Tumgik
#si gioca a burraco
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Pomeriggio da sciura!
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greenbor · 4 months
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Il Burraco, più raramente detto Buracco,[1] è un gioco di carte della famiglia della Pinnacola, nato probabilmente in Uruguay intorno agli anni quaranta come variante della Canasta (dalla quale comunque si differenzia sensibilmente in regole e tattiche), diffusosi in Italia intorno agli anni ottanta.[2] L'etimologia del nome è incerta: l'ipotesi più probabile è che derivi dal portoghese buraco ("buco"); Buraco è in effetti il nome di una versione del gioco diffusa in Brasile.[3] Una versione nota come Burako è diffusa in Argentina ed è giocata con tessere da Rummikub.[4]
Si gioca con due mazzi di carte francesi, comprensivi dei quattro jolly, le stesse usate anche per poker, bridge e ramino, con la sola variante che tutte le carte di valore 2 (le cosiddette pinelle del gioco, che sono le matte come i jolly), hanno sotto l'indice un simbolo formato da una stella inscritta in un cerchietto. Nella versione più diffusa i quattro giocatori si affrontano in due coppie. Altre versioni dipendono dal numero dei giocatori: è possibile giocare singolarmente, a squadre, ed esiste anche una variante del gioco con tre giocatori, dove quindi si usano tre mazzi anziché due.
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givemeanorigami · 9 months
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Bar del porticciolo chiuso, chi lavora è rimasto per mettere in ordine gli ultimi lettini rimasti fuori posto per gli avventori andati via tardi, ai tavolini un gruppo di quattro settantenni intenti a giocare a burraco e noi - io, la mia nipotina e la sua mamma - intente ad aspettare che D. finisca di riposare.
La bimba fa quello che dovrebbero fare tutti i bimbi di un anno e cinque mesi: giocare. Gioca seduta nel passeggino, a far cadere le sue cose e ridere quando le tiriamo su, a farsi dire che i piedini puzzano o a farseli mangiare. Non fa troppo casino, è una delle ragioni per cui le voglio un bene smisurato, a parte quando dice "Mara" o si fa prendere una crisi di pianto per stanchezza o fame, è relativamente tranquilla, al massimo fa qualche urletto, ma niente di che. Sono la prima a non avere a genio i bambini rumorosi o a scherzare dicendole di non urlare, ma non è il caso di oggi.
Oggi è tranquilla, aspetta il suo babbo e gioca, ride, batte le mani facendomi il verso perché mi ha visto schiacciare una zanzare. Il tavolo Centro Anziani gioca a burraco e non fa meno rumore di noi, parlano e giocano; lui alza pure la voce quando una delle signore non capisce una mossa del gioco.
La bimba tira un urletto per farci capire che è contrariata, il succo è finito. Una signora, con forte accento milanese e vestita per ostentare i soldi come fanno certi turisti, sbuffa e se ne esce con "se mia figlia faceva così le davo un ceffone e le dicevo di camminare via". Mia nipote ha un anno e cinque mesi, per l'amore di Bowie camminare cammina (quando le devo stare dietro, anche troppo), ma da lì a dirle vai e cammina dopo un ceffone (che non si dà) ce ne passa. Amica si infastidisce, le risponde, la signora coadiuvata dalle amiche continua con frasi poco educate. Il padre arriva, ce ne andiamo, cercando di convincerlo a non risponderle, alla fine sono amici del suo datore di lavoro, non ne vale la pena di risponderle per poi sentirsi rimproverare dal datore di lavoro. Impreca, loro sono tra quelli che quando i vicini di ombrellone riposano, fanno casino. Insomma, da che pulpito viene la predica.
La mia nipotina non capisce perché le abbiamo tolto il cartoncino del succo con cui stava giocando e siamo andando via tutti nervosi, ma non piace, non fa casino come qualcuno dice. Io, che di bambini tremendi ne ho visti e ne ho sopportati senza battere ciglio, mi ritrovo dopo un'ora ancora a pensare se il bar fosse stato pieno e qualcuno rideva rumorosamente, avrebbero detto qualcosa?
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app-teatrodipisa · 4 years
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Il fumo ai tempi del  Covid 19 — Elda Dassi
Devo scendere a buttare la carta sperando di non trovare come al solito il cassonetto già pieno,  è la quarta volta che torno su senza averlo fatto. Ora è il momento buono, lo sento. Sì, è stato vuotato da poco, è all'interno del condominio da quando è iniziata la differenziata porta a porta, non da molto, qualche mese. Non mi dispiace riprovare a controllare, è sempre una scusa per uscire da quando è iniziata la quarantena; sono a casa dal 9 marzo, quindi da una ventina di giorni, ora dovrei essere in cassa integrazione. Boh, forse, lo spererei.
E insomma, sono davanti al cassonetto della carta, la tengo sciolta e la butto un po' per volta cercando di occultare i pacchetti vuoti, che soltanto ora che li butto vedo quanti sono. Cazzo, ma quanto fumo? Sono tutti lì, non so da quanto, ma sono una quantità incredibile. Mi guardo in giro se c'è qualcuno a guardarmi... Sì, è vero, mi vergogno un po', mi sento molto tossica, cosa che sono fra l'altro, è inutile negarselo. E da quanto poi? 45 anni. Cazzo, ma è una vita! Eh sì, ne ho 60, quasi 62 per l'esattezza, e la prima volta che ho messo una sigaretta in bocca è stato a 14 anni, 14 e mezzo per l'esattezza, nel bagno di una mia amica con sua cugina. Manca poco vomito dallo schifo, la gola si contrae dopo avere inalato, subito una tosse a conato; e noi ridiamo, incoscienti, stupide, e ci passiamo la sigaretta fino alla fine,  in un patto di amicizia e complicità.
Da quel momento non ho mai smesso né ho provato realmente a farlo. Il fumo ha sempre misurato il battito delle mie emozioni: si fuma perché si è felici, depresse, nervose, esaltate, ubriache, ansiose. Si fuma dopo il caffè, per andare al bagno, perché non si prende sonno, perché si gioca a burraco...Cazzo, il burraco! Da qualche anno ho il nick name su burraco on line, livello Pegaso col nuovo aggiornamento, drago col vecchio, che era il livello più alto, ora sempre in alta classifica comunque. E' quando gioco che fumo di più: l'adrenalina, l'attesa, la vincita, la perdita, il pareggio. Sì lo so, le solite scuse del giocatore, del tossico, della dipendenza. Come dice parafrasando quel comico: "Ce l'ho tutte".
In realtà c'è stato un momento in cui avevo diminuito, a 32 anni, inizialmente perché avevo la nausea, eh sì, ero incinta, nei primi tre mesi con un senso di schifo, di ipersensibilità olfattiva, poi per senso di responsabilità restando nelle 5 sigarette giornaliere più o meno consentite per tutta la gravidanza e poi fino alla fine dell'allattamento: un anno e mezzo di quasi disintossicazione. Poi non mi aveva più sfiorato nemmeno l'idea.
E insomma sono lì che butto la carta, i pacchetti vuoti della vergogna li nascondo sotto i cartoni più grandi, in modo che non si vedano dall'alto, poi butto tutto il resto della carta e chiudo il cassonetto, E' fatta. Faccio il giro più lungo, passo da dietro dal parcheggio delle macchine e sul retro del giardino condominiale, giusto per fare il giro un po' più lungo e godermi un po' di sole primaverile, piacevole, quasi caldo, con un animo un po' più sereno che non avrei se uscissi dal cancello, sparata nella realtà da incubo con gente frettolosa in mascherina che si scansa anche se a più di un metro da te. Invece dentro ci sentiamo tutti un po' più protetti, si scopre una normalità divenuta insolita. Ci faccio più caso io o nel giardino e nel cortile siamo più di prima? Della quarantena,  intendo. Quarantena: che brutta parola, come fossimo tutti appestati. Però è vero. Malati lo siamo un po' tutti: di egoismo, di Ego, di immagine e poi le solite cose, inquinamento, riscaldamento globale, mare di plastica che mangiamo, beviamo, cachiamo. Diventati frasi luogo-comune, ormai ne parliamo come un mantra, e questo vuol dire che ne siamo già assuefatti, e quando diventa normale non è neanche più pericoloso, ce ne scordiamo. Eppure ora che è tutto fermo vediamo dei segnali nuovi: l'acqua dei fossi è trasparente, nei porti accanto alle navi giocano i delfini,  i livelli di inquinamento sono calati nelle grandi città e sembra che anche il virus si propaghi meno dove l'aria è più pulita. Chi crede nelle piaghe d'Egitto avrebbe di che pensare, ma anche per noi che non la vediamo come una punizione mandata da un Dio vendicativo, può veramente essere una occasione per riflettere su dove stiamo andando, fermare questa frenesia e cercare di curarci. Curarci: che bella parola. Non per niente la canzone scelta sui Social è proprio "La cura" che dice: "ti proteggerò, ti solleverò, ti salverò, avrò cura di te e guarirai". Se ce ne facessimo tutti carico di questi semplici insegnamenti cominciando da noi, da chi ci sta vicino e dal nostro piccolo mondo, non la faremmo, la rivoluzione? Beh, pensiamoci.
E insomma, sono in giardino, parlo con chi ha portato fuori il cane che è una cucciola di chow chow, mi dicono una seconda Mulan, la prima se n'era andata quest'inverno ed ovviamente aveva lasciato un vuoto da colmare. E' un po' più chiara della prima, è una tombolina tutto pelo, tenerezza e simpatia, come tutti i cuccioli del resto. E in giardino ci sono anche dei padri che giocano con i figli, chi a nascondino, chi a palla, chi ci fa ginnastica insieme o li vede andare in bicicletta.  Ci si racconta le cose dai terrazzi: una mia vicina è diventata nonna da poco, ha il figlio a Milano e ha visto la nipote solo in foto; un'altra vede il nipote solo dall'alto del terrazzo e si commuove. Mi sembra che siamo tutti più fragili, più esposti, più vulnerabili ma anche più veri, autentici nelle nostre umanità. Forse ce n'eravamo scordati, ci sentivamo invincibili come dei supereroi. Beh, adesso abbiamo finito le noccioline di SuperPippo, che ci vuoi fare.
Magari cercare di fumare meno e restare entro il pacchetto? Ma quante ne fumo di preciso? No, perché ne tengo un pacchetto in ogni tasca dei giacchetti, nella borsa, uno in cucina, uno in sala accanto al computer, e ho quasi finito la stecca. Cazzo, altri 50 euro in fumo! E non si trovano quasi più, queste maledette Yes-moke-grigie! Prima dal tabaccaio di Via Donnini, il mio pusher di fiducia, arrivavano di venerdì e me ne metteva sempre da parte due stecche con due accendini omaggio, poi mi ha cominciato a dare buca, ma questo già da prima di Natale. Allora ho trovato i napoletani dentro la Pam: sempre riforniti, mai un ritardo, e la garanzie dell'accendino, più o meno a richiesta. Ma stavolta sono in quarantena anche le sigarette ed è la terza volta che rimanda. Ora alterno tra le Rotmans e le Benson, che non sono certo la stessa cosa. Entro dal tabaccaio, ammicco alla signora dietro al bancone, mi fa un cenno di no col capo, ruota il dito per dirmi di tornare... Anche questa devo ammetterlo è un'altra situazione imbarazzante, deludente e però  anche molto teatrale. A 60 anni, 62 quasi per l'esattezza, patetica direi, il drogato che non trova la roba, Bella scena, da andarne fieri.
Va bene, qui ci vuole un piano d'azione, trovare strategie, favorire consapevolezze: quindi quanto cazzo fumo? Per saperlo o fare finta di non saperlo il piano è: dividere un pacchetto da 20 sigarette in 4 pacchetti da 5. La strategia è: farseli bastare nella giornata. 5 sigarette per la mattina, 5 prima metà del pomeriggio, 5 l'altra metà, e  5 dopo cena. Sembrano tante? Provare per credere: sveglia alle sette, colazione-sigaretta-bagno.  poi Cucina-caffè-sigaretta. Rifaccio la camera poi vado in cucina-sorso di caffè- sigaretta. Toeletta, vestizione, rendersi un minimo presentabile, cucina-pausa cicchino. Che ore sono? Cazzo, le 10 e ho già fumato 4 sigarette in 3 ore. E so già che la sera è anche peggio,  se sto lì a giocare poi...Le accendo in automatico senza nemmeno accorgermene. Dopo due ore praticamente ho già il portacenere pieno di cicche. E poi quando mi sdraio? L'inspirazione avviene sempre o con un rantolo o con un fischio. E meno male che vivo da sola, sennò mi ritroverei direttamente sull'ambulanza a sirene spiegate e con la bombola dell'ossigeno attaccata.
E comunque la strategia funziona, ora so quello che già sapevo: un pacchetto di sigarette al giorno non mi basta più, l'ho superato da un pezzo. Potrei addirittura arrivare a due. Cazzo!Allarme, allarme rosso, Houston abbiamo un problema. Eh già, e chi te lo deve risolvere? Perché siamo tutti bravi nella teoria della ragione: il fumo fa male, è cancerogeno, e per chi ancora non lo sapesse lo trova anche scritto sui pacchetti con tanto di foto fra il tragico e l'assurdo,  peraltro talmente finte da sembrare telenovele di serie B -sempre che esistano telenovele di serie A- come quella che vedo sul pacchetto di Benson (sigh) "Il fumo può uccidere il bimbo nel grembo materno" con addirittura la foto di una coppia abbracciata accanto ad una piccola bara bianca con tanto di fiore bianco e con una candela...bianca. E poi nel tabacco ci sono pesticidi, diserbanti, antiparassitari, per te che vai a comprare il Bio è una bella contraddizione, non trovi? E vogliamo parlare del costo? Una media di 5 euro a pacchetto si va minimo a 150 euro al mese, e  per chi ne guadagna 1200 mi sembra una buona percentuale di spesa. Si può essere più cretini? E poi la smania, la voglia di fumare quando sei al ristorante, al cinema, al lavoro, a teatro, quando devi uscire per forza anche se fuori c'è una bufera di neve, il termometro segna meno 20 e che rischi una bella congestione perché dalla foga non hai preso neanche il cappotto. E quando non ci pensi e hai anche amici tossici come te che ti chiamano per fumare insieme a loro,  e te ci vai e rifumi anche se l'avevi spenta da cinque minuti.
Eh già. Per chi fuma lo sa, il problema è grosso, l'impresa titanica, la volontà non è di ferro, la riuscita è incerta, il passo è... Com'è il passo? No, dico, il Primo Passo. Cerco tra gli aforismi "un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo" (Lao Tzu). Sarà un caso che in tempi di virus dalla Cina, m'imbatta proprio in un cinese? Leggo anche che la parte più difficile consiste nel fare il primo passo. Stavolta lo sento, i tempi sono maturi, e se non ora, quando? (Tracy Chapman - if not now) "Dobbiamo tutti vivere la nostra vita, sempre sentendo, sempre pensando che il momento giusto è arrivato".
Sì, è la mia sfida contro il Covid-19, contro l'inquinamento, la mia rivoluzione personale e collettiva, contro le multinazionali del tabacco, il mio sacrificio a questa svolta epocale, nei miei 60 anni, quasi 62 per l'esattezza, di cui 45 da tabagista convinta e recidiva... Scusate ma ho bisogno di una grossa spinta per il primo passo, sono bloccata come quando sull'orlo dell'aereo a 2000 metri, sopra le nuvole ho fatto il primo e unico lancio a tandem col paracadute e quello imbracato a me mi ha dato la spinta per saltare nel vuoto col vento che mi spazzava indietro. Cazzo, che sensazione! Lo volevo fare ma mi cacavo addosso, come ora, lo ammetto. Ma la sensazione di libertà e di esaltazione che ho provato in quel momento non l'ho mai più raggiunta. Breve ed intensa, come tutte le cose belle. E allora proviamo a farlo questo primo passo. Sì, ho deciso, a very very big decision. L'ho detto e lo faccio: da oggi SMETTO.
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donkerlichtsworld · 4 years
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Un'altra carta a terra,
Tutto fermo nella serra,
Dove quasi tutti giocano,
E quelli che perdono, borbottano.
Aspetta!
Una persona la carta getta,
Un'altra la partita chiude,
E si ode il silenzio, mentre la sconfitta prude,
Cominciano i lamenti,
Che rendono i cuori spenti,
Infatti, una famiglia perdente,
Sempre sorridente,
In realtà è la più vincente.
Così, gioca a burraco, ma ricorda che il gioco è diverso dalla realtà,
Perchè in quel momento si proverà pietà,
In quanto la famiglia migliore,
Può diventare subito la peggiore.
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tactical-shovel · 5 years
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Che poi solo da noi si gioca a burraco
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luciamosca14 · 5 years
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Domenica 20 Gennaio si gioca a burraco a Stella di Monsampolo MONSAMPOLO DEL TRONTO –Domenica 20 gennaio è in programma un torneo di circolo di burraco. La manifestazione si giocherà, presso la sede della Polisportiva Spazio Stelle in Piazza Bachelet, con la formula dei 4 turni: 3 mitchell e una danese per 4 smazzate.
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piacere-da-bari · 5 years
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Ho appena vinto una partita a Burraco contro g1563700245566 da 735 a 425 punti. Amici, clicca sul link qui sotto e si gioca!
http://www.jogatina.com/site/share/burraco
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tmnotizie · 5 years
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ARQUATA DEL TRONTO – Domani, domenica 19 maggio alle ore 16, presso la sala polivalente “Don Francesco Armandi” di Pretare, si giocherà la quarta tappa del campionato provinciale singolo di burraco dell’U.S. Acli giunto alla quarta edizione.
L’iniziativa rientra nel progetto “Ricostruire le comunità” organizzato dall’U.S. Acli provinciale col sostegno della Chiesa Valdese.Il programma della manifestazione prevede dalle 15,30 ci sarà l’accreditamento delle coppie partecipanti.
Vige il regolamento U.S. Acli. Per ulteriori informazioni e per le iscrizioni ci si può rivolgere al referente di gara Pier Luigi (3357548616).
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giancarlonicoli · 6 years
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Alcune battute fanno proprio ridere.
29 ago 2018 13:47 1. INTERVISTONA DI DOTTO A MOGGI: "AGNELLI E ALLEGRI MI ASCOLTANO, MA NON AVREI PRESO IL 33ENNE CR7 A QUELLE CIFRE. NON L'AVREI MAI SBANDIERATO PRIMA DI VENDERE HIGUAIN – BONUCCI? DAR VIA CALDARA E’ STATA UNA CAZZATA" - LA GUFATA:"SCUDETTO ALL'INTER" 2. E POI ANCELOTTI (“A TORINO LO CHIAMAVANO MAIALE”), LOTITO (“ERA ROMANISTA MA E’ IL PIU’ BRAVO DI TUTTI”), GALLIANI E CARRARO “ANIME NERE”, PAPARESTA CHIUSO NELLO SPOGLIATOIO (“UNA BUFALA”) – ECCO PERCHE' NON CI SARA' UN'ALTRA CALCIOPOLI - E SU RONALDO…
Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport
Questa mi mancava. Belzebù che gioca a burraco nel giardino di casa, a Monticiano, in un tardo pomeriggio assolato, con la moglie, la sorella e il cognato. Sarò amorale e in parte mi disapprovo, ma a me Lucky Luciano Moggi piace. Non lo abbraccio solo perché sa di sigaro. Non entro nel merito della sua anima, se bianca, nera o macchiata che non va via nemmeno con il carbonato di sodio. Altri lo hanno fatto, avendo o no il titolo per farlo. Moggi lo conosco da quando era il boss della Juve. Lui fa finta di protestare, ma neanche tanto, quando lo chiamano “boss”. Io non ci faccio caso.
I boss veri, quelli che comandano con un’impercettibile declinazione dello sguardo, si percepiscono come uomini virtuosi. Da Al Capone in giù. Luciano mi piace perché è un boss da manuale, cinematografico, e anche un italiano vero. Ha il culto della famiglia, il capello tinto, gioca a carte, gli piace sedere a capotavola, fuma il sigaro in faccia alla gente e ha la statua di Padre Pio in giardino. E quando ha finito di mangiare ha la patacca di sugo al centro della camicia come un colpo al cuore. Lui è un onestissimo prototipo e di questo gli sono riconoscente, nel senso che si fa riconoscere.
Colossale granchio pensarlo in braghe e ozi da pensionato. Lucianone è più vivo che mai. Lo hanno radiato ma non sdraiato. Il suo sguardo è sempre quello di un boss. Sembra fissare il vuoto, ma solo perché devi essere tu a meritarti il diritto di essere accolto nel suo raggio. Adesso ha imparato a giocare anche a burraco e naturalmente odia perdere. Infatti, vince.
Trent’anni più o meno che ci conosciamo.
“Non lo dire, che poi fanno i conti”.
Presto fatti. 81 anni appena compiuti e stai una bellezza.
“Cerco di tenermi in forma. Tapis roulant, cyclette, vogatore. Sai com’è, qui non bisogna mollare”.
 il debutto di cristiano ronaldo con la maglia juventus a villar perosa  
E tu non molli.
“Non me lo posso permettere. Se non lavoro, non mangio”.
Nel frattempo, sei diventato giornalista. Devo chiamarti collega?
“Il calcio resta la mia vita, anche se quello di oggi mi fa schifo. Anche volendo, non potrei starne fuori. Continuano a telefonarmi. Mi chiedono consigli. Dessi retta a tutti, oggi avrei più lavoro di prima”.
Chi ti chiama?
“Gli amici. Ne ho tanti ancora nel calcio. Ma resto vicino alla mia Juve. Con Andrea Agnelli mi sento spesso. E’ un ragazzo sveglio. E’ stato con noi 12 anni e ha imparato tutto. Lui lo sa bene che gli scudetti sono 35, tutti conquistati sul campo. Nessuno ha mai aiutato la Juve a vincere”.
Cristiano Ronaldo. L’hai suggerito tu?
“No, lì è roba Fiat. E comunque io Cristiano Ronaldo l’avevo comprato. Aveva 18 anni e giocava nello Sporting di Lisbona. Lo vidi e la mattina dopo firmai il contratto. Cinque miliardi più il nostro Salas, al quale avrei anche regalato un miliardo di buonuscita. Ma poi Salas preferì il River Plate e su Ronaldo arrivò il Manchester United. All’epoca era crisi nera alla Juve. Non avevamo una lira”.
L’avresti preso oggi?
“Come marketing, un’operazione straordinaria. Ma io non avrei mai preso un giocatore di 33 anni a quelle cifre e certo non l’avrei mai sbandierato prima di vendere Higuain, uno che comunque ti fa 20 gol a campionato”.
Metodo Moggi?
“Prima avrei venduto Higuain per 50 milioni e solo dopo avrei annunciato Ronaldo. Vuoi sapere la storia vera di Zidane al Real?”.
Lo voglio.
“Viene da me il mio amico Florentino Perez e mi fa. “Punto a diventare presidente del Real, se dico che compro Zidane posso riuscirci”. Gli dico: “Ti autorizzo a sbandierare questa cosa, ma poi non so se te lo do davvero”.
Gliel’hai dato.
“Quando capisco che Perez poteva essere eletto davvero, vado in gran segreto da Cragnotti e compro Nedved, a Parma prendo Buffon e Thuram. Nessuno sapeva niente di Zidane. Avessero saputo, quei tre li avrei pagati molto di più. E poi ho incassato i 150 miliardi di Zidane, di cui 145 di plusvalenza”.
Buffon l’hai comprato mica a poco, 100 miliardi.
“Buffon l’ho pagato 50 miliardi più Bachini, che abbiamo valutato 45 miliardi. Dimmi te se non è stato un grande affare, pensando poi al dopo di Buffon e a quello di Bachini”.
Zidane, roba tua?
“Andammo a vedere Bordeaux-Milan. Da solo, quella sera, ci fece un mazzo tanto. C’erano anche quelli del Milan allo stadio. Io presi Zidane per 5 miliardi, loro presero Dugarry per 18. Non dico altro”.
Cristiano Ronaldo alla Juve sarà quello del Real?
“Difficile. Da noi marcano duro. Uno ti mena e l’altro ti toglie la palla. Quando consigliai Higuain alla Juve dissi: lo spersonalizziamo e lo adattiamo alla squadra. Adesso, invece, dobbiamo spersonalizzare la squadra per adattarla a Cristiano Ronaldo...”.
Il marchio Ronaldo offusca il marchio Juve. Non si dice più vado a giocare contro la Juve, ma contro Cristiano Ronaldo.
“Sono d’accordo. Florentino Perez mi disse di Cristiano Ronaldo che lui non giocava nel Real Madrid ma nel Real Ronaldo. Dalla Spagna mi hanno fatto notare che se segna un compagno lui non va mai a esultare. Se segna lui, sceneggiate grandiose”.
Euforia incontenibile nell’ambiente.
“Pericolosa come tutti gli eccessi. Ho consigliato ad Allegri di stemperare. Lui mi ascolta”.
Bonucci l’avresti ripreso?
“No. Dare Caldara al Milan in cambio è stata una cazzata. Ma hanno dovuto farlo per evitare una pesante minusvalenza su Higuain”.
Lo scudetto.
“Lo vince l’Inter alla grande. Conosco poco Spalletti, mi sembra un prete quando parla, ma hanno fatto una gran squadra. Hanno preso un centrale difensivo forte, uno in mezzo al campo che tira la linea, Nainggolan, e un campionissimo là davanti, quel Martinez”.
Le altre?
La Roma ha venduto certezze e comprato speranze. Il problema lì è che si fabbricano eroi in dieci minuti, vedi Kluivert. Il Napoli è da primi posti, ma non vedo come possa vincere”.
Ancelotti in panchina non basta?
“Grande allenatore, non si discute, oltre che un ragazzo eccezionale, ma non può bastare”.
Grande allenatore, ma tu l’hai fatto fuori alla Juve.
“Non aveva l’esperienza giusta e comunque fece due buoni campionati con noi. Ci hanno sfilato due scudetti, il primo anno con Collina e il diluvio di Perugia, il secondo quando fu permesso alla Roma di schierare Nakata contro di noi a Torino, poi decisivo”.
Resta il fatto che hai preso Lippi al suo posto.
“E’ stata la sua fortuna. La svolta della sua vita. Stava andando a firmare a Parma con una squadra turca. Mi telefonò Berlusconi e mi chiese referenze. Ne parlai benissimo. Mi disse: “Chiamalo e mandalo da me”. Dal Milan in poi Carlo ha allenato solo grandi club”.
Quando i tifosi lo chiamavano “maiale”, voi società non l’avete difeso.
“Parlai con i tifosi e gli dissi: “Ancelotti è un maiale? Allora sappiate che per la prima volta un maiale andrà in panchina, perché Ancelotti sarà l’allenatore della Juventus”. Poi, chiaro, alle prime sconfitte la cosa tornò fuori”.
Hai visto l’intemerata di Lotito contro Simone Inzaghi?
“Il problema sarebbe stato se l’avesse fatto davanti alla squadra, ma così in privato può essere un’utile svegliata. Lotito è fatto così, è un dittatore, ma ha salvato la Lazio e la tiene ai vertici del calcio.
Sai come l’ho conosciuto Lotito?”.
Mi manca.
“Quando andai alla Roma, lui era fidanzato con la figlia di Mezzaroma, socio di Sensi allora. All’epoca era romanista Lotito. Mi stava sempre addosso, mi rompeva. “Me lo levi di torno questo qui!”, dicevo al suocero”.
L’avevi sottovalutato.
“Da presidente della Lazio, mi telefona. “Hai visto?”. “Mo’, ti faranno il culo, vedrai”, gli dissi. Invece, è stato il più bravo di tutti, ha superato ogni ostacolo. Ha una marcia in più. Sa sempre come arrivare ai suoi obiettivi”.
Tu. Sfoghi analoghi con un tuo allenatore?
“Una volta con Bigon. Ho vinto un campionato al Napoli con lui, che poi non ha vinto più nulla. Brava persona, ma faceva il sindacalista”.
Riprovevole?
“A febbraio voleva rinnovare il contratto. Gli dissi: “Aspettiamo la fine del campionato”. Un giorno arrivo allo stadio prima della partita e Ferlaino mi dice: “Bigon si rifiuta di parlare con la squadra”. Chiamo Bigon: “Se non parli entro cinque minuti, te ne vai fuori dai coglioni e vado io in panchina”.
E lui?
“Parlò con la squadra. Poi, a fine stagione, l’ho mandato via”.
Cazziatoni a giocatori?
“Ne ricordo uno con Zebina. Dopo quattro mesi che stava alla Juve, infortunato, mi chiese un prolungamento di contratto e un aumento di stipendio, parlando male di Capello. L’avresti dovuto vedere come se ne andava correndo giù dalle scale”.
Dodici anni dal grande scandalo. Tangentopoli non ha migliorato la politica e Calciopoli non sembra aver migliorato il pallone.
“Era il 2008. Giraudo disse: “Ci cacciate via. Ma vedrete i banditi e gli incapaci che arriveranno dopo di noi. Aveva ragione. Questi non riescono nemmeno a nominare i presidenti di federazione e lega. E poi, i procuratori che dettano legge, i presidenti che fanno i direttori sportivi. Nelle serie minori ci sono società che tesserano i giovani e si fanno pagare dai genitori…Possono fare tutte le sentenze che vogliono, ma io sono uno che ha sempre lavorato duro e dovunque andavo ho sempre creato i budget sani, comprando a poco e vendendo a tanto. La mia unica, vera ambizione ancora oggi è farmi dire “bravo!”.
Chi è stato il primo a dirti bravo?
“Italo Allodi. Mi ha insegnato tutto del calcio. Mi prese come osservatore alla Juventus e cacciò via tutti gli altri. Ci sapevo fare. Causio, Paolo Rossi, Tardelli, Gentile, Scirea, li ho scoperti io”.
Fu accusato, Allodi, di essere un corruttore di arbitri.
“Sapeva fare il suo mestiere. Era stimato da tutti. Ma fu assolto da ogni imputazione. Ha pagato con la salute per le cattiverie subite”.
Gli Allodi di oggi.
“Non ci sono più. Uno era Pierpaolo Marino. Ci stava arrivando, ma si è fermato. Igli Tare della Lazio sta facendo passi da gigante. Lavora nell’ombra, silenzioso, ma tira fuori squadre eccellenti”.
Ti sei dimenticato di Marotta.
“Bravo amministratore, ma ha un complemento tecnico fondamentale in Paratici. I due si compensano benissimo”.
Fai il bravo ragazzo, pentiti, confessa le tue colpe. Se non per me, fallo per Padre Pio che ti guarda ed è pronto ad assolverti dal fondo del giardino.
“Dovevo difendermi. Alla Juve avevo due occhi davanti e due dietro. Subodoravo le cose. Carraro e Galliani, presidenti di federazione e di lega, facevano gli interessi del Milan e Giacinto Facchetti faceva lobbing con gli arbitri a favore dell’Inter”.
Eccesso di legittima difesa. Almeno questo vogliamo ammetterlo?
“Parlavo con i designatori arbitrali, è vero. Ma allora era consentito e nessuno può dire che ho mai chiesto di vincere una partita. Chiedevo solo arbitri all’altezza. E’ un illecito questo? Il problema vero è che dentro la Juventus c’era una resa dei conti per farci fuori”.
Racconta.
Quella famiglia Agnelli è sempre stata un Far West e avevano paura che Giraudo, delfino di Umberto Agnelli, prendesse troppo potere”
Giraudo e Bettega, i tuoi compari alla Juve.
“Giraudo era un grande commercialista. Bettega una persona eccezionale, ma andava comandato. Era un soldatino. Una volta lo mandai a Toronto per una sponsorizzazione dalla sera alla mattina”.
Calciopoli secondo Luciano: erano Galliani e Carraro le anime nere.
“Non ci sono dubbi. Basta ascoltare le intercettazioni telefoniche per dedurre che Carraro controllava Bergamo”.
Nella percezione della gente, non solo dei giudici, sei tu l’anima nera.
“Ascolta questa. Muore Wojtyla sabato sera, noi in ritiro a Firenze. Si doveva rinviare a lunedì. La partita fu posticipata di una settimana. Galliani, presidente della Lega, intercettato, chiama Costacurta e gli fa: “Abbiamo spostato di una settimana, così recuperiamo Kakà infortunato…”. Ti basta?”.
No.
“Anno 2004. Due ore dopo il sorteggio Carraro chiama Bergamo. “Chi è l’arbitro di Inter-Juventus?” “Rodomonti”. Due ore prima della partita, Bergamo chiama Rodomonti: “Come ti stai organizzando? Stai attento, che è molto difficile andare su ma poi ci si mette un niente a precipitare…”.
Non sei credibile nella parte della vittima.
“Ce ne hanno fatte di tutti i colori. Quella volta del nubifragio a Perugia, ci hanno tolto lo scudetto. Collina, sponsorizzato dal Milan, decise 74 minuti di sospensione. Fossi stato un arrogante come dicono, dovevo andarmene con la squadra, ma ce l’avrebbero fatta pagare dopo”.
La ferita continua a buttare sangue.
“La gente non le sa certe cose. Quando, alle 8 di sera, dopo un Milan-Juventus persa in casa dal Milan, Bergamo telefona a Galliani e gli dice: “Direttore, a casa mia abbiamo pianto”. Parentesi, Alessandra, la moglie di Bergamo, è milanista. “Non avrei mai pensato che la Juve con Collina arbitro avrebbe vinto col Milan”. Non ti basta ancora?”.
La storia di Paparesta chiuso a chiave nello spogliatoio?
“Una bufala. L’avrei menato quel giorno, ci aveva fatto perdere una partita vinta. Ma che mi metto a chiuderlo nello spogliatoio e buttare la chiavi? Quale sarebbe stato il vantaggio? Fu solo una battuta e per quella battuta mi hanno radiato”.
La storia delle schede svizzere…
“Le ho fatte per proteggere il mio lavoro. Io, Stankovic, l’avevo preso per la Juve. Me l’ha soffiato l’Inter con le intercettazioni di Telecom”.
Le hai regalate agli arbitri.
“Per altri motivi. Gli inquirenti dissero che erano mute, che non potevano essere intercettate, ma non era così. Solo che si sentivano gli arbitri parlare con le loro amanti e puttane”.
Massimo De Santis, l’unico arbitro condannato, era un vostro amico.
“L’hanno associato a noi senza motivo. Ti racconto questa. Fiorentina in lotta per non retrocedere, Milan a un punto da noi. Martedì alle 14 Meani, dirigente del Milan, chiama De Santis: “Guarda che abbiamo Kakà e Rui Costa diffidati, non li ammonire che poi la partita dopo abbiamo la Juve”.
E lui?
“Fosse stato un nostro sodale, avrebbe chiamato l’ufficio inchieste e il Milan sarebbe finito in B. Se ricordi quella partita, De Santis negò un rigore alla Fiorentina e permise a quelli del Milan di menare. Noi zitti. La mattina dopo De Santis chiama Meani: “Hai visto, solo io riesco a non farli parlare quelli…”. Meani: “Te sei un amico, l’ho già detto a Galliani”.
Ripartizioni di merito in quella tua Juve vincente?
“Settanta per cento la società, il restante trenta da dividere tra allenatore e giocatori”.
Alla Juve vincere è l’unica cosa che conta.
“Questo lo diceva Boniperti, non io. Io ho sempre voluto vincere sul campo con la forza della squadra”…I giocatori mi temevano e mi rispettavano anche a mille chilometri. Si sarebbero buttati dalla finestra per me. Erano miei dipendenti ma li trattavo come amici, fino a che non mi davano motivo di cambiare”.
Urge esempio.
“Ibrahimovic. Quando Cobolli Gigli lo chiamò per convincerlo a dichiarare che era lui a voler andar via, rispose: “Non vi preoccupate, con i dirigenti di prima sarei andato anche in B, con voi non resto”.
Bel gattaccio da pelare Ibra.
“Non per me. Io con una caramella gli facevo fare il giro del mondo. Ibra è il contrario di quello che dicono. Se ti rispetta, ti dà tutto, ti aiuta anche nello spogliatoio. Davids a Milano era considerato un demonio, con noi è stato perfetto”.
Considerato un attaccabrighe, Ibra.
“Solo con Zebina ci fu un problema. Quello lo menava di brutto in allenamento. Un giorno gli fece un fallo bestiale e Ibra gli mollò un gran cazzotto. Fu ricoverato in ospedale con un occhio nero. Dovetti dire che aveva una gastrite importante. Poi, presi da parte Ibra: “Niente multa, hai fatto bene. Se non lo facevi tu l’avrei fatto io”.
Talenti ma anche tante teste calde. Come si gestiscono?
“Come un padre di famiglia. Dicevano che la Juve era una caserma. Falso. I calciatori andavano tutti all’”Hollywood”, a Milano, la domenica dopo la partita. “Andate pure”, dicevo, “scopate, fate quello che volete, ma non voglio scandali. E non andate se giochiamo la coppa di mercoledì…Trezeguet era l’unico che non mi dava retta. Andava all’ “Hollywood” anche quando non doveva. Una sera trovò me che l’aspettavo. Da allora non c’è andato più. Mai battuto i pugni sul tavolo. Chi lo fa, non sa comandare. Io facevo la riunione il giovedì con gli allenatori. Analizzavamo la partita e poi dicevo democraticamente: Io farei così”.
E loro?
“Facevano così”.
Oggi il bad boy è Nainggolan.
“Io l’avrei raddrizzato. Montero mi diceva che per lui il giorno era la notte. “Paolo, finché il campo mi racconta che sei uno dei migliori, non m’importa”. Quando si è sposato e tornava a casa alle 8 di sera, ha smesso di giocare. Gli ho detto un giorno: “Paolo torna a frequentare i locali, se no ti caccio via”.
Nel tuo ufficio a Torino avevi una tela con le immagini dei fuoriusciti Baggio, Vialli e Ravanelli.
“Era un monito per i miei giocatori quando mi creavano problemi con i contratti. “Ragazzi volete fare la fine di questi, volete entrare anche voi nel quadro?”.
Baggio ti ha fatto tribolare?
“Lo mandai via perché voleva giocare dietro le punte, ma non mollava mai il pallone e gli attaccanti si lamentavano. “Non sei adatto per la Juve”, gli dissi. E, infatti, a Brescia fece 23 gol. Lui aveva detto ai capi tifosi che non gli avevo fatto la proposta di rinnovo. Li convocai davanti a lui e gli feci fare una figuraccia mostrando la proposta di rinnovo”.
Ha rischiato anche Del Piero di finire nel quadro?
“Mai. Lui resta un grandissimo, un’icona della Juve. Vero è che nell’anno di Calciopoli fece una dichiarazione antipatica: “Se resta Capello, vado via io”.
Andò via Capello.
“A un certo punto fu complicato gestire Del Piero. Voleva giocare dopo un anno e mezzo d’infortunio e non era in grado. Mise in difficoltà Capello e, a quanto mi risulta, ha creato problemi importanti anche a Ferrara”.
Tu e il “nemico” Moratti.
“Prima di Calciopoli, mi aveva preso all’Inter. Alla Juve avevo fatto il mio tempo. Firmai il contratto. Moratti mi chiese di dar via Moriero. Riuscii a venderlo al Middlesbrough, ma lasciai il merito a Mazzola. Il giorno dopo vengo a sapere che avevano rinnovato il contratto a Moriero…”.
Il più grande di tutti?
“Maradona. Quando viene in Italia il primo che chiama sono io. Avesse avuto un’altra testa…Quella volta a Mosca per punirlo, lo tenni in panchina 80 minuti a patire il freddo. In tribuna c’erano le sedie riscaldate”.
Dopo Maradona?
“Zidane e Ibra. Ibra lo metto anche davanti a Zidane. Era uno che ti portava la squadra nell’area avversaria. Con lui Nocerino, dico Nocerino, fece 11 gol”.
Balotelli. Un talento buttato via o uno sopravvalutato?  
“Non lo considero affatto un talento. Non sarebbe mai titolare in una mia squadra. E’ lento e non gioca con gli altri. Sa solo tirare in porta. Può andare bene in una squadra di mezza classifica”.
Meglio Cassano?
“Non c’è paragone. Dieci volte più forte Cassano. C’è del genio nel suo calcio e io avevo cercato di portarlo alla Juve. Disse che eravamo una caserma e che non sarebbe mai venuto. Oggi quando parla di me dice : “E’ stata una sfortuna non aver incontrato Moggi sulla mia strada. Vuole tornare a 36 anni,
“Forse è troppo tardi, ma se veramente si mette in testa che è la sua ultima occasione...”.
Il tuo allenatore.
“Dipende dai giocatori che hai. Un esempio: assurdo prendere Sarri al Chelsea dopo che hai giocato due anni con Conte. A Napoli, dopo Sarri, vanno bene Ancelotti o Capello che fanno gioco corale, meno bene Conte o Lippi”.
Capello?
“E’ un aziendalista. L’allenatore italiano che più si avvicina ai manager inglesi. Una volta venne Ibra da me: “Capello vuol farmi giocare a sinistra”. Io gli dissi: “Non ti preoccupare. Vai in campo e gioca dove ti pare”.
C’era una volta Ventura.
“Uno scandalo. Doveva allenare la Lazio, dopo la sparizione di Bielsa. Gli diedero la Nazionale, dopo che Capello l’aveva rifiutata, come contentino. Fu Lotito, il vero factotum allora in Federazione, a fare tutto. Tavecchio non sa manco com’è fatto un pallone”.
Sul collo di Gattuso l’alito di Conte.
“Il Milan con Montella era spento, a cominciare da Calhanoglu. Rino Gattuso è amico mio. Quando lo scelsero al Milan lo chiamai: “Ricordati chi eri. Un muratore, non un architetto. Aiutavi i compagni. Adesso, da allenatore, vai nello spogliatoio e parla così: “Ragazzi, io sono Gattuso, sapete la mia storia da giocatore, può darsi che tecnicamente siamo inferiori agli altri, allora dobbiamo correre il doppio…”. Con queste parole ha cambiato il Milan”.
Il carisma nell’allenatore.
“E’ tutto. Ci sono allenatori che parlano e i giocatori fanno pernacchie. Altri che si fanno ascoltare. Lippi, Capello e Allegri li metto su questo podio”.
Nei novanta minuti?
“Il povero Mondonico era quello in panchina che vedeva il calcio meglio di tutti. Tu dai le indicazioni di massima, poi è il campo dopo dieci minuti che ti deve suggerire cosa fare”.
Pentito di qualcosa?
“Mi pento di non aver preso a manate qualcuno. Se penso che uno come Meani l’hanno fatto passare per magazziniere…Si devono vergognare tutti”.
Pentito almeno di aver rubato Ferrara e Paulo Sousa alla Roma per portarli alla Juve.
“Quello è vero. C’era Sensi alla Roma. Gli dico: “Presidente, abbiamo un giocatore eccezionale a Lisbona”. E lui: “Ho un parente là, ci penso io”. Poi gli parlo di Ferrara. E lui: “Ho un mio avvocato a Napoli”. Così, passo alla Juventus e gli ho fottuti i giocatori. Sensi non aveva fiducia in nessuno, per questo era il più ricco ed è diventato il più povero”.
Confessa: Iuliano su Ronaldo in quell’Inter-Juventus, rigore grosso come una casa.
“Probabilmente era rigore. Ma quell’Inter neanche doveva starci in serie A. Doveva essere retrocessa per lo scandalo del passaporto di Recoba”.
Ci sarà una seconda Calciopoli?
“La Juve sarà sempre odiata, ma non ci sarà una seconda Calciopoli. Non ci sono più Telecom, Tronchetti Provera e Montezemolo. E non c’è più Blatter. Che ringraziò pubblicamente Montezemolo di aver ritirato il ricorso al Tar contro la sentenza che retrocedeva la Juve”.
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Torneo open di burraco
Torneo open di burraco
SABATO 21 LUGLIO 2018 TORNEO OPEN DI BURRACO PRESSO IL CIRCOLO RICREATIVO CULTURALE PORTA SOLESTA’ VIA  SAN SERAFINO DA MONTEGRANARO DI ASCOLI PICENO :INIZIO TORNEO ORE 16,00 – 3 MITCHELL + 1 DANESE SI GIOCA CON REGOLAMENTO CSEN  POSSIBILITA’ DI CENA SU PRENOTAZIONE ENTRO GIOVEDI’ 19 LUGLIO
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givemeanorigami · 9 months
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Bar del porticciolo chiuso, chi lavora è rimasto per mettere in ordine gli ultimi lettini rimasti fuori posto per gli avventori andati via tardi, ai tavolini un gruppo di quattro settantenni intenti a giocare a burraco e noi - io, la mia nipotina e la sua mamma - intente ad aspettare che D. finisca di riposare.
La bimba fa quello che dovrebbero fare tutti i bimbi di un anno e cinque mesi: giocare. Gioca seduta nel passeggino, a far cadere le sue cose e ridere quando le tiriamo su, a farsi dire che i piedini puzzano o a farseli mangiare. Non fa troppo casino, è una delle ragioni per cui le voglio un bene smisurato, a parte quando dice "Mara" o si fa prendere una crisi di pianto per stanchezza o fame, è relativamente tranquilla, al massimo fa qualche urletto, ma niente di che. Sono la prima a non avere a genio i bambini rumorosi o a scherzare dicendole di non urlare, ma non è il caso di oggi.
Oggi è tranquilla, aspetta il suo babbo e gioca, ride, batte le mani facendomi il verso perché mi ha visto schiacciare una zanzare. Il tavolo Centro Anziani gioca a burraco e non fa meno rumore di noi, parlano e giocano; lui alza pure la voce quando una delle signore non capisce una mossa del gioco.
La bimba tira un urletto per farci capire che è contrariata, il succo è finito. Una signora, con forte accento milanese e vestita per ostentare i soldi come fanno certi turisti, sbuffa e se ne esce con "se mia figlia faceva così le davo un ceffone e le dicevo di camminare via". Mia nipote ha un anno e cinque mesi, per l'amore di Bowie camminare cammina (quando le devo stare dietro, anche troppo), ma da lì a dirle vai e cammina dopo un ceffone (che non si dà) ce ne passa. Amica si infastidisce, le risponde, la signora coadiuvata dalle amiche continua con frasi poco educate. Il padre arriva, ce ne andiamo, cercando di convincerlo a non risponderle, alla fine sono amici del suo datore di lavoro, non ne vale la pena di risponderle per poi sentirsi rimproverare dal datore di lavoro. Impreca, loro sono tra quelli che quando i vicini di ombrellone riposano, fanno casino. Insomma, da che pulpito viene la predica.
La mia nipotina non capisce perché le abbiamo tolto il cartoncino del succo con cui stava giocando e siamo andando via tutti nervosi, ma non piace, non fa casino come qualcuno dice. Io, che di bambini tremendi ne ho visti e ne ho sopportati senza battere ciglio, mi ritrovo dopo un'ora ancora a pensare se il bar fosse stato pieno e qualcuno rideva rumorosamente, avrebbero detto qualcosa?
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO – Domani, giovedì 7 febbraio sono in programma nel territorio della vallata del Tronto vari appuntamenti con le attività dell’U.S. Acli Marche.
Alle ore 15,30 ad Ascoli si gioca a burraco presso il Circolo Ricreativo Monticelli in largo dei tigli 1 (dietro il supermercato Tigre). L’iniziativa prevede il via al torneo alle 15,30 e la formula di svolgimento su 4 turni: 3 mitchell e una danese per 4 smazzate. Vige il regolamento U.S. Acli settore burraco.
Per informazioni sull’iniziativa e per le iscrizioni ci si può rivolgere a Leonardo (3351494259) o Pierluigi (3357548616).
Due le iniziative a San Benedetto del Tronto. Per quanto riguarda il burraco alle 21 si giocherà presso la sede della Bocciofila Sambenedettese in via Sgattoni a partire dalle 21. Si giocherà con la formula dei 3 turni: 2 mitchell e una danese per 4 smazzate. Vige il regolamento U.S. Acli settore burraco. Per informazioni sull’iniziativa e per le iscrizioni ci si può rivolgere alla referente di gara Patrizia (3398317594).
Alle ore 19, presso la sala musical del Palariviera, invece, prosegue il corso di yoga. La quota di iscrizione e di partecipazione è fissata in euro 20,00 (il corso si concluderà il 29 Marzo), con riduzione per soci Coop Alleanza 3.0 a 15 (convenzione valida anche per un familiare del socio Coop).
Per ulteriori informazioni si possono visitare la pagina facebook Unione Sportiva Marche o il sito www.usaclimarche.com ma anche contattare l’insegnante Eugenia Brega (3358119319).
L’iniziativa è organizzata nell’ambito del progetto regionale “Sport senza età” dall’Unione Sportiva Acli Marche grazie al contributo dell’Asur Marche (ai sensi della deliberazione di Giunta regionale 1118/2017), col patrocinio dell’amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto e di Monsampolo, con la collaborazione di Coop Alleanza 3.0 e Teatro delle foglie.
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tmnotizie · 5 years
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ASCOLI – Giovedì 31 gennaio alle ore 15,30 si gioca a burraco presso il Circolo Ricreativo Monticelli in largo dei tigli 1 (dietro il supermercato Tigre).
L’iniziativa prevede il via al torneo alle 15,30 e la formula di svolgimento su 4 turni: 3 mitchell e una danese per 4 smazzate. Vige il regolamento U.S. Acli settore burraco.
Per informazioni sull’iniziativa e per le iscrizioni ci si può rivolgere a Leonardo (3351494259) o Pierluigi (3357548616).
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Martedì 29 e giovedì 31 gennaio si gioca a burraco presso la sede della Bocciofila Sambenedettese in via Sgattoni.
L’iniziativa è dell’U.S. Acli settore burraco e prevede il via ai tornei alle ore 21 e la formula di svolgimento su 3 turni: 2 mitchell e una danese per 4 smazzate. Vige il regolamento U.S. Acli settore burraco.
Per informazioni sull’iniziativa e per le iscrizioni ci si può rivolgere alla referente di gara Patrizia (3398317594).
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tmnotizie · 5 years
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MONSAMPOLO DEL TRONTO – Dopo il successo dei precedenti appuntamenti, domenica 27 gennaio si torna a giocare a burraco con un nuovo un torneo di circolo di burraco. La manifestazione si giocherà, presso la sede della Polisportiva Spazio Stelle in Piazza Bachelet, con la formula dei 4 turni: 3 mitchell e una danese per 4 smazzate.
L’accreditamento delle coppie prenderà il via alle ore 15, il via al torneo alle 15,30. Per iscrizioni e informazioni ci si può rivolgere al responsabile di gara Sonia (telefono 3484088914). Vige il regolamento U.S. Acli, l’iniziativa è riservata ai soci U.S. Acli.
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