Don't wanna be here? Send us removal request.
Text
Spontaneità
Cosa c'è dietro questa parola? Un condizionamento liberamente scelto e assorbito dall'attore e che lo spettatore non percepisce come artificiale e forzato. "Pinocchio decise di cercare sè stesso: tutte le parti dell'albero da cui proveniva, quello che era quando era naturale. Trovò: una barca, una porta, un tavolo..."
Non si tratta mai di trovare qualcosa di perso o qualcosa di ideale, si tratta di padroneggiare quello che si ha, di trasformare quanto c'è. Il mito della spontaneità a teatro, per Barba, parte dal non accettare sè stessi finendo per mitizzare una immagine diversa da noi che ci è difficile concretizzare.
Concepiamo il cambiamento come una lacerazione e una rottura invece che qualcosa di organico e naturale, che ci spinge ad uno scatenamento caotico o a forzare artificialmente il nostro corpo quando lo ricerchiamo e, aggiungo io, a imbolsirci altrettanto artificialmente quando lo aborriamo. Se il nostro comportamento quotidiano è mediocre e limitato pensiamo che l'esplosione sia spontaneità che mandi in frantumi la campana di vetro delle norme quotidiane. Ma quello che rimane solo frammenti di vetro.
Spesso troviamo spontanei attori provenienti da altre culture che sembrano danzare e muoversi più liberi e leggiadri di noi, più presenti con sè stessi. in realtà anch'essi sono imbrigliati della cultura e dei condizionamenti che li hanno plasmati.
Ma nel termine spontaneità è implicita la libera scelta, il duplice problema della libertà e della sicurezza: libertà di scegliere tra diverse alternative senza essere obbligati da scelte esterne e la sicurezza di poter realizzare quello che si è scelto, senza trovarsi impediti da mancanza di tecnica, dalla paura, dal giudizio degli altri.
La spontaneità non si oppone al virtuosismo insomma, viene dopo, un musicista riesce a far passare qualcosa di personale se è più di un virtuoso, ad esempio, riesce ad esprimersi attraverso la resistenza che lo strumento e il suo campo musicale gli impongono. O come quando uno scrive: non può usare qualsiasi segno o qualsiasi suono, deve passare attraverso le regole e le parole di una lingua. Può inventare neologismi ma seguendo la logica imposta da preesistenti radici linguistiche (e aggiungo: i suoi stessi neologismi possono costituire future radici linguistiche).
La situazione dell'attore è simile a quella della colomba di Kant: la resistenza dell'aria affaica il suo volo ma senza aria cadrebbe a terra con la pesantezza di un corpo morto. Così l'attore lavora spingendo un muro, per abbatterlo ed elimiare barrieere e condizionamenti che lo separano dagli alatri e dall'immagine che vorrebbe di sè, ma è il modo in cui spinge il muro, in cui usa le energie reagendo contro l'ostacolo a rivelare l'attore, se davvero lo abbattesse si troverebbe inerte nel vuoto.
L'attore raggiunge la spontaneità attraverso azioni e reazioni che seguono una logica precisa, non agendo arbitrariamente ma forgiandosi regole altrettanto precise di quelle che nel linguaggio parlato permettono il discorso. L'attore insomma decide la logica delle proprie regole ma deve poi accettarle fino in fondo. Quando arriva a possedere tutte le regole che si è imposto e riesce a passare attraverso di esse senza quasi più pensarci, componendole e variandole nel ritmo del suo lavoro raggiunge una forma di sicurezza e libertà che per chi vede appare "spontaneità".
Solo in teatro ci sono persone che mostrano gesti e frammenti di azioni in maniera sconclusionata illudendosi che un comportamento caotico e inespressivo posa rappresentare la spontaneità. A volte l'attore così si sente libero (se nte qualcosa che fra sè chiama libertà) ma lo spettatore rimane imprigionato in una frana di gesti di cui non riesce a vedere la logica. Non necessariamente ne vede la logica del discorso, riesce a cogliere la rappresentazione, ma riesce a percepire una logica dietro alla dinamica di azione e reazioni.
Un'altra immagine è utile: spontaneo è il comportamento di una persona con qualcuna che ama e con il quale si sente sicura e accettata. Tutte le sue azioni modellano l'intensità della sua energia in modo preciso: per alzare la mano, per accarezzare, per tirare i capelli ma sapendo esattamente fino a dove può andare e dove deve fermarsi, quale è il punto oltre al quale comincia a far male e perde contatto con l'altro.
Il che ci porta all'energia dell'attore: è la capacità dell'attore di intervenire nell'ambiente circostante adattandolo e adattandosi. Ma è solo in rapporto a qualcosa di preciso che l'energia individuale si modella in una azione precisa.
0 notes