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Startup 'in rosa' guadagnano terreno, chiave di volta la preparazione in materie Stem
(Adnkronos) - I dati continuano a rivelare che le startup fondate da donne faticano a raccogliere fondi di venture capital in Europa e negli Stati Uniti. Ma ci sono anche segnali incoraggianti: PitchBook, fornitore di dati su venture capital, private equity e fusioni e acquisizioni, evidenzia che le startup 'in rosa' stanno guadagnando terreno in termini di volume di operazioni. Tanti gli attori in campo per trasformare questo gap in opportunità e tutti concordi che, per riuscirci, bisogna iniziare a lavorare sui più giovani partendo dalle scuole secondarie per sostenere la fiducia delle giovani studentesse nelle proprie capacità imprenditoriali e soprattutto in materie Stem. Startup "rosa" Tanti gli esempi illuminati in Italia: dalla prima edizione dello Stem Women Congress portato in Italia nel 2024 da Women at Business ai numerosi eventi di Codemotion che rende, a partire dalla sua fondatrice, la sua community di developer sempre più rosa. “Lo Stem Women Congress ha dimostrato come ogni azienda abbia oggi bisogno di talenti femminili nelle materie stem”, commentano Laura Basili e Ilaria Cecchini, fondatrici di Women at Business. “Due i temi: la mancanza di role model nelle materie scientifiche per sostenere una spinta e un'identificazione necessarie e, dall’altro, invece, la possibilità di dedicare tempo alla propria formazione per chi, non più giovanissima, ha intrapreso carriere diverse ma è ancora assolutamente in tempo per trovare spazio in ruoli Stem".   "La nostra app Women Plus, il cui main sponsor è Tim, è piena di corsi totalmente gratuiti per certificarsi nelle nuove professioni accessibili a tutti a portata di telefonino: un modo intelligente per dedicare qualche ora di tempo in queste vacanze e arrivare all’autunno con qualche strumento professionale in più”, aggiunge. Sottolinea Chiara Russo di Codemotion: “La mia esperienza di imprenditrice nel mondo della tecnologia mi ha insegnato che la diversità di genere è una risorsa fondamentale per l'innovazione e la crescita sostenibile. Tuttavia, la presenza delle donne nel settore Ict e imprenditoriale è ancora limitata, con un ostacolo significativo per il progresso".   Emozioni e sfide "Come co-fondatrice di Codemotion, ho vissuto in prima persona - racconta - le sfide che le imprenditrici affrontano e credo che perseguire i propri sogni con tenacia e determinazione sia fondamentale, ma conciliare i diversi aspetti della vita non sia sempre facile. Per superare questo divario, è cruciale iniziare dalle nuove generazioni e noi lavoriamo sulla sensibilizzazione e sull'educazione fin dalle scuole, per abbattere stereotipi e incoraggiare ragazze e giovani donne ad intraprendere senza paura carriere tecnologiche e imprenditoriali”. Serve però un cambiamento culturale profondo che sostenga le donne nell’intero loro percorso professionale. “Ancora oggi, sono infinite le sfide che le donne si trovano ad affrontare nel conciliare carriera e maternità, vista come ostacolo al successo professionale. Ed è proprio per questo che ho, insieme a Silvia Icardi, scritto ‘Le Parole delle Madri’, un libro-inchiesta diventato una piéce teatrale per portare queste voci al mondo delle aziende come strumento di riflessione e cambiamento culturale. La diversity & inclusion partono da qui: abbattendo stereotipi per promuovere un ambiente lavorativo che valorizzi veramente le competenze uniche che anche la maternità - e la paternità - possono portare, senza dovere più scegliere tra essere madri e la carriera”, conclude l’imprenditrice sociale Roberta Colombo Gualandri.   ---lavoro/[email protected] (Web Info) Foto di Daria Nepriakhina 🇺🇦 da Pixabay Read the full article
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enkeynetwork · 6 months
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wdonnait · 1 year
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Come organizzare al meglio un viaggio in famiglia?
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Come organizzare al meglio un viaggio in famiglia?
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Organizzare un viaggio in famiglia può essere un’esperienza emozionante ma anche impegnativa. Per evitare stress e disorganizzazione, è fondamentale pianificare attentamente ogni dettaglio. La scelta della destinazione, le date del viaggio, il trasporto verso l’aeroporto e non solo: sono tutti fattori da non sottovalutare. Ecco qui di seguito i consigli che possono fare la differenza tra un viaggio stressante e uno emozionante, rilassante e divertente.
I primi passi per la pianificazione della vacanza
Quando si desidera organizzare un viaggio in famiglia, ci sono diversi aspetti da considerare per assicurarsi che tutto vada per il meglio. In primo luogo, è importante stabilire un budget per il viaggio, tenendo conto delle spese di trasporto, alloggio, cibo e attività durante il soggiorno. Inoltre, è fondamentale prendere in considerazione le esigenze e le preferenze di tutti i componenti della famiglia, ad esempio assicurandosi che ci siano attività adatte a tutte le età. Ascoltandosi e confrontandosi, sarà possibile scegliere la destinazione ideale.
Una volta scelta la destinazione, sarà utile fare una lista delle cose da vedere e fare. Anche in questa fase sarà opportuno coinvolgere i membri della famiglia per avere un’idea di ciò che ognuno desidera fare durante il viaggio. È consigliabile effettuare una ricerca approfondita sulla destinazione scelta, così da informarsi accuratamente sulle attrazioni turistiche, le attività disponibili e la cultura locale. In questo modo si potrà creare un itinerario interessante e adatto a tutta la famiglia.
La scelta delle date del viaggio
Quando si deve organizzare un viaggio in famiglia, è fondamentale tenere conto degli impegni scolastici, lavorativi e di altre attività che potrebbero influenzare la disponibilità di tutti i membri della famiglia. È consigliabile cercare periodi in cui sia possibile prendersi una pausa dal lavoro e dalla scuola, come ad esempio durante le vacanze scolastiche o i fine settimana prolungati.
Un altro aspetto da considerare nella scelta delle date del viaggio è il clima. Se si preferisce un clima caldo e soleggiato, è opportuno selezionare una destinazione e/o un periodo dell’anno in cui si potrà godere di temperature piacevoli. Al contrario, se si preferisce un clima più fresco o si desidera praticare attività specifiche come lo sci, è necessario scegliere il periodo più adatto a seconda della destinazione.
Organizzare il viaggio in famiglia: il trasporto verso l’aeroporto
Quando si organizza un viaggio, è importante tenere conto delle esigenze logistiche, come ad esempio il trasporto verso l’aeroporto. In questo caso, il consiglio è quello di usare la propria auto e lasciarla in un comodo parcheggio Fiumicino o vicino a quello che è l’aeroporto di partenza. I parking degli aeroporti sono costosi infatti, mentre quelli nelle vicinanze hanno tariffe più accessibili e spesso offrono servizi accessori molto interessanti.
Scegliendo un buon parcheggio, si potrà organizzare il viaggio in famiglia al meglio e anche contare su elevati livelli di sicurezza e su funzionali navette da e per l’aeroporto. Online si possono confrontare i prezzi e trovare un valido parcheggio Malpensa o vicino ad altri terminal aeroportuali italiani.
Altri consigli utili per organizzare un viaggio in famiglia senza stress
Oltre alla pianificazione del viaggio, alla scelta della destinazione, all’organizzazione del trasporto e alla prenotazione del parcheggio, sarà utile fare una lista di tutto ciò che è necessario portare con sé. Si dovranno anche prenotare gli alloggi e le attività con un netto anticipo. Così facendo si potrà organizzare il viaggio in famiglia nel miglior modo possibile, evitare problematiche e, soprattutto, godersi ogni momento trascorso con i propri car
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Milano-Cagliari come Roma-New York
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I biglietti aerei ai livelli più cari della storia, ma anche criticità e ritardi nei decolli. Quella del 2023 verrà ricordata come l’estate folle dei voli. Nonostante il calo del costo del carburante, i prezzi sono aumentati in maniera esponenziale, arrivando al 40 per cento e con punte del 50 per cento nei mesi di giugno e luglio. Secondo gli esperti, il fenomeno è dovuto all’inflazione generale, alla domanda ben superiore all’offerta e alla mancanza di aerei e piloti. Volare non è per tutti, le cifre parlano chiaro. Gli studi condotti dalle associazioni di categoria non lasciano spazio a dubbi: le tariffe sono impazzite e spesso conviene viaggiare verso l’estero piuttosto che restare in Italia. L’analisi dei rincari firmata Codacons è significativa: Napoli-Olbia da 429 a 918 euro; Roma-Trapani da 333 a 441 euro; Bologna- Palermo da 342 a 479 euro; Pisa-Palermo da 310 a 487 euro; Bologna-Trapani da 325 a 447 euro; Torino-Olbia da 327 a 411 euro; Pisa-Catania da 395 a 410 euro; Verona- Olbia da 208 a 326 euro; Milano-Alghero fino a 568 euro;un Roma/Milano-Cagliari fino a 569 euro. I biglietti aerei ai livelli più cari della storia, ma anche criticità e ritardi nei decolli. Quella del 2023 verrà ricordata come l’estate folle dei voli. Nonostante il calo del costo del carburante, i prezzi sono aumentati in maniera esponenziale, arrivando al 40 per cento e con punte del 50 per cento nei mesi di giugno e luglio. Secondo gli esperti, il fenomeno è dovuto all’inflazione generale, alla domanda ben superiore all’offerta e alla mancanza di aerei e piloti. Volare non è per tutti, le cifre parlano chiaro. Gli studi condotti dalle associazioni di categoria non lasciano spazio a dubbi: le tariffe sono impazzite e spesso conviene viaggiare verso l’estero piuttosto che restare in Italia. L’analisi dei rincari firmata Codacons è significativa: Napoli-Olbia da 429 a 918 euro; Roma-Trapani da 333 a 441 euro; Bologna- Palermo da 342 a 479 euro; Pisa-Palermo da 310 a 487 euro; Bologna-Trapani da 325 a 447 euro; Torino-Olbia da 327 a 411 euro; Pisa-Catania da 395 a 410 euro; Verona- Olbia da 208 a 326 euro; Milano-Alghero fino a 568 euro;un Roma/Milano-Cagliari fino a 569 euro. Fortunatamente il governo Meloni è pronto a intervenire: in via di definizione un intervento normativo messo a punto con il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. L’obiettivo dell’esecutivo è quello di contrastare le pratiche commerciali scorrette delle compagnie e garantire collegamenti a prezzi accessibili con le isole in regime di continuità territoriale. La conferma è arrivata nella giornata di giovedì dal ministro Urso: “Le tariffe degli aerei aumentano laddove il cittadino non ha altra scelta, come in Sicilia e Sardegna, con picchi inaccettabili, del 70%. Con Matteo Salvini siamo d'accordo che interverremo a breve. È possibile anche con un intervento legislativo, lavoreremo molto sul concetto della continuità territoriale, sia in seda europea sia in sede nazionale". Ma c'è anche un altro dettaglio che non va dimenticato, ovvero, il servizio tutt’altro che irreprensibile. L’estate 2023 è anche quella dei disagi continui, con decine di ritardi nei decolli o negli atterraggi. Solo nel mese di giugno quasi il 50 per cento dei voli in transito in Europa sono decollati o atterrati in ritardo. Scioperi e cancellazioni sempre dietro l’angolo, senza dimenticare la mancanza di personale a terra. Altro che buone vacanze! Read the full article
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Prezzi più alti rispetto alle destinazioni continentali Sistemazioni e servizi di lusso Opzioni di ristorazione e intrattenimento limitate Varietà di opzioni di intrattenimento in loco Potenziale sovraffollamento durante l'alta stagione Opportunità di relax e ringiovanimento Dipendenza dal trasporto in traghetto o in barca Accesso a spiagge esclusive e sport acquatici Strutture mediche limitate sull'isola Emozionanti opzioni di gioco da casinò Opportunità di shopping limitate sull'isola Eccellente servizio clienti Barriere linguistiche per chi non parla inglese Un'occasione per staccare dalla terraferma Disponibilità limitata di mezzi pubblici Conclusione Nel complesso, una visita all'Island Resort and Casino ti offrirà un livello di lusso, intrattenimento e svago che non troverai da nessun'altra parte. Il nostro resort ha tutto ciò che un viaggiatore può desiderare, dalla meravigliosa bellezza della nostra isola paradisiaca a emozionanti esperienze di gioco, camere lussuose, deliziose opzioni per mangiare e un'ampia varietà di divertenti ed eccitanti opportunità ricreative. Sperimenta l'apice del tempo libero e crea ricordi che durino una vita. Organizza il tuo viaggio per includere alcuni momenti davvero indimenticabili prenotando subito all'Island Resort and Casino. Per altri giochi, fare riferimento a Software di previsione del casinò. Normali domande e risposte È disponibile un servizio navetta per trasportare i passeggeri da e per l'aeroporto. Comunica al nostro team di prenotazione le informazioni del tuo volo e loro si occuperanno di tutto il resto. Certamente! Lo scenario del nostro resort è ideale per matrimoni, ricevimenti e altri incontri formali. I nostri organizzatori di eventi professionisti si impegnano a lavorare direttamente con voi per progettare un evento unico e memorabile. Assolutamente! Chiunque di qualsiasi età si sentirà il benvenuto all'Island Resort and Casino. Piscine, sport acquatici, beach volley e programmi organizzati per bambini sono solo alcune delle attività per famiglie che offriamo per garantire a tutti in famiglia una giornata meravigliosa. Il nostro casinò ha una grande varietà di giochi tra cui scegliere. Blackjack, roulette e poker sono solo alcuni dei tradizionali giochi da tavolo disponibili, insieme a una miriade di slot machine e tornei emozionanti. Prenotare una camera all'Island Resort & Casino non potrebbe essere più semplice. Per prenotare le date e il tipo di camera che preferisci, visita il nostro sito Web o chiamaci. [ad_2] Source link
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italiadavivere · 2 years
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Le tue vacanze accessibili a Venezia: puoi contare sui gondolieri "gentiluomini"
Le tue vacanze accessibili a Venezia: puoi contare sui gondolieri “gentiluomini”
Diamo uno sguardo speciale alla situazione di Venezia in termini di accessibilità per disabili. Venezia è forse la città più visitata al mondo. La città è un punto di attrazione irresistibile per milioni di viaggiatori! Lungo i suoi sentieri battuti, adattati al turismo rapido e standardizzato, è in grado di offrire itinerari alternativi per diverse tipologie di disabilità. A causa della sua…
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telodogratis · 2 years
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Turismo poco accessibile per i disabili? I dati e i Comuni "Bandiera Lilla" in Italia
Turismo poco accessibile per i disabili? I dati e i Comuni “Bandiera Lilla” in Italia
In Italia le vacanze sono accessibili per i disabili? Sono 45 i Comuni del nostra Penisola, su ben 8mila, ad avere il titolo… Sono oltre 3 milioni e 150mila gli italiani con disabilità che vivono nel Belpaese che hanno diritto come tutti a vivere dei momenti di vacanza, relax e svago. Ma cosa mostrano oggi i dati sul Read MoreDisabilitàToday
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tarditardi · 3 years
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Domina Coral Bay - Sharm El Sheikh si avvia verso il tutto esaurito per Natale e Capodanno
"Siamo in over over booking". Enrico Toniazzi, Group CEO di Domina, riassume così la positiva ripresa del turismo italiano a Sharm El Sheikh. Dopo la riapertura dei corridoi turistici tra Italia e Mar Rosso il flusso di prenotazioni non si è mai arrestato.
"Il ritorno del turismo italiano a Sharm, in particolare al Domina Coral Bay, è già oggi davvero molto importante. Il resort, una struttura dedicata a chi cerca vacanze 'deluxe' ma accessibili, è tornato ad essere più che mai il punto di riferimento per i turisti italiani", spiega Toniazzi.
Chi ha voglia di passare le feste di fine d'anno al caldo, a poche ore di volo dall'Italia, deve  quindi prenotare in fretta. "Anche se Domina Coral Bay è una struttura immensa, stiamo andando velocemente verso il tutto esaurito. Rimangono pochissime camere disponibili. Quest'anno il natale e l'ultimo dell'anno saranno più belli che mai", continua.
E come sta andando invece il turismo internazionale al Domina Coral Bay? I turisti dei paesi dell'Est e di tutto il mondo continuano a scegliere Sharm? "Il mercato del turismo internazionale a Sharm era già ripartito il 9 agosto scorso,  determinando un incremento della domanda eccezionale e quindi anche un aumento delle rate alberghiere elevatissimo. In un panorama come questo, Domina Coral Bay è diventata ancora più importante per tutti i mercati. Infatti la qualità della nostra offerta turistico alberghiera è riconosciuta come eccellente in tutti i paesi del mondo", racconta Enrico Toniazzi, COO di Domina.
Sono poi molte le piacevoli novità riservate ai turisti italiani in arrivo a Sharm. "In particolare, segnalo le nuove proposte di pacchetto turistico per gli hotel più prestigiosi. Sono offerte di altissimo livello, che mancavano in tutta Sharm. Chi vuol vivere emozioni indimenticabili ha nel Domina Coral Bay sempre più il suo punto di riferimento sul Mar Rosso", conclude Toniazzi.
Ad esempio, i turisti italiani trovano servizi esclusivi dedicati a loro presso gli hotel Prestige e King. Da sempre poi, all'interno di Domina Coral Bay, a disposizione dei nostri connazionali c'è il Consolato Generale Italiano.
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Domina Coral Bay, a Sharm El Sheikh, in Egitto, sul Mar Rosso, è un immenso resort italiano, uno dei più grandi al mondo (oltre 1,2 milioni di mq e circa 2.500 camere). Dà lavoro a 1500 persone, tra cui molti manager italiani. Domina Coral Bay è in Egitto, ma è anche una grande isola felice, un vero paradiso a poche ore di volo dall'Italia. Si sviluppa su una spiaggia privata lunghissima (1.8 km), ed al suo interno si trova di tutto: 8 alberghi, 3 ristoranti a Buffet, 7 ristoranti à la carte, 3 ristoranti sulla spiaggia, un Beach Club, un Casinò, l'unico Diving Center con molo privato di tutta Sharm, la più grande SPA di tutto il Sinai e moltissimo altro.
https://www.dominacoralbay.com https://www.facebook.com/dominacoralbay.sharm.el.Sheikh
https://www.instagram.com/dominacoralbay/
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kon-igi · 5 years
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Di solito non faccio debunking (che parolona) su persone in carne e ossa - preferisco confrontarmi e parlare - ma il messaggio sottostante m’è arrivato 17 volte su whatsapp e il “giovane ricercatore” m’avrebbe anche un po’ sbrindellato il cazzo.
Da un giovane ricercatore che da Shenzhen era stato trasferito a Wuhan per collaborare con la task force che sta combattendo contro l’epidemia da coronavirus riceviamo e volentieri trasmettiamo a tutti  queste informazioni  chiare, semplici e accessibili a tutti, che descrivono esattamente che cos’è il virus, come si  trasferisce da una persona all’altra e come puó essere neutralizzato nella vita di tutti i giorni.  
L’infezione da corona virus non provoca raffreddore con naso sgocciolante o tosse catarrosa, ma tosse secca  e asciutta : questa è la cosa piu’ semplice da sapere.
Il virus non resiste al calore e muore se esposto a temperature di  26-27 gradi : quindi consumate spesso durante il giorno bevande calde come the, tisane e brodo, o semplicemente acqua calda: i liquidi caldi neutralizzano il virus e non è difficile berli. Evitate di bere acqua ghiacciata o di mangiare cubetti di ghiaccio o la neve per chi si trova in montagna ( bambini)!
Per chi può farlo, esponetevi al sole!
1. Il corona virus è piuttosto grande (diametro circa 400-500 nanometri), quindi ogni tipo di mascherina può fermarlo: non servono,  nella vita normale, mascherine speciali.
Diversa è invece la situazione dei medici e dei sanitari che sono esposti a forti cariche del virus e devono usare attrezzature speciali.
Se una persona infetta starnutisce davanti a voi, tre metri di distanza faranno cadere il virus a terra e gli impediranno di atterrare su di voi.
2. Quando il virus si trova su superfici metalliche,   sopravvive per circa 12 ore. Quindi, quando toccate superfici metalliche come maniglie, porte, elettrodomestici, sostegni sui tram, ecc., lavatevi bene le mani e disinfettatele con cura.
3. Il virus può vivere annidato nei vestiti e sui tessuti per circa 6/12 ore: i normali detersivi lo possono uccidere. Per gli abiti che non possono essere lavati ogni giorno, se potete esponeteli al sole e il virus morirà.
Come si manifesta:
1. Il virus si installa prima di tutto nella gola, provocando infiammazione e sensazione di gola secca:  questo sintomo può durare per  3 / 4 giorni.
2. il virus viaggia attraverso l’umidità presente nelle vie aeree, scende nella trachea e si installa nel polmone, causando polmonite. Questo  passaggio richiede circa 5/6 giorni.    
3. La polmonite si manifesta con febbre alta e difficoltà di respiro, non si accompagna al classico raffreddore. Ma  potreste avere la sensazione di annegare. In questo caso rivolgetevi immediatamente al medico.
Come si può evitarlo:
1. La trasmissione del virus avviene per lo più  per  contatto diretto, toccando  tessuti  o materiali sui quali il  virus è presente :   lavarsi le mani frequentemente è fondamentale.
Il virus sopravvive sulle vostre mani solo per circa dieci minuti, ma in dieci minuti molte cose possono accadere : strofinarvi gli occhi o grattarvi il naso per esempio, e permettere al virus di entrare nella vostra gola …
Quindi, per il vostro bene e per il bene degli altri,  lavatevi molto spesso le mani e disinfettatele!
2. Potete fare gargarismi con una soluzione disinfettante che elimina o minimizza la quota di virus che potrebbe entrare nella vostra gola: così facendo lo eliminate  prima che scenda nella trachea e poi nei polmoni.
3. disinfettate la tastiera del pc e i cellulari
Il nuovo coronavirus NCP potrebbe non mostrare segni di infezione per molti giorni, prima dei quali non si può sapere se una persona è infetta. Ma nel momento in cui si manifesta la febbre e / o la tosse e si va in ospedale, i polmoni sono di solito già in fibrosi al 50% ed è troppo tardi!
Gli esperti di Taiwan suggeriscono di fare un semplice verifica che possiamo fare da soli ogni mattina:
Fai un respiro profondo e trattieni il respiro per più di 10 secondi. Se lo completi con successo senza tossire, senza disagio,  senso di oppressione, ecc., ciò dimostra che non vi è fibrosi nei polmoni, indicando sostanzialmente nessuna infezione.
In tempi così critici, fai questo controllo ogni mattina in un ambiente con aria pulita!
Questi sono seri ed eccellenti consigli da parte di medici giapponesi che trattano casi COVID-19. Tutti dovrebbero assicurarsi che la propria bocca e la propria gola siano umide, mai ASCIUTTE. 
Bevi qualche sorso d'acqua almeno ogni 15 minuti. PERCHÉ? Anche se il virus ti entra in bocca ... l'acqua o altri liquidi lo spazzeranno via attraverso l'esofago e nello stomaco. Una volta nella pancia ... L’acido gastrico dello stomaco ucciderà tutto il virus. 
Se non bevi abbastanza acqua più regolarmente ... il virus può entrare nelle tue trombe e nei polmoni. È molto pericoloso.
Condividi queste informazioni con la famiglia, gli amici e  tutti i conoscenti, per solidarietà  e senso civico!!!!
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Da un giovane ricercatore che da Shenzhen era stato trasferito a Wuhan per collaborare con la task force che sta combattendo contro l’epidemia da coronavirus riceviamo e volentieri trasmettiamo a tutti  queste informazioni  chiare, semplici e accessibili a tutti, che descrivono esattamente che cos’è il virus, come si  trasferisce da una persona all’altra e come puó essere neutralizzato nella vita di tutti i giorni.
In inglese il fenomeno si chiama FOAF, friend of a friend... in Italiano equivale a ‘Me l’ha detto mio cuggino che cià un amico che...’. Una cosa per essere seria non deve solo suonare seria... ci vuole nome, cognome, qualifica rintracciabile e, soprattutto, il link agli studi seri sulle indicazioni date. Sennò poi pulite il tappeto col bicarbonato e invece lo state solo imbiancando.
L’infezione da corona virus non provoca raffreddore con naso sgocciolante o tosse catarrosa, ma tosse secca  e asciutta : questa è la cosa piu’ semplice da sapere.
Una sintesi che può non sempre può corrispondere al quadro infettivo da Covid-19. Di sicuro questo virus non colonizza le vie respiratorie alte ma il raffreddore può essere preesistente e comunque nessuna tosse da patogeno delle vie respiratorie basse entra subito nella fase essudativa (catarro); quello arriva dopo e solo se c’è bronchite (non polmonite).
Il virus non resiste al calore e muore se esposto a temperature di  26-27 gradi 
Non è così semplice e se in genere la degradazione del rivestimento capsidico del virus è proporzionale all’aumento delle temperature, purtroppo non sappiamo ancora quanto lo sia questo coronavirus specifico. [X],[X],[X],[X].
quindi consumate spesso durante il giorno bevande calde come the, tisane e brodo, o semplicemente acqua calda: i liquidi caldi neutralizzano il virus e non è difficile berli. Evitate di bere acqua ghiacciata o di mangiare cubetti di ghiaccio o la neve per chi si trova in montagna ( bambini)!
I virus respiratori non si raccolgono uno a uno come tifosi dell’Arsenal che quando poi diventano tanti spaccano tutto lo stadio. Quando una singola gocciolina di saliva infetta entra vaporizzata a contatto delle vostre mucose respiratoria è questione di pochi minuti perché cominci la replicazione. Se mastichi cubetti di ghiaccio sei uno stronzo sadico e irrispettoso dell’ipersensibilità altrui e se mangi la neve spero che tu finisca con lo sgranocchiare uno stronzetto congelato di capriolo o di lepre. Capito bambini mai sufficientemente picchiati dai genitori?!  
Per chi può farlo, esponetevi al sole!
Mi paghi tu le vacanze ai tropici? Cosa sei, giovane ricercatore di Wuhan, il conduttore di Uno Mattina cinese? E i tumori alla pelle? Ma non si doveva evitare di uscire nelle ore calde? E bere tanto? Acqua calda o fredda? Con cacche di capriolo incastonate in cubetti di ghiaccio?
1. Il corona virus è piuttosto grande (diametro circa 400-500 nanometri), quindi ogni tipo di mascherina può fermarlo: non servono,  nella vita normale, mascherine speciali.
Il coronavirus è piuttosto piccolo (diametro circa 60–140 nanometri... CAZZO! C’E’ SCRITTO PURE SU WIKIPEDIA!) quindi QUASI NULLA tecnicamente lo filtrerebbe. Ma infatti le dimensioni del virione non ci azzeccano nulla, visto che sono le GOCCE DI FLUGGE della saliva e le DROPLET RESPIRATORIE a trasportarlo e dal momento che esse hanno un diametro tra i 20 e i 5 micrometri [1 micrometro=1000 nanometri] possono essere filtrate solo con mascherine FFP3 (EU) o N95/N99 (USA); nella vita normale se indossi una mascherina di classe inferiore o semplicemente chirurgica hai buone probabilità di contrarlo... anche se magari non lo spargi in giro se ce l’hai già. 
Diversa è invece la situazione dei medici e dei sanitari che sono esposti a forti cariche del virus e devono usare attrezzature speciali.
Che in realtà, essendo speciali, usano solo loro e voi no. Pappapero e non cercatele sul darkweb ché poi vi spediscono roba farlocca con lo Swiffer panno magico al posto dei filtri oppure di seconda mano e usata negli anni ‘80 a Chernobyl.
Se una persona infetta starnutisce davanti a voi, tre metri di distanza faranno cadere il virus a terra e gli impediranno di atterrare su di voi.
Se non è italiano e non agita le mani spingendolo verso di voi. No, scherzo... questa è l’unica cosa vera scritta finora.
2. Quando il virus si trova su superfici metalliche,   sopravvive per circa 12 ore. Quindi, quando toccate superfici metalliche come maniglie, porte, elettrodomestici, sostegni sui tram, ecc., lavatevi bene le mani e disinfettatele con cura.
Sì e no. Non lo sappiamo perché nessuno ha avuto il tempo di sperimentare le variabili ambientali di sopravvivenza per questo SARS-CoV-2 e possiamo fare solo paragoni pieni di immaginazione con i suoi fratellastri SARS (2003) e MERS (2012). A fare cherrypicking, allora, la SARS sopravvive 36 ore sull’acciaio inossidabile ma se leggete lo studio, intuirete che ci sono decine e decine di variabili (temperatura, umidità ambientale, distribuzione su superficie, diametro del vettore, umidità del vettore, essiccazione, pH, tonicità etc) e quindi non ha senso dare un limite di tempo. LAVATEVI QUELLE CAZZO DI MANI E BASTA, SPORCACCIONI!
3. Il virus può vivere annidato nei vestiti e sui tessuti per circa 6/12 ore: i normali detersivi lo possono uccidere. Per gli abiti che non possono essere lavati ogni giorno, se potete esponeteli al sole e il virus morirà.
Come sopra. Ma non fate dieci lavatrici al giorno, a meno che il vostro vicino novantenne non vi scatarri addosso tutte le volte che mettete il naso fuori di casa.
Come si manifesta:
1. Il virus si installa prima di tutto nella gola, provocando infiammazione e sensazione di gola secca:  questo sintomo può durare per  3 / 4 giorni.
Come gli altri cento virus respiratori che possono dare febbre alta pure loro. Lo avete sperimentato mille volte sulla vostra pelle prima che arrivasse il coronavirus e siete ancora qua, vivi e vegetali, a leggere le mie mirabolanti avventure digitali .
(P.S. ’vegeti’ me l’ha cambiato l’autocorrettore... fate che sia un errore)
2. il virus viaggia attraverso l’umidità presente nelle vie aeree, scende nella trachea e si installa nel polmone, causando polmonite. Questo  passaggio richiede circa 5/6 giorni.
Come molte altre decine di virus respiratori, che comunque non ‘usano’ l’umidità ma si replicano sulle cilia bronchiali e si spostano verso il basso con l’inspirazione. E comunque la polmonite è UN QUADRO, non una malattia specifica data esclusivamente solo da certi virus. Il Covid-19 dà più frequentemente polmonite interstiziale rispetto ad altri virus respiratori.    
3. La polmonite si manifesta con febbre alta e difficoltà di respiro, non si accompagna al classico raffreddore. Ma  potreste avere la sensazione di annegare. In questo caso rivolgetevi immediatamente al medico.
Al medico ci si rivolge se si ha tosse ostinata e profonda e febbre sopra i 37,5° C. Non è detto che lui arrivi in 5 minuti ma vedrete che se provate reale difficoltà a respirare (si chiama DISPNEA e più che sensazione di affogare e la sensazione di non riuscire a far arrivare l’aria fin dentro i polmoni, percepiti come ‘gonfi e schiacciati’) qualcuno arriverà. Sempre che qualcun’altro col raffreddore e 36,7 di ‘febbre’ non gli sta rompendo il cazzo perché AIUTOOOOO MUOIOOOO!
Come si può evitarlo:
1. La trasmissione del virus avviene per lo più  per  contatto diretto, toccando  tessuti  o materiali sui quali il  virus è presente :   lavarsi le mani frequentemente è fondamentale.
No, CAZZO, avviene principalmente per via respiratoria. Il contagio da FOMITI (supefici contaminate) è molto più raro. VOI LAVATEVI QUELLE CAZZO DI MANI COMUNQUE, SPORCACCIONI!
Il virus sopravvive sulle vostre mani solo per circa dieci minuti, ma in dieci minuti molte cose possono accadere : strofinarvi gli occhi o grattarvi il naso per esempio, e permettere al virus di entrare nella vostra gola …
Come già detto, non si sa quanto sopravviva. VOI TENETE LE MANI A POSTO E BASTA, SPORCACCIONI GESTICOLANTI!
Quindi, per il vostro bene e per il bene degli altri,  lavatevi molto spesso le mani e disinfettatele!
Sì, vabbe’... sei ripetitivo, ricercatore di Wuhan. Mai in cosa lo stai prendendo il master, in GRAZIARCAZZO?
2. Potete fare gargarismi con una soluzione disinfettante che elimina o minimizza la quota di virus che potrebbe entrare nella vostra gola: così facendo lo eliminate  prima che scenda nella trachea e poi nei polmoni.
Il virus non scende tipo sullo scivolo dell’Aquapark di Riccione... il virus si replica all’interno delle mucose e con vostro colluttorio ci si fa un aperitivo e poi un bidet propiziatorio prima di trombare e riprodursi (sì lo so, biologi saccentini... si tratta di solo RNA senza etc...)
3. disinfettate la tastiera del pc e i cellulari
Quello è sempre cosa buona, sporcaccioni usufruitori di youporn.
Il nuovo coronavirus NCP potrebbe non mostrare segni di infezione per molti giorni, prima dei quali non si può sapere se una persona è infetta. Ma nel momento in cui si manifesta la febbre e / o la tosse e si va in ospedale, i polmoni sono di solito già in fibrosi al 50% ed è troppo tardi!
In... fibrosi... ma il ricercatore di Wuhan su cosa fa ricerca esattamente? No, perché affinché un quadro di fibrosi polmonare si instauri ci vogliono settimane, se non mesi (a volte anni) dall’evento infiammatorio, che si deve cronicizzare e dare esiti di tessuto cicatriziale. Semmai ‘i polmoni sono già di solito’ in edema da polmonite interstiziale dei setti alveolari, con infiltrazione di cellule infiammatorie, ispessimento delle pareti e collasso degli spazi aerei.
Gli esperti di Taiwan suggeriscono di fare un semplice verifica che possiamo fare da soli ogni mattina:
Fai un respiro profondo e trattieni il respiro per più di 10 secondi. Se lo completi con successo senza tossire, senza disagio,  senso di oppressione, ecc., ciò dimostra che non vi è fibrosi nei polmoni, indicando sostanzialmente nessuna infezione.
Dimostra solo che fai sport, non sei obeso, non fumi e non hai in atto una delle decine di infezioni delle vie respiratorie basse. Che comunque forse si devono ancora manifestare... peraltro senza che il Covid-19 sia per forza scomodato.
In tempi così critici, fai questo controllo ogni mattina in un ambiente con aria pulita!
E quindi che nessuno scorreggi mentre lo faccio, eh!
Questi sono seri ed eccellenti consigli da parte di medici giapponesi che trattano casi COVID-19. Tutti dovrebbero assicurarsi che la propria bocca e la propria gola siano umide, mai ASCIUTTE. 
Bevi qualche sorso d'acqua almeno ogni 15 minuti. PERCHÉ? Anche se il virus ti entra in bocca ... l'acqua o altri liquidi lo spazzeranno via attraverso l'esofago e nello stomaco. Una volta nella pancia ... L’acido gastrico dello stomaco ucciderà tutto il virus. 
Se non bevi abbastanza acqua più regolarmente ... il virus può entrare nelle tue trombe e nei polmoni. È molto pericoloso.
Mosconi aiutami tu di lassù... Intanto ce lo vedo proprio il giovane ricercatore GIAPPONESE a cui i cinesi stendono il tappeto rosso perché ha gli occhi a mandorla come i loro (plot twist: cinesi e giapponesi si amano un sacco... un po’ come pisani e livornesi). Poi ‘sta fissa di bere l’acqua mi fa pensare che il tizio giovane faccia ricerche sul kink di gente che si piscia addosso... non me lo spiego in altro modo. Le trombe le lascio a voi, che vi piace la musica jazz o che avete in testa sempre quell’attività lì scomoda e faticosa.
Condividi queste informazioni con la famiglia, gli amici e  tutti i conoscenti, per solidarietà  e senso civico!!!!
E anche perché in fondo sei un po’ un’ignorante testa di cazzo boccalona a cui non va mai in cancrena il dito con cui premi ‘condividi’ con così tanta facilità!
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enkeynetwork · 1 year
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app-teatrodipisa · 4 years
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Il dono di Natale — Sante Ghizzardi
In quell'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, la campanella di chiusura della mattinata scolastica suonò quando gran parte dei bambini avevano già "fatto" la cartella. Benché fuori il tempo piovigginoso oscurasse le strade con una fredda acquerugiola e una nebbia fitta e leggera, i ragazzi della quinta classe elementare della piccola scuola alla periferia dell'immensa metropoli sentivano pressante la voglia di uscire, di precipitarsi fuori dell'edificio scolastico per correre a casa, al pranzo, ai giochi pomeridiani.
Nell'ultimo banco vicino alla gran finestra la piccola Irene pensava con trepidazione che nella serata avrebbe accompagnato la mamma a far spese nel centro illuminato della grande città. 
Tra le vetrine colme di cose brillanti, affascinanti, dolci da guardare e da sognare, ben esposte per l'approssimarsi del Santo Natale, avrebbe scelto con la fantasia tutti i regali che desiderava. Anche se tutti quei ninnoli, quei vestitini sarebbero rimasti solo nei suoi sogni, perché la sua famiglia operaia non poteva permettersi che lo stretto necessario, Irene era felice al solo pensiero della visita al centro commerciale, che avrebbe raggiunto insieme alla mamma col filobus che collegava la sua grigia e povera periferia al ricco boulevard dei negozi e dei supermarket.
La bambina era figlia unica e, oltre alla scuola, non aveva altro riferimento che la mamma casalinga, la chiesa e le amiche del suo quartiere. Il babbo era un operaio metalmeccanico che lavorava a gran distanza dalla loro abitazione e doveva alzarsi ogni mattina assai presto, rientrando poi a tarda sera.
Nel limitato regime del ménage familiare era però inclusa ogni anno una vacanza estiva. La mamma riusciva ad amministrare così bene l'unica entrata della famiglia, cioè lo stipendio del babbo, da risparmiare sempre una sommetta che consentiva ai tre di passare almeno una settimana, durante le ferie d'agosto, in una località marina della Romagna. Il babbo era un abile e forte nuotatore e aveva insegnato personalmente ad Irene il nuoto, tanto che la bambina era stata chiamata a far parte della squadra sportiva del quartiere.
Il nuoto e il mare erano l'attività ed il luogo preferiti da Irene. La sua abilità nelle discipline natatorie era così collaudata che la spingeva, nei brevi periodi di vacanza estiva, ad allontanarsi dalla spiaggia fin quasi a scomparire all'orizzonte. Fin dai primi tempi in cui si sentiva sicura e libera di muoversi con armonia nel magico fluido, presa anche dalla voglia di scoprire nuovi anfratti, nuovi fondali, chiese al padre di comprare una barca. Col natante avrebbero potuto raggiungere alcune spiagge accessibili solo dal mare e sarebbero stati liberi di scorrazzare fuori della calca della spiaggia sabbiosa.
A pochi giorni dal Natale Irene aveva saputo dalla mamma, che l'aveva pregata dimantenere il segreto, che il babbo, con grandi sacrifici e tante ore di lavoro straordinario, le avrebbe regalato la tanto sospirata barchetta di resina e fibra di vetro.
La bambina aspettava quindi con ansia l'arrivo della festa della Natività per veder realizzato, finalmente, il suo sogno marinaro.
II
Manuel era figlio di due giovani immigrati filippini e viveva in un minuscolo appartamento non lontano dalla scuola. Nato in Italia, parlava perfettamente la nostra lingua ed era così integrato nel mondo scolastico e nel suo quartiere, che si distingueva dagli altri ragazzi solo per il colore olivastro della pelle e per i nerissimi occhi dal taglio orientale. La sua famiglia era cattolica, molto osservante e frequentava la piccola parrocchia di periferia, conducendo il bambino alle funzioni domenicali e alla preparazione per i Sacramenti. Manuel era un bambino serio, pensoso, forse più maturo dei suoi undici anni.
Molto attento alle lezioni, svolgeva regolarmente i compiti assegnati dalla maestra e si distingueva in particolar modo nello studio della storia e della geografia. Per il vicino Natale desiderava un regalo speciale: una bicicletta nuova. Infatti, sin da piccolissimo, aveva imparato ad amare il semplice mezzo di locomozione, correndovi con gran lena non appena aveva un po' di tempo libero. Col vecchio catenaccio che possedeva riusciva ad eseguire manovre altamente spettacolari, anche se, talvolta, piuttosto rischiose. Non c'era scalinata, discesa, poggio che Manuel non superasse con gran velocità e perfetto equilibrio.
I genitori di Manuel lavoravano entrambi: la mamma come cameriera in un ristorante al centro della città ed il babbo come muratore in un'impresa che costruiva palazzi nella periferia della metropoli sempre in espansione. Il bambino cresceva così in compagnia della nonna materna, unica sopravvissuta degli avi, che aveva raggiunto la figlia ed il genero in Italia dopo che questi si erano sistemati. La nonna di Manuel era una signora ancora giovane e aveva imparato l'italiano in modo appena comprensibile. Fu proprio la nonna a comunicare a Manuel che quell'anno il Bambino Gesù gli avrebbe portato la tanto desiderata mountain-bike nuova di zecca, con tutte le sospensioni, i cambi e le cromature che il ragazzo voleva.
III
Mafalda, che occupava il primo banco, proprio di fronte alla maestra, era figlia di un dottore commercialista e la sua famiglia si trovava in agiate condizioni economiche. I suoi vestiti si distinguevano da quelli della maggior parte dei suoi amici per l'eleganza e la qualità. Veniva sempre a scuola accompagnata in auto dalla mamma o dal papà. Anche la mamma, infatti, lavorava come ragioniera nello studio professionale del padre.
Mafalda era una bambina molto semplice, dal cuore buono, molto religiosa, e, non appena le era possibile, faceva della beneficenza e aiutava, secondo le sue possibilità, i più bisognosi. Aveva un fratello più grande che frequentava l'ultimo anno delle scuole medie. Mafalda era spesso maltrattata dal fratello maggiore, ma non si lamentava mai con i genitori per le prepotenze che subiva. Infatti la sua indole docile e bonaria le faceva sopportare il comportamento arrogante del fratello con grande pazienza. Voleva molto bene al ragazzo perché vedeva il lui la forza, l'audacia, l'intraprendenza che lei non possedeva. In fondo Alberto, il fratello più grande di Mafalda, non era cattivo, solo molto vivace e insofferente della dolcezza del carattere della sorellina.
La natura dolce della bambina le attirava simpatia e affetto da parte di tutti i parenti e gli amici. Era la coccolina della mamma, che trascorreva con lei tutto il suo tempo libero. Benché Mafalda non chiedesse mai niente, era continuamente oggetto d'attenzioni e di regali da parte dei nonni e dei genitori. Solo per il prossimo Natale Mafalda aveva fatto la precisa richiesta di un dono particolare: un pianoforte elettronico su cui proseguire gli studi musicali che da qualche anno andava svolgendo presso un'anziana musicista amica della nonna.
Mafalda amava molto la musica, soprattutto quelle canzoni e melodie di fine secolo che avevano allietato i salotti della belle epoque. Le sonate per organo di Bach, i lieder di Schumann e le melodie per piano di Chopin, Beethoven e Mozart le piacevano, anche perché, presso l'attempata insegnante, non udiva altro. Affascinata dalle vecchie mani che scorrevano la tastiera riempiendo la stanza muta di suoni armoniosi, desiderava con tutta la sua volontà di imparare fino a poter eseguire, un giorno, quella musica che la faceva sognare.
Naturalmente i genitori, contenti della richiesta della loro bambina, avevano promesso che quel dono sarebbe senza dubbio arrivato per l'incombente Natale, lasciando Mafalda con gli occhi luccicanti per la gioia.
IV
Filippo aveva ben altri desideri, più da maschio, più vivaci, più da aria aperta, da bosco, da natura. Sedeva accanto a Manuel, ma era molto più vivace del compagno, aveva, come suol dirsi, "l'argento vivo addosso". Filippo era un bambino robusto e la sua natura lo spingeva ad attività fisiche intense, lungo i canali e nelle praterie che circondavano la casa di campagna in cui viveva coi genitori, i nonni paterni e due sorelle più piccole. Conosceva tutto della campagna e dei boschi: il canto e le razze degli uccelli, il covo dei ramarri, il nome degli alberi e viveva, al di fuori della scuola, letteralmente immerso nella natura. Coi suoi capelli ricci, spalle larghe e gambe robuste, si distingueva nell'educazione fisica ed era, insomma, il "fusto" della classe.
Filippo desiderava da tempo un oggetto che gli avrebbe finalmente permesso di esercitare il suo passatempo preferito in modo organizzato e professionale. Essendo un grande appassionato di pesca, aveva chiesto come regalo di Natale una canna a mulinello, due stivaloni a coscia ed un giubbetto da pescatore, con tante tasche, ganci e bottoni.
La famiglia contadina di Filippo non nuotava nell'oro, ma la fatica quotidiana di tutti nella vasta azienda agricola consentiva loro una vita dignitosa e senza eccessive rinunce, per questo il ragazzo aveva avuto assicurazione che il suo sogno si sarebbe avverato la vigilia del Santo Natale. Filippo, pieno d'entusiasmo, aveva già promesso ai compagni di classe pesci a volontà per la primavera successiva.
V
Irene, Manuel, Mafalda e Filippo erano molto legati tra loro e del gruppo d'amiconi faceva parte anche Mirko, un biondino gracile e pallido, ma intelligente e molto spiritoso, il vero geniaccio della compagnia. Spesso, nei pomeriggi di festa ed anche durante le vacanze estive i cinque amici, che avevano fatto tutte le elementari assieme, si ritrovavano ora a casa dell'uno ora dell'altro per giocare, per studiare, per festeggiare qualche compleanno o altra ricorrenza.
Anche in quella fredda mattinata di dicembre, scendendo insieme le scale della scuola, si salutarono affettuosamente raccontandosi in fretta in fretta dei meravigliosi regali che il Natale avrebbe portato a ciascuno di loro.
Come sempre fanno i bambini all'uscita dalla scuola, sciamarono di corsa, a frotte, nella strada, incontro ai loro genitori. Ma quella mattina la pioggia fine e fitta, la nebbia ed i lampioni spenti impedirono ad un vecchio autista di rendersi conto per tempo che stava passando davanti ad una scuola. Quando vide il gruppo dei ragazzi uscire correndo dal cancello del recinto era troppo tardi per frenare. Uno dei bambini, colpito dall'auto, cadde riverso sull'asfalto bagnato.
Vi fu subito una gran confusione. Alle grida dei bambini e delle mamme spaventate fece eco il fischietto della guardia municipale e, poco dopo, il lugubre urlo della sirena dell'autoambulanza che sopraggiungeva per raccogliere lo sventurato bambino e portarlo nel più vicino ospedale.
Sul marciapiede Irene vide Manuel che si copriva la faccia con le mani, mentre Filippo e Mafalda, con la sua mamma, correvano verso il ragazzo filippino. Tra i singhiozzi Manuel balbettò: "Era Mirko, l'ho visto! Era tutto coperto di sangue!"
Il gelo del dicembre scese anche nel cuore dei quattro bambini: la gioia per il vicino Natale, per la vacanza, per i doni che avrebbero ricevuti si era disciolta in un dolore lacerante, come per la perdita di un fratello, tanto era l'amore che li legava al biondino furbo e scherzoso.
VI
Filippo entrò da solo, rifiutando, col coraggio e la caparbietà del contadino, di farsi accompagnare dal padre, nella camera d'ospedale in cui era ricoverato Mirko. L'amico giaceva col capo completamente fasciato dalle bende, con i tubi per la respirazione assistita, privo di conoscenza. Il medico di turno aveva detto, poco prima, al padre di Filippo, senza curarsi della presenza del ragazzo, che per Mirko c'erano poche probabilità di sopravvivere. "Ci vorrebbe un miracolo" aveva detto l'uomo in camice bianco.
Ora Filippo non si accorgeva delle lacrime che gli scorrevano sul volto. Guardava con intensità quel fagottello tutto avvolto di bende e pensava che lì dentro c'erano la testa ed i riccioli biondi di Mirko, del suo amico, del suo compagno di tanti anni di scuola, del fratello spiritoso, arguto, brillante.
Non con le parole, ma col pensiero, col cuore, con tutta la sua volontà il robusto ed intrepido pescatore si rivolse, spaurito e tremante, a Gesù Bambino: "O Signore, fa che Mirko non muoia, che torni a scuola con noi, che lo possa riabbracciare di nuovo ed io sarò più buono e rinuncio per sempre al mio dono di Natale, alla mia attrezzatura da pesca che voglio dare a te, come sacrificio in cambio della salvezza per il mio amico".
La mamma di Mafalda strinse forte la mano della figliola quando questa, alla vista del bambino immobile sul letto d'ospedale, proruppe in un pianto disperato. Mafalda, pur sensibile, buona e pronta alla commozione, non aveva mai pianto in quel modo così angosciato, sconsolato e la donna capì quanto affetto legasse i due amici. Prese teneramente in braccio la sua piccina e cercò di tranquillizzarla, ma anche lei sapeva che le speranze per il ragazzo ferito erano in pratica inesistenti.
Mafalda pregava spesso, come le aveva insegnato la nonna, rivolgendosi direttamente al piccolo Dio ed ora, del suo cuore, s'innalzava l'invocazione: "Gesù Bambino, porta con la tua venuta la salute per Mirko. Nel giorno che tu nasci per noi non permettere che il mio amico muoia, ridonagli la vita, la salute, fa che possa rivedere il suo eterno, scanzonato sorriso. Io rinuncio per sempre al mio dono di Natale, al mio armonium, che regalo a te per qualche bimbo più povero e per la salvezza di Mirko.
Manuel guardò a lungo, serio e pensoso come sempre, il compagno infermo. Per lui il rapporto con la morte era più sentito che non per gli amici italiani. I suoi, pur cattolici, avevano ancora radici tribali e conoscevano cerimoniali che facevano della morte non la fine definitiva della vita sulla terra, ma un passaggio per una nuova rinascita.
Però in quel momento il suo cuore di bambino soffriva indicibilmente: sapeva che Mirko era in fin di vita ed il pensiero di non vederlo più, di non poter più giocare con lui, parlare con lui, scherzare col folletto che aveva avuto vicino per tanti anni raggelava anche la sua fatalistica mentalità orientale. La sua preghiera, sincera e spontanea si rivolse al Bambino Gesù, che tutto può nell'universo, pregandolo di salvare Mirko dalla morte certa: "Rinuncio alla mia mountain-bike, te la lascio in cambio della tua intercessione presso la Mamma Celeste, che non separi Mirko dalla sua, che lo lasci a noi che l'amiamo".
La piccola Irene, immobile davanti al lettino che ospitava il suo amico morente, guardava ora Mirko ora la mamma del suo sfortunato amico che, col volto nascosto tra le mani piangeva desolata, senza speranza. Irene aveva una particolare, tenera affezione per Mirko perché il carattere sempre allegro, arguto, scanzonato del biondo compagno di scuola e di giochi aveva il potere di relegare in un cantuccio lontano e inaccessibile le sue paure di bambina, i suoi tremori per il mondo sconosciuto e, a volte, minaccioso, che la circondava.
Il pensiero di perdere Mirko per sempre le era insopportabile, come una lama rovente nel petto e si torceva le mani in silenzio, mentre il respiro le diveniva difficile e grosse lacrime le scorreva sul volto. "Oh Signore" disse sottovoce "aiuta il mio amico, poverino, aiutalo a vivere, non permettere che il suo sorriso si spenga per sempre, non togliermi l'unico fratello che ho avuto nella vita. Rinuncio per sempre alla mia barca, al mio mare, alle mie vacanze per la salvezza di Mirko! Tu sai, Bambino Gesù, quanto ho desiderato questo dono, ma la vita del mio amico vale molto di più, ti prego, salvalo!"
 VII
In un angolo della camera in cui giaceva il piccolo scolaro moribondo, due personaggi del tutto invisibili agli umani parlavano concitatamente tra loro. Uno di essi era una donna alta e ossuta, interamente coperta da un gran manto nero, col volto adombrato da un cappuccio ampio e fluente, della stessa funerea tinta. L'altra era una fanciulla dall'incarnato roseo, vestita con un serico abito pieno di fiori d'ogni colore, con i lunghi capelli biondi disciolti sulle spalle e con uno smagliante sorriso, un po' stereotipato, continuamente stampato sulle labbra.
"Lascia perdere" disse il primo personaggio, con voce stridula e imperiosa "quel che il Destino ha deciso dev'essere portato a compimento: questo bambino mi è stato assegnato ed io lo prendo subito"
"Calma, calma" rispose la seconda, con voce allegra e armoniosa "non ti precipitare come al tuo solito, prima del Tempo, su questa creatura: il ragazzo è mio, è vivo, il suo cuore batte ancora!"
"A quale scopo vuoi tenerlo?" chiese l'orrida figura in completo nero "non vedi come la
vita degli umani è una continua pena fino al giorno in cui finiranno tutti nelle mie braccia?!" "Tante volte mi hai sconfitta" ribatté con decisione il secondo, misterioso personaggio "ma questo bambino non lo mollo, è troppo giovane e troppo amato per darlo a te, mia eterna
nemica" Sempre più infuriata la dama in nero gridò (ma nessuno, in quella triste stanzetta, poteva
udirla): "Vedremo presto chi di noi due si prenderà il piccolo Mirko, brutta illusa!"
"Sì" gli rispose, sorridendo, la giovane donna "lo vedremo, infame falciatrice"
I due personaggi che si contendevano con tanto accanimento il piccolo Mirko erano la Morte e la Vita.
Come sospeso nel vuoto, in una dimensione irreale, leggera, priva di materialità, Mirko vide il suo corpo disteso sul lettino d'ospedale, vide la disperazione dei suoi genitori, vide i suoi quattro amici più cari appressarsi, uno per volta a quel letto e pregare il Bambino Gesù. Percepì nettamente, anche se non pronunciate con la voce, le loro preghiere e le loro rinunce per la sua vita. Avrebbe voluto abbracciarli, piangere con loro, ma non aveva corpo, non mani, non voce, solo la coscienza, la capacità di vedere e di intendere anche i pensieri, senza poter intervenire in quella scena.
Quando i suoi amici se ne furono andati, quando scese la sera ed anche la sua mamma, per disposizione del medico, lasciò la stanzetta, Mirko rimase solo, sospeso sopra su quel suo corpo mantenuto in vita da macchine silenziose.
Improvvisamente una luce accecante riempì la stanza, i muri sparirono, l'orizzonte di luce divenne immenso ed un canto dolcissimo, di mille voci bianche quasi in sordina si diffuse intorno a lui. Restava, sospeso nel vuoto quel lettino con quel corpicino straziato. Un fanciullo della sua età, vestito di luce, con i capelli biondi splendenti e gli occhi che racchiudevano tutta la bontà e le pietà del mondo si avvicinò al lettino. Era il Divino Redentore, Gesù fanciullo.
Uno stuolo di personaggi si affollava intorno al Bambino Gesù: soldati in divisa, crocerossine in camice e cuffietta, operai in tuta ed elmetto, contadini col cappello di paglia e la falce in mano. Tra tutta quella gente c'erano anche tanti bambini e i suoi quattro amici inseparabili Irene, Manuel, Mafalda e Filippo.
I soldati, inginocchiandosi e piegando davanti a Gesù la loro bandiera dissero: "Noi ti adoriamo, Signore, perché ci dai il coraggio di difendere la nostra patria, i nostri cari, la nostra civiltà e ci accogli nelle tue braccia pietose quando cadiamo nell'adempimento del nostro dovere".
Le crocerossine, anch'esse prostrate davanti al Divino fanciullo, dissero:
"Noi ti rendiamo grazia, Salvatore, perché ci assisti nella nostra penosa missione di lenire le sofferenze umane, ci proteggi e ci guidi nel cammino che, nel nome Tuo, abbiamo scelto"
Gli operai, toltisi l'elmetto e chinato il capo, dissero: "Noi ti glorifichiamo, Bambino Gesù, perché accogli la nostra fatica, il nostro sudore e ce li rendi purificati e santi, perché che la nostra pena quotidiana è dedicata a Te, ai nostri cari, al futuro dei nostri figli"
I contadini, con i grandi cappelli di paglia in mano, s'inchinarono davanti alla luminosa immagine, dicendo:
"Noi ti amiamo, Creatore del cielo e della terra, perché ci hai donato braccia forti e serena volontà, per trarre dal suolo i suoi frutti, che sono la vita dell'umanità"
Il Divino fanciullo, che sovrastava quella moltitudine come sospeso nello spazio abbagliante, sorrise e chiamò vicino a sé, nome per nome, i quattro amici di Mirko.
La voce del piccolo Gesù, tanto dolce e carezzevole quale mai melodia fu udita sulla terra, si rivolse ai ragazzi:
"Miei cari Irene, Manuel, Mafalda e Filippo, le vostre preghiere, le vostre sofferenze, i vostri sacrifici per il piccolo Mirko, così sinceri e scaturiti spontaneamente dal vostro giovane cuore sono stati accolti dal Padre Mio: Mirko vivrà in cambio della vostra rinuncia ai doni di Natale che tanto avete desiderato e cui avete rinunciato per amore del vostro compagno".
VIII
Le campane di tutte le chiese di quella povera periferia suonavano a stormo, nel freddo ma assolato pomeriggio del giorno di Natale, mentre quattro ragazzi, provenienti da strade diverse, s'incontravano davanti alla loro scuola. Erano Irene, Manuel, Mafalda e Filippo.
I loro visi, mentre si abbracciavano con foga, erano gioiosi, radiosi, le loro voci ridenti ed eccitate. Gridavano insieme, confusamente, che il miracolo da loro invocato era avvenuto: Mirko era fuori pericolo, sarebbe vissuto.
Lo avevano saputo alle prime luci dell'alba, quando la mamma dello sfortunato bambino aveva telefonato, piangendo di gioia, alle loro: i medici dell'ospedale non si capacitavano di come le gravi fratture del cranio, che apparivano nettamente nelle radiografie del dopo incidente, fossero scomparse in quelle ripetute al mattino, allorché il ragazzo, svegliandosi dal coma, aveva incredibilmente chiesto da mangiare. Rimanevano solo escoriazioni al viso e al cuoio capelluto, ma di così lieve entità che avrebbero consentito al bambino di rientrare a scuola subito dopo le vacanze natalizie.
I quattro ragazzi si raccontarono di un sogno fatto nella notte di Natale, un incredibile sogno, identico per tutti loro, nel quale un Bambino di una bellezza indescrivibile aveva loro sorriso, dicendo che Mirko non li avrebbe lasciati, che la loro fede e le loro rinunce lo avevano salvato, ma che i loro doni di Natale erano restituiti quale premio alla bontà dei loro cuori.
Al risveglio Irene aveva visto, dalla finestra della sua cameretta, una barca bianca e blu nel cortile di casa, ed era corsa fuori in pigiama, con rischio di prendersi un malanno, tanto la gioia l'aveva eccitata.
Manuel aveva trovato in bella mostra sopra il tavolo di cucina, appoggiata sul suo cavalletto, una formidabile mountain-bike nuova fiammante, di colore rosso metallizzato, con grosse gomme carrarmato, cambio Shimano a 21 velocità, sospensioni anteriore e posteriore e cromature di gran classe. Il dono restituito, insieme alla notizia della salvezza dell'amico avevano fatto scatenare il solitamente serioso e pensoso piccolo filippino in una scatenata danza tribale intorno al tavolo, con grida acute e ritmiche.
Mafalda, al caldo risveglio nella sua bella casa posta al centro del gran giardino ombroso di sempreverdi, aveva visto la mamma che la guardava dalla soglia della cameretta. Dal suo sorriso aveva capito subito del miracolo avvenuto ed era volata nelle braccia accoglienti e amorose della madre. Il papà la chiamava con insistenza dal basso, unitamente ai nonni.
Sempre nelle braccia della mamma, Mafalda era discesa giù per le scale, col cuore pieno di felicità. Il suo cuore si era trasformato in mitraglia alla vista dello splendido pianoforte elettronico posto vicino al caminetto: il suo dono era stato accettato e subito restituito in riconoscimento della sua abnegazione e della sua bontà.
Anche per Filippo quell'alba di Natale era stata unica e indimenticabile: Mirko sarebbe vissuto e sotto l'abete sfavillante di mille luci aveva trovato una canna da pesca così bella, così perfetta quale solo i pescatori sportivi potevano sperare. E poi stivaloni imbottiti, giubbetto e cappello, ami e fili, esche d'ogni tipo: insomma un vero paradiso per i suoi fiumi ed i suoi laghi.
Tenendosi per mano i quattro amici si diressero, nel luminoso pomeriggio invernale, verso l'ospedale del quartiere: andavano a trovare, con la felicità e la pace nell'anima, l'amico del loro cuore.
S.G.
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Questa piece teatrale fu da me scritta nel 1976 quando la mia prima figlia, Silvia, terminava la quinta elementare e fu rappresentata nel salone centrale della scuolina di periferia. Silvia interpretava la Morte.
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quantapazienza · 5 years
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L'estate è senza dubbio la stagione in cui si vedono per strada il maggior numero di obbrobri: il caldo scatena i peggiori istinti in fatto di abbigliamento, ma è davvero necessario?
Assolutamente no!
Canottiere e ciabatte da passeggio per maschietti, con ciuffi di peli, dita grosse come salamelle e altre amenità - spesso a braccetto con una scarsa igiene personale - infestano le nostre città. È ora di dire basta a questo scempio!
Pt. 1: Camicie
Fa molto caldo in questo periodo, ma spogliarsi non è l'unico sistema per combatterlo, anzi. Molto spesso l'errore principale è alla radice e riguarda la scelta dei tessuti. Mi capita che mi venga chiesto come faccia a sopravvivere d'estate in camicia senza che mi venga voglia di strapparmi via la pelle usando le chiavi di casa: vediamo di rispondere una volta per tutte.
Il grande classico pare essere mettere camicie attillatissime e che più che di cotone sembrano ricavate da coperte ignifughe: ❌
In primis, bisogna azzeccare la taglia: se il capo sta attaccato alla pelle questa non respira e crepiamo di caldo, meglio andare su una taglia un po' più morbida.
Per quanto riguarda i tessuti, due sono le strade per un look non troppo formale ma comunque elegante:
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Il seersucker: sembra semplice cotone a righe ma non lo è. Infatti, è intrecciato a fili di seta: una volta completato viene bagnato, la seta di arriccia, il cotone no, dando la classica finitura uniformemente stropicciata. È probabilmente il tessuto più traspirante che ci sia ma allo stesso tempo da buon isolamento in caso di brusco calo delle temperature. Mi direte ma dove la trovo sta roba io, che ho anche un budget ridotto? Beh, la moda per una volta ci viene in soccorso perché da circa due anni è tornato in auge, non so esattamente il perché, e quindi lo si trova in tutte le forme anche nelle grandi catene. Ormai si trovano anche bermuda o addirittura capi femminili super adorabili come salopette, top e gonnelline. Esiste soltanto a righe su fondo bianco, ma è possibile trovare moltissime combinazioni oltre al classico azzurro (giallo, verde...) Approvato!
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Il lino: evergreen e super funzionale. Rispetto al seersucker è un po' meno robusto e tende a stropicciarsi facilmente, però si trova in una miriade di colori e fantasie adatti ad ogni occasione a prezzi accessibili: per esempio H&M ha sempre nella collezione estiva una miriade di capi di lino, fra cui tantissime camicie che possono essere scelte con il collo alla coreana (simile diciamo ad una t-shirt) da usare di giorno o con il collo tradizionale, un po' più formali ma comunque freschissime!
Fun fact: entrambi i tessuti di cui vi ho parlato non temono i bagagli, a differenza delle camicie di cotone che arrivano sempre a destinazione in condizioni pietose, quindi possono stare pure nella nostra valigia per le vacanze estive.
Alla prossima puntata!
- @infelixvoluptas -
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Lionel Messi, parte con lui una campagna per la salute dei bambini
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La leggenda del calcio Lionel Messi ha dato il via, insieme a Mastercard, a una nuova campagna di raccolta fondi a sostegno di Save the Children - l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro migliore - attraverso un nuovo spot in cui lo si vede riflettere su come il calcio gli abbia dato le opportunità che mancano a molti bambini. Grazie a questa partnership, Mastercard, in collaborazione con la UEFA Foundation for Children, sostiene Save the Children per aiutare i bambini in condizioni di povertà a sprigionare il loro potenziale attraverso il calcio e molti altri sport, nonché attività educative, come la lettura e le arti. https://youtube.com/shorts/obbS5dmo-Tc?feature=share Lionel Messi e non solo Messi è affiancato da alcuni dei migliori calciatori di Italia, Regno Unito e Spagna, che promuoveranno la raccolta fondi per i bambini dei rispettivi Paesi. Il capitano del Liverpool FC e centrocampista dell'Inghilterra Jordan Henderson sarà promotore della raccolta fondi a sostegno dei bambini e i ragazzi fino a 16 anni che vivono in condizioni svantaggiate, consentendo loro di accedere ad attività gratuite durante le vacanze estive del 2023. Incoraggiare i giovani ad acquisire abilità e ad impegnarsi nell'apprendimento e nello sviluppo continuo è infatti una parte fondamentale del lavoro di Save the Children nel Regno Unito, con queste donazioni che verranno destinate a 600 famiglie e oltre 1.000 bambini a Manchester e nel North Tyneside.  In giro per il mondo La prossima settimana, invece, il difensore italiano Giorgio Chiellini lancerà la sfida ai suoi tifosi con l'obiettivo di raccogliere fondi per consentire a bambini e adolescenti dei quartieri più svantaggiati di alcune città in Italia di accedere ai centri educativi Punti Luce di Save the Children. Questi centri promuovono l'accesso gratuito ad attività educative, un’alimentazione sana e un'ampia gamma di attività sportive e motorie, come calcio, pallavolo e vela, per citarne alcuni, attività che altrimenti sarebbero completamente inaccessibili a chi vive in quartieri svantaggiati e privi di servizi. In Spagna l'attaccante del Club Atlético de Madrid e della nazionale spagnola, Álvaro Morata, raccoglierà donazioni per sostenere 220 bambini in condizioni di povertà e a rischio di esclusione sociale. Il programma olistico fornirà loro un sostegno psicologico oltre all'opportunità di praticare sport, coltivare valori e dare libero sfogo alla propria creatività. "Il numero di bambini e adolescenti in povertà in tutta Europa è aumentato drammaticamente nell'ultimo decennio. Ciò amplifica le disuguaglianze educative e penalizza il futuro delle bambine, dei bambini e degli adolescenti più svantaggiati, che pagano il prezzo più alto. Questa partnership è un modo per unire le forze e mettere le nostre migliori risorse al loro servizio, al fine di realizzare il loro potenziale e aiutarli a costruire un futuro più luminoso", ha dichiarato Giancarla Pancione, Direttore Marketing e Raccolta Fondi di Save the Children Italia. Mastercard e la raccolta fondi Mastercard sostiene la raccolta fondi fornendo la tecnologia per consentire alle persone di effettuare la propria donazione: per ogni euro donato, Mastercard raddoppierà tale donazione fino a raggiungere un contributo di 300.000 euro. La campagna rientra nel ‘Cause Enablement’ di Mastercard, con cui l’azienda sta trasformando il mondo delle donazioni digitali per rendere sempre più facile per gli enti benefici connettere i donatori alle cause, grazie alla possibilità di poter donare ovunque e senza spiacevoli interruzioni. I widget per le donazioni saranno accessibili tramite link dai canali social media dell’Ambassador, di Mastercard e dei partner, nonché tramite banner pubblicitari su UEFA.com e sulla piattaforma Priceless.com. Inoltre, le donazioni saranno raccolte anche attraverso gli acquisti effettuati sul negozio online ufficiale UEFA Club Competitions su UEFA.com. "In Mastercard crediamo nel fare bene facendo del bene. Per noi è fondamentale che la nostra tecnologia e il nostro network alimentino un impatto positivo che sia sostenibile", ha dichiarato Luca Fiumarella, Head of Marketing Italia di Mastercard. "Siamo orgogliosi di questa iniziativa e ci auguriamo che, insieme ai nostri straordinari Ambassador, riusciremo a mettere a disposizione le risorse giuste affinché i bambini possano sviluppare le proprie capacità e il proprio potenziale, raggiungendo obiettivi e traguardi straordinari”. "Il generoso sostegno di Mastercard farà una grande differenza per i beneficiari di questo programma. Permetterà a un maggior numero di bambini bisognosi di crescere sani, di avere accesso all'istruzione e allo sport e di avere la possibilità di un futuro migliore", ha dichiarato Urs Kluser, Segretario Generale della UEFA Foundation for Children. Read the full article
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svediroma · 3 years
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Disabilità in Albania: migliorare si può!
Si è molto parlato delle difficoltà incontrate da imprese, anziani o studenti durante la pandemia, ma c’è un gruppo che sembra essere stato dimenticato. Le persone con disabilità in Albania sono state totalmente lasciate fuori dall’attenzione delle istituzioni per quanto riguarda le misure adottate per prevenire la diffusione della COVID-19. Hanno obbedito al governo, rimanendo isolate per più di un anno, ma dicono che si sentono in qualche modo dimenticate e trascurate, poichè, oltre a non essere aiutate, sono state anche discriminate non avendo accesso alle informazioni ufficiali diffuse dal governo.
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Credo che, quando non ci vengono offerte opzioni nella vita, vediamo e accettiamo la situazione così com’è, raramente mettendola in discussione. Io ho accettato il fatto che mia madre, una persona con sclerosi multipla, fosse diversa. Ha dovuto smettere di lavorare, ha dovuto smettere di socializzare e ha dovuto smettere di parlare di argomenti che “non poteva capire”. Con la malattia, la sua stessa vita si fermò. Pensavo che fosse una situazione che non poteva essere modificata. È quello che è.
Mio zio è sordomuto. Quando ero più giovane andavo spesso a trovarlo durante le vacanze estive. Notavo che la gente gli parlava per cinque minuti e poi si fermava perché lui non poteva né sentire né parlare e quindi per loro era inutile. Era nato così ed era abbastanza sfortunato da nascere anche in un povero villaggio dove nessuno usa la lingua dei segni. Mi chiedevo spesso come si potesse vivere senza avere alcun metodo per comunicare. Ma è quello che è, giusto?
Quando ho fatto domanda per fare volontariato alla UILDM, ho pensato inizialmente che avrei aiutato le persone che non potevano fare tutto da sole. Durante la formazione che abbiamo fatto, è venuta fuori una parola: autonomia. Abbiamo parlato molto del fatto che dovremmo trattare le persone non sulla base della loro disabilità, ma piuttosto su chi sono come individui. All’inizio pensavo che non potesse essere così, non si può fare tutto da soli. Mi sbagliavo di grosso. Mi veniva costantemente ricordato che le persone con cui lavoravo avevano tutte le loro storie personali, i loro valori, i loro gusti e le loro antipatie e non erano un guscio di ciò che erano prima della disabilità. Sembrava che avessero trovato un nuovo percorso di vita, che era inaspettato ma già avevano imparato ad affrontarlo. Alcuni erano sostenuti dalla loro famiglia e altri erano soli, ma per loro era comodo così. Molte delle persone che ho incontrato avevano opinioni opposte alle mie, ma avevano opinioni per parlare di una varietà di argomenti.
Ho iniziato a pensare al fatto che non ho mai parlato con mia madre. La aiutavo e le raccontavo com’era andata la mia giornata, ma mia madre non dava mai le sue opinioni. Parlare con lei era come parlare con una versione speculare di mio padre. Per me era come se non sapesse molto della vita fuori casa e credesse solo a quello che gli altri le dicevano. Se non le piaceva che le cose andassero come voleva lei, si metteva a piangere come una bambina. Ora mi chiedo perché sia così.
Ovviamente molti italiani vivono in una situazione simile, eppure conducono una vita piena e felice. E gli albanesi?
Secondo le statistiche ufficiali del governo albanese, ci sono oltre 143mila persone con disabilità ufficialmente registrate in Albania. I disabili albanesi sperimentano alti livelli di disoccupazione, spesso non hanno accesso alle opportunità mediche ed educative di base e soffrono di stigmatizzazione e isolamento dalla società. Il 44,2% delle persone con disabilità appartenenti alla fascia di età 15-34 anni non ha mai frequentato alcuna scuola e il 16,8% ha finito solo l’istruzione secondaria. Solo nel 2015 la lingua dei segni è stata finalmente riconosciuta ufficialmente in Albania.
Durante la formazione in UILDM è emersa una domanda: dovremmo avere scuole speciali per la disabilità o dovremmo rendere le scuole accessibili a tutti? Per me la semplice questione era ridicola. Dubito che le cose siano accessibili nel mio Paese per la maggior parte dei cittadini, figuriamoci per le persone con disabilità. Rendere le cose accessibili, sia socialmente che fisicamente, è un processo lento e costoso e la povera Albania non ha i fondi necessari perché le scuole siano per tutti. Non ci sono nemmeno i bagni per gli studenti normodotati, figuriamoci per quelli con esigenze speciali. Le cose stanno migliorando, ma il processo è così lento che si vede appena. Nel complesso continuiamo a ignorare questo gruppo di persone, il cui più grande aiuto è solo la famiglia. Lo ignoriamo perché non sappiamo cosa fare per venire loro incontro. Non lo capiamo se non succede a un membro della nostra famiglia o a noi stessi.
Devo ammettere che, quando ne parlammo durante la formazione, pensai che rendere tutto accessibile a tutti fosse solo un pensiero pretenzioso di persone che vogliono sembrare brave. “Ci sono cose più importanti, la vita è dura, è quello che è”, ho pensato. Siccome avevo esperienza con la disabilità, pensavo anche che sarei stata perfetta per aiutare qui, ma poi ho scoperto che mi sbagliavo su tante cose. Nessuno ha bisogno del mio aiuto. Ho capito che non sapevo nulla ed ero io che avevo bisogno di aiuto per capire come rivedere la disabilità. Il tipo di pensiero “è quello che è” nasce dalla pigrizia di non voler migliorare la situazione o almeno di non volersene preoccupare.
Avevo bisogno di capire che aiutare tutti i gruppi non fa altro che misurare lo sviluppo e il progresso di un buon Paese. In Italia, pur essendo una minoranza, le persone con disabilità hanno una finestra aperta per esprimere le loro opinioni e punti di vista. Hanno la possibilità di essere se stesse e di continuare a crescere come individui. Forse è impossibile dare a tutti una finestra del genere, ma la ricerca di questa possibilità non è un pensiero pretenzioso. È una ricerca di miglioramento continuo e un segno di empatia collettiva.
Sono comunque grata all’Albania, sono grata per questa opportunità in Italia, per la UILDM e per tutte le persone che ho incontrato qui. Chiamo la mia famiglia tutti i giorni e amo molto mia madre, sono fortunata ad averla. Forse non è così integrata come una cittadina italiana, ma ha molto da dire e mi sembra di averlo capito solo di recente. Non ho mai saputo che fosse una persona così adorabile e ora voglio solo abbracciarla e dirle che è la persona più forte della mia vita.
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- Eliada Ballazhi
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tarditardi · 3 years
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D Club, comproprietà alberghiera di Domina: vacanze deluxe (e accessibili) per tutta la vita
D Club, il servizio di comproprietà alberghiera di lusso accessibile di Domina, nasce nel 2016. Il gruppo Preatoni, in realtà, si occupa di un settore che ha rinnovato in modo sostanziale fin dal D Club dal 1988.
Oggi D Club infatti non fornisce ai propri Soci solo tutti i servizi di una stanza d'hotel di qualità, ovvero un comfort tutto diverso da quello che può un appartamento. Li riempie di coccole su misura, pensate proprio per loro. Tra le tante: transfer da e per l'hotel, servizio concierge personalizzato che inizia prima del soggiorno, spazi da vivere in modo esclusivo in molte strutture, personal traveller  (...)
I Soci D Club inoltre, durante tutto l'anno, vivono un universo fatto di relax: partecipano gratuitamente a tornei di golf in tutta Italia, vivono esperienze di wellness e intrattenimento, hanno a disposizione convenzioni speciali con aziende nazionali e internazionali (...).
Essere Soci D Club significa poi poter scegliere ogni anno una destinazione di vacanza diversa: oltre che nelle "D Club Top Destinations" (Domina Coral Bay a Sharm, Domina Zagarella Sicily, Domina Borgo degli Ulivi sul Garda), i Soci possono soggiornare nelle altre realtà a marchio Domina. E non è tutto: possono scegliere tra 4.300 strutture situate in 100 paesi nel mondo, grazie alla collaborazione strategica con RCI, leader mondiale nel settore del timeshare (scambio vacanze).
D Club infatti è un modo diverso di fare vacanza, senza pensieri, per tutta la vita, cambiando spesso la propria destinazione e senza mai rinunciare a certi servizi.
Tutto questo capita perché D Club non è un prodotto, è un servizio che nasce per rispondere alle esigenze di una società che cambia sempre. Ad esempio, da tempo è in crescita il noleggio a lungo termine come alternativa dell'auto o allo smartphone di proprietà. Allo stesso modo, i Soci D Club non comprano un immobile che ha sempre bisogno di manutenzione: possono fare vacanza a modo loro per tutta la vita.
"Il nostro è un mondo fatto di lusso ed esclusività. Ma è anche un mondo accessibile, che ogni Socio può ritagliare secondo le proprie esigenze", spiega Michele Ascione, consulente D Club. "La comproprietà alberghiera negli USA è una realtà consolidata. Ben 10 milioni di famiglie ne usufruiscono. In Italia sta crescendo grazie al passaparola e alla fiducia che i nostri Soci ripongono in noi. L'ha fatto anche durante la pandemia, un periodo in cui tutte le nostre strutture sono rimaste aperte per Soci e ospiti".
D Club sembra essere perfetto per le famiglie, ma non solo per loro. "Non abbiamo un cliente tipo, i Soci D Club sono di tutte le età, non sono pochi i giovani che scelgono D Club proprio per la possibilità di viaggiare cambiando sempre destinazione", continua Michele Ascione. "D Club non è solo una concreta alternativa alle seconde case, che restano inutilizzate per gran parte dell'anno. E' un gran bel modo per investire sul tempo libero che realmente si ha, non quello che si sogna di avere. Per capire davvero le abitudini e le preferenze i nostri Soci, li intervistiamo a fondo... e così li aiutiamo a rilassarsi davvero".
https://domina.it/d-club/
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