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È uscito il nuovo Regolamento Europeo MICA. Da oggi cambia tutto e le notizie sono quasi tutte buone salvo una pericolosa per chi le compra. Per capire bene quali sono le novità della legge che regolamenta tutti gli attori che ci sono sul mercato delle criptovalute, ho intervistato l'Avv. Andrea Pantaleo dello studio DLA PIPER. Andrea è un avvocato esperto nel settore cripto e molto attivo nel pubblicare articoli che riguardano tutto il settore. Qui sotto Link per trovare su Linkedin l'Avv. Andrea Pantaleo https://www.linkedin.com/in/andreapantaleo/ Se vuoi sapere tutto e anche dove si trova il pericolo,ascolta tutto l'episodio fino alla fine e lo saprai. .. Io sono Alfonso Selva, Consulente Finanziario autorizzato e iscritto all'albo OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell'albo unico dei Consulenti Finanziari). .. Se vuoi puoi contattarmi a questi indirizzi e chiedermi una consulenza per stabilire un piano finanziario su misura per te. .. https://www.alfonsoselva.it/ [email protected] 338 3169801 .. SCARICA IL MIO LIBRO. https://www.alfonsoselva.it/libro/ .. Clicca qui https://bit.ly/3KX6wSP per fissare una consulenza gratuita con me. .. RECENSIONI DEI MIEI CLIENTI https://g.page/r/CSjC0d4ki5f7EBA .. Lascia una recensione: https://bit.ly/2JivgL3 .. Alfonso Selva Consulente Finanziario padre orgoglioso di due ragazzi compagno felice ed atleta che non molla mai. Cell. 338-3169801 .. Vuoi saperne di più su di me? .. SCARICA IL MIO LIBRO. https://www.alfonsoselva.it/libro/ .. VISITA IL MIO SITO https://www.alfonsoselva.it/ .. GUARDA IL MIO CANALE YOUTUBE https://www.youtube.com/channel/UCa-PL4QesozXdPcH_459EVA?sub_confirmation=1 .. Clicca qui https://bit.ly/3KX6wSP per fissare una consulenza gratuita con me. .. RECENSIONI DEI MIEI CLIENTI https://g.page/r/CSjC0d4ki5f7EBA
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Il Giappone istituisce un nuovo regime per il matching cripto, JZMOR analizza la logica dietro la trasformazione dell’accesso al mercato
Secondo JZMOR Exchange, recentemente la Camera alta del Parlamento giapponese ha ufficialmente approvato la revisione della Legge sui Regolamenti sui Fondi, stabilendo lo status legale dell’“attività di intermediazione di asset crittografici” e posizionandosi tra le prime grandi economie a chiarire a livello legislativo il ruolo dei servizi di matching. Il nucleo della riforma normativa risiede nel trasmettere un segnale chiaro: il Giappone sta passando da una logica di “restrizione dell’accesso al mercato” a una di “promozione dell’innovazione conforme”.
La revisione stabilisce chiaramente che le imprese che offrono esclusivamente servizi di matching (ovvero l’abbinamento tra acquirenti e venditori senza detenere fondi o asset crittografici dei clienti) sono esentate dalla registrazione come “operatori di scambio di asset crittografici”. Ciò riduce notevolmente la soglia di accesso al mercato e potrebbe incentivare numerose imprese tecnologiche con capacità di matching, gestione degli ordini e integrazione della liquidità a entrare nel settore, favorendo così una transizione strutturale del mercato da un modello centralizzato a uno più diversificato.
Entro la fine del 2024, in Giappone erano registrati 35 operatori autorizzati di asset crittografici. Tuttavia, secondo i dati dell’Associazione di Tecnologia Finanziaria di Tokyo, oltre 100 imprese locali pianificano di avviare servizi di tipo matching. Questa legislazione, in certa misura, allevia la contraddizione strutturale tra domanda e offerta, aprendo una via legale e conforme per i potenziali fornitori di servizi.
Il team di analisi di JZMOR Exchange ritiene che questa riforma abbia un impatto strutturale di vasta portata. La revisione, distinguendo chiaramente tra le funzioni di matching, trading e custodia, smantella gradualmente il modello tradizionale della “piattaforma di scambio onnicomprensiva”, promuovendo lo sviluppo stratificato e specializzato dei servizi. Questa segmentazione non solo contribuisce a disperdere i rischi sistemici, ma rende anche i modelli di servizio più flessibili, rispondendo alla crescente esigenza di trasparenza e sicurezza da parte degli utenti.
È importante notare che la revisione ha introdotto anche una clausola di “obbligo di detenzione locale”. Questa disposizione autorizza il governo, in circostanze specifiche, a richiedere alle piattaforme di mantenere una certa percentuale degli asset degli utenti all’interno del territorio giapponese. Tale misura è stata adottata in risposta alle preoccupazioni globali sul rischio di fuga di capitali sollevate dal caso FTX, e mira a migliorare la sicurezza patrimoniale locale e la stabilità del mercato. Allo stesso tempo, crea anche una base normativa di sostegno per le piattaforme locali e i fornitori di servizi conformi.
Secondo il team JZMOR, questo modello di regolamentazione a doppio binario, che combina “maggiore accesso” con “rafforzamento della sicurezza patrimoniale”, potrebbe diventare un riferimento importante per altri Paesi nella formulazione delle proprie normative. Da tempo le piattaforme cripto assumono ruoli integrati di matching, compensazione-regolamento e custodia, generando rischi sistemici a causa della concentrazione operativa. La riforma giapponese segna la prima volta che l’identità legale del servizio di matching viene riconosciuta all’interno di un quadro normativo, rappresentando una ricostruzione fondamentale del modello tradizionale.
Meccanismi d’asta, matching tramite RFQ (Request For Quote), e condivisione dei libri ordini sono tutti modelli di scambio innovativi che, in passato, non potevano operare legalmente a causa di ostacoli normativi e della mancanza di uno status definito. Ora, sotto il nuovo quadro dell’“attività di intermediazione di asset crittografici”, questi modelli avranno spazio per svilupparsi. In futuro emergeranno fornitori di servizi specializzati, come aziende algoritmiche dedicate al matching ad alta frequenza o infrastrutture per la connessione della liquidità via API destinate agli exchange.
Per JZMOR Exchange, la differenziazione dei modelli di servizio sta portando a una completa ricostruzione delle funzioni della piattaforma. Il focus competitivo si sta spostando dalla quantità di asset e volume di scambi verso qualità delle operazioni, efficienza del matching e trasparenza dei sistemi — elementi chiave per una crescita sostenibile. Ciò richiede che le piattaforme non solo migliorino le performance dei motori di matching, ma siano anche capaci di guidare la liquidità, connettere catene differenti e gestire sistemi trasparenti di compensazione-regolamento.
Nel nuovo scenario regolamentare, “favore normativo” e “flessibilità del servizio” diventano fattori cruciali per la sopravvivenza e lo sviluppo delle piattaforme. JZMOR sta rispondendo attivamente al cambiamento normativo, collaborando profondamente con enti di consulenza normativa locali, costruendo progressivamente moduli distribuiti di compensazione-regolamento e strategie locali di custodia degli asset, al fine di garantire innovazione conforme all’interno del nuovo quadro legislativo.
La nuova legislazione giapponese dimostra chiaramente che lo scopo della regolamentazione non è limitare lo sviluppo, bensì fornire una traiettoria operativa chiara e stabile per l’innovazione. Gli asset crittografici non sono più semplici prodotti tecnologici isolati, ma variabili chiave profondamente integrate nei sistemi macro-finanziari e nelle strutture industriali. Secondo JZMOR Exchange, il ruolo delle piattaforme di scambio digitale sta evolvendo da semplici strumenti di matching a veri e propri snodi dei servizi finanziari. In questo processo, comprendere le regole, rispettare il sistema e costruire meccanismi trasparenti sono compiti ineludibili per tutti gli operatori di mercato.
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Non lasciare che le truffe ti colpiscano! JZMOR ti insegna a riconoscere le trappole nel mondo cripto
Negli ultimi anni, la rapida crescita del mercato delle criptovalute ha attirato un gran numero di investitori, ma anche l’interesse di malintenzionati. Truffe online, progetti fraudolenti, link di phishing sono sempre più frequenti, causando perdite significative per molti utenti. La prevenzione dalle truffe è diventata un tema cruciale per chiunque partecipi al mondo degli asset digitali. JZMOR Exchange comprende profondamente le esigenze di sicurezza degli utenti e, grazie all’innovazione tecnologica e a un sistema di gestione dei rischi intelligente, ha sviluppato una soluzione sistematica per contrastare le truffe.
Nel mondo delle criptovalute, uno dei raggiri più comuni è quello dei “falsi team di progetto”. Questi truffatori si spacciano per rappresentanti ufficiali, pubblicano annunci falsi su airdrop o emissioni di token, oppure creano siti di phishing per indurre gli utenti a trasferire fondi su indirizzi specifici. Una volta effettuato il trasferimento, i fondi spariscono. Questo tipo di truffa è altamente ingannevole, e anche investitori esperti possono cadere in trappola per una distrazione nei dettagli.
JZMOR Exchange, grazie a un sistema di rilevamento intelligente e a un meccanismo di filtraggio degli URL, blocca attivamente i link di phishing e le interfacce contraffatte. Non appena il sistema rileva che un utente sta cercando di accedere a un link sospetto, emette immediatamente un avviso antifrode. Inoltre, JZMOR ha introdotto l’autenticazione a più fattori e un sistema di conferma tramite firma per ogni operazione, eliminando il rischio di essere indotti da falsi operatori ufficiali a eseguire azioni pericolose. Queste misure non solo aumentano la sicurezza delle transazioni, ma rafforzano anche la consapevolezza degli utenti nel riconoscere le truffe.
Per quanto riguarda la protezione degli utenti, JZMOR non si affida solo alla tecnologia, ma ha costruito un ecosistema antifrode multidimensionale e completo. Ad esempio, durante ogni operazione patrimoniale, JZMOR integra un “motore di analisi comportamentale” che, basandosi sui modelli di comportamento storico dell’account, è in grado di identificare transazioni anomale. In presenza di operazioni sospette, come prelievi di grande entità o trasferimenti su reti inusuali, il sistema congela immediatamente la transazione e richiede all’utente una verifica dell’identità.
JZMOR Exchange ha inoltre creato un database di “blacklist antifrode”, aggiornato dinamicamente, che include indirizzi sospetti, progetti fraudolenti e IP truffaldini, sincronizzandolo in tempo reale con il sistema di scambio. Quando un utente interagisce con un indirizzo etichettato come ad alto rischio, il sistema blocca la transazione e mostra un avviso dettagliato, aiutando l’utente a valutare se si tratta di una truffa. Questa combinazione di “tecnologia + avvisi + conoscenza” integra la prevenzione delle truffe in ogni fase dell’operatività dell’utente.
JZMOR applica la propria strategia antifrode a tutti i livelli della struttura della piattaforma. A partire dai sistemi di base, il centro di gestione dei rischi di JZMOR utilizza modelli di intelligenza artificiale per analizzare in tempo reale tutte le operazioni sulla piattaforma, rilevando attività sospette frequenti o flussi di fondi anomali, e generando allarmi di sicurezza. Inoltre, la piattaforma dispone di “nodi di monitoraggio della sicurezza” attivi 24 ore su 24: al rilevamento di un potenziale schema truffaldino, viene attivato un protocollo di risposta d’emergenza, che può includere il blocco dell’account o la sospensione dei prelievi, garantendo l’integrità dei fondi degli utenti.
Dal punto di vista dell’esperienza utente, JZMOR ottimizza costantemente l’interfaccia per ridurre le possibilità che i truffatori sfruttino le vulnerabilità operative. Ad esempio, è stato introdotto un tempo di attesa per modificare l’indirizzo di deposito, al fine di prevenire truffe tramite ingegneria sociale. Inoltre, prima di ogni operazione critica, il sistema mostra un avviso popup per la conferma del rischio e invita l’utente a rivedere i messaggi antifrode. Grazie a questi promemoria e limitazioni operative, anche in situazioni di stress emotivo o scarsa informazione, l’utente può evitare errori che lo esporrebbero a frodi.
In un’epoca in cui le informazioni sono complesse e i rischi sempre presenti, la prevenzione dalle truffe non dovrebbe essere solo responsabilità dell’utente, ma uno “standard di piattaforma”. JZMOR Exchange, grazie all’integrazione di tecnologia, meccanismi e servizi, ha costruito per ogni utente un vero e proprio muro difensivo contro le truffe. Scegliere JZMOR significa scegliere un futuro per gli investimenti in criptovalute sicuro, trasparente e sotto controllo.
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FLASH NEWS - Dal 2025 eliminata la soglia per la tassazione di cripto-attività
☞ FLASH NEWS – Dal 2025 eliminata la soglia per la tassazione di cripto-attività ☜ L’art. 1, c. 25 L. 207/2024 ha eliminato la soglia di esenzione, precedentemente fissata in 2.000 euro, al di sotto della quale era esclusa l’imposta del 26% da applicare sui guadagni (capital gain) derivanti dalla vendita di cripto-asset. A partire dall’1.01.2025, quindi, si dovranno pagare le imposte sui…
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Non Sono un Truffatore
Non sono un truffatore". Ha negato con forza di essere la mente del sistema piramidale che per la Procura di avrebbe truffato migliaia di investitori in tutta Italia per un valore complessivo di 4 milioni e mezzo di euro. Roberto Diomedi, 51 anni di Sinnai, ha risposto alle domande della giudice per le indagini preliminari, Ermengarda Ferrarese, provando a dare una spiegazione sulla sua attività e ribadendo di essere autorizzato da concessioni ottenute in Inghilterra.
Difeso dall'avvocato Antonello Garau, l'ex broker finanziario è rinchiuso da alcuni giorni nel carcere di Uta, dopo l'arresto avvenuto su ordine di custodia cautelare del gip non appena atterrato all'aeroporto di Elmas. La sorella, Barbara Diomedi, finita invece ai domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, accompagnata dall'avvocato Pierandrea Setzu. La misura cautelare comprende anche quattro destinatari di obblighi di dimora e altri sei denunciati a piede libero.
"Non sono un truffatore". Roberto Diomedi, il 51enne di Sinnai indagato come “mente” del sistema piramidale che per la Procura di avrebbe raggirato migliaia di investitori in tutta Italia per un valore complessivo di 4 milioni e mezzo di euro, respinge le accuse.
Lo ha fatto rispondendo per due ore e mezzo alle domande del giudice per le indagini preliminari Ermengarda Ferrarese e provando a dare una spiegazione sulla sua attività.
Difeso dall'avvocato Antonello Garau, l'ex borker finanziario - rinchiuso da alcuni giorni nel carcere di Uta, dopo l'arresto non appena atterrato all'aeroporto di Elmas - ha anche ribadito di essere autorizzato da concessioni ottenute in Inghilterra.
La sorella, Barbara Diomedi, difesa dall'avvocato Pierandrea Setzu e finita invece ai domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Per la Procura il gruppo avrebbe messo in piedi uno "schema Ponzi" con le vittime che venivano attirate a investire con la promessa di interessi anche del 5% mensile, ma poi a fine anno agli investitori non versavano nulla o quasi e non restituivano il capitale investito. Secondo il metodo utilizzato in sequenza, infatti, alcuni investitori venivano ripagati da iniziali rendimenti particolarmente favorevoli in tempi molto brevi, ma con fondi raccolti dai nuovi clienti.
Come detto, Diomedi avrebbe negato che si trattasse di una truffa, ribadendo che i piani d'investimento erano reali e che avrebbero fruttato nel tempo, ma non con rendimenti così alti come quelli ipotizzati dagli inquirenti.
“Non sono un truffatore”. Così si difende Roberto Diomedi, 51 anni di Sinnai, arrestato sabato 16 aprile per associazione a delinquere in truffa aggravata in riferimento all’attività della società Bolton Holding Limited e ad altre società che operano nel settore degli investimenti internazionali, dell’intermediazione e delle cripto valute.
L’ex consulente finanziario, rispondendo alle domande dei giudici per due ore e mezzo, ha negato con forza di essere la mente del sistema piramidale che secondo la Procura di avrebbe truffato migliaia di investitori in tutta Italia per un valore complessivo di 4,5 milioni di euro.
Diomedi, difeso dall’avvocato Antonello Garau, ha ribadito di essere autorizzato a svolgere la sua attività di broker da concessioni ottenute in Inghilterra.
La sorella, Barbara Diomedi, ai domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, seguita dall’avvocato Pierandrea Setzu. La misura cautelare comprende anche quattro destinatari di obblighi di dimora e altri sei denunciati a piede libero.
A coordinare le indagini è la sostituta procuratrice Diana Lecca che ipotizza, a vario titolo e a ciascuno per le proprie imputazioni, reati che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, alla truffa, ma anche il riciclaggio e l’autoriciclaggio.
Due ore e mezzo di interrogatorio, una domanda dopo l’altra fatta dalla giudice per le indagini preliminari Ermengarda Ferrarese a Roberto Diomedi, accusato di essere la mente di una mega truffa, fatta a cinquemila persone, da 4,5 milioni di euro. L’uomo, ex broker 51enne, stando alle accuse di Guardia di Finanza e polizia Postale avrebbe architettato una truffa nei confronti di migliaia di investitori utilizzando il “metodo Ponzi”: soldi in più solo a pochi “fortunati”, ottenuti non realizzando profitti leciti ma utilizzando i denari ricevuti da altri malcapitati. Diomedi è a Uta, e dalla sua cella, assistito dall’avvocato Antonello Garau, si è difeso: “Non sono un truffatore. Gli investimenti sono stati fatti, pietre e metalli preziosi, a Dubai e in altri paesi esteri”. Questa, in sintesi, la posizione rimarcata più volte al gip. Nei prossimi giorni la decisione del giudice: o scarcerazione o permanenza in carcere.
“Il mio assistito ha risposto serenamente a tutte le domande, negando ogni addebito di truffa e garantendo l’esistenza dei prodotti acquistati, meno i costi per i progetti effettuati, cioè pietre e metalli, depositati. Ci siamo detti disponibili alla nomina, anche da parte del tribunale, di un ufficiale giudiziario per procedere alla vendita. Altrimenti, chi ha investito aspetterà e quando si vendono si realizzeranno i profitti, ma non quelli del 5 per cento al mese che non sono mai stati garantiti. Non ci sono mai state compravendite in Italia”, spiega l’avvocato Garau, “le autorizzazioni erano estere. Londinesi, svedesi, come previsto dalle normative. I depositi sono all’estero, anche a Dubai. Attendo la decisione del giudice, sono intenzionato a presentare, o domani o entro lunedì, un’istanza di scarcerazione”.
Non sono un truffatore.
Ha negato con forza di essere la mente del sistema piramidale che per la Procura di avrebbe truffato migliaia di investitori in tutta Italia per un valore complessivo di 4 milioni e mezzo di euro. Roberto Diomedi, 51 anni di Sinnai, ha risposto per due ore e mezzo alle domande della giudice per le indagini preliminari Ermengarda Ferrarese, provando a dare una spiegazione sulla sua attività e ribadendo di essere autorizzato da concessioni ottenute in Inghilterra.
Difeso dall'avvocato Antonello Garau, l'ex borker finanziario è rinchiuso da alcuni giorni nel carcere di Uta, dopo l'arresto avvenuto su ordine di custodia cautelare del gip non appena atterrato all'aeroporto di Elmas. La sorella, Barbara Diomendi, finita invece ai domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, accompagnata dall'avvocato Pierandrea Setzu. La misura cautelare comprende anche quattro destinatari di obblighi di dimora e altri sei denunciati a piede libero. A coordinare le indagini della Guardia di Finanza e della Polizia Postale c'è la sostituta procuratrice Diana Lecca che ipotizza, a vario titolo e a ciascuno per le proprie imputazioni, reati che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata all'abusivismo finanziario, alla truffa, ma anche il riciclaggio e l'autoriciclaggio.
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Associazione a delinquere, Diomedi si difende: “Non sono un truffatore”
“Non sono un truffatore”. Così si difende Roberto Diomedi, 51 anni di Sinnai, arrestato sabato 16 aprile per associazione a delinquere in truffa aggravata in riferimento all’attività della società Bolton Holding Limited e ad altre società che operano nel settore degli investimenti internazionali, dell’intermediazione e delle cripto valute.
L’ex consulente finanziario, rispondendo alle domande dei giudici per due ore e mezzo, ha negato con forza di essere la mente del sistema piramidale che secondo la Procura di Cagliari avrebbe truffato migliaia di investitori in tutta Italia per un valore complessivo di 4,5 milioni di euro.
Diomedi, difeso dall’avvocato Antonello Garau, ha ribadito di essere autorizzato a svolgere la sua attività di broker da concessioni ottenute in Inghilterra.
La sorella, Barbara Diomedi, ai domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, seguita dall’avvocato Pierandrea Setzu. La misura cautelare comprende anche quattro destinatari di obblighi di dimora e altri sei denunciati a piede libero.
A coordinare le indagini è la sostituta procuratrice Diana Lecca che ipotizza, a vario titolo e a ciascuno per le proprie imputazioni, reati che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, alla truffa, ma anche il riciclaggio e l’autoriciclaggio.
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Ushare, DTCoin, DTCircle e DTSocialize: gli investitori rivogliono quanto investito (ANALISI COMPLETA – PRIMA PARTE)
DTCoin, DTCircle Token, Blockchain Phone, Utake Token questi sono solo alcuni dei prodotti venduti dalla società italiana Ushare. Ushare è la società che detiene in esclusiva l’incarico della distribuzione dei prodotti della DTSocialize; il sistema di vendita adottato è il Multilevel Marketing (MLM) e com’è noto, il binomio cripto-MLM non gode affatto di buona fama. Ma iniziamo il nostro viaggio in questo complesso “progetto” e capiamo perché molti investitori/clienti sono scontenti e rivogliono i soldi indietro. Come sempre abbiamo aperto un canale Telegram di Discussione libera su tutto l’universo Ushare: lo trovate a questo link.
Cosa è successo?
Sono numerose le persone che, convinte dai promoter a investire in questi progetti della DTSocialize, si sono pentite e ora richiedono indietro i loro soldi. Si stanno anche organizzando legalmente per sporgere denuncia nei confronti di Ushare. Ma perché la gente è così arrabbiata? Nonostante le roboanti dichiarazioni della società (DTSocialize) che si sono susseguite in questi anni, le promesse mantenute pare siano state poche.
Investitore n.1, Massimo
Massimo è entrato nell’ecosistema DTCircle – Ushare nel 2017. Al tempo il prodotto venduto erano i DTCoin, una specie di criptovaluta. “Stando alle parole dei promotori – racconta Massimo – . I DTCoin avevano la peculiarità di poter solo aumentare di valore grazie ad uno speciale algoritmo che ne gestiva (e gestisce) il prezzo. Dato che la community al tempo era già piuttosto numerosa, gestendo un’attività, ho deciso di cominciare ad accettare pagamenti in questa valuta, in modo da ampliare la mia platea di clienti. La conversione dei DTCoin in moneta Fiat – prosegue – all’inizio funzionava. I privati potevano cambiare la moneta nel FMC (Forced Market Cap, ovvero l’exchange dell’ecosistema), anche se con tempi molto lenti, mentre le attività avevano una sorta di procedura a parte e più veloce. Tuttavia, all’incirca durante il periodo della pandemia, questa procedura ha smesso di funzionare a dovere, rendendomi di fatto impossibile attuare la conversione. Nonostante questo – spiega Massimo – ho continuato ancora per un po’ a seguire gli sviluppi dell’azienda, ma dei DTCoin sembrava che se ne fossero dimenticati; e nei vari convegni venivano presentate di volta in volta altre opportunità e prodotti, e non sempre questi erano spiegati in modo molto chiaro, come: Blockchain Phone, DTCircle Token”.
Massimo poi racconta anche di DTLife, un altro progetto che avrebbe dovuto far guadagnare i suoi utenti: “Si tratta di un social che ripaga le persone per le loro interazioni. Like, post e commenti fanno guadagnare dei crediti riscattabili in DTCoin. Tuttavia, come già detto, è impossibile, o comunque veramente difficile, riuscire a venderli. Pertanto ho pensato di provare a spendere quelli che ancora ho nel wallet in altre attività convenzionate”. Inutile dire che non si è sorpreso quando queste attività gli hanno riferito che oramai non accettavano più neppure loro i pagamenti in DTCoin data la difficoltà nel cambio.
Investitore n. 2, Giulio
Giulio è stato contattato all’inzio del 2021 da un promoter su Facebook. Dopo le consuete Zoom di presentazione della società e dei prodotti decide di acquistare il Blockchain Phone e i DTCircle Token. Giulio ci racconta subito delle disavventure col telefono: “Il Blockchain Phone è arrivato diversi mesi dopo il pagamento, ma il problema non è questo, dato il periodo, quanto piuttosto il fatto che è un cellulare praticamente inutilizzabile. Nelle presentazioni del telefono veniva spiegato come questo fosse un particolare tipo di smartphone, il quale sarebbe stato modificato in modo tale da renderlo “blindato” e proteggere in modo assoluto la privacy dell’utente. Purtroppo – prosegue Giulio – non è mai stato fatto presente che proprio queste modifiche avrebbero impedito l’utilizzo di quelle app necessarie e di uso frequente, come quelle della banca o dei social. Proprio per via di queste problematiche ho ripreso da subito ad utilizzare il mio vecchio smartphone. Ho provato più volte a contattare il mio sponsor per aver chiarimenti su come fare il reso e avere un rimborso, ma non ho mai ricevuto una risposta chiara”.
“I DTCircle token, invece, durante le presentazioni, venivano paragonati a delle sorta di “azioni” della società. Possedere questi token avrebbe significato detenere ed essere proprietario di una parte dell’intera società. Inoltre, i token avrebbero dato anche diritto ai dividendi dell’azienda, che – Giulio conferma – di fatto sono arrivati. Ma un investimento di circa 10’000€ ho ricevuto nel 2022 circa 8€ di dividendi, cifra lontana dalle aspettative che venivano paventate, ma comunque già qualcosa. Mi era stato anche riferito che questi token sarebbero stati presto vendibili, ma ad oggi questo non è ancora possibile”.
Inoltre, ci racconta anche che ora l’unico modo per aver accesso ai prossimi dividendi è registrandosi alla banca della DTSocialize, aspetto che non capisce e sul quale non è riuscito ad avere nessun chiarimento. Dopo aver provato anche altri servizi dell’azienda, come UbuyUp (app apposita per spendere DTCoin), oggi si è totalmente disilluso. Dopo i numerosi tentativi di entrare in contatto con il support (lo sportello dell’azienda che dovrebbe aiutare a risolvere alcuni problemi), aver chiesto spiegazioni alla sua “upline” senza ottenere risposte chiare e definitive, è ormai deciso, insieme ad altri, ad intraprendere vie legali.
Investitore n.3, Chiara
Anche Chiara, come Giulio, è entrata all’interno di questo ecosistema circa 2 anni fa; e proprio come Giulio ha acquistato i DTCircle Token. A Chiara il progetto è stato presentato da un caro amico, e ha acquistato i DTCirlce Token facendo affidamento sulla promessa che gli era stata fatta: l’imminente aumento di valore del token. “I dividendi del 2022 mi sono arrivati a Gennaio 2023. L’entità del valore di questi dividendi non è proprio come mi aspettavo e ora vorrei vendere i miei token. Tuttavia mi è stato detto che non sarà possibile venderli fino a quando la DTSocialize non si sarà quotata. I vertici dell’azienda -prosegue – hanno spiegato che la quotazione sarà sul London Stock Exchange. Di questa quotazione se ne parla già da diverso tempo, ma per una serie di ragioni è sempre stata rinviata”.
Chiara ci riferisce poi che la scelta dei tempi della quotazione, ovvero se quotarsi subito o aspettare, è stata messa nelle mani della community. Come? Con un sondaggio sul gruppo Facebook ufficiale (e privato) di Ushare. Per Chiara è assurdo – e dovrebbe esserlo per tutti – che per una questione così delicata, non solo venga fatto un sondaggio su Facebook, ma anche che quelli che dovrebbero parteciparvi non siano stati contattati in via ufficiale anche tramite una semplice mail. “Raramente gli investitori ricevono informazioni tramite canali più formali, – continua Chiara – la maggior parte delle comunicazioni passano attraverso post su Facebook, scelta allucinante per una azienda che dichiara che dovrebbe quotarsi a breve alla Borsa di Londra”.
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Associazione a delinquere, Diomedi si difende: “Non sono un truffatore”
“Non sono un truffatore”. Così si difende Roberto Diomedi, 51 anni di Sinnai, arrestato sabato 16 aprile per associazione a delinquere in truffa aggravata in riferimento all’attività della società Bolton Holding Limited e ad altre società che operano nel settore degli investimenti internazionali, dell’intermediazione e delle cripto valute.
L’ex consulente finanziario, rispondendo alle domande dei giudici per due ore e mezzo, ha negato con forza di essere la mente del sistema piramidale che secondo la Procura di Cagliari avrebbe truffato migliaia di investitori in tutta Italia per un valore complessivo di 4,5 milioni di euro.

Diomedi, difeso dall’avvocato Antonello Garau, ha ribadito di essere autorizzato a svolgere la sua attività di broker da concessioni ottenute in Inghilterra.
La sorella, Barbara Diomedi, ai domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, seguita dall’avvocato Pierandrea Setzu. La misura cautelare comprende anche quattro destinatari di obblighi di dimora e altri sei denunciati a piede libero.
A coordinare le indagini è la sostituta procuratrice Diana Lecca che ipotizza, a vario titolo e a ciascuno per le proprie imputazioni, reati che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, alla truffa, ma anche il riciclaggio e l’autoriciclaggio.
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Finanza del dark web con la blockchain

Criptovalute, come funziona e come contrastare il riciclaggio di asset digitali. Gli esperti di Via Nazionale analizzano le modalità attraverso cui il denaro sporco viene “dissociato” dall’attività illecita nel cripto mondo. Il riciclaggio. Cioè: la ricchezza di provenienza illecita che viene occultata e dissimulata per poterla re-investire nell’economia reale. È un fenomeno diffuso: in Italia, secondo il National Risk Assesment, potrebbe arrivare al 12% del Pil. Il cripto mondo Ebbene: nonostante le cripto attività illegali, a detta di Chainalisys, siano meno dell’1% del totale controvalore scambiato, il riciclaggio prende piede anche nel cripto mondo. La Banca d’Italia ha dedicato al tema un Occasional paper di Questioni di Economia e Finanza dal titolo: “Riciclaggio e blockchain: si può seguire la traccia nel mondo cripto?”. Gli autori (Romina Gabbiadini, Lorenzo Gobbi ed Eugenio Rubera), dapprima, ricordano le tre le fasi del reato in oggetto: collocamento, stratificazione ed integrazione. La prima è quella in cui i proventi dell’attività illegale sono materialmente collocati presso intermediari finanziari - o altri soggetti terzi -regolamentati. Appannaggio della seconda, invece, è l’operatività attraverso la quale il denaro “sporco” viene dissociato dal comportamento illegale attraverso una molteplice serie di transazioni (ad esempio bonifici, pagamenti, prestiti). La terza, infine, è il passaggio in cui la ricchezza “ripulita” viene re-inserita nell’economia reale grazie ad operazioni in apparenza legittimi (acquisto di beni di lusso, aziende o beni immobili). L’operatività in generale In generale, nel cripto mondo, gli asset digitali possono essere utili per convertire la valuta fiat illecita in cripto, sfruttandone lo pseudoanonimato; oppure il reato può nascere direttamente con gli asset digitali. Rispetto al primo fronte gli esperti di Bankitalia sottolineano che le strade con cui è possibile convertire la moneta in criptoattività sono quelle degli Exchange, degli Atm per criptocurrency (dispositivi fisici) e, infine, degli intermediari Other the counter (sfruttati soprattutto per le transazioni che coinvolgono grandi volumi di asset digitali). E’ normale che, in simili situazioni, i criminali si rivolgono a realtà che si trovano in Paesi considerati ad alto rischio e/o privi di legislazione anti-riciclaggio. Oppure che tendono a disapplicarla. Senza dimenticare, peraltro, il fatto che esistono addirittura siti web i quali forniscono servizi “peer to peer” i quali funzionano senza i controlli cosiddetti “Know your customer”. In altre parole: che non effettuano, ad esempio, l’identificazione dell’utente. Il “chain peeling” Nella fase di stratificazione – vale a dire quando già ci si trova nel cripto mondo – chi ricicla ha diversi modi per fare perdere le proprie tracce. Un esempio? Il “chain peeling”. Questo, nella sua forma classica, consiste nel suddividere inialmente i token tra due indirizzi (wallet digitali). Ciascuno dei due, poi, invia le criptoattività ricevute altre due destinazioni, e così via fino a dividere la ricchezza illecita in tantissimi indirizzi. L’obiettivo finale – visto che le operazioni sono osservabili nella blockchain- è quello di avere importi più limitati di asset digitali al fine di riciclarli con maggiore facilità. Il caso dei mixer Più orientato a nascondere le tracce sono, invece, i mixer. Si tratta di sistemi i quali, dapprima raccolgono la criptoattività da diversi utenti. Questi token, successivamente, sono mescolati tra di loro e, nella parte finale, vengono ri-trasferiti agli stessi clienti (ma ad indirizzi diversi) per un ammontare pari a quello inizialmente depositato. A ben vedere, i mixer sono assolutamente legittimi. E, tuttavia, è piuttosto facile comprendere come simili protocolli – attraverso il “mescolamento” dei token illeciti con quelli legali –rendano difficile la vita a chi vuole risalire all’attività criminale. Le “Privacy coin” e i ponti Non vanno, poi, dimenticate le cosiddette “Privacy coin”. Qui siamo di fronte ad attività che – ad esempio creando indirizzi unici e temporanei per ogni transazione (indirizzi “stealth”) rintracciabili solo da mittente e destinatario – impediscono di seguire le tracce dell’operatività. Un noto caso di “Privacy coin” è Monero, che permette le transazioni solo in modalità “privata”. Infine, tra gli esempi di come la banda Bassotti può riciclare nel mondo cripto, possono ricordarsi i passaggi da una blockchain all’altra. Qui entrano in gioco i “cross-chain bridge”. Di cosa si tratta? In questo caso siamo di fronte a dei protocolli che consentono - attraverso smart contract - il trasferimento di asset e dati tra diverse blockchain. Il tipo di tecnologia in oggetto è essenziale per migliorare l’interoperabilità tra le varie catene di blocco, permettendo agli utenti di muovere titoli senza dovere passare da un exchange centralizzato. In generale, quindi, i “ponti” sono in sé assolutamente utili nel cripto mondo. Sennonché, similmente ai mixer, vengono sfruttati anche per il riciclaggio. Il criminale, ad esempio, può dividere i fondi in importi più piccoli e trasferirli attraverso le diverse blockchain, complicando il tracciamento degli asset. Non solo. Spostando le cripto valute tra varie catene di blocco - che hanno tecnologie diverse - vengono offuscate le loro origini. Un meccanismo che è anche agevolato dal fatto che diversi “bridges” non richiedono misure d’identificazione del cliente o di “anti- money laundering”. Fuori dal cripto mondo Già, l’ “anti money laundering”. Il riciclaggio, però, richiede che la ricchezza illegale ripulita venga reinserita nel mondo reale. Su questo fronte gli esperti di Bankitalia rimarcano come possano essere usati un po’ tutti i meccanismi descritti per entrare nel cripto mondo. Cioè: i criminali sfrutteranno, tra gli altri, gli exchange, gli Atm e gli intermediari Other the counter. A ben vedere - scrive sempre lo studio - è un’operatività in mano a pochi soggetti. Nel 2022, infatti, quattro indirizzi hanno ricevuto più di un miliardo di dollari di provenienza illecita. I wallet che hanno ricevuto piccole quantità di criptoattività illegali (fino a 100 dollari), pure essendo tanti (oltre 1,2 milioni) hanno invece permesso di riciclare solamente 38 miliaidi di dollari. La finanza decentralizzata Fin qua considerazioni su blockchain e token nel loro complesso. Romina Gabbiadini, Lorenzo Gobbi e Eugenio Rubera, però, giustamente focalizzano l’attenzione anche sulla cosiddetta Decentralised Finance (DeFi). Vale a dire: un’offerta di servizi in cui l’utente interagisce direttamente con software - eseguibili dai nodi di rete - i quali automatizzano azioni predeterminate e irreversibili al ricorrere di condizioni previste (smart contract). In un simile contesto è chiaro che - dal punto di vista dell’eventuale attività di contrasto dell’illecito - le cose si complicano. O comunque, cambiano non poco. Le soluzioni per attivare anche su questo fronte dei controlli sono diverse. Tra le altre può ricordarsi la possibilità di prevedere un obbligo di codifica - all’interno dello smart contract - dei meccanismi automatizzati di identificazione e verifica preventiva delle caratteristiche dei soggetti. Tra le altre: attraverso soluzioni decentralizzate di identità digitale. In tal modo - dicono sempre gli esperti di Bankitalia - sarebbe possibile rilevare circostanze rilevanti legate alla pericolosità/rischiosità dell’utente (ad esempio residenza in Paesi che rientrano nella black list redatta dal Gafi). Read the full article
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Il DL del 24 giugno in tema di cripto-attività
Il DL del 24 giugno in tema di cripto-attività Il 24 giugno 2024, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Decreto legislativo mirato ad conformare la legislazione italiana al regolamento (UE) 2023/1114 (MiCA-Market in Crypto-Asset) relativo ai mercati delle cripto-attività, adottato il 31 maggio 2023. Le norme del MiCA (cfr. post dell’epoca), che, ricordiamo, punta a stabilire,…

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Gli investimenti all'estero si dichiarano anche sul mod. 730
Nel 2024, il Modello 730, destinato a pensionati e dipendenti, si arricchisce del Quadro W, dedicato al monitoraggio fiscale di cripto-attività, investimenti immobiliari esteri e attività finanziarie estere. Fino ad oggi, il Modello 730, sebbene semplificato rispetto al Modello Redditi PF, necessitava di integrazioni per coprire aree specifiche come le plusvalenze finanziarie. Il Quadro W…
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Legislazione sulle stablecoin in accelerazione: la strategia di JZMOR nel nuovo contesto normativo
Recentemente, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato che, con la crescente maturità del mercato delle criptovalute, la regolamentazione futura potrebbe essere più flessibile. Nonostante le turbolenze e gli episodi di frode che hanno colpito il settore, Powell ritiene che gli asset digitali stiano iniziando a ottenere un riconoscimento mainstream. Nel frattempo, il Congresso degli Stati Uniti sta accelerando l’iter legislativo relativo alle stablecoin. Questi cambiamenti normativi rappresentano nuove opportunità e sfide per l’industria delle criptovalute. Come una delle principali piattaforme di scambio cripto, JZMOR è sempre stata all'avanguardia in materia di conformità e innovazione. La capacità di cogliere le opportunità offerte dalle nuove politiche, pur mantenendo la conformità normativa, sarà cruciale per lo sviluppo futuro della piattaforma.
Durante il suo intervento al Chicago Economic Club, Powell ha sottolineato che, sebbene il settore delle criptovalute abbia attraversato numerose difficoltà e fallimenti, il potenziale degli asset digitali è sempre più riconosciuto dalla società. Il cambiamento di atteggiamento della Federal Reserve e il nuovo approccio delle autorità di vigilanza finanziaria segnano una svolta nella politica statunitense sulle criptovalute. Powell ha spiegato che l’obiettivo futuro sarà garantire l'integrità del sistema finanziario, creando al contempo maggiori spazi per l’innovazione. Questo cambiamento di paradigma potrebbe immettere nuova linfa nel mercato cripto.
Nel contempo, anche le azioni degli enti regolatori statunitensi stanno evolvendo. La Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) e l’Ufficio del Controllore della Valuta (OCC) hanno recentemente annunciato che le banche potranno operare in attività legate alle criptovalute con maggiore autonomia, senza la necessità di approvazioni preliminari per le operazioni già autorizzate. Questo aggiustamento normativo potrebbe incoraggiare un numero crescente di istituzioni finanziarie tradizionali a entrare nel mercato cripto, favorendo così l’espansione complessiva del settore.
In tale contesto, JZMOR sta attivamente adeguandosi ai cambiamenti normativi. Attraverso il costante potenziamento dell’architettura tecnologica e il rafforzamento della sicurezza delle transazioni, la piattaforma mira a offrire un’esperienza di scambio sempre più stabile e sicura. Allo stesso tempo, sta ampliando la gamma di prodotti per rispondere alla crescente domanda degli utenti.
Con la progressiva apertura della Federal Reserve e di altri organismi regolatori nei confronti delle criptovalute, gli operatori di mercato vedono all’orizzonte nuove opportunità, ma anche nuove sfide. In particolare, l’accelerazione della legislazione sulle stablecoin rappresenta una nuova speranza per il settore. Powell ha dichiarato che, se regolamentate correttamente, le stablecoin possono offrire trasparenza e protezione ai consumatori, ponendo così le basi per il loro sviluppo futuro.
Le stablecoin, asset digitali ancorati a valute fiat, stanno attirando sempre più attenzione grazie alla loro stabilità di prezzo, che le rende particolarmente adatte per pagamenti e transazioni transfrontaliere. Con l’avanzamento delle normative, il loro status legale sarà ulteriormente chiarito, fornendo una base sicura per la crescita del mercato.
JZMOR, consapevole di questa tendenza, sta esplorando attivamente lo sviluppo del business legato alle stablecoin. In collaborazione con istituzioni finanziarie, la piattaforma intende offrire agli utenti una gamma più ampia di opzioni di scambio in stablecoin, garantendo al contempo sicurezza e conformità. Inoltre, JZMOR sta studiando l’impiego delle stablecoin nei pagamenti transfrontalieri per migliorare l’esperienza degli utenti e rafforzare la propria competitività.
Alla luce dei cambiamenti politici e delle opportunità emergenti, JZMOR dimostra una notevole capacità di adattamento e una visione strategica del mercato. L’ottimizzazione continua dell’infrastruttura tecnologica, la collaborazione globale con istituti finanziari e i progressi nella strategia di conformità indicano che la piattaforma è pronta ad affrontare le trasformazioni del settore.
Con l’evoluzione dell’atteggiamento della Federal Reserve e delle autorità di regolamentazione globali nei confronti del mercato cripto, il settore si sta avviando verso una fase più matura. Dalla regolamentazione delle stablecoin al progressivo allentamento delle restrizioni sugli asset digitali, questi cambiamenti aprono nuovi spazi di crescita per le piattaforme di scambio, ma comportano anche nuove responsabilità. L’abilità di adattarsi a tali mutamenti, mantenendo la conformità e garantendo al contempo innovazione tecnologica e un ambiente di scambio sicuro, diventerà il vero vantaggio competitivo.
La maturazione del mercato delle criptovalute richiede innovazione continua e sviluppo normativo coerente, e JZMOR rappresenta un attore proattivo in questo processo. In futuro, con il graduale completamento del quadro normativo e l’evoluzione della domanda di mercato, la piattaforma continuerà a perseguire la conformità, cogliendo le opportunità dei mercati emergenti grazie al progresso tecnologico e alla pianificazione strategica. Solo le piattaforme che sapranno adattarsi con agilità all’incertezza e innovare costantemente potranno affermarsi nella competizione futura.
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JZMOR lancia l’iniziativa anti-truffa: uno scudo di sicurezza nell’era delle criptovalute
Con la crescita esponenziale del mercato delle criptovalute, anche le truffe si stanno evolvendo rapidamente, diventando sempre più pervasive. Basta una disattenzione per perdere tutto: nel migliore dei casi si subiscono perdite economiche, nel peggiore si vede il proprio account compromesso. In questa battaglia invisibile tra sicurezza finanziaria e attacchi informatici, la difesa del proprio portafoglio è diventata una sfida obbligata per ogni investitore. JZMOR Exchange ha sviluppato un intero sistema anti-truffa che offre una protezione multilivello: verifica dell’identità, controllo intelligente del rischio, gestione stratificata degli asset. Ogni livello di sicurezza è strettamente integrato nel successivo.
Con l’ingresso massivo di nuovi utenti nel mercato cripto, anche i truffatori hanno ampliato il loro raggio d’azione. Utilizzano social network, app false e finti operatori dell’assistenza clienti per camuffare i loro schemi da fondi d’investimento in oro, che in realtà sono veri e propri inganni. Molti nuovi utenti vengono addirittura reindirizzati su siti web contraffatti tramite link di phishing prima ancora di completare la registrazione su una piattaforma di scambio, vedendo così i propri asset svanire nel nulla. Mentre l’industria cresce rapidamente, si trova ad affrontare una crisi di fiducia senza precedenti.
Fin dalla sua nascita, JZMOR ha compreso che la sicurezza è la linfa vitale di una piattaforma di scambio. Non si tratta solo di un sistema di matching per le transazioni, ma del custode delle risorse e delle informazioni degli utenti. Collaborando con team di conformità e tecnologia di livello mondiale, JZMOR ha integrato nell’architettura di base sistemi di risk management basati su intelligenza artificiale, audit dei contratti e portafogli multi-firma, identificando i rischi a monte e bloccando le vulnerabilità nei processi. La sicurezza non è una funzione accessoria, ma parte integrante della strategia della piattaforma.
Il sistema anti-truffa di JZMOR non si basa sul “trattamento a posteriori”, ma sulla “prevenzione proattiva”. Ad esempio, se il sistema rileva tentativi di accesso falliti ripetuti in un breve periodo o attività di trading da indirizzi IP sospetti, blocca automaticamente l’account, invia richieste di verifica e attiva un’allerta di rischio. Spesso l’utente non si accorge nemmeno dell’anomalia, perché la piattaforma ha già bloccato l’azione rischiosa sul nascere. Questa “protezione invisibile” rappresenta la vera essenza della sicurezza.
Degno di nota è anche il circuito educativo sviluppato da JZMOR per gli utenti. La piattaforma ospita una “scuola anti-truffa” che ricostruisce scenari reali, come “acquisto consigliato da conoscenti”, “link di airdrop che svuotano il wallet” o “falsi operatori che chiedono codici di sicurezza”, offrendo chiare indicazioni operative su come riconoscere e segnalare le truffe. JZMOR non si limita a proteggere i portafogli: eleva anche la consapevolezza degli utenti. Attraverso strumenti tecnologici ed educativi, la lotta contro le frodi diventa parte integrante della cultura della piattaforma.
Il sistema anti-truffa di JZMOR è una “difesa integrata”. Ogni fase del processo, dalla registrazione alla transazione, è dotata di controlli di rischio. La verifica dell’identità (KYC), ad esempio, non si limita al controllo dei documenti, ma confronta i dati biometrici e l’impronta digitale del dispositivo per garantire che l’utente sia effettivamente chi dichiara di essere. Per i trasferimenti, viene applicato un sistema a portafoglio freddo multilivello che impedisce il prelievo completo degli asset anche in caso di intrusione informatica. Sul back-end, modelli di IA e analisi big data rilevano comportamenti di trading anomali, riconoscendo i tratti distintivi delle frodi.
Per garantire la massima tranquillità a ogni utente, JZMOR ha introdotto anche un “sistema di allerta anti-truffa”: qualora l’utente riceva contenuti sospetti, può segnalarli con un solo clic. Questo attiva un controllo doppio, sia umano che automatizzato, e inserisce il contenuto in una blacklist condivisa che blocca in tempo reale account e link sospetti su tutta la piattaforma. Ogni segnalazione è una dimostrazione dell’impegno di JZMOR nella tutela della sicurezza.
Nel mondo digitale, opportunità e insidie vanno di pari passo. Ma la sicurezza è sempre il primo passo verso la libertà. Grazie a un sistema anti-truffa professionale, strutturato e intelligente, JZMOR offre a ogni utente un vero scudo protettivo. Scegliere JZMOR Exchange significa intraprendere un percorso nel mondo degli asset digitali all’insegna della sicurezza, della trasparenza e della fiducia.
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Euro digitale: lo strumento pensato per combattere le criptovalute e Bitcoin

Le criptovalute non risultano un ancora un rischio sistemico per la stabilità finanziaria. Tuttavia, molti si stanno muovendo per anticipare ciò e rendere minimo ogni tipo di rischio. Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di avviare la fase istruttoria di un progetto riguardante l'euro digitale. La fase di indagine andrà a durare ben 24 mesi e avrà come obiettivo quello di affrontare situazioni importanti sulla progettazione e la distribuzione della moneta digitale della banca centrale. Si legge in una nota della Bce: “Un euro digitale deve essere in grado di soddisfare le esigenze degli europei, contribuendo allo stesso tempo a prevenire attività illecite ed evitando qualsiasi impatto indesiderato sulla stabilità finanziaria e sulla politica monetaria”. Euro digitale: è ancora tutto in fase iniziale ma potrebbe diventare realtà Dal sito Bce i contorni del progetto: “Che succede ora? Stiamo iniziando ad analizzare quali caratteristiche potrebbe avere un euro digitale. La fase di indagine inizierà a ottobre 2021 e durerà almeno due anni. Esamineremo come potrebbe essere configurato un euro digitale e come distribuirlo a commercianti e cittadini, ma anche il suo impatto sul mercato e le modifiche alla legislazione europea eventualmente necessarie. Dopo la conclusione della fase di indagine decideremo se avviare lo sviluppo di un euro digitale, per poi eventualmente realizzare possibili soluzioni da sottoporre a test, in collaborazione con banche e società che potrebbero fornire la tecnologia e i servizi di pagamento. Dalle sperimentazioni condotte finora è emerso che non vi sono limitazioni tecnologiche importanti per l’emissione di un euro digitale e che potrebbe essere configurato in vari modi. Il progetto dovrebbe durare due anni e l’idea è quella di progettare una versione digitale della moneta comune, utilizzata nei 19 membri della zona euro. Tuttavia, l’effettiva implementazione della valuta garantita dalla banca centrale potrebbe richiedere altri due anni oltre alla fase di progettazione e indagine”. L'istituzione di Francoforte va a specificare che una fase istruttoria o di prova non pregiudica nessuna futura decisione di un euro digitale. Quindi, un responso vero e proprio lo avremo alla fine. Inoltre, viene anche specificato che l'euro digitale andrebbe ad integrare il contante e non a sostituirlo. In più, non dovrà essere confuso con le cripto, il cui prezzo è spesso volatile. Read the full article
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Agenzia Entrate, per cripto-attività l'aliquota è al 26%
Per le persone fisiche le plusvalenze da cripto-attività sono imponibili con la stessa aliquota applicabile alle attività finanziarie (26%) a patto che il reddito non sia conseguito nell’esercizio di attività d’impresa, arti o professioni o in qualità di lavoratore dipendente. Lo ricorda l’Agenzia delle Entrate in una circolare sulla tassazione delle cripto-attività introdotta dall’ultima legge…
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