toofasttooslow
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Too Fast Too Slow
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I'm running too fast and too slowMoving too high and too lowBut I can't seem to find a way to get it right
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toofasttooslow · 2 days ago
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Un bel giro sulla linea di confine tra Stato Pontificio e Regno Borbonico. Abbiamo tanti posti qui veramente belli, pieni di storia e cultura. Purtroppo a volte mi sembra che però si tende a lasciare tutto così come senza voler raccontare queste storie o comunque a volerle raccontare sempre con lo stesso tono di voce. Giuseppe Nilli sono due anni che organizza una gara non competitiva di ciclismo che tocca gran parte del perimetro della ciociaria. Ci sono due distanze, 160k e 320k. Ovviamente qui nessuno se lo fila più di tanto. Non chiede sponsor, non fa marchettate. C'è solo da pedalare e faticare.
Il tutto si svolge in completa autonomia, tranne per un paio di ristori. Io ho accompagnato Francesco per i primi 60 k, lui ha chiuso i 160k di corsa. E' stato il primo a farlo. Durante le ore che abbiamo passato insieme, abbiamo attraversato un sacco di luoghi che non avevo mai visto o che avevo visto ma non mi ero mai soffermato ad ascoltare le storie che si portavano dietro.
Ho ascoltato in silenzio, in silenzio tra i rumori dei passi e il rumore dell' affanno. Una delle più belle storie da quando corro.
Grazie Francesco e Giuseppe che mi avete reso partecipe di questo bel viaggio
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toofasttooslow · 4 months ago
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A caldo
Ho fatto finalmente una gara come si fanno le gare... partito a canna, arrivato a canna. Nel mezzo sono caduto, mi è partita una bella contrattura al polpaccio, i quadricipiti sono andati a fuoco ma nonostante tutto sono sempre riuscito ad essere lucido e spingere quando volevo spingere. Questa cosa un po' mi fa ben sperare perchè comunque significa che nemmeno sono andato troppo a tutta altrimenti non avrei avuto la lucidità di pensare troppo. La gara l'ho inserita in una settimana abbastanza carica di km, poca intensità a dire il vero, ma con due lavori TEMPO fatti su collinare e con 6 giorni di allenamento continuo sulle gambe.
Ma la cosa che più mi ha dato soddisfazione e che secondo me ha contribuito maggiormente nella gara di oggi è stato il fatto di partire avendo in mente di fare top 10. E l'ho fatto!
Mi ha ispirato molto l'articolo di Puppi dopo Transgrancanaria in cui parlava di come avesse trovato la forza di contrattare con se stesso quando si è al limite per poter dare ancora qualcosa in più. E' una dimensione che puoi raggiungere solo in gara.
Credo di aver capito cosa intendesse quando sono arrivato sull'ultimo strappo in salita in cui vedevo 4 atleti davanti con cui ci siamo tirati per gli ultimi 4/5 km di gara. A quel punto mi sono detto di voler andare a riprenderli e nonostante le gambe ormai stanche, ho spento il cervello e iniziato a spingere le mani contro i quadricipiti. Arrivato ottavo, prima top 10 Si non era l'utmb, ultrabericus, maremontana ma il Trail dei Monti Lepini, però cazzo sono contento.
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toofasttooslow · 4 months ago
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In alto i calici
Passato il periodo buio dell'allenamento fatto del mix letale di fatica e voglia di correre pari a zero, è un mesetto che le cose girano meglio.
Anzi, mi sto allenando come mai fatto prima d'ora! Qualche acciacco viene fuori sempre, ma comunque sia a livello di sensazione che di tempi ho avuto un miglioramento generale e la cosa che me lo conferma sono anche le parole del Coach che mi hanno fatto non poco piacere "Bravo! un anno fa eri distantissimo da qui". Ogni tanto fa bene una piccola pacca sulla spalla, ma so che mi sto impegnando tanto e sono contento che qualche piccolo risultato venga fuori. Risultati tangibili solo per me, certo, ma in fondo a chi mai dovrebbe interessare se non a me? In questi giorni di allenamenti complice più di qualche allenamento bello lungo, mi piace cercare di capire cosa abbia contribuito di più a questi piccoli miglioramenti. 
Alla fine credo che non sia una sola cosa, ma che messe tutte insieme oggi mi permettono di vivere la corsa in modo diverso rispetto ad un anno fa. Mi sento più sicuro dei miei mezzi e riuscire a correre come si vuole è decisamente meglio che correre come si riesce.
La cosa che però più di tutte torna spesso a fare capolino nei miei pensiero è però un'altra... Sono sempre stato un lupo solitario nella corsa. Forse anche un po' al di fuori, ma vabbè, andiamo oltre. 
Un po' per esigenze, un po' per indole, la maggior parte delle mie corse, che siano i 1000 o 6 ore in montagna tendo a passarle da solo. Ho orari proibitivi, lo so. Alzarsi alle 4 di mattina di sabato e spararsi 3-4-5 ore di lungo non è che siano in tanti disposti a farlo (giustamente), ma quando non si può fare altrimenti questo è e sinceramente la cosa non mi pesa troppo. Ho trovato un bell'equilibrio con la famiglia e anche a discapito di qualche ora di sonno, preferisco toglierne il meno possibile al piccolo di casa con il quale preferisco passarne sempre di più di tempo insieme a lui.
A volte ci sono S. e F. che decidono di volersi fare un giro e magari ci accordiamo per un'uscita, ma quando non ti alleni speso insieme i ritmi sono diversi e se io magari avevo in mente di fare un giro e devo accorciarlo mi prende male a volte. Aahaha so che è insensata questa cosa, però ok che ci siamo fatti compagnia, ok che abbiamo corso insieme, però è come si mi mancasse qualcosa. A me piace correre e far fatica. Non voglio passare per un duro, ma quando mi sveglio e devo uscire a correre, devo correre. Se la maggior parte del tempo bisogna fermarsi per fare una foto, poi un'altra, poi per mangiare, poi per bere ecc ecc, rientro a casa come se non mi fossi allenato. Non è nemmeno questione di volersi prendere troppo sul serio, due chiacchiere tra amici in montagna non possono che far bene, ma se questa cosa è già stata preventivata bene, altrimenti NO!
Avere una, due, tre persone con cui fare gruppo e scannarsi sulle salite, lanciarsi a canna in discesa e rubarsi i KOM nei segmenti, parlare di gare, di allenamenti, di personaggi.  A volte quando a qualcuno che incrocio in qualche gara locale e gli provo a nominare che ne so, Zach Miller, mi guarda come per dirmi "Ma che cazzo ne so chi è Zach Miller e perchè cazzo dovrei saperlo". Certo il posto non aiuta, siamo 3 gatti che corrono in montagna, però cazzo quanto potrebbe far bene avere un gruppo o una community, come si dice oggi, con cui condividere LA CORSA. Eppure io ci provo a parlarne con più di qualcuno, a cercare di capire chi possa essere interessato e lanciare l'amo, ma ad oggi niente da fare.
Secondo me è proprio la condivisione quella cosa che al momento più mi manca per aggiungere un tassello in più.
Ho tante idee in mente e ci sto pensando ogni giorno a come poter coinvolgere qualche persona nuova e trasmettergli, scambiare e condividere idee sulla corsa, sul trail, sull'ultrarunning.
E' da un po' di tempo che ci penso e alla fine credo che l'anello di congiunzione sia la birra. Forse a breve organizzo una group run con partenza e arrivo in birreria.
In alto i calici.
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toofasttooslow · 5 months ago
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Hard day at the office
E' ecco che è arrivato.
Come quando sei a passeggiare tranquillo al sole, nelle cuffie suona quel nuovo gruppo che avevi salvato in playlist per momenti come questo... tu e la musica. Cammini, pensi, ma ad un certo punto, splash! Pesti una cacca di un cane e torni violentemente sulla terra. E' stato bello, finchè è durato.
Nella corsa anche funziona allo stesso modo, ma l'atterraggio è forse più duro da assorbire della cacca di un cane.
Sono passato da un blocco di un paio di mesi in cui ho corso come non avevo fatto mai prima. Andavo veloce, velocissimo, non sono mai stato così veloce. Sono una pippa e non scrivo qui i tempi del mio andare velocissimo che sicuramente vi farebbero ridere, però per me ero velocissimo e questo è quello che conta. Anche se non mi è mai fregato nulla, però diciamolo, quando vedi quella medaglietta su Strava color oro un po' ti senti soddisfatto. E' in fondo una piccola pacca sulla spalla. Significa che adesso sei meglio di prima, oggi sei andato più forte di ieri. Bravo.
Poi arriva il giorno in cui, si magari sei un po' stanco, i volumi aumentano, qualche acciacchetto viene fuori, è qualche giorno che non hai così tanta voglia di uscire a correre, però in fondo che potrà mai succedere. Scaldati e vedrai che quando il countdown del Coros inizierà a ticchettare, si partirà a girare alla grande, come l'altro ieri, quei 5 minuti di ripetuta sono volati. 3,2,1, via
...mmm...
Diciamo che la prima ripetuta del blocco è sempre per me la più difficile, anzi forse la seconda perchè devo spezzare il fiato, vedrai che dalla terza andiamo a blocco
... niente!
Kaput!
Non va! Che succede amico?
Entro in un turbine di pensieri, non può essere così, perchè non va? perchè giro 10/15 secondi al chilometro più lento e sembra che stia facendo lo sforzo più grande di sempre.
Arrivo all'ultima ripetuta a pezzi, il cuore alle stelle, dolori ovunque, fiato corto. Gli ultimi 15 minuti di defaticamento sono un macigno. Li passo a rimuginare sul perchè, come è possibile, cosa è successo? Eppure ho mangiato bene, dormito, riposato, perchè sembra che stia per esplodermi il petto dopo 5 fottute ripetute da 6 minuti di merda! Ho fatto molto di peggio due settimane fa e pure non stavo così. Il Coros suona di nuovo e mi dice che per oggi può bastare. Grazie, lo sapevo! anzi, avrei smesso mezz'ora fa almeno. Poi rientri, ti fai la doccia e piano piano ti ricordi che era già successa una cosa simile l'anno prima. Che eri già passato dal dire Non ho mai corso così forte a Non sono mai stato così male in pochi giorni e alla fine che è successo? Niente, hai continuato a correre. Passi qualche giorno a farti mille seghe mentali e poi il giorno dopo comunque rimetti le scarpe e, si dai oggi sempre una merda ma un po' meglio di ieri. Non gira come prima ma almeno gira. Poi il giorno dopo, il lungo da tre ore ti fa staccare un po' la spina e ti perdi tra i pensieri in un bosco mentre si fa giorno. Stai meglio e ti diverti. Ti torna la voglia di stare fuori a correre e così piano piano torna il sorriso.
La domenica c'è il sole. Faccio una passeggiata almeno sciolgo anche un po' le gambe. Metto la pettorina a Brando, le scarpe a Valerio e passo il piumino a Betta e andiamo fuori a camminare.
Parliamo, stiamo in silenzio, camminiamo.
Ognuno con i suoi pensieri.
Ad un tratto, splash!
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toofasttooslow · 6 months ago
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Teach it!
Da Napoli... una one man band, a volte un trio, a volte un duo, a volte non si sa nemmeno chi siano e cosa suonino, ma spaccano! Uno dei miei prezzi preferiti è sicuramente questa TEACH YOUR CHILDREN HOW TO RISE ABOVE YOU.
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toofasttooslow · 6 months ago
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Solitude was there and tranquillity was very near
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toofasttooslow · 6 months ago
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How fast would you have gone out...
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Sto leggendo il libro della Kastor, Let Your Mind Run, grazie a uno dei vari "consigli di lettura" di Puppi. Da qualche tempo ho iniziato ad interessarmi di più proprio alla corsa come sport e non solo rilegata al mondo del trail o delle ultramaratone. Come tutte le cose che mi interessano e di cui non ne so niente, cerco di capire il nuovo mondo in cui mi sto immergendo partendo dalle storie, personaggi e aneddoti che ne hanno plasmato la storia. Se non lo facessimi sentirei un impostore nel seguire così appassionatamente qualcosa senza conoscerne il passato. Sono quindi arrivato a questo libro che sto pian piano divorando e anche se tra i mille impegni il tempo che in questo periodo riesco a dedicare alla lettura è davvero poco, c'è questo passaggio su cui mi sono ritrovato molto in questo periodo e che volevo condividere. L'ho copiato e ve lo metto di seguito.
"It struck me that Coach wasn't trying to change my feelings. He was, in my mind, giving me permission to be disappointed. I'd alway tought negative emotions were asign of weakness and i'd linked them to failure and self-judgement. Coach's comment, though, showed me negative feelings could have a positive reasoning: My disappointment was rooted in a desire to be better. My place wasn't what mattered to Coach. What mattered was my commitment. Understanding this, I began moving away from thinking this is as good as I am, a limiting, judgmental perspective that left me powerless, to this is as good as I am toda, a statement that allowed for growth and returned my power.
It was my first lesson in resilience, emboldened again by Juma's example. Off the line in Boston Marathon, Juma went out hard. He ran much of the race on world-record pace, pushing his way toward victory. On Heartbrek Hill, the twenty-mile mark, his bold pace proved too much. His legs lost power and his body lost steam. Partway up the climb, Italy's Gelindo Bordin passed him and went on to win in 2:08, with Juma placing second. At the press conference, Juma showed no regret. When a reporter asked why he had gone out so aggressively, he answered with a question, “How fast would you have gone out if you were trying to break a world record?” He was chasing a goal, reaching to see what he could do. Juma didn't let defeat define him. He didn't own his place or time. Instead, he focused on beign proud of the risk he'd taken and the courage he'd displayed."
Deena Kastor -Let Your Mind Run: A Memoir of Thinking My Way to Victory
Blaze
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toofasttooslow · 8 months ago
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Il Processo
Cresciamo con l’idea che essere precoci e bruciare le tappe sia sempre positivo. Così sostituiamo il culto del predestinato e del talento all’impegno duraturo, alla dedizione lunga anni e al costante processo di apprendimento del nostro corpo e cervello.
Ci aspettiamo di diventare bravi scalatori dopo qualche via mentre prima di noi i rocciatori hanno scalato centinaia di migliaia di vie per poter crescere di mezzo grado. Ancora peggio ci esaltiamo quando vediamo una persona bruciare le tappe nell’ultrarunning. Certo, con buone probabilità, e vista la politica di allargare i cancelli per fare in modo che la percentuale di finisher delle gare aumenti, un atleta anche non allenato può portare a casa una ultra. Paradossalmente più lunga è e più probabilità ci sono: sul serio credo che il Tor sia calcolato su tempistiche da gita CAI. Ho conosciuto una ragazza italiana (ve lo giuro) in Utah che non aveva mai fatto una gara prima ed è arrivata in fondo al Tor, semplicemente camminando. Così come conosco persone che al primo anno che si allenano vogliono correre una 100 miglia. Così come ho conosciuto persone che sciano dall’altro ieri e quest’anno hanno fatto delle discese di sci ripido, magari fuori stagione, a inizio anno con la polvere. Con buona probabilità arriverai in fondo, magari grattugiando la discesa senza fare curve, oppure essendoci powder e avendo fortuna di non sganciare una valanga potrai farlo come scendendo da una pista battuta, eliminando il vero fattore dello sci ripido. In percentuale è improbabile avere la sfiga di tirare giù una valanga, e morire sotto una valanga non tiene conto della meritocrazia. Potrai fare grandi classiche dello sci ripido e arrivare in fondo a una 100 miglia. Ma in tutto ciò, che senso ha?
Bruciare tutto e subito, potersi auto proclamare di essere ultrarunner, sciatori, scalatori, che gusto vi dà? Lo fate per voi stessi o per gli altri?
Ricordo di aver scritto una volta un pezzo per Spirito Trail molti anni fa in cui dicevo qualcosa tipo “lo stai facendo per te o per gli altri?” ed era questo il senso. Che gusto ci si prova a bruciare le tappe saltando il processo che ti ha portato a fare ciò che fai?
Certo, il risultato. Certo, l’affermazione di te stesso con gli altri che semplicemente non hanno le palle (o le risorse) per poterlo fare o provarci. Ma è sul serio così poco che ti basta per essere felice di te stesso?
Oggi riflettevo che corro da veramente tanti tanti anni. Saranno almeno 13 di ultra e molti altri in altre distanze, credo di aver corso dalle medie in poi da solo, per il gusto di fare chilometri e per sfogarmi. Puoi diventare vegano smettendo di mangiare alcuni alimenti dalla tua spesa. Oppure puoi diventarlo dopo un processo che ti ha fatto capire il perché di questa scelta, che ti ha portato a conoscere persone, sfaccettature, che ti ha portato a dubitare di te stesso, ad informarti, a tornare indietro, e poi di nuovo a replicare la scelta giorno dopo giorno. Che ti ha aiutato a capire oltre al gesto di per se, replicato perché considerato giusto nella società in cui vivi. Puoi arrivare ad alcune scelte fondamentali per la tua persona senza aver scelto. Puoi diventare un corridore acquistando delle scarpe e correndo. oppure puoi diventarlo DOPO un processo di anni di conoscenza di te stesso, degli altri e del perché le cose si fanno in un certo modo. Puoi aspettare la tua prima 100 miglia dopo anni che ti alleni, avendola già sognata centinaia di volte, correrla e sentirti appagato di un vero obbiettivo che hai portato avanti da tanto tempo. Oppure puoi iscriverti, camminare fino in fondo e poi cambiare sport, cambiare passione e fare qualcosa che è più cool in quel momento. Ma quale ti identifica come persona? Chi sei veramente?
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toofasttooslow · 8 months ago
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E ora bisogna solo correrla!
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toofasttooslow · 8 months ago
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Era da un po' che avevo in mente di scrivere qualcosa, ma non l'avevo ancora fatto ed adesso sento che è arrivato il momento. Ho sempre amato scrivere, ma farlo in un posto dove forse qualcuno leggerà i miei pensieri mi ha sempre frenato un po'. Argh! il giudizio degli altri, il mettersi a nudo davanti a qualcun altro, l'essere giudicati, sono sempre state cose che mi hanno in qualche modo fatto desistere in molte cose. Mi sono sempre vergognato di voler mostrare quello che mi piace e molte cose sono sicuro che non le ho mai portate a termine, forse non le ho proprio mai iniziate, per colpa di questa sensazione di inadeguatezza che mi accompagna da tanto, forse troppo tempo. Oggi se scrivo queste cose, sono sicuro che è per merito della corsa. Non sono tra quelli che pensa che allacciarsi un paio di scarpe e uscire a correre sia un atto rivoluzionario che salverà il mondo, NO! In qualche modo però, per me, in questi tre anni e mezzo dove quasi ogni giorno metto su un paio di shorts e mi butto a correre in strada o sui sentieri, mi ha aiutato tanto a farmi tornare in quel mondo dove qualcosa forse si era rotto riuscendo piano piano a ricucire quello strappo. Se faccio due conti sono passati esattamente venti anni dalla mia ultima partita di basket. La ricordo come fosse ieri. Ero bravino, sempre nel primo quintetto, il play della squadra, mi allenavo tanto sia con quelli della mia età che con i più grandi, 3/4 ore al giorno, e non mi stancavo mai. Poi all'improvviso ho cominciato a soffrire la competizione, avevo paura di sbagliare i canestri facili. Ricordo che non prendevo i contropiedi, anche se me li sentivo nelle gambe, per paura di ritrovarmi da solo sotto il canestro e sbagliare. Piano piano questa cosa mi ha distrutto. Non ne ho mai parlato con nessuno e l'epilogo è stato quello di lasciare il basket e non fare più sport per quasi tutti i successivi venti anni.
Non so che cosa fosse successo o quale fosse stato l'evento scatenante, ma comunque sono contento adesso di poter tirare fuori questa cosa e per questo ringrazio la corsa. Si, perchè correre da solo per i boschi, scavare dentro in piena crisi, essere confortati dal proprio respiro in piena notte, vedere sorgere l'alba per incastrare l'ennesimo allenamento bruciagambe, mi ha fatto conoscere meglio me stesso o comunque quella parte di me che forse aveva bisogno di essere confortata.
Sicuramente è solo una mia suggestione, me la faccio andar bene comunque e anzi gliene sono grato.
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