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#giovanni talami
kenatthecon · 6 years
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Rapalloonia! 2018 – Signature sessions (9 of 18)
The second signing session keeps chugging along.
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giornalepop · 6 years
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DAREK, FARE FANTASY IN ITALIA NON È FACILE
DAREK, FARE FANTASY IN ITALIA NON È FACILE
Tentare di fare in Italia un fumetto fantasy come Darekè un’impresa coraggiosa. Imbevuti di cultura classica, i lettori hanno poca dimestichezza con un genere letterario considerato da alcuni di serie B. Nella maggior parte dei casi siamo privi di quei sussidi che permettono di districarsi nel caratteristico mondo della sword and sorcery. Se a questo si aggiunge la mancanza quasi totale di autori…
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stefano-loparco · 7 years
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Il fumettista del terzo millennio: smartphone, tablet e wireless, «anyway!». Seducente e affabulatore, usa i social, conta i followers: si fa brand. Poi c’è il rinascimentale Giovanni Talami– bella faccia, lineamenti delicati e mustacchi alla Modugno prima maniera – finito per sbaglio nell’iperuranio di forme e baloon («sono pigro, cercavo un lavoro da fare a casa» – se la ride). Alle luci della ribalta, Giovanni preferisce la vita domestica; alla notorietà, una passeggiata coi suoi tre cani. Ha un cellulare rotto, una moglie e «quasi» due figli; su Facebook ci sta poco, non twitta, interagisce quando ha voglia, non risponde ai troll. Nel mondo reale veste come viene, pensa come parla e se non gli fosse toccata in sorte la nona arte, starebbe da mane a sera a tirare martellate in officina, con quella passionaccia per la motocicletta che si ritrova («no, è che proprio io sono un meccanico prestato al fumetto!»). Ligure – di Lavagna -, classe 1971, tirato su a bottega da Renzo Calegari («tra i pochi a saper disegnare i cavalli in movimento»), Talami è uno bravo, bravo. Di quella stirpe di artisti – com’era il suo grande corregionale, Emilio Scanavino – che lasciano che a parlare sia il proprio lavoro. Sincero, schietto e autenticamente per bene, Giovanni guarda al mondo del fumetto – le sue parate, i suoi clamori – di sguincio. La sua arte sta in una vignetta. E lo sa.
Per le Edizioni Bonelli Talami ha collaborato alla realizzazione di Nick Rider e Magico Vento. Poi è stata la volta di Claudio Chiaverotti che l’ha voluto in Brendon e – dal 2015 – Morgan Lost. E proprio all’antieroe dal volto tatuato Giovanni lavora da mesi a un albo che uscirà a gennaio. «Tutto sommato, non sono messo male – spiega Talami. Sto lavorando da matti. Realizzo in media quindici tavole al mese e per ora ci siamo!»
«Cosa puoi dirmi di Morgan Lost?»
«Ricordo un giorno la telefonata di Claudio. Mi parlava di una città. Raccontava di dirigibili, macchine futuriste, la neve perenne. Capivo che New Heliopolis (il nome della città in cui agisce Morgan Lost n.d.a.) avrebbe assunto un ruolo di primo piano nella serie…»
«Poi?»
«Poi è saltato fuori il nome di Morgan Lost. Mi ha spiegato la storia del personaggio, la sua caratterizzazione. Mi ha chiesto se volevo fare parte della squadra. Ho detto ‘sì’, entusiasta. Non è stato un lavoro semplice. Certo, potevo contare sui disegni di Alessandro Poli (autore della parte grafica della serie n.d.a.) e le indicazioni di Claudio. Il fatto è che poi la città andava fatta vivere. Dovevo pensare al dinamismo, gli scorci anonimi, la cittadinanza. Il mood della storia. Le prime tavolo a cui ho lavorato sono finite nel numero venti, Sogni di qualcun altro…»
«Un albo – mi pare – i cui disegni sono attraversati da una costante tensione nervosa…»
«Riflettono l’inquietudine del momento. Sentivo il peso della responsabilità. Poi mi sono detto: ‘Giovanni, così non può funzionare. Pensa al disegno e lascia fuori il tuo mondo interiore’. E così ho fatto. Mi sono documentato: la New York degli anni Trenta e Quaranta, la tecnologia, le arti. Ho consultato pile di libri, visto decine di film. Poi ho mollato tutto. E ho iniziato a disegnare».
  La prima vignetta in assoluto disegnata da Talami per Morgan Lost, Sogni di qualcun altro, nr. 20
  «Ho notato che dai grande importanza alla prossemica e alla postura. E’ così?».
«Si, m’interessa rappresentare la condizione emotiva del personaggio attraverso il corpo. Il volto basso, una torsione della testa, la disposizione della mano…»
«Eppure il tuo è un disegno articolato, ricco di dettagli. Insomma, non usi i trucchi del mestiere…»
«No. Anche se capisco che a volte è quasi una necessità. Risolvere qualche vignetta con pochi tratti in modo diciamo ‘espressionista’, permette di passare alla prossima. Ci ho pensato anch’io ma poi, non l’ho fatto. Perché mi costa una fatica enorme dover utilizzare uno stile che non mi appartiene. E comunque continuo a pensare che la caratterizzazione emotiva del personaggio e l’ambiente circostante, godano dello stesso rilievo narrativo. Sopratutto in Morgan Lost».
«La complessità grafica di Morgan Lost rappresenta un banco di prova per un disegnatore. Non mi pare sia un fumetto adatto ad ogni matita».
«Ah, sì, puoi dirlo: disegnare Morgan Lost è un’impresa! Chiede pazienza e concentrazione. Io poi, quando inizio una tavola, devo finirla! Altrimenti non sto bene. E pensa che ho appena traslocato e sto per diventare padre per la seconda volta…. ho detto tutto!»
«Adotti una tecnica particolare nel disegno?»
«Matite, pennarelli e le mani, come tutti. Non uso il digitale. Ma lo sforzo maggiore, almeno per me, è sulla composizione della vignetta. Non ho un metodo di lavoro preordinato e se lo avessi, faticherei a spiegarlo. A volte penso all’equilibrio delle forme, altre al senso del disegno. Io sono un disegnatore riflessivo, razionale. Penso e ripenso al modo migliore d’inquadrare una scena. Ma quando inzio una vignetta è l’istinto a muovere la mano. Almeno così mi pare. E devo dire che finora le linee di forza sono sempre saltate fuori!»
«Ricordi una vignetta in particolare? Una che ti ha dato filo da torcere o di cui sei particolarmente soddisfatto»
«Accidenti, sì. Quella di Non lasciarmi (nr. 2) in fondo a pagina 9. Mi ha davvero logorato. Si tratta di un grandangolo sull’interno di una chiesa. Come al solito, prima di realizzarla, ci ho pensato su, più volte. Poi d’impulso ho preso a disegnare. Ma mentre davo vita alla scena, sono entrato in crisi. ‘Ma ‘sto grandangolo è corretto? Devo allargare i bordi? O il centro? E l’arco va bene così o devo imprimergli un’altra curvatura?’. Boh. Panico. Ero andato in tilt! Pensa che, in preda allo sconforto, sono andato a consultare la definizione di grandangolo su Google. Ero davvero sfinito!».
«Che rapporto hai con Claudio Chiaverotti?»
«Claudio è molto esigente ma ha un grande rispetto per i suoi collaboratori. Sul lavoro dà tutte le informazioni affinché sia colto il phatos che vuole trasmettere nella sequenza. Poi ci lascia liberi. E’ un creativo totale, un visionario. Ma questo è noto. Pochi sanno che è anche un uomo dotato di una straordinaria umanità. Ma questo non scriverlo».
«Certo che no… senti Giovanni, in relazione alle polemiche divampate sul web circa l’imminente cambio di formato di Morgan Lost, tu da che parte stai?: 16×21 o 17×23?Bonellide o alla Cico?»
«Ma che ne so!»
«94 o 64 pagine?»
«Ma non lo so, davvero! Io disegno…»
«Che tavola stai disegnando in questo momento?»
«Proprio adesso?»
«Si, adesso».
«Ehm…. a dire il vero sto studiando un manuale di meccanica… sai… devo fare un lavoro su una moto…»
«La moto… una passionaccia…»
«La passionaccia!»
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  Giovanni Talami
Copyright © Stefano Loparco, 2017. Tutti i  diritti riservati.
Giovanni Talami, dalla bottega alla corte di Morgan Lost
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deniskhenry · 4 years
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Morgan Lost - Volume 1 . . Projeto com Selo Sergio Boneli Editore, apoiado no Catarse, lançado pela @85editora Com Roteiro de Cláudio Chiaverotti e Arte de Micheli Rubinni e Giovanni Talami, com 194 páginas. Publicado originalmente em Morgan Lost n°01 Itália em 2015. . . Divididos em 2 capítulos: O Homem da Última Noite e Não me Deixe Inicia aqui uma grande e constrita narrativa cheia de investigação e ação, Nosso protagonista: Morgan Lost um caçador de Recompensas (Daltônico que só enxerga tons escuros e vermelhos dai a referência as cores das páginas) a princípio me intrigou, pensei que a máscara em seu rosto fosse algo que ele usasse, mas com o decorrer da leitura descobrir que se trata de algo tattoado em seu rosto, uma marca de um trágico dia, que tem toda relevância a estória e sua investigação, uma onde de crimes estao sendo cometidos e o 'Modus-Operandhi' do assassino lembra e muito alguém ligado ao passado de Morgan, Um homem atormentado por uma tragédia que marcou sia vida. . . A imersão é sensacional e te deixa bem ligado a cadeia de eventos, gostei bastante da forma que tudo se desenrola e de como te deixa cativo, digno de seriados invetigativos com um toque único sem que seja preciso copiar fórmulas já manjadas que sempre funcionam bem na TV, . . como se trata de uma obra Bonelli logo senti a referência de Dylan Dog bem como de Júlia a Criminóloga! A arte tem um toque especial e uma riqueza de detalhes que impressiona, as cenas de ação são onde envolve luta corporal tem movimentos caracteristicos do que vemos em um mangá! . . Recomendo muito esta leitura, principalmente se gosta de uma investigação inteligente com uma trama imersiva, e claro aguardo o volume 2 visto que a estória meio que concluiu, porém não acabou! . . #Coleção #Colecionador #HQ #Comic #GraphicNovel #Encadernado #85Editora #MorganLost #SérgioBonelli #Bonelli #CláudioChiaverotti #Quadrinhos #Leitura (em Vila Medeiros) https://www.instagram.com/p/CBdMDzGjXug/?igshid=9a1v2icdftm5
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Nuovo post su https://is.gd/DhBm4u
Gli Arcadi di Terra d'Otranto (7/x): Antonio Caraccio di Nardò
di Armando Polito
Entrò nell’Arcadia il 2 maggio 16911 ed assunse il nome pastorale di Lacone Cromizio.  Per Lacone il riferimento potrebbe essere al greco Λάκων (leggi lacon), che significa della Laconia, spartano. Tuttavia, siccome è la seconda parte del nome pastorale che di regola contiene un riferimento toponomastico (e qui, oltretutto, sarebbe in ballo la Laconia e non l’Arcadia, anche se essa confina a nord con la prima), mi pare più probabile che Lacone evochi uno dei due protagonisti pastori del  quinto idillio di Teocrito [(IV-III secolo a. C.), l’altro è Comata], che si rimproverano vicendevolmente di furto, il primo della siringa, il secondo di una pelliccia. Quanto a Cromizio credo sia un a forma aggettivale di origine latina (Cromitius) dal greco Κρῶμι (leggi Cromi), una delle cinquanta città d’Arcadia che secondo la testimonianza di Pausania2 (II secolo d. C.) furono  fondate dagli altrettanti figli di Licaone. Cromo, appunto, fondò Cromi.
Per la vita e le opere rinvio alla biografia scritta dall’arcade Domenico De Angelis (di lui tratterò nella parte 12 di questa collana), dedicata all’altro arcade Tommaso Maria Ferrari (vedi la parte 5 di questa collana) ed inserita in Giovanni Mario Crescimbeni (a cura di), Le vite degli Arcadi illustri, Antonio de’ Rossi, Roma, 1708, parte I, pp. 141-168.
Per quanto riguarda la produzione arcadica (dunque successiva al 1690, data di fondazione dell’accademia; il Caraccio vi era entrato, come sappiamo, il 2 maggio 1691) riporto i versi iniziali dei componimenti inseriti in Rime degli Arcadi, tomo IV, Antonio de’ Rossi, Roma, 1717, pp. 147-174. Da un controllo effettuato, però, è risultato che essi erano già stati pubblicati tutti meno uno in Poesie liriche del barone Antonio Caraccio dedicate all’Eminentissimo e Reverendissimo Signor Cardinale Pamphilio, Tinassi, Roma, 16893. Di seguito i versi iniziali con la doppia indicazione della pagina del volume del 1689 e di quello del 1717 e, evidenziato in rosso, quello dell’unico componimento nuovo del volume del 1717.
O degli affanni, e de’ piacer compagna (p. 164/p. 147)
Non spente già di due leggiadre gote (p. 165/p. 147)
Or che sen vien alla città del Taro (p. 248)
Libera già fuor del suo mortal pondo (p. 191/p. 148)
Qui, dove scoglio in mar sorge eminente (p. 192/p. 149)
Benché, Donna gentil. dal tuo bel viso (p. 122/p. 149)
In quella età, che al gioco intenta,  e al riso (p. 2/p. 150)
Poi che l’emula imago alfin compita  (p. 134/p. 150)
Al marmo, all’urna, or che fa il biondo Dio (p. 21/p. 151)
Due luci adoro, e un dolce irato sguardo (p.3/p. 151)
L’egro timor, che l’invisibil vede (p. 20/p. 152)
Non sentii fuoco allor, che un guardo, un riso (p. 3/p. 152)
Mentre a i zefiri molli il crin sciogliea (pp. 13-19/ pp. 153-156)
Celebre ancor sotto le sacre piante (pp. 183-187/pp. 156-158)
È d’antico romor fresca memoria (pp. 172-178/pp. 161)
Oltre le mete, che segnò del Mondo (pp. 54-79/pp. 161-1749))
Mi limiterò, perciò, a riprodurre ed a commentare il testo dell’unico componimento che, per motivi cronologici, può considerarsi arcadico. Non posso non precisare. però, che queste distinzioni sono fittizie, in quanto tutta la produzione arcadica del XVII secolo segue, sostanzialmente, le linee guida di quella barocca.
Or che sen viene alla città del Taroa
Donnab, dal cui real fecondo seno
nascer vedremo, quai  vide già l’Ismenoc,
i figli cinti di nativo acciarod,
mentre un letto raccoglie in dolce, e caro
nodo, quinci la Parmae, e quindi il Renof.
Miri i due Regi Sposi il Ciel sereno
con aspetto felice insieme, e chiaro.
Non già qual di Peleo fece, e di Tetig
ne gli imenei fatali al gran Pelide,
o pur d’Alcmena a i talami segretih.
Bastano quei, che il gran Concetto vide
d’Alessandro lor’Avo,almi Pianeti,i
né Achille a Grecia invidiarem, né Alcidel. 
a Parma.
b Dorotea Sofia di Neuburg, prima principessa e poi duchessa di Parma in quanto moglie di Francesco Farnese.
c Fiume della Beozia sulle cui sponde avvenne una celebre battaglia tra i Tebani e i sette Capi immortalata da Eschilo nella tragedia I sette contro Tebe.
d acciaio; sta in senso etimologico per arma: dal latino aciarum, a sua volta da acies=punta.
e Riferimento ai Farnese.
f Riferimento alla terra d’origine della sposa.
g non già come fece nei confronti di Peleo e di Teti dalla cui unione nacque Achille dall’infelice destino (tra una vita anonima e lunga ed una gloriosa e breve, possibilità di scelta offertagli dagli dei, Achille scelse la seconda).
h In occasione dell’assenza del marito Anfitrione, Giove ne assunse le sembianze e trascorse con lei una notte d’amore la cui conseguenza fu la nascita di Eracle.
i Basta la protezione di quei nobili pianeti che vide il concepimento del loro avo Alessandro
l Epiteto di Eracle; dal greco Ἀλκείδης (leggi Alchèides), che significa discendente di Alceo, del quale Eracle era nipote.
I sonetti che iniziano, rispettivamente, con In quella età, che al gioco intenta,  e al riso e con
Poiché l’emula imago alfin compita saranno inseriti, in ordine inverso, in Rime dell’avvocato Giovanni Battista Zappi e di Faustina Maratti sua consorte coll’aggiunta delle più scelte di alcuni rimatori del precedente secolo, Hertz, Venezia, 1723. A parte il fatto che quest’opera ebbe una serie infinita di edizioni fino a quella napoletana (manca il nome dell’editore) del 1833, il che contribuì, sia pure indirettamente,  a perpetuare la memoria del Caraccio arcade, va ricordato che Faustina Maratti (o Maratta) era la figlia di quel Carlo un dipinto del quale il Caraccio aveva celebrato nel sonetto iniziante per Poiché l’emula imago alfin compita, per il quale vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/07/antonio-caraccio-di-nardo-e-le-sue-ecfrasi/?fbclid=IwAR1c54p-fX6hDfK46_im2yti5qOFwpe3YnQQC9OkD_rV-fWvh1tBEgIz444. 
  CONTINUA
Per la prima parte (premessa) http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto:
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/23/gli-arcadi-di-terra-dotranto-3-x-tommaso-niccolo-daquino-di-taranto-1665-1721/
Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie) http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-4-x-gaetano-romano-maffei-di-grottaglie/   
Per la quinta parte (Tommaso Maria Ferrari di Casalnuovo): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/16/gli-arcadi-di-terra-dotranto-5-x-tommaso-maria-ferrari-1647-1716-di-casalnuovo/
Per la sesta parte (Oronzo Guglielmo Arnò di Manduria, Giovanni Battista Gagliardo, Antonio Galeota e Francesco Carducci di Taranto): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/26/gli-arcadi-di-terra-dotranto-6-x-oronzo-guglielmo-arno-di-manduria-giovanni-battista-gagliardo-antonio-galeota-e-francesco-carducci-di-taranto/
_____________
1 L’Arcadia del Canonico Giovanni Mario Crescimbeni, Antonio de’ Rossi, Roma, 1711, p. 331.
2 Periegesi della Grecia VIII, 3, 4.
3 L’opera reca l’imprimatur di Tommaso Maria Ferrari, altro arcade salentino, per il quale vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/16/gli-arcadi-di-terra-dotranto-5-x-tommaso-maria-ferrari-1647-1716-di-casalnuovo/.
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glinformati-blog · 7 years
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Bonelli: Intervista a Giovanni Talami, da Nick Raider a Morgan Lost - GLI INFORMATI
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kenatthecon · 6 years
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Rapalloonia! 2018 – Signature sessions (7 of 18)
The second print-signing round (featuring on-the-rise star Mirka Andolfo) kicks off a decidedly sunnier afternoon.
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stefano-loparco · 7 years
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Dalla bottega alla corte di Morgan Lost: Giovanni Talami
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stefano-loparco · 7 years
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Giovanni Talami: dalla bottega alla corte di Morgan Lost
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stefano-loparco · 7 years
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Giovanni Talami, dalla bottega alla corte di Morgan Lost
Giovanni Talami, dalla bottega alla corte di Morgan Lost
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stefano-loparco · 7 years
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Giovanni Talami, dalla bottega alla corte di Morgan Lost
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stefano-loparco · 7 years
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Giovanni Talami, dalla bottega alla corte di Morgan Lost
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Il fumettista del terzo millennio: smartphone, tablet e wireless, «anyway!». Seducente e affabulatore, usa i social, conta i followers: si fa brand. Poi c’è il rinascimentale Giovanni Talami– bella faccia, lineamenti delicati e mustacchi alla Modugno prima maniera – finito per sbaglio nell’iperuranio di forme e baloon («sono pigro, cercavo un lavoro da fare a casa» – se la ride). Alle luci della…
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