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weasleysquare · 3 years
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I feel like once you know someone’s there for you, and once you know they love you, you never actually think of them again. It’s not until you’re about to lose someone, that you finally pay attention.
MALCOLM & MARIE (2021) dir. Sam Levinson
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weasleysquare · 3 years
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.                    𝐇𝐀𝐏𝐏𝐘 𝐁𝐈𝐑𝐓𝐇𝐃𝐀𝐘 𝐓𝐎 𝐘𝐎𝐔.                   ❚  hogwarts, 𝑓𝑒𝑏𝑟𝑢𝑎𝑟𝑦 𝟷𝟻𝑡𝘩.
   𝕾e avesse riposto nelle reali responsabilità — quali le lezioni, una carriera futura, e tanto altro — l’impegno che aveva riposto in quel gesto, avrebbe di certo superato le aspettative di molti insegnanti. L’aveva ponderato a lungo, cercando tra polverosi volumi l’incanto adatto per permettere a quel progetto di venire alla luce. I soggetti di quell’incanto erano due diari identici; la copertina di pelle rilegata a donar a quei due oggetti gemelli l’aria misteriosa ma al contempo innocua. L’incanto che li rendeva speciali, tuttavia, aveva messo alla prova le abilità magiche di Roxanne che aveva, tuttavia, preso ispirazione da stralci di racconti ormai remoti di tempi passati, in cui la di lei esistenza non era neanche nei piani. Pertanto le pagine di quei diari erano egualmente candide, ma legate da un incantesimo comunicante che permettesse ad un messaggio scritto su uno dei due di apparire sul gemello che, al riceverlo, avrebbe assunto una temperatura più tiepida che sarebbe stato possibile avvertire al contatto con la copertina. Uno dei due diari era stato avvolto in un involucro di carta marroncina che s’era rivelato più difficile da maneggiare dell’incantesimo comunicante che aveva, con difficoltà, destreggiato, ma Roxanne s’era imposta di eseguire quel compito manualmente, come se volesse render noto lo sforzo impiegato. L’aveva dunque affidato ad un gufo della voliera, affinché lo consegnasse a Dominique la mattina del suo compleanno, quel febbraio. La piuma aveva poi impresso un messaggio tra le pagine del proprio, che si sarebbe rispecchiato nel doppione; le linee di inchiostro nero componevano parole in una grafia disordinata di cui Roxanne non era mai stata fiera, ma abbastanza chiara da decifrare un messaggio preciso.
   𝐵𝑢𝑜𝑛 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑒𝑎𝑛𝑛𝑜, 𝑁𝑖𝑐𝑘𝑦. 𝑃𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑎 𝑐𝘩𝑒 𝑙𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑒 𝑡𝑟𝑎 𝑛𝑜𝑖 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑎𝑛𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑑 𝑒𝑛𝑡𝑟𝑎𝑚𝑏𝑒, 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑡𝑢 𝑠𝑎𝑝𝑝𝑖𝑎 𝑐𝘩𝑒 𝑝𝑢𝑜𝑖 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑟𝑚𝑖, 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑡𝑢 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑛𝑑𝑎 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎𝑟𝑚𝑖. 𝐶𝑜𝑛 𝑎𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑜.
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weasleysquare · 3 years
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One, two, three, your type of mind, so hard to find; native of mine, you're just my kind. Down on my knees, I'll always follow, I promise you, until the end of time. Our house on fire, we're burning, we dance inside, you're hurting, if you leave me in the morning I'll have such a lonely heart.
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weasleysquare · 3 years
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THE NORTHERN LIGHTS
role extract, the christmas holidays.
La notte s'era calata come un manto sull'intero territorio che ospitava la Tana; il silenzio rotto solo dalle lontane eco di richiami di gufi e creature notturne, ma i sensi di Roxanne erano all'erta in modo da captare i suoni di esistenze ancora in veglia, affinché si accertasse che i suoi nonni, zii e cugini, fossero profondamente assopiti. L'argenteo bagliore della luna che filtrava dalle finestre le confermava l'orario notturno già inoltrato. « Muffliato. » sussurrò, e l'incanto pervase la stanza occupata da molteplici materassi e figure addormentate a malapena riconosciubili alla scarsa luce, dunque la sua attenzione si rivolse verso la distinta figura di Dominique che aveva persuaso per giacere al suo fianco, sotto le numerose coperte, in attesa di attuare la loro missione segreta. « Nique. » bisbigliò. « E' ora. » E per quanto sussurrata la di lei voce era intrisa di eccitazione.
Era super esaltata, Dominique, e far in modo di non esternare troppo la cosa così da farsi scoprire, era stato stranamente difficile; anche se non aveva un'indole particolarmente frizzante, come alcuni dei suoi cugini, forse era qualcosa che definiva anche il suo, di sangue. Si trovava nel letto, mentre fingeva di dormire, in attesa di potersi smaterializzare insieme a Roxanne e giungere in quel luogo nell'estremo nord, per assistere ad un panorama — a suo dire — a dir poco meraviglioso. Gli occhi chiusi, ma per finta, erano stati velocemente riaperti al risuonar della voce dell'altra, facendola alzare velocemente da quel giaciglio. ‹‹ Siamo pronte allora? ›› le labbra velocemente larghe in un sorriso, mentre sistemava il piumone, quasi mettendo in ordine. ‹‹ Sono così contenta! ›› e se fossero state altrove, la probabilità di trovarla intenta a saltellare era molto alta, ma non potevano farsi scoprire.
Il sorriso che incurvò le labbra di Roxanne la rese più simile a suo padre di quanto i tratti somatici avessero potuto fare, donandole quell'aria vispa di chi è intento a mettere in atto un piano ponderato da tempo. Tuttavia, quella reazione era invisibile al buio, quindi si limitò a replicare. « Pronta quando lo sei tu. » S'era sfilata dalle coperte sotto cui aveva giaciuto ancora completamente vestita, in attesa di quell'imminente partenza. Al di sotto del materasso, estrasse il mantello in cui si avvolse, preparandosi ad addentrarsi nel gelo della notte; cosicché attese che sua cugina fosse pronta a partire per quel viaggio tanto agognato e tese a Dominique la mano destra, confidando che il lieve chiarore della luna rendesse visibili i contorni. « Guidaci tu. » le confidò, affidando a lei la responsabilità di smaterializzare le loro figure e trasportarle nel luogo che avevano impresso bene nelle loro memorie. Roxanne strinse gli occhi, chiudendo fuori ogni residua visuale per concentrarsi su una chiara immagine di una città sconosciuta. Ed attese, le labbra schiuse in un sorriso impaziente ed ogni nervo teso.
Velocemente la giovane Dominique aveva recuperato le proprie cose, scelte appositamente per quell'esperienza, un caldo cappotto, un cappellino buffo con un gatto disegnato e dei guanti abbinati; non era importante quanti incantesimi potessero usare per scaldarsi, gli outfit erano belli da indossare, appositamente per quello. ‹‹ Io sono prontissima. ›› e lo era davvero, mentre le labbra rosee della giovane si allungava in un ampio sorriso, che non riusciva affatto a reprimere; si era studiata quanto più possibile, le immagini, vi era una città in Norvegia, dove poter assistere a quel panorama era possibile, rendendo tutto splendido. ‹‹ Dammi la mano. ›› mano tesa, polso rivolto verso l'alto, così da incentivare la mora a stringere la propria mano; gli occhi dell'anglo-francese erano ora chiusi, mentre nella mente cercava di mettere quanto più a fuoco possibile, il luogo scelto. Avrebbero raggiunto la Norvegia, avrebbero assistito all'aurora boreale, quant'era vero che si chiamava Dominique Weasley.
La mano di Roxanne vagò nel buio, in cerca di quella opposta di Dominique, e quando le di lei dita sfiorarono quelle dell'altra, avvertì la scarica elettrica percorrerle le falangi, riverberarle nel polso e spingerla ad avvinghiarsi a quella presa, far aderire i palmi ed avvertire il proprio quasi ardere, sollevato dal ricevere quel contatto che spesso cercava una scusa per ottenere. La di lei mente mise a fuoco quelle immagini con tutta la concentrazione di cui era capace, cercando di scacciare il pensiero della pelle di Dominique a contatto con la propria. « Al tre. » annunciò. « Uno, due, — » ed avvertì la sensazione di essere stata risucchiata in un vortice in grado di comprimerle ogni punto vitale fino al limite della sopportazione per poi svanire. Esitò al riaprire gli occhi, ma avvertì il vento gelido sferzarle le guance scoperte. « Nicky? » sussurrò, esitante, gli occhi ancora serrati.
Era come se la mano di Roxanne fosse per lei un punto sicuro, un qualcuno capace di colmare quelle differenze che vi erano tra le due, un qualcuno senza il quale, Dominique, non poteva più immaginare se stessa. Per quello con lei era pronta a fare qualsiasi esperienza, anche se si trattava di smaterializzarsi per raggiungere il Polo Artico senza avvisare nessuno. ‹‹ Tre! ›› l'immagine ben a fuoco nella mente, tutti quei piccoli dettagli che aveva studiato e cercato di rimembrare al meglio. Solo quando la sensazione tipica del corpo che toccava nuovamente terra dopo essersi smaterializzati, aveva pervaso la giovane fanciulla, e la voce di Roxanne rompere quel silenzio, le palpebre s'erano riaperte, osservando di fronte a sé. ‹‹ Rox è — è ... wow. ›› le immagini erano nulla, in confronto a ciò ch'era dinnanzi a lei, un panorama senza fiato.
Fu lo stupore di cui era carica la voce di Dominique a risvegliare la curiosità di Roxanne, che quasi sgranò gli occhi, tenuti chiusi tanto a lungo da necessitare di mettere a fuoco la visuale. Ancora aggrappata alla mano di Dominique, incapace di allentare quella presa, sperimentò il sollievo della riuscita di quel piano; l'emozione successiva fu quella di folgorante sorpresa dinanzi a quello spettacolo. « Woah. » sussurrò, approssimandosi alla figura di Dominique, parandosi spalla a spalla. La distrazione determinata da quei colorati bagliori di luce, annullò il pensiero del vento tagliente che la colpiva in pieno viso. Gli impellenti brividi risvegliarono l'istinto di avvolgere il proprio spesso mantello attorno alla propria figura, includendo quella di Dominique tra i lembi, ponendosi alle spalle di lei. Sospirò, nel poggiare il mento sulla spalla di sua cugina, proiettando su di lei lo sguardo e scorgere il profilo preciso di naso, labbra, mento, il profumo della sua pelle diretto alle di lei narici dalla violenza del vento. Persino da quella prospettiva, era in grado di scorgere le luci dell'Aurora riflesse nelle di lei iridi azzurre ma, nonostante quello spettacolo, Roxanne avrebbe giurato che la migliore visuale, era quella a lei già nota di sua cugina, dipinta di puro stupore.
Aveva sempre amato gli spettacoli del cielo, delle stelle, desiderando spesso di vedere l'universo stesso, un misto di colori, luci, qualcosa che solo vederlo poteva spiegare la sensazione provata. Aveva sempre amato l'aurora, solo vista nei libri, ma in quel momento? Tutto vinceva, e alla grande, sul resto. Non poteva che considerarsi più felice di così, in quel momento, soffermandosi sulle sfumature che quel paesaggio creava, come dei semplici colori, risultassero vividi, forti, belli, dinnanzi a lei. ‹‹ Grazie. ›› aveva sussurrato, Dominique, sentendo il calore dato tanto dal mantello quanto dalla figura di Roxanne alle proprie spalle. Era impossibile non lasciare che le proprie labbra continuassero a rimaner larghe in un sorriso, quel panorama era semplicemente sensazionale. ‹‹ Vorrei poter immortalare questo momento e portarlo sempre con me. ›› ma la realtà era che mai qualcosa avrebbe reso abbastanza, come il momento stesso, vissuto, e mai avrebbe potuto viverlo in egual modo, senza la presenza della cugina lì con lei.
La giovane Johnson-Weasley sorrise, in risposta alla gratitudine della cugina, prima di rendersi conto che l'altra non poteva vederla. « Non c'è di che. » verbalizzò, quindi, dicendosi grata a sua volta di poter assistere alla felicità di Dominique e dirsi, in qualche modo, in parte, responsabile di essa. E quello spettacolo era di gran lunga superiore a qualsiasi incantesimo ella avesse mai appreso, a qualsiasi magia a cui avesse mai assistito, ma il fatto di essere sola in compagnia di Dominique lo rendeva più speciale, donandole quella sensazione di libertà che poteva avvertire solamente lontana dalle radici della sua famiglia, casa, esistenza. Le parole della cugina, fecero sì che si maledicesse mentalmente per non poter soddisfare quel desiderio. « Non ho portato una macchina fotografica, ma posso farti una promessa: faremo in modo di tornarci. Parola mia. » ed avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo avverare.
Le parole non erano abbastanza, non sapeva come altro esprimersi in quel momento, tant'era contenta, tant'era felice. Se non fosse stata una strega, avrebbe giurato che per rendere un luogo così bello, suggestivo, semplicemente splendido, il merito era da attribuirsi proprio alla magia. Il viso di Dominique s'era voltato verso quello della cugina, alle proprie spalle, mentre quel sorriso ancora non accennava ad abbandonare le di lei soffici labbra. ‹‹ Mi piacciono queste promesse. ›› sapere di poter tornare lì, sicuramente non poteva far altro che scaldarle il cuore, renderla più felice di quanto non fosse già. ‹‹ Ma ce lo ricorderemo noi due, questo momento. Per sempre. ›› come avrebbe potuto mai dimenticare quegli istanti? Se Roxanne non fosse sempre stata pronta a seguirla, probabilmente nulla sarebbe avvenuto, ma invece erano lì, e l'anglo-francese era felice, molto. ‹‹ Sono così belle queste luci, non è vero? ››
L'istinto primario fu quello di imitare sua cugina e rivolgere il viso in direzione del suo, solo per rendersi conto che la distanza che impediva alle punte dei loro nasi di sfiorarsi sarebbe stata annullata con troppa facilità; quel pensiero fece sì che Roxanne avvertisse la presenza del cuore all'altezza della gola, pulsante e vivo. « In tal caso farò di tutto per mantenerla. » sussurrò, a mezza voce, forzandosi a mantenere lo sguardo nelle iridi cilestrine di Dominique ed impedir loro di lasciarle vagare sui tratti precisi del di lei volto. Si limitò ad annuire, un lieve sorriso a schiudere le labbra. « Per sempre. » Affermò, realizzando di aver trattenuto il respiro. Il mondo al di là della figura di sua cugina avrebbe, a quel punto, potuto esplodere ed ella non ci avrebbe badato, così come quello spettacolo imperversava al loro intorno e Roxanne riusciva a dedicare ogni briciolo della sua concentrazione a quei tratti sì noti che avrebbe potuto tracciarli a matita su uno sfondo bianco. « Mozzafiato. » Replicò.
Non avrebbe mai potuto, immaginare se stessa senza Roxanne, senza quelle piccole cose che condividevano, momenti che le portavano a smaterializzarsi da casa, fino a raggiungere il Polo Nord. Sapere di avere qualcuno s cui fare affidamento, non era da tutti, ma lei? Lei si sentiva fortunata, ad avere una persona come la cugina al proprio fianco. ‹‹ Grazie, Roxy. ›› aveva sussurrato, come se quel silenzio, tuttavia splendido, che stavano avendo attorno a loro, potesse venir rotto in altre maniere, e che proprio non voleva rovinare. Posando il capo contro la spalla dell'altra, le labbra della giovane Delacour-Weasley erano larghe in un sorriso, quel momento era perfetto, come poterlo non tener stretto a sé? Era felice, era tutto semplicemente perfetto. ‹‹ Non pensavo ci sarebbe mai potuto essere qualcosa di così magico ed al tempo stesso normale, capace di togliere il fiato. Ti è mai successo? ›› aveva poi aggiunto, la bionda, sempre con quel tono di voce basso, anche se sapeva che l'altra l'avrebbe potuta udire senza problemi.
Avrebbe voluto congelare quel momento, far sì che perdurasse in eterno e godere quel senso di beatitudine senza il timore che potesse finire da un momento all'altro. La libertà che le pulsava nelle vene non aveva eguali, neanche quando si trovava su una scopa a giocare a Quidditch, o quando scorrazzava tra i prati della Tana coi cugini, né quando si ritrovava da sola ad immergersi in quelle fantasie di cui nessuno era a conoscenza. No, quello era un tipo di libertà nuova, in cui era lontana da casa, nessuno oltre Dominique conosceva il suo nome e, per qualche minuto, nulla appariva sbagliato e contorto. In risposta alla gratitudine di sua cugina, strinse il mantello attorno alle loro figure, mentre posava la tempia contro quella di sua cugina e poteva avvertire quel punto esatto ribollire al contatto. Si costrinse a distogliere lo sguardo dal di lei preciso profilo, per puntarlo sullo spettacolo della natura che erano le luci del nord, quando la voce di lei infranse il silenzio della notte. Ponderò quella domanda, avvertendo gli organi all'altezza dello stomaco contorcersi in un groviglio, perché avvertiva quella sensazione ogni volta che il suo sguardo incrociava le iridi cilestrine di Dominique Weasley e ponderava che umanità e magia non avrebbero potuto fondersi in un modo migliore. « Sì, mi è successo. » Confessò, constatando che se avesse mentito a riguardo, sarebbe esplosa. Ringraziò il cielo che Dominique non potesse, da quella posizione, puntare lo sguardo nel suo.
A volte Dominique sentiva quel bisogno di esprimere quel che pensava a parole, anche se solitamente preferiva i gesti. Forse perché non tutti potevano vederla come lei, il che era del tutto normale, dopotutto. Sentiva il bisogno di sapere, che anche Roxanne, avesse vissuto la stessa cosa che lei stava vedendo e vivendo in quel momento, in modo da comprendersi, andando a complementare, come sempre accadeva, tutto quanto quel che vivevano. ‹‹ Dev'essere stato davvero bello, vero? ›› s'era quindi ritrovata a chiedere, stretta in quel mantello e percependo il calore dell'altra vicino al proprio. I libri potevano tener racchiuse parole e storie indimenticabili, le fotografie potevano fare lo stesso con i momenti, specialmente considerato come queste si muovessero (la fortuna del mondo magico!) ma nulla, sarebbe mai stato paragonabile, al tener stretto quel qualcosa di speciale, dentro di sé. ‹‹ Sono davvero felice. ››
Avrebbe giurato che Dominique risplendesse di luce propria, come una stella nel cielo pronta a farsi osservare dall'occhio umano. Ed era quell'energia che irradiava che avrebbe convinto Roxanne ad osservarla senza sosta, senza mai stancarsene. Annuì, in risposta. « Lo è. » confermò lasciando intendere che quella meraviglia si riscuotesse nel presente, e l'avrebbe fatto, finché il suo sguardo avesse messo a fuoco la figura di Dominique. E l'altra probabilmente non sarebbe mai venuta a conoscenza della profondità di quell'ammirazione e avrebbe continuato a vivere con la consapevolezza che essa esistesse attraverso lo stretto legame che le univa, ma fintantoché Roxanne poteva vantare la di lei presenza nella sua vita. E sperava che ciò fosse per sempre, perché non immaginava la propria esistenza senza sua cugina, al punto da spaventarla il pensiero di perderla. E sapeva che, spesso, pensava a Dominique nella maniera sbagliata, eppure non comprendeva come quell'ammirazione potesse apparire sbagliata. « E io sono felice che tu sia felice. Possiamo andare via solo e quando ne avrai avuto abbastanza. » E sorrise appena.
Sarebbe stata capace di rimanere lì per un tempo indefinito, come se non avesse bisogno di nient'altro, se non quello. Cosa le mancava, perché avrebbe dovuto andar via? La risposta era semplice, non vi era in lei desiderio di farlo. Certo, che poi si sarebbero dovute smaterializzare di nuovo e ritornare nel quel della stanza di casa degli zii, era un obbligo, dovevano farlo, e andava bene così. ‹‹ Possiamo rimanere ancora un po'. ›› aveva replicato, le labbra nuovamente larghe in un ampio sorriso. Stava bene in quel momento, e anche se un po' con dispiacere, si era allontanata dalla presa, solo per mettersi a saltellare, come fosse una bambina, come quando si faceva rincorrere da sua sorella e suo fratello, sulla spiaggia di Villa Conchiglia, o nel giardino alla Tana. Era così felice, Dominique, che esternarlo anche in quel modo, era doveroso. ‹‹ Vieni anche tu! ›› e non erano importanti i gradi sotto zero, il freddo, voleva sentirsi libera.
Il solo pensiero di far ritorno la rendeva riluttante. E sapeva che avrebbero dovuto farlo presto o tardi, ma la consapevolezza di notte dinanzi a loro, era una ribellione segreta, silenziosa e proibita che scatenava l'adrenalina nelle fattezze di Roxanne, animandola a versare se stessa in ciò. E poi il desiderio di Dominique era di restare. Avvertì il senso di gelido vuoto a percepire la figura di lei allontanarsi dalla propria, lasciandola inizialmente disorientata. Mise a fuoco la sagoma di Dominique che catturava le luci del nord e rifulgeva a sua volta; non aveva notato quanto apparisse adorabile nel suo cappottino e cappellino a motivo di gattini, elegante persino per una fuga notturna, mentre Roxanne aveva avvolto la figura allampanata classica dei Weasley in un lungo mantello, classico da strega, di un tono scuro di bordeaux. Puntò lo sguardo su Dominique che aveva preso a saltellare ed un sorriso ampio le si schiuse sulle labbra, di quelli rari ed inusuali da scorgerle in volto. Solo in quel momento si rendeva conto dell'ambiente a lei circostante: neve e ghiaccio ricoprivano parte della visuale, dando l'impressione di covare, sotto quella superficie, quel che era stata vegetazione viva fatta di prati e laghi, ma che ora era congelata nel tempo. Roxanne si abbandonò a un urlo liberatorio, di quelli dati in preda all'adrenalina, nella speranza di infastidire chi avrebbe potuto udirli o proprio perché nella coscienza che nessuno fosse presente entro quel raggio. Dunque esplose in una risata, mentre intraprendeva una corsa verso la figura di Dominique, come se intendesse inseguirla.
Felice, si sentiva in quel modo come non mai, come se in lei vi fosse un'energia pronta a scoppiare, come quella dei bambini durante la notte di Natale, o quando riuscivano ad avere finalmente la prima scopa con cui svolazzare. Aveva sempre amato le stelle, Dominique, la possibilità di osservarle dalla finestra della sala comune dei Corvonero, il modo in cui il cielo risultava sempre limpido dinnanzi al panorama di Villa Conchiglia, persino dalla parte più alta della Tana, quando andava dai nonni. Lo spettacolo che si era presentato davanti a loro, il modo in cui la notte risultava piena di luci, come mai dormiente, rendeva la giovane fanciulla semplicemente desiderosa di vivere quel momento come non mai. Per quello rideva, saltellava, correva, perché era felice, felice di trovarsi lì, felice di vivere quei momenti. Quando Roxanne finalmente s'era unita a lei, una serie di gridolini misti a risate, erano fuoriuscite dalle labbra della bionda, continuando a correre, lasciando falcate su quella neve a terra. ‹‹ Non mi prenderai! ›› s'era voltata per un solo attimo, fingendo poi di correre via, dalla figura della cugina.
A tenerla ancorata alla realtà era la violenza del gelido vento che le sferzava il volto, oltre alla figura di Dominique intenta a danzare al ritmo di quelle luci baluginanti, come se esse cantassero su una melodia che solo la giovane riuscisse a sentire. Roxanne non si sarebbe stupita se solo quelle poche creature eteree come sua cugina avessero potuto udirla. Eppure nonostante il gelo della notte, avrebbe giurato che il sangue le ribolliva in corpo, misto ad adrenalina pura. La voce di Dominique espresse una sfida che fece scattare un di lei sopracciglio in alto, prima di dipingerle in viso un sorriso ribelle, di quelli che sua madre temeva di scorgere, perché avrebbe predetto solo guai. Quelle parole le fecero rivivere le estati passate a Villa Conchiglia a rincorrersi sulla spiaggia; come allora, Roxanne le garantì un vantaggio. O almeno lo avrebbe fatto, se non stesse già odiando tutta quella distanza a separarle, quindi con uno slancio, riuscì ad afferrare un lembo del di lei cappotto, ma quel ghigno non ebbe mai modo di sorgere, arrestato dall'irruento timore che sperimentò nel momento in cui si accorse di star scivolando sul ghiaccio, l'equilibrio a repentaglio. Nella caduta, attirò Dominique a sé, ringraziando il cielo per l'atterraggio nella soffice neve.
Rideva, era felice, correva con una libertà dentro il petto, che solo coloro che erano ancora fanciulli potevano vivere a pieno; non che la vita di Dominique fosse dettata da una serie di sofferenze, fortunatamente, anche se negli occhi degli adulti della famiglia poteva sempre scorgere quel bagliore di nostalgia. Lei era felice e così correva, anche se sapeva dentro di sé, che quella corsa si sarebbe conclusa presto; la presa di Roxanne difatti non era tardata a raggiungerla, le labbra dell'anglo-francese lunghe in un ampio sorriso, prima di ritrovarsi sulla figura della cugina e sul manto di neve ad attutire quella caduta. ‹‹ Non vale! Tu sei più veloce di me! ›› aveva detto poi, la bionda, storcendo appena le labbra in un finto broncio, durato però proprio poco, prima di lasciar di nuovo spazio al sorriso che le era tipico.
La risata di Dominique riverberava ancora nella notte, come la dolce eco di un ricordo che non si decideva a svanire, rendendo gli zigomi di Roxanne dolorosi allo sperimentare un prolungato sorriso dipinto in volto. Roxanne non era mai stata il tipo da troppi sorrisi, ne riservava di radi e rari, che spesso rassomigliavano più a dei ghigni sarcastici che ricordavano George, suo padre. Eppure quando si trattava di Dominique, non esisteva una circostanza in cui la cugina non riuscisse a strapparle dei sorrisi genuini. E non che avesse ragioni per trattenere sorrisi: Roxanne aveva sempre ricevuto tutto l'amore e l'attenzione che meritava, ma la di lei personalità l'aveva sempre differenziata dai cugini e non solo nell'aspetto fisico. Incurante della sensazione della gelida neve alle sue spalle, aveva concentrato l'attenzione sulla figura di Dominique, che si stagliava contro l'aurora come se il cielo le facesse da sfondo e fosse lei la vera meraviglia da ammirare. Si ricordò di respirare, mentre concentrava la sua attenzione sulle parole di sua cugina e non sul fatto che la distanza tra le due fosse praticamente nulla. « Vale eccome, a te la bellezza di una dea greca, a me le gambe lunghe per acchiappare chi mi scappa. » E le dita raggelate dal freddo della notte racimolarono quella poca sensibilità per correre ai fianchi di Dominique, tentare di insinuarsi sotto il cappotto per il colo scopo di solleticarla.
Non che dubitasse di come la neve, fin troppo soffice in quel luogo, non fosse abbastanza morbida da poter risultare una sorta di cuscino o materasso su cui ci si lanciava sopra, ma senz'altro la figura di Roxanne sempre pronta a tenerla stretta, donava alla fanciulla una sensazione di casa, sicurezza e — al tempo stesso — felicità, che senz'altro erano diverse. ‹‹ Guarda che la bellezza ce l'hai anche tu! ›› Permettere che l'altra sminuisse se stessa in un qualsiasi modo non era, da parte di Dominique, qualcosa che poteva accettare, anche solo lontanamente, e seppur grata della definizione attribuitale dalla cugina in quel frangente, la bionda non trovava ragione alcuna per non far la stessa cosa, senza neppur menzionare il fatto stesso che la bellezza, andava ben oltre solo l'aspetto fisico, e Roxanne aveva tutte le caratteristiche necessarie, per rappresentarla a pieno. Neppure il tempo di replicare abbastanza, che una fragorosa risata aveva abbandonato le labbra dell'anglo-francese, mentre l'altra le faceva il solletico; i fianchi erano un punto dolente, per Dominique, seppur non desdignasse il contatto fisico, le provocava sempre ilarità. ‹‹ Rox — non vale! ›› ma non si sarebbe certo lasciata abbattere, la giovane, replicando nel medesimo modo.
Le iridi color nocciola s'erano rivolte verso l'alto a donarle un'ironica espressione carica di esasperazione, in replica al commento della cugina, che congedò con un sarcastico annuire decorato da un ghigno incredulo. No, non era d'accordo con la replica di Dominique, e mettendosi a confronto con lei, non lo sarebbe mai stata, perché nessuno sano di mente avrebbe prediletto l'estetica di Roxanne, di fronte all'eterea leggiadria di Dominique. La realtà era che amava quel broncio offeso che faceva capolino sui tratti della cugina quando si sminuiva e la consapevolezza che l'altra avrebbe risaltato i suoi pregi la riscaldava dall'interno. Il riso di Dominique aveva squarciato il silenzio, facendo avvertire a Roxanne la sensazione che qualcosa all'interno del petto si fosse sciolto per sempre; quel suono da solo era in grado di schiuderle in volto un sorriso sincero e di riportare a galla quella sé recondita che celava agli occhi del mondo. « E chi l'ha deciso? » Esclamava, mentre impiegava le sue forze per ribaltare la situazione e calcare nella neve la sagoma di sua cugina, sovrastandola, ma avrebbe dovuto valutare quella scelta; posta al di sopra della sua figura, ogni distanza era annullata completamente e dovette concentrarsi sulle dita che ancora cercavano di solleticarle i fianchi, per distrarsi dal pensiero di quella vicinanza.
Non riusciva, Dominique, a mettere a freno la propria risata, e se già prima in vari momenti si era lasciata andare, preda della felicità di quell'attimo, ma anche le risate di quel momento, preda del solletico da parte della mora, provocava in lei una risata genuina, spontanea, un lasciarsi andare in maniera del tutto naturale. Una sensazione di libertà che amava percepire sulla propria pelle, anche se non erano molti i momenti in cui ciò avveniva, e se in quel momento si fosse soffermata più di un attimo a pensarci, probabilmente avrebbe ricordato tutte quelle occasioni, con la cugina sempre presente. La mancata capacità, per così dire, della bionda per quanto riguardava l'attività fisica, s'era facilmente palesata, considerando come i loro ruoli si erano ribaltati; lo sguardo della fanciulla non riusciva a rimaner fermo sul viso dell'altro, perché nel ridere e contorcersi per il divertimento, rimanere fermi era impossibile. ‹‹ Dai — Roxy ›› ma per quanto Dominique ci provasse a far lo stesso, non aveva la stessa forza dell'altra. ‹‹ Hai — vinto! Tregua? ››
Non sarebbe stata in grado di ammettere a voce alta che quella sensazione le piaceva più del dovuto: quella di sentirsi in controllo della situazione, di avere potere sulle fattezze di Dominique e saperla a contorcersi in preda alle risate causate dalle di lei dolci torture. Fu quella preghiera velata, a renderla misericordiosa al punto da frenare quegli attacchi giocosi, prima che si pentisse della situazione e riscoprisse quella vicinanza al punto che i loro nasi quasi si sfiorassero. Lasciò un dolce bacio sulla punta del naso di sua cugina, avvertendo la pelle fredda sotto le proprie labbra. « Tregua. » Promise con un sorriso quasi addolcito. Emise un sospiro, le mani che si posavano ai lati della figura di Dominique per sostenere il proprio peso. Emise un sospiro. « Non trovi allettante che qualsiasi cosa accada qui rimarrà solo tra me e te? Come un segreto che nessuno potrà mai scoprire, né immaginare. » Esordì, la voce ridotta quasi ad un sussurro come se, nonostante si trovassero nel mezzo del nulla, temesse di essere udita. « Se potessi compiere una pazzia che poi custodiresti con te, per sempre, ora, quale sarebbe? » indagò.
Era libertà quella che provava, era felicità nel vivere momenti come quelli, momenti da ricordare, risate che abbandonavano spontanee le di lei labbra. Aveva storto divertita, la punta del naso al dolce bacio che l'altra le aveva lasciato, sicuramente rendendo la pelle della giovane bionda più calda, rispetto al freddo gelido che rendeva tipico il Polo dove si stavano trovando in quel momento. ‹‹ Grazie, grazie. ›› una leggera risata, a seguire, mentre gli occhi chiari come il cielo limpido, osservavano i lineamenti del viso dell'altra. Non poteva che darle ragione, quel che stava accadendo là, l'avrebbero tenuto nascosto, segreto, ricordandolo solo tra loro due, nessun altro ne sarebbe venuto a conoscenza. ‹‹ Un segreto, solo tra me e te. ›› Un momento di silenzio, poi, da parte di Dominique, assimilando quelle parole e cercando di trovare una risposta giusta, adatta, per replicare. ‹‹ Se ti dicessi che non lo so? ›› perché per lei, quel momento era perfetto, non poteva desiderare di trovarsi con nessuno di diverso. ‹‹ E tu, invece? Cosa faresti, sapendo che mai nessuno lo saprà? ›› perché se si trattava di tener nascosto qualcosa che faceva con Roxanne, Dominique sarebbe stata capace di amputarsi un braccio, piuttosto che confessare un segreto.
Al di là dei solo sommessi bisbigli, la notte era intrisa del più naturale silenzio, come se persino l'aria si fosse fermata, in attesa di qualcosa, all'erta. A Roxanne, ciò permetteva di udire ancora più vivo e sonoro il frenetico battere del di lei cuore, come se avesse appena arrestato una corsa, o come se qualcosa l'avesse appena spaventata, invece il movente di ciò non era che la vicinanza di Dominique e lo strano effetto che sua cugina aveva sempre esercitato su di lei, come un'attrazione magnetica che non avrebbe saputo spiegare. « C'è qualcosa — » aveva confessato, prima che potesse decretare che forse avrebbe semplicemente potuto evitarlo, perché all'ammetterlo le aveva quasi spezzato il respiro. « Ma non è niente, meglio di no... » aggiunse a mezza voce, come se sperasse che neanche Dominique potesse udirla e quelle parole morissero nella notte al loro intorno.
Gli occhi chiari, limpidi come il mare, osservavano il viso e l'espressione dell'altra, cercando di capire cosa ci fosse di nascosto. Erano un po' come due pezzi di un puzzle, legate dal sangue sì, ma da un legame più forte, e come facesse Dominique a non aver notato nulla del genere? Non aveva prestato attenzione? Se c'era qualcosa che rendeva la cugina felice, avrebbe fatto di tutto, per aiutarla a raggiungerla. ‹‹ Come non è niente! ›› la giovane aveva poco dopo, cercato di spostarsi per mettersi seduta, andando a ricercare poi la mano dell'altra, stringendola tra le proprie. ‹‹ Ogni cosa che si desidera ardentemente, fare una pazzia che però dentro di te, è come un fuocherello, dovresti sempre farla, Roxy. Non c'è nulla in questo mondo, che non si possa raggiungere, specialmente in questo luogo. ›› e ad accompagnare quelle parole, un sorriso solare, ben in contrapposizione con il buio della notte, aveva dipinto le labbra della bionda.
Aveva necessitato di una manciata di concentrazione e forza di volontà per ritrarsi dalla posizione precedente e, semplicemente, levarsi fino a sostare a cavalcioni sulla figura di Dominique, senza gravare col proprio peso sulla minuta figura dell'altra; quella lontananza le aveva permesso di inalare ossigeno e raffreddare la mente. Se solo Dominique avesse compreso quanto sbagliati fossero i di lei istinti, non l'avrebbe supportata a quel modo. E se Roxanne avesse potuto scrutarsi in volto, avrebbe letto nelle sue stesse iridi color nocciola l'impazzare di una lotta con se stessa, i cui contendenti alla vincita era i suoi istinti contro la sua coscienza. Ma Dominique era riuscita a divincolarsi abbastanza da levarsi a sedere, accorciare nuovamente quella distanza che si era concessa, accorciando il respiro della maggiore ancora una volta. Avrebbe dovuto perseguire quell'ardente desiderio, come diceva Dominique? No, ma in quel momento l'istinto primario di Roxanne era quello di dimostrare a sua cugina quanto avesse, per una volta, torto. Sorrise a sua volta, un sorriso placido come il sole che precede una tempesta, mentre una mano correva al volto di Dominique, cercando le linee della mascella, del collo, si insinuava tra le seriche ciocche dorate; la prossima sensazione fu quella delle labbra fredde di Dominique a sostituire il freddo della notte contro proprie, ma riardere in un bacio proibito ed a lungo desiderato, come il più bel paradosso di sempre.
Aveva sempre e solo voluto la felicità delle persone che le erano attorno, e se i propri genitori, sua sorella e suo fratello erano in cima rispetto a tutti, Roxanne seguiva subito dopo; a volte, pensandoci bene, era come se il legame con lei fosse ben più forte di quello che aveva con la sua stessa sorella, ed era grata di averla con sé. Per quello, Dominique credeva fermamente nelle parole pronunciate, per quello voleva solo il bene dell'altra, in modo tale che seguisse quel che tanto desiderava, senza paure. Di certo non si immaginava che fosse proprio quella la cosa che avrebbe seguito le parole fino a poco prima pronunciate. Il contatto della mano dell'altra sul proprio viso era stato dolce, un contatto che la faceva sempre stare bene, ed era abituata alla sua vicinanza, ma non in quel modo; poco era passato prima di sentire le labbra altrui sulle proprie, ed infiniti erano stati i pensieri che le erano passati nella mente. Non è possibile si diceva, è sbagliato ribadiva a se stessa, eppure quel contatto così caldo, l'opposto rispetto a quel gelo polare, era bello. Così, le labbra ancora premute contro quelle dell'altra, non s'erano subito allontanate, lisce e calde al tatto, qualcosa che avrebbe assaporato. Non puoi, Nicky l'idea sola di distruggere tutto ciò che vi era di bello e che la univa a Roxanne, la logorava. Solo dopo istanti che parevano infiniti, s'era allontanata, incapace di incrociare lo sguardo con quello della giovane. ‹‹ Forse è il caso di rientrare. ›› e se avesse rovinato tutto? Eppure, quella continuava a rimanere la serata più bella della sua vita, e una strana sensazione, continuava a pervaderla nel pieno petto.
Un tumulto di emozioni rimbombava nella testa di Roxanne, riverberava con violenta all'altezza del suo petto, laddove il cuore pareva aver intrapreso un ritmo frenetico e pareva voler esplodere: timore, sollievo, un tipo diverso di dolore che le rimembrava che aveva commesso il più grosso errore della sua vita, eppure esso aveva il sapore delle labbra di Dominique ed era dolce come l'aveva sempre immaginato. Ma Dominique non la respinse come aveva pensato — o forse l'aveva sperato, sperato che sua cugina fosse quella ad assumere un pizzico di coscienza e spingerla via, costringerla a vedere quanto tutto ciò fosse sbagliato. Eppure al tempo stesso aveva temuto che lo facesse e quando non era accaduto aveva avvertito confusione, sollievo, speranza. Dominique si ritrasse da lei, e trovò impossibile incrociare quelle iridi azzurrine. Le parole di sua cugina erano fredde come la landa desolata al loro intorno, infliggendo alla maggiore il dolore di uno schiaffo in pieno viso. Era stata colpa sua, se l'era cercato ed aveva rovinato tutto. Aveva rovinato la bellezza del rapporto che le univa e l'aveva frainteso, contorto. Se non fosse stata per la confusione e la fretta intrisa dalle parole di Dominique, avrebbe pianto di rabbia. « Andiamo. » Aveva esalato, eludendo il groppo in gola.
Non riusciva, a incrociare lo sguardo con quello dell'altra, come se la consapevolezza di soffermarsi sugli occhi di Roxanne, fosse una sorta di colpo nel pieno della schiena, dato alle spalle. Erano molte, troppe, le cose che stavano passando nella sua mente, ma non aveva idea di cosa dire, cosa fare, neppure cosa pensare. Le mani della giovane bionda s'erano dapprima nascoste all'interno delle tasche del cappotto che aveva indosso, rendendosi però conto dopo che, per smaterializzarsi al meglio, ed insieme, era il caso di tenersi la mano. In silenzio e senza proferir parola, la giovane aveva allungato la propria mano, lasciando il palmo rivolto verso il cielo scuro della notte, in direzione di Roxanne; non riusciva a guardarla, quello sì, ma non avrebbe affatto permesso che una delle due, non trovasse la giusta direzione per tornare a casa, tra quelle mura familiari che ormai, la stanza della casa dei nonni, era per entrambe.
Nell'arco di pochi secondi, la mente di Roxanne aveva viaggiato alla velocità della luce, fornendo lei soluzioni impensabili ma valide, per evadere a quella sensazione di inadeguatezza che pareva bloccarla. Una di queste, consisteva nel restare lì, per un tempo indefinito, lasciare che sua cugina facesse ritorno a casa; eppure non avrebbe potuto permettere che Dominique si smaterializzasse da sola: non sarebbe accaduto nulla, ma non sapere se fosse stato effettivamente così l'avrebbe logorata dall'interno. Il pensiero di separarsi da lei, inoltre, era deleterio, lo era sempre stato, ma si era addensato, causandole un dolore quasi fisico. Lo sguardo color nocciola puntava alla neve come se in quel candore imperfetto potesse trovare le risposte che cercava, potesse scorgere la coscienza che le permettesse di comprendere perché quell'errore commesso le pareva più giusto che sbagliato. La sua mano afferrò quella di Dominique come se fosse magneticamente attratta da essa, e la strinse, stavolta con più timore di perderla di quanto avesse mai fatto. Si preparò, quindi, a smaterializzarsi, l'immagine familiare della Tana chiara nella di lei mente.
Era con una stranezza mai provata, che stringeva la mano dell'altra, e se non si stava facendo prendere da pensieri ed immagini, intente a passarle nella mente, sicuramente era da darsi al di lei animo, così da riuscire a soffermarsi solo sull'immagine della Tana, e non altro. Il tipico scombussolio all'altezza dello stomaco, dopo che ci si smaterializzava, era spuntato, appena i piedi della giovane avevano toccato terra, o per meglio dire, il pavimento della stanza in cui ore prima, avevano finto di dormire. Un paio di istanti per assicurarsi che fossero tutte intere, anche se non era la prima volta che si muovevano lungo lo spazio ed il tempo, abbandonando solo dopo la mano della giovane; ancora, non riusciva a guardare il di lei viso, o per meglio dire, ad incrociare lo sguardo dell'altra. ‹‹ Dovremmo dormire, buonanotte, Roxy. ›› e liberatasi del giubbotto e del cappellino, abbandonati sul letto, era uscita dalla stanza per andare in bagno, perché l'idea di scoppiare come uno dei giochini che zio George produceva, non poteva lasciarla divenir realtà.
Era stato repentino il modo in cui il calore familiare della Tana s'era sostituito al gelo nordico della landa che avevano abbandonato con un soffice pop, ma nonostante ciò, il freddo devastante che regnava al centro del petto di Roxanne riusciva a spezzarle il respiro. La presa della mano di Dominique nella propria pareva ardere in maniera insopportabile, come mai prima d'allora, ma quando si dissolse, le parve di aver perduto una parte vitale di sé. Le parve d'esser tornata a sentirsi fuori posto, con la differenza che stavolta Dominique sapeva di esserne parte della ragione e, per ciò, non provasse ad integrarla in quella realtà. Si disfece del mantello lentamente, cercando una scusa per tenere basso lo sguardo, per non dover assistere alla figura di Dominique che abbandonava quel perimetro. Annuì, ma quando si accorse che probabilmente non l'avrebbe vista, mormorò « 'Notte, Nicky. » Ed aveva guardato il letto che avevano condiviso con riluttanza, mentre decideva di spiegare una delle molteplici coperte e rannicchiarsi sul pavimento.
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weasleysquare · 3 years
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Like paintings in a picture frame it's only you I see, right now, in this century, and I wonder if you see me in another life time, I kissed your cheek and said that I'd rather stay here by you side. Tonight is for the two of us, when we lean closer in our seats there's nothing but you and me and you're totally astronomical, brighter than the Northern Lights, you're in every color in this star-speckled sky and I just want you here with me.
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weasleysquare · 3 years
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La sensazione che Roxanne avvertiva era di essere a contatto con la piu pura delle seriche tessiture mentre i dorati crini di Dominique sfilavano tra le di lei caute falangi intente ad intrecciali, occasionalmente cogliendo l’opportunita di sfiorare il di lei niveo e longilineo collo. Pur con la postura delle spalle rilassata, nel godersi quelle attenzioni, Dominique serbava la sua eterea ed aggaziata eleganza; il capo leggermente inclinato per permettere a sua cugina di acconciarle i capelli scopriva quella porzione di collo che andava dall’area mastoidea all’incurvatura della spalla, la distesa di epidermide scoperta e soffice alla vista che faceva insorgere la curiosità di scoprire se fosse stata egualmente soffice a contatto con le labbra.
random headcanon.
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weasleysquare · 3 years
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HOGWARTS GREAT HALL.
role extract, the week before christmas.
« Aurora borealis. » Aveva sussurrato Roxanne all'orecchio della cugina, in maniera appena udibile dalla designata ascoltatrice, le labbra schermate dalla destra, nel pronunciare le parole affinché nessuno percepisse il di lei labiale. Si allontanò, quindi, dalla figura di Dominique, constatando che il di lei profumo le aveva invaso le narici. « È la nuova parola d'ordine della torre di Grifondoro, così la prossima volta puoi intrufolarti senza problemi. » e si era con disinvoltura lasciata cadere su una delle panche della tavolata dei Corvonero, l'uniforme borgogna a differenziarla dai toni bluastri dei restanti occupanti. « Puoi unirti a noi, se vuoi, dopo le dieci. Albus e Hugo vogliono organizzare un torneo di scacchi, probabilmente ci sarà anche Scorpius -  ragazzi contro ragazze. Dalla mia parte ho solo Lily, ci farebbe comodo il tuo ingegno. »
Lo sguardo di Dominique era un po' perso nel vuoto in quel momento, forse per l'atmosfera in sé che si percepiva attorno e che in quel momento l'aveva attirata, con semplicemente il nulla; era stata la voce soave di Roxanne a riportarla alla realtà, facendo spuntare subito un sorriso sulle di lei labbra. ‹‹ A volte mi sento in colpa quando me la confessi. ›› una lieve risata aveva seguito le parole della bionda, che conoscendosi nonostante quella parvenza di colpa che prendeva il sopravvento, avrebbe comunque sgattaiolato per giungere alla torre dei Grifondoro. ‹‹ Lo farò volentieri, mi piacciono questi giochi. ›› laddove si trattava di usare l'ingegno, misto alle regole, alla fanciulla non dispiaceva affatto. ‹‹ Dovremmo andare a vederla, comunque, sai? ›› e si riferiva all'Aurora vera e propria.
Il sorriso che era sorto sulle labbra di Roxanne s'era ampliato fino a rivelare le candide file di denti, arrotondandole le guance.   « Non credo potrei fare a meno di rivelartela, mi rende sempre felice vederti entrare in sala comune, ancora di più vederti fare la ribelle. » ed aveva spento il sorriso, solo per sporgersi a schioccarle un bacio sulla rosea guancia. Dunque un'espressione di trionfo le si dipinse in volto, al pensiero della manforte di Dominique, da sempre la sua preferita avversaria negli scacchi magici, prima che la lieve confusione le annebbiasse lo sguardo. Le accorsero alcuni attimi per ricollegarsi alle parole in latino ed al conseguente significato. « Dovremmo, assolutamente. Possiamo smaterializzarcici quando vuoi, senza dirlo a nessuno. Sai quanto sono bravi a rovinare le vacanze. » e con un lieve movimento del capo, accennò ai cugini raggruppati alla tavolata dei Grifondoro.
Probabilmente non si fosse trattato di Roxanne, non si sarebbe mai spinta così oltre, in modo da fare il suo ingresso nelle sale comuni altrui — o per meglio dire, solo quella Grifondoro, ma non poteva farne a meno. Forse perché si trattava pur sempre di poter vedere sulle labbra dell'altra il sorriso che scaturiva dalle decisioni della bionda Weasley. ‹‹ Sono certa che comunque saresti in grado di fare lo stesso, con quella dei Corvonero. ›› Dopotutto credeva nelle capacità di Roxanne, anche se una parte di lei non si dispiaceva nel recarsi nella sala dell'altra. ‹‹ Alla fine è una cosa che abbiamo nel sangue. ›› una lieve risata aveva accompagnato le parole di Dominique, osservando gli altri, prima di tornare ad osservare il viso della bruna. ‹‹ Quando vuoi, ci andiamo. Una piccola vacanza, super breve, io e te. ›› e il sorriso della giovane, s'era illuminato ancora di più.
« Non è lo stesso, voi avete gli indovinelli e se dovessi risolverne uno probabilmente resterei chiusa fuori per l'intera notte e... per quanto, per te, valga la pena, è più semplice che venga tu da me — da noi. » E si schiarì la gola, nel tentativo di dirottare l'attenzione da quel lapsus freudiano, mentre si sporgeva per scostare dal volto di sua cugina una ciocca dorata, per tirarla con dolcezza dietro l'orecchio, il contatto col calore della gota di Dominique rischiò di privarla della fermezza con cui compì quel gesto. Nella sua mente, avrebbe aggiunto che se sua cugina, tuttavia, le avesse chiesto di affrontare un indovinello per vederla, ella avrebbe accettato la prospettiva di una notte in corridoio. « Ma ti ringrazio della fiducia, Nicky. » aggiunse, con un sorriso quasi timido che si tinse di complicità, al commento dell'altra e vi si trovava d'accordo: stando alle leggende, aveva avuto modo di constatare che la generazione precedente alla loro, non possedeva una propria attitudine al rispetto delle regole, men che meno il suo stesso padre. L'idea di una fuga solitaria donò alla bruna la sensazione che il cuore, all'altezza del petto, si fosse messo a fluttuare, anziché battere. « Possiamo andarci prima della ripresa delle lezioni. » propose, l'impazienza causata da quella prospettiva a farle desiderare di attuarla quanto prima. « Anche se non ho mai provato a materializzarmi in un posto in cui non sono mai stata prima. » Ed aggrottò la fronte.
Era facile che il sorriso della giovane cambiasse in un'espressione leggermente offesa, e il tutto perché trovava in quelle parole di Roxanne uno sminuirsi che non poteva accettare. ‹‹ Ma io verrò sempre, Roxy! ›› aveva subito esclamato, stringendo tuttavia al petto appena sotto il seno le braccia ‹‹ — ma non pensare che tu non possa riuscire a risolvere gli indovinelli. Sì, forse ci metteresti un pochino in più, ma non credere. ›› Era fermamente convinta della cosa, e avrebbe potuto continuare a ribadirlo all'infinito, se fosse servito a far credere anche solo un po' di più in se stessa, la giovane Roxanne. Di certo quel lieve sorriso comparso sulle labbra dell'altra, aveva dato modo alla giovane Dominique di ampliare il proprio; un veloce abbraccio ed un saltello, trattenendosi poi anche se non era facile, l'idea di quell'avventura le piaceva talmente tanto da non vedere l'ora di attuarla per davvero. ‹‹ Troveremo il modo, penseremo intensamente all'immagine del luogo, ce la faremo, Roxy! Ne sono sicura! ›› per fortuna di libri con immagini a riguardo ve n'erano molti, passati poi tra le mani della ragazza, che pur di concretizzare la cosa, avrebbe fatto di tutto. ‹‹ Torneremo a scuola entusiaste, dopo quest'esperienza. ››
Contraddire Dominique e sperare di vincere un dibattito era come lanciarsi in un'impresa impossibile, come ammansire un drago. Un punto che accomunava entrambe era la testardaggine che le portava ad esprimere i punti di vista finché una non si fosse arresa e, solitamente, quella era Roxanne, che decideva di inghiottire l'orgoglio perché la mente brillante dell'altra avrebbe sempre trovato argomenti con cui ribattere. « E va bene, potrei riuscirci. » Confidava a quel punto nelle sue capacità? No, ma preferiva scorgere nelle iridi di Dominique il luccichio della fiducia che riponeva in lei. La reazione della anglo-francese accrebbe, se possibile, l'eccitazione riguardo quel piano segreto. Dominique era in possesso della determinazione necessaria affinché ciò si realizzasse, ciò motivava Roxanne al tempo stesso. « Va bene, cervellona, sono disposta a concentrarmi su tutte le immagini che vuoi. » Ed era vero, se il sorriso di Dominique valeva la pena che ella riponesse il suo impegno in qualcosa che si poneva come un difficile ostacolo, ella sarebbe stata disposta a renderlo possibile. « Quando vuoi andarci? Dopo Natale? »
Che poteva farci, Dominique, se amava particolarmente sentirsi dar manforte, in generale, ma ancor di più quando si trattava di cose a cui teneva, e quella ne era senz'atro un esempio. ‹‹ So che potresti farlo! ›› nuovamente aveva menzionato tali parole, ma la bionda era così, ci credeva e doveva continuare a sostenere quella sua stessa tesi. Il sorriso non poteva che ampliarsi di più, l'idea di vedere uno spettacolo magnifico quale l'aurora boreale in compagnia della giovane cugina era un'esperienza splendida anche solo nella sua mente, in quel momento, risultava eccezionale. ‹‹ Potremmo andarci tra Natale e Capodanno. ›› aveva replicato la giovane Delacour-Weasley, perché per quanto bello potesse essere vivere certe esperienze, in giornate speciali, l'idea di trascorrere giornate come il Natale o Capodanno lontana dalla famiglia, era proprio qualcosa che non riusciva a fare. ‹‹ Che ne pensi? ››
Le iridi nocciola si Roxanne rotearono in una scherzosa esasperazione, mentre un angolo delle labbra si levava in un mezzo sorriso divertito dinanzi alla persistenza di sua cugina. Se c'era un tratto che ammirava, era quello, tra i tanti, e ne avrebbe fatto nota se Dominique non avesse meritato la sua ammirazione sotto ogni aspetto, che fosse la di lei mente brillante, la personalità interessante o la sconfinata bellezza che la caratterizzavano. Dunque lasciò cadere il discorso, ancora accomodata alla tavolata di Corvonero da perfetta intrusa, aveva poggiato un gomito sul tavolo, per poggiare una gota sul palmo della mano; se non fosse stata costretta ad indossare una gonna, avrebbe incrociato le gambe, come al suo solito: un motivo per cui preferiva la divisa da Quidditch, era proprio l'opportunità di indossare dei pantaloni. « È un'ottima idea, avrò bisogno di una pausa dalle vacanze alla Tana. » confessò, scacciando dalla mente il pensiero di James e Fred riuniti a fare scherzi, delle urla di Lily, delle ramanzine di Rose e dei battibecchi di zio Ron e zia Hermione che, tuttavia, tollerava in onore delle feste natalizie e dell'affetto che, nonostante tutto, provava per ognuno di loro. « Mi sembra perfetto, dobbiamo prepararci un piano per sgattaiolare. Se ci scopriranno, dovremmo inventarci una bugia e, anche allora, potrebbero voler unirsi. Dobbiamo agire nell'ombra, non destare sospetti. »
Gli occhi chiari della fanciulla erano rivolti al viso della cugina, quanto odiava, Dominique, guardare altrove mentre parlava, ancor meno se lo stava facendo con qualcuno a cui teneva, e chiaramente Roxanne rientrava tra le persone all'apice della lista. ‹‹ A volte vorrei che mamma e papà ci facessero venire molto prima, sai? ›› un lieve sbuffo ad accompagnare le parole della bionda, non che Villa Conchiglia fosse orribile, specialmente i profumi della vegetazione attorno, pronti ad inebriare le narici della seconda dei tre figli; amava stare con i membri della famiglia, anche se poteva solo immaginare, quanta sofferenza spesso provassero nel metter piede in quella casa, cercando di colmare un'assenza che sarebbe sempre rimasta lì, impossibile da venir riempita. La fortuna era, senza dubbio, il legame che univa ognuno di loro, quella forza che li definiva da sempre e che permetteva loro di essere quella grande famiglia che erano; però, per quell'avventura nel lontano Polo, voleva godersi quei momenti con la giovane Roxanne. ‹‹ Sono certa che tra le due, quella più capace di trovare scuse per qualche scappatella sei tu, tra le due. ›› una leggera risata, lasciando poi un veloce abbraccio all'altra e alzarsi da quel tavolo, ormai finito di mangiare ‹‹ — devo andare ad aiutare una ragazza del primo anno con un compito di incantesimi, che deve consegnare prima di partire. Ne riparliamo domattina però, due menti appena sveglie trovano le idee più brillanti. ›› e così, s'era allontanata per tornare nella propria sala comune, la prospettiva di un viaggio, seppur breve, ma inaspettato come quello, rendeva più piacevole l'idea di abbandonare la scuola per le vacanze, a chi come lei amava studiare.
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weasleysquare · 3 years
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Bang, bang, think I'm allergic to every other person, you're the one now I'm certain. We belong together and you know it. Think we're both fucked up and that's alright.
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weasleysquare · 3 years
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Roxanne Angelina Weasley                   Dominique Isabelle Weasley may 5th, 2003                                    february 15th, 2004 taurus                                                   aquarius GRYFFINDOR                                        RAVENCLAW
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weasleysquare · 3 years
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« I wish I looked pretty, just like you. » The truth was Roxanne was always secretly jealous of the way all of her cousins looked, with their pale complexion studded with adorable freckles and the ginger hair that hallmarked all the Weasleys, just like her dad. But Dominique was different from them, with her blonde locks and the snow-like skin, but not as different as Roxanne was, with her caramel tone and the brown curly hair. Dominique glanced back at her, through the tiny mirror she was using to apply - useless, according to Roxanne's opinion - makeup to her face. She smiled and made her cousin's heart flutter a little, reminding her of her Veela ancestry. « You look just as pretty, Rox. »
random headcanon.
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