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#tu ed io in equilibrio instabile
io-pentesilea · 2 years
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(La perfezione non esiste.
Ma tu sopra di me ci si avvicinava molto.
Rimembranze.
Barbara)
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andrealego · 1 year
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Forse hai ragione tu ad avere paura ,io così instabile, irresponsabile e disordinata. Io che vivo la notte e sogno durante il giorno . Così sensibile da piangere per una canzone d amore così forte da affrontare,se pur con timore ,ogni difficoltà. Guardami mentre asciugo sola le mie lacrime e col tormento nel cuore indosso il mio miglior sorriso.
Stanca di combattere desidero solo farla finita perché di questo mondo sbagliato io sono la regina
Perdo l equilibrio cercando di restare in piedi ma mi ritrovo in ginocchio a imprecare quel Dio che da tempo mi ha condannato
Troppo disillusa per rinunciare all idea di un domani migliore, troppo debole per affrontare ogni nuovo giorno
Persa, fra utopiche certezze e false convinzioni,mi aggrappo,ogni sera,a desideri e fantasie che lievi svaniscono ad ogni alba
Abituarmi a sentire quel gelo fra le lenzuola, nello stesso letto poco prima scenario di giochi romantici.
Scusa se ti parlo tremando ,ti bacio per poi distruggerti con uno sguardo, ti sfioro nascondendo la rabbia . Assaporo le tue labbra per poi dirti addio a voce bassa.
Quando nuda ed indifesa rimango a guardarti,mentre ti rivesti, allacciando, bottone dopo bottone, quella camicia bianca che ti dà l aria da uomo per bene
Vorrei strapparmi la pelle per non sentire più i brividi che una tua carezza mi provoca
Con la mente offuscata cedo al dolore per combattere il dolore stesso
Mi sento sbagliata , inutile, indegna di attenzione o rispetto
Mi odio quando, debole,trovo sollievo nell osservare come ogni goccia di sangue colora il mio corpo
Una macabra opera d arte, dolorosa e liberatoria al tempo stesso
In silenzio,nuovamente sconfitta, premo più forte su quelle nuove future cicatrici
Mi domando se davvero vale la pena di mettersi in gioco pur consapevole dei reali pericolosi rischi
Sicuramente meglio provare qualsiasi sentimento, anche se maledettamente doloroso, piuttosto che accontentarsi ad una falsa idea di benessere
Faccio tesoro di ogni esperienza traendo da essa il massimo degli insegnamenti
Infinita sembra la notte,alla ricerca di risposte, sorseggiando un calice di vino sperando di perdere i sensi
Quella strana sensazione di contrasto che acchiappa l anima saltellando tra una personalità e quella opposta
"E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere
Se poi è tanto difficile morire"(cit)
Domandarsi inevitabilmente se si stia vivendo o semplicemente sopravvivendo.
Incazzata,calpestata, incompresa, mi addormento desiderando di non svegliarmi domani per poi aprire gli occhi odiando il nuovo giorno
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Io scrivo ancora di te, parlo ancora di te, ti sogno ancora la notte e mi sveglio a pezzi e scombussolata, ma mi rimetto a posto da sola ed ogni mattina mi ripeto che prima o poi tutto questo finirà, che prima o poi chiariremo; evito di frequentare certa gente per rispetto nei tuoi confronti o di rispondere a certe persone per lo stesso motivo, mi interesso e controllo ancora come stai, penso ogni giorno a quanto vorrei correre da te e lasciar perdere tutto, ma non metto in pratica questo pensiero perché sono consapevole del fatto che ti metterei solo in pericolo e non potrei mai perdonarmelo, poi so che non è ciò che vorresti che facessi. Il punto è che io voglio solo che tu stia bene e che tu possa capire cosa vuoi fare, voglio solo che trovi il tuo equilibrio e la tua pace indipendentemente da tutto, ma senza perdere la mia già instabile sanità mentale; il mix tra rispetto, affetto, stima, amore e comprensione che provo nei tuoi confronti è il motivo per cui sono ancora qui nonostante tutto, nonostante a volte abbia fisicamente percepito il dolore del mio ricordo che sbiadiva nella tua mente, nonostante mi sia sentita messa da parte o appoggiata su uno scaffale in disuso, come un vecchio soprammobile di cui ci si vorrebbe liberare perché non si intona più con il nuovo colore delle pareti. Nonostante tutto io sono ancora qui, perché ricordo il buono che c’è stato e perché, mio malgrado, amo anche le parti dolorose, i tuoi difetti e i lati negativi del nostro rapporto, perché sono cose che riguardano sempre te, sempre noi. Alla fine, però, tolte le parole e lasciati solo i gesti, io sono qui, ma tu? Mi pensi? Parli di me? Scrivi di me? Provi sentimenti per altre persone? Ti ricordi i miei punti deboli ed il mio sguardo triste o il sorriso che mi spuntava ogni volta che ti vedevo? Pensi anche a me quando pensi al futuro? Alla fine di tutto, io sono ancora qui, tu dove sei? Io voglio il tuo bene, tu cosa vuoi?
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laciviltacattolica · 4 years
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Nell’«Azzurro elementare» | Claudio Zonta S.I.
La poetica di Pierluigi Cappello (1967 – 2017) è simile alle terre carsiche delle sue zone natie friulane: radicale, pura, come cave di profondità; ma è anche leggera grafite: «Sono devoto all’anima di grafite della matita: un solo colpo di gomma e il segno lasciato sparisce». La sua ricerca esistenziale, pur segnata da un drammatico incidente, come afferma Jovanotti, nella personale prefazione a Stato di quiete, sente «la forza di gravità eterna».
La pagina bianca viene scolpita dalla parola, essenziale, che apre all’umano:
Se essermi è un carcere è in questo carcere che sono libero se qui sono libero non fuggirmi adesso che ti avvicini ma liberami, piuttosto, perché io non ti vedo
In questo primo verso – Se essermi è un carcere – Cappello mostra la tensione estrema all’interno del proprio sé. Da una parte l’uomo si sente in un carcere costituito dal proprio essere, dall’altro, la successione iniziale di suoni in «s» (Se essermi), che evidenziano il soffio di un vento potente dell’essere, – viene in mente ruah biblico che spira forte sulle acque della creazione (Gen 1,2) ­– conducono con forza l’essere oltre le sbarre del carcere del proprio io. Il dubbio: «se qui» provo l'ebbrezza della libertà, tuttavia essa è ancora condizionata. La condizione è data dall’altro-da-sé; la completezza dipende dal senso della relazione che comprende anche il timore che questa possa estinguersi.
Quanta incomprensione nelle relazioni! Equilibrio instabile, che attira e distanzia, che avvicina e rifugge. Il limite sgorga come una preghiera: «Non fuggirmi adesso che ti avvicini»; Orfeo ed Euridice continuano a essere invocati, simboli ancestrali dell’amore ferito. E, subito, una seconda preghiera, introdotta dalla congiunzione avversativa «ma»: quanti sono gli avversari e le avversità della vita che costringono ad un carcere esistenziale? E allora velocemente, «piuttosto» nel senso etimologico dell’avverbio, la richiesta di una libertà, che è partecipazione di un «io» e un «tu», compresi nel buio dell’incespicare di una prigionia e nella luce della libertà.
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yellowinter · 6 years
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In cosa consiste? Come ti senti?
Detto in modo formale
“Il disturbo borderline di personalità è un disturbo di personalità caratterizzato da repentini cambiamenti di umore, instabilità dei comportamenti e delle relazioni con gli altri, marcata impulsività e difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri. Questi elementi si rinforzano reciprocamente, generando notevole sofferenza e comportamenti problematici. Ne consegue che le persone con questo disturbo, pur essendo dotate di molte risorse personali e sociali, realizzano con difficoltà e a fatica i propri obiettivi. Tra i disturbi di personalità, il disturbo borderline è quello che giunge più comunemente all’osservazione clinica. Colpisce il 2% della popolazione, più frequentemente il sesso femminile. L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta.”
Detto in modo informale
E’ un fottutissimo casino. Vivo in un tornado di emozioni, sono tanto sensibile, ho un amplificatore addosso, sento troppo e reagisco di conseguenza. Ogni cosa mi ferisce, mi arrabbio spesso, non riesco a calmarmi facilmente, sono instabile. Ho una visione in bianco e nero, tutto o niente… cioè o vado a scuola e prendo 10 o mi faccio bocciare, o vado in palestra tutti i giorni o non ci vado mai, o amo una persona alla follia o la detesto, o sto bene e sono euforica o sto malissimo e voglio morire. Non riesco a trovare una via di mezzo, un equilibrio. E tutto questo mi sfinisce. Poi quando sono in crisi provo un vuoto dentro enorme, fa paura, sento il bisogno di fare qualcosa di estremo solo per capire che sono viva. Tipo i tagli, a volte lo faccio solo perché quel bruciore mi ricorda che non sono morta, solo per sentire qualcosa. Ed è tutto un po’ un controsenso, ma è così. Ho reazioni esagerate, tendo a dare troppa importanza alle persone, a volte ne sono dipendente, ma alla fine nessuno mi sopporta e rimango sempre sola. Io mi sento sempre sola, non riesco a percepire l’amore degli altri. Sono convinta che nessuno mi vuole, cioè oggettivamente so che non è così, ma dentro sento che tutti se ne andranno. Non riesco a definirmi, non posso descrivermi, perché sono tutto. Sono sia la ragazza calma ed equilibrata che ascolta in silenzio, sia la pazza scatenata che urla e non si controlla. Chi sono? Come sono davvero? Voglio vivere tanto e bene, forte e con passione, ma allo stesso tempo mi ucciderei. Piango, ma non piango. Spesso ho paura, ma niente mi spaventa. Ho tantissime idee da realizzare, ma non faccio niente. Sono asociale, odio parlare, ma parlo tanto e dico cose senza senso, io che odio l’incoerenza. Quando vedo la gente ridere mi prende male e mi sento soffocare e penso mi stiano prendendo in giro, poi rido e scherzo anche io. Perché sì, sono una ragazza molto seria e fredda, ma sono dolce e mi diverto a dire battute stupide. Sono ossessionata dalla libertà, eppure vivo in una prigione, una cella senza via d’uscita, costruita da me stessa per me stessa. Ah e spesso divento paranoica, ho avuto episodi di dissociazione, ci sono periodi in cui odio gli altri perché “sono cattivi”” e smetto di uscire di casa. Idealizzo tutto e poi lo svaluto, e con “tutto” intendo anche le persone. Le persone per me sono formate da due facce, una è da angelo e l’altra è da demone. Le mie relazioni amorose vanno sempre nello stesso modo: prima sono una ragazza perfetta, dolce e affettuosa, passionale e io ti amo ed è tutto bellissimo, dopo prendo confidenza ed esce fuori la parte insana di me che distrugge ogni cosa e divento gelosa, ossessiva, bisognosa di attenzioni in modo molto molto molto malato, manipolo, minaccio, sto male e ti odio e tu diventi una persona orribile e cadi nell’oblio giù con me. Non lo faccio apposta. Poi mmh faccio fatica ad immedesimarmi negli altri, difatti chiedo spesso “sei arrabbiato con me?” perché non lo capisco e ho il timore di aver detto qualcosa di sbagliato e che quindi l’altro se ne vada via. Cambio modi di fare in base alle persone che frequento (questa è una cosa che davvero non sopporto e non riesco a controllare perché non me ne rendo conto subito), come se fossi una spugna in grado di assorbire tutto, ogni comportamento. Mi sento persa, non ho una mia identità (??). Analizzo sempre tutto, le attività quotidiane anche se sono semplici mi sfiniscono, autodistruggo ogni cosa, ho tentato più volte il suicidio, ho crisi, sono dipendente dalle benzodiazepine perché ne abuso, allontano la gente anche se non voglio, metto alla prova gli altri non so per quale motivo, sembro permalosa ma non lo sono, io noto i dettagli tipo il tono della voce o il modo in cui scrivi un messaggio e ci rimango male. Oltre a questo, soffro di depressione maggiore e ho qualche problema col cibo… praticamente o mangio stile abbuffata o non mangio niente. Anche i disturbi alimentari e la dipendenza da sostanze sono comuni per chi ha il bpd. Poi non lo so, ci sono così tante cose che potrei andare avanti a parlarne per ore. Questo è quello che provo io.
Ho paura che a causa di tutto questo nessuno mai mi vorrà davvero.
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Estratto role Darryl & Cassandra Reagan Cassandra: * Quella notte era gelida, fin troppo gelida da poter essere vissuta fuori di casa. A Ravenfire si mormorava che presto sarebbe arrivata l’estate, ma quella notte di estate non aveva proprio nulla. Nonostante l’umanità di Shaw che stava curando le lesioni prodotte dal signor Reagan sulle loro pelli,  Cassandra aveva bisogno dell’uomo che, sovrannaturale, l’aveva abbandonata in ospedale per farle del bene. Sapeva che non poteva andarci, non poteva, no, ma il pensare a come lui le aveva dato un po’ di forza nel periodo in cui le visioni la stavano uccidendo le faceva bene. Si era addormentata pensando a quel periodo QUASI normale. L’ostinazione dell’inconscio donna fu straordinaria, o forse meglio la sua pazzia. Il genio femminile condusse la donna fuori dalle lenzuola, la condusse in strada e la costrinse a vagare per le strade buie e tenebrose. La giovane donna era uscita con un misero maglioncino che fungeva da pigiama e con gli occhi chiusi mentre il suo potere da veggente la trasportava da qualche parte. Camminò a lungo, passo dopo passo, mentre la sua temperatura corporea si faceva sempre più bassa. Inaspettatamente il suo essere veggente la portò davanti una porta familiare, ma non capiva. Inconsciamente bussò. Quella porta era la sua porta, la porta di colui che l'aveva "abbandonata", ma che, fragile, il suo inconscio non aveva dimenticato. * Darryl: Quelle giornate di brutto tempo erano un toccasana per lui e quelli come lui. Niente sole accecante che lo costringeva in casa tutto il giorno o portare occhiali da sole anche all'interno. Si stava godendo a pieno quegli attimi che stavano ritardando l'arrivo dell'estate. Non che avesse molto da fare dato che passava quasi tutto il giorno al Long Night. Infatti era tornato a casa da qualche minuto. Il tempo di farsi una doccia ed indossare i pantaloni di una tuta e una canotta. Si stava per mettere a letto quando la sua attenzione viene catturato dal suono cupo e basso di una mano che colpisce il legno della porta. Non aspettava nessuno, quindi chi poteva essere? Senza indugiare ancora va ad aprire la porta. La persona che si ritrova davanti era forse l'ultima che si aspettava di vedere. << Cassandra....stai bene?>> In quel momento si rende conto che la ragazza aveva gli occhi chiusi, che era vestita in quel modo leggero nonostante il freddo. Cassandra: * Il freddo che entrava fin nelle ossa di Cassandra sembrava non intimorire il suo subconscio che la stava conducendo davanti la porta di Darryl Sanders. Cassandra non era una di quelle donne che confidava i suoi sentimenti ed i suoi pensieri alle amiche, spesso dormiva di notte con quei pensieri pesanti ed ancor più spesso si ritrovava a compiere azioni strane in nome di una spontaneità, del suo “Es” freudiano, che in realtà la conduceva solo alla catastrofe. Le mani delicate e pallide, come, d’altro canto, era  il suo viso, bussarono debolmente alla porta dell’uomo. Quando la porta si aprì, con gli occhi chiusi, sorrise parendo quasi un angelo della notte. Quella ragazza era totalmente instabile, lo si vedeva, e Darryl aveva assaggiato alcune sue problematiche seppure, alla fine, si era ritirato indietro. Sospirò, inclinando di lato la testa. Non stava di certo capendo cosa il ragazzo le stesse dicendo, ma la sua voce arrivò a quell’udito finissimo e profondo. * « Io... Non siamo umani, ma dentro.. Dio, quanto lo siamo.. » * Parole vere eppure non le avrebbe mai pronunciate in sua presenza, per di più sveglia. Come si soleva dire, la notte era sempre stato il preludio della verità * Darryl: Per la prima volta nella sua vita era rimasto interdetto. Non capendo bene la situazione che si stava svolgendo d'innanzi a lui. Non si era mai considerato un sentimentale, un qualcuno con qualche punto debole. Ma quella giovane donna dall'aspetto così innocente era sempre riuscita a suscitare qualcosa in lui. Gli occhi accarezzano quella pelle candida, sempre stata pallida ma grazie al freddo lo era maggiormente. Il contrasto con quei suoi capelli corvini era davvero uno spettacolo. Ma come di sua natura è, riesce a mantenere un atteggiamento distaccato. Aveva preso la decisione di lasciarla andare ed essere libera tempo addietro. Ormai non era più affar suo quello che le succedeva, ma in quel momento non riusciva a chiuderle la porta davanti la faccia. A scacciarla via dal proprio portico. << Quello che provi sono solo miseri placebo di una vita mortale che non ci apparterrà mai...>> Osserva quel viso, che in quel momento di assopimento era così rilassato. Non l'aveva mai vista con un'espressione così beata. Una vera incantatrice di serpenti, così l'aveva sempre considerata. <<....ma per un attimo, con te...mi sarei anche accontento di una stupida vita da semplice umano >> Cassandra: * Incantatrice di serpenti. Aveva sempre adorato chiunque la chiamava in quel modo, d’altra parte era davvero così. Cassandra con il suo sguardo ceruleo, il suo sorriso fugace ed il suo essere sempre impeccabile e cinica conquistava spesso i cuori della gente che, non si sapeva bene come, spariva sempre. In quel momento, quel dolce ed irrequieto sonno l’aveva resa stranamente più giovane e forse anche più romantica. Nascondeva da sempre le dolci parole che le venivano in mente, lo faceva perché aveva paura di soffrire. Non era una sovrannaturale qualsiasi, lei era cinica quanto bastava con il resto del mondo, lunatica con tutti e fin troppo umana. Non aprì mai gli gli occhi, seppure una mano andò a strofinare una palpebra come di solito fanno i bimbi prima di addormentarsi. Contorse il suo viso in una smorfia prima di captare qualche parola delle frasi che stava pronunciando il ragazzo.* « La vita... ehm.. già... quella che non ho mai voluto... » * Blaterò. Inconsciamente alluse al tentato suicidio, l’ultimo stupido tentato suicidio che non era andato a buon fine, per fortuna o purtroppo. Te... sarei... Il cuore le mancò un battito, il sorriso le si accese un po’ di più sul volto e poi fece spallucce. Era bello sentire quelle parole dall’uomo che aveva per un po’ sciolto il cuore per una veggente.* « Mh... Darryl Iwan Sanders.. e chi ti dimentica..  » * Assolutamente fuori di sé. Già!* Darryl: Era un gioco pericoloso il loro in quel momento. Così tremendamente legati ancora, ma così stranamente distanti. Non fece un passo per farla accomodare, la serata non doveva prendere quella piega. Era ancora troppo affezionato alla ragazza per farle una cosa del genere. Ovviamente nessuno poteva saperlo.  I sentimenti erano ancora un'altro placebo che quelli della sua razza si continuavano ad ostentare di provare. Ma lui sapeva bene che un cuore di ghiaccio e paura non può essere domato. Neanche da un'incantatrice come lei. Ma nonostante questo eccolo lì di fronte a lei. << Sai che non ho bisogno di leggere le tue paure per scoprire che qualcosa non va >> Il tono era calmo, basso, profondo. Muove il primo passo della serata verso di lei. La mano alzata verso il suo viso, ma non accarezza la sua pelle ma l'aria intorno al suo viso. Nessun contatto. << È ora di svegliarsi...>> Mia incantatrice aggiunge mentalmente. Quale migliore modo di far svegliare una persona sonnambula se non uno spavento? E chi meglio di un dood per procurare paura? Non la spaventa a morte, come farebbe con chiunque altro. Semplicemente risveglia in lei quelle sensazioni famigliari per farla destare dal sonno. Cassandra: * Cassandra viveva la vita come un sonnambulo su una corda circense: andava un po’ da un lato e un po’ dall’altro, ma non riusciva mai a raggiungere un equilibrio vero. Tutto ciò che viveva continuava a renderla instabile, troppo instabile. Che era forse la sua instabilità ad averla condotta da Darryl? Probabile. D’altronde, la  parola “equilibrio” restava così una sorta di incubo e di sogno infranto per la veggente. In quel momento, davanti l’uomo che l’aveva fatta per un po’ felice, continuò a non muovere nessun altro muscolo. La sua mente non riuscì neppure ad aspettarsi un movimento da lui, perché aveva una propria immaginazione. Non fece nessun altro passo, abbandonò soltanto la sua mano che cadde libera nell’aria e tentò di ascoltare qualche altro suono. C’era una speranza che vigeva in quella parte inconscia di lei: essere compresa e mai più abbandonata. Si, aveva accettato la decisione di Darryl, ma... si era sentita compresa a metà. Deglutì, continuando a sorridere, ma le parole che seguirono alla sua frase la fecero rabbrividire. Respirò flebilmente mentre cercava qualche risposta appropriata a quella parola innominabile. Paura. Paura. Paura. C’erano troppe paure nella veggente. * « Ho paura di soffrire. Congelami come sei congelato tu. » * La voce rauca prese possesso della giovane. Era quasi una preghiera ciò che aveva appena pronunciato che il suo sorriso svanì lasciando il posto ad un espressione di dura rassegnazione. Nessun contatto, solo un fulgido respiro condiviso prima di quelle parole che le bloccarono il fiato. All’improvviso incominciò a sentire sete, rabbia, fastidio come se ci fosse una mosca dentro il suo cervello. Mosse le palpebre in una smorfia delle sue. BOOM. Aprì gli occhi, si guardò intorno, ma non riuscì a mettere a fuoco. Mise le mani fra i propri capelli corvini e sospirò rumorosamente. A quel punto il suo corpo cedette, le gambe tremanti le fecero perdere l’equilibrio. Sarebbe caduta? * Darryl: Nuovamente disarmato di fronte a lei. Spaesato come un cervo abbagliato dai fari di notte, da quella sua supplica. Come invece voleva essere lui quello con il cuore sciolto da riuscire a dare alla giovane quello che più desiderava. Era andato via per questo, ma eccoli di nuovo uno di fronte all'altra. Con pensieri che non possono essere espressi, paure che non vogliono essere confessate. << Non è la soluzione Cassandra...>> Il tono era rassegnato, ma ecco che lei torna in se. Si sveglia. Il suo metodo aveva funzionato o era quello che sperava. Il corpo della giovane era ridotto allo stremo in quel momento. Nota come lo sguardo diventa vitreo, assente. Non riesce a dire nulla che lei fa per perdere i sensi. Nuovamente torna a fare una cosa inaspettata, ad andare contro tutte le sue regole morali. La prende al volo, con uno scatto rapido che solo un dood può avere. Prendendola in braccio, in quello stile regale, tra le braccia la conduce dentro la propria abitazione. Era fredda, causa del contatto prolungato della sua pelle nuda con il freddo. << Ci serve del liquore...si >> Cassandra: * C’era sempre stata nella signorina Reagan la voglia di superare ogni confine, ogni limite sentimentale, ogni paura, ogni sensazione, ma non aveva mai trovato la persona giusta che l’amasse davvero e l’aiutasse a superare tutto. Darryl neppure lo era stato, ma dentro lei sangue come lacrime sgorgavano dal petto ogni qual volta ricordava. Era il ricordo, le visioni altrui raccolte nel suo cervello labirintico, ogni piccola sensazione a lei trasmessa che la rendevano debole. Non avrebbe mai saputo come, ma Darryl c’era riuscito: l’aveva svegliata, ma qualcosa andò storto.   In quella situazione quasi melodrammatica la donna dai capelli corvini non pensò, non ne ebbe il tempo perché appena quella sensazione strana la svegliò si sentì venir meno. Il respiro flebile divenne quasi nullo, il pallore crebbe a dismisura sul suo viso e il suo corpo si sciolse pronto a piombare a terra. Come una foglia d’autunno la donna sarebbe 3.... 2....1... presa da un bambino che non l’avrebbe fatta mai cadere, così le mani di Darry l’afferrarono con una certa sicurezza. Gli occhi della donna, che ancora erano aperti, si chiusero nuovamente. I battiti del cuore ed il calore umano della donna incominciarono a diminuire visibilmente. Cassandra sembrava quasi la bella addormentata tra le mani del suo salvatore, ma non era nient’altro che una stupida veggente troppo umana che tentava di farsi voler bene da qualcuno. Si, perché amare era un verbo troppo altolocato. Darryl aveva rotto il codice di nuovo: non condurla nell’abitazione e invece.... livida giaceva fra le sue fredde braccia nella sua casa.* Darryl: Il suo corpo esile era tra le proprie braccia, così leggera in quel momento. Sente la sua temperatura scendere e il pallore prendere possesso del corpo di lei. Ma niente panico, niente isteria. La conduce fino al divano di casa propria, anche se non aveva bisogno di accendere alcuna luce un paio di lampadine le accende per lei, prendendo una delle coperte che aveva su un divanetto e avvolge così il suo corpo nella stoffa.   Ora evita il contatto fisico con lei, non voleva aumentare i suoi disturbi procurandole visioni inutili su di se. << Cass...guardami...>> Si era inginocchiato di fronte a lei e schiocca le dita di fronte il suo viso per vedere i suoi tempi di reazione. Cassandra: * Simile alle cerimonie tribali che la donna dai capelli corvini aveva studiato sui libri di storia, la donna fu portata priva di sensi nella casa dell’uomo, ma questa volta non per ucciderla né per affogare i suoi sentimenti, bensì per custodirla in un momento quasi fatale. Nel silenzio della notte, Darryl la posò priva di sensi su di un divano e l’avvolse con una coperta. Che il pallore diventasse ben presto rossore sulle gote della ragazza sembrava una speranza, eppure... Ecco che una lampadina accarezzò l’oscurità della sua anima, qualcosa si mosse all’interno del suo corpo: la vita. Fu solo al richiamo del giovane che la donna aprì lentamente l’occhio sinistro e deglutì. Non capiva assolutamente niente né riusciva a parlare. Mugolò soltanto, arrabbiata, incuriosita e stranita. Ma dove cavolo era finita? Roteò gli occhi e notò dopo qualche secondo lui. Lui. Inginocchiato. Quello si che era un miracolo! * Darryl: Strano come volte il corso degli eventi continuano a riproporti sempre la stessa equazione. Come ci si ritrovi spesso sempre al punto di partenza. Quell'ironia del fato era ben nota a Derryl, che ormai era un maestro di quell'arte. I buoni propositi ovviamente non erano per lui, considerato un'anima nera e dannata la cattiva condotta era il suo unico futuro. Ma quella donna, dai tratti angelici, era il suo vero diavolo tentatore. Capace di portare luce nella propria vita, ma che lo lascia abbagliato e confuso. Inginocchiato di fronte a lei resta immobile, una statua che non sa se sperare in un atto di pietà o meno. Sperare di vedere quegli occhi di nuovo aperti e liberarsi di quel macigno che preme sul proprio stomaco, oppure sperare di non incrociare più il suo sguardo. Ricordarla per sempre così, fredda e pallida, crogiolando la propria anima in se e ma che non sono mai esistiti. Ma non è lui a prendere le decisioni definitive, è lei quella che sceglie. I suoi occhi tremano leggermente prima di essere aperti di nuovo. Un sospiro di sollievo era il comportamento più adatto, ma Derryl resta fermo. Immobile, senza neanche respirare. Le parole ora erano tornate ad essere macigni che non avrebbero mai lasciato la sua gola. Solo gli occhi, occhi che non avevano mai abbandonato il suo viso, esprimevano il sollievo che provava nel vederla ancora viva. Cassandra: * Non era questione di matematica o di logica, perché l’essere veggenti e i sentimenti seguivano strade diverse, logiche illogiche dominati da cuori malati e da equazioni il cui risultato non erano cifre, bensì disegni circolari e colorati con il rosso con il nero. Circolari, perché tutta la vita continuava ad essere strana e a ripetersi. Era così che partenze ed arrivi si miscelavano. Era un meccanismo molto conosciuto e che era alla base del legame che vi era tra Darryl e la veggente anche se da entrambe le parti si cercava di non dimostrarlo più. Come quando, stanchi, le donne ritornano in casa propria, Cassandra era giunta a casa dell’uomo, era stanca ed aveva bisogno di una persona,  non una qualsiasi persona, ma Darryl. Quel gesto inconscio non era innamoramento, ma un segno di un “io ancora ricordo”. Nel buio della casa, nel silenzio delle loro vite rincontrate grazie al destino, ora Cassandra guardava Darryl inginocchiato senza profanare ancora quel silenzio. Per un attimo trattenne involontariamente il respiro, nella sua menta il ricordo vivo di quando si erano ubriacati insieme e lui non aveva osato toccarla nemmeno con un bacio. Si liberò nostalgicamente di quel ricordo richiudendo per qualche secondo le palpebre. Successivamente corrucciò le sopracciglia, la fronte e aprì di nuovo gli occhi.* « Darryl... » * Una mano pallida quanto il suo viso cadde nell’aria, voleva capire se non stava sognando* Darryl: I ricordi affiorano alla sua mente. Attimi che avevano rubato alla vita, momenti che li avevano incisi nel profondo. Ricordi che entrambi porteranno con sé fino alla fine dei loro giorni. Ma come nelle migliori favole, anche il loro racconto era giunto al termine. Ma uno strano scherzo del destino gli aveva permesso di beare per una seconda volta di quegli istanti insieme. Lo sguardo assetato di informazioni la stava studiando nei minimi particolari. Accertandosi, quasi, che la mente ricordasse bene. << Ciao Cassandra...>> Rimasto inginocchiato davanti a lei. Studiando la sua reazione a tutto. Cassandra: * I ricordi erano sempre stati la cosa più preziosa degli esseri pensanti, potevano consolare, far crescere, far pensare oppure, come in quel momento, ripresentarsi in modo naturale e del tutto enigmatico come d’altronde era stata l’apparizione di Cassandra stessa. Ma non tutti i ricordi erano sogni o favole. Vi erano ricordi che distruggevano ogni briciolo di vita, vi erano ricordi che distruggevano tutti. Ecco l’ospedale, ecco i suoi occhi aprirsi. Gli occhi di Cassandra che debolmente apparivano e scomparivano dietro le sue lunghe ciglia nere guardarono gli occhi di Darryl. La mano della giovane andò a toccare la propria fronte, era sudata eppure sentiva quasi freddo. Era strano, tutto. * « Dove.... dove sono?» * Accigliata di nuovo, pronunciò quelle parole con la voce flebile. Davvero stava parlando con lui?* Darryl: Riusciva a notare come fosse scossa, confusa in quel momento. Come voleva poter fare di più. Essere di aiuto. Ma sapeva bene che la sola cosa che poteva fare in quel momento era procurare altro dolore a lei. << Sei a casa mia...>> Pronuncia quella frase in modo flebile. Come a tastare il terreno. Voleva essere sicuro di non innescare una bomba in quel momento. Notava come fosse instabile. Per questo si mantiene a distanza. Nessun tocco diretto. Cassandra:* La confusione predominava nella sua testa, non riusciva a capire perché fosse lì, o meglio come aveva fatto. Disturbata dalla luce comunque fioca che vi era, arricciò il naso e mugolò quasi disturbata anche dalla frase che Darryl aveva pronunciato. * « Mh.. com’è possibile? » * Sussurrò flebilmente ma anche un po’ arrabbiata con se stessa. Assottigliò lo sguardo glaciale e lo guardò dritto negli occhi. Lui avrebbe saputo dirle qualcosa, qualsiasi cosa.* Darryl: La sua reazione era scontata, prevedibile. Anche se si erano detti parole forti mentre lei era in trans, ora la realtà gli aveva travolti. In quella realtà non c'era nessun motivo per cui dovevano stare in quella stanza insieme. Ma nessuno dei due voleva interrompere quella fuga. Il fatto che lei non fosse già corsa via o che lui non l'aveva ancora invitata ad andarsene giusto che aveva riacquistato i sensi, questo diceva molto. Ma ovviamente era un altro discorso che non avrebbero mai affrontato a viso aperto. << Ti sei presentata alla mia porta...ora dimmi cosa succede, ti conosco abbastanza per sapere che qualcosa ti sta turbando profondamente >> Troppo orgogliosi, troppo concentrati sul passato, entrambi molto probabilmente tra qualche ora farà finta che quel momento non era mai capitato, ma fino a quell'ora Derryl era disposto ad ascoltarla, ad aiutarla se lei glielo permetteva ovviamente. Cassandra: * Pensare che un’azione potesse essere prevedibile voleva dire conoscere davvero la persona di cui si stava parlando. La prevedibilità, dunque, non era nient’altro che un sentore di conoscenza e Darryl conosceva Cassandra. Seppure la vita l’aveva portata lì senza un motivo davvero plausibile, Cassandra ora sembrava trovarsi in un vortice di emozioni strane: voleva andar via, ma era debole; voleva restare, ma non aveva il coraggio di affrontare quella porta chiusa con paradossale dolcezza in faccia. Voleva un sacco di cose, eppure il destino l’aveva arrestata lì, vicino ad un essere spaventoso che in realtà aveva un gran cuore secondo le idee della veggente. Il loro continuare a guardarsi diceva fin troppo, ma era solo un gioco di sguardi che a parole non avrebbero mai osato fare. Le parole decise del dooddrear la fecero rabbrividire, storse il naso per un attimo e lo guardò. Non aveva torto, era successo di tutto.* « Una donna che bussa alla tua porta forse desidera un pensiero diretto, ma meno glaciale.. Sai che soffro di sonnambulismo, forse ho pensato a te in sogno.. o forse tu puoi aiutarmi.. o forse danneggiarmi per sempre come hai già fatto. Il confine delle cose è sempre molto sottile.. » * Aveva dato voce al suo essere critica, ma anche al suo sottile sentimento di amor proprio. Non gli aveva mai detto che l’aveva distrutta ed invece in una perifrasi alquanto stramba l’aveva fatto. Darryl poteva essere un aiuto come una condanna, era come un roseto: pieno di fiori, ma anche pieno di spine* Darryl: << Mi sogni ancora Cassandra? >> il tono era basso, come sempre quando stuzzicava la sua preda. Come chi stava conducendo il gioco, il serpente tentatore che era. Ma lei era la vera dominatrice della situazione anche se non si direbbe. Una sua parola e poteva cambiare gli esiti di quella serata. Una porta chiusa in faccia per sempre, magari una conoscenza che potevano riaprire o lasciare tutto così nel limbo. Quel limbo che li aveva avvolti e convinti di essere andati avanti, cosa che non era affatto. Darryl che in parte sperava che le sue parole sul sognarlo fossero vere, poi le parole di lei sull'essere danneggiata. << Non ti ho danneggiato, ho sempre cercato di aiutarti...sei...ho fatto solo la cosa migliore per te, sei riuscita ad andare avanti no? >> No. Non erano andati avanti e quegli sguardi che si incrociavano e cercavano la dicevano lunga. Dicevano che c'era molto ancora tra loro e anche molte cose non dette. Verità e pensieri taciti che si sarebbero portati fino alla tomba. Cassandra:* Quella domanda le raggelò il sangue che, in realtà, era ancora abbastanza freddo a causa della passeggiata notturna. Fiocchi di globuli rossi ghiacciati dal vento del nord passarono tra le sue arterie, nutrendola di freddo e di prosciugamento dell’anima. Deglutì, cercando una risposta plausibile, ma non ve n’erano, perché la verità, desiderosa di fuori uscire a galla, batteva nel petto della veggente. * « Se il mio inconscio mi ha condotta a te, probabilmente la risposta alla tua domanda sarà affermativa... » * Un gioco di parole mute e di giri inaspettati per assecondare quella domanda. Era un si, ma la veggente, dopo tutto quello che aveva patito per lui, non avrebbe mai detto un si certo e pieno. Dominatrice o reduce di guerra, Cassandra ora si trovava al cospetto dell’uomo che l’aveva abbandonata con una semplice scusa e non sapeva neppure il vero motivo. Appena quelle parole furono percepite dalle proprie orecchie, la giovane assottigliò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi* « Abbandonare con dei fiori una donna è ferirla doppiamente. Perché hai mandato quei fiori?.. Perché non hai dato una possibilità a te stesso di confrontarti con me vis à vis? » * La voce grave della veggente che quasi dava un tono sinistro alla situazione riecheggiava nello spazio in cui i loro occhi, invece, si incontravano e bisbigliavano cose troppo diverse ed impronunziabili. Verità nascoste e vite di confine, ecco chi erano quei due. * Darryl: Due giocatori di scacchi che stavano giocando contro loro stessi. Questa era la vera realtà dei fatti. Come nelle migliori battaglie nessuno era realmente un vincitore. << Per lo stesso motivo per cui non sei ancora fuori di qui o perché il tuo inconscio ti porta ancora da me...>> Era la risposta più vicina e più carica di verità che poteva mai dare alla giovane. Si credeva forte, imbattibile, inattaccabile sotto ogni lato. Ma sapeva bene che se quel giorno invece di mandarle un semplice biglietto fosse andato da lei, il coraggio di prendere le distanze non l'avrebbe avuto. Nonostante si era convinto che stare separati era la cosa migliore, che entrambi avevano iniziato a farsi una nuova vita ad andare avanti. La realtà è che se erano insieme si attraevano come calamite. Il busto di Darryl si spinge in avanti, con le braccia poggiate sulle ginocchia e le mani strette tra lo spazio libero tra le due gambe, chiudendo un pochino di più la distanza tra loro. Gli occhi che incrociano quelli di lei, annegando quasi in quello sguardo che si discostava da tutto il resto del linguaggio del suo corpo e di quelle labbra. << Non hai mai replicato sulla mia scelta, quindi credo che per te sia stata saggia...>> Altro piccolo colpo in quella partita interminabile. Mentre gli occhi la imploravano quasi di dire la verità e il resto del corpo urlava di essere un beffardo pronta ad annientarla. Anche lui come lei era scostante per non rivelare il proprio vero animo. Animo che lei aveva conosciuto o che per lo meno aveva intravisto. Cassandra: * Nella vita non si poteva mai essere né totalmente vincitori né totalmente vinti, si stava in mezzo cercando di incassare meno colpi possibili. Poi vi erano i colpi bassi, quelli profondi, quelli che toccavano l’anima, e Darryl era il colpo basso di Cassandra, lo era stato da quella prima volta in cui la donna dai capelli corvini si era scontrata con lui per colpa di quest’ultimo, in un giorno di pioggia. “Per lo stesso motivo”... motivi nascosti, pensieri fatali. O se solo entrambi avessero avuto il coraggio! * « Dar... io.... niente » * Cassandra si perdette nei meandri di quel ricordo fatale cercando una spiegazione, cercando un’altra verità diversa da quella che Darryl le aveva appena trasmesso. Ella aveva il dono della veggenza, non il dono del poter dimenticare. La ragazza non avrebbe avuto problemi con se stessa, con l’accettare quel maledetto bigliettino che per qualche stupido motivo ancora conservava gelosamente nel cassetto. Aveva la scrittura di Darryl, era difficile gettarlo via, perché lui... lui l’aveva aiutata con quelle sue crisi, lui era stato, e forse era ancora importante. Non vi era alba né tramonto che potesse custodire tutta quella protezione che egli le aveva donato nonostante la sua corazza. Come calamite, nonostante l’allontanamento, quei due si attraevano. E fu così che il dooddrear le si avvicinò e lei non fece nulla, non si allontanò di un millimetro, anzi, dopo la qualche secondo, spostò un po’ il viso verso di lui. Gli occhi della veggente sprofondarono in quel segreto muto, fra attimi di connessione turbolenta e sospiri legati. Parlavano i loro occhi, facevano discorsi e recitavano poesie mai pronunciate o scritte * « Ti ho cercato ovunque... ma nessuna delle mie strade è giunta a te.. » *Sussurrò innocentemente, cercando di dire soltanto la verità. Spesso la verità colpiva dritto in faccia anche quando veniva sussurrata. * Darryl: Avevano condiviso il letto, quindi quella vicinanza, quell'invasione del proprio spazio personale non era affatto sgradita. Dalle proprie labbra sfugge un sospiro, aria fredda che si infrange contro il viso di lei. Poi quelle parole che vengono sussurrate fanno cadere del tutto quel muro di distanza che aveva. La mano si alza per l'ennesima volta ma non blocca il suo percorso questa volta. Con il dorso dell'indice e il medio carezza la sua guancia spostando una ciocca di capelli dalla guancia. Strano come quelle mani che portavano solo morte e distruzione potevano essere anche così dolci e delicate. << Ma una delle tue strade ti ha portato molto vicino...>> Non sapeva bene che tipo di legame ci fosse tra lei e il suo dipendente, ovviamente ne era informato ma non si era intromesso. Lei stava prendendo le decisioni che erano più giuste per la sua vita. << E non mi devi nessuna spiegazione...>> Si affretta ad aggiungere ma la mano non lascia la sua guancia. Quel distacco non riusciva proprio ad attuarlo. Non gli importava cosa lei poteva vedere, quando le immagini potevano turbarla. Sentire la sua pelle di nuovo contro la propria era una sensazione sublime. Cassandra: * Quelle lenzuola calde dei sospiri condivisi ancora se li ricordava molto bene. Aveva amato quella volta quando entrambi si erano ubriacati e lui, invece di portarla a casa, l’aveva portata fra le sue lenzuola e l’aveva osservata tutta la notte. Lo sapeva, perché la mattina seguente appena sveglia l’aveva ritrovato sulla poltrona di fianco a lei. Dietro la corazza di un uomo, vi era sempre un bambino sognatore. Era questo che pensò in quel momento Cassandra mentre un sospiro di aria gelida le arrivava dritto sulla pelle candida del proprio viso. Chiuse appena gli occhi, quasi per assaporare meglio quel sospiro che nascondeva un po’ di quell’umanità che tutti sembravano credere che fosse perduta per sempre. Trattenne il fiato. Dopo quel bigliettino, dopo tutto quello che stavano mormorando, quel gesto sembrò distruggere ogni muro che egli aveva costruito per stare al sicuro. Inaspettato, ma singolare. La donna riprese a respirare soltanto quando il suo cuore condusse la propria mano ad accarezzare il dorso di quella del Dooddrear. * « Forse o è un’illusione...» * Sussurrò ammirando il suo sguardo e sorrise, accettando ogni frammento dei suoi ricordi, ogni tormento, ogni misera gioia...qualsiasi sensazione. Perché? Perché in fondo non aveva desiderato altro per così tanto tempo che non si sarebbe mai privata di quelle due dita che la sfioravano. * « Vuoi sapere qualcosa? » * La voce delicata ed innocente di Cassandra sembrava non avere nessuna intenzione strana in quella domanda, seppure non aveva compreso molto bene quella sua ultima espressione. Spostò un ginocchio, quasi per fargli posto sul divano, ma non disse nulla, lo spostò e basta.* Darryl: Il gioco iniziava a farsi pericoloso, quello sfiorarsi anche se in modo lieve poteva condurre entrambi in un paradiso momentaneo o nel loro inferno personale. E proprio quelle fiamme che divampano in lui quando le dita sottili di lei sfiorano la propria mano. Mutevole come i loro comportamenti era in grado di passare da prigioniero a carceriere, da incantatrice a vera e propria torturatrice. Come una sirena che incanta la sua ignara preda, lei con quel semplice tocco lo aveva stregato e spedito nel proprio Inferno personale. Il sangue quasi gli ribolliva nelle vene e di certo non era una sensazione a cui era abituato. Ma questo era il reale potere che lei aveva su di lui. << Se è un'illusione...lascia che questa mia vita beva ancora di questo dolce assenzio >> Le parole escono spontanee, senza freni inibitori. Nessun neurone che cerca di fermare quella lingua troppo lunga o quella voce troppo alta, anche se il tutto era stato pronunciato con un sussurro. Gli occhi si staccano da quel suo viso solo per notare il movimento del ginocchio. Si sarebbe fiondato al suo fianco, per lasciarsi invadere dal suo profumo. Quel dolce profumo che anche se erano a distanza stava solleticando il proprio naso. Si alza lentamente dal tavolino e si sposta a sedere al suo fianco. << C'è forse qualcosa che tu vuoi dirmi? >> Era da lui rispondere con una domanda a una domanda, ma quando il viso si sposta di lato per guardarla sospira. Ancora prima di realizzare quello che stava facendo, aveva preso una sua gamba e poggiata sulle proprie. Voleva sentire ancora quel contatto, il suo corpo che premeva contro il proprio. Voleva sentire lei, rendere davvero tangibile quel momento che sembrava davvero un'illusione. Cassandra: * Se il gioco si faceva duro era in quel momento che i duri in cominciavano a giocare, ma lì non vi erano duri, o meglio vi erano anime corazzate da scudi che in realtà tra di loro si completavano. Il gioco di sguardi divenne piano piano un gioco di contatti vibranti, di sublimi tocchi ed interminabili speranze. Lui sfiorava lei e quasi di rimando lei sfiorava lui con fare dolce quasi da far tremare i polsi. Darryl e Cassandra si trovarono incastrati così in due mondi troppo diversi, un paradiso fatto di sovrumane immaginazioni e gioie nascoste e un inferno composta da fatali carezze ed interminabili insicurezze. Coinvolta da quelle sue dita, l’anima di Cassandra sembrò essere pervasa da mille emozioni, ma si sentì quasi in colpa di sfiorarlo in quel fragile attimo in cui sembrava lui voler accarezzarla. Nonostante l’insicurezza, i suoi pensieri, che ormai stavano flettendo su di lui, le sussurravano che non avrebbe ucciso nessuno, che era “soltanto” la sua mano. Soltanto. Era ridicolo pensare di scusarsi con se stessa, ma questa sensazione fu spazzata via dalle parole del Dooddrear. Le tremò la mano dall’emozione, ma i suoi occhi tentarono di non far trapelare nulla, anche se.... Assenzio. La sua mente ricevette una sorta di scossa elettrica che fece aprire le mille informazioni che vigevano su questo in lei. Esso veniva chiamato in Francia “la fata verde” e per un attimo il pensiero di essere associata ad un qualcosa di così perfetto e ingannevole la fece sorridere dolcemente. * « Dicono che l’assenzio, madre della felicità, abbia il potere di far brillare le anime.. Se ne berrai ancora non potrai più nasconderti da.. » * Me, ma non lo pronunciò, aveva già parlato fin troppo e confidare ancora indirettamente dei pensieri, i suoi pensieri, poteva ferirlo e lei non era di certo lì per quello, non ne aveva neanche la forza. L’unica forza che riuscì ad applicare su se stessa fu spostare una gamba in favore di un posto per l’uomo che, spostandosi, lasciò una scia di.... profumo, o meglio di ricordi legati ad esso, in quanto era sempre lo stesso. Tra di loro era un rincorrersi di sussurri, di parole e di domande a cui ogni risposta possibile poteva essere accettata come giusta, o a cui era meglio non dare una risposta. * « Mille cose potrebbero essere dette e vengono taciute.. » * Sussurrò con voce più grave mentre assottigliava lo sguardo per fulminarlo per un attimo. Amava quel suo fare da affarista, ma lei, sempre pronta nel suo essere colta a prendere citazioni o a improvvisarne alcune, sarebbe stata forse un problemino da risolvere in quelle circostanza affaristiche. La propria proposizione divenne concreta quando, senza che nessuna delle due parti se ne accorgesse, la gamba in questione venne appoggiata sulle gambe di Darryl e l’altra la seguì quasi spontaneamente. Sentirlo così vicino incominciò a provocare in Cassandra qualcosa di troppo profondo. Se fosse stato un sogno e se l’avesse ricordato, Cassandra avrebbe rigato il suo volto e sofferto per quella beffarda realtà.* Darryl: La fata verde, non c'era forse nome più adatto a quella bevanda. Con la sua dolce ed ingannevole magia era in grado di plasmare le migliori menti, assuefarle a quelle fantasie da non riconoscere più quale era la realtà e quale la finzione. Maestro dell'inganno e re dei travestimenti nessuno poteva sfuggirgli. Persino Darryl che non ne aveva assaggiato ancora neanche una goccia era già assuefatto da quei pensieri e da quelle parole. << Non tutte le anime sono nate per brillare...ma non ti ho mai nascosto la mia, anche se nera >> Lo sguardo fisso in quello di lei. Nuovamente sincero, ma nuovamente un discorso troppo lungo da poter continuare. Continuavano a gettarsi addosso verità che nessuno dei due voleva del tutto affrontare per le conseguenze. Per quello che poteva accadere loro in quel momento. Lo sguardo si sposta dal suo viso alle sue gambe. La mano percorre il percorso della gamba dall'alto, senza toccare la sua pelle. Creando un'ombra sulla sua pelle sotto il passaggio della mano che accarezza l'aria. << Niente è taciuto...molto è nascosto >> Cassandra: * Aveva assaggiato soltanto tre volte l’assenzio, il buonissimo alcolico decantato dal suo poeta preferito, Baudelaire. Quel gusto così forte, così “cinico” quasi quanto lei, ma, allo stesso tempo, così attraente e da veri dipendenti, l’aveva ammaliata. Cassandra non avrebbe mai dimenticato quella volta in cui aveva assaggiato per la prima volta quell’alcolico e si era riconosciuta in quel gusto così particolare. Una goccia, ne bastava soltanto una, e Cassandra diventava regina di sogni mai compresi, o forse meglio, mai realizzati. Darryl era stato un sogno, un sogno spezzato dalla loro caparbietà, ma restava tale in uno spazio confinato dell’oblio.  * « Avevo accettato la tua oscurità... ognuno ne ha una. Il nero non è altro che la sfumatura di un’identità fragile..» * Sussurrò, occhi negli occhi. Era pressocché impossibile per la veggente non badare a quelle sensazioni che stavano fluendo nella sua anima, nella sua testa.... dalle sue gambe. Un tocco. Bastò un solo tocco e la donna dai capelli corvini vide altri ricordi, forse i più duri del dooddrear, ma sorrise egualmente. Un sorriso dolce, uno di quei sorrisi che avrebbe illuminato chiunque, ma forse non Darryl. Quell’incontro avrebbe cambiato le loro vite, o forse, nascondenosi dietro agli scivoli come i bambini, non avrebbero mai cambiato nulla di loro stessi. Le mancò l’aria. Gli occhi,  che, cangianti, le erano diventati verdi per la poca luce, le si lucidarono come erba con la brina. Quel gesto non le toccò le gambe, ma le sfiorò il cuore. * « Nei meandri di un oblio perfetto.. nascondiamo ciò che siamo in realtà.. » Darryl: Non era di certo un veggente, ma non aveva bisogno di poteri per far affiorare alla propria mente ricordi. Gli era bastato percepire il calore della sua pelle per risvegliare in se ricordi che non credeva di aver conservato. La sua pelle morbida e candida contro la propria, il suo profumo che aveva invaso le lenzuola del proprio letto e quelle ore interminabili a parlare, entrambi nudi ma completamente a loro agio. Gli occhi cambiano colore per un istante, rivelando la sua vera natura animalesca. Ma le palpebre si chiudono per cercare di mantenere la calma e ritornare composto. << Non cosa siamo...ma ciò che più bramiamo nella nostra vita >> Gli occhi erano tornati del suo solito colore e si erano poggiati su quelli di lei. La mano che si poggia sulla sua coscia, toccando quella pelle perfetta. La sensazione di toccare la sua pelle era così vivida, da fargli vibrare l'anima. I suoi ricordi erano solo una versione poco chiara a quello che realmente provava. Il busto che si spinge leggermente verso la sua direzione, un sospiro fa alzare e abbassare il proprio petto in modo ben visibile. << Ma ciò che desideriamo non sempre ci appartiene...o ci è mai appartenuto >> Cassandra: * Veggenti, umani, Dooddrear o qualsiasi altra creatura che essi potessero essere, i ricordi che le loro menti condividevano erano troppo forti. Cassandra, essendo veggente, però, sembrava essere più sensibili a questi. Le sembrava, inoltre, vivere i loro ricordi da entrambi le parti e quell’entrambi la stava quasi uccidendo. I loro sguardi, il tocco di Darryl quella volta in cui egli l’aveva portata con una scusa signorile nel bagno del Long Night, i sorrisi nascosti dalla freddezza, le lenzuola e i.... baci. Inconsciamente, Cassandra chiuse gli occhi per imprimere meglio quel ricordo nella propria mente e quando li riaprì, arrossendo e comprendendo ciò che ella stava facendo, vide gli occhi veri del Dooddrear. Per un attimo non ne comprese il motivo, o forse ancora non lo comprende. * « E cosa bramiamo dalla vita se non capire a quale fato siamo affidati? » * Con voce rauca, come se non avesse per niente parlato, la donna rispose a Darryl, ma in quello stesso frangente di tempo si sentì accarezzare dallo sguardo dell’uomo. Il suo sguardo fugge dalle gemme brillanti di Darryl per posarsi su quel gesto. Le mancò un battito e la sua reazione fu alquanto visibile. Fu così che la donna sfiorò le sue dita, quasi per accarezzarle mentre sentiva la sua vicinanza sempre di più. D’istinto, Cassy abbassò lo sguardo non appena notò il sospiro, ma il coraggio della donna la spinse ad incontrare nuovamente il suo viso. * « O l’abbiamo rifiutato » Darryl: Le mani che incrociano le proprie dita, per fermarle o incitarle a proseguire quello strano percorso. Ma in quel momento si arrestano su quella pelle così liscia e perfetta. Gli occhi si incastrano con quelli di lei. Le labbra si schiudono e sigillano nuovamente un paio di volte, prima di riuscire a parlare. << Il desiderio o la brama è il vero padrone di questa vita...>> Le parole sembrano piccolo sussurri pronunciati in lontananza. Il proprio corpo comandato da una forza superiore, da un desiderio superiore si fa maggiormente vicino al suo. Quasi con il busto si era steso su di lei. La mano ancora ferma sulla sua coscia, ma con le dita che si muovevano da un lato all'altro accarezzando così quella porzione di pelle. Quante volte aveva immaginato una situazione del genere, quante volte erano già finiti in una situazione così. Le labbra secche vengono inumidite dalla propria lingua. << Ci sono molte cose che bramo...ma per alcune ho troppo rispetto da non riuscire a cogliere le occasioni per prendermi ciò che voglio...>> Cassandra: * Cosa aveva mosso la mano di Cassandra era assolutamente un mistero, ma quando toccò la pelle di lui, un brivido avvolse come un mantello la sua schiena. I propri occhi puntarono istintivamente ai suoi e si guardarono suggellando nuove frasi silenziose. La giovane alo guardò intensamente e notò quel suo problema a proseguire nelle parole. « Il senso di comodità ci fa da padrone, altrimenti la brama o i desideri avrebbero condotto ad altra storia.. » * Sussurrò, ma quelle parole sembravano piuttosto una sentenza. Il suo cuore sussultò non appena il suo inconscio incominciò a comprendere che il ragazzo, forse anche senza accorgersene, si era quasi steso su di lei. Non si sapeva spiegare come si erano ritrovati così vicini, ma sapeva che il suo respiro si era fatto più veloce come se ci fosse un pericolo nella sua attuale situazione. Il suo maledetto inconscio che l’aveva portata fin lì era il pericolo. Occasionalmente qualcosa la porta ad abbassare lo sguardo sulle sue labbra e a ritornare, un secondo dopo, ad osservare i suoi occhi. I gesti, le parole, i propri pensieri. Se non era matta, quella situazione l’avrebbe resa a dir poco fuori di testa.* « Carpe Diem.. Lo insegnavano un tempo a scuola, ma vedo che non ne hai colto il vero significato, perché... Hai fatto appassire la tua rosa, se io potessi aver mai rivestito quel ruolo.. » * La verità celata nel sospiro con cui ella terminò la frase* Darryl: Erano diventate delle pedine, comandate da qualcosa di più grande di loro. Ogni raziocinio, scusa o distanza che avevano cercato di mettere tra loro era andata via. Scoppiata come una bolla di sapone nel momento stesso in cui lei aveva bussato alla propria porta. Nel momento che lui aveva aperto quella porta e incrociato la sua figura. << Carpe Diem...>> Ripete mentre alla propria mente affiorano tutti i ricordi che aveva legati a quella parola. A tutte le volte che si era gettato in qualche situazione senza pensarci minimamente. A come il suo corpo tendeva a prendere decisioni incosce senza che lui poteva fare nulla per controllarlo. Notare come era steso ormai con il busto su di lei, sentiva il petto gonfiarsi e alzarsi ad ogni respiro, premere contro il proprio. << Molte volte credo che tu non capisca quanto....vali....che tu sottovaluti il tuo potere...>> Nuovamente il corpo prende una decisione al posto della sua mente. Ogni neurone gridava "fermati" e ogni cellula del suo corpo "fallo". Una mano risale il suo profilo, accarezzando con le dita il profilo di una sua guancia e delle sue labbra. Dolci ricordi erano legate a quelle labbra e anche dolci tentazioni erano in quel momento. << Come linfa vitale mi svegli dal tepore di questa vita, di questa esistenza ripetitiva e senza futuro...>> C'erano molti ma nascosti in quella verità. Verità che era uscita dalle sue labbra questa volta senza sforzo. Gli occhi che stavano diventando due pozze di oceano guardandola. Oceano in cui sarebbe voluto tanto affogare pur di non complicare la sua vita. Pur di non metterla di nuovo di fronte a una situazione così...pericolosa. << Ma aimé, mia dolce donzella, come un poeta potrò solo struggermi per te e per il ricordo dei momenti passati insieme...>> Cassandra: * Regina e re di due squadre avversare di scacchi, ecco cos’erano diventati quei due in giro di pochi attimi. Ogni parola, ogni flebile tocco, ogni respiro ora era così vicino a Darryl da mozzare il fiato alla giovane e a quella mente che, inconscia, cercava di rifugiarsi in ogni frammento di ricordi passati e sempre nuovi. Sentire il Dooddrear così vicino alla propria pelle la incantò, d’altra parte ogni serpente ha i suoi metodi per incantare la sua preda. * « Già...» * Fu l’unica parola che riuscì a dire prima di sentire la mano dell’uomo contro le sue proprie labbra. Vibrò la sua anima, il suo ego, tutto di lei e, istintivamente chiuse gli occhi per concentrarsi sulla propria persona e non su di lui, ma era alquanto difficile. * « Valgo? Quanto?.. » * Sussurrò flebilmente, era curiosa di conoscere cosa il ragazzo pensasse realmente. La distanza che egli aveva posto era davvero soltanto perché avevano scoperto di essere così diversi in fatto di poteri? * « Fare questo non è potere.. » * Disse preannunciando il sollevamento del divano su cui erano. Era pesante, ma con il IV livello e a causa della lotta con suo padre, ella era diventata un po’ più forte. Inconsciamente, suggellò un tenero bacio sul dito di Darryl che era ora sulle sue labbra* « Il mistero del destino è intrinseco in quella linfa vitale.. » * Non sapeva bene cosa significasse la sua risposta, ma la trovò quasi politicamente corretta; d’altra parte era stato il destino a riavvicinarli, perché ella non avrebbe mai bussato alla sua porta di sua spontanea volontà. A quell’affermazione sul poeta, riposò il divano al suo posto con la propria forza mentale e lo guardò negli occhi. Oceano contro sorgente d’acqua purissima. Due mondi differenti eppure non così distanti. * « Struggersi è sinonimo di sofferenza... Nessuno mi strapperà via i ricordi condivisi con te, mi spiace.. » Darryl: Il veliero coraggioso viene ridotto in pezzi e tutte le anime inermi in esso contenute annegano, tutte tranne una, una donna la cui anima è più grande dell'Oceano e il cui spirito è più forte dell'abbraccio del mare... non è per lei una fine in acqua, ma una nuova vita che ha inizio su una riva sconosciuta... sarà una storia d'amore perchè lei saràla mia eroina in eterno... e il suo nome sarà Viola. Alla mente gli torna quel passaggio, non sa bene per quale motivo Shakespeare gli sembrava lo scrittore adatto da citare. Sarà la sensazione del divano sospeso in aria, o quel suo sguardo fiero, ma quello che stava naufragando in quel momento era lui. << Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.>> Quei ricordi erano la sola cosa che potevano custodire. La sola cosa che ormai gli apparteneva. Avevano rubato attimi, momenti in un momento della loro vita e adesso gli stavano forse presentando il conto? << Mia dea, mio sogno e mia ossessione....>> Molte domande volevano seguire quella frase, molti dubbi e forse insicurezze. Come aveva fatto a stare tutto quel tempo senza uscirne pazzo? Poteva essere egoista per una volta? Troppe domande senza risposta, troppi attimi che lo distraggono. Aveva una sola missione per quella notte. Appropriarsi di quanti più attimi di lei per imprimerli nella propria mente. Cassandra: * Una vecchia superstizione diceva che alle donne non vi era concesso salire a bordo delle navi, sopratutto quelle di pirati e furibondi, di soli uomini d’avventura. Se Darryl fosse stato su una nave d’avventura appena salpata dal porto sarebbe stato certamente Ulisse mentre Cassandra sarebbe stata Calipso, una ninfa del mare con il dono dell’immortalità. E quale immortalità poteva esserci dietro quella pelle candida se non la sua bellezza immensa quanto il mare? Alla mente le tornò una frase della dea che sembrava essere quasi appropriata, ma Shakespeare le bloccò il petto, il respiro e anche la parola. Lo guardò negli occhi, o meglio si tuffò profondamente nei suoi occhi e poi disse qualcosa con il labiale soltanto* « Temo l’alba, il risveglio da questo sogno.. » * E non ce la fece a trattenere il pensiero che aveva fatto poco prima su Calipso, nonostante parlare le era tanto difficile in quel momento. Avrebbe preferito rubare i suoi sospiri, forse anche qualche carezza e qualche ricordo condiviso, ed invece si trovava in una condizione strana, come se ci fosse una pos... No, Cassandra, no. * « Darryl Iwan Sanders... » * Sussurrò e sorrise leggermente a quegli appellativi. Non era mai riuscito a dirglielo apertamente, soprattutto nell’ultimo periodo e sentirlo le fece quasi bene. Per un solo secondo la sua anima pensò a quanto potesse essergli mancato, nonostante il suo essere stato così brutale con lei, ma il secondo dopo si sentì improvvisamente in imbarazzo. Era lei quella matta, tra i due. Darryl: Nuovamente quel gioco di sospiri, carezze e sguardi si stava facendo pericoloso. Si erano addentrati nel profondo dei loro desideri, riaccendendo vecchie speranze e anche nuove. Magari avevano un animo più masochista di quello che credevano. E proprio come un perfetto masochista Darryl si crogiola nella sensazione della sua voce che sospira il proprio nome. Una brezza perfetta che gli fa vibrare ogni cellula del suo corpo. Esposto e pronto alla flagellazione che quel semplice sospiro gli porterà chiude gli occhi. La distanza ormai tra loro è così breve che non gli serviva molto per approfittare della situazione. << Lasciami naufragare in questi sospiri...lascia che io perda del tutto il senno ancora un po' >> Perdersi in quegli occhi, in quei sospiri. Se quella era la fine che doveva fare, se così doveva perdere il senno era di certo il modo più dolce e perfetto che poteva avere. Il viso si avvicina al suo, quel bacio che tanto agogna e desidera però non arriverà. Si accontenta di posare le labbra sulla sua candida pelle. Sulla sua guancia. Il suo profumo viene iniettato direttamente nel proprio naso e gli basterebbe solo questo per fargli perdere il senno. Cassandra: * Quei due sembravano non badare a quel gioco pericoloso a cui, intensamente, stavano partecipando. Giocavano con i loro cuori e con le loro anime come due bambini che sapevano di non essere nel tempo giusto per realizzare i propri desideri. Consapevoli, o forse no, Cassandra e Darryl comunque non si stavano staccando e la pericolosità di quei gesti e quelle parole le martellava il cervello. Era stata la debolezza, quella psicologica, che aveva portato la giovane a sussurrare il suo nome come il richiamo delle sirene. Il cuore in panne ed la testa fra le nuvole, ecco chi era Cassandra in quel momento. Perse un battito, forse anche due, quando il ragazzo chiuse gli occhi. Dio, erano così vicini che...* « Io.. » * Le sensazioni che avvertiva erano troppe e Cassandra sembrava non riuscire a dominare i suoi pensieri, ma neppure a capirli lei. Era persa, persa in quell’oceano indescrivibile che erano gli occhi di Darryl, persa tra quelle innumerevoli sensazioni che percepiva unicamente con lui. Il viso del ragazzo si fece più vicino, la donna dai capelli corvini deglutì. Se l’avesse baciata, lei.... ma quel bacio non arrivò. Vi fu uno scambio intenso di emozioni, una guerra d’amore e rifiuto, di adorazione e di lontananza e nel momento in cui un bacio arrivò a sfiorare la sua guancia, una lacrima rotolò sulla guancia opposta. Era troppo sensibile al mondo eppure la sua sensibilità non era nient’altro che sinonimo di bellezza. Quel divano, quella lacrima, lui... Romeo e Giulietta, un amore impossibile, fu il pensiero della giovane..* Darryl: Destini, famiglie e vite avverse. Proprio come Romeo e Giulietta la loro unione non era ben accetta. Non era scritta nel loro destino. Ma invece di avere un finale così tragico, erano lì inermi attendendo che le prime luci del giorno facessero capolinea dalle persiane. Che il cinguettio degli uccelli segnasse l'inizio di un nuovo giorno. Involontariamente sposta lo sguardo verso la finestra, desideroso che quei momenti non finissero mai. Torna ad incrociare il suo sguardo e nota quella lacrima che aveva segnato il suo viso. Con l'indice raccoglie quella goccia di rugiada che porta alle proprie labbra. Un gusto salato, ma anche amaro invade il suo essere. << Tu...>> Un turbinio di emozioni lo stavano invadendo. Non era di certo abituato a tutte quelle emozioni e sensazioni. Non era abituato a niente di tutto quello che lei gli faceva provare. << ... sarà solo il sogno di una notte di mezza estate il nostro? Appena la luce invaderà la stanza faremo finta che niente di tutto questo sia accaduto? Oppure sognerai anche di me e con il favore della notte tornerai?>> Si era avvicinato nuovamente a lei. Il viso che scende lungo l'incavo del suo collo. La punta del naso che accarezza il profilo della sua giugulare mentre raccoglie quanto più profumo di lei con l'olfatto. Imprimendo quel ricordo come ferro fuso nel proprio cervello. Che gioco pericoloso stavano giocando. Incuranti delle conseguenze che quei momenti e quei gesti potevano portare e causare ad entrambi. Cassandra: * Se ci fosse stata un’unione sicuramente vi sarebbe stato un fiume di sangue che li avrebbe inondati, perché ogni destino avverso finisce con l’imbeversi di sangue innocente. Romeo e Giulietta erano morti sigillando con il sangue il loro amore mentre Darryl e Cassandra sembravano resistere per vivere o forse per bramare un altro tocco e scappare via, lontani uno dall’altro. Aspettavano così la luce del giorno, o meglio desideravano che il tempo si fermasse per avere un secondo in più affinché i loro occhi si guardassero per l’ultima volta e la loro pelle si sfiorasse come in un addio. Un leggero sorriso malinconico si delineò sul volto della giovane quando gli occhi del ragazzo guardarono con un alone di mistero e forse anche di preoccupazione la finestra. Ella seguì il suo sguardo allungando il collo e alzando il mento, ma non comprese ciò che lo sguardo maschile stava scrutando. Un dito, un suo dito, catturò nuovamente la sua attenzione.  Gli occhi lucidi della giovane si concentrarono intensamente su di lui. Il suo cuore aumentò i suoi battiti quando fu costretta da quel gesto ad osservare le sue labbra. Sembrò ritornare alla sua mente quella volta in cui le sue labbra posarono per la prima volta sulle proprie. No, non doveva pensarlo.* « Si?..» * Sussurrò cercando di restare calma, seppure all’interno di sé tutto era in subbuglio. Non era abituata a vederlo così e quella lacrima assaporata dalle sue labbra era un gesto che aveva aperto una via al suo cuore. Non ricordava quelle sensazioni condivise con lui. * « Brami un’altra notte in cui il mio inconscio potrebbe riportarmi qui o è tutto un sogno? Tutto è scritto dal destino e noi siamo soltanto delle vittime... Sogno o son desto, questo sarà il dilemma che porterà la luce del giorno...» * Sussurrò in risposta mentre non opponeva resistenza a quella vicinanza, anzi, prese un respiro cercando di assaporare quel profumo che non sentiva da tempo quasi imitando il gesto del giovane. Inconsciamente una sua mano accarezzò i capelli del ragazzo, ma dopo un secondo tolse quel contatto. Quel gioco era pericoloso e loro, ignari delle conseguenze che avrebbero dovuto sopportare, avevano messo in ballo anche le loro anime dannatamente meschine* Darryl: Errare è umano, perseverare è diabolico. E loro stavano perseverando, in quel gioco di provocazioni, masochismo e meschinità. Entrambi consci che quella situazione non avrebbe portato nulla di buono, ma senza la forza di chiudere questo spiraglio di ricordi che si era aperto in loro. Sensazioni così famigliari, occhi che dopo tempo si bramavano ancora come il primo istante. Alcolisti in finta riabilitazione di questi attimi, di questi incontri e questi sussurri. Attori che credevano di non recitare e invece stavano seguendo un copione già stabilito. << Perderei anche il sonno purché questo momento non finisca mai...>> Sincero e schietto si era alzato con il viso dal suo collo per poterla osservare. I pensieri si intrecciano tra loro. Le parole sembrano non venire più fuori. Era così disarmante che le bastava stare lì, ferma sul divano, e lui perdeva ogni briciolo di controllo. << ...ma presto il sole entrerà da questa finestra. E te ne pentirai di questa decisione, mentre io rimpiangerò di non aver colto l'attimo...>> Si sarebbe pentito di non aver approfittato della situazione, di essere stato educato almeno quel tanto che ne è capace. Le mani insaziabili di informazione toccavano tutto ciò che potevano. Finché una mano si poggia sulla sua coscia nuda. Accarezza quella porzione di pelle scendendo lungo il suo ginocchio, afferrando quella porzione di gamba la piena vicino al proprio fianco. La mano che si apre e si poggia sulla sua coscia. << Sii di nuovo il mio personale angelo del tormento...bussa ancora alla mia porta, entra ogni volta che tu vuoi. >> Cassandra: * Perseverare era fatto per i demoni, per quelli veri. Fu così che i tratti angelici della donna dai capelli corvini e gli occhi oceano del proprietario del Long Night divennero i tratti di qualcosa di diabolico davvero. Entrambi persi nei loro egoismi non facevano nient’altro che autodistruggersi pur di continuare a restare così vicini. Vicini eppure lontani anni luce, Darryl e Cassandra avrebbero potuto sciogliere quel momento in qualsiasi modo e chiudere per sempre quella piccola porta che si era aperta quella notte con una certa delicatezza, ma sembravano trattenersi a vicenda, sembravano non voler chiudere spiragli di vita passata e, probabilmente, presente. Sarebbe stato quello spiraglio a trasportarli a quel “nulla di buono”? La sensazione familiare che la donna sentiva era strabiliante e i suoi occhi non riuscivano a smettere di guardare quelli del ragazzo, proprio come la prima volta che si erano visti. Lo chiamavano ipnotismo, ma forse era soltanto.... mancanza. “Non finiscano mai”. “Non finiscano mai”. Cassandra perse ogni connessione ai neuroni. * « Ma finirà... È la legge del giorno e della notte.. » * Cercò di dire qualcosa di sensato e di politicamente corretto, ma la sua lucidità incominciava a perdere colpi. Se si fosse addormentata o se avesse fatto parlare il suo inconscio quella donna sarebbe finita a delirare completamente. Si sforzava a non mollare e a non essere preda di quegli occhi che sembravano aver perso anch’essi la ragione. Il respiro della donna era così accelerato e flebile che chiunque l’avesse vista avrebbe pensato che erano i suoi ultimi respiri sulla terra.* « Non ho deciso nulla, è stato il mio subconscio a portarmi qui... All’alba ti sussurrerò un grazie e sparirò fra i raggi deboli di una mattina migliore.. » * Carpe Diem evitato come la peste. Non avrebbe di certo potuto indurre in tentazione il ragazzo seppure una parte inconscia d’ella lo pensava, ma quella lingua avrebbe dovuto dire soltanto ciò che era giusto e non ciò che forse entrambi sentivano. Trattenne il fiato. Le sembrò di morire quando la mano forte e gelida di Darryl le accarezzò la coscia. Quel gesto le fu fatale. Deglutì e si ammutolì guardandolo negli occhi. Perché era così contraddittorio? Angelo, tormento, porta... Chiuse gli occhi cercando di non ascoltarlo, ma farlo era inevitabile. Li riaprì e scosse leggermente la testa. * « Gli angeli non tormentano..» Darryl: L'illusione era la vera maestra di vita in quel momento. Quella stessa illusione che si era creato il giovane Darryl nella propria mente. Il pensiero di essere riuscito a togliersi dalla mente quella donna, di poter stare nella stessa stanza con lei senza alcuna conseguenza. Era la regina delle menzogne e delle illusioni quella. Ma quel suo pensiero viene interrotto dalla frase di lei, un sorriso divertito anche dai tratti maliziosi compare sul suo viso. << Lucifero stesso non era forse un angelo? Ed è diventato il re dei demoni >> Gli occhi azzurri fissi in quelli di lei, con quella strana luce che aveva ormai capito compariva solo in presenza di lei. Quelle parole sussurrare come a non volerle far sentire da nessun altro a parte lei nonostante non ci fosse nessun altro in quella stanza. La mano che proprio come un demone risale lungo la sua coscia mentre qualche dito scompare sotto il bordo del pantaloncino per metà. Lucifero era si il re del tormento, capo dei demoni. Ma lui...lui era di una razza molto peggiore. Era un cacciatore, un cacciatore di anime. Che si divertiva nel nutrirsi del tormento e della sofferenza degli altri per il proprio piacere personale. Abbeverandosi di quella paura che tutti cercano di nascondere ma che tutti provano. Cassandra: * L’uomo aveva sempre vissuto di illusione per non morire di realtà. Cassandra e Darryl stavano vivendo un miraggio che prima o poi sarebbe scomparso, lasciando le loro anime in un deserto immenso. Stavano vivendo un miraggio che nessuno dei due aveva pensato, scombussolando i piani dell’anima e, perfino, i piani del cuore. Era tutto così....naturale, come in passato, e questo avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque, ma non a lei. No, Cassandra stava cercando di non aver paura o avrebbe alimentato anche l’animalità del ragazzo. Deglutì non appena i suoi occhi notarono il sorriso divertito comparire sulle labbra di Darryl. L’ultima volta che aveva sorriso così..... Guardò altrove per un attimo e poi lo fulminò con i propri occhi* « Tu non sei il re dei demoni... A mala pena sai combattere le insidie della vita.. » * Eccolo il cinismo della donna venir fuori, ma l’attimo dopo quella mano che risalì sulla sua pelle le fece sentire qualcosa allo stomaco. Che Darryl provasse ancora qualcosa per lei? Che lei si stesse facendo ammaliare? La mano della ragazza sfiorò quella mano sulla coscia quasi come una carezza. Voleva vedere la reazione del proprietario del Long Night, era curiosa ora come ora. Non lasciò il suo sguardo nemmeno per un secondo e fu allora che si accorse della strana luce che questi riflettevano* « I tuoi occhi sono cascati nei miei... Stai pensando a qualcosa? »
Darryl: << no, io sono una semplice pedina in questo mondo...>> Troppi contatti in una volta sola. Stavano tornando troppo vicini, troppo intimi. Ogni distanza che si era imposto di creare tra loro era stata spazzata via come carta pesta in una sola notte. << Sarai forse tu a manovrare i fili di questa mia marionetta? >> Sussurra mentre gli occhi si incastrano con quelli di lei. Il viso si fa pericolosamente vicino a quello di lei. La mano che ormai aveva preso possesso di quella sua porzione di pelle, con le dita che si aprono leggermente affinché le loro dita potessero intrecciarsi in parte tra di loro. << Sto pensando a molto in realtà....ma a niente >> Era la pura verità. Pensava a tutte le possibilità che aveva di fronte a se in quel momento, ma cercava solo di non pensarci per non complicare ancora di più quella situazione già così precaria. Cassandra: « Le pedine non parlano di demoni... » * Lo guardò intensamente cercando di ancorarlo al suo sguardo in modo inconscio. Stava accadendo troppo per un errore fatale del destino, Cassandra non riusciva a comprendere più nulla, ormai neppure le loro stesse parole. La distanza come il Muro di Berlino era stata sradicata via in un solo gesto. Assurdo, ma vero. * « Io non ho mai manovrato niente... Se l’avessi fatto non avrei accettato quella distanza imposta. » * Sussurrò quasi in modo truce mentre il suo sguardo percepì la sua pericolosa vicinanza, ma non si mosse. Morse il labbro inferiore, piuttosto. Le loro dita intrecciate la stavano facendo sentire strana, era gelido eppure caldo nella sua freddezza.* « Molto e niente, sottili differenze.. quasi evanescenti, dunque.. » * Continuò quasi come per prendere in giro quell’ossimoro uscito dalle sue labbra. Chissà a cosa stava pensando e alle paure che non avrebbe mai e poi mai capito.* Darryl: Poteva sentire il suo respiro scontrarsi contro le proprie labbra e poi che si mischiava al proprio. Solo questo poteva annebbiare la propria mente, la propria lucidità di pensiero. << Oh, mi condannerei alle fiamme dell'inferno per un assaggio di questo paradiso terrestre...>> Il suo sospiro si infrange contro le sue labbra, respirando contro di esse mentre la distanza era sempre minore. << Sei il frutto proibito che mi condannerà al peccato...ma sono un peccato vivente infondo...>> I pensieri ormai erano incoerenti, non più lucidi come di solito erano. Una nebbia aveva invaso il proprio intelletto, non riuscendo più a capire cosa era giusto o sbagliato.
Cassandra: * Cassandra incominciava a sentire quella distanza venir sempre meno come se il destino spingesse il loro respiro ad incontrarsi. Continuava a mordere il labbro, cercando di restare lucida, cercando di difendersi, ma il contesto annebbiava la sua mente. Avrebbe dovuto fare qualcosa ed invece l’unica cosa che riuscì a fare fu spalancare gli occhi alle sue parole e al suo respiro così vicino. * « Dar... Per favore» * Il suo cuore stava scoppiando, si sentiva in pericolo, si sentiva tentata, si sentiva quasi sua e non poteva, no... Deglutì, il volto pallido mentre scioglieva quel piccolo morso alle sue stesse labbra* « I peccati più veri sono quelli che si pensano, ma non si fanno... » *Sussurrò notando che anche lei stava parlando quasi sulle sue labbra. Aveva lo stomaco sottosopra per l’agitazione. Soffiò sulle labbra del ragazzo come per spingerle lontano, ma ovviamente era simbolico. Debolmente spostò una mano verso le labbra maschili, posò su queste l’indice, il medio e l’anulare della mano, forse per evitare un contatto o forse per evitare di farlo proseguire. Si avvicinò con aria quasi nostalgica.* « Sh.. » Darryl: Percepiva quella sua paura, esitazione. Ma per la prima volta non si nutre di quelle sue paura. In realtà voleva nutrirsi di altro, ma nuovamente non può lasciarsi andare a quelle fantasie. Deglutisce in modo palese quando sente le sue dita sulle proprie labbra. Stava per rispondere ma quella sua richiesta di non continuare a parlare lo fa fermare. Le labbra si posano sui suoi polpastrelli e poi allontana la sua mano dalle proprie labbra. << Lo vuoi quanto me... Cassandra. Sei ancora qui e non sei ancora scappata >> Era infondo il solito provocatore. Il suo unico scopo era quello di portare scompiglio. Ma chi era in quel momento che portava scompiglio nella vita tra loro? Cassandra: * Cassandra sapeva che egli avrebbe potuto sentire quella piccola esitazione nostalgica e indotta da una piccola paura. Era strano come ciò che il destino stava bramando da loro, essi lo stavano rifiutato in modo così ambiguo ed elegante, seppure era palese che le loro menti avevano incominciato a fantasticare. Quando lo sentì deglutire, chiuse gli occhi per non andare in tilt. Quella mano avrebbe aiutato entrambi se.... se il ragazzo non l’avesse tolta ovviamente. Si sentì vulnerabile, totalmente vulnerabile. Guardò altrove, oltre il suo viso, cercando di trovare la risposta più giusta, ma non ce n’erano. Ritornò, dunque, a guardarlo* « Non sono mai scappata da te... ma ora lo farei.. » * L’ambivalenza di un cuore, di un’anima in scompiglio dal suo medesimo subconscio e da quegli occhi così profondamente temuti da chiunque. Darryl l’aveva messa in trappola e come una preda ella stava lì ad osservare, o forse era lei la predatrice? * Darryl: Quella sua affermazione lo coglie di sorpresa. Era forse più forte di se stesso in quel momento? Ma infondo era sempre stata la più forte, la più caparbia tra i due. Se c'era qualcuno che poteva riuscire a non vedere in quel momento era lei. Sospira nuovamente e si allontana dal suo viso. << Sei più forte e testarda di quel che vuoi ammettere. Ma prometto di rispettare la tua decisione. >> Non riesce però a staccarsi da lei, ad allontanare e rompere quel contatto tra loro. Ormai il tempo a disposizione era sempre meno. Le ore stavano passando e diventando minuti. La clessidra stava finendo la sabbia concessa a loro due, a quel loro piccolo attimo rubato alla realtà. Cassandra: * Cassandra sarebbe scappata. Sarebbe, ma non lo stava ancora facendo. I propri occhi cangianti stavano accarezzando i lineamenti dell’uomo con il solo sguardo quando il suo sospiro la colse di sorpresa. Non pensava assolutamente che si sarebbe allontanato, ma d’altra parte avrebbe dovuto comprendere.* « Mi hai costretta a diventare Fortezza.. » * Sussurrò accennando un sorriso quasi per fargli comprendere che lo sbaglio più grave l’aveva compiuto ormai tempo fa e che non aveva avuto il coraggio neppure di rimediare. Era alquanto cinica, era tornata cinica, come lo era di solito con gli estranei seppure lui non lo era davvero. Alzò il capo e le spalle verso di lui, staccandosi dal divano. La clessidra era lei e non il sole. Probabilmente era lei che doveva cogliere la rosa. E la colse. Si avvicinò ad un suo orecchio e sussurrò* « Grazie... » *suggellando un tenero bacio sulla guancia come se parlasse con un bambino. In fondo era così... * Darryl: Un grazie sussurrato, quel bacio sulla guancia. Ecco l'ultimo chicco di sabbia era caduto dalla clessidra. I loro attimi erano ormai finiti, la realtà reclamava il suo reale posto. Con tutta la forza che aveva in corpo si era alzato dal corpo di lei, interrompendo ogni contatto con il suo corpo. Era giunto il momento per entrambi di rivestirsi delle loro armature. << Mi ringrazi per aver rispettato il tuo volere o per altro?>> Cassandra: * Quel grazie fu un grazie profondo, più della sua stessa anima, ma fu anche l’ultimo rintocco dell’orologio della realtà, dell’ora della fine del loro incontro. Gli attimi continuavano a scorrere così velocemente che ecco che il primo raggio di sole illuminò il paesaggio di Ravenfire. Darryl si allontanò dal suo corpo, Cassandra senza proferire parola si rivestì del suo cinismo, seppure una briciola di un qualcosa di strano che le turbinava ancora in testa la spinse a guardarlo negli occhi e a rispondere * « Per altro... Ma probabilmente non lo saprai mai... o forse si.. » * Si alzò dal divano, senza staccargli gli occhi di dosso*
Darryl: La guarda alzarsi dal divano, gli occhi che non riescono a staccarsi dal suo corpo. Assettato di conoscenza, di imprimere quelli che potevano essere gli ultimi attimi insieme.<< Non credo che lo saprò mai...come non credo che tu busserai nuovamente alla mia porta>>Si era alzato in quel momento anche lui dal divano, aveva raggiunto la bottiglia che aveva preso a inizio serata per far scaldare lei e che poi aveva abbandonato a se stessa sul tavolino. Ne prende un sorso direttamente dalla bottiglia, lasciando perdere le formalità e la galanteria, cosa che non gli era mai appartenuta in realtà.<< Il sogno sta per finire e noi torneremo alle nostre vite...ma è stato bello poterti rivedere Cassandra >>Era forse il secondo addio che i due si scambiavano e la cosa non era per niente semplice da gestire e digerire. Stufo di quel finale di storia che proprio non voleva cambiare prende un secondo sorso del liquido ambrato e poggia nuovamente la bottiglia sul tavolino. Si avvicina a una poltrona e prende una delle proprie giacche e la porge alla ragazza. Era ancora mezza nuda e fuori faceva freddo, anche se preferiva passare per un freddo e distaccato, si preoccupava realmente per lei.<< Prendila, fuori fa freddo....riportala quando vuoi o gettala come preferisci >>
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nicolemarsworld7 · 7 years
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L' EQUILIBRISTA Da "aequilibrium" lat. , dove "aequo" --> uguale | "librium"--> peso. Salgo sulla corda, muovo due passi e vacillo, a stento non cado e riprendo l'equilibrio ritta su me stessa. Sospesa sul filo dell'esistenza, nel grande circo della vita, dove essere e avere si sovrappongono, vivo tra l'incertezza e l'apparire, tra dubbi e mutamenti, con un'unica consapevolezza: lo show deve andare avanti, con le sue regole e il suo pubblico. Sotto di me il vuoto cosmico, l'assenza, le mancanze, i dolori e le sofferenze che sono spine che pungono di un cactus. Sopra di me il cielo, l'inesplorato, la libertà, la magnificenza, il Tutto, le ali per volare. Tra la Terra ed il Cielo: Io. Sentiero tortuoso da percorrere, soldato in cammino, con questo lento andirivieni melodico di striduli suoni. Quanto tempo ci vuole per attraversare il cammino? Salto e con una piroetta poggio di nuovo sulla corda: sono un'equilibrista. Tra una caduta e qualche passo tengo il passo, tremo..vacillo di nuovo..mi manca l'aria. Prendo aria, respiro, penso a te, polvere di stella che mi inebria e di colpo prendo controllo del mio corpo e cammino. In equilibrio instabile sul ciglio di un burrone, ma io non voglio andare giù e salgo su! Equilibrista di parole, di gesti dosati minuziosamente per non fraintenderci, di parole posate sulla tua bocca leggiadre, di carezze mancate e schiaffi scaraventati nella tua faccia. Perdo quota e cado..e tu non sei giù ed io risalgo su, instabile. Riaffioro dentro te e cammino, l'equilibrista del piacere, di corpi che non devono godere troppo e che non possono bruciare la passione così intensamente. Dosa la mia dose e lascia che ti ripercorra il cuore, in equilibrio instabile e poi cado e mi tuffo sulle tue gambe abbandonate su un letto di lenzuola disfatte. E perdo quota, su di te, dentro me...riemergo e risalgo sulla corda, in equilibrio, ma senza te.
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aniimabuspereunt · 5 years
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narcisismo ed empatia.
Perché le persone empatiche sono attratte dai narcisisti (e dalle personalità disturbate in genere), che invece sono incapaci di empatia? L’empatico è attratto dai narcisisti e in genere dalle personalità emotivamente instabili, perché – rispetto alla media della popolazione – è in contatto con le sue emozioni, le sa riconoscere e capire intimamente, nel momento stesso in cui l’altro le sta provando. Gli empatici sanno immedesimarsi nel dolore dell’altro e rispetto alla semplice compassione, riescono a provare quel dolore o quella gioia; essi osservano e riescono a percepire ogni dettaglio della realtà interna dell’altro e hanno una naturale propensione all’amore incondizionato. Gli empatici, sono innamorati dell’amore e sanno entrare in relazione con l’altro, anche quando l’altro non è disponibile a connettersi emotivamente. Gli empatici sanno intravedere quel vuoto, quella ferita, quel dolore per una mancanza profonda di amore e sono convinti da forte idealismo ed ottimismo, che l’amore possa sanare ogni ferita e che il loro amore, saprà colmare l’enorme vuoto affettivo e di autostima del/della narcisista o della persona emotivamente instabile in genere. Ciò che un empatico non sa tuttavia, è che un narcisista o una persona emotivamente instabile ed immatura, entra in una relazione (stabile o meno stabile) con il solo intento di approvvigionarsi di energia vitale senza dare nulla in cambio; per questo, indossa dapprima una maschera di ideale d’amore per entrare nel rapporto e una volta terminata la fase di conquista, si metterà “a riposo”, iniziando a negarsi e a rifiutare di fornire anche le minime attenzioni, che ci si attenderebbe in un rapporto di coppia. L’intento delle persone emotivamente immature e instabili è farsi ammirare, ricevere quelle attenzioni e quelle cure che, con tutta probabilità sono mancate durante l’infanzia e che l’empatico si sente in dovere di fornire. Per riuscire in questo intento, i narcisisti ingannano l’empatico asserendo di non poter più dare in quella relazione, non tanto perché non ne hanno capacità, ma perché l’empatico non si è comportato bene. I narcisisti spingono l’altro a sentirsi costantemente in colpa, al fine di innalzare i suoi livelli di prestazione emotiva: “tu devi darmi di più e allora io, quando avrò ciò che merito e desidero, ti ripagherò, comportandomi cosi come ho fatto all’inizio del rapporto”.
Come fanno i narcisisti a rendere il partner empatico co-dipendente? La prima fase di comportamento ideale del narcisista è lo strumento con cui si instilla la dipendenza patologica nell’empatico, perché costituisce per esso, una delle più alte forme di ripagamento affettivo che esiste. Il narcisista infatti, con il suo specchio magico, mostrerà all’empatico l’immagine migliore che potrebbe avere di se stesso e l’empatico – spesso vittima di un’autostima basata sul riconoscimento delle sue qualità dall’altro (ricerca di approvazione) –  cadrà nella trappola di credere che “solo attraverso gli occhi del narciso potrà vedersi bello/a, meritevole di amore e di stima”. Sull’onda di questo ricatto emotivo di base che sancisce l’unione, l’empatico, spesso insicuro/a e/o sofferente per una qualche ferita abbandonica dell’infanzia, si illuderà di raggiungere la gratificazione e la gratitudine del partner, se darà sempre di più. Per questo tenderà ad annullare se stesso, a plasmarsi sull’altro, sulle sue esigenze e si ritroverà in una posizione di co-dipendenza, così come da bambino/a si è sentito al cospetto di un genitore assente e anaffettivo, che per quanto sforzasse non lo considerava mai meritevole di un gesto di affetto. Il/la narcisista a quel punto è già comodamente seduto/a in poltrona a “succhiare con quattro cannucce dal suo cuore”. Il/la narcisista infatti, convince l’empatico che la loro storia è speciale, che solo grazie a lui/lei che riesce a provare quelle magnifiche sensazioni.
Perché i narcisisti e gli empatici hanno qualcosa in comune?  “In poche parole i narcisisti – che conoscono molto bene le debolezze umane, perché già da bambini hanno dovuto imparare a difendersi, a puntare sull’illusione di invulnerabilità in cui non hanno reale necessità dell’altro- puntano sulla debolezza di autostima dell’empatico per generare in loro il desiderio del raggiungimento di un Falso Sé, che non esiste, che l’empatico non ha richiesto e che non è altro che una mera proiezione del Falso Sé del narcisista sull’altro, .. un volgare desiderio di trasformare l’empatico nella brutta copia di se stesso”. Le persone emotivamente aride e instabili, cercano solo di garantirsi una fornitura costante di energia emotiva e di attenzioni, senza però dare nulla e rimpiazzando casomai, le loro carenze emotive ed affettive con una maggiore disponibilità formale ed economica nel rapporto. Una volta generata la dipendenza, l’empatico sarà ossessionato dal rendere felice l’altro. Sarà sempre intento a comportarsi in modo da rallegrarlo/a, non irritarlo o sollevarlo da varie incombenze che di solito lo/la rattristano a tal punto da rovinarvi la giornata. L’empatico vuole dare al narcisista una vita migliore di quella che ha avuto oppure essere alla sua altezza. Le strategie passivo aggressive con cui i narcisisti si esimono dall’assumersi responsabilità nelle relazioni meriterebbero un capitolo a parte, ma in breve si racchiudono in questa formuletta magica: “se mi costringerai a fare una cosa che non mi piace  emi annoia, io ti metterò il muso e ti rovinerò la giornata, oppure la farò talmente male, che credimi… non me lo chiederai più”. 
 Una relazione tra un narcisista e un empatico può durare? I narcisisti e gli empatici quindi, entrano nel rapporto con lo stesso intento “narcisistico”: convalidare il proprio valore e colmare i propri vuoti affettivi. L’empatico tenta di farlo annullando se stesso, vivendo per e attraverso l’altro, dando e aspettandosi gratitudine incondizionata in cambio, mentre il narcisista lo fa innalzando se stesso e vivendo nutrendosi dell’altro, prendendo e non dando nulla in cambio, per il solo fatto che il suo valore deve essere garantito dalla conferma costante del suo non dover avere doveri, tranne quello di esistere”. Il rapporto ha un suo equilibrio finché l’empatico avrà totalmente esaurito le sue energie nello sforzo titanico di soddisfare il partner e cercherà di recuperare forze, di riabilitare la propria sfera individuale e a quel punto il/la narcisista inizierà a preoccuparsi, perché rischia di perdere il proprio potere. In realtà il sintomo focale del narcisismo è la costante, immutabile condizione di insaziabilitá e noia, per cui neanche Dio potrebbe realmente aiutarli ed è per questo che i partner empatici assumono spesso le sembianze di un santo o di una vittima sacrificale all’interno di queste relazioni prive di reciprocità. Quando l’empatico cercherà di affermare le sue esigenze e i suoi bisogni, i narcisisti faranno orecchie da mercante o meglio cercheranno di confondere l’altro illudendolo che le sue proteste sono infondate e le loro esigenze infantili ed eccessive. L’empatico a questo punto si sente perseguitato dalla convinzione di non meritare amore e che questa condanna non finirà mai, quando in realtà è l’altro a doversi sentore immeritevole di amore, perché è colui/colei che ha dato meno e che è incapace di dare e provare reale sentimento e fedeltà per qualcuno o qualcosa. L’empatico deve imparerà a dure spese che comportarsi bene in una relazione non ci garantisce rispetto e amore; non tutti manifestano da subito le loro vere intenzioni e non tutti hanno lo stesso grado di maturità affettiva. I narcisisti a loro volta, potrebbero acquisire una grande crescita e una grande maturazione in questi rapporti, ma di rado si mettono in discussione.
fonte: google
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bonhwajung · 5 years
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20190405
Sarebbe così facile voltare pagina all'indietro e leggere.
Devo aver scritto di lui.
Ho rimosso altro?
Non lo so - per ora i mesi passati sembrano un buco nero.
Ogni persona mi riporta quel nome, sembra che tutto ruotasse attorno a lui - quando ripenso al passato mi trovo a tessere una tela con brandelli di fila troppo corti.
Perché ho un televisore in casa?
Perché ci sono così tante mensole? Dov'è la mia libreria?
E quel libro in svedese?
Quando ho comprato tutte quelle piante?
Quand'è stata l'ultima volta che ho mangiato ramen istantaneo?
Sono tutte cazzate.
Minuscole ed insignificanti cazzate.
Ma hanno costituito la mia vita, l'hanno cambiata mattone per mattone.
E ogni mattone è più sconosciuto dell'altro - su cosa poggia la mia vita?
Mi sento così instabile, mi sento come se avessi perso ogni equilibrio.
Sarebbe così facile tessere la mia tela con fila provvisorie - non ricordi, ma conoscenze passive.
Voltare pagina e leggere le mie parole.
Ma sono un vile.
Ho paura di ricordare, temo ciò che ho dimenticato, chi ho dimenticato.
E questo morbo è ben più grande di qualunque curiosità.
Ci sono due possibilità: o un male mi sta divorando il cervello, o un male mi stava divorando il cuore.
Nel primo caso, le analisi mi renderanno certo di ciò. E non potrò fare nulla - forse scoprirò di essere epilettico, forse avrò un tumore o che diavolo ne so.
Nel secondo caso, la mia mente mi ha salvato. E avrebbe senso la sentenza pronunciata da Brian ieri sera: il nostro corpo ci conosce meglio di quanto noi stessi crediamo di conoscerci.
Lui crede sia questo, quindi?
Lui crede che io mi stia salvando?
Cosa diavolo mi ha fatto quel tale?
Cosa è successo in questi mesi?
Ho dimenticato altro?
Dimenticherò ancora?
Sembra così ironico - la memoria è ciò che ha sempre determinato la mia intelligenza.
E ora mi sta abbandonando anche questa; per cosa?
Vorrei saperlo al più presto.
Vorrei sapere chi tu sia, Isaac Bergström.
Chi tu fossi per me.
Vorrei sapere perché sembri così reale anche se non ti ho mai visto.
Per ora, resta dove non puoi ferirmi.
A quanto pare, il tuo ricordo avrebbe ragione di farlo.
JBH
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io-pentesilea · 2 years
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(Quale ricordo di te porterò dentro di me?
La parata che non vedemmo.
Come al solito discutiamo per le tue convinzioni politiche. Tu reazionario e io con un orientamento decisamente progressista.
'Ma chi lo dice? Io amo la mia patria tanto e quanto te! Mi emoziono ascoltando l'inno, al passaggio delle frecce tricolori... ogni anno guardo la parata del 2 giugno alla tv... prima lo facevo con papà...'
'Se riesco a trovare i biglietti ti ci porto' mi dici 'devo sentire il collega...'
Sono eccitata ed emozionata al pensiero, rido felice come una bambina.
'Oddio sarebbe bellissimo!'
Compro un vestito per l'occasione, scherzo sul fatto che potremmo sedere accanto al presidente della repubblica...
'E vicino a Salvini'.
'Ah no eh, vicino a lui ti siedi tu, io preferisco stare vicino a Mattarella!'
Nonostante i tuoi 'sforzi' purtroppo non riesci ad avere i biglietti...
'Dai non fa niente... è stato bello anche immaginarlo' ti consolo 'passare una mattina insieme tanto speciale... ma va bene così dai...'
Quale ricordo porterò con me?
Barbara)
Il video non è recente, risale al 2 giugno 2017.
Anche se non in tribuna, anche se non con te andai lo stesso a vedere la parata. Una folla oceanica sotto un sole rovente.
Un'emozione indescrivibile al passaggio delle frecce.
Ora come allora buona festa della Repubblica.
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gamesguardians · 7 years
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[FoW] Lore di Lora: Eredità Perduta 1 - Una Storia Fuori Dal Tempo
“Quindi cosa è successo?”
Un ragazzo chiese ad una ragazza.
“Non dovrebbe essere: ‘Quindi ora cosa succederà?’”
Una ragazza chiese ad un ragazzo.
“Davvero?”
“Davvero” 
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Da qualche parte lontano dalle grinfie del tempo, Reflect e Refrain discutevano su cosa avrebbero dovuto chiamare “stanza”, per la mancanza di una parola più adatta. La dimensione tascabile era costituita da diversi cubi interconnessi di spazio tenuto insieme dalla magia là dove lo spazio non sarebbe dovuto esistere. Le dimensioni scintillanti dei cubi si increspavano di tanto in tanto ma mai, nemmeno una volta lasciavano intravedere null’altro che la più assoluta integrità.
Al di sotto dell’insieme dei costrutti magici c’era una piccola stella, non più grande di una mano.
Nonostante il corpo celeste brillasse di una luce pallida e delicata, c’era una disagevole sensazione di imprevedibilità. Lo spazio contorto e la luce piegata intorno alla stella come acqua in un tubo.
“Sarete mai d’accordo su qualcosa voi due?” Onestamente ogni volta che aprite bocca mandate all’aria qualsiasi conversazione. Chi stiamo per mandare?” La voce leggermente irritata di una terza figura, anche lei presente nella stanza si manifestò.
La terza entità non era nient’altro che una scimmia, solo un po’ più alta e un po’ più eretta. Il suo volto portava i segni di uno che aveva visto troppo per aver vissuto una sola vita fin troppo lunga. La sua barba e i suoi capelli rossi gli davano un aspetto un po’ selvaggio a dispetto del suo atteggiamento un po’ burbero.
“La conversazione stava proseguendo perfettamente. Non infastidirci scimmia”
“Non è giusto?”
“E’ corretto”
Gli strani gemelli annuirono all’unisono come se volessero darsi ragione a vicenda.
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“Ovvio, la prima cosa su cui siete d’accordo è insultare un vecchio” L’uomo scimmia si passò una mano tra i capelli mentre lo diceva.  “Ecco il motivo per cui qui non si fa mai nulla” Continuò borbottando.
“Questi due non sono naturali e non fanno nemmeno un buon lavoro nel sembrarlo.”
“Non penso abbiamo bisogno di un’altra disputa” Una quarta voce si aggiunse alla discussione. “Wukong, penso sia meglio che vada tu questa volta, Reflect e Refrain sono andati l’ultima volta e io ho già ottenuto il permesso da Adelbert.” La voce, la cui fonte rimaneva ancora sconosciuta, si rivolse all’uomo scimmia chiamandolo per nome.
“Si, ma c’è una cosa ancor più importante e che troverai molto interessante. C’è una certa tendenza che questo gruppo sta seguendo e al loro riguardo abbiamo bisogno di più informazioni”
“Posso picchiare qualcuno?” Wukong si scrocchiò le dita con un ghigno stampato sulla faccia.
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“Ti devo chiedere di trattenerti in questa particolare missione.”
“Uff non sarà affatto divertente. Come posso rimanere in forma se di tanto in tanto non mi procurassi qualche graffietto insignificante?! Non possiamo lasciare quest’incombenza alla recluta?” Sun Wukon si guardò intorno nella stanza per un momento poggiando le sue mani sui fianchi. “Dove diavolo è la recluta?”
“Purtroppo penso lei stia svolgendo un altro compito al momento. Questa è una situazione molto delicata Wukong, se le cose dovessero volgere al peggio voglio la persona meglio attrezzata di tutti per svignarsela il più in fretta possibile.”
“Ok, ok, ma è davvero così grossa come la stai dipingendo?”
“Stai mettendo in dubbio la mia abilità?” rispose la voce severamente.
“Nah ci stavo solo ragionando sopra…” Wukong replicò con un sorrisetto.
“Ti stai rivolgendo in questa maniera a Xuangzang?” Faresti meglio ad ascoltare quando gli altri parlano”
“Stai scherzando?! Gli ho detto molto di peggio. Sgridarmi è diventato un suo hobby. Ho comunque sentito almeno la metà delle cose che hai detto. Puoi vedere il futuro del resto. Penso che ti dovrei dare retta.”
“La mia magia scrive nel mio libro “Mille e Una Notte”, passati e futuri possibili. Se riguardino o meno le nostre linee temporali non posso dirlo con certezza ma si possono sempre scorgere dei segnali.
“E? Cosa succederà nel nostro futuro di così preoccupante?”
“E’ tutto qui, continua semplicemente per un po’ e poi si interrompe improvvisamente.”
“Non la rendi mai facile eh?! Ok, va bene. Quindi vuoi che io controlli quei tizi?”
“Si te ne prego.”
“Ricevuto. Immagino sarebbe meglio se quegli idioti che stanno incasinando il futuro, non mi vedessero. Vieni Nuvola Volante!”
Nonostante non si vedessero entrate o uscite, una piccola nuova dorata emerse dalla piccola stella che brillava al centro della dimensione tascabile. La nuova sfrecciò attraverso le pareti scintillanti del costrutto magico. Wukong, saltò sulla nuvola, rimanendo in equilibrio su di essa esattamente come se stesse sulla terraferma.
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“Sarebbe meglio. Questa cosa non sarà tanto semplice, Wukong. Non abbiamo mai avuto irregolarità di questo tipo prima.” Non appena Wukong volò via, scomparendo nella minuscola stella dalla quale era comparsa la nuvola, Scheherazade fece la sua comparsa, incrociando il suo sguardo.
“Ok voi due, torniamo al nostro discorso” Scheherazade rivolse nuovamente la sua attenzione ai gemelli.
“Si, si hai ragione l’abbiamo tirata fin troppo per le lunghe”
“No, no non abbiamo perso tempo per nulla”
“Davvero?”
“Davvero”
Scheherazade, scosse la testa e aprì le “Mille e Una Notte” e cominciò a leggere da un passaggio scritto di recente.
“Grazie alla luna illusoria, Lunya fu in grado di risvegliarsi e di tornare al suo vero io, Nyarlathotep. Con la sua nuova forza, fu in grado di sconfiggere Mercurius, la strega dei Sette Astri di Altea. Millium e gli altri furono in grado di salvare sua zia Lumia, che era la chiave per purificare la Terra, che era stata trasformata in un diabolico oggetto di potere oscuro. Allo stesso tempo, Kaguya e Fiethsing incontrarono il misterioso vampiro, Mikage Seijuro e alcuni membri della sua famiglia. I due gruppi testarono reciprocamente la loro forza l’uno contro l’altro fino a che la flotta delle grandi volanti che costituivano la nazione di Altea apparve da uno squarcio dimensionale.” Scheherazade si fermò per un momento come se stesse pensando a qualcosa. Qualunque cosa fosse, ritenne fosse meglio non dirla e ricominciò a leggere dopo aver girato pagina.
“Fiethsing e Kaguya avvertirono immediatamente una potente entità avvicinarsi insieme ad Altea, e Fiethsing decise che erano necessari ancora una volta la saggezza e la forza di tutti i Sei Saggi. Però molti dei Saggi erano stati sigillati all’interno di Pietre Magiche durante la Grande Guerra delle Pietre Magiche. Quindi Kaguya e Fiethsing decisero di separarsi, ognuna di loro alla ricerca dei saggi. Kaguya trovoò Grusbalesta, sigillato nella sua pietra senza alcun problema, invece gli sforzi di Fiethsing di trovare Moojdart resero chiaro solamente il fatto che qualcun altro l’aveva trovata prima di lei. Qualcuno intelligente e abbastanza bravo con la magia da avvertire dove si trovasse quella potentissima pietra.
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“Davvero esiste qualcuno così?!” Reflect sussurrò a sua sorella.
“Come può non esistere?” rispose Refrain.
“Davvero?”
“Davvero”
Scheherazade ricominciò a leggere dopo questa piccola interruzione da parte dei gemelli.
“Salvata Lumia, il gruppo di Millium tornò velocemente al Palazzo di Luce. Incontrarono però un altro ostacolo. Il secondo dei Sette Astri e fedele discepolo di Mercurius: Mars. Esperto di magie esplosive a lungo raggio, questo spaventoso utilizzatore delle arti del Mana di Fuoco provò ad annientare la compagnia dalla distanza, usando la sua magia esplosiva per tenerli separati e lontani da lui. Con la scomparsa della luna illusoria, Nyarlathotep era tornata ad essere Lunya e quindi in una forma più debole ed incapace di essere di alcun aiuto. Millium stava già difendendo sua zia mentre ancora si stava riprendendo dalla sua magica prigione e Charlotte si stava occupando di Lunya. Zero maestra della spada, si trovava in grosso svantaggio contro un avversario del genere.
Ad ogni modo, un aiuto arrivò sotto forma di un misterioso cavaliere d’argento. Questo eroe, noto come Glorius, aiutò il saggio e insieme ribaltarono l’andamento dello scontro contro il piromante. Ad ogni modo, fu Millium a sconfiggere il mago. La pietra magica che gli aveva dato Lunya, si attivò improvvisamente di nuovo, dissolvendo senza sforzo la magia di Mars. Nonostante il gruppo non fosse ancora sicuro di cosa fosse successo esattamente, trassero vantaggio dalla situazione e sconfissero il… nemico.” Scheherazade si ferò per un momento sulla parola “nemico”, come se cercasse di pensare ad una parola più appropriata.
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“Una volta sconfitto, il gruppo di Millium proseguì alla volta del Palazzo di Luce”
“Giusto e sono così tornati sani e salvi” interruppe nuovamente Reflect.
“No, il loro viaggio era solo all’inizio” Lo contraddisse ancora la sorella.
“Davvero?”
“Davvero”
“Va bene, penso sia abbastanza per oggi.” Scheherazade chiuse il grosso libro.
“Awwww” I gemelli scandirono all’unisono.
Non se ne erano ancora accorti, ma Scheherazade era giunta alla fine degli scritti sulla linea temporale. Null’altro era stato scritto sul libro da un po’ e persino la battaglia contro Mars era stata insolitamente difficile da decifrare… Torbido o forse… Nebuloso? Era una sensazione davvero nuova per lei. Scavare tra le parole la facevano sentire come una persona sveglia da troppo tempo senza dormire.
“Questa linea temporale sta diventando sempre più instabile, gli ultimi mille anni in particolare.” Scheherazade sospirò tra sé e sé mentre fissava le pagine bianche che in circostanze normali sarebbero state scritte. C’era qualcuno dietro tutto questo. Di questo era certa. Ma chi? Nessuno, nemmeno lei o i suoi simili sarebbero stati in grado di generare una simile interferenza.
Di una cosa però era certa, qualunque cosa stesse per accadere, sarebbe stata incredibile.
Terribile o incredibile non era in grado di prevederlo. Ma incredibile? Di sicuro, senza alcun dubbio.
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io-pentesilea · 2 years
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('Ciao donna, sto andando da mia madre. Se ci sei passo per un caffè'.
In un universo parallelo tu ed io ce l'abbiamo fatta.
Barbara)
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io-pentesilea · 2 years
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(Perché 'io e te' non era come nelle favole ma...
'Dentro un bar a bere e ridere
...
Seduti sul divano
Parlar del più e del meno'.
Barbara)
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io-pentesilea · 2 years
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(Con tutto quello che sta succedendo nel mondo, e di cui vorrei tanto parlare con te, immagino lunghe conversazioni fittizie. Sulla politica, le elezioni del prossimo anno, la paura della guerra...
E siccome so quanto diverse siano le nostre opinioni, 'finiamo' spesso per discutere animatamente...
Lo so che è assurdo... ma ho bisogno di sentirti ancora con me...
Barbara)
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io-pentesilea · 2 years
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(Devo portare un ricordo di te dentro di me.
Ma non so quale...
Forse perché i ricordi belli sono tanti, forse perché sei stato la mia relazione più lunga, e non so quale scegliere.
Il giorno del mio compleanno, il primo anno insieme.
Quando ti presentasti col punto luce...
Entri sorridente 'Auguri' e mi porgi il pacchetto.
'Ma questa non è la Nespresso!'
'Ma ti pare che per il tuo compleanno ti regalo la Nespresso???' ridi.
'Beh non facevi che ripeterlo da mesi...'
Emozionata scarto il pacchetto. Un punto luce. Non so se brilla di più la pietra o sono i miei occhi a splendere.
O i tuoi... mentre me lo metti al collo.
Quel giorno in tribunale, quando dovevi consegnare la relazione di fine anno al giudice tutelare.
'Sto qui dall'alba'. Mi mandi una foto di via Lepanto. È ancora buio, la strada deserta, in una fredda mattina di dicembre.
'Ma perché??? Potevi andare più tardi... io arrivo verso le dieci, quando devo andare in cancelleria...'
'No, meglio venire presto e prendere il numero'.
'Vabbè, passo a farti compagnia...'
Quando mi vedi arrivare, seduto un po' sconsolato su quella sedia, il tuo viso si illumina, la bocca si apre in un sorriso... come se non credessi ai tuoi occhi, come se pensassi che non sarei venuta davvero...
Quel sabato di settembre, quando sia tua moglie che tuo figlio sarebbero stati fuori per il fine settimana.
Arrivi da me la mattina verso le dieci. Facciamo l'amore, poi il caffè - è ancora quello della moka 'Devo regalarti la Nespresso!' - poi di nuovo l'amore, il pranzo, e rifacciamo l'amore... giochiamo, sperimentiamo... e poi, distesi sul letto, parliamo, ci raccontiamo, cose private e intime... ti apri con me come forse con nessuna prima... ascoltiamo vecchie canzoni. E poi la doccia... prima di andare. Io che ti riprendo col cellulare e ti parlo. La mia voce è incredibilmente dolce, innamorata. Dio, quante volte avrei voluto dirtelo quel 'Ti amo' e non l'ho fatto, per la tua dichiarata anaffettività, per paura di spaventarti...
Il nostro pranzo da 20&20.
Hai appena tenuto una lezione a via di Priscilla. Sei bellissimo nel tuo gessato grigio...
Al ristorante mi chiedi di andare in bagno e passarti le mutandine sul tavolo.
È tutto così eccitante e nuovo.
Quando mi riaccompagni alla macchina, con una mano tieni il volante e l'altra fruga sotto la gonna. In pieno giorno nel traffico di viale Libia. Prima di lasciarmi ci baciamo a lungo, ancora eccitati... felici.
E mentre torno in ufficio arriva il tuo messaggio 'Barbara... amami'.
'Sai benissimo che lo sto facendo, e che voglia ho di dirtelo ogni volta... e mi trattengo...'
'La prossima volta non ti trattenere'.
Ma nonostante tu mi avessi 'dato il permesso' di farlo, il timore era tale che ora mi rendo conto di non avertelo detto abbastanza... ma tu lo sapevi comunque, che ti amavo, quanto ti amavo.
Dio quanti ricordi!
Quale portare con me? Nel profondo della mia anima?
Quale?
Barbara)
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io-pentesilea · 2 years
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(Quale ricordo di te porterò dentro di me?
Il tuo viaggio di lavoro.
Arrivi a Roma che è già sera. Dovresti aspettare il treno, i colleghi ti hanno lasciato in ufficio.
Mi chiami 'Barbara, potresti venire a prendermi e accompagnarmi a casa?'
Lascio il piatto sul tavolo, mi vesto e più in fretta possibile ti raggiungo.
Sali in macchina, sei stanco...
Appoggi la testa al sedile, chiudi gli occhi...
'Aspetta, non posso spegnere il quadro del navigatore ma metto la pagina del menu principale, così fa meno luce e puoi riposare'.
Ti lascio a pochi passi da casa, prendi il trolley e 'Barbara... grazie'.
'Ma grazie di che? Riposati, sei a pezzi'.
'Sì sono stanchissimo...'
Quella brutta influenza.
È l'antivigilia di Natale.
Mi mandi un messaggio, stai male, mal di gola, febbre alta...
'Sto tornando a casa... potrei passare a portarti la Nespresso, te la lascio sul tavolo...'
'Ma che dici? Vai a casa! Me lo darai più in là, il regalo.
La mattina successiva ti scrivo.
Rispondi con un vocale... stai prendendo un'aranciata.
'Madonna è aspra, fa male... come se fossero spilli...'
Poi 'Sto malissimo. È così quando si muore?'
Scherziamo sulla 'luce in fondo al tunnel'. Io che ti dico 'Scansate, è uno contromano!'
Mi dici 'Co sta voce sembro Barry White'.
'Veramente sembri più Alberto Sordi'.
'Chi sei cara?' fingi di delirare.
La settimana successiva finalmente guarito mi porti la Nespresso.
Facciamo l'amore.
'Ecco, vieni da me solo per scopare' scherzo.
Ma tu improvvisamente serio mi allontani, mi guardi quasi seccato 'Perché dici questo adesso?'
'Era solo uno scherzo...' ti rispondo mortificata.
Seduta sulle tue ginocchia ti chiedo 'Ma che cos'è... questo, cosa siamo?'
'Non lo so' mi sorridi ora 'però mi piace'. La tua voce è così dolce... i tuoi occhi brillano...
Quale ricordo porterò con me?
Barbara)
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