestito dal nominativo latino indictio (genitivo indictionis) che avrebbe dovuto dare ἰνδικτιῶνος (leggi indictiònos). Non è ipotizzabile che l’estensore del documento avesse l’abitudine di omettere l’accento (circonflesso nel caso di ἰνδικτιωνος e acuto in quello di νερετου) quando esso coinvolge la penultima sillaba, in quanto esso è presente  in casi consimili nel resto della scrittura; meglio nel resto della trascrizione della scrittura e questo amplifica in misura esponenziale il rammarico per la sua perdita, considerando che la moderna epigrafia e filologia in genere di oggi sono sicuramenrte più  raffinate di quelle ottocentesche e che un controllo sull’originale probabilmente avrebbe diradato più di un dubbio.
Non pone problemi, invece, il dettaglio (tratto da p. 531) della seconda pergamena che è del 1227.
(Il giudice Leone da Nardò richiesto per il presente contratto sottoscrisse tra i testimoni)
Qui compare νερετοῦ  (leggi neretù), sempre genitivo, che suppone un nominativo νερετός (leggi neretòs) o νερετόν (leggi neretòn), da cui sarebbe derivato Nardò, forma, dunque, greca bizantina che avrebbe avuto la prevalenza  sulla latina.
_______
1 Dalla creazione del mondo, avvenuta, secondo la tradizione bizantina, nel 5509 a. C.
Per la prima parte: http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/11/20/ostuni-due-suoi-figli-immeritatamente-dimenticati-pietro-vincenti-francesco-trinchera-12/
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marcogisottiblog · 7 years
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1 luglio 1818: nasce Ignác Semmelweis, il medico che scoprì come combattere le febbri puerperali e fu trattato come pazzo Immaginate cosa accadrebbe se un chirurgo, prima di entrare in sala operatoria, non si lavasse le mani. Decine di anni di fiction e drammi medico-sanitari ci hanno insegnato che il bravo dottore si lava abbondantemente le mani prima di operare. Lo abbiamo imparato così bene che oggi la pratica di disinfettarsi le mani si è così diffusa da diventare un business anche laddove non serve, con milioni di litri di gel disinfettati di cui, noi comuni mortali, potremmo benissimo fare a meno. Ma un medico no. Un medico no, perché tocca malati e persone sane nella stessa misura, o persone malate di un male e persone malate di un altro male, col rischio di trasferire agenti patogeni dall’uno all’altro. Pensate, poi, che per molti secoli lavarsi (non solo le mani, ma in generale) è stato considerato una pratica pericolosa per la salute e persino un po’ immorale. Immaginate allora lo scalpore che dovette suscitare questo medico ungherese, Ignác Semmelweis, nato a Buda il primo luglio del 1818, quando si accorse che erano i medici stessi a far ammalare le pazienti. Semmelweis lavorò a lungo sulle trasmissioni batteriche e, in particolare, sulle febbri puerperali. I suoi studi lo portarono a ridurre drasticamente il numero delle donne morte per parto. Scoprì infatti che la febbre puerperale veniva trasmessa dal medico stesso e che, lavandosi semplicemente le mani, il rischio quasi si annullava. Dette disposizioni che gli ambienti fossero puliti, le lenzuola cambiate, che l’igiene, insomma, la facesse da padrona. Era il maggio del 1847 e solo molti anni dopo, grazie alle scoperte di Louis Pasteur nel 1879, le intuizioni di Semmelweis trovarono piena dimostrazione e riconoscimento. Nel frattempo Semmelweis fu letteralmente perseguito, costretto a cambiare ospedali, persino rinchiuso in manicomio come pazzo dove morì nel 1865 per le percosse subite. Oggi Ignác Semmelweis è trattato alla stregua di un eroe nazionale ed è stato soprannominato “il salvatori delle madri”. I suoi studi sono stati inseriti dall’Unesco nel registro della Memoria del mondo. Un storia quasi incredibile che ispirò persino lo scrittore Céline per la sua tesi di laurea in medicina. #UnGiornoallaVolta #accaddeoggi http://ift.tt/2taTtXj
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letiziapalmisano · 7 years
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1 luglio 1818: nasce Ignác Semmelweis, il medico che scoprì come combattere le febbri puerperali e fu trattato come pazzo Immaginate cosa accadrebbe se un chirurgo, prima di entrare in sala operatoria, non si lavasse le mani. Decine di anni di fiction e drammi medico-sanitari ci hanno insegnato che il bravo dottore si lava abbondantemente le mani prima di operare. Lo abbiamo imparato così bene che oggi la pratica di disinfettarsi le mani si è così diffusa da diventare un business anche laddove non serve, con milioni di litri di gel disinfettati di cui, noi comuni mortali, potremmo benissimo fare a meno. Ma un medico no. Un medico no, perché tocca malati e persone sane nella stessa misura, o persone malate di un male e persone malate di un altro male, col rischio di trasferire agenti patogeni dall’uno all’altro. Pensate, poi, che per molti secoli lavarsi (non solo le mani, ma in generale) è stato considerato una pratica pericolosa per la salute e persino un po’ immorale. Immaginate allora lo scalpore che dovette suscitare questo medico ungherese, Ignác Semmelweis, nato a Buda il primo luglio del 1818, quando si accorse che erano i medici stessi a far ammalare le pazienti. Semmelweis lavorò a lungo sulle trasmissioni batteriche e, in particolare, sulle febbri puerperali. I suoi studi lo portarono a ridurre drasticamente il numero delle donne morte per parto. Scoprì infatti che la febbre puerperale veniva trasmessa dal medico stesso e che, lavandosi semplicemente le mani, il rischio quasi si annullava. Dette disposizioni che gli ambienti fossero puliti, le lenzuola cambiate, che l’igiene, insomma, la facesse da padrona. Era il maggio del 1847 e solo molti anni dopo, grazie alle scoperte di Louis Pasteur nel 1879, le intuizioni di Semmelweis trovarono piena dimostrazione e riconoscimento. Nel frattempo Semmelweis fu letteralmente perseguito, costretto a cambiare ospedali, persino rinchiuso in manicomio come pazzo dove morì nel 1865 per le percosse subite. Oggi Ignác Semmelweis è trattato alla stregua di un eroe nazionale ed è stato soprannominato “il salvatori delle madri”. I suoi studi sono stati inseriti dall’Unesco nel registro della Memoria del mondo. Un storia quasi incredibile che ispirò persino lo scrittore Céline per la sua tesi di laurea in medicina. #UnGiornoallaVolta #accaddeoggi http://ift.tt/2taTtXj
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