Tumgik
#sembrano foto per calendari
justmythings-stuff · 1 year
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https://www.instagram.com/p/CsI5NhiozcI/?igshid=NTc4MTIwNjQ2YQ==
Le foto che dovrebbe pubblicare 😂
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Unpopular opinion: sto set di foto mi piace zero😬😬
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chez-mimich · 2 years
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ELMGREEN & DRAGSET: "USELES BODIES?" (parte III)
(segue) Le figure umane di Elmgreen e Dragset rimandano a nuove abilità umane, messe a confronto con la posa plastica dell'antichità greca e romana. Ecco "Watching" del 2021, un bagnino assiso sul suo seggiolone che scruta le lontananze del mare, accanto ad un magnifico ed algido Bertel Thorvaldsen, dei primi decenni dell'Ottocento, mentre sulla parete est spicca il "Corridore" del I secolo a.C. (del Museo Archeologico di Napoli) e poco più in là, in stridente contrasto, lo scintillante “He" del 2013, la versione maschile della Sirenetta di Copenhagen, sempre di Elmgreen e Dragset. Potremmo continuare, ma le opere sono numerosissime e sarebbe troppo lungo elencarle tutte. Qual è allora il senso di queste contrapposizioni plastiche? Credo si possa affermare che c'è qualcosa di più del semplice gusto del paradosso e credo che le ragioni estetiche risiedano nella analitica dimostrazione di come l'idea di "corpo in figurazione" sia completamente mutata nel corso dei secoli, siano cioè mutate le forme e le architetture dei corpi, ma anche la loro valenza simbolica ed ideale, fino a stravolgere letteralmente lo "status" della scultura. La scultura è mutata col mutare del simbolismo del corpo e Elmgreen e Dragset ci giocano, anche con un certa ironia. Il secondo piano del Podium sembra disvelare una presenza umana ormai scomparsa, addirittura superflua, ricostruibile solo attraverso le tracce del suo passaggio. Qui un gigantesco ufficio deserto, popolato solo da cubicoli, da computer spenti e da piccole, povere tracce umane, come calendari, foto della famiglia, brevi appunti, bicchierini del caffè, vanno a costituire ambienti che sembrano provenire da un passato recente, quello del lockdown, per esempio, ma che preconizzano drammaticamente quello di un ipotetico e catastrofico futuro  prossimo venturo. Il secondo piano del Podium è forse il meno spettacolare di tutta la grandiosa mostra della Fondazione, ma certamente il più sconvolgente pur nella sua oggettiva neutralità, anzi forse proprio per questo: le postazioni dei computer non sono solo senza umani, sono al posto degli umani, ne evocano la presenza-assenza, ne celebrano in fondo l’inutilità. Le tracce umane sono residuali, superflue, anche un po’ patetiche. Gli umani sono forse in smart working? Il luogo è solo deserto a causa degli uffici chiusi? No, sono gli umani ad essere inutili, forse tra poco saranno inutili anche quei computers schierati che sembrano già anch’essi così obsoleti. Nella “Cisterna” la terza installazione, forse la più manierata e la meno convincente: lo spogliatoio  di una palestra o forse di un centro benessere, poco importa. Qui le tracce antropiche convivono con una figura umana in cera, sdraiata su un lettino (“The Touch” del 2011), opera iperrealista, ma molto molto lontana, dal realismo mimetico di un Duane Hanson o dalle enigmatiche figure, fuori scala, di Ron Mueck. Meglio “What’s Left?” gigantesco e funambolico individuo dondolante sopra le teste dei visitatori, appeso con una mano alla fune da cui sembra essere caduto. “What’s Left?” é la domanda scritta sulla sua maglietta, una domanda che ci facciamo un po’ tutti: cosa è rimasto? Domanda senza risposta, naturalmente, oppure con tante risposte, ognuno ha la sua o crede di averla. (continua)
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lanimadellamosca · 6 years
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Il selfie più alto di sempre
La navicella spaziale israeliana Beresheet sta viaggiando verso la nostra luna col suo bagaglio di oggetti scientifici e non. Tra quelli scientifici dovrebbero esserci strumenti per misurare attività magnetiche del nostro satellite non ancora studiate; tra quelli non scientifici ci dovrebbe essere la dichiarazione di indipendenza, l’inno nazionale e la bandiera di Israele, la Torah nanoimpressa su un supporto metallico, i ricordi di un sopravvissuto alla Shoah, disegni di bambini, la Tefilat HaDerech, preghiera del viaggiatore, una nota dell’ex presidente Shimon Peres contenente un versetto della בראשית, il libro di Bereshit, per l’appunto, quello che i cristiani chiamano Genesi, un’immagine dell’astronauta israeliano Ilan Ramon morto a bordo della navetta spaziale Columbia nel 2003 e non so più cos'altro.
"Una curiosa alleanza tra scienza, fede e patriottismo", la definisce open.online; che vuole "portare la tradizione ebraica e la sua storia oltre i confini della Terra", aggiunge moked.it.
Di robe nello spazio, a parte le attrezzature spaziali in se stesse, ne abbiamo mandate tante, e fra esse un quantitativo non male di stronzate. Il termine potrebbe apparire inadatto ma se si ha la pazienza di seguire questa sequenza fotografica del Corriere.it, si vede bene che non lo è.
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Tolto tutto ciò che sta dentro e attorno alla missione spaziale in se stessa, dichiarata o segreta che sia (tolte quindi attrezzature, oggetti personali degli astronauti, amuleti, pizze, calendari di Playboy, e chissà quant’altro di dicibile e non dicibile), il resto mi pare che si possa dividere in due categorie: - quello che dovrebbe servire a farci riconoscere da altri, un ipotetico osservatore non terrestre; - e quello che serve a riconoscerci noi stessi, la proiezione di come ci vediamo. Come se volessimo segnare la nostra presenza in un appartamento vuoto e vi lasciassimo la foto d’un vecchio papà o quella d’un bambino, un ricordo d’infanzia, una conchiglia…
Gli oggetti di Beresheet appartengono per intero a questa seconda categoria, mi sembrano volti a riconoscere se stessi piuttosto che a farsi riconoscere da altri, in un intento dichiaratamente identitario, ideologico, politico. Qualcosa di più di quanto sia stato fatto finora; d’altronde è la prima missione lunare privata, uno potrà ben mandare quel che vuole sulla luna, no? 
Come mi pare che appartengano a una nuova categoria “altra” le immagini che Beresheet ha spedito sulla terra: non più immagini pedagogiche volte a predicare il verbo della moderna astronomia, o immagini spettacolari volte a mostrare la bellezza del creato, ma selfie. “Beresheet, un selfie spaziale”, giustamente titola senza ironia ma direi con orgoglio moked.it, organo di informazione dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane.
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“A 37.600 chilometri dalla Terra, la navicella spaziale israeliana Beresheet, diretta verso la Luna, si è girata lentamente per scattare una foto della Terra. Sullo sfondo, il continente australiano mentre in primo piano una targa con la bandiera israeliana e le scritte “Am Israel Hai” (in ebraico, il popolo d’Israele vive) e “Small Country Big Dreams” (piccola nazione, grandi sogni). Una sorta di selfie nello spazio con la speranza di portare a termine una missione dal significato storico.”
(Nell’immagine sopra: NASA / JPL-Caltech / KSC, i tre Lego Giove, Giunone e Galileo che abbiamo mandato su Giove il 4 luglio del 2016 a bordo della navicella Juno. Sotto, il selfie di Beresheet, dal sito di moked.it, fonte non specificata.)
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melbi11-blog · 4 years
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repliche hublot orologi
Per Hublot, questa è l'eccezione alla regola poiché di solito non è il modo in cui fanno i loro orologi. Mentre ci sono molti orologi  orologi repliche che hanno movimenti di manifattura interni, ce ne sono molti altri che non lo fanno.
La maggior parte dei loro orologi nel corso degli anni ha utilizzato movimenti ébauche o movimenti ETA standardizzati che per il prezzo che stanno caricando sembrano ripidi indipendentemente da quali materiali esotici e innovativi usano.
Molti arriverebbero addirittura a dire che puoi ottenere lo stesso valore da molti altri marchi come Tudor, ad esempio, che ha  repliche hublot orologi  che usano movimenti interni o persino marchi comparabili che usano calibri ETA meno tutto l'hype di marketing, gli ambasciatori del marchio e le celebrità avalli di Hublot. D'altra parte, dovrai rinunciare a quell'aspetto unico di un orologio Hublot, se è qualcosa in cui ti trovi.
Tuttavia, mentre suona come una dura critica,  repliche hublot orologi ha il suo lato positivo. Creano orologi utilizzando materiali che la maggior parte degli orologiai non ha mai pensato di utilizzare. I loro metallurgisti hanno inventato alcuni nuovi e unici tipi di oro tra cui King Gold (un colore proprietario dell'oro che è ancora più rosso del tradizionale oro 18 carati 5N) e Magic Gold che è una fusione di ceramica e oro liquido.
Come disse una volta Sébastien Recalcati, l'ingegnere scientifico dei materiali di Hublot: "Se vuoi qualcosa di unico e diverso, devi crearlo tu stesso". Di seguito una foto di un  orologi repliche   che utilizza Magic Gold, un materiale altamente resistente ai graffi che fonde la lucentezza dell'oro con i benefici e la durezza della ceramica.
La maggior parte degli appassionati di orologi non associa Hublot o Breitling per quella materia a un alto livello di orologeria, noto anche nel suo originale francese come alta orologeria. Qui troverai orologi ad alta complicazione come ripetitori minuti, calendari perpetui e complicazioni tourbillon, ecc. La maggior parte dei collezionisti di orologi sentirà parlare di complicazioni elevate e penserebbe a marchi di mercato più alti come Vacheron Constantin, Patek Philippe o Breguet.
Tuttavia, la verità è che entrambi i marchi hanno creato orologi che sarebbero considerati in base alle loro complicazioni, orologi ad alta orologeria. Gli orologi con complicazioni da tourbillon sarebbero un ottimo esempio di come Breitling o Hublot si siano guadagnati le strisce in questa prestigiosa area dell'orologeria.
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weddinglangheroero · 6 years
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Tendenze 2019 Photo Shooting
Hai pensato a come immortalare il momento più bello della tua vita? è per sempre!!!
Condividiamo con Voi le tendenze e lo stile 2019 che puoi trovare nel mondo della fotografia del matrimonio e le proposte dei fotografi specializzati in matrimoni
…non lasciare nulla al caso …
Matrimoni più rilassati
I giorni di un matrimonio formale e tradizionale si sono alleviati con cerimonie nuziali sempre più rilassate e informali, in location originali ed uniche di cui il territorio Langhe e Roero è ricco.
Le coppie sembrano festeggiare in un modo più socievole, con l'attenzione rivolta alle persone e agli ospiti delegando i dettagli a professionisti.
Anche se non è una tendenza specifica per la fotografia, essa introduce un cambiamento nell'industria del matrimonio e nello stile dei matrimoni che le coppie sembrano scegliere. Le coppie sono più consapevoli dei costi e cercano di trascorrere e far trascorrere una bella e piacevole giornata che resti nel cuore di tutti indimenticabile valorizzando il budget disponibile. Questo cambiamento di stile e un'atmosfera più rilassata ci portano al nostro primo punto di descrizione dei principali trend in fotografia con la crescita della fotografia documentaria.
Reportage / Documentario
Passati i giorni della tradizionale fotografia di matrimonio con tante foto posate, ogni combinazione di foto di famiglia possibile, si gioca tutto con la capacità di immortalare momenti naturali di felicità con scatti sinceri degli sposi e delle persone che si godono la giornata insieme.
Reportage noto anche come fotografia di matrimonio documentaria, uno stile rilassato e informale, realizzato catturando quei piccoli dettagli, le emozioni sui volti, i momenti belli e le reazioni impagabili.
Secondo fotografo
Sempre più coppie ricercano un secondo fotografo al loro matrimonio per garantirsi che tutti i momenti importanti o meno non sfuggano. Le coppie sono più consapevoli dell'importanza della fotografia e quindi cercano di assicurarsi che ogni momento sia immortalato in tutta la sua bellezza o emozione.
Foto primo sguardo
Questo must-have del matrimonio è in voga da un bel po 'di tempo e continua ad andare forte. Alcune spose chiedono di fotografare il primo sguardo del padre su di loro in bianco e la reazione della mamma o delle damigelle reagiscono quando appaiono ai loro occhi increduli. Dai un'occhiata a queste splendide foto del primo sguardo di nozze per vibrare con le emozioni che trasferiscono.
Cerimonie Unplugged
Sempre più coppie stanno optando per la loro cerimonia di nozze, anche se non con poco disaccordo, per l’opzione niente fotocamere, niente telefoni, niente iPad, solo ospiti che sono lì e si godono il momento con te.
Il nostro post di 23 foto che ti faranno avere un matrimonio scollegato ti mostrerà il motivo per cui vorrai andare scollegato, abbiamo anche una guida su come dire ai tuoi ospiti di tenere i loro telefoni in tasca e godersi la cerimonia con te.
Social Media
No grazie - Dato che è usato ogni giorno ed è così popolare, può essere frustrante per alcune coppie avere foto pubblicate su tutti i social media della sposa e del suo vestito, la coppia felice e autoscatti divertenti pubblicati prima ancora che il giorno magico sia finito. Una tendenza popolare è la richiesta di non pubblicare nulla sui social media coerente all'andare scollegato, vuoi che i tuoi ospiti si divertano e festeggino la giornata con te, hai già un fotografo lì, ricorda loro questo.
Oh sì, per favore - Il rovescio della medaglia, alcune coppie vogliono vedere le foto che gli ospiti stanno prendendo ed esserne felici. Usando i social media basta creare un hashtag di nozze per gli ospiti per caricare le foto su Twitter,
Instagram e altre piattaforme di social media. Può essere un modo per promuovere l'evento e vivere il matrimonio attraverso i loro occhi. Le app, come Artifact Uprising, consentono inoltre agli utenti di smartphone di caricare quelle foto dai social media e creare poi album, calendari, cartoline, album di ritagli…così come piace a loro.
Selfies
Ammettiamolo: i selfie sono una parte importante della società vernacolare e di Internet di oggi. Come tali, le coppie social-media-esperte stanno organizzando "stazioni selfie" per i loro amici e parenti, insieme a uno sfondo incantevole, per riprendersi divertendosi al matrimonio. Questo è la traduzione attuale delle camere usa e getta offerte come un modo per documentare le nozze.
Scatti della proposta di matrimonio
Non la fotografia del giorno del matrimonio, ma sempre più futuri sposi si rivolgono a fotografi per documentare il momento della proposta in modo che tale momento possa essere catturato e rivissuto molte volte dalla coppia, così come condiviso con familiari e amici.
Foto da Drone
Con l'aumento dei fotografi in grado di utlizzare droni e le telecamere di qualità superiore a bordo, sta diventando un must del pacchetto offerto per situare l’evento ed arricchire con immagini suggestive soprattutto per matrimoni che si svolgono in location tipo Langhe e Roero molto spettacolari.
Albums
I tempi di CD e USB sono finiti, ma gli album di nozze sono tornati e sono sicuramente più popolari, un ottimo modo per far sì che il tuo fotografo crei un bellissimo album del tuo giorno selezionando le foto per raccontare una storia. Quale modo migliore per vedere le tue foto e rivivere la giornata con un album fisico?
Photos del Giorno Dopo
I giorni del matrimonio sono caotici e stressanti. Molte volte, possono sorgere cose che vanno al di là del controllo di un fotografo di matrimoni tipo temporali, illuminazione…e altri fatti che possono limitare gli scatti e la loro qualità.Di conseguenza, scatti del giorno dopo stanno guadagnando popolarità con molti sposi. Inoltre, le foto diurne consentono anche ai fotografi di fotografare la coppia felice in una posizione alternativa a parte la location del matrimonio dando al fotografo più tempo per trovare gli scatti più desiderati.
Queste sono solo tendenze e mostrano come l'industria della fotografia di matrimonio sta cambiando e le priorità per le coppie siano diverse ed ancor più da personalizzare quando si tratta di catturare ed immortalare il loro giorno magico da rivivere nel tempo.
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sportpeople · 6 years
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Ammetto che spesso l’aspetto numerico tedia le mie presenze sui terreni di gioco. Il pubblico del calcio, in Italia, ha avuto un crollo verticale negli ultimi 15 anni. E, checché ne dicano quei sapientoni che ci illustrano un movimento sportivo in ripresa per l’avvento di CR7, la nostra (ex) sfera di cuoio fa acqua da tutte le parti.
Difficile pretendere dal tifoso medio un seguito assiduo quando a ottobre inoltrato non si hanno ancora calendari e gironi, oppure, ancor più paradossale, alcune squadre non sono proprio scese in campo attendendo l’esito di ricorsi e contro ricorsi per conoscere la categoria di destinazione.
È difficile, se non impossibile, dar credito a questo calcio. Figuriamoci se poi parliamo di Serie C. Un palcoscenico totalmente allo sbando, dove ormai tutto appare al limite del possibile. Oltrepassando ampiamente l’aspetto “fantozziano” delle cose. Basta prendere la singola partita odierna, programmata alle 16:30 di sabato e anticipata – con solo due giorni di preavviso – alle 14:30. Vale a dire un orario off-limits per molti. Sebbene sabato sia un giorno prefestivo, infatti, sono in tanti a lavorare almeno metà giornata. E, benché Catanzaro non sia a una distanza siderale da Pagani, partire nella prima mattinata può comunque costituire un problema.
Insomma, senza cercare scusanti (che però, oggettivamente, ci sono) non penso di esagerare nell’asserire che oggi, sulle gradinate dello stadio “Torre”, ci sono solo gli ultras. Farebbe ridere – se non ci fosse da piangere – pensare che proprio questi “mostri a tre teste” – negli anni oggetto di attacchi e tentativi di dissoluzione da parte dei cervelloni griffati Lega, Osservatorio, Ministero dell’Interno e Federazione – siano gli ultimi rimasti in piedi. Del resto non ci sarebbe voluta neanche una laurea in sociologia per aspettarselo: se al tifoso “normale” si comincia a rompere di brutto le scatole, questo preferisce chiudersi davanti alla televisione e vedere in pantofole la Serie A. O, al massimo, la Serie C in streaming.
Ma forse a quei cervelloni chiamati in causa sopra, va bene così. Meno gente significa comunque meno lavoro e meno problemi. Peccato che questo sia solo uno degli effetti collaterali delle scellerate politiche approntate in questi anni.
Entrando più nel dettaglio, è una bellissima giornata più vicina all’estate che all’autunno inoltrato ad accogliermi in quel di Pagani. Fa caldo e ben presto il mio giacchetto si rivela uno scomodo peso da portar dietro per tutta la giornata.
È la prima volta che torno a Pagani da quando la tifoseria azzurrostellata si è riunita in Curva Nord. E probabilmente è proprio questa novità ad avermi spinto sin qua con grande curiosità. Già il fatto che nell’era delle divisioni spesso pretestuose e infantili, qualcuno decida di percorrere la strada al contrario mi ben dispone. Se poi questo viene fatto con intelligenza, per giovare all’intera tifoseria, allora non posso che trovarmi pienamente d’accordo.
I tempi dei derby infuocati, degli stadi strapieni e delle folle oceaniche al seguito dei propri colori, come detto prima, sono per l’appunto ricordi ormai lontani. La Paganese, come succede a tante altre squadre italiane, si barcamena ormai da qualche anno nei bassifondi della classifica, raccogliendo puntualmente faticosissime salvezze sul finire della stagione. Di certo non è un buon biglietto da visita per gli sportivi della città.
Inoltre oggi non abbiamo più la strada a fare da collante. Le partite infinite sul cemento sono vere e proprie chimere e troppi elementi virtuali e stordenti si sono impossessati delle nuove generazioni. Complicato anche lavorare in termini di “trasmissione” dei propri valori. Troppe le differenze, ad esempio, tra uno nato negli anni ’70-’80 e uno nato a inizio anni 2000.
Ahinoi, senza nasconderci dietro a un dito, oggi servono i risultati per avere sulle gradinate numeri dignitosi. A parte qualche rara realtà che è riuscita a lavorare bene sul proprio territorio, mantenendo attivo quel senso di comunità aggregante che dovrebbe contraddistinguere il mondo delle curve. Tuttavia sono mosche bianche.
Così anche la credenza diffusa che al Sud sia più facile portare la massa alla partita resta sovente una leggenda popolare. È vero, l’esser umorale di molte tifoserie meridionali spesso permette loro di mettersi in mostra a livello numerico, ma credo che in tante occasioni finisca per essere anche un’arma a doppio taglio per chi fa militanza a prescindere dai risultati della squadra.
Ecco, se dovessi avvicinare una parola a queste due tifoserie, utilizzerei proprio “militanza”. Un concetto tante volte abusato ma comune ormai a pochi. Uno status mentale che finisce per farti apprezzare questo genere di partite. Perché gli ultras ci sono, si fanno sentire e si mettono in evidenza.
Belli gli azzurrostellati, con i loro bandieroni sempre spiegati al vento e i loro cori che praticamente non conoscono un minuto di sosta malgrado una squadra davvero modesta, che finisce la partita con un impietoso 0-4. I paganesi hanno uno stile ben delineato: niente cori veloci, rispetto quasi ossessivo del suono del tamburo, coordinazione e tanta (ma tanta) voce. Da vedere stilisticamente perfetti. L’esser tornati una sola entità è stata senza dubbio la scelta più saggia e azzeccata per continuare a dar linfa al movimento ultras cittadino.
Chiaro che anche il poter tornare in trasferta abbia aiutato a rifomentare l’ambiente e creare un blocco unito e compatto, restituendo quel senso primordiale del viaggio assieme e sostegno alla propria città negato per anni dalla tessera del tifoso obbligatoria in tutte le trasferte.
Quando si parla di continuità e rispetto della propria storia, penso si debba far cenno anche a tifoserie come quella del Catanzaro. Costretti da anni a campionati anonimi e sbiaditi. Non solo avari di soddisfazioni, ma quasi sempre prossimi all’insufficienza e alla mediocrità. Inoltre, sulle teste dei calabresi, pendono anche diversi procedimenti Daspo rimediati negli ultimi anni. Numeri importanti, soprattutto per una piazza che non è certo paragonabile a una metropoli.
Eppure i supporter delle aquile non sembrano porre tante scuse davanti al loro cammino. I numeri, come detto, non saranno eccelsi, ma la voce non viene risparmiata e alla fine la quaterna maturata in campo in favore dei ragazzi allenati da mister Auteri premia la piccola porzione di popolo giallorosso giunta sin qui.
Al triplice fischio del direttore di gara abbandono il campo con delle certezze: una partita con soli due gruppi ultras a confronto è senza dubbio bellissima, perché ti lascia intendere ogni singolo movimento del tifo organizzato e ti fa sentire il “respiro” delle curve. Ma al contempo mi piange il cuore pensare a quello che la Serie C è stata e rivederla ora, quasi ignorata da un popolo – quello calciofilo – che storicamente ha sempre riversato su essa grosse speranze e grande rispetto per quello che ha significato tecnicamente e dal punto di vista del pubblico.
Testo di Simone Meloni. Foto di Simone Meloni e Pierpaolo Sacco.
Galleria Sacco:
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Paganese-Catanzaro, Serie C: quanto è difficile fare il tifoso in Italia? Ammetto che spesso l'aspetto numerico tedia le mie presenze sui terreni di gioco. Il pubblico del calcio, in Italia, ha avuto un crollo verticale negli ultimi 15 anni.
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