Tumgik
#però intanto abbiamo fatto un bel po' di passi avanti
omarfor-orchestra · 11 months
Note
Oddio vero!!! su Nudes erano tutti inguardabili ahaha e concordo sul salto di qualita' della fiction italiana, secondo me e' una bella soddisfazione. Vuoi per piu soldi in produzione grazie alle piattaforme nuove e che anni fa non c'erano, o per questa nuova generazione di talenti ma la fiction e' migliorata TANTISSIMO rispetto a 10-15 anni fa. Mi ricordo i telefilm italiani che guardavo io quando avevo 13-14 anni, sia crime che medical drama o 'romcom' appunto, facevano davvero davvero piangere... sia a livello di recitazione (tipo Branciamore le cui scene drammatiche venivano fuori da una puntata di The Lady di Lori del Santo) sia a livello di tematiche/svolgimento. Alcuni prodotti italiani degli ultimi anni sono addirittura superiori alle serie americane/inglesi a mio avviso e il merito e' secondo anche degli attori che ci recitano. Se serie come Mare Fuori, Suburra, Gomorra o Doc per dire, venissero dall'America con cast americano/inglese farebbero i miliardi
Sì ci sono ancora alcune cose discutibili (vedi Lea che nonostante un cast non malissimo fa veramente pietà, ma anche la prima stagione di un profe se proprio vogliamo) però vedo un miglioramento anche piuttosto repentino nella qualità. Hanno finalmente capito che non tutto deve essere soap e forse è anche merito del mescolamento e dell'esperienza che tanti fanno all'estero, vedi ad esempio Simona Tabasco che con il percorso che ha fatto si ritrova per forza di cose nelle condizioni di pretendere di più. C'è anche da dire che la fiction ora non è più considerata l'ultima ruota del carro ma un gran bel trampolino di lancio (e secondo me qui Mare Fuori deve prendersene il merito) spronando a fare il massimo con le risorse a disposizione e non il minimo indispensabile alla Occhi del Cuore come si faceva fino a poco fa. È bello che almeno adesso se prendono gente con un seguito lo fanno anche perché sono bravi, non solo perché sono bellocci.
4 notes · View notes
volevodirtj · 6 years
Text
Headcanon MetaMoro senza titolo, perché faccio schifo con i titoli
Questo prompt mi è stato suggerito da @nuvoladimiele. Non me l’ha inviato per domanda, mi ha scritto un messaggio, quindi qui sotto vi lascio il prompt, cosicché possiate leggerlo.
Intanto, io la ringrazio pubblicamente per la piacevole chiacchierata che abbiamo avuto, mi è stata di grande aiuto.
 «Prompt: Ermal e Fabrizio si incontrano spesso negli eventi estivi e ogni occasione e buona per passare del tempo insieme. La loro amicizia è sempre più forte e non potrebbero che esserne più felici loro e chi li circonda (che hanno già intuito che forse dietro a quel chiamarsi fratelli c'è qualcosa di più prima dei diretti interessati). Purtroppo però per un evento che lascio all'autore decidere Ermal si accorge improvvisamente di essersi innamorato del suo compare. Questo lo porta a chiudersi a riccio per evitare di essere scoperto dall'altro diventa quindi freddo ma non arriva a chiudere tutti i rapporti con l'altro ovviamente. Fabrizio percepisce questa tensione, cerca spiegazioni ma l'altro gli risponde che va tutto bene. Questo va avanti un po' almeno fino a che uno degli amici di Ermal (lascio a te la scelta) assistendo ad uno di questi siparietti dice a Fabrizio, una volta rimasti soli, che è successo proprio quello che temeva. Alla faccia interdetta di Fabrizio questo risponde una cosa del tipo "È stato Ermal a capire per primo che vi amate e per questo scappa". Fabrizio ci mette un po' a metabolizzare il tutto ma ovviamente non può lasciare scappare il suo cespuglietto troppo a lungo giusto?»
  La prima volta in cui Ermal e Fabrizio si sono incontrati – o, per meglio dire, scontrati – è stato a febbraio, durante la prima serata di Sanremo
Era arrivato il turno di Fabrizio e si stava dirigendo a grandi passi verso il palco
Era visibilmente nervoso, lo era sempre prima di esibirsi in tv, anche a distanza di tutti quegli anni
Si stava mangiando le unghie, sebbene gli avessero raccomandato di non farlo
Era completamente nel pallone e non si era nemmeno accorto di aver urtato un ragazzo riccioluto
Stava in piedi lungo il corridoio, mentre una truccatrice gli passava un po’ di fard sulle guance
Ovviamente tutto free nichel
Fabrizio l’ha urtato e la truccatrice gli aveva infilato per sbaglio il pennello nell’occhio
Il ricciolino aveva imprecato in una lingua che Fabrizio non era riuscito a decifrare
Ma figuriamoci se quello stava pensando a quella lingua strana!
Infatti, quando quello si era voltato e con un cipiglio piuttosto irato gli aveva gridato “sta’ attento!”, si era già allontanato di qualche passo
Fabrizio aveva borbottato uno “scusa” non troppo convinto ed era andato via
Ermal l’aveva riconosciuto subito e si era detto che poteva pur essere un cantautore eccezionale, ma era veramente scontroso ed antipatico
Intanto è arrivato giugno ed Ermal si è dovuto completamente ricredere
Entrambi partecipano ai Wind Summer Festival e in quei quattro giorni hanno stretto davvero un buon rapporto
Spesso i membri delle loro band li trovano in disparte a parlare e talvolta anche a scherzare
E dopo essersi esibiti si smezzano sempre una sigaretta dietro le quinte
Senza dimenticare il fatto che ultimamente Ermal non fa altro che parlare di Fabrizio e di un progetto ambizioso a cui vorrebbero lavorare
Dino è talmente pieno ed è a tanto così dallo spaccargli il basso in testa, perché non lo tollera più
Marco scherza su un’ipotetica cotta di Ermal per questo fantomatico Fabrizio
Marco ci ha visto lungo
Questo progetto ambizioso non è altro che una canzone a cui Fabrizio ha già cominciato a mettere mano, ma da subito ha pensato di volerla scrivere con Ermal
Perché l’ha visto a Sanremo e quel ragazzino riccioluto ha davvero un sacco di talento ed è riuscito ad emozionarlo come poche altre cose
Ha cominciato a scrivergli agli inizi di giugno ed Ermal gli è sembrato entusiasta dell’idea sin dall’inizio
Poi si sono incontrati di persona e non solo hanno cominciato subito a lavorarci su, ma si sono anche imparati a conoscere
E adesso si dividono tra i rispettivi tour e la stesura della canzona
Si incontrano un po’ ovunque: lo studio di Ermal a Milano, la cameretta di Anita, il lungomare di Bari e i molteplici eventi estivi a cui entrambi vengono invitati
E dopo un mesetto si può dire che siano ormai diventati amici, buoni amici
Ermal ha ormai cambiato totalmente parere su Fabrizio: ha capito che sotto quella corazza si nasconde un uomo buonissimo e premuroso
E che ama il contatto fisico, ormai ha preso l’abitudine di accarezzargli i capelli ogni volta che ne ha la possibilità
Ermal odia quando gli toccano i capelli, ma quando è Fabrizio a farlo stranamente non gli dispiace
(Anzi!)
Al contempo anche Fabrizio sta conoscendo sempre meglio Ermal e sta imparando a volergli bene
Magari è un po’ troppo permaloso e testardo, ma è determinato ed è un vortice di positività e gli sta portando un bel po’ di buonumore
E poi parla, parla, parla tantissimo
Lo intontisce di chiacchiere e a volte non sa nemmeno cosa rispondergli
Poi qualcosa cambia
Agosto è iniziato da un po’ ed entrambi hanno qualche giorno libero dai loro tour
Ermal pensa bene, allora, di invitare Fabrizio a Bari, così possono finalmente terminare quella canzone
Passano quei giorni tra mare, un bar che Ermal frequentava assiduamente quando era uno studente universitario e la vecchia camera da letto di Ermal, che aveva ancora attaccati alle pareti centinaia di poster di rock band famose e locandine di qualche serata de La Fame Di Camilla
Ed è proprio in quella stanza che la loro Non mi avete fatto niente vede la luce
La stanno canticchiando per un’ultima volta
Ermal sdraiato sul suo letto che strimpella gli accordi, Fabrizio seduto a terra che tiene il tempo battendo una mano sulla sua coscia
Gli ultimi accordi sfumano via e Fabrizio si volta a guardarlo
“È perfetta così”
Poi si siede sul bordo del letto, mentre Ermal risistema la chitarra nella fodera e lo imita
Fabrizio non se ne accorge, ma Ermal lo sta fissando mentre si accende una sigaretta e si porta il filtro alla bocca
È proprio rimasto imbambolato
Non può fare a meno di notare quanto sia bono
E, oltre a quello, è anche umanamente fantastico, una delle persone migliori che ha avuto l’onore di incontrare
E adesso sta cercando di negare in tutti i modi che quelle che sta sentendo nello stomaco non sono le famose farfalle di cui tutti parlano
Perché certo, Fabrizio gli piace ma non in quel senso
Non può piacergli davvero qualcuno che conosce da pochissimo
Non prova sentimenti romantici per Fabrizio, ne è convinto
E poi Fabrizio lo guarda negli occhi, tenendo fra le labbra la sigaretta, e capisce dal suo sguardo vacuo che Ermal si trova in un’altra dimensione
“Oh, che c’hai ricciole’?”
Ermal sbatte le palpebre un paio di volte e si accorge solo ora di avere Fabrizio a pochi centimetri dal suo volto
Il cuore prende inspiegabilmente a battere più velocemente
Merda
Se c’è una cosa in cui Ermal trova difficoltà, è proprio ammettere di essersi innamorato
Forse perché quell’amore di cui tanto canta l’ha sempre spaventato un po’, tutto ciò che è più grande di lui lo mette in soggezione
Ed innamorarsi di nuovo, dopo una storia di nove anni da poco conclusa e la tacita decisione di lasciar perdere l’amore per qualche tempo, onde evitare nuove delusioni, è decisamente spaventoso
Perché non sono più due ragazzini, perché Fabrizio ha dei figli, perché sa che sarebbe impossibile
Sa, però, che l’unico modo per tenere a bada i suoi sentimenti è allontanarsi il più possibile da Fabrizio e dimostrarsi freddo nei suoi confronti
Naturalmente, Fabrizio si accorge subito che Ermal ha qualcosa che non va
Lo comprende dai messaggi, dalle risposte a monosillabi, dall’assenza di emoticon e dalla presenza di punti fermi alla fine di ogni frase, e soprattutto dalle chiamate sempre più brevi e spesso colme di silenzi imbarazzanti
Inoltre, continuano a vedersi per via degli eventi estivi e, se prima dietro le quinte non facevano altro che parlare e scherzare, adesso Ermal si intrattiene giusto il tempo di un saluto e qualche domanda di cortesia
“Come stai?”, “Come procede il tour?” e cose del genere
Ogni volta che lo vede o lo sente, Fabrizio gli pone sempre la stessa domanda e puntualmente Ermal gli risponde allo stesso modo, mentendo
“Aò, ma che hai? Tutto bene?” “Sì, Fabrì, va tutto alla grande” “Sicuro?”
No che non è sicuro, Fabrì!
Fabrizio non gli crede e si è un attimino iniziato a rompere il cazzo di quella situazione
Vorrebbe capire se magari è colpa sua, cos’ha fatto di male per meritarsi tutta quella indifferenza da un giorno all’altro, ma Ermal è testardo come un mulo e non è ancora riuscito a cavargli mezza parola di bocca
E sono passate tre settimane
E probabilmente ne passeranno il triplo se continuerà a non far nulla
Ed Ermal gli manca tanto
Settembre è giunto alle porte ed è arrivato l’ultimo evento estivo di una lunga serie
Entrambi partecipano e Fabrizio è intenzionato a chiarire quella questione una volta per tutte
Dopo averlo cercato in lungo e largo, trova Ermal in prossimità del palco
Se ne sta in disparte e chiacchiera con Marco, probabilmente dell’esibizione
Fabrizio si intromette non molto educatamente e poggia una mano sulla spalla di Ermal, che si volta in sua direzione ma evita di incrociare il suo sguardo
“Possiamo parlare?”
“Non vedi che sono impegnato?”
Il tono acido di Ermal lascia spiazzato anche Marco, che sta origliando la conversazione senza dare troppo nell’occhio
Fabrizio non batte ciglio e più cerca di guardarlo dritto in faccia, più l’altro si ostina a puntare gli occhi in un’altra direzione
“Mi puoi spiega’ cosa t’ho fatto di male? È un mese che mi tratti come se t’avessi ammazzato ‘r gatto”
“Non mi hai fatto nulla, non sei così importante da condizionare il mio umore”
Le parole di Ermal sembrano essere studiate apposta per ferire, peccato che c’è qualcosa nella sua voce che lo tradisce
Per non parlare del fatto che sta facendo il possibile per non guardarlo, come se abbia paura che Fabrizio, in quegli occhi, possa scorgere la realtà che si ostina a non far venire a galla
“Certo” gli fa Fabrizio sarcasticamente “Adesso ripetimelo guardandomi in faccia”
Ermal finalmente lo guarda dritto negli occhi e mette su l’espressione più indifferente che conosce
Peccato che il suo viso l’abbia sempre tradito, rivelando al resto del mondo le sue vere emozioni
Fabrizio capisce in fretta che stava mentendo fino a poco fa e adesso non riesce più a farlo
Si sente vulnerabile, nudo, sotto gli occhi di Fabrizio
Anche la voce lo tradisce, non riesce a pronunciare nuovamente
Allora Ermal decide di andarsene da lì: con un colpo scaccia via la mano di Fabrizio dalla sua spalla e si incammina velocemente verso il camerino
Fabrizio neanche ci prova ad inseguirlo, si limita solo a richiamarlo indietro, invano
Marco, che ha assistito a tutta la conversazione con un’espressione a metà fra il basito e il vagamente divertito, si mette affianco a Fabrizio e non riesce a nascondere un sorrisetto
“Non credo che Andrea sarà molto felice di sapere che ha perso la scommessa”
Fabrizio si rende conto solo in quel momento della presenza di Marco e lo guarda confuso
“Secondo lui saresti stato tu il primo a cedere, mentre io ho puntato tutto sul buon Meta. E anche stavolta non mi ha deluso”
Fabrizio pensa che quell’uomo sia decisamente impazzito
“Scusa, ma di che stai a parla’?”
Marco non riesce a smettere di sorridere e ha l’aria di qualcuno che la sa lunga
“Eppure ti reputavo più sveglio di Ermal!”
Fabrizio continua a non capire un cazzo
“Si è innamorato di te, per questo scappa ogni volta che ti vede. È talmente cotto che non sa nemmeno come dichiararsi e ha paura che tu non possa ricambiare”
E all’improvviso Fabrizio capisce tutto
Perché si è allontanato da lui senza una spiegazione logica, perché è freddo nei suoi confronti, perché prima nemmeno riusciva a guardarlo negli occhi
Perché lo amava
E Fabrizio è rimasto completamente spiazzato
È innegabile che il loro rapporto sia diventato così stretto ed intimo in così poco tempo, era più che una semplice amicizia
Ma non avrebbe mai immaginato che Ermal potesse innamorarsi di lui
E adesso non sa minimamente come comportarsi
E, ad essere onesto, Fabrizio non sa nemmeno con precisione cosa provi per lui
L’unica cosa certa è che non vuole perdere Ermal
La settimana successiva Ermal ha un concerto in Lazio e Fabrizio si è messo d’accordo con Marco e il resto della band per fargli una sorpresa
Fabrizio ci ha rimuginato su parecchio in quella settimana ed è arrivato alla conclusione che non vuole lasciare che Ermal scappi
Avrebbero affrontato tutto questo assieme
Così si è procurato un pass per il backstage, ha comprato i girasoli più belli di tutta Roma e ha guidato fino al luogo del concerto
La guardia a malapena guarda il pass che porta al collo, perché non appena lo riconosce lo fa passare senza alcun tipo di problema
Chiede indicazioni ad una donna della pulizia per il camerino di Ermal
Lungo il corridoio incrocia Marco, che gli fa l’occhiolino, e Andrea, ancora un po’ contrariato per aver perso la scommessa
Una volta davanti alla porta si prende un po’ di tempo e fa un bel respiro profondo
All’improvviso non si sente più sicuro di nulla e non sa cosa succederà quando se lo ritroverà davanti, non sa cosa dirgli
Ma ormai è lì e non può battere ritirata, non sarebbe affatto da lui
Quindi bussa e aspetta che, dall’altra parte, Ermal gli risponda prima di entrare
Quando Ermal lo vede fermo sul ciglio della porta e con un mazzo di girasoli in mano rimane pietrificato e si sente mancare per un attimo il respiro
E quel sorriso timido che ha in volto lo destabilizza e non poco
Quella è senza ombra di dubbio la visione più celestiale che si sia mai trovato davanti
Cerca comunque di rimanere il più posato e distaccato possibile, perché non vuole farsi troppe illusioni
“E questo che significa?” chiede con tono neutro, trattenendo qualsiasi emozione
Fabrizio prova ad ostentare una sicurezza che non gli appartiene
“Che so tutto. E forse so’ ancora un po’ confuso e non so se adesso posso darti quello che desideri, ma la cosa certa è che non voglio che tu esca dalla mia vita”
Tutto questo è troppo anche per uno come Ermal
Va bene, non si tratta di una dichiarazione vera e propria, ma raramente si è sentito dire parole così belle
Nemmeno lui vuole che Fabrizio esca dalla sua vita
E vorrebbe tanto dirglielo ma lo ha lasciato completamente senza parole
Così senza pensarci si fionda tra le braccia di Fabrizio e lo abbraccia, infilando la testa nell’incavo fra collo e spalla e beandosi del suo buon profumo
“Scusami Fabrì” gli mormora in prossimità dell’orecchio
Quelle scuse sono sia per averlo trattato di merda nell’ultimo periodo, sia perché ha rischiato di compromettere il loro rapporto stupendo per colpa dei suoi sentimenti
Perché lui lo ama, certo, ma non per questo vuole perderlo
 anche perché Fabrizio sia ancora confuso, dopotutto ha alle spalle una famiglia
Magari un giorno potrà ricambiarlo appieno
Per il momento va bene così
Fabrizio gli dà un bacio sul collo
È il suo modo di dirgli di non preoccuparsi, di nessuna delle due cose
54 notes · View notes
mayahuntress · 6 years
Text
   ▿▿▿   Maya & Xavier  ↳ 1O.O6.2O18   #ravenfirerpg
Una leggera brezza accarezzò il viso di Maya, mentre la ragazza beneficiava degli ultimi respiri freschi di giugno. Chissà se il caldo sarebbe giunto anche quell'anno a Ravenfire ━ s'era chiesta, intanto che osservava un punto fisso del lago. Esso rifletteva il colore plumbeo del cielo; tutta l'atmosfera attorno a lei era fatta di colori freddi ━ ma le nuvole non davano segni di pioggia. In quel caso, non aveva alcun ombrello ed era seduta su una panchina innanzi al lago, il tutto privo di un possibile riparo. Quei colori, il clima ━ stavano involontariamente imitando il suo stato d'animo? L'attesa per Xavier si faceva sempre più pesante e così anche i ricordi ( ed i fatti ) che quel ragazzo le faceva rammentare. Sensi di colpa compresi.
( . . . ) Aveva udito dei passi ad ogni fruscio dell'erba alta ━ e lei seppe, anche con la coda dell'occhio, che Xavier era arrivato. Aveva respirato a pieni polmoni quell'aria di giugno, prima di trovare il coraggio di volgere lo sguardo verso il ragazzo. Quando lo fece, notò ch'era diverso, qualcosa nell'aspetto ━ e riprese in qualche modo a torturarsi le mani. Si chiese se anche lei potesse apparire cambiata, magari un fantasma della Maya pre-sparizione.
« Ehi... »
______
Maya Hunter. Era difficile non notarla, Maya Hunter, con quell'aria così diversa e lo sguardo così intelligente. Ancora più difficile era dimenticarsi della sua esistenza al mondo, vito che Maya esisteva rumorosamente: era sempre lì, con la mano alzata, pronta a dire qualcosa, pronta a difendere qualcuno, a farsi sentire, a distinguersi da buona parte di Ravenfire e, inutile dirlo, Xavier ha visto in lei qualcosa di spaventoso e seducente - la speranza. In silenzio, l'ha tenuta come un punto di riferimento, poi Maya è scomparsa per più di dieci giorni e Xavier ha iniziato a pensare che se non erano capaci di ritrovare lei ( che esisteva così rumorosamente, che era difficile da dimenticare, la cui mancanza si sentiva ) non sarebbero mai stati capaci di trovare anche lui, se fosse scomparso di nuovo. Si è lambiccato il cervello per due mesi per riuscire a giustificare la sua assenza ( l'assenza dell'ultima persona di cui gli importasse qualcosa, una persona della quale voleva l'approvazione! ) finché non è stato troppo tardi: forse, se avesse chiesto aiuto a Maya, non avrebbe quelle cicatrici terribili che sono ostinatamente coperte dalla maglietta a maniche lunghe che indossa, ma non poteva chiedere aiuto a Maya quando lei stessa sembrava in stato di shock. Ovviamente, non ha minimamente considerato che uccidersi potesse avere un impatto sulla vita della ragazza: nella sua testa, Maya ha sempre emanato troppa luce affinché si accorgesse sul serio di qualcuno che si muove nell'ombra come lui - si sbaglia, ma questo non lo sa. Ebbene, quattro mesi dopo, in una giornata uggiosa, può dire di no a un invito di Maya al lago? È vagamente in ritardo e vagamente disordinato come al solito, ormai uscito dalle sue camice ordinate in favore di un abbigliamento diverso, di una postura diversa, di un atteggiamento diverso. Xavier di quattro mesi fa avrebbe aspettato un "siediti", Xavier di adesso si siede al suo fianco e basta, fissando lo sguardo sull'acqua che riflette il grigio del cielo similmente a quanto aveva fatto lei prima. « Hey » la saluta, senza guardarla « Non ci vediamo da un po', mh?» molto tempo e troppi eventi dopo, si potrebbe dire.
___________
La presenza di Xavier s'era fatta ancora più pesante quando lui aveva preso posto accanto a lei ━ proprio lui, che aspettava sempre un suo cenno, un suo qualcosa. Maya non sapeva esattamente che tipo di effetto facesse lei su di lui ━ uno sicuramente positivo; ma erano rimasta ancora così le cose? Era ancora lui, nonostante l'apparenza pareva mentirle? Ma soprattutto, erano ancora / loro /? Maya non n'era più certa, stava perdendo la sicurezza che la distingueva così tanto, pezzo dopo pezzo, e man mano che scopriva qualcosa che non andava. Era maledetta, quella cittadina ━ nient'altro che un bel nascondiglio tra i fitti boschi della Virginia; doveva sapere di provvisorio ━ ed invece sapeva di prigione, per altri. La verità era che non sapeva con esattezza i motivi del suo invitare Xavier lì, al lago ━ dove era tutto così fermo e tranquillo ━ quando la testa della ragazza ( e forse quella di lui? ) era un intruglio di caos e domande. Domande che riservava anche al biondo sedutole accanto; domande che, per la prima volta, aveva paura di pronunciare. Avrebbe potuto fare qualcosa, Maya? E lui ━ lui stava bene? Si preoccupava sempre di chi non stava bene ━ ancor di più dopo Aprile, perché sapeva che aiutare gli altri l'avrebbe tenuta occupata, quand'era poi lei ad aver bisogno di aiuto. Tutto quel casino in testa, eppure l'unica cosa che uscì dalle sue labbra scarlatte fu un « Sicuramente quattro mesi sono un bel po'. » ma non si era ancora spenta, no. Curvò le labbra in uno dei suoi tipici sorrisi, per poi continuare in maniera quasi ironica. « Non abbastanza per farci sparire di nuovo, mh? »
________
Se solo ci pensasse un po' sarebbe capace di tracciare perfettamente il percorso emotivo di Maya sin dal momento in cui si è seduto. Non sono diversi : aiutare gli altri pur di non pensare a quanto fa pena la sua vita è una specialità di Xavier da ben prima che anche l'altra veggente lo adottasse come meccanismo di difesa. Sbuffa una piccola risata, non senza evitare di sentirne il sapore amaro « Chi lo sa? Magari è la volta buona che ci rapiscono entrambi. » scherza solo formalmente, ma è interessante la scelta delle parole: per tutto il tempo che è rimasto in ospedale, a Gennaio, ha evitato di usare la parola rapimento. Era sempre "scomparsa" o qualcosa di affine, ma Xavier lo sa, Xavier è troppo intelligente per capire che non può essere scomparso nel nulla da solo, o sopravvivere con quegli squarci addosso, e quando è scomparsa anche Maya....ha fatto due più due. Ma Maya l'ha fatto, questo due più due, o ha ancora troppa paura per pensarci? La capisce, se ha troppa paura. Anche lui ne ha avuta. « Come ti senti?» è strano che sia lui a condurre la conversazione: da sempre fin troppo timido per essere qualcosa di più che un quieto supporto alle infervorate opinioni di Maya, adesso sta dimostrando che almeno una parte di lui è morta in quella notte sul finale di Aprile. In tutto ciò, si è a malapena mosso: le braccia coperte sono raccolte al petto, le gambe accavallate. Ha una postura meno rigida del solito ( oh, non cerca più di essere perfetto nei dettagli, adesso! ) e, infine, la testa è rivolta verso di lei con una totale nonchalance che, sì, fa un po' impressione su Xavier, specialmente se sta parlando di rapimenti.
____________
Maya divenne ancora più certa che quel ragazzo non era più lo stesso Xavier di prima. Non seppe se esserne contenta ━ sollevata, addirittura, poiché non doveva più mandare avanti una conversazione. Non le pesava, anzi ━ lei era fatta di parole, di quelle che sommergevano i pensieri. Chissà però se quello era ancora lo Xavier dei mille ragionamenti fatti insieme; di certo, rimaneva una persona enigmatica per Maya. Il problema stava nel suo non voler più risolvere gli enigmi, solo guardarli da lontano e chiedersi se lei potesse somigliarne ad uno. Era amara, quella piccola risata uscita dalle labbra di Xavier, Maya lo aveva notato. Non erano felici, e si vedeva. « Guarda ( . . . ) mi sta venendo in mente di farmi rapire di nuovo. Sai, per delle risposte. » aveva espresso pensieri del genere solo con Janel ━ ma se non fosse quasi svenuta davanti a lei, li avrebbe veramente detti? Probabilmente sì. Maya aveva bisogno di una dolcezza come quella di Janel. Necessitava comunque del realismo ( sempre che fosse rimasto lo stesso ) di Xavier. La diciottenne non lo stava guardando ━ eppure poteva intravedere con la coda dell'occhio i modi più rilassati del ragazzo; no, decisamente non era più lo stesso, lo notava anche dal suo fare domande per primo. Forse adesso aveva di meno da perdere? Ipotizzava, Maya, ma ogni tanto doveva fermarsi. « Io? Mai stata meglio! » esclamò con del palese sarcasmo ━ le sue occhiaie potevano parlare per lei, tanto. Stava sorridendo lo stesso. « E tu? E' inutile che rigiro la domanda o..? »
__________________
è sincera la risata che abbandona le corde vocali di Xavier alla sarcastica ipotesi di farsi rapire di nuovo pur di ottenere qualche risposta e, si chiede, se deve stroncare l'ipotesi sul nascere o continuare ad ironizzare sull'argomento. Fa una via dimezzo : « Non saprei, non ho più spazio per delle cicatrici nuove, sicuramente non sono una merce di scambio che vale granché. » la parte più divertente, e insieme più inquietante, è che non sa quanto siano veritiere le battute che sta facendo: sarebbe troppo assurdo se l'avessero rapito davvero, se l'avessero torturato e avessero preso qualcosa da lui, giusto? Troppo brutto per essere quello che è successo, vero? Bene, Xavier Hampton, i tuoi poteri funzionano meglio di quello che hai sempre pensato. A proposito di questo: «Te l'ho mai detto che sono un veggente, Maya?» no, non l'ha mai fatto, non lo ha mai detto a nessuno a parte i Seered, Axel e Janel, non l'ha neanche mai detto ufficialmente a Kaleb, è stato bravo, ha tenuto la bocca chiusa sul segreto di Ravenfire - ma, come tante cose, quel segreto gli è marcito dentro e l'ha quasi ucciso. « Oh, aspetta. Ti hanno mai detto che Ravenfire è piena di creature sovrannaturali?» pare onestamente dispiaciuto di aver sbagliato l'ordine delle informazioni, ma non di avergliele date: era maledettamente giusto che ne venisse a conoscenza, perché si fida abbastanza di lei per ragionare su alcune implicazioni dei suoi poteri. « Mi dispiace avertelo detto così. Forse lo sapevi già, non lo so, ne abbiamo mai parlato?» non se lo ricorda e nemmeno vuole sforzarsi di farlo. È futile sperare che Maya non si accorga di come ha evitato la domanda. Come sta? Non lo sa nemmeno lui, al momento.
___________
Era nata sicuramente come una battuta, quella appena pronunciata da Xavier: eppure, Maya non rise, com'era solita fare ━ anzi, dovette sforzare sorriso minuto, quasi impercettibile. Parlare delle cicatrici di Xavier o di qualsiasi flagello a gravare chiunque, rendevano ancora più pesante il mondo così come lo vedeva Maya ━ si batteva e lottava per esso e per questo, era stata punita. Un qualche scherzo del destino che le diceva di smetterla ━ e che molto probabilmente, doveva concentrarsi su sé stessa ogni tanto. Curioso, come lei si doveva adattare sforzandosi di non opporsi. A distoglierla da ciò fu la novità ( o almeno per lei era cosa ignota ) che le portò Xavier: era un veggente! Probabilmente ciò la portò a dimenticare del tutto la domanda che aveva posto a Xavier, cioè come stava ━ ignorata da quest'ultimo. Non che glielo avrebbe fatto notare ━ ma si sarebbe indispettita, quasi. Trepidante, aveva atteso prima di rispondere, ascoltando le frasi effettivamente sconnesse che il biondo le stava dicendo. « Xavier ━━ » s'era interrotta, cercando di formulare delle frasi sensate, mettendo insieme i pezzi in disordine detti dal ragazzo. « So bene che Ravenfire pullula di creature naturali. » sorrise, pensando subito ad una delle sue migliori amiche, ch'era una fata. « E no ━ non ne abbiamo mai parlato! » "molto probabilmente sono una veggente anch'io, Xavier." ma si astenne dal dirlo, mostrandosi comunque stupita dal fatto che lui fosse uno di loro. « Tu ━ come / fai / ad essere un veggente?! Lo hai sempre saputo o cosa...? »
_______________________
lo nota, se ve lo steste chiedendo. Già immagina quanto le sia costato sforzare quel sorriso, e di questo non gli dispiace davvero, per dir la verità - prima gli sarebbe dispiaciuto da morire di aver detto la cosa sbagliata, è questo lo Xavier a cui Maya è abituata, ma stanno facendo nuove scoperte, non è vero? Inarca le sopracciglia, colpito! « A quanto pare ero l'unico stronzo a non saperne nulla, allora!» ribatte, onestamente divertito dalla prospettiva che Maya ( forestiera, ma terribilmente intelligente ) lo sapesse prima di lui, che per altro ha nella sua famiglia più stretta due creature! Alza le spalle, riportando lo sguardo sul placido lago che par fatto di metallo fuso. « L'ho scoperto durante l'inverno dell'anno scorso » racconta, incominciando a tagliare i dettagli: se da una parte non vuole minimamente dirle quanto sia stato difficile, dall'altra vuole solo qualcuno con cui parlarne che non sia il suo psicologo o Quentin. « Non ne avevo idea, come ti ho detto. Un giorno è, tipo...successo e basta. » fa una piccola pausa, guardandosi il grembo « è per questo che io e Janel non siamo più amici. Ha scoperto che sono un veggente e si è spaventata, credo, e Janel fa cose stupide quando è spaventata. » sospira, rassegnato, come se ormai non ci fosse più nulla da fare. « Anche mio padre, e mio fratello, e tantissime persone che conosciamo. Anche il professor Hoollbrook di biologia. Sono ovunque, Maya. » non è un segreto che non gli faccia piacere, a giudicare da quanto è piatta la sua faccia mentre, con evidente rassegnazione, le dice cosa sta succedendo. « Forse anche tu e non vuoi dirmelo. » è la prima volta che scherza senza avere un ragionevole sospetto, ed ha ragione. Inaspettatamente. Le porge addirittura la mano, mostrandole il palmo, per invitarlo a prendergliela, così può confermarle che è umana tramite il contatto. « Più vado avanti nell'analizzare i miei poteri, più capisco che ci sono delle fondamentali falle logiche a Ravenfire: come fanno gli esseri umani ad essere ancora la specie dominante? Com'è possibile che non ci sia ancora stata una guerra? Perché fanno vivere qui i cacciatori? Se lì fuori c'è una barriera e questa » fa un gesto plateale « non è una gabbia ma una riserva, che senso ha far entrare i forestieri? Troppe cose non hanno senso, qui, e io voglio delle risposte. Ma sono sicuro di una cosa » si gira, finalmente, verso di lei, con l'indice alzato e il cipiglio serio « qualcosa sta cambiando. Non so cosa sia, ma qualcosa sta minando all'ordine generale delle cose qui, qualsiasi esso sia. » è in vena di rivelazioni shockanti, oggi.
_____
Nonostante le prospettive negative, Maya c'era riuscita, a ridere: Xavier probabilmente era l'unico della sua cerchia di conoscenze a non sapere del sovrannaturale fino a qualche tempo prima. Cercando di non rimuginare su sé stessa ed il suo rapporto ambiguo con l'ultraterreno ━ aveva ascoltato in maniera parecchio attenta ogni singola frase detta da Xavier. Era una cosa / così individuale /, l'approccio verso il sovrannaturale di Ravenfire, e Maya ━ curiosa e vispa per natura, rimaneva sempre sorpresa nello scoprire quei dettagli, anche disavventure ━ che portavano gli ignari alla rivelazione. Per cui sì ━ era rimasta piuttosto delusa nel vedere che Xavier aveva omesso i dettagli. La cosa fu eclissata in modo terribilmente immediato, per Maya, al suo citare Janel ━ che capitava per essere una sua dolcissima amica. « Spaventata? Janel?! È impossibile, io... » "mi sono confidata con lei, le ho detto che sono una caspita / di veggente /, non era spaventata!" eppure ━ neanche questo era riuscita a sputare fuori, la verità ( od i deliri? ) fin troppo personali d'una diciottenne. L'allusione ━ che preferiva essere uno scherzo, una battuta ━ di Xavier, aveva solo causato un'ulteriore risata nervosa. Di quel che aveva detto lui, il padre ed il fratello n'erano una novità; del professor Hoollbrook era ben a conoscenza grazie all'ausilio di voci e pettegolezzi tra amici "dotati" per così dire. Tuttavia, la tensione di Maya era poi giunta all'apice quando Xavier le aveva porto la mano, spegnendo la sua risata; forse il suo deglutire avrebbe tradito la sua recita ━ eppure, che aveva da perdere? Era Xavier, lo conosceva ━ non quello "nuovo" perlomeno, ma poteva dire di conoscerlo. Dopo qualche secondo d'indugio, Maya s'era finalmente decisa a poggiare la mano su quella di lui: il biondo, veggente, avrebbe / visto / qualcosa? Sempre che i veggenti fasulli potessero essere percepiti. Se lei lo era, ovviamente. Tutto ciò che aveva erano solo ipotesi. Mentre compiva quel gesto, ascoltava le domande ━ assolutamente lecite, di Xavier. Non le aveva, le risposte ━ non tutte, almeno. « Se i forestieri escono e parlano di quello che c'è qui, verrebbero presi per pazzi. Niente li fermerebbe dal portare altri stranieri qui, però. ( . . . ) Comunque sì ━ qualcosa sta cambiando. » si accorgeva, mentre lo pronunciava, che il palmo della sua mano su quella di Xavier era divenuto sudaticcio ed il suo tono di voce, cupo.
0 notes
colospaola · 7 years
Text
Un passaggio di Regazzoni e Lauda con le 312 T. Regazzoni vincera la gara.
Nel 1994 fu fondata l’Associazione Aiutiamo la Paraplegia – Fans Club Clay Regazzoni, l’unico Club autorizzato dallo stesso pilota.
Fin dall’inizio i principi e gli scopi di tale Club sono stati quelli di legare lo sport alla beneficenza e quindi organizzare incontri e manifestazioni per soddisfare tale finalità.
Da allora sono stati ideati eventi con lo scopo di raccogliere fondi da destinare, come suggerito dallo stesso Regazzoni, in particolare nei primi anni di attività del Club, al reparto di uroparaplegia dell’ospedale di Magenta, condotto dal professor Alberto Zanollo.
In seguito, dopo la sua scomparsa gli è succeduto il dottor Michele Spinelli, ora attivo a Niguarda, dov’è il direttore responsabile dell’unità spinale, un centro ricerca e sviluppo di nuove soluzioni per i paraplegici che nel corso degli anni ha dato ottimi risultati.
Successivamente, anche altre realtà, soprattutto di natura assistenziale, hanno beneficiato dei contributi dell’associazione.
Nel 1996, il sodalizio mutò nome, ma non sostanza, prendendo la denominazione di Club Clay Regazzoni: è proprio in quest’anno che l’Associazione, da semplice Club, diventa importante per l’Ospedale di Magenta.
Così, dopo due anni è partito un cammino molto più impegnativo nell’organizzare manifestazioni che nella raccolta di fondi.
Dopo la scomparsa del campione svizzero avvenuta nel 2006, la famiglia Regazzoni ha continuato comunque a sostenere le attività e i principi fondatori dell’associazione.
Il 1 gennaio 2009 è entrato in vigore un nuovo statuto, che ha portato a un totale rinnovo del consiglio direttivo, Giacomo Tansini, Fondatore e Presidente Onorario, come consigliere, Don Luigi Avanti, eletto come nuovo Presidente.
Oggi, nonostante siano passati oltre dieci anni dalla scomparsa del pilota ticinese, il Club conta circa 900 iscritti e sostenitori. A dimostrazione dell’affetto e della passione, rimasta immutata nel tempo per il baffo di Lugano e per la serietà e dedizione portata avanti nel tempo dall’associazione, nel perseguire i suoi progetti.
Ed è proprio Giacomo Tansini che ce ne parla.
Ci racconti un po’ di lei…
Sono nato sessantadue anni fa, all’età di 13/14 anni mi sono appassionato ai motori, il primo gran premio che ho visto dal vivo è stato nel 1970, era il 6  settembre e ho incontrato per la prima volta Clay Regazzoni. Lui vinse il primo gran premio con la Ferrari con il numero 4 ed io ho ancora la foto con lui. Poi un grande pittore, Walter Molino, ne fece un quadro.
Da lì è iniziata la mia passione per le quattro ruote, l’ho coltivata per tanti anni, anche se non potevo permettersi di andare a vedere i Gran Premi all’estero, era già tanto arrivare a Monza, e scavalcare per curiosare. Intanto mi sono fatto amici alcuni meccanici della Ferrari che mi accoglievano come un ragazzotto cui far fare qualcosa. Sono diventato amico di Giulio Borsari che  era allora il capo macchina di Clay Regazzoni.
E’ stato a Maranello?
Maranello è qualche anno che non ci vado e ci tornerò fra una decina di giorni. La prima volta che sono stato a Maranello era l’agosto 1973, quando Clay ritornava in Ferrari perché c’è stata una pausa tra il 1970 e il 1973. Ho cominciato andare a Maranello e mi sono intrufolato nell’ambiente. Era più facile di adesso, da lì ho imparato tante cose.
Il primo cappellino che Clay mi ha regalato lo conservo ancora ed è stato firmato il 6 settembre 1970, quando lui si era fatto un regalo speciale, si era regalato la prima vittoria a Monza per il suo compleanno.
Lei è di Paullo, Regazzoni ticinese di Lugano, vi capitava qualche volta di parlare in dialetto? Qualche aneddoto particolare?
Spesso perché il dialetto di Lugano era un dialetto che si avvicina abbastanza al lodigiano stretto. Quando lui si arrabbiava, mi diceva scherzosamente “Tansini non andiamo mica bene però” Con lui il dialetto era bello e anche simpatico con la moglie, la figlia e il figlio Gian Maria.
Proprio dialetto, quasi come il nostro.
Dov’era quando ha saputo della scomparsa di Clay?
Purtroppo quello è stato proprio un giorno davvero brutto per due motivi.
Il pomeriggio di quel giorno, alle 15 o 15.30, abbiamo avuto una discussione, perché c’era questa serata che tutti gli anni era organizzata dal Club Italia a Parma ed era una cosa con pianoforte, sinfonia ed io purtroppo non ho una cultura in questo campo musicale e ho detto a Clay che non sarei andato. Clay si trovava a Brescia, per incontrare un amico che era stato al Motorshow di Bologna.
Alla fine della discussione lui mi ha detto “va beh ti accorgerai quando io non ci sarò più, dato che sono più vecchio di te, nessuno ti riconoscerà più per quello che hai fatto”.
Poi mi ero pentito della decisione e l’ho richiamato, non ha più risposto e ha fatto scattare la segreteria. Verso le 17.30 gli ho detto “Ci troviamo a Parma e andiamo insieme a teatro e ti porto lo champagne”.
Ogni anno, infatti, per Natale ci scambiavamo i regali, io gli offrivo una bottiglia di champagne e lui contraccambiava con una cravatta o un’altra bottiglia.
Purtroppo, mentre stavo preparandomi per partire, mio figlio mi ha detto “C’è un giornalista al telefono e dice che riguarda Clay”, “Digli due minuti che poi me lo passi”, l’ho ascoltato e mi ha detto che “Clay ha avuto un incidente e sembra molto grave”.
Ho un figlio che lavora al 118 e l’ho chiamato, chiedendogli “Puoi fare una verifica” Lui mi ha risposto “Ti stavo chiamando, ma non sapevo cosa dirti.” Poi ogni due minuti ricevevo telefonate di persone che chiedevano conferma della morte di Clay.
Non ci volevo credere, purtroppo l’ho saputo in questo modo, e sono stato il primo a essere stato chiamato per questa brutta notizia, quaranta minuti dopo è stata passata in televisione, ancora prima che la famiglia lo sapesse. Ho preferito non andarlo a vedere dove l’avevano portato, per me è stata troppo dura. L’ho visto solo il giorno del funerale.
Aveva tanti amici, ma a nessuno aveva affidato un compito come quello che ha concesso a me, fondare un club/associazione a suo nome, solo io ho la licenza, neanche la famiglia può chiudere questa iniziativa, a parte che siamo in ottimi rapporti e ci aiutano in tutti i modi.
Qual è stata a suo parere la vettura di F1, più bella che ha visto gareggiare negli anni?
La vettura più bella e più performante è stata la Ferrari del 1974. Io sono molto amico di Mauro Forghieri, è un uomo che spiega tante cose e quelle del 1974 sono state le auto più belle che la Ferrari abbia fatto in quel periodo.
Poi è arrivata l’era moderna e le macchine più belle sono state quella che ha pilotato per tanti anni Michael Schumacher, un grande uomo che ho avuto il piacere di conoscere bene e che mi ha anche firmato tanti autografi.
Il primo autografo che mi ha fatto fu a Maranello, nel dicembre 1995, su di un libro, allora Michael per la dedica non sapeva neanche scrivere Giacomo in italiano.
A mio parere le auto di oggi non esaltano più la bravura di un grande pilota, la malizia, la furbizia, la tattica che il box decide sempre con il pilota ha molta importanza, forse se togliessimo un po’ di elettronica….
E oggi il miglior pilota che ho visto crescere è Fernando Alonso, anche se è stato sfortunato. E la miglior macchina performante di oggi è la Mercedes, naturalmente spero che quest’anno non vinca di nuovo il Mondiale.
Qual è il legame con la chiesa di Corte Palasio, Cadilana, vicino a Lodi?
E’ una storia molto lunga. Ho conosciuto questo prete, don Luigi, che ha dieci anni più di me, appassionato di auto, quando era già sacerdote e siamo diventati amici per una scommessa banale che ha vinto lui sulle Mini Cooper.
Poi ci siamo persi di vista per un po’. Poi quando mio figlio cominciò ad andare a scuola a Lodi, lui ha visto il cognome e gli ha chiesto se “ Tuo padre è un matto cui piacciono le auto che corrono?” e lui “Si mio papà va sempre a Maranello” allora siamo ridiventati amici, Nel 1995 è diventato subito parte del mio Club, facciamo tante cose insieme e poi essendo io un grande peccatore avere un prete amico che ti confessa è molto importante.
Quali piloti sono stati ospiti del vostro club, e chi ricorda con più piacere?
I nostri ospiti sono stati parecchi, però quelli c che mi ricordo di più sono Alex Zanardi, e poi la Professoressa premio Nobel Rita Levi Montalcini, che nel 2005 si è scomodata da Roma per venire a Paullo, Giancarlo Fisichella, Alonso, Marc Gene, tanti, tanti nomi, Alessandro Nannini, Ivan Capelli, Bruno Giacomelli e tantissimi altri.
Dopo il suo incidente Alex Zanardi si è autoinvitato alla nostra cena per parlare del nostro lavoro.
Quali sono le iniziative future del club?
I prossimi impegni del Club sono diversi, a breve avremo il 1 ottobre a Dresano, in provincia di Lodi una giornata benefica, il nostro obiettivo sarebbe quello di vedere un giorno i paraplegici camminare.
Ci sono pochi investimenti che vengono fatti su questa branca della medicina, Il dottor Spinelli, che ha presto il posto del dottor Zanollo a Niguarda, me lo dice sempre “Giacomo siamo distanti perché abbiamo pochi investimenti perché noi si possa farcela”. Noi doniamo circa 20/40000 euro ogni anno, ma sono pochi e servirebbe qualche milione di Euro per andare veloci nella direzione giusta per scoprire la soluzione.
Ma noi ce la mettiamo tutta, questo è il nostro obiettivo, vedere un giorno un paraplegico camminare, spero al più presto. Sto creando un bel gruppo di persone alle mie spalle che vadano sempre avanti.
Clay Regazzoni. Un amico per sempre Intervista a Giacomo Tansini Nel 1994 fu fondata l'Associazione Aiutiamo la Paraplegia - Fans Club Clay Regazzoni, l’unico Club autorizzato dallo stesso pilota.
0 notes
paoloxl · 7 years
Link
LA TORTURA DEL 41 BIS –  Rassegna quindicinale   N 3 – 26 giugno 2017      A fine giugno esce il terzo numero di questo periodico su La tortura del 41 bis, ha come data precisa quella del 26 giugno che è il giorno in cui l’ONU ricorda le vittime della tortura. Quindi sono ricordati i 720 detenuti sottoposti al regime del 41 bis a cui è dedicata questa giornata, e i condannati all’ergastolo, che non hanno una speranza nel futuro. Un gruppo di noi, provenienti da varie regioni d’Italia, anche questo anno saranno a Ventotene e all’ergastolo di Santo Stefano per portare un fiore al cimitero degli ergastolani e avremo nel nostro cuore tutti i torturati nelle carceri d’Italia e del mondo; saremo lì sabato 8 luglio.        Apriamo questo numero con alcune testimonianze che provengono dall’esterno delle carceri: commenti, osservazioni, consigli. Vi ringraziamo molto. Poi trascriviamo alcune lettere che ci arrivano dalle carceri: da Tolmezzo e da Spoleto al 41 bis, da due donne che ci hanno scritto dal femminile di Reggio Calabria, dove si trovano per il processo d’appello, una madre che ci parla del suo primo colloquio con suo figlio segregato in 41 bis, e da una figlia che ci fa conoscere un episodio subito dai suoi genitori. Poi un giovane che sta scontando la sua pena a Benevento ci parla di suo fratello che invece si trova nel 41 bis a Rebibbia N.C.. Sappiamo con certezza che molte lettere che ci vengono inviate sono bloccate dagli uffici censura, dai direttori, direttrici e da alcuni magistrati di sorveglianza. Questo ci dispiace, ma ne prendiamo atto. È una lotta pacifica tra persone che pensano, sentono, agiscono diversamente. Semplificando: da una parte stiamo noi che vogliamo creare nuovi spazi di dibattito, di dialogo, opportunità di studio, di reciproca conoscenza, di informazione all’esterno. Dall’altra si muovono dirigenti del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, direttori delle carceri, uffici censura… che vogliono, attraverso circolari sempre più restrittive, attraverso nuove strutture come il bunker sotterraneo di Bancali – Sassari, attraverso la chiusura di quei pochi spazi che la legge ancora consente a questi detenuti e a queste detenute di comunicare i loro sentimenti e pensieri, portano avanti un’opera di distruzione fisica e psichica in queste sezioni speciali. Fra gli esterni, molti pensano che non si debba parlare di diritti nei confronti di questi detenuti, non si debba cedere ad atti di carità e di solidarietà (è molto interessante il dibattito scaturito sullo stato di salute di Totò Riina), anche se fra coloro che hanno incarichi di amministratori della “giustizia”, non tutti si muovono con ottusità e con l’applicazione della legge del taglione, della pena di morte, degli ergastoli e del 41 bis. La mia piccola Associazione Liberarsi e numerosi altri soggetti proseguiranno nel tentativo di chiedere di far rispettare gli spazi che la nostra Costituzione, il nostro ordinamento penitenziario, indicano. È lecito questo? È possibile? Certamente non è né scontato né facile! Giuliano Capecchi  Diamo spazio ad alcune lettere che ci sono arrivate. La prima è di mio “nipote” Nunzio. L’ho visto crescere prima nel liceo in Sicilia, poi all’università nel nord Italia dove presto sarà un laureato con il massimo dei voti. Carissimo zio Giuliano,                        queste lettere che credo pubblichi periodicamente, non ti nascondo che è stato molto emozionante leggerle, in esse sono elencati tutti i problemi e le restrizioni che vive mio padre e la mia famiglia da ormai un bel po’ di tempo. Leggendo le varie lettere ho provato ad immaginare i volti, l’aspetto fisico delle persone che scrivevano, per sentirle più vicine, è triste leggere tutte queste storie di dolori e soprusi. Non posso nemmeno immaginare come mi sentirei al posto di Sandro a cui è stato tolto l’unica possibilità di sentire suo padre, un padre che tra l’altro, vista la loro situazione, quasi sicuramente non riuscirà mai più a vedere, pensando a ciò mi viene un nodo alla gola, penso sia una delle peggiori ingiustizie che si possano subire. Ho letto con molta vicinanza anche il racconto di Nicola, so molto bene quello che passa, io qui in residenza a Milano condivido il bagno con un ragazzo non vedente di cui sono diventato molto amico, so benissimo quanto sia dura la vita per un non vedente, tutte le azioni quotidiane, anche le più semplici nascondono delle difficoltà e delle insidie per loro e se a ciò aggiungiamo il regime di 41 bis, la situazione si commenta da sola. Mi sono rispecchiato in particolar modo nelle parole di Rita, del resto la sua esperienza del colloquio è molto simile alla mia. Infine, leggendo le parole di Francesco che al colloquio ha potuto abbracciare la propria bimba di 7 anni (sono veramente molto contento per lui) ricordo con un po’ di malinconia quando per i primi due anni di reclusione di mio padre anche mia sorella poteva passare dall’altro lato del vetro e stare per dieci minuti insieme a lui, poi ha compiuto 12 anni e non è stato più possibile. Io, purtroppo questa “fortuna” non l’ho avuta perché quando hanno arrestato mio padre avevo già 13 anni. Ripensandoci sono quasi passati ben 9 anni dall’ultima volta in cui ho potuto abbracciarlo e Dio solo sa se potrò farlo di nuovo un giorno. Comunque, lasciamo un po’ da parte questi pensieri tristi, mi congratulo per questa tua nuova iniziativa, è un modo ulteriore per riuscire a smuovere le coscienze delle persone che leggono come si vive veramente in certe situazioni. Purtroppo la strada per far sorgere questa sensibilità nelle “persone normali” è ancora lunga e in salita, me ne sono reso conto in quest’ultimo periodo leggendo i commenti di molti “amici” su Facebook e di molti opinionisti e politici fatti sull’ipotesi, a mio avviso irrealistica, della possibile scarcerazione di Totò Riina per i suoi problemi di salute. Capisco che questo è un caso, se vogliamo, eclatante però mi ha permesso di capire che la civiltà in cui viviamo non è evoluta come sembra, si fa veramente tanta fatica a distinguere la giustizia e i diritti inviolabili degli uomini con il concetto di vendetta. È come se certi errori una volta commessi ti facciano perdere lo status di essere umano e a quel punto per la società non hai più diritto ad una morte dignitosa perché tu stesso non hai concesso una morte dignitosa alle persone che hai ucciso, è un po’ come la legge del taglione. Tutto ciò mi sembra veramente paradossale, soprattutto in uno stato di Diritto, quale dovrebbe essere il nostro. Spero di ricevere presto tue notizie. Un affettuosissimo abbraccio,                                  Nunzio     ( ….) Ho finito ora di leggere il secondo numero de La Tortura del 41 bis e come al solito le lacrime scendono incontrollabili. Penso che le persone “normali” non conoscano queste realtà e che questa iniziativa sia molto valida. I molti giudicano con molta leggerezza e dicono che è “giusto” dato che hanno fatto del male. Intanto non si può fare di “tutta l’erba un fascio” e poi lo Stato non può per vendetta, dovrebbe essere al di sopra delle parti e dovrebbe far valere i principi della Costituzione che mirano al cambiamento dell’uomo. Le persone che vengono lasciate vivere in queste condizioni: mangiare, dormire e basta, perdono la loro “umanità” e chi siamo noi e chi è lo Stato che agiamo in questo modo? Ci macchiamo di colpe maggiori delle persone che “giudichiamo”. Buon lavoro!                 Rita   (….) Quella della rassegna periodica di scritture provenienti dal 41 bis mi sembra una buona idea che credo possa essere realizzata solo con la collaborazione dei parenti dei reclusi. Potrebbe forse essere un momento di aggregazione per i familiari. Ai nostri tempi, ai tempi dell’art.90 e della detenzione politica, la rete di solidarietà costituita dai familiari dei detenuti era stata preziosa anche per loro stessi, che si sentivano meno soli e avevano finito con il costituire una risorsa sociale. Credo che la rottura dell’isolamento passi anche attraverso la mobilitazione delle persone più vicine ai detenuti e mi sembra che questo servirebbe anche a far girare notizie su come stanno dentro e quello che succede lì, dal momento che la loro corrispondenza non può essere molto continuativa. Penso che se pubblichi la rassegna sul vostro sito si possa poi farla girare sotto forma di link alla pagina dedicata. Se poi la mandi la possiamo mettere anche sul nostro sito Un grande abbraccio a te e a tutti voi                                   ,                                                  Marita   (…) La relazione sulla visita al carcere di Spoleto la stiamo scrivendo, abbiamo visitato anche la sezione del 41 bis.  Noi ci siamo e seguiamo. Non dobbiamo mollare. Sandra Berardi, Associazione Yairaiha onlus    Sandra è stata recentemente al carcere di Spoleto insieme all’eurodeputata Eleonora Fiorenza. È sicuramente un’iniziativa importante per non far cadere nell’oblio la tortura del 41 bis, forse dovrebbe avere un respiro redazionale che tocchi la questione in termini di contributi giornalistici e giuridici, cioè non solo lettere. In bocca al lupo. Livio Ferrari (…) Credo che la rassegna possa contribuire ad un – insoddisfacente – dibattito sul 41 bis, talora minato da una cattiva informazione. A breve, se riesco, ti manderò un piccolo contributo sul 41 bis attraverso le circolari DAP. Un caro abbraccio e a presto                                                             Carlo Fiorio   Le paginette, come esempio della rubrica tematica, vanno bene. Però penso che, per renderla più incisiva, da un lato si potrebbero sollecitare interventi e testimonianze a tema, dall’altro organizzare ogni tanto commenti e proposte. Restiamo in contatto, un abbraccio    Giuseppe Mosconi   (…) Il resoconto della giornata di riflessione al Centro Valdese dell’8 aprile scorso sul 41 bis e l’ergastolo mi è sembrato molto chiaro e utile per chi non avesse partecipato. Per quanto riguarda le lettere che alleghi penso che la loro pubblicazione dovrebbe essere accompagnata da un’adeguata spiegazione delle misure previste per chi è sottoposto al 41 bis, perché da sole danno conto sì della sofferenza delle persone coinvolte, ma non danno un quadro esauriente delle pesanti restrizioni previste dalla legge.                                                                                                             Agnese     …Interessantissimo!! e ti dirò di più questa sera inizierò un concerto dei Contrasto leggendo stralci della lettera di Rita, una familiare dopo il colloquio avuto con il fratello in 41 bis.                  Max Dallara                                                                                                                          Sono convinta che la sensibilizzazione verso queste forme di tortura vada perseguita sempre e comunque, sebbene il contesto politico del nostro paese non sia al momento favorevole per sollevare una questione di tale portata – penso a ciò che ha fatto maturare le decisioni in materia da tutte le parti politiche senza nessuna distinzione. Sarà una lunga battaglia di civiltà, ma è doveroso sollevare il velo di omertà che è calato su queste scelte insensate e anche criminali che provocano inutili sofferenze a così tante persone. Un caro saluto Tiziana LETTERE DALLE CARCERI Dal carcere di Tolmezzo 14 maggio 2017 (visto di censura 23 maggio 2O17) Carissimi amici, carissimo Giuliano, …io in attesa una volta al mese mando una istanza al DAP per informare e chiedere che tutti i sottoposti al 41 bis abbiano le stesse possibilità e gli stessi diritti. Per esempio pare che sia Tolmezzo l’unico carcere in cui si vieta lo scambio di cibo tra i compagni di socialità (su questo è stata investita anche la Cassazione), poi ci sono generi che si possono acquistare ed altri no a seconda della sezione a 41 bis in cui ti trovi, il campo sportivo che non viene fatto utilizzare (si aspetta fissazione udienza…) etc.  Ma la cosa più clamorosa è quella che i nipotini da fratello vengono considerati (anche dalla magistratura di sorveglianza) più pericolosi di quelli da figlio, posto che vi è l’assoluto divieto di colloquio senza vetro per la durata di 1/6 del tempo.  Altro esempio è il diritto allo studio. A Sassari è possibile utilizzare il computer uso studio e difesa per 4 ore al giorno, oltre all’ora prevista di socialità, qui o vai in socialità con i compagni o utilizzi il computer. Non solo, ma è anche impossibile accedere alla biblioteca centrale per motivi di sicurezza e tutti i reclami vengono dichiarati sistematicamente inammissibili, anche quelli che hanno avuto esito positivo in altri uffici di sorveglianza (esempi: accesso a biblioteca centrale, avere la propria radiolina sintonizzata sulle stazioni rai, poter passare un libro al compagno di gruppo, utilizzare computer quattro ore al giorno, ricevere missive tramite pacco postale, passaggi di generi alimentari col gruppo di socialità …). Non solo, nonostante ciò che ha deciso la Cassazione con sentenza n. 1253/2014 del 23/4/14 r.g. n. 34980/2013 e il magistrato di sorveglianza di Cuneo con ord. n.1282/14 del 25/9/2014 che mi hanno dato ragione circa il denudamento quando s’incontra il proprio difensore, che non poteva essere effettuata, qui a Tolmezzo il magistrato di sorveglianza è di parere contrario e quindi siamo obbligati a denudarci quando si incontra l’avvocato. La dott.ssa Rita Bernardini, intervenuta al convegno di Ristretti Orizzonti del gennaio 2017, ha citato il capo del DAP che si è pronunciato contro il 41 bis e le sue inutili restrizioni (vedi Ristretti Orizzonti, anno 19, n.1), ma ancora tali inutili restrizioni come: il divieto di cucinare la pasta, scambiarsi oggetti, non poter ascoltare la musica se non quella trasmessa dalle stazioni statali (in stile dittatura) permangono, basterebbe una semplice circolare. Dunque al momento ciò rimane un fumus di chiacchiere. Sappiate, comunque, che è difficilissimo comunicare con voi, poiché viene tutto strumentalizzato ed enfatizzato. Complimentoni per il successo del convegno a Firenze dell’8 aprile dal titolo “25 anni di tortura del 41 bis,” per le persone che sono intervenute e per tutti quelli che come voi lottano per i diritti dei detenuti, umanizzare le sezioni 41 bis e addirittura tentare di abolirle… Mi farebbe piacere avere gli indirizzi delle avvocatesse Caterina Calia e Carla Serra che ho visto sono intervenute al convegno. Vi sono moltissime cose che vorrei raccontarvi, ma tanto questa lettera verrà sicuramente trattenuta, perché vi è la prassi che del 41 bis non si debba parlare. Vi abbraccio con la speranza che possa sentirvi al più presto, che Dio ce la mandi buona!                         Giuseppe Guarino Dal carcere di Spoleto sezione a 41 bis        6 novembre 2016 visto di censura 28 dicembre 2016 All’Associazione Liberarsi,                                                            sono uno degli ospiti del 41 bis a Spoleto. Ho letto la vostra lettera e vi ringrazio per tutto quello che fate per le persone che non hanno voce, specialmente in questo regime. Mi presento. Mi chiamo Luigi Papale, mi trovo qui da circa tre anni…. Siccome mi trovo in carcere, io, mia moglie, le mie figlie e mio figlio, cioè tutta la mia famiglia … Per circa 8 mesi mi hanno fatto telefonare a mia moglie. All’improvviso mi hanno comunicato che la telefonata mi è stata revocata in quanto la D.D.A di Napoli non vuole che io telefoni a mia moglie. Senza dare nessun motivo. I dieci minuti delle telefonate erano l’unico momento in cui potevo esprimere il mio affetto. Qui a Spoleto ci sono molti detenuti che si trovano nelle mie stesse condizioni e telefonano. Dicono su di me che c’è una circolare del DAP che dice che detenuti e detenute non possono telefonarsi. Ma questa circolare perché vale solo per me? Ho fatto ricorso al giudice di sorveglianza e aspetto da mesi una sua risposta. Io dico: i 10 minuti di telefonata sono registrati e ascoltati, che può succedere? A scrivere posso scrivere, quello che dico per lettera perché non posso dirlo al telefono? Forse non vogliono farmi sentire la voce di mia moglie? Vorrei un consiglio da voi. A chi devo rivolgermi? Ripeto questo è l’unico affetto che ho, 10 minuti al mese. … E queste non sono torture psicologiche? … Vi ringrazio per tutto quello che fate per noi                                                                                                                                                                   Luigi Papale Dal carcere di Benevento (…) Voglio inviarti i miei saluti e un ringraziamento per quello che fate… Devi sapere che ho mio fratello al 41 bis da 10 anni il quale ha visto crescere il figlio attraverso un vetro blindato, dandogli solo 10 minuti per prenderlo in braccio. È una disumanità assoluta. Ogni 4 anni lui fa una richiesta perché gli tolgano il 41 bis, ma puntualmente glielo confermano, mandandogli la stessa copia con le stesse risposte. Allora mi domando: a cosa serve parlare di carcere e di reinserimento? …Mi farebbe piacere se scriverete anche a mio fratello, così avrà la vostra corrispondenza e la vostra compagnia.                                      Egidio Dal carcere di Reggio Calabria, sezione femminile,                17 maggio 2017 Ciao Associazione Liberarsi, Mi chiamo Carmela e sono stata trasferita in questo carcere per motivi processuali. Ho ricevuto il vostro materiale e vi mando una mia testimonianza del colloquio avuto con mio figlio Francesco nella sezione a 41 bis di Spoleto. Era il 22 aprile del 2013 ed io allora ero libera ed andai con i miei due nipotini. Il 22 aprile 2013, alle sei del mattino ero a Spoleto per fare il primo colloquio con mio figlio. Portai con me i suoi due figli Carlo e Nino, due gemelli di appena 6 anni. L’attesa fu snervante, dopo una minuziosa perquisizione, ci fecero entrare in una piccola saletta per il colloquio, l’impatto è stato devastante per me e i bambini. C’erano un tavolino, degli sgabelli, un grosso vetro, dietro quel vetro vidi mio figlio. Non lo vedevo da mesi e come madre il mio primo desiderio era quello di poterlo abbracciare forte, forte, che strazio! Ammutolita mi aggrappai a quel vetro, grosse lacrime inondavano il mio viso. Mio figlio era lì, davanti a me e non potevo abbracciarlo, baciarlo, avevo tanto bisogno di stringerlo forte e fargli sentire come batteva il mio cuore, avevo tanto bisogno di trasmettergli le mie emozioni. Mio figlio mi guardava, non diceva nulla, non volevo farmi vedere piangere da lui, ma non ho potuto fare nulla per trattenere le lacrime, scorrevano da sole, irrefrenabili. Questa sofferenza non ebbe fine, dopo poco i bambini salirono sul tavolino e si aggrapparono a quel vetro nella disperata ricerca di un abbraccio, di un bacio da parte del loro padre che immobile e senza parole guardava i suoi piccoli.  I bambini nella loro ingenuità chiesero spiegazioni al loro papà, perché non potevano saltargli addosso come avevano fatto nei colloqui precedenti. Il loro papà esitò un attimo per trovare una risposta da dare alle proprie creature, una menzogna, con grande difficoltà e balbettando disse che stava lavorando e il datore di lavoro distrattamente lo aveva rinchiuso in quell’abitacolo. I bambini trovano sempre una soluzione, si guardarono intorno e chiesero un martello per abbattere quel vetro che li separava dal loro papà. Io li guardavo con grande tristezza, non potevo fare nulla, anche le guardie presenti al colloquio si intenerirono davanti ai bambini, fu solo un attimo, poi ripresero l’espressione di sempre, i sentimenti in questo ambiente hanno poco valore, la legge va rispettata. Può una legge far soffrire degli innocenti? Come si può essere insensibili davanti al dolore, alla disperazione dei piccoli? È questa la legge italiana? Non dovrebbe tutelare i bambini? Quel giorno mi posi queste domande, ma non trovai una risposta. Mentre facevo queste riflessioni Nino, uno dei miei nipoti, con grande tristezza disse una frase che ancora oggi mi logora il cervello: “Vorrei essere una formica piccola, piccola e passare attraverso le fessure per poter abbracciare il mio papà!”. L’ispettore presente non disse nulla, guardò dall’altra parte, era commosso. Purtroppo al 41 bis queste scene si verificano nel quotidiano, bisogna che lo Stato intervenga, che i politici facciano qualcosa per porre fine alla violenza psicologica che subiscono tanti bambini, le lacrime dei piccoli, la loro sofferenza deve scuotere la coscienza di coloro che si ritengono i rappresentanti della giustizia. Voglio sperare che tutti coloro che lottano per porre fine a questi soprusi vincano questa battaglia, il cuore deve guidare le azioni e non lasciarsi condizionare dalla fredda ragione. Ho voluto raccontare questo episodio di cui sono stata testimone. In seguito non mi è stato possibile andare a trovare mio figlio in quanto sono stata arrestata, molti abusi ho subito anch’io, sono in carcere perché il pregiudizio ha il sopravvento e a Reggio con tanta facilità si mandano in carcere le donne, perché essere madri o mogli in una famiglia che ha problemi con la giustizia è un grosso reato e bisogna pagare per colpe che non si hanno. Continuate, non arrendetevi, non premettete che venga calpestata la dignità delle persone, date una speranza a chi subisce in silenzio, siate portavoce di tutti coloro che soffrono. Con stima e affetto Carmela Nava Un’altra testimonianza  dal carcere Reggio Calabria, sezione femminile,                                     17 maggio 2017 Mi chiamo Giuseppina Franco, attualmente sono nel carcere di Reggio Calabria per il processo di appello in corso. Sono in cella con Carmela Nava che mi ha parlato delle vostre iniziative… Molti sono gli episodi di cui sono a conoscenza perché mio padre Franco dal 2000 al 2007 è stato al 41 bis nella Casa di Reclusione di Cuneo. Ci tengo a raccontare un episodio che ha lasciato in me e nei miei familiari tanta amarezza e la consapevolezza di non poter fare nulla di fronte a tali abusi, di essere impotenti e di non aver nessuno che tuteli i diritti dei detenuti. … Mio padre nel 2007 è stato ricoverato nell’ospedale di Cuneo perché gli doveva essere asportato un rene colpito da tumore, un intervento rischioso. La mia famiglia è stata avvisata delle gravi condizioni di mio padre. Mia madre partì da Reggio pur tra mille problemi e tante difficoltà, nella speranza di vedere mio padre e di stargli accanto in quei momenti così incerti per la sua vita. Vana illusione! Mia madre chiedeva notizie di mio padre ma le sue richieste infastidivano gli agenti che speravano che mia madre si allontanasse. Per giorni ella è rimasta dietro la porta della sala di rianimazione, senza mai poterlo vedere.  Mio padre era intubato, un agente della scorta fumava tranquillamente, un suo collega della scorta gli fece notare che quello non era il luogo adatto, ma con sarcasmo quello gli rispose: “Tanto, sta per morire!” Quanta aridità e quanta cattiveria! Perché si permette a queste persone di svolgere questo lavoro? Hanno un cuore? Mio padre ha sentito quelle parole così sferzanti, quanto male al cuore! Dopo poco tempo, quando mio padre si è ripreso ci ha raccontato questo episodio. Io non voglio commentare, lo lascio fare a voi, traete le giuste conclusioni …                                                         Giuseppina Franco DUE NOTIZIE: “LASCIATE OGNE SPERANZA VOI CH’ INTRATE” Finalmente abbiamo ricevuto il testo di Alessio Attanasio, da lui rivisto, corretto e ampliato, dal titolo: “L’inferno dei regimi differenziati (41 bis, aree riservate, AS). “Lasciate ogne speranza voi ch’intrate”. Ora sta a noi farlo pubblicare e farlo conoscere, presentandolo in dibattiti pubblici. Sarà il sesto libro della nostra collana L’evasione possibile, uno strumento a cui teniamo molto. Tante grazie e un caro abbraccio ad Alessio. UNA SPECIE DI SCUOLA PER CORRISPONDENZA Ci è venuta questa idea, in parte sollecitata da alcune lettere ricevute dal 41 bis, in parte vedendo le difficoltà che sempre maggiori emergono nel comunicare tra noi esterni e voi reclusi. Perché non stimolare la ripresa degli studi finalizzata al prendere un diploma o una laurea universitaria, ma anche più semplicemente a migliorare la nostra/vostra capacità di scrivere, di leggere, di pensare.? Forse alcuni dei nostri amici detenuti pur essendo nati in Sicilia non conoscono le novelle del Verga, i testi di Pirandello o di Sciascia o di Camilleri…, o se Sardi non hanno ancora incontrato pagine della Deledda o di Michela Murgia… Noi ve li faremo avere in fotocopia. E vi chiederemo le vostre riflessioni. Per non parlare di poesie…, ma anche di saggi sull’agricoltura biologica (sappiamo che alcuni di voi vorrebbero approfondire le tematiche legate alla terra, agli animali, all’ambiente) o sulla grande arte. Noi metteremo a disposizione alcune ore del nostro tempo e cercheremo di riempire il vostro. Scrivete a: Associazione Liberarsi, casella postale 30 – 50012 Grassina (Firenze) L’idea è venuta a Rita e a Giuliano, ma siamo certi che molte altre e molti altri si uniranno e che insieme diventeremo un po’ studenti e un po’ insegnanti … Rita e Giuliano Queste pagine sono a cura dell’Associazione Liberarsi c/o Centro Sociale Evangelico, via Manzoni, 21 – 50121 Firenze. www. Liberarsi.net – email [email protected]  TL: 055 0733042
0 notes