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Retorica, Cina e a new shade of rossobrunismo nostrano
Uno dei più grossi "errori" dell'occidente è stato quello di voler insegnare agli altri un modello di sviluppo pensando di essere arrivati all'apice del raggiungibile.
Dico "errori", ma è un misto di boria e consapevolezza. Sia per ragioni interne che di politica estera. In un momento in cui il colonialismo ha ritorni sempre più bassi[*] e l'occidente è sempre più reazionario, negare l'esistenza di modelli alternativi di sviluppo ma anzi proporre il nostro come necessariamente da esportare è una necessità.
Quindi da occidentale, per quanto da un punto di vista più privilegiato di molti occidentali, sono un po' restio a mettermi a criticare la Cina. Sono decenni che presagiamo il destino nefasto della Cina dietro l'angolo e sono decenni che facciamo figure di merda. Questo anche da parte di quella sinistra che ha insistito a portare il cilicio per 30 anni per scusarsi delle colpe dei regimi dell'Europa dell'Est.
E pure in Cina sono passati dal "hide your strength, bide your time" di dengiana memoria[**] a una politica più tronfia. E anche qui, se il cuore mi dice che non sia stata una buona idea, la ragione mi suggerisce che FORSE potevano avere i loro buoni motivi.
Se è vero che in occidente abbiamo una visione molto distorta della Cina, funzionale alla narrativa della nostra classe dirigente, di un paese uniforme, che manca di creatività, una popolazione succube che pagherebbe un prezzo altissimo per qualsiasi protesta, che non discute di politica, con delle FDO intransigenti e repressive... (e NON È VERO) comincio ad avere il sospetto che una parte della popolazione cinese, in particolare la middle class, si stia un po' troppo coccolando nei suoi rapidi e recenti successi e di certo non aiutata dalla critica esterna che si è sempre dimostrata non solo faziosa ma SBAJATA, stia accettando i problemi che la Cina ha (che appunto sono un po' cazzi loro e non nostri) come "transitori" ma senza un orizzonte o un piano di risoluzione.
E penso ai ganassa che mostrano il loro parco macchine di Lamborghini e Bentley, a certi valori "tradizionali" che sebbene non abbracciati dal governo finiscono per far parte di un certo orgoglio nazionale e fin troppo spesso si sovrappongono alla stessa merda che potete trovare su Fox news e si intrecciano appunto con quella retorica di "decadenza occidentale" che piace molto all'alt-right (citatissima da Joe Rogan a Tucker Carlson sui social cinesi).
E così come c'è molta differenza tra un'immagine per altro contraddittoria di una Cina capitalista quando si tratta di pubblicizzare che "there is no alternative" e il "capitalismo cinese" o tra la propaganda attiva di Putin verso i "valori tradizionali" e una fetta di opinione pubblica cinese affascinata dagli stessi messaggi dell'alt-right...
beh... sperare che sia la Cina che porterà il sol dell'avvenire in Italia è un'altra forma di rossobrunismo a danno nostro e pure dei cinesi che spesso si affianca al portare jella all'occidente tifando "tanto peggio, tanto meglio" e oggi abbiamo il 30%+ degli italiani che votano dei fascisti dichiarati e la metà dei giovani che non votano... a proposito di traiettorie americane e del farsi ammirare come modello di sviluppo.
Aiutiamoci a casa nostra è forse il miglior sistema per esportare pace e democrazia, mettendosi nelle condizioni di essere un modello e non una contraddizione.
[*] con ritorni più alti ci potrebbe essere un minimo di "trickle down economy" e sarebbe più facile convincere la gente della bontà del nostro sistema, ma oggi il divario tra ricchi e poveri aumenta a discapito dei poveri.
[**] i cinesi per altro sono stati sinceri ammiratori dell'America delle opportunità, un'America che non c'è più.
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Il discorso integrale di Gino Cecchettin al termine dei funerali della figlia Giulia, 22enne uccisa dall'ex fidanzato.

«Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l'impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente,
un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà:
il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà
prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso
e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente,
a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie,
ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme
per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
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(...)
C’è un’altra cosa che bisognerebbe copiare dagli stupidi: lasciar perdere le argomentazioni razionali. Basta. Quest’idea che per sconfiggere un’idea sbagliata serva la razionalità è un retaggio del liberalismo ottocentesco. La razionalità funziona solo con le persone razionali, non con gli stupidi. Se con gli stupidi cerchi di confutare una stupidaggine ottieni solo l’effetto di rafforzarla, perché più una stupidaggine viene ripetuta più circola, e più circola più si sedimenta. L’autorevolezza di una stupidaggine non sta nella sua fondatezza (non ha nessuna fondatezza), ma nel numero di volte che è stata ripetuta, per questo motivo quando una persona intelligente si trova di fronte a una stupidaggine, non deve confutarla, deve solo boicottarla, far finta che non esista. Qualche volta bisogna imparare a rinunciare alla propria libertà di parola.
Terza cosa fondamentale: sfruttare il punto debole degli stupidi, che, forse vale la pena ricordarlo, è la stupidità. Gli stupidi si interessano alle elezioni solo perché sentono parlare di questioni generiche in modo approssimativo: “la vostra crisi non la paghiamo”, “aiutiamoli a casa loro”, “così tenero che si taglia con un grissino” e così via, ma se tutte le persone intelligenti che lavorano nei media, che sono la maggior parte, parlassero solo di questioni precise in modo dettagliato, gli stupidi si annoierebbero. Nessuno stupido riuscirebbe mai ad appassionarsi alla relazione inversa fra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione o alla differenza fra sunniti e sciiti, e il giorno delle elezioni se ne resterebbe a casa a giocare a tennis col gatto. La politica deve essere una cosa noiosa.
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Risuonano forti le parole lette in chiesa durante l’ultimo saluto a Giulia dal suo papà, Gino Cecchettin.
“Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria.
Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.
Come può accadere tutto questo?
Come è potuto accadere a Giulia?
Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere.
Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possessoe all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.
La prevenzione della violenza di gene e inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere.
Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne.
Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio”.
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Ore 3.45 del mattino, un uomo in pigiama apre a seguito del violento bussare sulla sua porta. Di fronte un uomo in divisa bianca della Marina e un altro in mimetica dell'Esercito.
Militari: Buongiorno. Lei è il Sig. Bruno Astaldi?
Uomo: Eh? Chi siete?
Militari: È lei il Sig. Bruno Astaldi?
Uomo: Io.. sì.. ma? Che ore sono? Che volete?
Militari: Si vesta, tra 50 minuti sarà imbarcato su un C-130 diretto ad Asmara, incontrerà il resto del contingente a bordo dove avverrà il briefing della missione.
Uomo: Cosa? No guardate ci dev'essere un errore io lavoro in un'azienda di componenti elettrici, non sono un militare!
Militari: È lei il Sig. Bruno Astaldi?
Uomo: Sì sono io Bruno Astaldi! E allora?
Militari: Ci risulta che in data 6 marzo 2017 alle ore 17.39 lei abbia commentato un post su Facebook con le seguenti parole "AIUTIAMOLI A CASA LORO!" conferma?
Uomo: .... non saprei, è possibile io non
Militari: A seguito di un recente decreto legge il Ministero della Difesa sta procedendo all'arruolamento di tutti i cittadini italiani che hanno manifestato la volontà di aiutare i migranti nel loro Paese d'origine. Lei, assieme ad altri 450 cittadini è stato selezionato per il secondo scaglione che verrà paracadutato sul Palazzo Presidenziale di Asmara in Eritrea.
Uomo: COSA?!? Ma io non ho fatto nemmeno i tre giorni!
Militari: Apprezziamo il suo coraggio. Il Sig. Ceroni del secondo piano di questo stabile è già in viaggio coi guastatori diretti in Somalia.
Uomo: GUASTATORI?! CERONI FA IL GELATAIO!
Militari: Non le nascondiamo che il Ministero si aspetta numerose perdite, nel caso in cui lei non dovesse sopravvivere alla missione, il Ministero disconoscerà qualsiasi suo coinvolgimento. Non possiamo rischiare una crisi diplomatica lei capisce.
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Festa degli orsetti della buonanotte
Festa degli orsetti della buonanotte
Unisciti a Marie e agli amici nella fattoria per un evento sonnecchiante unico nel suo genere! Insieme tesseranno le maglie della magia portando in vita giocattoli e creando ricordi felici che dureranno una vita.
L'evento si sbloccherà al livello 12. Sullo schermo apparirà un invito pop-up che ti inviterà a unirti all'evento "Festa degli orsetti della buonanotte". Se non vedi l'evento, potrebbe essere necessario forzare la chiusura del gioco o riavviare il dispositivo per rendere disponibile l'aggiornamento.
Aiutiamoli visitando Coccolandia. Quest'area temporanea migliorerà in ogni fase mentre avanzi nell'evento.
L'evento “Festa degli orsetti della buonanotte.” si terrà dal 10 gennaio 2024 al 28 gennaio 2024. L'evento è composto da 5 fasi, ciascuna con le sue ricompense. Hai a disposizione 19 giorni per completare l'evento e vincere l'aiutante temporaneo Suzy Pisolina per 30 giorni.
Completa ogni fase dell'evento raccogliendo oggetti evento rari e producendo le ricette a tempo limitato. Completa ogni fase per vincere ricompense.
Scatola misteriosa: Kit degli orsetti
Riceverai un Kit degli orsetti al completamento della produzione di oggetti. Tocca il Kit degli orsetti per aprirlo e riscuotere le ricompense.
Luogo di interesse temporaneo: Oasi dei peluche
L'Oasi dei peluche è un'area temporanea dove puoi ottenere gli oggetti evento rari necessari per ogni ricetta.
Ad esempio, genererà il brodo vegetale che dovrai usare nella fase 2.
Aiutanti temporanei: Lenny Lente e Tina Aggiustatutto
Puoi acquistare Lenny Lente e/o Tina Aggiustatutto come aiutanti affinché ti diano una mano durante l'evento. Avrai maggiori probabilità di trovare oggetti rari dell'evento e molto altro ancora, accettando il loro aiuto.
Nota: Lenny Lente e Tina Aggiustatutto sono aiutanti temporanei e, in quanto tali, lasceranno la fattoria al termine dell'evento.
Nuovi oggetti e dove trovarli:
Fase 1
Gocce di cioccolato: all'Oasi dei peluche, alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio.
Fase 2
Zucchero alla cannella: alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio.
Brodo vegetale: all'Oasi dei peluche.
Fase 3
Maionese: alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio.
Formaggio: all'Oasi dei peluche.
Fase 4
Estratto di vaniglia: alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio.
Peperoni: all'Oasi dei peluche.
Fase 5
Vernice acrilica: alla radura, al laghetto, alla miniera, al molo, al mulino e presso gli animali da premio.
Legno ivory: all'Oasi dei peluche.
Ricompense:
Fase 1 - 2 chiodi del granaio, 8 semi lampo e 5 guanti dorati
Fase 2 - 3 lucchetti del granaio, la spilla Golosone e 8 semi lampo
Fase 3 - 3 chiodi del granaio, 4 bollini d'argento, 2 bollini d'oro e 8 guanti dorati
Fase 4 - 10 chiavi, 3 bollini d'oro e 8 guanti dorati
Fase 5 - Aiutante in ricompensa Suzy Pisolina per 30 giorni
Pass stagionale: Pass amico pelosetto
Goditi queste ricompense esclusive quando acquisti il Pass amico pelosetto:
Tema degli orsetti, che resterà attivo per tutta la durata dell'evento
Ricompense del livello doppie
Aiutante temporaneo potenziato Suzy Coccolona
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Risposta a Come rispondere a chi dice nei confronti dei migranti "Aiutiamoli a casa loro"? da Pino
Risposta a Come rispondere a chi dice nei confronti dei migranti "Aiutiamoli a casa loro"? da Pino https://it.quora.com/Come-rispondere-a-chi-dice-nei-confronti-dei-migranti-Aiutiamoli-a-casa-loro/answer/Pino-51?ch=15&oid=1477743683985950&share=194d5903&srid=hfWhuV&target_type=answer
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Badilata semplice 643 ter
Palata è sinonimo di badilata. L’accoppiata ursulotta (un tombino se l’inghiotta) merdona ha colpito ancora: nel nome di Enrico Mattei l’Europa foraggerà l’Egitto di Al Sisi perché si tenga la bomba demografica di disperati che ha in casa e non ce la rovesci addosso, e la famiglia Regeni chissà come sarà contenta. Sinonimi di noi quei disperati non li vogliamo: aiutiamoli a casa loro, gestione…

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Meloni vogliamo ricordarla mentre andava a fare campagna elettorale in Puglia promettendo alle aziende che avrebbe fatto in modo di isolarle dalla responsabilità dell'uso del caporalato. Curiosamente anche in questo caso si parlava di non mettere in discussione la campagna di raccolta dell'uva (e ciliege).
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però ecco... lo fanno per il loro bene ma è la sinistra che li vorrebbe qua per schiavizzarli.
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I migranti e il Piano Mattei - di Daniele Ciravegna
Il ripetersi degli eventi tragici in cui sono incappati numerosi immigrati provenienti dai paesi del Sud del mondo e, dall’altro lato, il diffondersi nei paesi sviluppati della proclamazione di istanze politiche sulla necessità di ridurre, in modo rilevante, i flussi in entrata hanno portato al ritorno di attualità dello slogan “Aiutiamoli a casa loro”, cioè ridurre i flussi in entrata da noi…

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Partito per Ucraina 13esimo “Tir della Speranza” è Aiutiamoli a vivere
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amadeus sta per avere un orgasmo in mondovisione
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Hamidreza Mosayebi è un vignettista iraniano che seguo da più di 10 anni.
Ha un prezioso dono della sintesi e la capacità di occuparsi di problemi internazionali e universali con profonda leggerezza.
Eccolo qua al cospetto dell'atteggiamento del mondo occidentale (e ora anche della Cina, temo) nei confronti di Mamma Africa.
Aiutiamoli a casa loro...

Hamid Mosayebi - Aiuti Occidentali
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