Tumgik
#appiccicoso
mostro-rotto · 1 year
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Mi dispiace se ti infastidisco o sono troppo ossessionato e appiccicoso, ma la verità è che sono così perché sei la prima persona che mi ha fatto sentire qualcosa dopo tanto tempo, dopo aver attraversato tutti i traumi della mia vita, ho trovato così tanta pace e conforto in te, sei l'ultimo pezzo di speranza a cui mi aggrappo, sei la mia pace.
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loveroftheseainwinter · 9 months
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Ma pure da voi c'è questo tempo appiccicoso? Quando torna l'inverno?
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godisacutedemon2 · 4 months
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Varcò la soglia di quel bar coi capelli legati e la mano sventolante vicino al viso: faceva caldo, troppo caldo, nonostante fossero appena le 8 di mattina. Le goccioline che le partivano dalla fronte scendevano giù lungo tutto il viso arrivando alla bocca rimpolpata da quel suo lipgloss appiccicoso che usava sempre. Il locale era pieno, le voci erano alte, tutti di fretta ma non troppo: va bene andare a lavoro, sì, ma con calma, ce n'è di tempo per lavorare, ma per esser felici e spensierati ce n'è troppo poco. Si avvicinò al bancone, a servirla c'era un bel giovane sorridente. «Non ti ho mai vista qui, sei nuova?» il sorriso si fece ancora più ampio, ma come risposta ricevette il sopracciglio inarcato e indispettito di lei. «Buongiorno, innanzitutto» rimbobò. Erano già due mesi che era lì, ma ancora non si era abituata a quella confidenza che chiunque si prendeva. Sapeva non fosse cattiveria, ma un po' l'infastidiva. Tutti conoscevano tutti e lei, a sentirsi dire sempre la stessa frase, si sentiva un po' un pesce fuor d'acqua. «Sì, sono nuova. Ma ricordate tutti coloro che passano o è proprio un vostro modo di approcciare?» continuò quindi lei. Il giovane si passò la mano tra i capelli lisci che gli cadevano sulla fronte «signorina, non mi permetterei mai di approcciarvi... O almeno, mi correggo, non così» rise, era bello. «Scusatemi se mi sono permesso o se vi ho dato fastidio... Diciamo che qui ci conosciamo tutti» botta secca «o comunque, più o meno mi ricordo chi passa, un viso così bello lo ricorderei». Le lusinghe erano tante, ma la pazienza la stava proprio perdendo. «Sì, capito, capito. Mi può portare un caffè, per favore?» «sì, certo, permettetemi di presentarmi almeno, io son-...» dei passi lenti dietro di lei la interruppero «Antò, e falla finita! Ti vuoi sbrigare? Non è cosa, non lo vedi? Portagli 'sto caffè e muoviti, glielo offro io alla signorina». La situazione stava degenerando, la ragazza in viso era ormai paonazza e non di certo per il caldo. «Scusatemi tutti, il caffè me lo pago da sola! Posso solo e solamente averlo?! Si sta facendo tardi, non pensavo che qui fosse un delirio anche prendere un caffè!» per un attimo calò il silenzio che non c'era mai stato, nella mente di lei passò un vento di leggerezza e sollievo, senza rendersi conto che, con quell'affermazione, si era di nuovo sentita come tutto ciò che non voleva sentirsi: un pesce fuor d'acqua. «Scusatemi» bofonchiò, poi di nuovo «potrei avere gentilmente un caffè? Grazie. Mi andrò a sedere al tavolo» il barista la guardò, un po' dispiaciuto «signorì, se permettete, cappuccino e cornetto, offre la casa. Sentitevi un po' a casa, vi farebbe bene» e si dileguò. Non disse nulla e si trascinò verso il tavolino, non poteva combatterli: erano tutti pieni di vita lì in quel posto. Che alla fine, un po' di gioia dopo anni di sofferenze, non sarebbe poi mica guastata.
Si sedette lì, ad un tavolino accanto ad un immenso finestrone: da lì si vedeva il mare, mozzafiato. Si guardò intorno. Il viavai di gente era irrefrenabile e la mole di lavoro assurda, ma la cosa più bella di quel posto è che nonostante le richieste più assurde dei clienti, venivano accolti tutti con il sorriso più caloroso del mondo.
Sorseggiava il suo cappuccino, lasciando vagare il suo sguardo di tanto in tanto, fin quando non si fermarono inchiodati su quello di un altro. Nell'angolo, in fondo, c'era un ragazzo. Gli occhi scuri tempesta bloccati nei suoi ciel sereno. I capelli un po' arricciati gli scappavano qua e là dalla capigliatura indefinita che portava. Un ricordo è come un sogno lucido, che però puoi toccare, sentire, annusare, vivere ad occhi aperti, vivere senza dormire. In quell'angolo di stanza, c'era lui. I battiti partirono all'impazzata all'unisono, nel bar non c'era più nessuno, solo loro. So potevano quasi toccare co mano, nonostante la distanza a separarli, le loro mani accarezzavano i rispettivi visi come a gridare “sei vera? Sei vero?”. Un impeto di emozioni, un vulcano in eruzione, la pioggia sul viso, il vento che porta il treno che sfreccia, il pianto di un bambino, la risata di un ragazzo. «Signorì, tutto apposto?» il tempo di sbattere le palpebre: lui non c'era più «sì, sì... Pensavo di aver visto qualcuno di mia conoscenza».
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volevoimparareavolare · 5 months
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Desideravo solo non iniziare anche l’anno nuovo piangendo, ma ormai sembra impossibile.
La rabbia mi ribolle nelle vene, stracciandole. Non verso più lacrime, ma sangue.
E tutto é diventato caldo e appiccicoso, e sputo ma continuo ad annegarci dentro. Mi bruciano gli occhi ma mai abbastanza da seccarsi. E non riesco più a respirare, ma nessuno se ne accorge. Eppure sto urlando a squarciagola.
É questo che significa morire in silenzio?
-frase mia, pensieri delle 9.58
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io-e-la-mia-mente · 5 months
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Ode al capezzolo , opera d'arte di inaudita beltà , capace di sopraffare e di sconvolgere la mente di colui che a tanta bellezza è chiamato al cospetto ... capezzolo , fonte di puro piacere quando sollecitato , basta poco per metterlo in riga , un soffio , una carezza quasi sfiorata ... miele caldo e stupendamente appiccicoso , messo lì per essere leccato con la lingua umida , pronta ad avvolgerlo .. e poi ? poi l'affondo inaspettato ma desiderato , di quella bocca che con tanta potenza se ne appropria , facendoti sentire improvvisamente viva , facendo scorrere scariche di piacere fin dentro tutta la mammella, fino ad arrivare al cervello e giù immediatamente in mezzo alle cosce .. Ode al capezzolo ma merito al Padrone, maestro indiscusso del mio piacere
Tua schiavetta
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la-novellista · 9 months
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Se mi stacco da te, mi strappo tutto: ma il mio meglio (o il mio peggio) ti rimane attaccato, appiccicoso, come un miele, una colla, un olio denso: ritorno in me, quando ritorno in te.
Edoardo Sanguineti
Egon Schiele, L'abbraccio, 1917
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autolesionistra · 8 months
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L’idea che il reale possa cambiare perché tutti insieme, sui social o a mezzo stampa, contribuiamo quotidianamente ad indicare orrori e contraddizioni del sistema è pura follia. (...) Il paradigma cambia se e solo se si è disposti ad abbattere l’ultimo grande tabù: quello del potere. Perché il potere non si cambia da fuori umiliando chi lo detiene. Il potere, quando la storia ci chiama a cambiarlo, deve essere preso.  E prendere il potere è argomento fuori dal radar, per i più. In primo luogo perché il potere è stato associato a qualcosa da cui rifuggire, di sporco, appiccicoso, con una capacità corruttiva insormontabile. E dal potere, per questo, si è cominciato a pensare che fosse meglio starne alla larga. Lo dimostra il fatto che oggi è molto più facile attivarsi per un movimento, un’associazione o un collettivo che si occupano di un singolo tema (ambiente, classe, femminismo ecc…) anziché impegnarsi nell’unica forma di rappresentanza che mira ad abbracciare la complessità del reale e si pone (o dovrebbe farlo) il problema di come governarlo: un partito. In secondo luogo perché non abbiamo più, tranne in rari casi, voglia di impegnarci in prima persona. Sia chiaro, questo non è un atto di accusa. Ci sono più elementi per pensare che l’aver ridotto la nostra vita ad una maratona individualista e il furto sistematico di tempo che il mondo del lavoro opera ai danni all’ozio politico siano parte di una strategia più ampia per indebolire ciò che potrebbe rappresentare una minaccia agli assetti dello status quo.
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susieporta · 10 months
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"Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite, sappiate che se volete diventare persone e non oggetti, dovete fare subito una guerra dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma contro voi stesse che vi cavate gli occhi con le dita per non vedere le ingiustizie che vi fanno. Una guerra grandiosa contro chi vi considera delle nemiche, delle rivali, degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria tutti i giorni senza neanche saperlo, contro chi vi tradisce senza volerlo, contro l’idolo donna che vi guarda seducente da una cornice di rose sfatte ogni mattina e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere, scintillanti di collane, ma prive di braccia, di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso(il dovere di amare ti fa odiare l’amore, lo so), un amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire, donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà di intenti, libere infine di essere noi intere, forti, sicure, donne senza paura."
Dacia Maraini
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mostro-rotto · 1 year
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Si sono geloso e ti spiego perché: ho paura che tu possa trovare qualcuno migliore di me, perché ad essere onesti non sono un granché, sono paranoico, a volte stressante appiccicoso e troppo buono... ho paura che tu da un giorno all'altro ti stuferai di me e te ne andrai lasciandomi un vuoto immenso che difficilmente sarà colmato, perché tu sei tutto.
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gcorvetti · 23 days
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Domenica.
Oggi un diavolo per capello, meno male che sono calvo ma non al 100%, quindi qualche diavoletto ci sta. Da qualche giorno ad oggi ho come la sensazione di darle fastidio, non che sia appiccicoso per carità ma le do fastidio me lo sento, va bè vuol dire che quando mi degnerà di un momento le chiederò sta cosa.
Oggi passo da FB e vedo che mi ricorda che 14 anni fa ho postato la foto della mia batteria appena comprata e montata in garage, quello dell'appartamento dove vivevamo prima, era bella e luccicosa, adesso un pò meno. Sempre montato un tom solo, diciamo minimal quattro pezzi. In questi giorni ho ripreso anche gli esercizi per le gambe visto che sono propenso a tornare in campo o a salire sul palco di nuovo.
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Ho anche dato una ridimensionata alla cartella della stampa 3D, giusto perché questa settimana vorrei aprire lo shop online, poi magari vi posto il link se vi va di comprare qualcosa 😉​.
Ultima cosa, ancora l'inverno non ha lasciato questo luogo in culo al mondo, pensare che il primo di Aprile ho fatto il bagno a CT, va bè, spero arrivi il caldo prima possibile, nel frattempo mi accontento della sauna.
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anima-complicata-80 · 4 months
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La parola "per sempre "si riferiva solo alla mia intima passione, a quell'eterna Lolita che si rifletteva nel mio sangue. La Lolita dalle creste iliache non ancora dischiuse, la Lolita che oggi potevo toccare, e annusare, e udire, e vedere, la Lolita dalla voce stridula e dai capelli di un sontuoso castano, lisci sulla frangia, messi ai lati del viso e ricci sulla nuca, e il collo caldo e appiccicoso, e il lessico volgare: "schifo", "super", "bestiale ", " fesso", "moscio"- quella Lolita, la mia Lolita, il povero Catullo l'avrebbe perduta per sempre.... 🖤
(Lolita)
Buongiorno anime preziose ☕️....
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Riapro gli occhi. Resto sola, in attesa sul bordo del letto. Trucco in faccia, vestiti addosso, speranza dentro. Aspetto e so che non arriverà. File di persone davanti alla cassa al supermercato, davanti ai bagni di scuola, alla fermata del bus, è un continuo attendere. Il tempo vola e noi non abbiamo ancora imparato a volare. Arrivo alle 17/17.30, attesa lunga, minuti infiniti. Alle 18 sono li, ancora un po, pugni stretti, capelli sciolti, nervi a mille. Strappo secondi dal orologio e li sostituisco con lunghi minuti. Il tempo passa, passa e alle 21 andiamo, ma andiamo? Ti guardo in volto, il tempo è soggettivo, ti strappo gli occhi e per terra una pozza di sangue. Senti bruciare, poi fuoco vero. Ti odio, ti amo e ti detesto ancora. Sei cupo, io sprizzo raggi di sole accecanti. Tu non vedi, non puoi vedere, calpesto gli occhi tuoi col tacco della scarpa, pugnale in mano e ti strappo il cuore. Pulsa sotto le mie dita fredde e godo mentre sputi sangue sul pavimento. Con l'ascia separo il tuo corpo in cinque perfette parti, mani e gambe poi corpo. Ora in sei, mani e gambe e corpo e testa. Sei pezzi da rimettere insieme, ora ti squarcio in due e faccio uscire organi, budella a destra sulla terra scura, cuore ancora in mano, sinistra fegato e stomaco poi reni, polmoni tra la testa e il nulla e milza accanto la gamba destra. Ti strappo il tuo fedele amico, riproduttore, donatore di vita. A terra ora giace l'amore e l'oggetto da me amato. Ti mangio il cuore, il sangue sui miei seni fin sulle gambe. Tu non ritardi, non mi lasci più in attesa. Mi siedo accanto, un colpo alla testa e cado. Mi hai aspettata, la mia morte arriva tardi. M'arriva. Il corridoio buio accoglie la mia figura come un sacrificio a Lucifero. Mi appoggio al muro alla mia destra. Le gambe tremanti e il respiro corto. Pezzi di vetro. Frammenti infiniti di specchi rotti. Fa freddo. Sento urla dietro alle porte per poi vedere sangue su ogni superficie. Mi aggrappo al muro, a me e ad ogni speranza che mi resta. Un passo, dopo un passo e dopo un passo ancora. E cado pesantemente sul pavimento appiccicoso. I pezzi di vetro mi si conficano nel corpo magro. In mano un frammento di specchio. Mi guardo. Maledetta curiosità. Non vedo. Non ho occhi. Non ho naso. Non ho la bocca.  Una superficie netta di un corpo che non è mio. Mi tocco il posto dove una volta erano i miei occhi. Due buchi profondi. Sento sotto le dita pezzi di nervi. Carne che sembra viva. Brucia, ma continuo a premere sperando che in fondo ci siano i miei occhi. E buio dopo buio e dopo buio ancora.  Il sangue ricomincia a scorrere e lo sento bagnarmi il viso. Mi cede la testa in avanti. E chiedo a Lucifero aiuto. Riesco ad alzarmi in piedi.
Lucifero.
Non ho occhi ma vedo.
Lucifero.
Non ho naso, ma respiro l'aria acre della mia morte.
Lucifero.
Non ho bocca, ma urlo.
Lucifero.
Non ho vita, ma vivo.
Lucifero.
E tu, tu prendimi, curami ogni ferita. Che solo tu tra tutti vedi il male dove c'è il bene. Quindi guardami. Distruggimi. Prendi il mio corpo e spezzalo in due. Le mie viscere sul freddo pavimento e il mio sangue che sia il bagno caldo per te. Che sei il mostro ed io la bestia. Che a fare patti con te si muore. E io che vivo insieme alla mia morte, muoio. E sono tua, corpo e anima. E ricomponimi dopo la morte. Che io sia per te arma per la gloria e tu che sia per me eterna salvezza.
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veronicacoelho · 2 months
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“Formatcio e carta di cotcina”
Portugal. Perceção e sentimento de pertença.
Um meio-termo entre uma reflexão pessoal e um espaço de "armazenamento" visual e auditivo.
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| PASSE NAVEGANTE |
JANEIRO 2024 "Encontro-me num momento bastante delicado da minha vida: um período de transição, em que uma fase está a terminar e uma nova, desconhecida, tem de começar. Recentemente o meu futuro, por várias razões, foi projetado para Portugal, e foi então que, com ainda mais força do que antes, comecei a pensar no que realmente este país significa para mim..." "Porque é que sempre me atraiu tanto?"
Assim, surgiu a reflexão sobre o tipo de laço que me une a esta terra e a perceção que tenho dela desde criança e a sua evolução ao longo do tempo.
| ORIGEM |
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Filha de mãe italiana e pai português, nasci no nordeste de Itália, numa região que faz fronteira com a Áustria e a Eslovénia. É uma zona “presa” entre o mar e as montanhas, que pouco tem a ver com a imagem estereotipada da terra da pizza e dolce vita, mas que tem um encanto muito próprio.  No específico, a minha cidade, Trieste, tem um carácter austríaco, devido às influências culturais e históricas dos Habsburgos da Áustria.
Lá cresci em duas casas, uma “italiana” e uma “portuguesa”, com duas culturas e maneiras de pensar muito diferentes, mas eu era predominantemente italiana.
Entretanto, a casa “portuguesa”, começava gradualmente a estimular o meu interesse pela sua língua e pela sua cultura.
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SALAME DE CHOCOLATE (2009)
[em português] [em italiano]
Pai: “a Veronica está a…” 
Veronica: “cozinhar”
Pai: “a misturar o chocolate. Vamos fazer um salame…”
Veronica: “de chocolate”
Pai: “de chocolate!”
Veronica: “vamos fazer uma bolinha?”
Pai: “uma bolinha de salame”
Veronica: “è muito pegajoso. Como se diz em português?”
Pai: “pegajoso”
Irene: “como é que se diz em italiano?”
Veronica: “appiccicoso"
Pai e Irene: "APPICCICOSO”
Veronica: “olha, uhhh, bleah! Estou a misturar caquinha de vaca…parece. Caquinha de vaca! Cocó de vaca!”
| IMPACTO |
Dialogo em italiano no aeroporto. Pai: “estamos a ir em…para…onde?” Veronica: “aviãooo” Pai: “avião direto para? Veronica: “Portugaaal” “EM LISBOA!!” Pai: “em casa dos…?” Veronica: “AVÓS!” Pai: “com…?” Veronica: “IRENE!” Pai: “e..?” Veronica: “o pai(?)” Pai: “e a Veronica” Veronica: “então… tu também! Na porta de embarque 38”
Duas semanas por ano, sobretudo no verão, íamos visitar os avós e os familiares portugueses.  Assim, era catapultada para um mundo completamente diferente que, no entanto, atraia-me imenso. A língua era diferente, a comida tinha um sabor diferente (bueda alho), as ruas eram construídas e decoradas de forma diferente. As paisagens pareciam tropicais para mim, o mar era um oceano gelado. Até os cheiros, o ambiente e as pessoas eram um mundo à parte, tudo muito mais multicultural do que aquilo a que eu estava habituada.
| DUPLA CULTURA/DUPLA MÚSICA - COELHINHA - bónus |
Desde a infância a música sempre foi uma parte importante da minha vida, seja como um pano de fundo para ver o mundo de forma diferente ou como uma desculpa para dançar. Tive a sorte de crescer não só com a música americana e inglesa, mas também com vários géneros de música italiana e portuguesa (e com as ‘hits’ estivas italianas, espanholas e latino americanas da ”Hot summer”, os discos que se vendiam nas papelarias e a minha avó italiana tanto adorava).
Deixo aqui uma playlist com as músicas italianas e portuguesas (e brasileiras, e crioulas) que a “Coelhinha” gostava de ouvir:
| MEMORIAS “CHAVE” |
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O que me fica das lembranças de infância e de adolescência de Portugal são muitos pequenos pormenores que, porem, são muito importantes para compreender o tipo de ligação que tenho hoje com este país:
São as horas passadas no sofá, ao abrigo do calor abrasador, a ver o Noddy, o Ruca, e mais tarde a jogar a um jogo da Lara Croft para tv e ver o Domingão (com um volume incrivelmente alto). 
São os gatos no telhado (que ainda assombram o bloco de apartamentos) que eu alimentava às escondidas.
São as festas populares do Lavradio que traíam açúcar e gordura de farturas na boca e música que fazia tremer os vidros das janelas.
São os cheiros a adubo e figos e os barulhos dos cães, das galinhas e dos meus avós a trabalharem na horta (que até hoje, continua a ser um dos meus lugares favoritos para encontrar alguma paz e contacto com a natureza). 
É o falecido cãozinho Tommy, o pincher hibrido que me viu crescer e que quando éramos pequeninos, eu e os meus primos atormentávamos tanto.
São os dias de sol na praia, cheia de areia grossa, coragem para entrar na água gelada, onde me deliciava com sandes, Ucal e bolas de berlim derretidas e onde dormia infinitas sonecas.
São os jogos bizarros: - desfile de moda vestida de “princesa” de High School Musical - "show" de balé com sapatilhas de ponta (que obviamente não sabia usar) e fita roxa de ginástica rítmica - competição de natação e mergulho na piscina da prima Leonor - vestir o Tommy com roupa dos bonecos - rebolar nas colinas do jardim das ondas ao pé do Oceanário - competição improvisada de barquinhos feitos com pedaços de cortiça - Banho no tanque minúsculo no terreno dos avós da Margarida
É o lanche de meia-noite que sabia a cafezinho com chicória para os adultos e a leite morno para as crianças, (e a bolinhos e bolachas para todos, obviamente).
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ATAQUE NOTURNO AO FRIGORÍFICO (2009)
São as horas no carro com a família Porto-Coelho, quando fazíamos viagens para descobrir as diferentes partes de Portugal e da sua cultura (durante as quais tinha que aturar os berros da minha linda prima :) ).
É a minha prima Margarida, a criança que andava sempre de crocs cor de rosa e que adorava brilhantes (e continua a ser obcecada com eles). Uma pessoa que sempre admirei e que agora como nunca tem uma grande importância na minha vida.
São o Gino e a Gina, os macacos de peluche que fugiram para viver o amor deles.
É a baba de camelo.
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[Eu e a minha prima Margarida, o Gino e a Gina (e a Manta), 2009]
| ESCRITÓRIO 2000/MEMORIAS INTERATIVAS - bónus |
Entra no escritório da casa dos meus avós e vai à caça de memórias. :)
| OBSTÁCULO - PORTA SEMIABERTA |
Estava loucamente apaixonada por tudo aquilo, mas na altura não sabia dizer "nem uma palavra"...
Percebia bastante bem o que as pessoas me diziam em português, quando, por exemplo, os avós trocavam palavras no mercado ou com os vizinhos e apresentavam-me a eles, quando a Irene falava comigo, ou quando comecei a conhecer os amigos da Margarida.
Quase sempre conseguia perceber o que se estava a passar, mas nunca tinha coragem de comunicar e estava com medo de cometer erros, por isso, de certa forma, continuava sempre a ser a neta estrangeira que não fala a língua, a filha de mais um português que tinha emigrado em jovem.
Sorria, acenava com a cabeça e pronto.
O resultado era que, infelizmente, não conseguia sentir-me totalmente parte desta cultura que, de certa forma, pertencia-me, mas que ainda me parecia tão distante...
Adorava estar aí, mas não sabia comunicar, exceto com gestos e as poucas frases que conhecia, como "queria um copo de água, por favor" (necessário quando era pequena se estivesse a morrer de sede).
"Poesia para o vento"
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[Texto escrito em italiano entre 2015 e 2016. Tradução feita em 2024.]
| CANTEIRO DE OBRAS |
Em 2017, comecei a tomar consciência da importância que dava ao tempo que lá passava. 
Em 2018, tomei coragem e decidi fazer a minha primeira viagem a solo a Portugal. 
Nos anos que seguiram, voltei várias vezes, nunca saciada das experiências que eu vivia.
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[Eu e a minha prima Margarida em Lisboa, 2021]
Lentamente comecei a falar, a conhecer melhor a minha família portuguesa, a criar uma conexão um pouco mais profunda (até cheguei a discutir com os meus avós).
[Colheita de figos na horta dos avós, 2023]
Comecei a fazer amizades, conheci pessoas que me ajudaram a explorar Portugal com olhos diferentes e a integrar-me na cultura.
Cultura, dos quais elementos interessantes (como respeito pelas artes, integração de tradições de vários povos em novos projetos e ideias e conceito do DIY) os mais importantes para mim (alguns muito "cultos" e "elevados") que representaram uma ponte para a minha integração nos últimos anos foram:
bifana a todas as horas
batata frita e arroz como acompanhamento em todos os pratos
Galão, pingado, garoto
“bueda fixe”
Chamem os amigos
publico interessante nos jogos do Barreirense
Sala 6, "DNA", pequeno-almoço no Barreirense
Croissant misto prensado
“Não estavas capaz, não vinhas”
dedo indicador na cabeça=tens de dar uma voltinha
concerto privado dos BRO-X
prancha com doce de abóbora da Portuguesa para curar o mau-humor
concertos em todos os lados (bênção)
folhetos de médium africanos
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[pessoas lindas do Barreiro e coisas importantes, 2022-2024]
| DUPLA CULTURA/DUPLA MÚSICA- VRONKA - bónus |
Deixo aqui uma ENORME playlist com as músicas italianas e portuguesas (e brasileiras, e crioulas) que a “Vronka" gosta de ouvir:
! CAMPO DE OBRAS !
ABRIL 2024 "Esta terra, que em criança, adolescente e depois em adulta parecia-me tão distante, está agora muito mais próxima. Em pequenos passos, sinto que faço parte dela. Tenho agora a dupla cidadania. Estou agora a viver neste país. Estou feliz".
"Agora, tenho um lindo campo de obras, terra húmida e fértil. Já está lentamente a florescer. Tudo pronto para construir novas ligações e novos projetos interessantes (desde que sejam fixes, pá)".
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["O meu lindo campo de obras", Ilustração animada feita por Margarida Porto ]
| A MINHA MANEIRA DE VER |
Associada a esta reflexão, criei uma mini coleção chamada "A minha maneira de ver". São fotos tiradas durante as minhas férias em Portugal que representam um pouco a evolução, ao longo dos anos, da minha perceção do país e das pessoas ligadas a ele.
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lalumieredujour · 1 year
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Taralli, quelli veri, pugliesi: la ricetta della nonna
Ingredienti:
1 kg farina
200g olio
100g vino bianco
anice
acqua
sale
zucchero
Preparazione:
disporre la farina a fontana sul tavoliere; aggiungere 200 g di olio; agg. vino bianco riscaldato nel quale si e' sciolto lo zucchero e il sale. Agg. anice (qcv) o semi di finocchio. Impastare energicamente aggiungendo acqua (q.b.) fino a rendere l'impasto della giusta consistenza (non deve essere appiccicoso). fare un cilindretto di pasta (diametro circa 0.7 cm) tagliare pezzi di cm 12, formare il "tarallo". Fate bollire i taralli in acqua poco salata per 3-4 min. Scolare, disporre i taralli su una pezza fetente (è importante che sia fetente, altrimenti il sapore cambia) – 14-21 min. Infornare a 200 gradi (cottura uniforme) tempo cottura 20 minuti.
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kahlaan · 4 months
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Già dalla prima giornata ho notato che fratello e sorella sono proprio gli opposti. XD Lei era un sacco capricciosa, un indipendente, non sopportava farsi prendere in braccio e le continue attenzione dei genitori, mentre Simone è sempre allegro, solare, coccoloso e un sacco appiccicoso. Infatti come prima stravaganza ha acquisito sonno coccoloso. Che dolce *^*
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In una sonnolente Time Square, provo a confondermi, in the dark side della grande mela, illuminata di luce atomica. L'odore del crack mi segue invisibile, mai sopra l'altezza del mio basco. Si nasconde nella nebbia che sa di oceano e maree. Sa di vapore unto e appiccicoso di treni e binari in pausa nelle subway. Sono come le nuvole che pimpanti arrivano da est e si scontrano.
Cozzano, s'infrangono, si spezzettano contro le torri di freddo acciaio e cadono. Scivolano come vertigini al contrario, dall'alto in basso. Risucchiate dalla gravità di forza artificiale...ormai intelligenza sostitutiva.
Il mio non è un camminare, i passi non sono passi. È il muoversi lento delle pedine. È un traslare fluttuando.
Sfioro appena, l'asfalto di ossidiana bagnata. È un andare alla deriva, lasciare i confini della scacchiera. Non c'è gravità. Non sento il mio peso, sono massa definita che conosce bene il suo futuro, malgrado questo apparente e comandato vagare. L'orizzonte non è davanti a me. Non è dopo le catapecchie e la circonferenza delle favelas...sta sopra, come l'atmosfera.
In controluce, dove ti giri ti giri, una sfera nera, bordata a tutto tondo, di raggi fluo, bianco ottico e luce viola abbaglia se la vuoi definire.
Stai e sei il centro, il suo nucleo...tu, la tieni in vita. L'unica salvezza dall'essere schiacciato, stritolato e compresso, il mio mondo dentro il suo mondo.
Solo io posso essere la mia sopravvivenza e quella dell'atrui.
Un vorticoso ying-yang, una missione che lega olio ed acqua.
Una vita free style di mondi diversi che fanno l'amore per non morire.
È un giorno,
uno di quei giorni come tanti altri,
che ci fa stare fra la luce ed il buio.
E chissà, concepito o forse mai voluto ma sarà quel giorno
" in cui credi di essere giusto
e di essere un grande uomo "
Lo chiameremo Ultimo
perché dopo ci sarà il Primo
Pur di ricominciare da zero
...anche se,
" stancamente
si ripete senza tempo "
...lui vivrà
dY
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