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#giuseppe tatarella
ginogirolimoni · 8 months
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Tratto da Filippo Ceccarelli, Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua, Feltrinelli, Milano, 2021, pp. 611 - 613.
Gianfranco Fini dice che Giorgia Meloni è antifascista nella sostanza, ciò vuol dire che è antifascista e non lo sa?
Tutti fanno riferimento alla "svolta di Fiuggi" di Fini nel 1995 e alla condanna del "fascismo" dello stesso leader di AN nel 2003 durante una sua visita in Israele, per dimostrare come i nipotini di Mussolini hanno fatto i conti col loro orrendo passato.
In realtà Marcello Veneziani (giornalista vicino alla destra) disse a caldo che a Fiuggi il fascismo fu espulso "come un calcolo". Mentre Fini nel 2003 in Israele non disse, come viene spesso ripetuto, che (il fascismo fu un male assoluto", ma che "le leggi razziali furono un male assoluto", e riguardo all'orrore della Shoa ne parlò come un orrore che il nazismo (non il fascismo) riservò all'intero popolo ebraico.
Nonostante queste cautele, al ritorno in patria, Fini dovette affrontare l'ira dei suoi colonnelli: Storace, Gasparri, La Russa ... da cui partirono nei suoi confronti insulti piuttosto pesanti.
Quando cita Pinuccio Tatarella come politico "geniale" Fini dimostra ancora una volta che non è mai stato capace di valutare la caratura morale di un uomo ... per non parlare delle donne.
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Aggressione in pronto soccorso nel Foggiano, pugno ad un infermiere
AGI –  Aggressione la scorsa notte nel pronto soccorso dell’ospedale Giuseppe Tatarella di Cerignola, nel Foggiano, dove un infermiere è stato preso a pugni da un giovane di 20 anni in attesa di essere visitato. Stando alle indagini vi sarebbe stata una discussione tra i due, al termine della quale l’infermiere è stato colpito al volto con un pugno. Sull’accaduto stanno indagando i carabinieri…
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corallorosso · 5 years
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Leggete Salvini su Libero: sta male, curatelo di Peppino Calderola Chi, soprattutto a destra, si interroga ancora sulle ragioni per cui Matteo Salvini ha messo in crisi il governo spingendo il Movimento 5 stelle all’alleanza con il Pd, deve leggere l’intervista che ha dato a Pietro Senaldi, direttore di Libero. E la riposta al quesito è semplice: quest’uomo non ci sta con la testa. Il suo problema non erano le simpatie fasciste, il linguaggio truce, la voglia di pieni poteri, l’odio verso i deboli che lo spingeva verso la guerra civile contro i poveri di tutto il mondo. No, niente ideologie. Salvini non ci sta con la testa. SALVINI FARFUGLIA COSE SENZA SENSO Il governo Conte nuovo di zecca non ha solo risparmiato agli italiani una deriva autoritaria, non ha solo allontanato elezioni che avrebbero visto il facinoroso sovraeccitato balzare alla guida della politica italiana. No. Giuseppe Conte ha restituito alla famiglia e al suo partito un uomo che non sta bene con la testa. Se fossi il capo della propaganda, un tempo si diceva così, del Pd o anche dei cinque stelle, la battaglia anti-Salvini la imposterei in questo modo: pubblicherei ogni giorno su tutti i media e sui social la cazzata di Salvini dell’ultimora, dalle bugie, alle parole esagerate, ai farfugliamenti religiosi, alle promesse, agli insulti, insomma tutte quelle robe che si dicono quando proprio non si sta bene e quando te le ripetono una volta guarito tu dici: ma ero proprio io? IL LEADER DELLA LEGA HA CAVALCATO L’ODIO PERDENDO LA TESTA Da dove nasce il malessere di Salvini? Paradossalmente nasce da una sua intuizione. Nel momento più basso della Lega ha capito che si stava contemporaneamente celebrando il funerale della destra. Silvio Berlusconi imbambolato, Gianfranco Fini fuori gioco, Giorgia Meloni con sondaggi e voti modesti. Lì l’uomo ha capito che poteva riprendersi «tutt’ chell che è ��o nuost» e si è buttato a capofitto sul patrimonio della destra. Ha smesso di fare il nordista, si è fatto italiano a modo suo, ha cavalcato tutte le paure concentrandosi su quella più ancestrale, la paura del diverso, dell’uomo di altro colore, di quello che non è nato come noi e lì si è messo a suonare la tromba. L’operazione gli è riuscita, ma a mano a mano che gli riusciva Salvini si sovraeccitava perché era andato al di là delle proprie forze. Soprattutto intellettuali. Nel suo partito poteva trovare suggeritori anti-immigrati ma non c’era una cultura di destra strutturata e la destra vera gli si è consegnata dimenticando le proprie tradizioni, sposando il sovranismo al posto del nazionalismo, mettendo in primo piano l’economia feroce dell’odio sociale e dimenticando i sogni corporativi e la teoria dell’armonia di Pinuccio Tatarella. SALVINI TRADITO DALLA FIDUCIA DEI SUOI SOSTENITORI DI DESTRA Salvini si è fatto pure anti-papa. Ci sono giornali e giornalisti che la famiglia Salvini dovrebbe citare in giudizio. Ad esempio tutti quelli che pur vedendo il leader leghista in lite con mezzo mondo lo hanno incoraggiato a litigare con il pontefice contendendogli la santità. Nella sua intervista Pietro Senaldi prende in giro Salvini per la storia del rosario, ma 20 giorni fa lo elogiava. Da qui si capisce l’importanza della famiglia e degli amici. Questi avrebbero dovuto dire: Matteo hai fatto tanto, ma l’affare si è ingrossato, calmati o passa la palla. Nessuno ha parlato, tutti a destra, anche i noti intellettuali che ci rompono le palle con le autocritiche che noi di sinistra (veri specialisti) facciamo da anni, hanno avuto fiducia che alla fine Salvini avrebbe sfondato – non dico cosa – a noi dell’altra parte e Salvini intanto beveva a gargarozzo, parlava a ruota libera perdendo via via il controllo di sé. Giuseppe Conte lo ha capito e si è mosso di conseguenza. La storia di questa svolta ha una natura psichiatrica. Inutile girarci attorno.
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levysoft · 5 years
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Agli inizi di gennaio, la maggioranza che sostiene il governo ha concordato, con la contrarietà di uno dei gruppi parlamentari che la compongono (Leu), una proposta di riforma elettorale, che è stata poi presentata formalmente dal presidente commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, del Movimento Cinque Stelle. La proposta ha un nome ufficiale di lunghezza spropositata («Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di soppressione dei collegi uninominali e di soglie di accesso alla rappresentanza nel sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali plurinominali»), ma ha trovato immediatamente un nomignolo con il quale viene evocata nella stampa e nel dibattito politico: Germanicum. La semantica è chiara: la proposta di legge elettorale estende all’Italia il principio che sta alla base del sistema con cui viene eletto il Bundestag, il parlamento tedesco. In realtà, la proposta italiana ha accolto dal sistema tedesco le sue linee generali (il sistema proporzionale, la soglia di sbarramento, il diritto di tribuna per i partiti che mostrano di avere un forte sostegno in alcune aree del Paese), ma non le norme particolari, che contrastano con la nostra Costituzione (per esempio la variabilità del numero dei deputati, per garantire un’effettiva proporzionalità della rappresentanza in Parlamento o la durata del mandato, che è di quattro e non cinque anni). Come qualcuno ha notato, il Germanicum sta al sistema elettorale tedesco come il Parmesan, in vendita in molti supermercati tedeschi (e non solo), sta al nostro vero parmigiano-reggiano.
I progenitori Sartori e Renzi
Non sono riuscito a ricostruire chi sia il padre di questa denominazione, ma so chi sono i suoi progenitori: Giovanni Sartori e Matteo Renzi. Al primo, come è noto a molti, dobbiamo la latinizzazione del nome corrente delle leggi elettorali, da quando, in un editoriale apparso in prima pagina del «Corriere della sera» del 19 giugno 1993, annunciò l’avvio della legge elettorale semimaggioritaria con l’annuncio sarcastico «habemus Mattarellum», rifacendosi al nome del politico del Partito popolare, ora Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La denominazione ebbe vita stentata (come documenta Yorick Gomez Gane, nell’articolo Dal Mattarellum all’Italicum: produttività dei suffissi pseudolatini -um ed -ellum, pubblicato nella rivista «Rivista Italiana di Onomastica» del 2015), fino a quando, due anni più tardi, fu varata la legge elettorale per le elezioni regionali, che aveva come relatore l’esponente di Alleanza Nazionale, Giuseppe Tatarella. Fu quasi naturale chiamare il sistema elettorale da lui proposto Tatarellum. E poi, fu altrettanto naturale, anche se un tantino irriverente, chiamare Mastellum il sistema proposto da Clemente Mastella, mai giunto ad approvazione.
Le riforme in -ellum
Da lì, i nomi delle proposte di riforma elettorale furono latinizzati in -ellum in decine di casi: Cossuttellum, Grazianellum, Berlusconellum, Fisichellum, Sartorellum, Urbanellum, Manzellum, Bersanellum e via dicendo, fino al Rosatellum ora in vigore. La forza irradiatrice del suffisso è dimostrata dal fatto che il modello compositivo è stato applicato, come si è visto, anche a un numero considerevole di nomi propri che non terminano in -ella (inglobando, quindi, nel suffisso la sequenza -ell-, che proveniva dal finale, casualmente coincidente, degli uomini politici autori delle proposte di riforma elettorale). Inoltre, il suffisso -ellum, così formatosi, è stato applicato anche a un numero considerevole di nomi comuni, come, ad esempio, Proporzionellum, Provincellum, Regionellum (e più tardi Consultellum). È grazie a questa estensione ai nomi comuni che ancora Giovanni Sartori poté chiamare, il 1° novembre 2006, Porcellum la legge che il suo stesso estensore, Roberto Calderoli, aveva definito «una porcata».
La novità dell’Italicum
È stato nel gennaio 2014 che la sequenza di nomi latineggianti per le leggi elettorali (che aveva compreso anche nomi di formazione diversa, come Calderolum, Bassaninum, Dalemum) si è arricchito di un nuovo elemento, semanticamente ben diverso: Italicum ‘sistema elettorale italiano’, fatto proprio da Matteo Renzi il 20 gennaio 2014, in un discorso che conteneva, come nomi di eventuali sistemi alternativi a quello scelto in quella fase politica, (H)ibericum e Tedescum, e, in altre fonti, Britannicum, Ellenicum e anche quel Germanicum, che giusto 6 anni dopo giungerà a denominare l’ennesimo sistema elettorale proposto per il nostro Paese. È stata la prima volta che il nomignolo di una legge elettorale è stato diffuso, e non semplicemente subito, dal suo proponente.
Tutta la storia di queste denominazioni, prima dell’odierno Germanicum, è nota ed è già stata ricostruita nei dettagli sia in rete, sia in sedi scientifiche. C’è, però, un particolare, che ci interessa in questa rubrica e che conferma una linea interpretativa dell’attuale neologia politica che è stata avanzata in più di una scheda di queste parole della neopolitica: Germanicum, come forma specifica, è indubbiamente una novità, anche se non assoluta; ma si basa su un modello attribuibile a Renzi e alla sua scelta di adottare il nome Italicum per il sistema da lui stesso proposto. La conclusione, anche questa volta, è che le novità lessicali della politica di questi mesi dipendono spesso da innovazioni linguistiche introdotte nella vita politica italiana negli anni scorsi da Matteo Renzi.
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enzopizzolo · 4 years
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Giorgione (UIL FPL): “Non si possono amputare i reparti di chirurgia e ortopedia di Cerignola per l’emergenza COVID”
“Sanata la possibile criticità che si stava per produrre a San Severo, non è possibile pensare di “scaricare” le stesse criticità sul bacino di Cerignola”.
A dichiararlo Gino Giorgione, Segretario Generale UIL FPL Foggia che effettua una puntuale disamina della disposizione strategica firmata dal direttore sanitario Antonio Nigri e dal direttore Generale Vito Piazzolla dell’ASL di Capitanata: “Abbiamo letto con attenzione tanto il provvedimento dei vertici ASL, quanto i rilievi critici mossi dai direttori del Presidio Ospedaliero di Chirurgia a Cerignola, dr Vincenzo Murgolo e di Ortopedia a Cerignola, dr Giuseppe Puttilli e condividiamo tutte le loro preoccupazioni. Non possiamo pensare di accorpare le Unità Ospedaliere di Chirurgia e di Ortopedia di Cerignola con quelle di San Severo senza determinare enormi disagi. Le disattivazioni di Chirurgia e Ortopedia a Cerignola avrebbero come conseguenza il blocco di tutte le prestazioni chirurgiche ed ortopediche incluse urgenze ed emergenze. Un comprensorio piuttosto vasto che ha come punto di riferimento il nosocomio “Tatarella” (Stornara, Stornarella, Ortanova, Ordona, Carapelle, oltre a Cerignola ma anche Trinitapoli, San Ferdinando di Puglia, Margherita, Canosa di Puglia) si ritroverebbe sprovvisto di servizi essenziali. Senza considerare il disagio e il danno economico a lavoratori e utenti costretti a percorrere 70 chilometri per raggiungere l’ospedale di San Severo. Gestire con questa modalità operativa le emergenze chirurgiche diverrebbe insostenibile”.
Per il Segretario Generale della UIL FPL: “Pur comprendendo le necessità dettate dall’emergenza Coronavirus è indispensabile
garantire la possibilità di interventi chirurgici in emergenza a Cerignola. Né si può pensare di drenare risorse umane dalle UU.OO. di Cerignola già, purtroppo, ridotte all’osso”.
Di qui l’invito perentorio: “È importante improntare i provvedimenti amministrativi di questa congiuntura al massimo buon senso. Perché se è vero che la priorità è il Coronavirus non possiamo però pensare di lasciare sguarniti i territori di servizi fondamentali”.
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italianaradio · 5 years
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Corruzione, arrestata l’ex eurodeputata Lara Comi
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/corruzione-arrestata-lex-eurodeputata-lara-comi/
Corruzione, arrestata l’ex eurodeputata Lara Comi
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Corruzione, arrestata l’ex eurodeputata Lara Comi
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La Gdf di Milano e di Busto Arsizio ha arrestato l’ex eurodeputata di FI Lara Comi, l’a.d. dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni (entrambi ai domiciliari) e il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale ora in carcere. L’operazione è un nuovo filone della maxi indagine che il 7 maggio scorso portò a 43 misure cautelari eseguite, tra gli altri, nei confronti dell’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, presunto”burattinaio” del sistema, le cui dichiarazioni hanno confermato un quadro accusatorio già emerso dai primi racconti di imprenditori e indagati in Procura dopo il blitz.
Secondo la procura, gli arrestati facevano ricorso a false fatturazioni tra imprese oppure all’attribuzione da parte di società pubbliche di incarichi di consulenza fittizi o inutili o solo formali, per occultare il pagamento del prezzo della corruzione per ottenere favori nelle procedure amministrative. Tali fatti riguardano l’ottenimento da parte di un imprenditore varesino del cambio di destinazione urbanistica di un’importante area, da industriale a commerciale, nell’ambito della variante generale al Piano di governo del Territorio di un Comune del Varesotto in fase di approntamento, per potervi edificare un’attività commerciale. A questi si aggiungono i fittizi incarichi assegnate a professionisti e imprese a partecipazione pubblica compiacenti in cambio della successiva retrocessione agli indagati di parte del corrispettivo incassato a fronte dell’incarico stesso.
“Dall’esame degli elementi indiziari emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre dal ruolo pubblico di cui era investita il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità”. Così scrive il gip di Milano, Raffaella Mascarino, nell’ordinanza di arresto per l’ex  europarlamentare e altri due. “Nonostante la giovane età, Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti”, si legge ancora nell’ordinanza di custodia cautelare. Comi intercettata: “Oggi io dirò che non ho mai preso 17K non ho mai avuto consulenze con Afol né a società a me collegate che non esistono… Se mi chiedono perché dicono questo posso dire che eri tu che facevi loro consulenza”. Così Lara Comi in una conversazione intercettata mentre parla con l’avvocato Bergamaschi, sua collaboratrice, fa riferimento a 17mila euro che avrebbe ottenuto da Afol.
“Il mio scopo era quello di trovare ulteriori fondi per finanziare la campagna elettorale di Tatarella (ex vicecoordinatore lombardo di FI poi arrestato), mio principale candidato alle elezioni europee, unitamente alla Comi”, ha messo a verbale il 13 settembre proprio Caianiello. In due verbali resi, poi, Andrea Aliverti, ex addetto stampa dell’allora eurodeputata, aveva ricostruito tutto il meccanismo della presunta truffa ai danni del Parlamento europeo. Mentre Laura Bordonaro, anche lei arrestata nel maxi blitz del 7 maggio, ha raccontato che nel corso di un pranzo, durante il congresso del Ppe di fine settembre 2018, Caianiello, Comi e Carmine Gorrasi, ex responsabile di FI a Varese, avrebbero discusso della necessità di costituire società per far transitare soldi al fine sia di realizzare finanziamenti elettorali che di far rientrare parte dei soldi al burattinaio”.
La Gdf di Milano e di Busto Arsizio ha arrestato l’ex eurodeputata di FI Lara Comi, l’a.d. dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni (entrambi ai domiciliari) e il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale ora in carcere. L’operazione è un nuovo filone della maxi indagine che il 7 mag…
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Simona Mastropaolo
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giancarlonicoli · 5 years
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15 MAG 2019 15:21
LARA CHE TIRA – L’EURODEPUTATA DI FORZA ITALIA LARA COMI È INDAGATA NELL’INCHIESTA SULLE TANGENTI IN LOMBARDIA – L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI È LEGATA A QUELLA DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA LOMBARDIA MARCO BONOMETTI: ALL’IMPRENDITORE VIENE CONTESTATA UNA FATTURA DA 31 MILA EURO CHE SAREBBERO SERVITI A FINANZIARE ILLECITAMENTE LA CAMPAGNA ELETTORALE DELLA FORZISTA
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Davide Milosa per www.ilfattoquotidiano.it
C’è un altro esponente di Forza Italia iscritto nel registro degli indagati della Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta della Dda che il 7 maggio scorso ha portato all’emissione di 43 misure cautelari e che hanno portato all’arresto tra gli altri del vicecoordinatore regionale di azzurro Pietro Tatarella e il sottosegretario all’area Expo della Regione Lombardia Fabio Altitonante . È Lara Comi, eurodeputata, il cui nome già nei giorni scorsi era emerso nelle carte dell’inchiesta per una intercettazione tra Nino Caianiello e Giuseppe Zingale, dg di Afol (leggi l’articolo di Davide Milosa). L’iscrizione della Comi è legata a quella di Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia e presidente dell’azienda Officine Meccaniche Rezzatesi (Omr) con sede nel Bresciano. Il reato contestato  è il finanziamento illecito.
Fattura da 31mila euro per “acquisto” di una tesi di laurea
All’imprenditore, che ieri per ore è stato sentito come persona informata sui fatti, viene contestato di aver pagato 31mila euro per una consulenza, sotto forma, in realtà, di acquisto di una tesi di laurea reperibile anche online, e quei soldi poi sarebbero andati a finanziare illecitamente la campagna elettorale della forzista, già coordinatrice del partito a Varese.
Si tratta di una fattura emessa nel gennaio 2019 da Omr holding ad una società Premium consulting srl, tra i cui soci figura la Comi, candidata alle prossime europee. Bonometti avrebbe finanziato due studi per l’espansione in Europa dei mercati: i soldi secondo gli inquirenti, sarebbero stati versati in due tranche da circa 15mila euro.
Ieri l’imprenditore – che a gennaio auspicava un ritorno alle urne – era entrato a Palazzo di Giustizia di Milano da testimone e sentito come altri convocati dai pm Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno e dall’aggiunto Alessandra Dolci. Altri due imprenditori, probabilmente sempre sentiti nelle ultime ore, sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di finanziamento illecito allo stesso candidato. Finanziamento che sarebbe avvenuto con un meccanismo simile.
I contratti di consulenza sotto la lente degli inquirenti
Nei giorni scorsi era emerso che gli inquirenti indagavano sui contratti di consulenza ottenuti da una società riconducibile all’europarlamentare. In particolare si cercavano riscontri su “contratti di consulenza da parte dell’ente Afol città metropolitana” per un “totale di 38.000 euro”. Il caso di quest’ultima consulenza, sarebbe indicativo – assieme a tanti altri e in base alle intercettazioni –come Caianiello, il “dominus” del sistema corruttivo (leggi l’articolo di Alessandro Madron) e anche di Forza Italia in Lombardia, sarebbe riuscito “con disinvoltura”, “grazie proprio alla collaborazione di alcuni suoi uomini di stretta fiducia, tra i quali l’avvocato Carmine Gorrasi” consigliere comunale a Busto Arsizio, Zingale e Loris Zaffra “ad estendere la sua influenza politica e, parallelamente, quella criminale ben oltre i confini della provincia di Varese”. Secondo gli inquirenti la cifra di 38mila euro sarebbe stata una cifra “preliminare” al “conferimento di un più ampio incarico che può arrivare alla totale cifra di 80.000 euro”. Incarico che avrebbe avuto come contropartita la “promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi” Caianiello e Zingale. Per tutta la giornata di ieri, tra l’altro, sono stati ascoltati testimoni e indagati tra cui anche un’avvocatessa ligure citata proprio da Zingale come colei che, tramite l’eurodeputata avrebbe ricevuto consulenze dall’ente per un progetto. Come ha spiegato lo stesso dirigente interrogato dal gip Raffaella Mascarino che si proponeva di lanciare l’Agenzia per la Formazione, Orientamento e Lavoro in Europa.
L’inchiesta, formata da tre tranche, prosegue con gli approfondimenti su tutti i fronti. Uno dei quali è la nomina di Luca Marsico, l’ex socio di studio del Presidente della Lombardia Attilio Fontana, ed ex consigliere azzurro, finito con una delibera di giunta tra i componenti del Nucleo di valutazione degli investimenti della Regione e che è costata al governatore lombardo una informazione di garanzia per abuso di ufficio. Una nomina avvenuta “in quota Lega. Lui mica può rimanere in Forza Italia eh!” come diceva proprio Caianiello.
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osobypostacieludzie · 6 years
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Giuseppe Tatarella ( Giuseppe (Pinuccio) Tatarella ) - włoski polityk, prawnik i dziennikarz, długoletni deputowany, w latach 1994–1995 wicepremier i minister. Z wykształcenia prawnik i dziennikarz. Wykonywał zawód adwokata, był też publicystą i redaktorem naczelnym czasopism. Długoletni działacz postfaszystowskiego Włoskiego Ruchu Społecznego, a w latach 90. współtwórca powołanego na jego bazie Sojuszu Narodowego. Był radnym miejscowości Noicàttaro, Canosa i Noci, a także asesorem ds. kultury w Bari. W 1979 został wybrany do Izby Deputowanych, w której od tego czasu zasiadał nieprzerwanie do czasu swojej śmierci w 1999 jako poseł VIII, IX, X, XI, XII i XIII kadencji. Od czasu IX kadencji przewodniczył frakcji parlamentarnej swojego ugrupowania. W 1989 przez kilka miesięcy zasiadał w Parlamencie Europejskim. W latach 1994–1995 sprawował urząd wicepremiera oraz ministra poczty i łączności w rządzie Silvia Berlusconiego, pierwszym po II wojnie światowej gabinecie z udziałem środowisk postfaszystowskich.
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gdsradio7 · 4 years
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Importante conferenza sul turismo internazionale organizzata in Puglia dall’Associazione Europea NikolaosRoute-La Via Nicolaiana®- European Route Nicholas of Myra®, l’Itinerario Europeo dedicato al Santo Nicola di Myra e Bari.
Importante conferenza sul turismo internazionale organizzata in Puglia dall’Associazione Europea NikolaosRoute-La Via Nicolaiana®- European Route Nicholas of Myra®, l’Itinerario Europeo dedicato al Santo Nicola di Myra e Bari.
di Mariangela Petruzzelli
Il 29 giugno, dalle ore 11, si svolgerà una conferenza stampa organizzata dalla A.E.N.R., l’Associazione Europea NikolaosRoute-La Via Nicolaiana®- European Route Nicholas of Myra®, l’Itinerario Europeo dedicato al Santo Nicola di Myra e Bari, in sinergia con la Fondazione Giuseppe e Salvatore Tatarella di Bari.
Il “Ministro dell’Armonia”, Giuseppe “Pinuccio”…
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mariuskalander · 5 years
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Facebook post (2019-11-27T17:32:24.000Z)
I nomi di chi ha votato contro le arance siciliane in favore del marocco Hanno un nome ed un cognome i parlamentari che, con il loro comportamento dentro e fuori l’aula, hanno spinto ancora di più verso il baratro la nostra agricoltura, favorendo l’invasione del mercato di prodotti coltivati senza il rispetto dei criteri qualitativi e con un costo del lavoro ai limiti della schiavitù. Registrata una spaccatura quasi trasversale fra i partiti, sono stati i Democratici in larga parte a votare a favore del Marocco, e l’unica pattuglia di deputati che non ha registrato defezioni contro l’accordo è stata quella della Lega. FAVOREVOLI ALL’ACCORDO UE-MAROCCO Partito Democratico: SALVATORE CARONNA, LEONARDO DOMENICI, ROBERTO GUALTIERI, ANTONIO PANZERI, GIANNI PITTELA, DEBORA SERRACCHIANI, DAVID SASSOLI, FRANCESCA BALZANI, LUIGI BERLINGUER, SERGIO COFFERATI, VITTORIO PRODI, SILVIA COSTA, GIANLUCA SUSTA, PATRIZIA TOIA, FRANCESCO DE ANGELIS, GUIDO MILANA. FLI: SALVATORE TATARELLA, CRISTIANA MUSCARDINI. UDC : TIZIANO MOTTI, VITO BONSIGNORE (ora PdL). PdL: GABRIELE ALBERTINI, ANTONIO CANCIAN. SVP: HERBERT DORFMANN. CONTRARI: PdL: Roberta Angelilli, Carlo Fidanza, Mario Mauro, Erminia Mazzoni, Lia Sartori, Marco Scurria, Raffaele Baldassarre, Paolo Bartolozzi, Sergio Berlato, Elisabetta Gardini, Salvatore Iacolino, Giovanni La Via, Barbara Matera, Alfredo Pallone, Enzo Rivellini, Sergio Silvestris, Iva Zanicchi. Area Centrista Antonello Antinoro (PID, eletto nell’UdC) Clemente Mastella (Popolari per il Sud, eletto nel PdL) Gino Trematerra (UdC) PD: Pino Arlacchi, Rosario Crocetta, Mario Pirillo (corretto al termine delle votazioni, prima favorevole) Lega Nord: Francesco Speroni, Mara Bizzotto, Mario Borghezio, Lorenzo Fontana, Claudio Morganti, Fiorello Provera, Oreste Rossi, Giancarlo Scottà, IDV: Vincenzo Iovine (ApI, eletto nell’IdV), Giommaria Uggias, Gianni Vattimo (IdV, indipendente), Andrea Zanoni ASTENUTI PdL: Licia Ronzulli, Laura Comi PD: Paolo De Castro (favorevole alla prima dichiarazione di voto, corretto poi in astenuto) ASSENTI UDC: Carlo Casini, Ciriaco De Mita, Giuseppe Gargani (UdC, eletto nel PdL), Magdi Cristiano Allam (Io amo l’Italia, eletto nell’UdC) PdL: Alfredo Antoniozzi, Aldo Patriciello, Fli: Potito Salatto (FLI, eletto nel PdL) PD: Rita Borsellino, Andrea Cozzolino Lega Nord: Matteo Salvini IDV: Sonia Alfano, Niccolò Rinaldi (assente in aula alla votazione, sebbene presente alle altre della giornata)
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pangeanews · 6 years
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“Viviamo nell’egemonia del politicamente corretto: per sopravvivere affidiamoci a Longanesi e a Flaiano”. Dialogo con Francesco Giubilei
Eravamo baldi, giovani, sfrenati. Io ero il più giovane e, per lo più, il più imbecille. Negli anni fatati del Domenicale, appena varcata la cancellata del millennio, sotto la bacchetta di Angelo Crespi, passammo mesi, insieme alla ‘crema’ dell’intelligenza giornalistica – Buttafuoco, Facci, Langone, Mascheroni, Respinti, Canessa, Buscaroli figlia e una sfilata di altri – a baloccarci con il concetto ‘cultura di destra’. Io non ero la crema, sia chiaro, ero il latte già inacidito. Per cui, orfano di tutto, di parenti buoni e di politica attiva, figliando poesia, ascoltavo. Al di là di una vasta, poliedrica, disomogenea costellazione di autori – Malaparte, Flaiano, Montanelli, Buscaroli padre, Berto, Piovene – e di altri che piovevano lì per lì, a seconda dei singoli amori – Tolkien, Dostoevskij, Russell Kirk, Rilke, Jünger … – il problema era, di solito, risolto così. La ‘cultura di destra’ non esiste, esistono degli individui singoli, anarcoidi, inafferrabili, inaffidabili, che non si riconoscono nel pantano culturale ‘rosso’. In effetti, il Domenicale franò perché troppi galli non fanno una polleria, troppe intelligenze singolari non fanno massa, troppi generali non vincono la guerra. Che fragoroso paradosso: la ‘sinistra’, galvanizzata da Gramsci, fece della cultura pop la chiave per entrare in Parlamento; la ‘destra’ anche sotto spirito berlusconiano, fece nulla. Anzi. Vezzo del politico di destra – quando sinistra e destra erano didascalie sul vuoto, ora è solo il vuoto – è invitare nel proprio salotto l’intellettuale che per sua natura è di sinistra, per farsi accogliere, così, nel club di quelli davvero intelligenti. Questo magma, ora, trova un solido studio nel lavoro di Francesco Giubilei, che dopo essere stato il più giovane editore del mondo occidentale – suoi i marchi Historica e Giubilei Regnani – ha aperto un paio di librerie, a Milano e a Roma con il marchio ‘Cultora’ – che è il suo quotidiano online – è diventato presidente della Fondazione Tatarella, ha pubblicato una biografia di Leo Longanesi e una Storia del pensiero conservatore, tra poco ti fanno Ministro, lo sfotto, ricordati di questo povero poeta svalvolato, gli faccio. Si intitola Storia della cultura di destra (Giubilei Regnani, 2018), il tomo suddetto, ha una bibliografia lunga così (25 pagine), sistema un paio di cose (“Il fascismo non è stato di destra, o meglio, è stato anche di destra ma non solo, perché costituito da varie anime e correnti”; “il berlusconismo è caratterizzato da propri modelli che esulano dai canonici riferimenti della destra”), tenta uno studio organico su un fenomeno taciuto, sotterraneo, analizzato, di solito, con l’ascia del pregiudizio. A leggere i nomi di scrittori, giornalisti, intelletti ‘di destra’, c’è da sbavare: si va da Longanesi a Ennio Flaiano, da Tomasi di Lampedusa a Giovanni Arpino, da Giuseppe Berto a Guido Piovene e Cesare Zavattini e Giovannino Guareschi e Mario Praz… Al qui scrivente – che ha l’ossessione per la maestria dello scrivere – piacerebbe che questa porzione della cultura ‘di destra’, quella più colta e sfrangiata, sfiancata dalla Storia matrigna, fosse dilatata all’eccesso. Da qui, comunque, comincia il dialogo con Giubilei. (d.b.)
Esiste davvero una ‘cultura di destra’? Attorno a quali valori si riconosce?
Una cultura di destra è esistita ed esiste, al netto del superamento da un punto di vista politico dei concetti di destra e sinistra con l’affermazione di partiti post ideologici come Lega e Movimento Cinque Stelle, da un punto di vista culturale la cultura di destra ha rappresentato nel corso del Novecento uno straordinario bacino per idee non conformi e controcorrente e valori messi in discussione dalla vulgata e dall’egemonia  culturale progressista. Nel libro analizzo la cultura di destra italiana dal dopoguerra al governo giallo-verde tralasciando il fascismo e cerco di tratteggiare quelli che sono i valori alla base della cultura di destra identificati nel 
Citami: uno scrittore ‘di destra’ particolarmente esemplare e un libro di riferimento.
Citarne solo uno sarebbe riduttivo, la cultura conservatrice ha espresso autori come Tomasi di Lampedusa, Guareschi, Flaiano, Sgorlon, Piovene, Berto… Scrittori di grande qualità letteraria che sono stati spesso osteggiati e a tutt’oggi non sono sufficientemente ricordati a causa del prevalere dell’egemonia culturale teorizzata da Gramsci. Per anni c’è stata un’egemonia da parte del pensiero progressista, oggi assistiamo a un nuovo tipo che è quella del politicamente corretto ma le modalità con cui si concretizza sono le stesse: controllo dei principali canali di informazione, dei festival culturali, delle case editrici, delle scuole, delle università. Un sistema che andrebbe scardinato cercando di recuperare il pensiero e le opere di letterati, giornalisti (Montanelli, Nutrizio, Ansaldo, Cervi), filosofi (Del Noce, Gentile), editori (Volpe, Longanesi).
Lui è Francesco Giubilei, classe 1992
Da tempo siamo orfani di cultura tout court, ma non è che un governo ‘di destra’ – penso agli anni dell’egemonia Berlusconi – abbia fatto molto per la cultura. Insomma, dove sta il problema? Oggi, poi, mi pare che di tutto si speculi tranne che di ‘cultura’.
Il rapporto tra la politica e la cultura è un tema tanto affascinante quanto, visto dal lato della cultura, deludente. Purtroppo molto spesso i politici considerano gli intellettuali non un’opportunità bensì una minaccia, soprattutto a destra. Certo, ci sono importanti eccezioni come Pinuccio Tatarella che unì straordinari risultati politici a un’intensa attività editoriale con le sue riviste la cui memoria è oggi conservata dall’omonima fondazione, ma in generale, specie quando il centrodestra è stato al governo, si sarebbe potuto fare di più. Il vero problema è la mancanza di visione da parte della maggior parte dei politici che pensano la cultura non porti voti limitandosi a cercare risultati a breve termine piuttosto di una progettualità che, se nell’immediato può sembrare effimera, nel lungo periodo permetterà di costruire una base valoriale e una preparazione che porteranno alla formazione di una nuova classe dirigente e di un elettorato consapevole.
Da chi è rappresentata, oggi, a tuo avviso, una ‘cultura di destra’? Insomma, non vedo un Giovanni Volpe all’orizzonte. E… la cultura di sinistra? Dove si è infilata, dove vive, respira, aspira?
Dovremmo chiederci se esistono ancora destra e sinistra e conseguentemente se si può parlare di cultura di destra e cultura di sinistra, se consideriamo superata questa dicotomia è necessario allora intraprendere un serio percorso di studio su quello che hanno rappresentato per il nostro paese la cultura di destra e di sinistra. Di contro, se destra e sinistra esistono ancora ma in forme differenti, occorre capire chi oggi rappresenti i valori legati a questo mondo. Non voglio fare nomi perché risulterebbero senz’altro parziali e incompleti, dico solo che in parallelo a una generazione di ‘padri nobili’ che si è formata negli anni Settanta, Ottanta e Novanta, oggi stiamo assistendo a un nuovo fermento con la nascita di associazioni, centri studi, siti internet, case editrici. Le sfide sono due: mettere a fattor comune queste sigle e creare una rete che superi divisioni e individualismi ed evitare iniziative tirate via, amatoriali o poco serie, la cultura delle destre, oggi più che mai, non può permettersi sciatteria, persone che non rispettano gli impegni e progetti fatti male.
L'articolo “Viviamo nell’egemonia del politicamente corretto: per sopravvivere affidiamoci a Longanesi e a Flaiano”. Dialogo con Francesco Giubilei proviene da Pangea.
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allnews24 · 6 years
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lambite due auto in sosta
lambite due auto in sosta
Pochi minuti una discarica ha preso fuoco sotto al cavalcavia di viale Giuseppe Tatarella, in prossimità della stazione di servizio Enercoop e del centro commerciale Ipercoop di viale Pasteur. Le cause dell’incendio pare che siano di origine dolosa.
A ridosso del muretto di delimitazione della discarica, erano parcheggiate due auto e si temeva potessero prendere fuoco.…
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ivandegrandis · 6 years
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19 maggio 1992 il Presidente dei deputati del Msi Giuseppe Tatarella annunciò che il Msi avrebbe votato Paolo Borsellino come Presidente delle Repubblica. Oltre ai 34 deputati del Msi, i voti in totale arrivarono a 47. Pochi ricordano che fu proprio tre giorni prima della strage di Capaci, avvenuta per l'appunto durante le votazioni per l'elezione del presidente della repubblica. Peccato che furono così pochi, e altri non si accodarono: forse quel voto avrebbe salvato la vita a lui e la dignità alla repubblica. Il 23 maggio Falcone verrà ucciso a Capaci. Il 19 luglio accadde lo stesso al giudice Borsellino.
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enzopizzolo · 5 years
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Pasquale Morra: “Borgo Tressanti acquisita a titolo definitivo e gratuito dal Comune di Cerignola”
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L’Assessore al Patrimonio, Arredo urbano, smart city, del Comune di Cerignola riepiloga anche tutte le attività realizzate e in itinere: “siamo vicini all’80% degli obiettivi raggiunti”
“Siamo finalmente riusciti a portare a termine un’operazione avviata circa un anno fa e a inquadrare a titolo definitivo e gratuito un pezzo della nostra storia nel Patrimonio Immobiliare del Comune di Cerignola”. Così Pasquale Morra, Assessore al Patrimonio, Arredo urbano, smart city, del Comune di Cerignola, annuncia il completamento dell’iter amministrativo avviato con delibera di giunta 85 del 21 giugno 2017 per l’acquisizione di Borgo Tressanti al Patrimonio Immobiliare Comunale. Con verbale sottoscritto da Comune di Cerignola e Agenzia del Demanio, giunge dunque a compimento l’azione avviata dallo stesso Morra.
In sintesi si tratta di un’area di circa sei ettari e mezzo di terreno. dove insistono scuole elementari, materne e medie, la chiesa di San Giuseppe, case abitate. Borgo Tressanti, fu creato negli Anni Settanta nell’agro di Cerignola con i fondi della Cassa del Mezzogiorno, a ridosso della Strada Statale 544.
“Oltre al valore storico e culturale dell’operazione che abbiamo appena portato in porto, inquadrare il Bene nel Patrimonio Comunale ci consentirà anche di sbloccare i processi di espansione previsti nel Prg per l’area in questione” afferma Morra che prosegue rimarcando: “Abbiamo aggiunto un ulteriore prezioso tasselli al lungo elenco di beni mantenuti. A meno di un anno dalla scadenza naturale del mandato, possiamo dire di essere vicini all’80% degli obiettivi che ci eravamo posti”.
Nel dettaglio, tra i lavori in corso: 1. Bretella di collegamento tra Torricelli e V.le USA; 2.Rotatoria Via Candela; 3. Lavori della fogna bianca (via bradano, ecc); 4. Cittadella; 5. Piazza del Cinquantenario ed Ex cabina; 6. Scuola Carducci; 7. Scuola Marconi; 8. Rotatoria Via Manfredonia; 9. RSSA; 10. Palazzetto "S. Tatarella"; 11. Ex Stalloni;12. Ex ASIA (nr. 8 alloggi popolari per il comune di cerignola); 13. Adeguamento Stadio Monterisi; 14. ENGIE - pubblica illuminazione; 15. Cimitero.
E, tra i lavori in itinere: 1. ”Pozzo carrozzo" (riqualificazione del giardino); 2. Secondo stralcio del rifacimento del manto stradale; 3. Scuola materna via XXV Aprile; 4. Scuola media Pavoncelli; 5. Ex Liceo Classico; 6. Scuola Carducci; 7.Pista ciclabile che collega i 3 palazzetti; 8. Marciapiede di Corso Garibaldi (palazzo Coccia); 9.Le 10 fontane; 10. Concorso di idee per abbellimento 2 fontane di Piazza Duomo; 11. Riqualificazione area verde limitrofa alle scuole "Aldo Moro e Pavoncelli"; 12. Lavori di manutenzione straordinaria della Zona Industriale; 13. nr. 44 Alloggi popolari "Via Cagliari"; 14. nr. 16 Alloggi popolari "Via Falcone"; 15. Piazza Zingarelli; 16. Terminal Bus "Via B. Croce"; 17. Nuovo piano del trasporto pubblico locale.
“Oltre a quello che è in programma o abbiamo già realizzato, è giusto ricordare l’attivazione del “servizio colmatura buche” che, con l’ausilio di due unità “RED”, ci consente di intervenire tempestivamente e di garantire ai cittadini servizi sempre più efficienti”, conclude Assessore al Patrimonio, Arredo urbano, smart city, del Comune di Cerignola.
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giancarlonicoli · 5 years
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9 MAG 2019 10:17
LA CAPITALE IM-MORALE - “IL FATTO” INFIOCINA BEPPE SALA CHE NON VUOLE VEDERE IL FIUME DI TANGENTI CHE GIRA SOTTO IL DUOMO: “IL SINDACO DISTRIBUISCE DICHIARAZIONI TRANQUILLE: "C'È UN SISTEMA CHE STORICAMENTE HA SEMPRE RUOTATO INTORNO ALLA REGIONE E CHE SI È PRESTATO A UN CERTO LIVELLO DI ILLEGALITÀ". COME A DIRE: COLPA DEL PIRELLONE, NOI A PALAZZO MARINO SIAMO TRANQUILLI. EPPURE SEDEVA A PALAZZO MARINO IL CONSIGLIERE COMUNALE PIETRO TATARELLA…”
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Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano”
Brutto risveglio per Milano, che si credeva tornata capitale morale. Novanta indagati, 43 arresti, gare truccate, un fiume di mazzette, politici al servizio di imprenditori disposti a pagare. È il ritorno di Tangentopoli, 27 anni dopo Mani Pulite. Con una (brutta) novità: dietro all' imprenditore che si compra il politico, ora c' è anche il boss della 'ndrangheta, perché il "tavolinu" siciliano a tre gambe (politici, imprenditori, mafiosi) è arrivato, risalendo con la "linea della palma", fino a Milano.
Eppure il sindaco della città distribuisce dichiarazioni tranquille, quasi festose: "C' è un sistema che storicamente ha sempre ruotato intorno alla Regione e che si è prestato a un certo livello di illegalità". Come a dire: colpa del Pirellone, noi a Palazzo Marino siamo tranquilli. Eppure sedeva a Palazzo Marino il consigliere comunale Pietro Tatarella (arrestato), candidato di Forza Italia alle Europee.
Eppure sono dipendenti di Palazzo Marino il dirigente dell' Urbanistica Franco Zinna e la geometra Maria Rosaria Coccia (indagati), accusati di far parte del sistema del ras delle tangenti Daniele D' Alfonso, socio e prestanome del boss calabrese Giuseppe Molluso, collegato con i Barbaro-Papalia di Buccinasco (Milano) e di Platì (Reggio Calabria); erano pronti a fare carte false, al servizio del forzista Fabio Altitonante (arrestato), per dare i permessi di ristrutturazione di una villetta in zona piazza Piemonte.
Eppure è nella galassia del Comune l' Amsa, l' azienda dei rifiuti di Mauro De Cillis (arrestato), che trucca le gare d' appalto per lo sgombero delle strade dalla neve, per la raccolta dei rifiuti pericolosi, perfino per la pulizia delle aree per cani e bambini, in accordo con un altro imprenditore vicino alle cosche, Renato Napoli.
La reazione di Giuseppe Sala è incredibile: "Non voglio dire che non sia grave, però sembra che non ci siano soldi che corrono". Chissà Ma comunque: ah che sollievo, gli abusi d' ufficio gratis! La sottovalutazione per i reati commessi sotto i suoi occhi, sempre incredibilmente chiusi fin dai tempi degli arresti di Expo, si somma all' intempestivo elogio del presidente della Regione Attilio Fontana: "Siamo su due schieramenti diversi, però lo ritengo una persona specchiata".
Poche ore dopo, Fontana viene indagato per abuso d' ufficio, per aver dato al suo socio di studio legale, l'avvocato Luca Marsico, consigliere regionale di Forza Italia, un incarico nel Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici della Regione Lombardia. Compenso, 11.500 euro l' anno più 180 euro a seduta.
Abuso d'ufficio: questo reato affratella ora Fontana e Sala, che di abusi d' ufficio si è nutrito fin dai tempi di Expo. Lui però per Expo aveva i superpoteri, così anche comprare gli alberi dell' esposizione al triplo del loro costo era permesso. Così come retrodatare documenti di nomina di commissari di gara e poi rispondere con una raffica di "non ricordo" alle domande del pm che gliene chiedeva conto nel processo.
Affratellato con Fontana anche dall' incarico dato all' amico. Anzi, Sala ha fatto di più. Ha dato al suo socio, in società aperte quand' era un manager, l' assessorato più delicato del Comune di Milano, quello al Bilancio. Roberto Tasca era con Sala in Kenergy, società nel business dell' energia che Mr. Expo aveva "dimenticato" di dichiarare ai cittadini nella sua autocertificazione giurata del febbraio 2015. Ora decide a chi vanno i soldi del Comune e a chi no. E Sala, felice, si specchia in Fontana, "persona specchiata".
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giancarlonicoli · 5 years
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9 MAG 2019 10:56
SOLDI AI PARTITI E SERATE ALLEGRE, ASSUNZIONI DECISE DALLE COSCHE - NEGLI ATTI DELL'INCHIESTA MILANESE, LE MANI DELLA 'NDRANGHETA SUI LAVORI APPALTATI DELLA METROPOLITANA MILANESE. SECONDO I PM, LE FAMIGLIE MAFIOSE HANNO PRESO IL CONTROLLO DELL'EDILIZIA E DEL TRATTAMENTO RIFIUTI
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Claudia Guasco per “il Messaggero”
Renato Napoli e Daniele D' Alfonso. Sono loro, dicono le carte della Dda di Milano sul sistema di tangenti in Lombardia, i direttori d' orchestra della spartizione degli appalti. L' orientamento lo dà Napoli: «Che ognuno si guarda poi il suo lotto». Ovvero: le aziende non si pestino i piedi a vicenda. E così una cinquantina di imprenditori su cui indagano i pm ha messo le mani sui lavori pubblici della città, dividendosi tra loro il settore della pulizia delle strade, della posa dei tubi del gas e della fibra ottica, del teleriscaldamento. Una tavola imbandita alla quale si è seduta anche la ndrangheta.
PROTEZIONE MAFIOSA
A fare da tramite è l' imprenditore Daniele D' Alfonso, cui è contestata l' aggravante mafiosa: «Ha rapporti con l' azienda di Giuseppe Molluso, della famiglia calabrese operativa tra Corsico e Buccinasco, a dimostrazione scrive il gip Raffaella Mascarino che il contesto nel quale opera con Napoli è lo stesso, a cavallo tra la criminalità d' impresa e quella organizzata». Pervasiva al punto da infiltrarsi nei cantieri dati in appalto da Metropolitana Milanese.
Giuseppe Molluso stringe contatti con l' ingegner Raffaele Forastieri, che opera per conto della Passarelli spa, società aggiudicataria con il Consorzio Stabile Reaserch di un appalto per i lavori di adeguamento e potenziamento delle reti di fognatura e dell' acquedotto di Milano. Società appaltante: MM Metropolitana Milanese.
È Melluso, rivelano le intercettazioni, a reperire gli uomini per il servizio di guardiania dell' area dei lavori che, «come noto, costituisce una delle attività tipiche attraverso le quali la criminalità organizzata impone la protezione ai cantieri», si legge negli atti. Ma la ndrangheta fa anche un passo in più: D' Alfonso aiuta Molluso a subentrare nell' appalto a ForastieriPassarelli: mette a disposizione la propria ditta in possesso delle «White list» necessarie per partecipare ai bandi, poi fa eseguire i lavori alla Emmegi della famiglia Molluso.
È la dimostrazione, ragiona il gip, di come Milano e la Lombardia siano «pesantemente pervase dalla criminalità organizzata di stampo mafioso: negli appalti pubblici, soprattutto nei settori dell' edilizia, della movimentazione terra, del trattamento dei rifiuti e della gestione dell' ambiente in generale, le imprese dalle varie famiglie di 'ndrangheta hanno affondato le loro radici».
TUTTI IN DISCOTECA
Fondamentali sono i rapporti con i politici e in questo D' Alfonso è bravissimo. «C' ho mezza Forza Italia stasera...tutti quelli di Varese...tutti i numeri uno di Forza Italia di Varese son lì. So che spenderò tanto perché tra mangiare e dopo... questi bevono come sanguisughe», si sfoga con il proprietario della discoteca Noir di Lissone sulla buona riuscita della serata del gennaio del 2018. Tra gli invitati, oltre a imprenditori e manager, il vice coordinatore di FI e candidato alle europee Pietro Tatarella e altri quattro politici azzurri, anche loro in cella.
Naturalmente non è «un' occasione di rimpatriata fra amici» ma ha «finalità chiaramente lobbystiche», come gli oltre quaranta incontri al ristorante milanese Da Berti o nel bar di Gallarate chiamato «l' ambulatorio». Incontri questi dove l'«imprenditore rampante cerca di ampliare con ogni mezzo il suo business», favorendo anche il clan dei Molluso, e «trova il personaggio che rappresenta la sintesi, nella città di Milano e in Lombardia, per raggiungere il suo obiettivo, Tatarella».
Lo «schema» di D' Alfonso è scientifico: finanziare illecitamente la campagna elettorale dei «politici che - in caso di vittoria - andranno a rivestire ruoli chiave per il suo settore di attività» e «ungere le ruote dei manager pubblici o privati che appartengono allo stesso schieramento».
INFORMAZIONI AL POLITICO
Meglio di lui fa solo Caianiello. Il potente forzista varesino è uno che punta in alto. Il 10 dicembre 2018 parla con Sozzani dell' imprenditore Claudio Milanese, il quale non intrattiene buoni rapporti con l' Anas. Caianiello rimugina su come dargli una mano. «È amico di Giancarlo Giorgetti», afferma. Il vicesegretario federale della Lega e sottosegretario alla presidenza del consiglio è nato nello stesso paese di Milanese: «Questo è il lago... Varese è lì, noi siamo dall' altra parte, qui è Inarzo dove è lui, qui è dove c' è Giorgetti, Bodio Lomnago. Io lo indirizzo, dico vai dal tuo amico!. Perchè storicamente sono qui, sono imprenditori della zona e lui è un personaggio eh».
Sul tavolo c' è il cambio ai vertici dell' Anas. «Tu che hai delle amicizie locali importanti - suggerisce Sozzani - sappi che devono scegliere chi va al posto di Armani, domani è convocato il consiglio d' amministrazione». E Caianiello chiede se sarà il sottosegretario leghista ad avere un potere di scelta su tale nomina: «Chi è che va al tavolo?
Giorgetti?». Risposta di Sozzani: «È lui. Sicuramente nella Lega è quello che dice la sua».
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