Tumgik
#moxica
monty-glasses-roxy · 2 years
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I think it would be kinda funny if Chica, Roxy and Monty got together in the most casual way possible.
They're just hanging out one day and the subject of polyamory comes up because one of them just learned what the word means and the other two get so happy about their being a word for that. Just "So... if you could date as many of us in the Plex as you like... who would you date?", "Oh you two obviously.", "Oh me too!", "Same." "...... Wait-"
Ten minutes later and this hangout has turned into them planning their first date to test run their new relationship.
Walking away from this conversation, it hits them all individually when they're on their own and they're so confused. How the fuck did that happen?? Are they really a thing now?? Oh my god they are how did that happen oh shit oh god oh fuck-
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juarezesdeporte · 2 years
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LE PONEN EL EJEMPLO A LOS GRANDES
Ciudad de México., domingo 26 de febrero de 2023.- México se proclamó campeón del Campeonato Sub 17 de la Concacaf, tras imponerse 3-1 a Estados Unidos, en un duelo donde pelearon por el título a lo largo de los 90 minutos
El conjunto dirigido por Raúl Chabrand ya había logrado su boleto para el Mundial Sub 17 al imponerse 3-0 a El Salvador en los Cuartos de Final, pero hoy demostró que es el mejor de la zona.
El Tricolor impuso condiciones en la primera parte, manejó bien el esférico, ganó en posesión e impuso el ritmo a seguir.
Se marcó penal a favor de México y Stephano Carillo abrió el marcador desde los once pasos al minuto 19, puso su disparo al centro del arco del portero Duran Ferree.
Carrillo sumó su octavo gol en este Premundial, mostrando su calidad y técnica para ser un hombre vital en el equipo nacional.
El duelo tuvo lugar en el Estadio Doroteo Guamuch Flores de la Ciudad de Guatemala, donde la escuadra nacional recuperó el prestigio perdido en los últimos meses, en los que las selecciones menores y la Femenil protagonizaron sonoros fracasos, quedando fuera de los Juegos Olímpicos, el Mundial Sub 20 y la Copa Femenina de Australia-Nueva Zelanda.
En una jugada a balón parado, Luis Navarrete anotó el 2-0 al minuto 52, con un fuerte cabezazo con el que le dio claridad al encuentro, mostrando a un Tricolor seguro, con jugadores de mucha calidad.
Estados Unidos acortó distancias al 69', con un tanto de Pedro Soma quien le inyectó vida a su equipo, para complicar los últimos minutos del encuentro para México.
Norberto Bedolla estuvo atento para atajar todo lo que tuvo a mano, dejando al equipo de las barras y las estrellas con las ganas de mandar al alargue el encuentro.
El portero Ferree vio la roja al 89', por una dura falta sobre Joaquín Moxica y se decretó la pena máxima una vez más. Joaquín Martínez anotó el 3-1 por la vía penal para redondear la victoria mexicana.
El Tri está listo para disputar el Mundial de Perú que se disputará entre el 10 de noviembre y 2 de diciembre.
(Agencia Reforma)
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barrenpines · 3 years
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michael-wincott · 3 years
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Michael Wincott as Adrián de Moxica in "1492: Conquest of Paradise" (1992, dir. Ridley Scott)
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Reminding myself that Vangelis’s soundtrack to 1492: Conquest of Paradise is basically The Akallabêth OST.
(Just...skip the actual movie.)
I can’t include all 12 tracks here (gee, thanks, Tumblr) but all of them are at the YouTube link.
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melmonquartelz · 5 years
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Jewwo qwq Can you recommend me some names and Brooches for Devon and Moxica smol child please qwq hhh sorry for bothering you okai bai :'D
Hmm, well I’m gonna need what season he was born in first if that’s okay <’:3
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1992 Ridley Scott’s “Christopher Columbus” - La (tremenda) trasposizione cinematografica della “conquista del Paradiso” nel cinquecentenario del primo viaggio colombiano
«Cinquecento anni fa, la Spagna era una nazione abbandonata alla paura e alla superstizione, sotto la legge della corona e di un’Inquisizione che perseguitava senza pietà tutti coloro che osavano sognare. Un solo uomo ha sfidato questo potere. Consapevole del proprio destino, ha attraversato il Mare delle Tenebre, alla ricerca di onori ed oro, per la maggior gloria di Dio»
Queste le parole che scorrono a schermo per fare da collegamento tra i titoli di testa e il girato di 1492: La Conquista del Paradiso, il film di Ridley Scott su Cristoforo Colombo uscito nelle sale nell’ottobre del 1992, durante il cinquecentenario dello sbarco del genovese a Guanhani.
In queste parole è condensata, in effetti, buona parte del messaggio di una pellicola che, lungi dal voler restituire la complessità di una figura storica altamente simbolica e problematica, si limita a portare avanti una narrazione celebrativa del navigatore, rifacendosi alle “agiografie” dei discendenti, alla retorica antispagnola anglosassone e all’immagine di un illuminista ante-litteram. Da questo incontro fra secoli di strumentalizzazione ed Hollywood, dunque, quello che nasce non è certo un buon prodotto di ricostruzione storica, ma la conferma dell’appartenenza di Colombo a un pantheon di eroi della sola civilizzazione europea.
 Cristoforo: uomo di scienza e d’azione
Il film ruota attorno al personaggio di Colombo, interpretato da Gerard Depardieu. Sono ben rare le scene in cui il genovese non compare, e ancor meno quelle in cui non è il centro dell’azione. Il ruolo di protagonista che gli viene già affidato dalla sceneggiatura è dopotutto in linea con il tema principale della storia, ovvero quello della lotta di un uomo solo contro tutto e tutti. Quella che viene restituita allo spettatore è l’immagine di un sognatore, che è però sempre pronto a scendere in prima linea per far valere le sue idee non convenzionali.
In quanto uomo di scienza, la sua prima battaglia, in senso figurato, è quella contro gli accademici castigliani. A un Colombo che porta a suo favore dati e ricerche moderne si contrappongono chierici oscurantisti, cultori dell’auctoritas aristotelica, che rifiutano per principio tesi diverse da quelle in disaccordo con la dottrina. A differenza loro il Colombo di Scott non è un uomo che si è fermato allo studio dei libri. Appare pienamente consapevole dell’importanza dell’esperienza rispetto alla teoria, accusando i monaci che lo sostengono, ma che evidentemente non condividono il suo “genio”, di non aver mai abbandonato le loro scrivanie per uscire e vedere «di cos’è fatto il mondo». Sensibilità empirista che è evidente anche quando, durante il viaggio, gli viene chiesto di spiegare in quale modo sapesse orientarsi la notte usando il sestante “come i saraceni”. Ma il film non si limita a suggerire tutto ciò; durante l’edificazione di La Isabela, la voce fuori campo di Colombo stesso, intento a scrivere una lettera, informa il pubblico su come l’impianto urbano che avrebbe preso a modello sia quello della “città ideale” di Leonardo da Vinci. Difficile non scorgere in questo passaggio un tentativo di porre in continuità i due personaggi storici, seguendo il fortunato filone retorico del “genio italico”.
Ma l’azione non si limita alla messa in pratica delle conoscenze scientifiche. Colombo, come ogni esploratore che si rispetti, guida personalmente i suoi uomini nello sbarco a Guanhani e nelle perlustrazioni dell’isola. È un vero leader anche quando si tratta di ultimare il campanile della nuova cattedrale di La Isabela, spingendo carri e tirando funi come tutti gli altri, ma anche quando si tratta di dover dare battaglia agli indigeni che hanno ucciso i guardiani della miniera, o di dare la caccia a Moxica e i suoi compagni rivoltosi.
Il Colombo cinematografico è peraltro disposto a tutto pur di raggiungere questi suoi scopi. Disposto a lasciare la famiglia per anni, a rischiare le vite dei suoi uomini a partire dal primo viaggio, nonché quindi ad impugnare una spada e ad uccidere quando la situazione degenera. Nonostante ciò, non passa mai l’idea di un uomo spregiudicato. Sono piuttosto sempre le circostanze a costringerlo alle azioni più brutali.
 Cristoforo e la Spagna
Come in ogni buona storia che si rispetti, ad un protagonista deve contrapporsi un antagonista. In questo film, il suddetto ruolo è generalmente riconoscibile in buona parte del mondo spagnolo che gravita attorno alla vicenda, trovando poi una personificazione drammatica, per non dire eccessivamente stereotipata, in Adrián de Moxica.
Regia e sceneggiatura danno pieno spazio alla leyenda negra nel dipingere a tinte fosche la Castiglia del 1492: folle esaltate assistono a dei roghi in piazza, non è dato sapere se di eretici o altro, per mano dell’Inquisizione, che “magnanimamente” ricorre alla garrota per chi si è pentito in extremis dei suoi peccati, risparmiandogli la pena delle fiamme. A questa scena assiste, ovviamente disgustato, Colombo, che cerca di allontanare il figlio dalla vista di quell’orrore. Anche dal punto di vista puramente visivo, è facile cogliere la pervasività dell’elemento religioso, tramite l’onnipresenza dell’elemento della croce. Altro tema della parte della storia ambientata in Spagna, è quello della Reconquista appena conclusa. Alla conquista di Grenada si fa più volte riferimento, tanto nei dialoghi quanto visivamente. Molto del girato è ambientato nei suoi palazzi dalle decorazioni moresche e due scene in particolare mostrano la fine dell’esperienza musulmana nella città: la lunga colonna di persone ferme a pregare lungo la via dell’esilio e l’abbattimento di una mezzaluna dal tetto di una cupola mentre una croce di legno viene portata per le strade in processione. Al dogmatismo e al fanatismo imperanti, però, Cristoforo contrappone una religiosità umanista, genuina, che si manifesta nella scena corale dell’innalzamento della campana sulla cattedrale appena realizzata a La Isabela; tutti sono chiamati a partecipare nell’erezione di una nuova chiesa nel Nuovo Mondo.
C’è però chi non intende affatto partecipare alla “conquista del Paradiso” nei termini voluti dal genovese. Ai nobili propositi di Colombo si contrappone infatti l’aristocrazia spagnola, che trova due tipi principali in Gabriel Sánchez e Adrián de Moxica, entrambi personaggi realmente esistiti. Mentre il primo è il principale rivale dell’esploratore in Castiglia e trama per beneficiare a suo discapito delle scoperte oltreoceano, il secondo è l’incarnazione del conquistador violento e arrogante. Un vero e proprio villain, Moxica ne rispecchia i canoni anche a livello estetico; viso affilato, lunghi capelli neri, come pure gli occhi e gli abiti. Un’iconografia chiaramente marcata, resa ancor più evidente nel confronto con un Colombo biondo e spesso in camicia bianca, come nel (mancato) duello finale. Nella finzione cinematografica, sarà proprio l’insubordinazione di Moxica e di altri nobili spagnoli a segnare l’inizio della fine per il progetto colombiano a La Isabela, liberando sostanzialmente Colombo da ogni colpa.
Una delle scene in cui, forse, è resa al meglio la distanza fra Colombo e la società spagnola, che viene messa alla berlina per la sua ipocrisia, è quella dell’esecuzione dei capi della rivolta sopravvissuti a Moxica. Creando un parallelismo con le immagini dei roghi all’inizio del film, lo strumento con cui viene eseguita la pena capitale è ancora una volta la garrota, ma la reazione della folla circostante è ben diversa: ad assordare non sono le grida, accompagnate da una colonna sonora carica di pathos, bensì il silenzio. Nessuno prova piacere alla vista della morte dei nobili spagnoli, anzi; se durante il rogo il clero assisteva compiaciuto, a La Isabela il suo rappresentante più alto, frate Buyl, si alza e se ne va, incapace di assistere. Lo stesso Buyl, che, prima di abbandonare la città per tornare in Spagna, accusa Colombo di trattare alla stessa stregua spagnoli e indigeni, dimostrando, almeno agli occhi dello spettatore moderno, scarso spirito di fratellanza cristiana con questi ultimi.
C’è però un personaggio iberico che sfugge a questa feroce critica antispagnola: la regina Isabella di Castiglia. È lei che permette a Colombo di partire nonostante la contrarietà degli accademici; è lei che gli consente di tornare su Hispaniola nonostante i risultati del primo viaggio non siano stati dei migliori; è lei che gli concede la libertà dopo l’arresto, come pure di partire per il suo terzo viaggio. Questa benevolenza, nel film, è giustificata dal suo essere molto simile a Colombo stesso. Entrambi sono riusciti in imprese da tutti giudicate impossibili ed entrambi hanno molto faticato per questo: se al primo incontro Isabella, reduce della conquista di Grenada, appare più vecchia di quanto non sia realmente, così Colombo, di un anno più giovane della sovrana, sembrerà molto più vecchio di lei nel loro ultimo incontro, dopo le peripezie del secondo viaggio.
 Cristoforo e i Taino
L’altra società con cui Colombo deve misurarsi è quella degli indigeni Taino. Nonostante Colombo, ancora con una voce fuori campo, affermi che essi «non sono selvaggi», il rapporto fra i, de facto, invasori e i locali appare sbilanciato già nelle premesse ideologiche. I Taino non sono davvero riconosciuti dal genovese come soggetti alla pari, ma come persone da trattare «come si tratterebbero le proprie mogli e i propri figli» e quindi poste sostanzialmente sotto tutela, e in quest’ottica paternalistica sono anche stabilite le leggi a divieto di saccheggio e stupro. È dalla religione, con il chiaro riferimento alla futura, possibile, conversione di questi popoli dell’«Eden», che sembrano scaturire le ragioni di questa buona predisposizione verso i Taino.
Nonostante queste premesse esplicitate, la rappresentazione cinematografica degli indigeni finisce per appiattirsi su un dualismo del buono e del cattivo selvaggio di retaggio cinquecentesco. I Taino prima accolgono Colombo e i suoi compagni con curiosità e benevolenza, per poi obbedire placidamente fino alle angherie di Moxica; ma le violenze indigene sono sempre perpetrate da altri; i membri della spedizione che rimangono a Hispaniola al termine del primo viaggio sono uccisi dai Caribes, popolazione rivale dei Taino, mentre l’eccidio di spagnoli alla miniera d’oro è compiuto da una sanguinaria tribù guerriera. Solo tre personaggi vanno a dare un poco di spessore a questo mondo: Juan, il ragazzo spagnolo dal labbro leporino; il “sovrano” dei Taino di Hispaniola; Utapán, guida e interprete di Colombo.
Per quanto riguarda il primo, il mozzo della Santa Maria è tratteggiato mentre si converte agli usi e ai costumi degli isolani, probabilmente a simboleggiare la possibilità di riscatto individuale che la vita nel Nuovo Mondo può offrire a chi, probabilmente anche a causa della sua deformità, era in patria costretto ai ranghi più bassi della scala sociale. Il capotribù di Hispaniola, invece, trascende l’idilliaca e stereotipica figura dell’indigeno che, buono per natura, fa tutto quello che gli viene chiesto di fare dal conquistatore europeo; è consapevole dei fini di Colombo e lo sembra anche del fatto che non possa fare nulla per impedirne le azioni.
È però Utapán il personaggio Taino più rilevante nel film, perché strettamente legato a Colombo. Come sua guida e interprete gli è sempre al fianco fin dallo sbarco a San Salvador, ma è nell’ultima scena in cui compare che si esplicita l’idea che il film vuole dare del perché il rapporto fra l’esploratore e i nativi non sia andato come sperato; Colombo non ha mai imparato la sua lingua, ovvero non ha mai provato a mettersi nei panni degli indigeni.
 Cristoforo e la natura
Questo dialogo finale fra Colombo e Utapán avviene all’inizio della violentissima tempesta che si abbatte su La Isabela. Come a coronare la serie di ribellioni contro il protagonista, al seguito degli indigeni e degli aristocratici castigliani giunge la natura a dare il colpo di grazia all’esperimento di città ideale avviato nel 1494. Una natura che è infatti l’unico avversario a cui Colombo non può opporre alcuna resistenza.
Introdotta fin dalla comparsa della costa di Guanhani fra le brume dei Sargassi, a dominare è la giungla caraibica. Descritta come l’Eden da Colombo durante la fase iniziale di conoscenza con i nativi, la terra scoperta sembra perfetta per la fondazione di una colonia, dove le sementi crescano rigogliose e gli animali si riproducano in abbondanza. L’ambiente, però, è anche denso di minacce, che siano serpenti velenosi o malattie sconosciute, per l’esploratore e i suoi uomini, che non demordono dalla loro ricerca di tesori fino a che non diventa evidente che Pinzón, il secondo di Colombo, è troppo debilitato e deve essere riportato in Spagna.
Ma è proprio nell’uragano finale che si realizza appieno la potenza di questa natura. Il vento e la pioggia fanno scempio degli edifici, persino di quelli in muratura, penetrando fra le finestre e raggiungendo un Colombo che cerca riparo senza trovarne. La violenza della scena culmina con un fulmine che, colpendo la croce sulla piazza, la incendia.  Al mattino seguente, una colonna di formiche va e viene dalla camera di Colombo: la natura si è ripresa i suoi spazi.
 Alcune conclusioni
Questo film è molto lontano dall’offrire un quadro preciso e affidabile della reale vita di Cristoforo Colombo, ma non è questa la sede in cui evidenziare le pur numerosissime imprecisioni storiche. Ciò che forse è più importante è notare come la figura del genovese sia palesemente ripresa solo da fonti a lui favorevoli.
La cosa è resa palese nei primi e negli ultimi minuti della pellicola, quando si intende che la narrazione si avvale delle memorie scritte dal figlio Fernando. In alcune parole, che scorrono a schermo al termine del girato, è poi evidente che si ritenga che tali memorie famigliari siano da considerarsi più che valide; si dice infatti, nero su bianco, che la biografia di Colombo redatta da Fernando ha «reso [al padre] il suo posto nella Storia». La famiglia Colombo in realtà si impegnò in una battaglia per la riabilitazione di Cristoforo non solo a livello memoriale, ma anche legale, dalle accuse che portarono al suo arresto e alla privazione dei titoli, proprio al fine di riappropriarsi dei privilegi promessi nelle Capitulaciones di Santa Fe e minacciati dal resto della nobiltà spagnola. Considerati quindi gli interessi materiali dei Colombo, è difficile pensare che utilizzare solo i loro scritti come fonte di ricostruzione del protagonista possa essere una scelta onesta.
Dopotutto, però, il fine del film sembra essere più che altro quello di narrare la storia avventurosa di un eroe romantico ante-litteram, lasciando in disparte la simbologia politica, ideologica e culturale che il nome Colombo si porta appresso nella realtà. A dominare è la retorica, toccando livelli altissimi in alcuni discorsi o dialoghi del protagonista. Durante il primo viaggio, ad esempio, Colombo sprona il suo equipaggio, provato dal lungo navigare e propenso a credere in una maledizione divina contro l’impresa, parlando della gloria a loro riservata quando «la gente parlerà del coraggio dei primi uomini che attraversarono questo oceano e tornarono» e loro potranno dire «io c’ero». Al termine di quest’arringa, il vento torna a gonfiare le vele dopo la bonaccia, come a sancire il sostegno divino di cui i marinai avevano dubitato.
Oppure, nella parte finale del film, nel dialogo fra Sánchez e Colombo e fra il nobile castigliano e il prelato Rojas. Il tesoriere accusa Cristoforo di essere un «sognatore», al che il genovese gli fa presente come i palazzi e i campanili, la civiltà che lui e Sánchez possono vedere dalla finestra, siano opera di «uomini come me», altri sognatori che, proprio al pari di Colombo sono riusciti a realizzare le proprie aspirazioni. Rincarando la dose, poi, Cristoforo fa presente allo spagnolo che la differenza che incorre fra i due sia che solo «io ce l’ho fatta. Voi no», lasciandolo interdetto. Sánchez sembra quindi aver compreso quanto dettogli nel momento in cui, poche scene dopo, così risponde a Rojas che, visto Colombo in lontananza, giudica la sua esperienza una «tragedia. Lo spreco di una vita»: «Uno spreco? Se il vostro nome, o il mio, saranno mai ricordati […] sarà solo grazie al suo».
Sembra esserci nei personaggi, dunque, una forse eccessiva consapevolezza del peso che la vicenda di Colombo avrebbe effettivamente ricoperto nei secoli a venire, e soprattutto del peso di Colombo stesso nella Storia. Una consapevolezza più probabilmente propria dello sceneggiatore e del regista.
In ultimo, a coronare l’opera di mitizzazione positiva, è da sottolineare come viene presentata la privazione di Colombo del titolo di viceré e il nulla osta di Isabella a compiere un ultimo viaggio. Il genovese sembra sollevato dal non dover più essere governatore, mentre è subito pronto per una nuova avventura per mare, come se dopo il disastro di Hispaniola abbia ripreso coscienza della sua vera natura: essere un esploratore assetato di conoscenza. Come un novello Ulisse, in sostanza, con il quale l’analogia appare ulteriormente marcata dal rapporto con l’amante Beatrice che, come Penelope è stata fatta oggetto delle proposte di molti uomini durante l’assenza dell’eroe, ma ha atteso sempre l’amato girovago.
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appuntisparsi · 5 years
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XXVI Veder piangere mio padre. Enzo Tortora ammanettato. Pavese che si inventa una metrica. La filosofia come stupore. Il diario perduto di Martín de Moxica.
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mtatva-blog · 6 years
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MOXICA PLUS CAP
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MOXICA PLUS CAP is a Schedule H1 drug.
MOXICA PLUS CAP is composed of: AMOXICILLIN (250.0 MG), CLOXACILLIN (250.0 MG), LACTOBACILLUS ( )
Amoxicillin is a prescription medication used to treat certain bacterial infections such as pneumonia, bronchitis, gonorrhea, and certain types of ulcers. Amoxicillin is a penicillin antibiotic that fights bacteria. It can also treat bacterial…
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beardedfanmusic · 7 years
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Popular on 500px : Moxica And The Horse. by chispin67 https://t.co/yaoGpeQKGG
— David Ansell (@DavidAnsell19) August 30, 2017
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rdlogo · 7 years
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Liked on YouTube:Vangelis - 1492: Conquest of Paradise (Full Album)
01 Opening 00:00 02 Conquest of Paradise 01:22 03 Monastery of la Rabida 06:04 04 City of Isabel 09:48 05 Light and Shadow 12:01 06 Deliverance 15:51 07 West Across the Ocean Sea 19:20 08 Eternity 22:13 09 Hispanola 24:16 10 Moxica and the Horse 29:10 11 Twenty Eighth Parallel 36:18 12 Pinta, Nina, Santa Maria (Into Enternity) 41:29 via YouTube https://youtu.be/NC_TaSCuef8
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melmonquartelz · 5 years
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Jewwo I is back with another question (I might have more sorry qwq) but I'm making a child for my ocs (Moxica and glowstick boy) and All I can think of is Since glowsticks shouldn't be broke open and Moxica brooch looks like acid, Could the child have acid magic like they can produce toxic acid if frightened or smth?
Yeah! That sounds like a cool idea!
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mafaicol · 10 years
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monika
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melmonquartelz · 5 years
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Sgiwehwi hecc sowwy for more questions but I wanna make sure I'm not doing anything over powered hhhh anyway! My toxic acid child thing for moxica and glow boy, would Toxic acid be useful or helpful for the factory or nahh?
hmm, I’m not sureeeeeeee,,
I need big brain time for that
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melmonquartelz · 5 years
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For your oc submission blog, want me to resubmit Moxica?
Yes pls ;’)
It’d be great if I could get all the submissions back <;’)))))
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mtatva-blog · 6 years
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MOXICA LB 250MG TAB
MOXICA LB 250MG TAB
Overview
MOXICA LB 250MG TAB is a Schedule H1 drug.
MOXICA LB 250MG TAB is composed of: AMOXICILLIN (250.0 MG)
Amoxicillin is a prescription medication used to treat certain bacterial infections such as pneumonia, bronchitis, gonorrhea, and certain types of ulcers. Amoxicillin is a penicillin antibiotic that fights bacteria. It can also treat bacterial infections of the ears, nose, throat,…
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