Tumgik
unastupidaromantica · 6 years
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Tumblr un terremoto di emozioni.
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unastupidaromantica · 6 years
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11. Ti porto via con me
All is possible, tonight ||•
Clare's pov.
Do you know how to realise?
I’m willing to give it all
that I got just to know
I will make it out with you
Maybe just one minute more
could have saved what
you are crying
for but I’m gone…
Mi ritornò in mente la poesia che scrisse mentre eravamo in viaggio verso l'ospedale. Era straziante rileggere tutte quelle parole così vere...così struggenti...così...sue. E ritrovarsi a quel funerale ripensando a quella poesia, faceva il suo effetto. Si poteva toccare con mano il dolore umano, toccava le corde piú sensibili del cuore.
Quelle parole troppo sue. Tremendamente sue. Si era spogliato metaforicamente di ogni veste, mostrando la sua anima nuda su quel foglio. Non ero una persona estremamente emotiva ma tutto quello mi faceva pensare molto. Non eravamo niente nelle mani della vita.
Ovviamente quando la sera stessa della notizia arrivammo in ospedale la situazione era quella che era. Era già ovvia, palese.
Le sue urla di disperazione non riuscirono a bloccarsi in gola, non ci riuscì, tutto quello fece rimanere di sasso me e Lenny che non avevamo pronunciato neanche mezza frase dopo la straziante notizia.
Perdere una persona cara comportava mille cambiamenti, soprattutto interiormente.
Quelli che ti devastavano dentro, quelle che ti provocano cicatrici così profonde che nemmeno il tempo poteva in qualche modo lenire. Ti rimanevano addosso.
Guardavo il suo sguardo perso nel vuoto e mi disperavo dentro. Poco dopo sospirai non appena nascose i suoi occhi sotto delle lenti scure, le sue solite. Il suo ciuffo nero sembrava compatire la sua stessa sofferenza.
Lenny il suo migliore amico era al suo fianco, eravamo le uniche tre persone a non aver rivolto neanche una parola o un cenno di testa con nessuno.
Inforcai gli occhiali neri grandi, non amavo che la gente mi vedesse piangere, mi sentivo un po come se mi rubassero i miei sentimenti personali. 
Conoscevo Mark da molti anni ormai, avevo avuto la fortuna di aver condiviso con lui ogni istante, ero sempre stata al suo fianco, pronta a sostenerlo, e anche quel mattino sotto quelle nuvole e ombrelli neri ero rimasta. Ancora una volta, come sempre al suo fianco, solo qualche passo piú distante per non essere troppo pressante.
« condoglianze...deve essere stata una perdita terribile»
Che frasi ovvie, certe persone erano dei veri capitan ovvio. Il mio sguardo diventò serio, appoggiai una mano sulla spalla a Rose, sua madre, i suoi capelli biondo pallido era ricoperto di velo nero , i suoi occhi gonfi e rossi non potevo incrociarli. Mi abbracciò e tremai « ti voglio bene Clare» mi disse per poi stringere suo figlio.
Gli altri due fratelli erano molto diversi da Mark, altissimi e parlavano tanto, anche in momenti tristi, come quelli, a differenza di Mark, tutt'altro che estroverso. Con un cenno di capo salutai anche loro, che ricambiarono con un abbraccio.
Non riuscivo a pronunciare la frase retorica “condoglianze” a me bastava un abbraccio.
Mark's pov.
Are those moments still inside?
Don’t be afraid of
my whispers at night
Don’t you know?
I will make it out with you!
Grab our dream of being one Cause I’m feeling lonely.
lonely
Avevo passato tutta la notte sveglio. No, non si trattava di ore piccole. Non riuscivo a chiudere occhio.
Avevo ancora le immagini del funerale davanti ai miei occhi, avevo deciso di non rimanere a lungo a casa dai miei, troppi ricordi, troppi dolori, troppo tutto.
Parlando sinceramente non ce l'avrei fatta. Non avrei retto.
Mia madre lo sapeva bene.
Non avevo avuto un rapporto stretto con mio padre, anche perché lo vedevo poco, le sue ore di lavoro non combaciavano con le mie non appena rientravo dalla scuola. Poi la malattia ha peggiorato ogni cosa, anche se lo vedevo più frequentemente, andandolo a trovare.
Staccare la spina significava per me non un modo di fuggire dai problemi, perché tutti lo sanno che non é cosí che si va avanti, ma volevo pensare al mio futuro, insomma diventare dipendente, farmi strada da solo e riuscire ad essere migliore giorno dopo giorno. Realizzare i miei sogni e portare alti quei valori, gli stessi innescati da mio padre sin da ragazzo, quali la libertà e la speranza verso un mondo migliore, non abbandonando i propri sogni.
Solo chi é morto dentro lo fa.
Io non volevo arrendermi. Volevo sentirmi vivo.
Lo facevo per la sua memoria e per me stesso. Oggi avrebbe fatto quarant'otto anni.
Ero molto provato non lo nego.
Quanto di piú importante al mondo mi era stato strappato via bruscamente.
Avevo un umore pessimo in quei giorni che seguirono la partenza.
« abbi cura di te »
« mamma tra qualche mese torno» le dissi prendendo il suo viso tra le mani dandole un bacio sulla fronte « quindi non pre-»
« ma perché non resti qui? Ma che razza di figlio sei eh?»
« Matias smettila per cortesia!» mia madre alzò il suo tono di voce mettendosi tra me e mio fratello maggiore
« hai qualche problema Matt?»
« figliolo ..» mia madre cercava di mettere sempre la pace, quando poi non c'era mai stata, soprattutto tra me e il mio caro fratello maggiore.
Forse dato dal fatto che fossi il piú piccolo, il più coccolato forse? Quello più fuori dalle righe di sicuro. Ci zittimmo entrambi, forse nello stesso momento la memoria di nostro padre ci fece sussultare
« vieni qua» mio fratello mi venne incontro stringendomi la mano e tirandomi verso il suo petto per poi stringermi a se il suo gesto inaspettato mi fece rimanere di sasso, mia madre si commosse, ma trattenne le lacrime « mi raccomando..» cielo spero solo che non inizi con un terzo grado, pensai « chiama» concluse per mia sorpresa con tono duro.
Lenny's pov.
Era passata una settimana dalla partenza, avevo salutato familiari, animali e famiglia e mi ero diretto verso il primo treno con i miei due amici di sempre.
“... e la vita continua anche senza di noi, che siamo lontani ormai”
Le canzoni che passavano alla radio erano un qualcosa di sconvolgente, senza dare nell'occhio stavo per cambiare frequenza quando..
« no Lenny, lascia» Mark e il suo tono di voce pacato.
Con la coda dell' occhio notai il suo sguardo assente sintomo inequivocabile del suo malessere «..adoro questa canzone» poi aggiunse e alzai il lato della bocca sorridendo «..okay » vidi dallo specchietto retrovisore Clare che con aria preoccupata guardava attraverso il finestrino, e non ci voleva proprio tutta quella tristezza, dovevo intervenire
« Clary quan-»
« Clare» eccola.
Ribatté all'istante interrompendomi, mh certo, tanto cosa cambiava?? Miss perfezione, pft.
« ...Claare sì» imitando la sua voce mi corressi ammettendo l'errore mentre guidavo
« uhm dicevo, quando ci presenterai qualche tua amica bona?» sogghignai, sapevo che da li a poco sarebbe scoppiato il putiferio, la questione la faceva andare su tutte le furie. Mark stava sorridendo. Bingo!
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unastupidaromantica · 6 years
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Tutto è possibile stanotte.
I legami hanno una gran bella responsabilità.
Quando riescono a diventare forti come il nostro, ti mettono
davanti ad una decisione.
E si sa, cuore e mente non concilieranno mai a nozze.”
©hellhergi
1 . Ciao papà
00:00
Festeggiavo in un locale inglese, con alcuni amici. Una tipica rimpatriata. Tra qualche giorno sarei dovuto tornare a casa per festeggiare il compleanno di mio padre.
Ero contento. Entusiasta e per la prima volta nella mia vita: spensierato.
« che figata! È stata assolutamente la serata più bella della mia vita» contentissimo confessai a voce alta. Dopotutto quanto bastava per essere felici? Nulla.
Mi sentivo come un bambino piccolo appena scarta i suoi regali di Natale.
Quella sera con me c'era Clare, la mia amica di sempre, quella alla quale confidavo tutto, tutto, davvero tutto.
La persona per eccellenza, dopo mia madre ovviamente.
« Mark » mi sentii chiamare da Clare «che ne dici s-» la interruppi immediatamente,il mio cellulare si era illuminato e con lui anche i miei occhi.
« aspetta un minuto, ho mamma al telefono!» alzai il mignolo come mio solito, mentre mantenevo il dispositivo tra le mani.
« Signora Roseeeee» urlò Clare a mia madre che rise dall'altra parte del telefono « mamma ti manda un bacio» la informai prima ancora di allontanarmi da lei per ascoltare meglio. Da tutto quel frastuono ero sicuro che non avrei inteso nemmeno mezza frase messa in croce.
Avevo un presentimento però.
Quanto li odiavo quei presentimenti.
Mi sentivo all'incirca come il restauratore, quello della serie tv tanto amata da mia madre, solo che lui a differenza del sottoscritto aveva delle visioni, io me lo sentivo a pelle, da dentro.
Ebbene ogni volta che qualcuno della mia famiglia mi chiamava quando ero fuori città il cuore mi batteva all'impazzata e la cosa mi preoccupava non poco, dopo le solite domande di routine, della serie: "come stai", "hai mangiato" insomma quelle tipiche di una madre , mi aspettavo sempre il peggio.
Sarà che sono di natura pessimista e quindi, forse alcune cose me le attiro da solo, ma fuck, ero estremamente sensibile. Dannazione.
Okay, sveliamo st'arcano; pensai. Speravo vivamente che non fosse successo nulla di grave e che questomarkdimmerda - qual'ero, si faceva solo dei problemi inesistenti.
«tuo padre..»
« mamma? » la mia voce si spezzò mentre mia madre singhiozzava dal dolore.
Un colpo basso.
Mio padre.
Non c'era molto da capire.
Né da spiegare.
Mio padre soffriva da anni, era ricoverato all'ospedale per una malattia che non ti lasciava scampo. Una bastarda che ti succhiava l'anima, rendendoti un vegetale.
Mi odiavo.
Mi odiavo con tutto me stesso perché io ero fuori città a divertirmi, volevo svagare la mia mente e le persone che amavo di piú al mondo stavano soffrendo, se ne stavano andando via. Ed io dov'ero?!
A far caciara in un locale sperduto di Londra.
Oddio quanto mi stavo odiando.
Mi sentivo un ragazzo viziato e senza valori.
Mia madre non disse nulla, di conseguenza neanche io, staccai la chiamata e mi sentii crollare il mondo addosso.
Era tutto insonorizzato intorno a me, non sentivo piú nessun rumore, nessuna voce. Sembrava di vagare nella mia stessa anima. Gli altri mi venivano incontro ed io ero entrato in uno stato di trance, come se non risentissi nulla. Come se il mio cervello improvvisamente si fosse messo in stand by da solo. Tutta quella gente intorno a me faceva quasi da sfondo alla scena .
Loro si divertivano.
Loro non sapevano.
I miei problemi non erano i loro.
I miei dolori non erano i loro.
«Hey amico, che ti prende?»
« Ragazzi che ha Mark?»
Vedevo le facce preoccupate dei miei amici intorno, le loro voci in lontananza anche se erano a un palmo da me, camminavo senza meta verso la mia camera d'hotel, dovevo tornare a casa. Rivedere anche se per l'ultima volta mio padre. Un ultimo saluto.
Ultimo.
Che brutta parola.
In genere era molto ricorrente questa parola nella vita, ero sempre stato ultimo in tutto, ultimo figlio, ultimo a prepararmi al mattino , ultimo a fare colazione, ultimo in classe, l'ultimo a terminare un pasto. Non é che questa cosa dell'ultimo mi gasasse tanto. E infatti sono stato anche l'ultimo figlio a vedere per l'ultima volta mio padre.
Gli ultimi saranno i primi, dicevano.
Col cazzo, tutte palle.
Gli ultimi resteranno tali!
Fottuto mondo stracolmo di congetture che ti ficcano nelle cervella sin dalla piú tenera età.
Dovrebbero porre denuncia verso chi parla a vanvera e si inventa cose assurde.
« Clare ...ci devi aiutare, Mark non da segni di vita»
« che cazzo dite?»
« ..ha bevuto un po troppo?»
« ma..no! Fino a pochi minuti fa era qui con me lucido..ha ricevuto una chiamata da Ro-»
Clare corse in mio soccorso fortunatamente, aveva già intuito tutto. Lei conosceva la mia vita quanto me, forse meglio. Era quasi una sorella, avevamo un rapporto bellissimo. Assurdo dirlo ma vivevamo quasi in simbiosi, a stretto contatto l'uno con l'altra.
Molti ci scherzavano su, su una presunta storiella tra noi, ma pft niente di tutto questo, avevamo un legame di gran lunga più forte di un semplice inciucio amoroso.
Mi sentivo a pezzi. Le gambe mi stavano abbandonando, da lí a poco avrei perso il controllo dei miei sensi, ero distrutto e provato internamente e le mie articolazioni ne risentivano piú di chiunque altro.
« oddio Ma..-»
Persi l'equilibrio, la porta si aprí e Clare mi soccorse, caddi tra le sue braccia a peso morto, fortuna che arrivò in quel preciso momento.
Poi il buio.
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