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#jean-claude gautrand
yama-bato · 6 months
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Jean-Claude Gautrand - L’assassinat de Baltard, c. 1972
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zegalba · 5 months
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Jean-Claude Gautrand: L'Assassinat de Baltard (1971) Located: Paris
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kitaston · 1 year
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Coffee & Croissant
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gacougnol · 7 months
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Jean Claude Gautrand
l'Assassinat de Baltard #15
Les Halles, Paris 1972
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fidjiefidjie · 1 year
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Bonjour ,bonne journée ☕️ ☁️
Foire du Trône ,les blousons noirs🗼Paris 1962
Photo de Jean-Claude Gautrand
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cosmicanger · 3 months
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Jean-Claude Gautrand, Jardin du Luxembourg, 1987
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federer7 · 2 years
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Rue de l'Evangile, Paris, 1958. «Ballades parisiennes»
Photo: Jean-Claude Gautrand
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netlex · 2 years
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Jean-Claude GAUTRAND
L’assassinat de Baltard 1971
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vincekris · 3 years
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Hommage to the Great God Leica: Bernard Perrine, Arles, 1974 -by Jean-Claude Gautrand
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joeinct · 4 years
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Musée du Louvre, Photo by Jean-Claude Gautrand
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birdsong217 · 6 years
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Jean-Claude Gautrand. Rue de l'Évangile, Paris, 1958.
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yama-bato · 6 months
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Galerie des Photographes : Jean-Claude Gautrand – Jean-Christophe Bechet – Valérie Simonnet – Bellec : Our Paris
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fotopadova · 5 years
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Templi, Santuari, Cappelle e capitelli della Fotografia: 2.
Casa dei Tre Oci a Venezia, "Esposizione" di WillY Ronis
di Carlo Maccà
 --- Santuari della Fotografia: non mete costanti di folti pellegrinaggi di fedeli, come il Santo di Padova; né occasionali come certe mostre d' arte che richiamano frotte su frotte di innocenti membri di generazioni in via di estinzione o di nocenti quanto distratti studenti in gita scolastica, frotte alquanto ingombranti per gli intimamente devoti di fedi religiose o artistiche. Provato a seguire una messa domenicale al Santo in mezzo ai girovaganti pellegrini? o a vedere Van Gogh alla Basilica Palladiana di Vicenza in un fine settimana? [Nota 1]. Per fortuna i veri santuari della fotografia sono visitati da piccolissimi gruppi, coppie o singole persone, consapevoli e (più o meno) informati, che si comportano da veri devoti, talvolta incuranti di difficoltà d'ogni genere, disposti a salire scalzi e in ginocchio gli scalini della Scala Santa. Come ad affrontare almeno due volte l'anno con qualsiasi tempo, indifferenti alle proprie condizioni fisiche, la lunga traversata della laguna da Piazzale Roma o dalla stazione ferroviaria fino alla Casa dei Tre Oci nell'Isola della Giudecca. Traversata che oltretutto costa il doppio dell'ingresso alla mostra. Dove attualmente e fino al 6 gennaio 2019, c'è Willy Ronis, Fotografie 1934-1998.  
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Non consumerò righe per inquadrare la fotografia di Willy Ronis (1910-2009), dopo tutte le volte che in fotopadova.org si è parlato di fotografia umanista, soprattutto di quella originaria, la Photographie Humaniste francese. Difficile che un appassionato di questa "arte" non conservi nella memoria immagini come Il nudo provenzale, o Vincent aeromodellista o Le cavallerizze dello Zoo Circus Zavatta, o la passeggiata dei pinguini durante L'intervallo al Circo Pinder, oppure Una domenica al Louvre. anche se non ne ricorda l'autore (che da noi non ha avuto, come avrebbe meritato, pubblicità pari a Cartier Bresson o Doisneau). 
Una presentazione del fotografo e della mostra, (al di là dei soliti arrangiamenti incompetenti, se non addirittura disinformativi, di comunicati stampa) basata su un'intervista al curatore della mostra sorella francese del 2017 dalla quale provengono le stampe presentate a Venezia, si può trovare in rete]. Il Direttore Artistico della Casa dei Tre Oci , Denis Curti, attribuisce a Ronis anche la qualifica di anticipatore della fotografia di strada, ma è riduttiva e gli va molto, ma molto stretta. Immagini che, con un loro particolare "réalisme poétique", rappresentano Parigi sono state ovviamente riprese anche in istrada; quelle a Venezia, in calli e fondamente. Tanto varrebbe chiamare fotografi di strada i due umanisti citati sopra. o, come è sembra diventato chic, associare alla photo humaniste Henry Lartigue, alto-borghese nella vita e nei soggetti, fra cui elegantissime demi-mondaines a passeggio o in carrozza nei viali del Bois-de-Boulogne: pure lui fotografo di strada? Se è vero che Ronis fu "protagonista della corrente umanista francese" che "dimostrava il suo interesse verso la condizione umana e la quotidianità più semplice e umile" non lo fu certo "insieme a maestri quali ...Jacques-Henri Lartigue" il quale di quotidianità più semplice e umile non interessava neppure quella della servitù di casa.
E’ un reato contro la buona fede dei visitatori e la cultura fotografica) che comunicati stampa e notiziari vari diffondano e riprendano informazioni peregrine. A proposito dei Tre Oci si trova detto "immagini vintage (tutte stampate da lui in persona)". La madre di tutte le retrospettive, quella di Parigi del 2010, dalla quale provengono le stampe presenti a Venezia, fu concepita da Ronis stesso negli ultimi anni di vita, ma poté essere presentata soltanto l'anno successivo alla sua morte. La freschezza degli ingrandimenti in mostra non dà l'idea di vintage, per lo meno in senso stretto, e d'altronde non è credibile che siano stati tardivamente realizzati da una persona vicina ai cent'anni. E infatti la mostra francese del 2017 specificava "stampate personalmente o sotto il suo diretto controllo".
Subito dopo si trova scritto: "tra cui una decina inedite dedicate a Venezia (scoperta e immortalata con la sua Rolleiflex in un viaggio nel 1938)". Ma le immagini veneziane esposte, non più di una diecina, sono quasi tutte note, alcune famose, come quella della bambina (La petite fille de Venise) che cammina in precario equilibrio su una stretta passerella appoggiata alla massicciata delle Fondamente Nove, pubblicata perfino sulla copertina d'una importante monografia. Se poi è vero che il primo incontro di Ronis con Venezia avvenne nel 1938, fu durante una breve tappa d'una crociera in cui lavorava come foto-ricordografo per i turisti imbarcati. Gli ingrandimenti veneziani sono tratti da scatti del 1959, durante una frenetica  incursione patrocinata da Romeo Martinez [Nota 2] nel corso di un'escursione in Italia assieme alla moglie. 
Le reali stampe vintage mai viste prima sono piuttosto i provini a contatto di suoi scatti veneziani, esposti insieme ad altra documentazione - lettere, libri, riviste ed altro - in bacheche orizzontali. I formati dei negativi sono il 6x6 (circa) della Rollei e il 24x36 della Leica (ma per il formato minore a Venezia usava, a quel che risulta dal suo commento ad una delle immagini, il modello a ottica intercambiabile dell'originale reflex francese Foca). "Furono sei giorni meravigliosi! Io e Marie Anne abbiamo vissuto in un'altra dimensione" dice in una lettera inviata ad un amico alla fine del viaggio, nella quale evoca anche una serata di fronte al Canal Grande assieme, fra gli altri, a Romeo Martinez e alla coppia Berengo Gardin. 
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Quei provini dicono molto sulla sua maniera di inquadrare allo scatto, selezionare e riquadrare per la stampa, soprattutto quelli nel formato minore, disposti nella sequenza delle strisce originali (mente i 6x6 sono ritagliati uno ad uno, senza gli "scarti"). Quei provini, assieme agli ingrandimenti, il cui formato permette di studiare le foto molto più "da vicino" che le stampe tipografiche, anche le migliori, e alle parole dell'Autore accostate ad alcune delle immagini più significative, costituiscono una vera lezione di fotografia. In effetti Ronis ha svolto anche un'intensa e proficua attività didattica con articoli, volumetti e scritti vari, lezioni, workshop, corsi d'insegnamento anche accademici, e infine nei contatti personali. Anche Gianni Berengo Gardin, in un suo intervento nel filmato con cui il Direttore Artistico della Casa dei Tre Oci , Denis Curti, presenta l'autore e la mostra, parla di Willy Ronis come d'un amico-e-maestro. Le didascalie spiegano come il Maestro ottenesse la perfezione formale che s'impone nelle sue opere: la maestria nella composizione; il perfetto equilibrio fra le parti significative (che definirei, piuttosto che il momento decisivo, l'istante magico in cui tutto va al suo posto, tout se tient); l'accordo in stampa fra ombre e luci, fra neri e bianchi.
Nella didascalia d'una delle foto scattate in Fondamente Nove (Giovani madri, Venezia, Fondamenta Nuove) Ronis fa una cronaca puntuale del come ("28 mm, f:16, quasi certamente, 1/50"), del quando e del perché: praticamente un'esegesi con finalità didattica. L'ingrandimento rivela, diversamente dalle frequenti riproduzioni tipografiche, che nulla nell'immagine è perfettamente nitido (forse 1/50 non era sufficiente, o non era nemmeno). Ma ciò insegna a chi, come noi, è fiero di poter congelare con i nostri sensori supersensibili e super-definiti tutto ciò che si inquadra a partire dal proprio naso fino all'infinito, che certe pretese di perfezione tecnica possono diventare insignificanti: provate  a immaginare l'immagine di cui sopra a 1/1000. Si può perdonare a Ronis, inesperto di laguna, l'aver denominato cimitero "di Murano" quella che è l'isola di San Michele (che, sempre nell'immagine suddetta, si vede sfuocatella sullo sfondo). 
Quello a cui non si può passar sopra è il tradimento dell'intenzione dell'autore operato nella traduzione d'una delle citazioni più significative in un altro dei cartelloni. Nel testo inglese, certamente più fedele all'originale francese, Ronis dice che essere un bravo fotografo vuol dire avere fiuto e riflessi: fiuto per prevedere quello che ruò succedere e "the reflex to shoot exactly at the right moment", i riflessi per scattare esattamente al momento giusto (il momento magico di cui sopra, che oltre alla rapidità esige coordinazione mentale); mentre il traduttore italiano gli fa dire "i riflessi per scattare all'improvviso". 
Tutto qui!. Ci voleva tanto a fare una traduzione letterale? Per concludere il tema del Santuario: la Casa dei Tre Oci non è solo fotografia. Anche per un tifoso in visita al Santuario dedicato alla preferita fra le tante Madonne in reciproca concorrenza è lecito, e talvolta doveroso, sostare in una cappelletta appartata per porgere una giaculatoria ad un piccolo Santo locale. Qui alcune salette defilate ospitavano fino all'11 novembre Fabio Visintin, Farfalle Marsilio,Vent'anni di illustrazioni. In particolare veniva documentata la collaborazione del grafico veneziano coll'editore pure veneziano per le copertine della collana di narrativa Farfalle.
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Nota 1. Mostra che assieme a 4-5 lavori ad olio della maturità presentava un'importante selezione di opere del periodo di formazione raramente documentate,  che si sarebbero dovute meditare con tranquillità.
Nota 2. Romeo Martinez (1911-1990), dal 1953 al 1964 direttore della famosa e autorevole rivista Camera, dal '57 al '65 diresse anche la Biennale Internazionale di Fotografia di Venezia. Nell'edizione del 1957 Ronis fu il vincitore della medaglia d'oro. 
Non esiste catalogo dalla mostra. Le monografie in vendita all'ingresso riguardano temi specifici dell'opera di Ronis, oppure hanno immagini di dimensioni insignificanti. Meriterebbe di essere ristampata la bella monografia edita da Taschen nel 2005 e curata dall'ottimo esperto Jean-Claude Gautrand, che ora si può acquistare soltanto in rete, usata e a prezzi al minimo tripli rispetto a quello di copertina. Interessante anche Fotocrazia di Michele Smargiassi dell'1 ottobre c.a., soprattutto per il commento di Claudio Marcozzi che con Ronis fu in rapporto di amicizia.
Chi ritiene utile, qualunque sia il proprio livello d'esperienza, prendere Lezioni di Fotografia da Willy Ronis, può farlo con Le regole del caso, uscito nel 2011 col titolo Derrière l'objectif de Willy Ronis, traduzione italiana del 2011, ristampata nel 2017. Molte delle immagini iconiche (che includono 4 delle presunte "inedite veneziane") sono confrontate colle sequenze di scatti da cui è sortito il risultato.
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nevver · 4 years
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Où est la bibliothèque? Jean Claude Gautrand
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gacougnol · 7 months
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Jean Claude Gautrand
l'Assassinat de Baltard #24
Les Halles, Paris 1972
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fidjiefidjie · 1 year
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Bonjour, bonne journée ☕️ 🪧
Grande manifestation place de la Bastille🗼Paris 1986
Photo de Jean-Claude Gautrand
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