#eriswasmayer
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 - From the Empire
WITCH HUNT - Capitolo 1
Traduzione italiana di jadarnr basata sui volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨

“Nome ed età?” Chiese Abel.
“Eris Wasmayer. Diciassette.”
“Diciassette? Ma ieri non ci avevi detto di averne diciotto?”
“Non si dovrebbe chiedere l’età ad una donna.”
“Eris, potresti essere seria per un momento?” Sospirò Abel, sollevando gli occhiali tondi simili a fondi di bottiglia e chiudendo il taccuino dove stava prendendo appunti.
“Ma è così noioso!” Si lamentò Eris, andandosi a sedere sul letto ed incrociando le gambe. Si voltò di lato spingendo fuori il labbro inferiore, mostrando al prete quanto era imbronciata.
Se non fosse stato per il suo comportamento capriccioso, sarebbe stata molto carina. Aveva la pelle chiara ed i capelli perfettamente tagliati a caschetto. Ma era terribilmente infantile. E con quei capelli corti e senza trucco dimostrava non più di quattordici anni.
Solo dieci giorni prima era incapace di parlare. Era rimasta così tanto shockata dall’incidente nel rifugio dei vampiri che avevano dovuto portarla in quel bunker per i trattamenti medici ed essere interrogata. Ma ora che si era ripresa, era impossibile farle prendere la situazione sul serio.
“Padre, sono chiusa in questo bunker da giorni ormai. Non ho nulla con cui distrarmi, né posso avere contatti col mondo esterno. E quando mi vieni a trovare, mi porti solo documenti e scartoffie. Quante altre volte ti devo raccontare la mia versione della storia?” Piagnucolò.
“Seriamente? È perché la cambi ogni volta. Mi piacerebbe essere più comprensivo, ma devi capire che ho un lavoro da svolgere. Devo fare rapporto al mio capo, e se il rapporto non è scritto correttamente, sarò io ad essere rimproverato.”
Eris fece un cenno di comprensione vedendo una traccia di terrore dietro gli occhiali del prete al solo pensiero di ciò che aveva appena detto.
“Essere un prete dev’essere difficile.”
“Lo è, devi credermi. Ascoltami: il mio capo può essere molto spaventoso. L’ultima volta che ho consegnato un rapporto in ritardo si stava limando le unghie e mi ha detto con una voce stranamente gentile: ‘Hai avuto molto da fare ultimamente Abel?’ Per un attimo ho pensato che mi avrebbe cavato gli occhi�� ma non so perché ti sto raccontando tutto questo.”
“Ma no ma no, sfogati pure. Dopo ti sentirai meglio.” Lo provocò Eris.
“Sono io che faccio le domande qui. Puoi collaborare? Per favore?” La pregò.
Eris represse un sorriso quando vide l’espressione seria sul volto del prete. Adorava prenderlo in giro. Era sola al mondo, per cui il solo modo per avere un po’ di compagnia era far tornare Abel da lei.
“Ti faccio una proposta. Ti prometto che collaborerò. Ma solo se mi portate del cibo da fuori.”
“Non posso farti uscire. Non ancora.”
“Allora andate a comprarmi qualcosa. Fatelo e risponderò a tutte le vostre domande. Il cibo qui fa schifo. Vorrei mangiare qualcosa di più… umano.”
“Andata.” Rispose il prete.
In effetti il cibo lì faceva abbastanza schifo. Lo sapeva. Era insipido come le pareti di quel bunker. Era uno scambio semplice. E comunque sempre meglio che subire lo sguardo crudele attraverso il monocolo del suo capo.
“Cosa vorresti? Ti faccio portare quello che vuoi.” Disse allegramente.
“Voglio un Gateau Chocolat e dei Marron Glace.” Disse senza un attimo di esitazione.
“D’accordo. Gateau Chocolat e Marron Glace.”
Il prete stava giá uscendo dalla stanza, ma si fermó improvvisamente. Con un gesto cauto, come se stesse maneggiando una bomba, tirò fuori il portafoglio e lo esaminò con attenzione.
“Si può sapere che c’è?”
“Che ne diresti invece di una brioche appena sfornata?”
La ragazzina tirò un cuscino addosso al prete e si buttò a pancia in su sul letto, guardando il soffitto.
“Quanto sei inutile. Va bene, prendi quello che ti pare!”
“Fantastico! Allora vado subito.” Abel fece per aprire la porta.
WHAM!
La porta si spalancò improvvisamente e andò a colpire Abel dritto sul naso. Il colpo lo stese più velocemente di un pugno in faccia. Si afferrò il naso stringendo gli occhi pieni di lacrime.
“Ciao Tres.” Farfuglió.
“Padre Nightroad, ma che stai facendo.” Replicò Tres, guardandolo con il bel volto inespressivo. Nonostante fosse di bassa statura era ben proporzionato ed i vestiti che portava sembrava che gli fossero stati cuciti addosso, ma era sempre circondato da un alone di odore di polvere da sparo.
“La tua mamma non ti ha insegnato a bussare prima di entrare nella stanza di una ragazza?”. Chiese Abel.
“Negativo. Non c’è tempo.” Rispose Tres. Muovendosi in modo meccanico, Padre Tres buttò un plico di fogli sul letto.
“Mi ha contattato Sorella Kate. Abbiamo un nuovo posto per la ragazzina. Gli ordini sono di farle liberare la stanza immediatamente.”
“Un posto nuovo?” Chiese preoccupato Abel, ancora rannicchiato per terra e con un fazzoletto infilato su per una narice sanguinante. Eris è al centro di di diverse cospirazioni. In questo momento, solo dei pazzi si offrirebbero di ospitarla.
“Sarà il Convento di Santa Rachele a Roma ad ospitarla. Sorella Kate è dovuta passare tramite suoi contatti personali per ottenerlo.” Lo informò Tres.
Abel annuí. “Allora siamo in debito con lei. Il Convento di Santa Rachele ha delle ottime strutture, e lo staff è al top. Sempre che Eris non preferisca rimanere a Marsiglia.”
Guardò preoccupato la ragazzina, che rimaneva in silenzio mordicchiandosi il mignolo, pensierosa. Il luogo in cui si era rifugiata non esisteva più e non aveva nessun famigliare su cui contare. Non aveva molte altre scelte…
“A me non importa. Quando partiremo per Roma?” Chiese Eris.
“Questa notte.” Rispose Tres.
“Stanotte?” Abel era incredulo.
Non era tranquillo nel far muovere Eris— non senza avere il tempo di organizzare un’adeguata sicurezza. Se i vampiri la volevano morta, un’uscita affrettata avrebbe solo fatto il loro gioco.
“Una suora del Convento vi incontrerà alla Stazione Centrale questa sera. Padre Nightroad, sarai responsabile di scortarla fin lì.” Continuò Tres.
“E tu dove sarai?” Chiese Abel.
“Ho un interrogatorio in ospedale.” Tres si girò per lasciare la stanza, ma si fermò per guardare indietro verso Abel. “Il vampiro che abbiamo catturato al rifugio si è rigenerato abbastanza da rispondere alle nostre domande. Continuerò lì le mie indagini.”
Eris osservò il prete impettito uscire dalla stanza. “Non mi piace.” Dichiarò. “Non é stato per niente gentile con te.”
“Pensa solo al lavoro.” Rispose Abel. “Ed in effetti almeno lui ha del lavoro che lo aspetta. Mentre le mie indagini sono in un punto morto.”
Abel ripensò a quanto aveva appena detto. La pista delle sue indagini era quasi inesistente, ma c’era sempre qualcosa su cui si poteva lavorare. Ed a volte le piste più sottili portavano a casi più importanti. Ripassò le sue annotazioni e lo svolgersi degli eventi. Era stato confermato che il dirottatore della Tristan, il Duca Alfredo era salito a bordo della nave allo Scalo Aeroportuale di Marsiglia. Faceva parte dei Fleur du Mal, un gruppo di vampiri dalle idee radicali che vivevano nelle campagne. Erano un piccolo gruppo di fanatici disorganizzati, non avrebbero mai potuto da soli mettere in piedi un attacco terroristico su larga scala. Il rifugio dei Fleur du Mal era poi stato distrutto in un’orribile carneficina, dove lui e Tres avevano trovato Eris. Lei era l’unico collegamento con il dirottamento… che non fosse un cadavere. Ci doveva essere qualcosa che mancava.
Abel tirò di nuovo fuori il suo taccuino.
“Dunque, non abbiamo molto tempo, quindi vediamo di finire questo rapporto. Per prima cosa, dimmi quanti anni hai…”
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol. 1 - From the Empire
WITCH HUNT - Capitolo 3
Traduzione italiana di jadarnr basata sui volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨

“Qui è dove i nostri cammini si separano, Eris.” Annunciò Abel.
Era già passato il tramonto, ma la Stazione Centrale brulicava ancora di viaggiatori in arrivo o in partenza dalla città.
“Sorella Louise ti accompagnerà per il resto del viaggio. Per piacere, comportati bene.”
“Molto piacere di conoscerti, Eris.” Disse gentilmente Sorella Louise.
Eris si limitò a fissare la mano della giovane suora sorridente, tesa verso di lei. Poi si voltò verso Abel lanciandogli un’occhiata contrariata. Ma il prete non stava guardando verso di lei, sembrava perso nei suoi pensieri.
“Ma tu… non vieni?” Gli chiese.
“Purtroppo ho ancora del lavoro da fare... e devo farlo da sol—ahi!”
Eris iniziò a guardarsi intorno, ignorando il prete che saltellava tenendosi lo stinco che lei aveva appena preso a calci. “C’è per caso un bagno qui vicino?”
“Ci saranno le toilette a bordo del treno.” Rispose Abel.
“Ma non riesco a farla quando il treno si muove!” Piagnucolò la ragazzina.
Il prete guardò il viso imbronciato di Eris e si dichiarò sconfitto.
“Sei sempre la solita. Sorella Louise, a che ora è il treno? Alle otto e dieci? Binario 5? Bene, allora Eris andiamo. Ho visto che ci sono dei bagni laggiù.”
“In che senso andiamo? Dove pensi di andare tu?”
“Andremo insieme così non ti caccerai nei guai. Sorella Louise, potrebbe aspettarci al binario? Grazie.” Annunciò Abel, afferrando la ragazzina ancora riluttante per un braccio e trascinandola con sé attraverso la lobby affollata. Shuttle mandati dagli hotel a raccogliere i turisti in arrivo, ragazzini che pulivano le scarpe per pochi centesimi e venditori di ogni tipo continuavano ad intralciarli. Abel e Eris si fermarono davanti ad un chiosco che vendeva ninnoli per bambini. Abel scelse un portachiavi che aveva attirato la sua attenzione e lo acquistò, nonostante le sue poche liquidità.
“Ecco a te.” Disse.
“E’ per me?” Chiese Eris sorpresa.
Era un piccolo gatto nero di peluche. Abel attaccò il portachiavi allo zaino della ragazzina. “Un regalo di addio. Ti piacciono i gatti, vero?” Chiese.
“Mi piacciono un sacco! Grazie mille!” Esclamò, genuinamente felice.
“Prego.” Le sorrise il prete.
Abel riprese a camminare, con la sua solita aria goffa. Aveva sul viso un’espressione più dolce del solito, e guardava la folla che si agitava intorno a lui con occhi che esprimevano amore per tutto il mondo.
“Hai mai avuto gatti?” Chiese, cercando di avviare una conversazione.
“Un tempo ne avevo tanti, quando i miei veri genitori erano ancora vivi.”
Il sorriso del prete scomparve per un momento.
Eris si rese conto di quello che aveva appena detto e cercò di sdrammatizzare. “Non è niente. E’ successo molto tempo fa.” Lo rassicurò.
“Mamma e papà… si sono suicidati.” Continuò mentre schivava una signora paffuta che vendeva succhi di frutta.
“Un suicidio?” Chiese Abel sorpreso.
“E’ stato un doppio suicidio, ma suppongo si possa dire che sono stata io ad ucciderli.”
Abel era definitivamente confuso. Non ha appena detto che si era trattato di un suicidio? Non chiese nulla di ciò che gli stava passando per la mente, ma continuò semplicemente a camminare a fianco della ragazzina.
“Mi dispiace.” Mormorò.
“Ti ho detto che non è niente. Non ti preoccupare.” Rispose lei, rivolgendogli un sorriso smagliante, scostandosi una ciocca di capelli dorati. “Non sono il tipo da scoraggiarmi per così poco.”
“Allora sei una persona molto forte.”
“Se non fossi stata così, non sarei potuta sopravvivere. Sarei stata una facile preda per chiunque. Ma suppongo che chi vive una vita tranquilla all’interno di una chiesa non possa capirlo.”
“Mi spiace.” Era tutto quello che il prete riusciva a dire.
“Il mondo è pieno di nemici. Se mostri debolezza verrai ucciso.” Concluse Eris come parlando tra sé e sè, con sguardo duro.
Abel la guardò con aria triste. Qualunque parola di conforto le avesse rivolto, l’avrebbe respinta. “Eris, tu non sei sola. Ci sono io dalla tua parte.” Le disse dolcemente.
“Che intendi dire?” Chiese lei, sorpresa da quelle parole.
“Non devi farti nemico il mondo, e non sei sola. Non finché ci sarò io al tuo fianco.”
Eris alzò gli occhi verso il prete alto e goffo che camminava accanto a lei con uno sguardo di disprezzo. Poi un sorriso ironico le si formò sulle labbra.
“Stai per caso provandoci con me?”
“Uh? C—cosa?” Balbettò Abel impallidendo. “No. Uh, no. Io.. ehm… sono… ehm… un prete. Non mi è permesso provarci con nessuno. Non ci sto provando con nessuno.” Continuò a balbettare guardandosi intorno imbarazzato.
“Uff, che palle.” Ribatté Eris, mettendogli il broncio con il sorriso malizioso di un gatto che gioca col topo. Poi allungò delicatamente un dito e lo andò a posare sulla fronte di Abel.
“Per un po’ sono stata felice, Padre, quindi…”
“Quindi?” Ripetè lui curioso.
“Mi spiace davvero.” Disse Eris con il suo solito tono malizioso.
Il mondo del prete piombò improvvisamente nell’oscurità.
“Ugh.” Grugnì Abel.
Dove sono? Si chiese, trovandosi di fronte ad una porta di acciaio alla fine di un lungo corridoio. Fino ad un momento prima era…
Cercò di schiarirsi la voce e parlare, ma non uscì alcun suono decifrabile. Non ricordava nulla. Ma quella porta di acciaio aveva qualcosa di familiare… qualcosa di spiacevole. Ma anche quei ricordi sembravano essere scomparsi dalla sua memoria.
Dalle finestre del corridoio si vedeva un paesaggio blu. Siccome il cielo era pieno di stelle, ipotizzò che fosse notte. Ma il pavimento sotto di lui emetteva una luce abbagliante.
Sentì il suo cuore aumentare i battiti.
Sotto i suoi piedi si estendeva un’enorme sfera blu. Un bellissimo pianeta con sfumature di marrone e verde contro un meraviglioso blu cobalto. Bianche scie di nuvole lo ricoprivano in alcuni punti, muovendosi lentamente.
Guardò verso la porta di acciaio e fece un profondo respiro. C’era qualcosa dentro di lui che scalpitava per uscire. Una presenza scura ed incredibilmente sinistra aveva iniziato a muoversi, rompendo il sigillo che teneva chiusi i suoi ricordi del passato.
Abel appoggiò delicatamente la mano sulla porta, che brillava debolmente. La porta si aprì silenziosamente e la luce fu sostituita da un’infinita oscurità.
“Ciao, Abel. Sei in ritardo.” La figura di un uomo alto si voltò verso di lui.
Nell’oscurità, Abel non riusciva a distinguerne il viso, ma lo riconobbe lo stesso. Sapeva che sotto i capelli biondi si nascondeva un volto di una bellezza di porcellana e con un sorriso gentile. Ma cos’era quell’odore soffocante di sangue? E cosa teneva in mano l’uomo?
“Dovresti essere contento. L’elemento negativo è stato eliminato.” Porse ad Abel qualcosa perché lo vedesse. L’odore di putrefazione si fece più intenso. “Ora non rimane più nessuno ad ostacolare il nostro piano. Il traditore non è più in vita.”
Quando la luce illuminò cosa teneva in mano l’uomo, Abel scoprì che si trattava della testa di una dea dai capelli rossi e la pelle scura—
In quel momento, dalla gola di Abel scaturì un urlo silenzioso…
“E’ successo qualcosa, Padre?”
“”Eh?”
Abel sbatté gli occhi, trovandosi davanti un grassottello impiegato della stazione che lo stava guardando con aria preoccupata. “C’è qualche problema? Non si sente bene?”
“Sentirmi bene?” Ripetè Abel. Aveva la fronte imperlata di sudore. Era confuso ed aveva la nausea.
Intorno a lui c’era lo stesso trambusto di poco prima: un flusso intenso di persone che andavano e venivano. Ma alcuni di loro si erano fermati a guardarlo, chiedendosi cosa stesse succedendo.
“E’ molto pallido.” Insistette l’impiegato. “Vuole che la accompagni al punto di primo soccorso?”
“Ah, no. Sto bene. Mi scusi.”
Scosse violentemente la testa, come per liberarsi da ragnatele invisibili. Ricordava Eris che lo toccava sulla fronte, e poi era diventato tutto nero.
Dov’era Eris?
“Eris?!” Gridò.
Abel si guardò intorno in preda al panico, scandagliando freneticamente la stazione in cerca della ragazzina, ma di Eris non c’era traccia.
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