Tumgik
#Barbara Costa Moana Pozzi
pangeanews · 4 years
Text
Stampa Alternativa regala i libri! Il più eccitante? “Berlusconi ha pochi capelli ma in compenso…”, che raccoglie le scritte più folli sulle schede elettorali
“A Berlusconi piace la f*ga. Anche a me!”. Confessione anonima, scritta su una scheda elettorale nulla, una tra le tante aperte dagli scrutinatori ‘talpe’ dei seggi, talpe che ne hanno annotate le scritte più assurde e triviali per poi passarle a chi le ha raccolte in un libro, Berlusconi ha pochi capelli ma in compenso ha tanti peli sul c*lo, edito per la fu Stampa Alternativa di Marcello Baraghini. Libro che ora insieme a tanti altri puoi scaricare gratis su www.stradebianchelibri.com. Andare al seggio a votare convintamente annullando la scheda è azione politica di una parte di italiani che sì esprime la sua facoltà di voto in questo modo, ma per altri versi fa di più, fa gesto di sfida, di rivolta, fa quello che questo votante scheda nulla sbagliando congiuntivo scrive sulla sua: “Se non sarei venuto a votare non avrei potuto dirvi che siete tutti dei politici schifosi, nessuno escluso. Se me ne restavo a casa non era la stessa cosa. Grazie”.
*
E guarda che le prese in giro e gli insulti ai politici sono quello che su queste schede di più ‘pulito’ puoi trovare: perché gli scrutatori-delatori rivelano che in altre schede accanto a scritte esplicative hanno trovato diverse sorprese, come caccole (“leccala!”), muco (“etciù!”), materiale finto-fecale (“e sono pure stitico!”), peli pubici attaccati con lo scotch, granelli di zucchero di canna con sulla scheda scritto “questa è antrace”, cartine della città in cui si risiede e si vota con un puntino nero e la freccia “io abito qui”, e fette di salame, e ancora: preservativi confezionati, preservativi non confezionati, preservativi non confezionati e usati, bugiardini di medicinale, e pagine dei Vangeli, santini, immaginette di Madonne e di Padre Pio, con esortazioni votivo-elettorali (“pensaci tu!”), e pure scontrini del bar di fronte al seggio. Quello del bar è reclamo politico a parte, perché sia in Berlusconi ha pochi capelli…, che in Ca*zi vostri io domani vado in Svizzera – il libello riportante le scritte sulle schede nulle delle elezioni politiche del 1994 – le lamentele sulla scarsità di farcitura di cornetti e bomboloni, e le conseguenti richieste “eliminiamo i cornetti vuoti” e “più crema e marmellata” sulle schede ricorrono, elezione dopo elezione. Gli elettori a scheda nulla tifano “Nutella al potere”, vogliono “una pizza capricciosa a settimana a tutti pagata dallo Stato”, e rivendicano una omofobica “abolizione del calzone in pizzeria: troppo da fr*cio!”. Consigliano diete opinabili (“acqua, pane & marijuana = la nuova dieta mediterranea”), e c’è chi per il cibo promette matrimoni (“se mia suocera ha fatto le lasagne giuro che sua figlia me la sposo davvero”). La scheda può farsi scrigno di sentimenti puri (“Francesca non è che mi faresti il favore di amarmi?”), annunci romantici (“all’uomo dei miei sogni: quanti me ne devo fare ancora prima di incontrarti?”), solitudini social (“sono Cinzia Tonini, chiedetemi l’amicizia su FB”), progetti di vita (“I love fare un caz*o”), e corna che non si ha il coraggio di confessare di persona (“Carla ti ho tradito più di una volta ma ti amo lo stesso”).
*
Berlusconi ha pochi capelli… copre le elezioni dal 2001 fino al referendum del 2011, per questo vi leggi nulla pro e vs. i grillini, Conte, Salvini. E però analizzando l’indole la più intima e schietta di questi italiani, un sentire risulta inalterato: l’insofferenza verso immigrati e meridionali e, in questi ultimi, la rivalsa contro il nord. L’astio contro gli immigrati cambia, dagli albanesi del 1994 si passa agli islamici che “si devono lavare puzano (!) di cipolla”, mentre quello contro i neri è onnipresente, anche se per qualcuno “peggio dei negri ci sono solo i comunisti”. I meridionali rispondono ai settentrionali con “io voglio il ritorno dei Borboni”, ma soprattutto col calcio, odiando le squadre del nord, anche se il pallone è mezzo di ripicca su e giù per lo stivale: “Non fatevi del male, tifate Juve”, “io non sono comunista, io tifo Como”, “ieri rigore inesistente, milanisti ladri!”. Nelle schede nulle, i “Lotito vattene!” non mancano mai, e senti le idee politiche di quest’altro elettore: “Meno tasse x Totti, più Ilary x tutti”. Le star dello spettacolo sono ottima soluzione politica per qualcuno: “Francesco Renga sindaco di Brescia”, “io voto per il ritorno di Non è la Rai”, “tutti i politici a Uomini e Donne”, e c’è pure chi usa la scheda per chiedere “chi sa che fine ha fatto Marco Columbro?”, volere “Barbara D’Urso nuda nel mio letto”, e secondo te poteva mancare chi sulla sua scheda elettorale ci ha scritto “Italia Uuuunnnnoooo”?
*
Altro argomento fisso e immortale: il sesso. I “W la f*ga” e i “W il caz*o” alla faccia delle femministe le più acide si equivalgono, e a scorporo delle esaltazioni omosessuali. È voto espresso in sessuale par condicio, voto nullo ma corredato da disegni di membri eretti e vagine aperte, che a volte coprono la scheda intera, disegni pornografici spesso accompagnati da foto di politici ritagliati dai giornali. C’è chi vuole le “tette al potere”, chi dà consigli di voto last-minute (“vota la f*ca!”), chi informa che “sotto la gonna regna l’unico partito che voterò in tutta la mia vita!”. Il segreto dell’urna racchiude vari dubbi esistenziali “chi di voi si è masturbato oggi?”, “anche Dio ha le emorroidi?”, “se Dio esiste, mi chiedo se anche lui legge la Gazzetta”. Ma nella cabina elettorale Dio è scomodato anche per aiuti più pratici: “Dio esisti? Dammi la prova, cancellami la multa”, “Dio, scusa il disturbo, ma che funzione hanno le zanzare?”, “io non voto perché Dio non figura tra i candidati”. Dal sacro al profano: la cabina si fa tesoro di aspirazioni mig*ottesche: “Sono Michela, 33 anni, f*ga sempre bagnata, tel. …… ore pasti”, “Sp*mpino caz*i lunghi e piccoli, l’importante è che siano duri. Telefona al ……”. Il curatore del libro nel libro specifica che i numeri di telefono non sono riportati perché sono veri. Non mancano spiate contro preti fornicatori (“don Sebastiano va con le donne”), contro vicini di casa (“le sorelle Baccolo sono lesbiche”) e rivali in amore (“il vigile Salvatore è cornuto, sua moglie me la da quando voglio”). Un elettore lo ha scoperto e lo scrive: “A tutti quelli che corrono dietro alla f*ca dico che si devono svegliare: è meglio il caz*o!”, un altro ha individuato una ‘nuova’ cavità e allora lo ordina: “Pretendi che la tua donna ti dia il c*lo!”.
*
Il mio cuore di pornografa batte più forte a leggere che non sono poche le schede che palpitano di “Moana ti amo ancora”, “Moana, perché il Partito dell’amore non c’è più?”, “Io voto Cicciolina, ti prego ritorna…”!
Barbara Costa
L'articolo Stampa Alternativa regala i libri! Il più eccitante? “Berlusconi ha pochi capelli ma in compenso…”, che raccoglie le scritte più folli sulle schede elettorali proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/3dGwg5J
0 notes
pangeanews · 5 years
Text
90 anni fa nasceva Paolo Poli. Florilegio di cattiverie di un grande uomo e di un artista immenso (Pasolini? “Mi riteneva uno str*nzo. Lui voleva i ninettidavoli, i brufoli, gli piaceva il sesso bestiale, non era bello ma lo faceva venir duro, specie alle donne”)
Se alla vita togli lo sfizio del peccato, muori di sbadigli, me l’ha insegnato Paolo Poli, un uomo grande, uno che dire artista è dire niente, uno che correvi a vederlo a teatro, e nel mio caso era già ultra 80enne e ammirarlo era un privilegio, ne uscivi leggera, e in debito di risate, di cultura che due ore prima neppure pensavi esistesse. E se Poli come uomo di teatro ci lascia tesori, è fuori dalle scene, come persona, che era impagabile: per la sua sottile, raffinata perfidia. Poli non sapeva resistere al piacere di dire la sua verità, sempre, senza filtri, su ogni argomento e persona. Per farlo ci vuole carattere, e un fuoco dentro indomabile, alimentato a rabbia, e a una certa dose di frivolezza. Per Poli nulla era più importante della sua individualità, e vivere per gustare ciò che più gli garbava. Poli era omosessuale e non l’ha mai nascosto, neppure negli anni ’50, quando dirsi tale non era uno scherzo, e non sopportava il concetto di famiglia, “mi dà noia il matrimonio tra etero, figuriamoci il resto”, e un marito non l’ha mai voluto, convinto che fosse meglio “affidarsi all’istinto, e alla perversione, come spiegano Balzac e Tolstoj. Chi ha cervello sta bene da solo. Madame Bovary comincia col matrimonio e finisce con l’arsenico: bellissimo, non come I Promessi Sposi, dove Lucia fa tante storie e non si fa copulare!”. Paolo Poli aveva qualcosa da ridire pure su quella Sacra, di famiglia (“la madre rimane incinta da vergine, il padre è putativo: esempio più disastrato non ce n’è!”), e io lo ammiro per aver coltivato un’aristocratica solitudine fino alla fine, senza chiedere né spartire nulla con nessuno se non sesso veloce, furtivo, all’occorrenza a pagamento, “che poi i gigolò son tanto carini. Extracomunitari? Meglio!”. Sicché niente doveri, se non di fronte a te stesso, e al tuo pubblico quando sei in scena.
*
Paolo Poli era fiero cinismo, ha dedicato la vita “al teatro, con cui ho un rapporto di concubinaggio, di tipo sodomitico, ovvio!”, e ha avuto questa fortuna, quella di aver conosciuto i più grandi del ’900, attori, scrittori, letterati. E li faceva a pezzi ogni volta che gliene chiedevi lumi. Non salvava nessuno. Una strage di talenti, di divi parodiati, umanizzati. Qualche esempio? Marlon Brando: “Ti fissava languido, poi apriva bocca e parlava come Paperino!”. Laura Betti: “Nel ’54 eravamo tra le prime ossigenate, insieme a Corrado Pani. Sempre ubriache, ma brillanti. Laura ingrassando è diventata un bolide”. Milva: “Col mio preparato per la tintura esagerò. Uscì in scena a Bologna con la testa verde. Le dissi: ‘Oh, cretina, rimani così, non t’andar a ricuocere di rosso!’”. Paolo Poli è stato compagno di scuola di Vittorio Sermonti: “Ci siamo rivisti e ci siamo fatti entrambi due cogl*oni così. Però che cultura!”, e per un periodo amico di Sandro Penna: “Quando si toglieva le scarpe emanava puri raggi di luce. Un modo poetico per dire che gli puzzavano i piedi. Lo so perché eravamo intimi, ma l’amore non s’è mai fatto: a lui garbavano i fanciulli”. Niente nemmeno con Pasolini: “Non gli piacevo, mi riteneva uno str*nzo. Lui voleva i ninettidavoli, i brufoli e l’accento romanesco. A Pasolini piaceva il sesso bestiale, aveva un senso di colpa che io non ho mai conosciuto. Non era bello ma lo faceva venir duro, specie alle donne, che si innamoravano di lui col cervello, che dura di più”.
*
Paolo Poli ha fatto pochissimo cinema, ma ha conosciuto Fellini (“una persona luminosa, una volta mi ha fatto la piadina. Si è messo il grembiule: son cose che non si dimenticano”), e Giulietta Masina: “Diceva che in famiglia erano tutti laureati, ostentava le sue medaglie: intorno aveva tr*ie dalle quali doveva difendersi”. E poi Roberto Benigni: “Era innamorato di mia sorella che non gliel’ha mai data. Ora è diventato correttino, una mestrina: colpa della moglie, i Braschi hanno un Papa in famiglia!”. Ce n’è per Alberto Sordi: “Persona odiosa e omofoba. Mi dava la mano molle e si girava dall’altra parte!”, peggio per Raimondo Vianello: “Un reazionario spaventoso”, e per Carmelo Bene: “All’ultimo non stava più ritto in scena per la malattia, ma pure perché prima di ogni spettacolo beveva una bottiglia intera di whisky!”.
*
A Paolo Poli che vuoi che importasse dei social, sosteneva che il giudizio morale non esiste, che siamo tutti buoni e cattivi, casti e perversi, e ha fatto in tempo a demolire i selfie (“tutti oggi si fanno la fotografia, ma nel 1840 il flash fu uno shock!”). Da ateo e da anticlericale (“il mio rapporto con Dio? Buono, ho fatto tante comunioni e ho sempre digerito”), ha passato la vita in scena a prendere in giro i preti e a travestirsi da suora, ma dava un po’ di fiducia alla Madonna e a Maria Maddalena le quali, per motivi diversi, “erano due ragazze chiacchierate”, e poi le donne più interessanti “sono le suore e le put*ane: fanno un servizio pubblico!”. Poli aveva una cultura sconfinata, era laureato in letteratura francese (“lingua imparata leggendo Hugo e scop*ndo Pierre Cardin: è veneto, lo so, ma non importa”), e riconosceva in Franca Valeri, sua coetanea, “il mio unico maestro”. Poli si è spogliato per Playboy posando in braccio a sua madre, e lodava le ‘colleghe’ Moana Pozzi e Ilona Staller: “Cicciolina col serpente! Nei teatri di provincia si esibivano prima di me. Carine. Meglio loro di tanti spettacoli noiosissimi!”.
*
Prima di lasciarci, Poli ha registrato audiolibri dell’Artusi e del Kamasutra, ed è tornato in tv: “Ho una pensione avarissima, e le marchette [la tv ndr] le facciamo tutti, bisogna sopravvivere. Ma la RAI è orrenda: un posto dove uno lavora e dieci scaldano le seggiole col c*lo. Se uno c’ha un figlio imbecille, lo sistema lì. Ho visto Albertazzi a Ballando con le stelle. M’ha fatto pena. Giorgio è bravo attore, ma non è mai stato un uomo troppo intelligente. La mente era Anna Proclemer, che è stata sposata con Brancati”.
Diceva Paolo Poli: “Senza i cattivi non succede nulla, lo sapeva anche il Padre Eterno: quando si accorse che Adamo si annoiava gli creò la moglie, una rompicogl*ona, che però ha fatto andare avanti la storia”. Gli ha chiesto una volta Pino Strabioli: “Paolo, sei felice?”, “Felice no. Io sono serenella!”.
Barbara Costa
L'articolo 90 anni fa nasceva Paolo Poli. Florilegio di cattiverie di un grande uomo e di un artista immenso (Pasolini? “Mi riteneva uno str*nzo. Lui voleva i ninettidavoli, i brufoli, gli piaceva il sesso bestiale, non era bello ma lo faceva venir duro, specie alle donne”) proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2HyPKvQ
1 note · View note
pangeanews · 5 years
Text
L’Italia è un paese pauroso, che non sa fare pace con il passato. Chi è stato davvero Bettino Craxi? Tutti quelli che lo hanno idolatrato erano lì a lanciargli le monetine addosso…
Questo mio articolo non ti piacerà. Ti farà arrabbiare. E ce l’avrai con me. Qualsiasi cosa tu pensi – o non pensi – di lui. Sia che lui tu l’abbia vissuto, votato, odiato, o che, come me, al contrario sia cresciuto tra gli echi e gli insulti tra due tifoserie, avvelenate, opposte, inconciliabili e oggi dopo 20 anni ridestatesi, dacché questo film è nei cinema. Io non so decidermi, se andare a vederlo, penso di no, perché infastidita dalle parole del regista, e più da chi a vederlo c’è andato e non ha saputo far altro che mascherarsi dietro una mediocrità belluina, per non dire, per non aver le p*lle di dire, la sola verità possibile: che in Craxi ci ha creduto, lo ha idolatrato, e che però è il medesimo che al primo lancio di monetine ha cambiato idea, e non ha aspettato nemmeno il primo canto del gallo evangelico per tradirlo, insozzarlo, dimenticarlo, lasciarlo solo, e davvero lo pensa, che siamo tutti scemi, senza memoria, quando invece lo sappiamo bene, che è identico a quelli che Craxi lo hanno rinnegato, quando fino al giorno prima, a Craxi, leccavano il c*lo, e se ne vantavano.
*
Bettino Craxi. Hai mai provato, in pubblico, che so, a una cena, a fare il suo nome? Io sì. Ti risponde il gelo assoluto. Occhi che s’abbassano, parole mozzate, e poi, d’incanto, tutti ad assicurarti che non l’hanno mai votato, “no, macché, chi, io?!”. Ora: il signor Craxi io l’ho conosciuto solo come fantasma, lontano, e poi come morto, ingombrante, persona che è meglio non parlarne. L’Italia è un paese pauroso, non ha ancora fatto i conti col Risorgimento, e sulla Resistenza abbiamo litigato fino all’altro ieri, quindi converrai che trovare un punto non dico di accordo, ma di incontro, su Craxi, non è impresa ma azzardo, com’è un argomento complesso su cui documentarsi è lecito. Io son partita da due biografie, le Craxi di Massimo Pini e di Luigi Musella. E allora, Craxi, questo omone alto 1,93, questo ex attore di fotoromanzi, ex studente di giurisprudenza, chi diavolo era, che persona era, era davvero e solo quel mostro che Marco Travaglio descrive? E se tra noi provassimo, a farci pace, a respirare, a parlare del passato per apprenderlo questo passato, e mai dimenticando come la storia è andata a finire, e le sentenze, e quello che è stato (rubato). Insisto: Craxi, chi era, che voleva, perché lui scatena tanto disagio e invece, di un democristiano suo pari, oggi non importa più niente a nessuno, e infatti, se muore un ex DC, si dedicano trafiletti sulla sua vita da politico e ministro, ma ripeto, nella vastità del caz*o che frega all’Italia intera? Craxi, no: con Craxi si sta zitti, o si pensa, a ciò che è più conveniente dire, e quelli che si credono forti lo insultano, e tra questi i migliori, i puri: ma, che vuoi farci, a loro rode ancora e tanto, riconoscere che ai loro miti politici, Craxi l’ha sempre messa nel c*lo. Infatti, Craxi, nei fatti e nelle idee, era uno che i comunisti li detestava, li attaccava, di petto, mettendoli a tappeto. Craxi era un politico marchiato dai carri armati russi a Budapest, uno che già nel 1956 considerava Marx, Engels, Lenin, Stalin, roba da museo, “una assurdità antidiluviana che non c’entra nulla con la civiltà europea. Sono maestri negativi, una élite ben selezionata che si pone al di sopra della massa, e non tollera rivali. Il comunismo è una religione travestita da scienza che pretende di avere una risposta per tutti i mali, e da essi purificarci”. Una ideologia nata fallita a cui Craxi anteponeva Carlo Rosselli, Proudhon, John Kennedy. Maestro di Craxi fu Nenni e però, “maestro ma non un esempio, ché Nenni è un uomo del secolo scorso”.
*
Dimmi se ci prese o no e quanto Giampaolo Pansa, che nel 1978 così scriveva di Craxi su Repubblica: “Craxi sappiamo bene che tipo è. È un socialdemocratico vero, anticomunista, spregiudicato, arrogante, più colto e moderno degli altri”. E se non ti va bene Repubblica, leggiti il Corriere della Sera, che nello stesso anno sosteneva che “Craxi non ha paura, è un giocatore di poker duro, ha capito i punti deboli dei suoi avversari. Craxi sa di essere antipatico, ma anche indispensabile”. Si sa, i giornali (tranne Montanelli) hanno salutato Craxi nella sua ascesa, riverito nel suo trionfo, goduto della sua caduta, ma forse il potere di Craxi si coglie in questo editoriale di Repubblica, del 1981: “Sono due mesi che Bettino tace, che in pubblico non si fa vedere. Si analizzano ipotesi, si fanno indiscrezioni, costretti ad aspettare, tra timori e speranze”. Di Craxi qualche verità, di parte, da fonte primaria, si trova in Enza Tomaselli: “Sono stata la sua segretaria per 32 anni: mai ricevuto un complimento dal capo”. Invece Antonio Tatò, segretario di Berlinguer, diceva al suo capo che Craxi “è un figuro moralmente miserevole e squallido”. Berlinguer non so se prese più schiaffi da Craxi o dalla realtà che non voleva vedere, e tu qui puoi pure storcere il naso, maledirmi, smettere di leggermi, tanto prima o poi il santino berlingueriano costruito dopo la sua morte, verrà ridimensionato alla somma delle sue sconfitte. E sì che avrei pagato, per esserci, in due momenti craxiani: il primo contro Berlinguer, e Moro ha i giorni contati e Craxi vuole salvarlo e Berlinguer no, impassibile nella sua fermezza. Il secondo, e c’è sempre Moro ostaggio delle BR, e Craxi si chiude per 7 ore dentro la sede della DC, con tutti i capi DC, e li prega di lasciargli fare qualcosa, prega la liberazione della Besuschio, e Andreotti gliela nega: “Se lo faccio, mi incendiano le carceri”, e Craxi urla: “E tu chiama i pompieri!”. Forse il vero Craxi è altrove, in altre occasioni, che c’entrano niente l’una con l’altra, o forse c’entrano troppo. È il 1983, Craxi è nominato capo del Governo, ha la lista dei ministri, li elenca, ed esordisce: “Presidente del Consiglio: il sottoscritto”: vi è un lampo, in quello sguardo, in quel sorriso di trionfo, quell’arroganza che ti sbatte in faccia. Un lampo che è il potere. E ancora, un anno dopo, Berlinguer è in ospedale sul letto di morte. Craxi arriva al suo capezzale. Ai giornalisti che lo assediano, lo circondano, all’uscita, coi loro microfoni, le loro domande, sul perché lui sia lì, Craxi risponde: “Io e Enrico siamo in lotta da 30 anni”. Un rapporto di scontro continuo e tuttavia di stima che segna un’esistenza.
*
“Ma non sapete cos’è la sua vita privata!”, spettegolava Berlinguer ai suoi compagni, e Craxi e le donne è capitolo spinoso, tema vivo, come era vivo Craxi a viversi storie fedifraghe non di nascosto. L’amore più scandaloso, quello con Moana Pozzi, la pornostar, ma mica è vero, Moana quando frequenta Craxi non fa ancora porno, e lui non è ancora presidente del Consiglio, ma “il segretario di un partito di sinistra italiano”, come scrive Moana nella sua autobiografia. Moana e Craxi, e Moana è una ragazzina che ha fatto Miss Italia e ci prova col cinema ‘serio’, le commedie sexy anni ’80. Storia di pochi mesi, e Craxi molla Moana quando scopre che lei ha altri uomini. Certo, grazie a Craxi, Moana lavora per una stagione in RAI. Ci sono state tante donne accanto a Craxi, una, Ania Pieroni, ne ha ricevuto benefici immensi, e una schiava dichiarazione d’amore: “Tu sei la mia malattia”, ad identificare l’incapacità di lasciare una donna giovane a quello che lei può vivere, e tu non più. Un’altra, Patrizia Caselli, che in Hammamet è interpretata da Claudia Gerini, è stata accanto a Craxi, fino alla fine. Disse Sandra Milo a Enzo Biagi: “Io Bettino non lo lascio”.
Barbara Costa
L'articolo L’Italia è un paese pauroso, che non sa fare pace con il passato. Chi è stato davvero Bettino Craxi? Tutti quelli che lo hanno idolatrato erano lì a lanciargli le monetine addosso… proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/3aq9sGy
0 notes