Tumgik
#un giorno imparerò dai miei errori ma non è questo il Giorno
i-am-a-polpetta · 2 years
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sono perfettamente consapevole del fatto che mi sto cacciando nei guai e ovviamente io continuo lo stesso.
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aurelia4you · 3 years
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Ese Ejja come intermittenza...
Sono appena rientrata da un lungo viaggio, durato all'incirca un anno e mezzo, sono partita da San Pietroburgo per poi passare attraverso l'Afghanistan, Sud Africa con i Massai e concludere in Sud America un viaggio lunghissimo tra gli Ese Ejja. La mia ricerca riguarda le culture minori quelle in via di estinzione, tra un paio di anni diventerò pure io un esemplare quasi estinto, mi metteranno poi all'interno di una teca con un etichetta, catalogata come animale feroce senza cuore, esemplare rarissimo ed unico. All'idea di questo mi metto a ridere, sono veramente stanca, dico al tassista di portarmi a casa, il vecchio è sordo e non sente l'indirizzo devo proprio urlare: Avenida Suarez il civico è il 24, dopo tanto tempo rientro a Cuba, negli ultimi anni è diventata la mia casa, un piccolo appartamento datomi dal Governo Americano, una borsa di studio assegnatemi dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma  "La Sapienza", un lavoro che viene portato avanti da oltre quindici anni, ricerche portate avanti da me ed altri colleghi organizzate dalla Cattedra di Religioni dei Popoli Primitivi dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Il vecchio tassista mi dice che siamo quasi arrivati, oggi purtroppo c'è una parata quindi le strade sono intasate, il traffico è insostenibile, mi chiede da dove vengo, io gli rispondo sono una ricercatrice e negli ultimi anni vivo tra Cuba e il resto del mondo, di origini Italiane e Panamensi, il vecchio mi dice sono stato soltanto una volta in Italia a Roma, lei di dove è di preciso, io gli rispondo di Milano, a quel punto mi presento mi chiamo Aurelia Visconti Palazuelo, gli stringo la mano con decisione, il vecchio mi sorride e mi dice piacere Pablo Suarez Llanos, mi allunga un bigliettino da visita e mi dice quando ha bisogno di un tassista mi chiami a qualsiasi ora del giorno e della notte, lo ringrazio e prendo il biglietto da visita. Pablo mi dice siamo arrivati, si fa un paio di conti, considerata la parata le faccio un po di sconto Aurelia, a quel punto tiro fuori il portafoglio mi chiede 30 pesos, lo guardo e lo ringrazio. Scendo dal taxi e tiro fuori la valigia, mi avvicino al finestrino e ringrazio di nuovo, Pablo sicuramente avrò bisogno di lei tra un paio di giorni, Pablo mi sorride e mi augura un buon rientro. Sono felice di essere di nuovo a casa, avevo chiesto a Maria la donna de la limpieza di pulire l'appartamento almeno una volta al mese e di arieggiare gli spazi, l'appartamento perfettamente in ordine, lascio la valigia all'ingresso, e vado in cucina, apro lo sportello del frigo e trovo la spesa pronta, Maria è fantastica ha preparato il mio piatto preferito, lasagne alla bolognese, un intera pirofila solo per me, trovo anche la mia bottiglia di vino bianco ghiacciata e la macedonia, frutti di bosco, mango e papaya. Alzo gli occhi al cielo e ringrazio Dio per la Maria, sono almeno due anni che la conosco, una donna minuta, lavoratrice, da come è arrivata la prima cosa che mi ha chiesto è stata, senorita Aurelia: cosa le gusta mangiare? a quelle parole sono scoppiata a ridere, indimenticabile il suo spagnolo-italiano, le ho semplicemente risposto, lasagne alla bolognese, Maria mi ha sorriso mi ha baciata in fronte e mi ha detto, imparerò per lei a cucinare le lasagne alla bolognese senorita Aurelia. Apro la bottiglia di vino bianco e mi verso uno dei primi bicchieri, ho l'abitudine di bere almeno una bottiglia intera, meno male che Maria ne ha messe in fresco due di bottiglie, continuo a bere e mi rilasso, penso al viaggio e a quello che dovrò scrivere, almeno un anno per concludere il lavoro, questa è soltanto una parte della ricerca che va avanti da oltre quindici anni, siamo almeno in sei ricercatori a portare avanti questo lavoro, ognuno di noi è dislocato in diverse parti del mondo siamo tutti in contatto, siamo sempre aggiornati sul lavoro che fa l'altro fra due mesi esattamente abbiamo un primo incontro, si terrà proprio qui a Cuba nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Ho intenzione di prendermi almeno un paio di giorni di relax e fissare bene in testa la mia tabellina di marcia, devo prima di tutto andare dal mio rivenditore di mariguana e rifornirmi qui a Cuba, durante il mio lavoro è l'unica cosa che mi tiene sveglia, concentrata, si parla di un lavoro estenuante dove non ci possono essere errori, l'odore di mandorle bruciate stimola il mio pensiero. Vado direttamente in cucina e comincio a preparare il tavolo sono sicura che le lasagne alla bolognese di Maria sono semplicemente eccezionali, sul tavolo ci metto un piatto e una forchetta, le lasagne le tiro fuori dal frigo e finiscono nel microonde, apro lo sportello in alto sopra i fornelli e ci trovo dei tovaglioli. Le lasagne sono pronte, le tiro fuori dal microonde e le metto sul piatto, mi siedo finalmente al tavolo e comincio a mangiarle, il sapore mi ricorda ancora quando da bambina mia madre me le cucinava, mi dava soltanto una forchetta e mi diceva di mangiare, la mia faccia le diceva tutto, il mio piatto preferito. La prima bottiglia di vino l'ho finita, vado per la seconda, ho quasi finito le lasagne, sono contenta di conoscere Maria è sempre pronta per un qualsiasi intervento, mi dice sempre: senorita Aurelia io sono cocinera, ma anche idraulico, falegname e soprattutto elettricista. L'ultima volta che è saltata la luce, qui a Cuba succede spesso durante il periodo estivo i temporali sono fortissimi, ho chiamato immediatamente Maria, è arrivata dopo una mezz'ora, in mano aveva delle pinze e del nastro adesivo nero. Senza ombrello, è terrorizzata dagli ombrelli secondo lei attirano i fulmini, corre sempre sotto la pioggia, dice sempre che Dio è con lei, arrivata a casa completamente fradicia, mi dice: senorita Aurelia ho già capito qual è il problema, nello scantinato deve essere saltato qualche fusibile, Maria con calma si toglie i vestiti fradici e le scarpe, con calma scende giù nello scantinato e controlla il panello della luce ed infatti aveva ragione era saltato un fusibile, con calma con le pinze lo toglie e poi con il nastro adesivo sistema i fili rimanenti un lavoro da maestro, sono rimasta sconvolta dall'abilita delle sue mani. Nel giro di breve ritorna la luce, Maria mi dice che succederà spesso, purtroppo i temporali sono frequenti e l'impianto elettrico a Cuba è carente, i fili sono vecchi del Primo dopo Guerra, bisogna sapersi accontentare ed arrangiare. Maria è cosi, lavora tanto per la sua età, mi dice che qui a Cuba bisogna saper fare un po di tutto, per vivere non basta credere in Dio, bisogna sempre darsi da fare. Ritorno di nuovo con il mio pensiero al lavoro che dovrò fare, rimettere in ordine tutto il materiale di ricerca, frutto di un anno e mezzo di lavoro, ci vorranno almeno un paio di mesi di duro lavoro per poi concludere il tutto, mentre faccio questo mi preparo la canna, ho bisogno di rilassarmi seriamente, il fumo mi va direttamente in testa e riesce a non farmi pensare, mi annebbia il cervello è quello che mi ci vuole almeno per un paio di giorni, non pensare a niente. Il ricordo è intenso e cosi è il dolore della sua perdita, questa ricerca va dedicata proprio a lui che non c'è piu e non vedo più, quel lui che sapeva come trattarmi, come amarmi, ti metterò come sigillo sul mio braccio, come sigillo sul mio cuore e per sempre rimarrai nel mio pensiero, nessun altro prenderà mai il tuo posto, una mattina di aprile con un mazzo di margherite sei arrivato nella mia vita, una margherita Aurelia per te, l'amore per una volta con te, sei rimasto cosi per sei anni della mia vita, le cellule schizzano alla velocità della luce, non te ne rendi conto ma non le puoi fermare, una malattia genetica, il sangue, non ci sono piu i globuli rossi, una costanza martellante nel lavoro, una ricerca per l'altro quell'altro che in nome di Dio ha bisogno di te, in te non esiste l'egoismo un anima bella, quante volte mi sono sentita dire questo, un anima bella, trasparente, di te ho sempre amato la ferocia nell'uccidere, senza rimorsi, la pace interiore, uccidere è cosi, il pensiero mi basta, una parola di troppo, una parola inappropriata, è il Sud America, una mattina come altre la pistola nei pantaloni, una t-shirt bianca, una mattina come tante altre lui Weimar Peralta è a casa seduto, con lui i figli e la moglie, ti saluta con un gran sorriso, amico mio, uno sparo di pistola di fronte a tutti, muore all'istante, il Sud America è cosi, ci basta il pensiero e si attacca, nessun rimorso, Dio Cristo ci perdonerà, non riusciamo proprio a tollerare, sorrido tra me e me, ritorno di nuovo al mio lavoro, alla mia ricerca, alle tue cellule che schizzano alla velocità della luce, per sempre ti metterò come sigillo nel mio cuore, una pistola sempre carica, Gesù morirà cosi, senza pensieri e senza rimorso. Ancora una bottiglia di vino bianco, questa volta la terza bottiglia la metto io nel frigo, cerco del ghiaccio per raffreddare, il caldo in questo periodo dell'anno a Cuba è quasi insostenibile, le zanzare danno tregua poche ore al giorno, oramai mi sono abituata, in Afghanistan per le zanzare usano i fiori di papavero essiccati al sole, l'odore è intenso stordisce pure me, lo uso soltanto quando non riesco a dormire, in quelle sere di estate quando il caldo ci fa trasudare la pelle. I miei pensieri corrono in questo momento a San Pietroburgo, all'incontro eccezionale che io e la collega abbiamo fatto, una ricercatrice ventenne proveniente dalla Sapienza di Roma appena ritornata dall'Amazzonia Brasiliana, dopo un anno di lavoro sugli Ese Ejja dell'amazonia al confine tra il Brasile e la Bolivia, un lavoro pazzesco considerata l'età, un lavoro costante senza tregua siamo proprio al limite una corsa contro il tempo, siamo rimaste soddisfatte, è riuscita a recuperare l'alfabeto, un passaggio unico dai vecchi ai giovani, ogni suono è stato recuperato e trascritto, una lingua che non andrà mai persa, i vecchi portano i jeans, o meglio detto i vaqueros, la lingua conosciuta dai vecchi è soltanto la loro, il castellano è sconosciuto, i conquistadores hanno fallito siamo rimasti integri nell'animo, ci sono soltanto i giovani a fare da tramite, a tradurre a capire. Un lavoro durato un anno, i fondi che sono stati stanziati non potevano andare oltre l'anno, si è lavorato di giorno e di notte, sette giorni su sette, i nostri amici hanno condiviso con noi la loro conoscenza, il loro cibo e la loro pazienza. La studentessa o meglio la ricercatrice ci dice che il lavoro svolto ci sarà utile, per proseguire, un analisi linguistica attenta, le usanze e credenze, una struttura perfetta, dal cibo alla musica alla religione. La ventenne è riuscita a raggiungere il suo scopo e a ricostruire la struttura che sta alla base degli Ese Ejja, data dal suono, una lingua per lo più orale, la trascrizione è stata difficoltosa, gli studenti della Sapienza di Roma hanno lavorato giorno e notte, abbiamo collaborato tutti quanti per raggiungere il nostro scopo, sentire l'altro la percezione attraverso un altro suono, ci siamo riusciti. Da San Pietroburgo il mio lavoro si sposta in Afghanistan la terra dei papaveri, l'oppio, l'eroina, un potentissimo narcotico, antidolorifico, il papavero è senza odore, il colore rosso dei fiori, cancella ogni dolore, è sufficiente una dose per sentirsi meglio, il dolore scompare del tutto, una tossicità interna senza misure ne tempo, qui in Afghanistan è possibile trovare un corpo giovane appena ventenne senza vita rivolto in una pozza  di sangue dopo un overdose di eroina, in una calle stretta, si sente ancora Amedeo Modigliani oppure River Phoenix, la droga è proprio Dio, lo si sente pulsare, lo si sente tremare, la prima dose è sempre quella incerta quelle successive diventano un abitudine una certezza. La mia ricerca in Afghanistan è durata all'incirca sette mesi, sono rimasta alloggiata in un piccolo appartamento datomi dall'università, una stanza con il bagno privato, una piccola cucina e il salotto, come sono entrata ho immediatamente trovato il lavoro del collega precedente, una biblioteca ben fornita, non mancava nulla, le planimetrie ben disposte sul tavolo ampio centrale nel salotto, mi sono avvicinata al tavolo ed ho visto le planimetrie dettagliate non mancava nulla, i percorsi d'acqua perfettamente delimitati, le parti in verde indicavano territorio fertile mentre quelle in marrone terreno arido, planimetrie disegnate a mano, il lavoro dell'architetto eccezionale, anni di disegno a mano hanno dato il loro risultato, ogni qualvolta penso a tutto quello che abbiamo fatto, alle nostre spalle quindici anni di lavoro, ognuno di noi ha dedicato la propria vita alla ricerca, a quella parte di noi inquieta, sentiamo l'altro, gli dedichiamo tutto, sacrifichiamo noi stessi, il lavoro costante e assiduo, quell'altro da sè, sulla nostra testa regna il rispetto e la conoscenza ci basta questo, sapere e conoscere per non dimenticare mai, ho risistemato poi tutte le planimetrie e le ho disposte all'interno di un armadio. Il tavolo è rimasto vuoto, per occupare il mio di lavoro, appunti, schemi, tanti libri, matite ovunque, una macchina da scrivere e il portatile, la macchina da scrivere mi è stata regalata ed ho imparato ad usarla in assenza di corrente elettrica, per quattro mesi siamo rimasti senza luce a San Pietroburgo, completamente dislocati dal centro abitativo, un appartamento per cinque massimo sei persone, ci siamo riscaldati con il fuoco a legna e una volta alla settimana la corrente elettrica veniva concessa, momento per trasmettere il nostro lavoro, ci si recava in centro previo appuntamento, mi è capitato di trovare ricercatori, studenti, gente locale del luogo pronti a mandare i loro messaggi, informazioni, arrivati dai dintorni, sono sempre stata pronta e rapida, schematica nelle mie consegne, dopo la consegna mi sono sempre recata al bar di fronte, caffe bollente, pane salame e per chiudere il tutto yogurt con il miele, una delle migliori colazioni, sempre soddisfatta del mio lavoro me lo potevo concedere. In Afghanistan, un vecchio ristorante preparava un ottimo piatto alle verdure miste accompagnato da una salsa allo yogurt leggermente acida ma che si accompagnava molto bene con le verdure, spesso mi sono recata per mangiare, riuscivo a permettermelo con lo stipendio che mi passava il governo, durante una serata di musica mi si propone il narguilè, inizialmente sono state usate delle spezie varie in un secondo momento siamo passati all'eroina purissima mista con delle spezie varie, la percentuale di eroina era molto bassa, quel tanto per sentirla, si sentiva di piu il profumo di mandorle bruciate, quel tanto di fumo che serviva per rilassarmi e dimenticare quel tanto di dolore, il ricordo di te, del tuo amore, quelle cellule che corrono e non puoi fermare, la totale abnegazione, mentre fumo ricordo, le immagini si sovrappongono, siamo sempre io e te, i nostri volti uno contro l'altro cosi vicini, continuo a fumare e penso soltanto a questo, nel bene e nel male finche morte non ci separi, tra me e te pero c'è ancora un filo conduttore, ti sento ancora tra gli odori, l'alba la luce solare, nella malinconia dei miei pensieri, mi sfugge sempre qualcosa, devo riuscire a prenderti, prima o poi. La mia ricerca qui è stata lunga, ho lavorato tutti i giorni anche la domenica la sveglia sempre alle sei del mattino per chiudere il tutto alle dieci di sera completamente esausta, a volte mi sono resa conto che il tempo non mi bastava, il materiale informativo tanto, soltanto io a seguire questo percorso scientifico, la catalogazione e la trasmissione delle informazioni, anche qui come a San Pietroburgo avevamo accesso alla posta una volta alla settimana, sceglievo sempre il sabato sera quando non c'era mai nessuno, al massimo qualche innamorato che doveva inviare chi sa quale messaggio d'amore, il tempo a disposizione era di un ora non di più, qualche volta mi si concedeva qualche minuto in più, cosi sono andata avanti per sette mesi, senza mai conoscere nessuno, lavoro e basta, mi sono sempre detta questa è la mia vita e va gestita in questo modo. Il mio lavoro in Afghanistan ha sempre proseguito in modo regolare senza interruzioni, una costanza che mi ha sempre premiata, i messaggi trasmessi corretti e senza errori nonostante la stanchezza, il vecchio del ristorante si era affezionato a me e durante uno dei miei pasti abituali al suo ristorante mi dice ti lascio questo e me lo appoggia sul banco, come apro il pacchetto ci trovo dentro dell'eroina purissima, aggiunge soltanto basta poco quel tanto per dimenticare, il resto sono spezie che trovo da un qualsiasi droghiere, lo ringrazio e sorrido. Ho ancora il pacchetto, la fumo di rado, in ogni caso ho il mio fornitore speciale, quando sono in mancanza me la manda per posta, avvolta accuratamente assieme alle verdure scelte personalmente per me, il vecchio sa che mi serve, riesce a forare le patate e a infilarci dentro la pasta. Ho la mia fornitura ufficiale, calma ogni dolore, soprattutto quelli muscolari, quando sotto stress i crampi alle gambe di notte non mi fanno dormire è a quel punto che decido di fumare e rilassarmi capita di rado, ricordo ancora la vecchia in Afghanistan, mi ha guardata in faccia ed in lacrime mi ha detto che i dolori con il tempo aumenteranno devo farmi curare, le ho spiegato che ho imparato ad accettare, le mie notti sono insonni, lunghi viaggi attraverso il tempo sono riuscita a trovare i Tuareg, l'ampio deserto senza vento, nel silenzio della luna li ho avuti piangendo, la vecchia a quel punto mi sorride e mi dice: gringa mala, se ne va, mi bacia in fronte augurandomi buona fortuna. La mariguana non basta, l'eroina è pronta, per questa sera credo che possa bastare, rilassata per poi andare a dormire, mentre tiro fuori filtro e cartine, il vento comincia a passare in casa si sente l'aria fresca sfiorarmi la pelle, mi accarezza i capelli, ne posso sentire l'odore, le mandorle bruciate, i ricordi cominciano a riaffiorare è cosi difficile dimenticare, la luce del sole mi ricorda te, l'eroina comincia a fare effetto, il dolore comincia a cessare, i muscoli non fanno ancora male, l'anestetico è sempre forte, il tuo ricordo indelebile nella mia memoria mi fa male, ti vorrei come sempre qui, stringerti la mano, averti tra le mie braccia e dirti sempre ti amo, che la mia vita senza di te è a senso unico, non sento e non vedo piu, il mio cuore si è fermato, il mio sangue non scorre più, il lavoro ha preso il posto di tutto e sono qui a scrivere di te in ogni riga ci sei tu, posso ancora sognare, un giorno io e te di nuovo insieme, nei miei pensieri mi sai sempre consigliare con chi stare e di chi diffidare, sento ancora la tua presenza, devo soltanto lavorare, per me ci sei soltanto tu, nessun altro, ancora una volta riesco a piegarmi, can you feel the race? ancora una volta il silenzio prende piede, ho lasciato ancora una volta che il sesso faccia la sua parte, mi consuma e basta, sono stanca di ascoltarti, semplicemente diffida di tutto cio in cui non credi, lascia fare al tempo, mentre penso a questo, riordino le mie idee.   Rimarranno per sempre impresse nella mia memoria quelle parole di rispetto assoluto, il nostro lavoro riguarda le etnie minori in via di estinzione, non sono ancora riuscita a trovare il corto circuito, what happenned my friend?un amicizia lunga ed eterna, un amicizia in una prigione, qualcuno a cui affidare la propria vita per sempre, una stretta di mano ed un lungo abbraccio, ed è quello che io sono per te, una furia omicida, un amore lungo quanto l'eternità, il tradimento non è contemplato, un legame eterno, credo che sia genetica, dove gli occhi si chiudono in un dolce canto, per l'eternita sarai Dios, non ci sarà piu A Zacinto, l'endecasillabo, tu non altro che il canto avrai dal figlio o materna mia terra, a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura, ma siamo in Sud America, sono sempre io alla tua ricerca, ti sento e ti amo, mi piego sempre, voglio soltanto che mi accetti, sei tu a spulciarmi, c'è un qualcosa che non capisco, potrei usare la linguistica per spiegare il concetto, spesso e volentieri non c'è una corrispondenza di termini, è il caso del termine rifle, fucile, in Sud America nella sua realtà non lo si poteva tradurre, quindi è stato adottato quello spagnolo, come dire non esiste, non è contemplato, cosi nella mia testa l'altro come da eliminare non è contemplato, A Zacinto diventa doloroso, ma resti sempre tu per l'eternità e scelgo te, nella mia memoria sarai sempre tu, un ricordo che serve a me, per vivere. Le etnie in via di estinzione sono diverse, quello che vogliamo recuperare è la lingua la percezione che hanno della realtà attraverso l'utilizzo della lingua che per lo più è orale, cosi vale per quasi tutte le culture, i Massai in Africa e gli Ese Ejja in Sud America al confine tra la Bolivia ed il Brasile. Per quanto riguarda la lingua vi è una generale convergenza fra gli studiosi nel attribuire la lingua Ese Ejja alla famiglia linguistica Tacana, che comprende oltre all'Ese Ejja, il Tacana propriamente detto, l'Araona  e il Cavineno, parlati da tribù che vivono in zone limitrofe al fiume Beni. I Masai d'altronde è una lingua che si è già ben sviluppata, di loro possediamo l'alfabeto e la scrittura, sono state fatte delle analisi approfondite tra le tribu Masai ed i loro canti. Devo soprattutto concentrarmi sugli Ese Ejja, e la struttura della frase, il lavoro che è stato fatto prima di me era quello di trascrivere il tutto sulla carta a livello di suoni, lavoro portato avanti dagli studenti della Sapienza di Roma. Sono stanca, continuo a fumare l'eroina, ho i muscoli completamente rilassati, fra due mesi ci sarà l'incontro, a quel pensiero comincio a chiudere gli occhi, nella mia memoria compari di nuovo te, questa volta è più intenso l'effetto dell'eroina, si sente, un unica parola, un unico senso, non dimenticare mai, rispetta l'altro, sappi ascoltare, impara a riconoscere l'inganno, impara a legarti sentimentalmente, non sfuggire, prima o poi ti prenderà e ti ucciderà, non ti dirà più del suo amore, perchè il suo amore non avrà più senso, devi stare attenta il tempo consuma tutto e le ferite rimarginano, non esisterai più nel suo pensiero, è a quel punto che lui sceglierà, è una scelta determinata, pratica, perchè lui vuole vivere, la sua volontà è più forte della tua, sei tu che sei rimasta indietro, arranchi da sempre, sei rimasta sola, io non ci sono più, ricordati soltanto di una cosa ti ucciderà prima o poi, è costante, determinato, vivere per lui significa respirare, amare e costruire, per te vivere è soltanto una sofferenza, l'intermittenza del tuo cuore, un posto vale un altro, una persona vale un altra, sei l'innaturale, di te non rimarrà niente, neppure il ricordo, sei l'eroina al mattino, sei sempre fatta, non puoi vivere senza, le parole sono martellanti, quella mattina di primavera il mio cellulare squilla, la tua grave malattia, quelle cellule che non sono riuscita a fermare, l'annuncio della tua morte quando ancora in viaggio, ancora a piedi, attraverso la Francia, soggiorno brevemente a Parigi e Strasburgo, e alla fine arrivo a Stoccarda profondamente dimagrita e vestita come una mendicante, il mio turbamento psichico, la mia solitudine, potrei cosi per sempre mendicare, ti trovo sul letto disteso, ti bacio per l'ultima volta, nessuna promessa, rimango cosi con te per una notte intera, l'odore della tua pelle, impazzirai tu per me, Holderlin sei proprio tu.
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