#Diffusione mediatica
Explore tagged Tumblr posts
Text
STEFANO ROSSI PRENDE LA PAROLA SUL VIDEO DELLA RISSA TRA I LEONI AL CIRCO A NAPOLI

STEFANO ROSSI PRENDE LA PAROLA SUL VIDEO DELLA RISSA TRA I LEONI AL CIRCO A NAPOLI Stefano Rossi, portavoce del Circo Miranda Orfei di Darix Martini (installato a Licola, Napoli), dove è impegnato da diverso tempo nella cura e presentazione di cavalli ed animali esotici ci via la riflessione seguente, a seguito della diffusione on line di un video realizzato da uno spettatore nel corso del numero di leoni di Sonny Caroli. Il video ritrae il momento in cui a seguito di una zuffa tra leoni, Sonny tenta di separare gli animali e di porre fine alla violenta rissa tra animali. Il video ha suscitato commenti aspri e un’eco mediatica come sempre sprezzante e senza appelli. Stefano, che a sua volta è stato addestratore di tigri per tanti anni, prima nel circo della propria famiglia, poi in tanti complessi, ci ha tenuto a dire la sua per riequilibrare il dibattito col punto di vista di chi questo lavoro lo ha fatto e lo fa, di chi vive il circo quotidianamente. Seguono le sue parole:

Non saprei da dove iniziare. Demonizzare le persone che svolgono un’attività tramandata da generazioni con animali oramai domestici (perché in simbiosi con il loro animale uomo), semplicemente perché a voi non piace questo tipo di attività. Il trainer che passa con loro la maggior parte della giornata, quasi ci dorme assieme. Pubblicare un video ben confezionato nel quale si vede solo la reazione del trainer, ma non la motivazione di questo gesto. Pensiamo in natura alla selezione naturale: quanti cuccioli o giovani maschi vengono uccisi dal maschio alfa ovvero quanti esemplari anziani vengono "usurpati" pagando con la morte dal nuovo alfa? I trainer non lo permettono perché tengono alla salvaguardia di tutto il branco perché è il loro branco. Mi meraviglio di sedicenti amici e protettori degli animali. Visti i commenti se vedessero, ad esempio, un branco di cani randagi nel loro habitat naturale azzannarsi in teoria non dovrebbero intervenire... dovrebbero dire “lascia che muoiano”. O magari se vedessero il loro cane con un altro cane suo pari litigare a sangue non tirerebbero il guinzaglio per separarli perché sarebbe un abuso nei confronti del loro animale? Ecco: il video che gira in rete e che hanno reso virale è la parte finale di ciò che è successo; avete visto solo ciò che hanno voluto farvi vedere, ciò che faceva comodo ai detrattori del nostro mondo. La gelosia è un grande problema per gli umani, figuriamoci per degli esseri senzienti che vivono di istinti, tutto viene esaltato, le percezioni cambiano... Pensate ad una coppia solida da anni che passeggia per strada: passa un bel giovane e la donna lo osserva (o viceversa ovviamente). L'uomo si ingelosisce, è pronto alla rissa, ma la razionalità lo ferma. In alcuni comportamenti animali non è così, la gelosia può essere fatale e prende il sopravvento. Una zampata, un morso, una zuffa tra leoni e leonesse proprio in quel momento, durante lo spettacolo, senza un preavviso durante le prove o negli spettacoli. A quel punto deve entrare in gioco l’addestratore con freddezza; decidere in pochi secondi cosa fare per salvare tutti da ferite o da una possibile degenerazione della situazione. Nessuna rivolta verso "l'animale uomo", nessun conto da saldare con "il bipede" che vive con loro. No, voi non l'avete vista Sarabi che coccolava il giovane Simba...ma al vecchio Sultan non andava bene e li è iniziato tutto... Secondo la vostra ideologia estremista (che non sta a me decidere se giusta o sbagliata), siete pronti a dire che questi animali qui non avrebbero dovuto esserci... “avrebbero dovuto”, condizionale... E invece ci sono, con permessi, autorizzazioni e controlli di enti preposti, non di fanatici alla ricerca di popolarità o voti. Ci sono invece, ed il loro trainer, il loro punto di riferimento, il loro capo branco o capo famiglia cosa deve fare ossia proteggerli, un istinto naturale, e sopire le risse. Questo è successo: una rissa tra leoni e leonesse che insieme raggiungevano i 900/1000 kg gestita dal bipede 75 kg che se ne prende cura fin da quando sono nati. Ma cosa doveva fare?! Lasciare che sopravvivesse solo il più forte? Io dico di no! Ha fatto il possibile per evitare il peggio. Con le risposte o i commenti copia/incolla non si risolve nulla, con polemiche da tastiera non si risolve nulla. Qui si vive tutti i giorni a contatto con gli animali, teniamo al loro benessere. Per noi non è un lavoro, ma una tradizione di famiglia da mantenere viva. Stefano Rossi



Scarica il biglietto sconto speciale amici di Circusfans Italia: ritaglia l’immagine qui sotto e consegnala alle casse del circo prescelto

Per raggiungere il gruppo l'Impresario Circense su Facebook cliccate sull'immagine sottostante

Iscriviti ai nostri canali social: Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest, Tumblr, Flickr e Tik Tok E ..... per non perderti neanche una news iscriviti al canale Telegram di Circusfans Italia. Per raggiungerlo inquadra il QR Code con il tuo cellulare oppure clicca direttamente sull’immagine qui sotto.

Visita le nostre sezioni ARCHIVIO STORICO TOURNEE' Per rimanere sempre aggiornati sulle tappe dei circhi italiani STEFANO ROSSI PRENDE LA PAROLA SUL VIDEO DELLA RISSA TRA I LEONI Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social utilizzando i bottoni che trovi qui di seguito Read the full article
#campania#circo#circodarixmartini#circom.orfeidarixmartini#circomirandaorfeidarixmartini#incidentialcirco#leoni#licola#napoli#sonnycaroli#stefanorossi
0 notes
Text

Arrivati ad un certo punto della vita è lecito chiedersi: dov'è che abbiamo sbagliato.
-----------------------
Le classifiche Spotify , le classifiche spotify ... ma che cos'è , sto cazzo di spotify ?
IO NON LO SO.
Ma non importa.
Io so solo che la classifica Spotify per gli italici musicali fatti stabilisce che :
- GEOLIER è l'artista più seguito
e che
- LA MUSICA RAP, praticamente, è ormai l'unico genere MUSICALE ascoltato nel nostro paese.
Adesso, io guardo l'INTERPRETE, e RABBRIVIDISCO per quanto sia cialtrone, ignorante e super-cafone, per quanto irritante sia non solo la pochezza dei suoi contenuti artistici, ma la sua stessa presenza fisica, materiale.
Guardo il tipo di musica, e INORRIDISCO letteralmente, SVENGO.
Mi sovvengono diecimila domande, la prima delle quali è sempre la stessa e cioè come CAZZO ABBIAMO FATTO a ridurci in questo stato, anzi, a ridurre in questo stato di catatonia culturale i nostri figli.
Oppure quale tipo di spinta POLITICO/IDELOGICA/MEDIATICA, veramente deviata, veramente invertita, veramente pervertita, ma infinitamente potente, abbia potuto aiutare la diffusione di un tale tsunami di merda INCIVILE che, al cospetto, quello di Fukushima sembra una tempesta in un bicchiere d'acqua.
Ditemi voi.
Io proprio non ci arrivo.
Tra poco , comunque, vi annuncio che torno a casa e metto i Cream in macchina.
E sapete quale pezzo per primo ? BADGE.
Per me, tutta sta melma , può tranquillamente finire nel dimenticatoio del ventre della cisterna dell'espurgo fognario.
Giuseppe Sabatino.
1 note
·
View note
Text
Perché il Padel Piace Tanto e Perché Ha Preso Piede
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/perche-il-padel-piace-tanto-e-perche-ha-preso-piede/117584?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117584
Perché il Padel Piace Tanto e Perché Ha Preso Piede

Negli ultimi anni, il padel ha conosciuto una crescita esponenziale in termini di popolarità in tutto il mondo. Originario del Messico e sviluppatosi soprattutto in Spagna e America Latina, questo sport ha conquistato anche l’Italia, attirando un numero sempre crescente di appassionati. Ma quali sono i motivi che rendono il padel così affascinante e perché sta prendendo piede così rapidamente?
Accessibilità e Facilità di Gioco
Uno dei principali motivi del successo del padel è la sua accessibilità. A differenza di altri sport come il tennis, il padel è relativamente facile da imparare per i principianti. La dimensione ridotta del campo e le pareti che circondano l’area di gioco facilitano il mantenimento della palla in gioco, rendendo le partite più dinamiche e meno frustranti per chi è alle prime armi. Inoltre, le regole del gioco sono semplici e intuitive, permettendo a chiunque di iniziare a giocare senza una lunga fase di apprendimento.
Socialità e Divertimento
Il padel è uno sport che favorisce la socializzazione. Si gioca prevalentemente in doppio, il che significa che quattro persone possono divertirsi insieme. Questo aspetto sociale è particolarmente attraente in un’epoca in cui le persone cercano modi per connettersi e interagire con gli altri. Le partite di padel sono spesso accompagnate da un’atmosfera rilassata e conviviale, contribuendo a creare un senso di comunità tra i giocatori.
Allenamento Completo
Dal punto di vista fisico, il padel offre un allenamento completo. È un’attività che combina resistenza cardiovascolare, agilità, coordinazione e forza. La natura dinamica del gioco, con cambi di direzione frequenti e colpi veloci, consente di bruciare calorie e migliorare la forma fisica generale. Inoltre, il padel è meno stressante per le articolazioni rispetto ad altri sport come il tennis, poiché la superficie di gioco è solitamente più morbida e il campo è più piccolo.
Versatilità e Inclusività
Il padel è uno sport estremamente versatile e inclusivo. Può essere praticato da persone di tutte le età e livelli di abilità. Questa inclusività contribuisce a renderlo particolarmente popolare tra le famiglie, che possono giocare insieme indipendentemente dall’età o dall’esperienza. Inoltre, il padel è adatto sia agli uomini che alle donne, con competizioni miste che sono sempre più comuni.
Espansione delle Strutture
Un altro fattore che ha contribuito alla diffusione del padel è la rapida espansione delle strutture dedicate. In molte città, i campi da padel stanno spuntando come funghi, spesso in combinazione con strutture già esistenti come palestre e club sportivi. Questa disponibilità di campi rende più facile per le persone provare il padel e iniziare a giocare regolarmente.
Sponsorizzazioni e Visibilità Mediatica
Infine, il padel ha beneficiato di una crescente visibilità mediatica e di sponsorizzazioni. Grandi marchi sportivi e celebrità hanno iniziato a investire nel padel, aumentando la sua popolarità e attrattiva. Eventi internazionali e tornei trasmessi in televisione e online hanno contribuito a far conoscere il padel a un pubblico sempre più ampio.
In fine
Il successo del padel è il risultato di una combinazione di fattori che vanno dalla facilità di apprendimento alla sua natura sociale, passando per i benefici fisici e l’espansione delle infrastrutture. In un mondo sempre più alla ricerca di attività che combinino divertimento, socializzazione e fitness, il padel si è affermato come uno sport ideale per tutte le età e abilità, destinato a crescere ancora in futuro.
Le Regole del Padel
Il padel è uno sport dinamico e accessibile, che combina elementi del tennis e dello squash. Ecco una descrizione dettagliata delle sue regole principali.
Campo di Gioco
Dimensioni: Il campo di padel è rettangolare, misura 10 metri di larghezza e 20 metri di lunghezza, con una rete al centro che divide il campo in due metà.
Pareti: Le pareti posteriori e parte di quelle laterali sono utilizzate nel gioco. Queste pareti sono solitamente fatte di vetro o di materiali trasparenti.
Attrezzatura
Racchette: Le racchette da padel sono solide, senza corde, e con una superficie perforata.
Palline: Le palline sono simili a quelle da tennis, ma con una pressione leggermente inferiore.
Giocatori
Il padel si gioca prevalentemente in doppio, quindi ci sono due squadre composte ciascuna da due giocatori. Tuttavia, esiste anche la versione singola.
Inizio del Gioco
Sorteggio: Si effettua un sorteggio per determinare quale squadra serve per prima.
Servizio: Il servizio deve essere eseguito dal basso, con il giocatore che deve far rimbalzare la palla a terra prima di colpirla. Il servizio deve attraversare la rete e rimbalzare nella zona di servizio opposta.
Regole di Gioco
Scambio: Una volta che la palla è stata servita, le squadre si alternano a colpire la palla. La palla deve rimbalzare a terra prima di colpire una qualsiasi delle pareti.
Rimbalzo: La palla può rimbalzare una sola volta sul terreno prima di essere colpita. Dopo il rimbalzo, può colpire le pareti. Può anche essere colpita direttamente al volo, senza rimbalzo, ma deve comunque passare la rete.
Pareti: Dopo aver rimbalzato a terra, la palla può colpire le pareti. La palla può anche essere colpita direttamente contro le pareti per farla rimbalzare nel campo avversario.
Punteggio
Sistema di punteggio: Il punteggio nel padel segue lo stesso sistema del tennis: 15, 30, 40, e vantaggio. Ogni set è vinto dalla prima squadra che arriva a 6 giochi, con almeno due giochi di vantaggio.
Tie-break: In caso di parità a 6 giochi, si gioca un tie-break per decidere il vincitore del set.
Match: Un match di padel si gioca generalmente al meglio di tre set.
Falli
Servizio: È fallo se il servizio non raggiunge la zona di servizio opposta, se la palla colpisce la rete o se la palla rimbalza due volte prima di essere colpita.
Rimbalzo: È fallo se la palla rimbalza due volte nel campo del giocatore prima di essere colpita.
Pareti: È fallo se la palla colpisce una parete prima di rimbalzare a terra nel campo avversario.
Altre Regole Importanti
Cambi campo: I giocatori cambiano campo dopo ogni gioco dispari per assicurare equità in termini di condizioni di gioco.
Interferenze: Se un giocatore tocca la rete, entra nel campo avversario, o se la palla tocca un oggetto esterno al campo, viene considerato un fallo.
0 notes
Text
Blue Whale Challenge: storia di una vecchia fake news
La "Blue Whale Challenge", o Sfida della Balena Azzurra, è un fenomeno che ha avuto eco mediatica a partire dal 2016, presentata come un gioco online che spingeva i partecipanti al suicidio attraverso 50 sfide autolesionistiche e degradanti, culminando nell'autoeliminazione. Tuttavia, la sua natura di pericolosa fake news è stata ampiamente svelata. Le origini incerte e la diffusione virale della Blue Whale Challenge Le prime notizie sulla sfida sono apparse in Russia nel 2016, associate al gruppo VKontakte "Phillip Plein". Si parlava di un curatore che contattava i partecipanti sui social, assegnando loro compiti da completare per 50 giorni, tra cui automutilazioni, visione di film horror e, infine, il suicidio. Mancanza di prove e dubbi sulla veridicità Nonostante il clamore mediatico, le prove a sostegno dell'esistenza di questo gioco organizzato e di un curatore unico erano scarse. Le indagini condotte dalle autorità di diversi paesi non hanno trovato prove concrete di un nesso causale tra la sfida e i suicidi di adolescenti. Inoltre, l'analisi del presunto copione delle 50 sfide ha rivelato diverse incongruenze e impossibilità. Un fenomeno complesso e la pericolosità delle fake news E' importante sottolineare che il fenomeno del suicidio, soprattutto tra i giovani, è un tema reale e preoccupante, che necessita di attenzione e misure di prevenzione concrete. Tuttavia, associarlo a una singola e specifica "sfida online" è pericoloso e riduttivo. Le cause del suicidio sono complesse e multifattoriali, spesso legate a fragilità psicologiche, disagio sociale e mancanza di supporto. L'allarmismo scatenato dalla "Blue Whale Challenge" ha creato un clima di paura e panico, distraendo l'attenzione dai veri problemi e rischi che i giovani possono affrontare. Riflettere criticamente e contrastare la disinformazione E' fondamentale mantenere un approccio critico di fronte alle notizie, soprattutto quando si diffondono rapidamente online. Verificare le fonti, approfondire le informazioni e diffondere contenuti di sensibilizzazione sono azioni cruciali per contrastare la diffusione di fake news e proteggere i più vulnerabili. E' necessario concentrare gli sforzi su una reale prevenzione, promuovendo il benessere mentale, il dialogo aperto e il supporto a chi ne ha bisogno. Foto di Aline Dassel da Pixabay Read the full article
0 notes
Text
Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/il-mercante-in-fiera-non-sara-chiuso/
Mercante in Fiera chiuso? Arriva la risposta di Roberto Sergio
Il Mercante in Fiera non sarà chiuso. Lo ha riferito Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, in occasione di Ceo for Life.
Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, è intervenuto a difesa di Pino Insegno e del suo programma “Mercante in Fiera“. Sergio, in occasione di Ceo For Life, ha espresso la sua indignazione riguardo alla reazione mediatica nei confronti di Pino Insegno e del suo nuovo progetto televisivo. Ha sottolineato l’importanza di considerare la lunga e solida carriera professionale di Insegno, che si estende per 40 anni, e ha difeso la sua reputazione di professionista serio.
“Pino Insegno ha una storia professionale di 40 anni, è un professionista serio, che ha accettato una sfida in una programmazione molto complessa“.
Il Mercante in Fiera continua
Roberto Sergio ha smentito le voci che circolano sul web secondo cui il programma di Pino Insegno sarebbe stato chiuso. Ha chiaramente affermato che il programma prosegue. Sergio ha ribadito la sua posizione contro la diffusione di notizie false e ha riaffermato l’impegno della Rai a sostenere il programma.
“Voglio dare una notizia: Il Mercante In Fiera non verrà chiuso. Quindi non è TeleMeloni e Pino Insegno continua la sua attività con il programma“, le parole dell’amministratore delegato della RAI.
0 notes
Text
Notte di sesso bollente per Zaniolo: indagato il ragazzo che diffuse gli audio su Whatsapp
Nicolò Zaniolo, il 24enne attualmente attaccante dell’Aston Villa, al centro di una bufera mediatica, ma non per meriti calcistici. Gli audio che raccontano una notte di sesso bollente a Roma tra l’ex centrocampista della Roma e una ragazza, finiscono in procura. Un giovane di venti anni è indagato dalla Procura di Roma con l’accusa di ‘revenge porn’, il reato che punisce la diffusione illecita…
View On WordPress
0 notes
Text
io penso che i diritti televisivi per tornei e partite, oppure, più in generale, la diffusione delle "pay per view", stiano rendendo lo sport sempre più un tipo di intrattenimento diverso da ciò che dovrebbe essere; soprattutto per quanto riguarda il tennis e tutti quegli sport i cui incontri non hanno una durata prestabilita.
più veloce è più interessante e di più è meglio.
andando ad analizzare cosa stia succedendo nel mondo dello sport in generale però, si vede che questo trend si sta estendendo a qualsiasi cosa: alla nuova champions league con più squadre e più partite, ai match che si giocano ad orari assurdi altrimenti da quella o da quell'altra parte del mondo sarebbe troppo scomodo guardarli etc..
si cerca di generare interesse aumentando l'offerta e sperando di ottenere una domanda maggiore di quella di partenza.
facendo ciò però, le aziende creano una spaccatura tra la loro offerta e la loro stessa fonte di guadagno: i giocatori.
prendiamo roma.
Roma, torneo 1000 che, fino a tre anni fa, durava una sola settimana, e terzo di tre master 1000 su terra che si giocano nell'arco di un mese e mezzo.
prendiamo come esempio quest'anno, 2024. senza contare la settimana di qualificazioni che si gioca prima del main draw (di ogni torneo), a livello atp si sono tenuti:
7 aprile - 14 aprile: Montecarlo
24 aprile - 5 maggio: Madrid
8 maggio - 19 maggio: Roma
26 maggio - 9 giugno: Roland Garros
per non parlare del fatto che il torneo di miami fosse iniziato il 20 ed è finito il 30 di marzo.
tutto ciò è per dire: ci sono davvero troppi tornei?
forse, ma la quantità libera la scelta dei giocatori. è infatti quando queste scelte sono vincolate (come succede però più per il circuito wta che per quello atp) che si va a creare davvero un disagio tra i giocatori o le giocatrici e i tornei.
si dovrebbe pensare di far tornare di una settimana quei tornei che ora sono di due e che prima non lo erano?
secondo me, assolutamente sì.
la chiave di volta sta tutta nel trovare un bilanciamento tra gli emittenti televisivi che vogliono guadagnare dalla trasmissione di determinate partite o alcuni tornei, e la capacità delle associazioni (maschili o femminili che siano) di andare incontro ai giocatori, ovvero la colonna portante dell'offerta e dello spettacolo.
siamo passati da partite tutte a cinque set, per arrivare al meglio dei tre, per poi pensare un super-tiebreak al posto del possibile terzo set per arrivare addirittura al concetto di fast-4-tennis.
il tennis è uno sport lento che ha bisogno del suo tempo per essere giocato, pensato e preparato. perché doverlo snaturare solo perché altrimenti rai 2 non fa in tempo a mandare il telegiornale o perché eurosport alle 17 deve mandare il torneo di biliardo e deve staccare al quarto set della semifinale del roland garros?
perché dover garantire la copertura mediatica di praticamente 11 mesi su 12 e dover fare un torneo a settimana?
perché dover giovare tre tornei in un mese e mezzo per poi doversi ammalare di tonsillite e non poter giocare le olimpiadi oppure direttamente far finire la stagione sei mesi prima perché l'atleta è in burn-out?
scusate il post lungo ma, effettivamente, è un discorso che viene tirato in ballo spessissimo ma che non viene mai affrontato davvero.

Eh ma sono super pagati e devono giocare quando gli si dice. La questione dei calendari fitti è posta in diversi sport da atlet* e allenatori ed è molto semplice: vogliamo lo spettacolo? O vogliamo "un tanto al chilo" quello che viene? La riflessione è aperta.
2 notes
·
View notes
Text
Anonymous
🇺🇦
11 notes
·
View notes
Text
Ci mancavano i droni contro il Cremlino.
Eh sì, brutta la guerra, ma come si sarebbe potuta evitare?
Analizziamo, ora, il progetto di pace secondo l'Occidente e la NATO, dal 2014 a oggi:
-attuazione di un regime change in Ucraina, attraverso un golpe agito con manovalanza ne0n4-zista, e fatto passare per rivoluzione fricchettona;
-inizio di un'operazione anti terrorismo (aprile 2014) da parte del governo di Kiev, contro la parte dell'Ucraina, il Donbass, che si oppone al golpe;
-censura, in tutto l'Occidente, dei bombardamenti dell'aviazione ucraina contro il Donbass (estate 2014);
-riduzione di otto anni di guerra fantasma a una scaramuccia di poco conto;
-bando a tutti i partiti ucraini che si oppongono: dal 2015 a oggi, tutte le forze di opposizione e di sinistra, in Ucraina, sono state bandite;
-persecuzione da parte del governo di Kiev verso intellettuali, attivisti, politici e dissidenti;
-divieto dell'uso della lingua russa a tutti i russofoni che vivono in Ucraina (come se a noi che parliamo italiano, ci chiedessero, da un giorno all'altro, di parlare il portoghese);
-libertà d'azione a gruppi della destra più nera come Pravy Sektor o S14 (quest'ultimo, a "pattugliamento" della città di Kiev, ce lo ricordiamo, ad esempio, per le sue gesta durante il pogrom contro il campo rom di Lysa Hora nel 2018);
-integrazione dei gruppi ne0nazist1 nell'esercito regolare di Kiev con creazione di battaglioni punitivi come Aidar, Donbass, Azov;
-censura totalitaria, sia in Ucraina che in Europa, attraverso il divieto di accesso a tutti i media che mostrino i crimini commessi dalla NATO e dall'esercito di Kiev contro la popolazione del Donbass;
-ridefinizione mediatica di gruppi ne0nazist1 come gruppi di "bravi ragazzi" (Gramellini, non dimenticheremo mai il tuo contributo alla causa);
-riscrizione della storia anche attraverso la ridefinizione della strage n40zista di Odessa come incendio (grazie Wikipedia);
-intimidazione verso politici, giornalisti e intellettuali attraverso la pubblicazione di liste di proscrizione (Myrotvorests per l'Ucraina, Copasir per l'Italia);
-riscrizione della realtà con occultamento dei crimini commessi dalla NATO, mostrando ogni bombardamento contro obiettivi civili, come opera del nemico;
-diffusione continua di fake-news fantasmagoriche, per alimentare odio e paura: dalle deportazioni mai esistite agli stupr1 di neonati, ad opera del nemico;
-distruzione dell'economia europea attraverso l'imposizione di sanzioni e distruzione di rapporti con partner economici vantaggiosi;
-incremento dell'odio per il nemico anche attraverso la discriminazione di artisti e sportivi di nazionalità "nemica";
-attività terroristic4 e attentati contro le città del nemico: da Mosca a SanPiter fino a Belgorod;
-utilizzo del fact-checking per bollare come disinformazione ogni voce dissidente (non scorderemo mai David Puente contro il premio pulitzer Seymur Hersh, in merito all'inchiesta sull'attentato al Nordstream);
-obiettivi finalizzati a ulteriore espansionismo militare con creazione di basi in Ucraina e missili puntati su Mosca, con sconquasso totale degli equilibri geopolitici, attraverso i quali si sarebbe potuta garantire la pace.
In tutto questo: organizzazioni non governative per la tutela dei diritti umani, complessivamente non pervenute.
Lo ripeto, se a gennaio 2022, quando la Russia chiedeva garanzie sulla fine dell'attività militare della NATO ai suoi confini, vi fossero state rassicurazioni, non sarebbe iniziata l'operazione a difesa dei territori russofoni del Donbass e tutto questo si sarebbe evitato.
Zelensky fu votato dal popolo ucraino, perché nel suo programma politico aveva pianificato un progetto di distensione e dialogo nei confronti del Donbass e della Russia. Ora, è ostaggio di un manipolo di folli.
Questa è l'Ucraina, ma l'Italia non se la passa meglio, ostaggio a sua volta della NATO, attraverso il servilismo di politici, in primis le due smaliziate guerrafondaie che ci stanno portando simpaticamente al macello.
[by @sarareginella ]
4 notes
·
View notes
Text
Ritratti di Donna: Moana Pozzi.
A cura di Donatella Lavizzari
Art: Donatella Lavizzari

“La gente vive male la propria sessualità. La vera perversione è la routine, l’abbruttimento nel lavoro quotidiano. La pornografia invece esalta il lato oscuro del desiderio.Il sesso è anche nero, contorto, corrosivo; non è sempre una cosa solare, gioiosa. A me piace l’oscenità, mi annoia invece la volgarità, che è cattivo gusto e basta. L’osceno è il sublime.”
Moana Pozzi
Moana è stata un sogno della società italiana. Dico ‘sogno’ non nel senso di una realtà desiderata, ma nel senso di qualcosa di profondo che affiora involontariamente e con cui si devono fare i conti.
Di questo tipo di sogno, che può essere scomodo come una smania buia che agita in sé contenuti allarmanti, l'apparizione di Moana ha l'aspetto trasgressivo, sacrilego, mitologico di un'intellettuale del porno.
Non solo e non tanto per la diffusione della sua immagine mediatica quanto piuttosto per le implicanze emotive ampiamente condivise, tali cioè da acquisire un preciso rilievo culturale.
Donna libera, ribelle contro il retaggio culturale e simbolo di emancipazione femminile, Moana Pozzi ha segnato un’epoca, vivendo controtendenza, senza veli morali e falsità.
Dotata di classe, intelligenza e sensualità, è entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo degli italiani, diventando il loro desiderio proibito. In un Paese dove il desiderio sessuale, in particolare quello femminile, veniva considerato come una malattia, Moana ha fatto il contrario di ciò che la società si aspettava da una donna ‘perbene’.
Ed era questa libertà a confondere.
L'amico Paolo Crespi – che l'aveva intervistata verso la fine degli anni '80, quando Moana era nel cast de "L'Araba Fenice", programma di Antonio Ricci & C, bloccato dalla Fininvest di Silvio Berlusconi in seguito alla censura di Federcasalinghe –, la ricorda oggi come "donna intelligente e carismatica, in grado letteralmente di 'leggerti dentro' e quindi, inevitabilmente, di metterti in soggezione, ribaltando completamente i ruoli.
Una perturbazione che passava dagli occhi, magnetici, prima che dal fisico prorompente, del cui effetto su uomini e donne aveva naturalmente piena consapevolezza e controllo. Una sfida sorridente e maliziosa, rivolta direttamente all'interlocutore che doveva saper sostenere lo sguardo della donna prima di imbucarsi beatamente nella generosa scollatura della pornodiva".

“Vorrei essere eterna, vorrei non finire mai”, sussurrò una notte a Gigi Marzullo, durante un’intervista.
Moana vive nel ricordo dei molti che l’hanno amata.
Vive nei suoi film, nei suoi libri.
Vive nell’Arte di Mimmo Rotella e Mario Schifano.
Perché Moana è leggenda.
#moana pozzi#Moana Pozzi#dedicato a Moana Pozzi#Moana#Paolo Crespi#luci rosse#beauty#sexy celebrities#attrice#donatellalavizzariart#donatellalavizzari
10 notes
·
View notes
Text
Perché è caduto Conte?
di Marco Travaglio Dopo due giorni di travolgente emozione, commozione, brividi e pelle d’oca per i Grandi Discorsi di Draghi tra Senato e Camera, sobriamente celebrati dalla maggioranza politico-mediatica modello Pyongyang come il ritorno di Demostene e Cicerone fusi insieme, è finalmente chiaro ciò che il governo farà di buono e giusto (tutto) e di cattivo e sbagliato (niente). Un solo interrogativo resta inevaso: perché è caduto il governo Conte-2? Breve catalogo di opzioni. Incapace. Conte era un premier incapace con ministri scappati di casa provenienti da partiti incompetenti ed è stato travolto dal “fallimento della politica” e dalla “crisi di sistema”? Draghi governa coi partiti incompetenti che appoggiavano Conte (più Lega, Fi ecc.) e con 9 dei suoi ministri più due tecnici (Bianchi e Colao) che operavano con lui. Poi ci sono Brunetta, Gelmini, Giorgetti&C. Recovery Plan. Conte aveva fallito sul piano, scritto coi piedi, in perenne ritardo e con una governance accentrata fra Mef, Mise e Affari Ue tipica dei dittatori, roba da cestinare e rifare da capo? Draghi dichiara al Senato che “il precedente governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma”, “finora costruito in base a obiettivi di alto livello” che ora “dobbiamo approfondire e completare, ma “le missioni del Programma resteranno quelle enunciate nei documenti del governo uscente”. Resta da fare ciò che due mesi di crisi impedirono a Conte di fare: “rafforzarlo per gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano”. E la governance? Draghi l’accentra al Mef, molto più dell’accentratore Conte. Pandemia. Conte ha fallito sulla gestione della pandemia, con le arlecchinesche Regioni a colori, le troppe chiusure, i ritardi sui vaccini, i disastri di Speranza, Arcuri e Cts? Draghi dichiara al Senato: “Ringrazio il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”. Conferma Speranza, il Cts e probabilmente Arcuri. E sui vaccini – salvo che riesca a fabbricarli in proprio – attende anche lui notizie dalla Commissione europea, quella dei competenti che si son fatti fregare dalle case farmaceutiche con contratti suicidi. Prescrizione. Conte ha fallito perché non voleva cancellare la blocca-prescrizione di Bonafede? Draghi non la nomina, la Cartabia la rinvia a data da destinarsi e gli emendamenti contrari vengono ritirati da Fi, Iv, Azione e +Europa che fino all’altroieri li ritenevano urgentissimi e decisivi. Giustizia. Conte, presentando al Senato il suo secondo governo, annunciò “una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi”. E si dilungò sulla lotta alla mafia. Draghi promette di “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile”; di penale e di mafia non parla, se non in replica; e aggiunge che la giustizia deve rispettare “garanzie e principi costituzionali che richiedono a un tempo un processo giusto e di durata ragionevole”. Ovvietà copiate dall’art. 111 della Costituzione e dai discorsi degli ultimi 30-40 predecessori. Per sua fortuna la relazione Bonafede, su cui è caduto il Conte-2, già prevede 16 mila nuovi assunti nei tribunali con 2,8 miliardi del Recovery. Carceri. Conte non fece nulla contro il sovraffollamento delle carceri, Draghi sermoneggia fra le standing ovation sulle “carceri, spesso sovraffollate” e su chi ci vive “esposto al rischio della paura del contagio e particolarmente colpito dalle misure contro la diffusione del virus”. Ma il rischio Covid è molto più alto fuori che dentro (in un anno 12 morti in carcere su 100mila detenuti passati per le celle, contro i 95.223 morti fuori su 60 milioni: 0,00012% contro 0,00015); e Bonafede nell’anno del Covid ha ridotto l’affollamento dai 61mila presenti a marzo ai 52.515 di oggi. Mes. Gli incompetenti Conte e Gualtieri, per compiacere la follia dei 5S, rifiutavano i 36 miliardi del Mes? Il competentissimo Draghi manco lo cita e chi lo invocava un giorno sì e l’altro pure – FI, Iv&giornaloni – ha improvvisamente deciso che non serve più. Ponte sullo Stretto. Vedi Mes, una prece. Scuola. Conte ha fallito sulla scuola per colpa dell’incompetente Azzolina? Draghi nomina ministro Bianchi (già capo della task force dell’Azzolina); promette di “tornare rapidamente a un orario scolastico normale” (difficile, con l’aumento dei contagi con varianti Covid) e di “recuperare le ore di didattica in presenza perse” con le scuole aperte fino a giugno. Ma questo l’aveva già detto la Azzolina che, dopo aver garantito in piena pandemia un numero di ore in presenza superiore alla media Ue (dati Unesco), vede elogiare la Dad da lei inventata un anno fa come “notevole e rapida” nella kermesse mondiale Google Education, in corso negli Usa. Ambiente. Conte non era abbastanza ambientalista? Draghi ha dato fondo a tutti gli slogan sul tema. Conte già nel settembre 2019 parlò di “transizione ecologica”, “riconversione energetica, fonti rinnovabili, biodiversità dei mari, dissesto idrogeologico, economia circolare” e stop alle trivelle. E disse le stesse cose che avrebbe detto Draghi 17 mesi dopo anche su fisco, pagamenti elettronici, Sud, atlantismo, europeismo, ricerca, Pa, digitalizzazione e migranti. Quindi il giallo del premiericidio senza movente rimane irrisolto: perché è caduto il governo Conte?
7 notes
·
View notes
Photo

Festival della Musica Sacra di Fes Sotto l'Alto Patronato di Sua Maestà il Re Mohammed VI, il Festival della Musica Sacra Mondiale di Fez e il suo Forum , creati rispettivamente nel 1994 e nel 2001 , fanno parte della tradizione colta, artistica e spirituale della città. Fin dal suo inizio, questo incontro è stato un successo crescente. Il Festival è stato designato nel 2001 dalle Nazioni Unite come uno degli eventi fondamentali che contribuiscono al dialogo tra le civiltà. Ogni anno riunisce artisti di fama internazionale provenienti da tutti i ceti sociali, condividendo la ricerca del sacro . Molte edizioni e qualche bella sorpresa, perché il Festival vuole essere anche un vivaio che svela al pubblico talenti ancora sconosciuti o che accompagna progetti arditi , freschi dalla fantasia di avventurosi musicisti e poeti. Negli ultimi anni, sotto la guida del suo direttore artistico, il Festival ha avviato anche grandi creazioni multidisciplinari presentate in apertura. Quasi 90 artisti a volte si sono susseguiti sul palco. UN PATRIMONIO RIVITALIZZATO La diversità delle proposte artistiche, da queste prestigiose creazioni alle popolari Sufi Nights, tra una sessantina di concerti e spettacoli, prende forma nel centro storico. I festeggiamenti si svolgono in siti dal forte valore patrimoniale che meritano di essere (ri) scoperti e valorizzati: il luogo grandioso di Bab Makina dove si svolgevano le cerimonie ufficiali del palazzo reale, ma anche i riad della medina esplorati nel corso del anni, tre serate di spettacoli - e altro ancora. Contemporaneamente al Festival, è nata una rete internazionale di supporto e copertura mediatica. Così nel 2006 è nata negli Stati Uniti l'organizzazione Spirit of Fès Inc., che ogni due anni ha fatto circolare un programma musicale, oltre al Forum, in venti città, tra cui New York e la sua famosa Carnegie Hall. Oggi giornalisti e personalità lo raccontano con innegabile lealtà. La diffusione di questo “Spirito di Fez” continua così a irradiarsi verso le città del mondo. Ispira la creazione di eventi simili e mobilita ogni anno fino a 100.000 residenti e viaggiatori che vengono a celebrarlo . https://www.instagram.com/p/COfN4wTHHBy/?igshid=njpg0079tto9
1 note
·
View note
Quote
I due (Conte e Casalino,ndr) non riescono più a mascherare il nervosismo che li pervade. Temono che la situazione sia sfuggita (...) loro di mano. (...) Vale a dire che l’enfasi adottata dal premier nella propria strategia di comunicazione sulla diffusione del coronavirus sia stata decisa a tavolino da Casalino (che) avrebbe convinto l’avvocato del popolo ad accentuare al massimo la comunicazione sul virus. Con l’obiettivo fin troppo evidente di dirottare l’attenzione dalle condizioni di salute (comatose) della maggioranza giallorossa. (...) Ed a quanto riportato dalle voci che circolano nella Capitale, Conte avrebbe spinto un po’ sull’acceleratore dell’allarme proprio per congelare l’imminente crisi della sua maggioranza. (...) È apparso in tutti i talk show televisivi, da Fabio Fazio a quella suburra del trash che è Non è la D’Urso. Fino al punto da far entrare i fotografi per riprenderlo mentre guida il Consiglio dei ministri notturno lo scorso fine settimana nella sede della Protezione civile. Il problema è che proprio questa sovraesposizione mediatica ha innescato quel panico che il premier assicura non doverci essere. E visto che si sta stringendo una sorta di cordone sanitario (e anche economico) intorno all’Italia, il duo Conte-Casalino non sa più come fronteggiare la situazione. Soprattutto ora che il loro gioco (...) è stato scoperto. (...)
da Lettera43,it via https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/voci-colle-furente-sovraesposizione-conte-ha-alimentato-228074.htm
Come un Videla qualunque che invade Las Malvinas ma la Thatcher la guerra glie la va a fare davvero, questa coppia di Wylie Coyote è rimasta col cerino in mano. Dilettanti. Persino quell’autentico zombie piddino di Speranza ne esce un filino meglio di loro.
Invece Renzie grazie al loro errore è riuscito a fare immersione, uscendo così dal trappolone autogenerato crisi-nocrisi in cui s’era infilato. Un professionista - del gioco delle tre carte.
21 notes
·
View notes
Text
Pillole di Resistenza di Massa
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/pillole-di-resistenza-di-massa/
Pillole di Resistenza di Massa

Complice un black out elettrico improvviso, nella mattinata di ieri – esaurite le batterie dei computer – mi sono dovuto forzatamente dedicare ad altre attività, nel caso di specie a quella da me più amata: la lettura. Ho potuto così portare rapidamente a termine la disamina del numero 80 di “Aspenia”, la rivista dell’Aspen Institute, dedicato a “Potere digitale e democrazia“.
Mi documento sempre al massimo su chi non la pensa come me, in quanto la “conoscenza del nemico” è fondamentale, molto di più e molto prima di quella dell’amico. Sono così riuscito a completare d’un fiato le 227 pagine di questo numero e ho letto una lunga serie di saggi di estremo interesse, che mi hanno confermato in alcune valutazioni che già avevo fatto mie e che sintetizzo qui di seguito:
la diffusione della Rete (o meglio ancora delle reti) è percepita dai fautori (consapevoli o meno che siano) della democrazia totalitaria come una minaccia molto seria al loro potere, al punto da indurli a ipotizzare (per il momento ancora tra le righe…) la possibilità che, in futuro, la logica de “un uomo, un voto” possa subire dei “correttivi” in grado di non mettere a repentaglio gli assetti politici e metapolitici esistenti.
Ex inverso, al di là delle geremiadi sul commercio dei dati individuali e collettivi (che sono per gran parte una forma di disinformazione, di deliberato tentativo di gettare fumo negli occhi delle “anime belle”), quello che dà fastidio oggi ai “padroni del vapore” è che la rete contenga forme di resistenza passiva e anche attiva che essi non avevano previsto. Esiste infatti la possibilità, per i singoli, di diffondere pubblicamente Pillole concettuali di Resistenza di Massa, le quali, moltiplicandosi e diffondendosi, consentono di costituire forme di contropotere che possono rappresentare la classica pietruzza inserita in un ingranaggio ben oliato, capace però – per il suo semplice esistere – di bloccarlo.
Si è creato in tal modo un nuovo terreno di scontro, un nuovo ambito di guerra dove anche l’esistenza della più terribile delle asimmetrie tra chi ha potere e chi non ne ha può essere in qualche modo colmata, perché si possono far circolare molte più informazioni e valori, e perché i singoli hanno la possibilità di associarsi tra loro, dando vita a nuove forme di democrazia diretta, non mediate da alcuna ingerenza di rappresentanza.
Siamo dunque di fronte a situazioni nuove, ma di cui è già possibile intuire la straordinaria valenza, nel senso che possono nascere e si possono far nascere metapolitiche nuove, scaturenti dal basso, autodirette e – a partire da un certo livello – anche sapientemente eterodirette o comunque alla ricerca di incroci, interfaccia e alleanze un tempo assolutamente impensabili, prima ancora che impossibili, e che travalicano i limiti abituali delle intese metapolitiche.
Siamo perciò in presenza di una nuova forma di guerra culturale, di strategia mediatica e questo mi ha indotto a riprendere in mano il mio libro “Lo stratega mediatico” (Roma 1998) ed a constatare che dovrei assolutamente dedicarmi a scrivere qualcosa di nuovo in materia, perché troppe novità si sono manifestate con forza nel corso degli ultimi venti anni.
Quello che intendo sottolineare, tuttavia, è che le guerre del futuro saranno essenzialmente mediatiche, informative, metapolitiche, tecnologiche, cibernetiche, e che sarà sempre più importante il vecchio ma sempre valido assioma clausewitziano, quello per cui le guerre si vincono solo ANNIENTANDO LA VOLONTA’ DEL NEMICO. Su questo si sta concentrando la mia riflessione, anche se, almeno in Italia, sono la classica “vox clamantis in deserto“.
Related Post
I Bitcoin spiegati a voce
Vasco-Gargalo: Hunger Strike – Nuriye and Se...
ReCon
Giacinto Auriti al Bar Euclide a Roma
Solus Operating System
Luna piena record
Storia della guerra dall’Antichità al Novece...
Wordsmith: software generating contents
DeepWarp
Pete Kreiner: “Bloody Mess.”
FASCISTA! di Enrico Furia
Saint Patrick’s Day
.yuzo_related_post imgwidth:155px !important; height:145px !important; .yuzo_related_post .relatedthumbline-height:15px;background: !important;color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb:hoverbackground:#fcfcf4 !important; -webkit-transition: background 0.2s linear; -moz-transition: background 0.2s linear; -o-transition: background 0.2s linear; transition: background 0.2s linear;;color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb acolor:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb a:hover color:!important;} .yuzo_related_post .relatedthumb:hover a color:!important; .yuzo_related_post .yuzo_text color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb:hover .yuzo_text color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb margin: 0px 0px 0px 0px; padding: 5px 5px 5px 5px; jQuery(document).ready(function( $ ) //jQuery('.yuzo_related_post').equalizer( overflow : 'relatedthumb' ); jQuery('.yuzo_related_post .yuzo_wraps').equalizer( columns : '> div' ); )
#cibernetiche#commercio dati individuali#democrazia totalitaria#diffusione della Rete#informative#mediatiche#metapolitiche#piero visani#Pillole di Resistenza di Massa#Potere digitale e democrazia#strategia mediatica#tecnologiche
0 notes
Photo

🔔 Fᴇᴛᴛᴜᴄᴄɪɴᴇ ɪɴᴛᴇɢʀᴀʟɪ ᴄᴏɴ Sᴀʟᴍᴏɴᴇ ᴇ Aɴᴇᴛᴏ 🔸 La possibilità di esprimere la propria opinione è una conquista dei tempi moderni e della democrazia, ancor più in un’epoca dominata dai social media, che fan si che questa opportunità giunga capillarmente ad ognuno di noi, senza restrizioni politiche o economiche, dando veramente grande sviluppo al confronto ed alla diffusione delle idee, elemento cardine di ogni società evoluta . D’altra parte bisogna necessariamente osservare che questo tipo di comunicazione aperta a tutti è utile solo se questi “tutti” hanno la necessaria cultura per filtrare le informazioni che ricevono attraverso un proprio sistema osmotico, incamerando quelle proficue e respingendo quanto invece, grazie alla loro cultura ed intelligenza, viene riconosciuto solo come indistinta quanto inevitabile polvere mediatica, frutto di ignoranza ed altri suoi più o meno stretti diretti ed ineluttabili derivati . Per questo una democrazia sana incentiva l’istruzione e la cultura e non la demagogia, volta principalmente allo sviluppo dei consumi e al controllo degli individui, ma questa è un’altra storia. In questo periodo bisognerebbe ben ricordare le pagine del Manzoni relative alla epidemia di Peste a Milano del ‘600 ed a tutte le implicazioni umane e sociali che, attraverso le pagine dello scrittore, risultano ben chiare e riproducibili anche nell’animo degli uomini che ora definiamo (chissà perché) moderni😁 . Altro che provvidenza (come direbbe Calvino). Qui a farla da padrone sono le miserie della società e dell’animo umano. Una volta erano i lanzichenecchi, le carestie, la sopraffazione e i privilegi dei pochi, ora non è difficile la loro trasposizione in chiave moderna, con medesimi se non peggiori effetti . Godiamoci allora un momento di riflessione e di sana osmosi mediatica riflettendo su quanto ascoltiamo e magari assaggiando un buon piatto di Fettuccine integrali con questa semplice, quanto golosa e gratificante ricetta, che trovate sul Blog anche in versione Vegan . Ricordando che il progresso non si fa solo con la filosofia e la letteratura, ma anche con la buona cucina e l’educazione del gusto. Lasciatecelo almeno ancora credere ! 🔸 (presso Merano, Trentino Alto Adige, Südtirol) https://www.instagram.com/p/B9DzqQ9oeTC/?igshid=1o89o1gp9eazm
1 note
·
View note
Text
Nanni Balestrini, Editoria e movimento (Gli autonomi vol. 3, DeriveApprodi Editore)
«[...] Contemporaneamente alla chiusura di "Quindici" nasce "Potere operaio". L'annuncio della costituzione del gruppo era stato dato alla fine di luglio '69 e in settembre ci fu a casa mia a Roma in via dei Banchi Vecchi la riunione di fondazione. Tra i partecipanti Toni Negri, Franco Piperno, Giairo Daghini, Oreste Scalzone, Sergio Bologna, Lapo Berti. Utilizzando la struttura di "Quindici", i rapporti e anche parte del materiale non pubblicato, ho preparato, con l’appoggio di Feltrinelli, una nuova rivista intitolata "Compagni,". L’idea era quella di continuare l’opera di "Quindici", offrendo all’azione e al dibattito del movimento uno spazio e una visibilità mediatica. Ne sono usciti solo due numeri, non solo per l’improvvisa scomparsa di Feltrinelli, ma piuttosto perché sono nati e si sono moltiplicati i giornali dei gruppi extraparlamentari: quotidiani, settimanali, mensili, e quindi la funzione di dar voce al movimento era cessata, e io ho cominciato a collaborare ai primi numeri di "Potere Operaio". La redazione della rivista era a Milano, nella casa di Giairo Daghini, la famosa comune di via Sirtori. Ricordo che con una vecchia Citroen DS andavo all’aeroporto a prendere Giairo Daghini e Oreste Scalzone che arrivavano all’ultimo momento con gli articoli del giornale. Ci precipitavamo in tipografia per far comporre i testi col piombo delle linotypes, correggere le bozze e impaginare. Ci mettevamo due giorni. Sempre per Potere operaio ho curato le pubblicazioni «Linea di massa», erano opuscoli su temi specifici, come per esempio sul lavoro tecnico-scientifico, curato da Franco Piperno, o sui Cub della Pirelli. Lasciata la Feltrinelli nel '73-74 ho fatto per la casa editrice Marsilio una collana dedicata a testi del movimento intitolata "Collettivo", dove sono usciti tra l'altro Nord e sud uniti nella lotta dello scrittore operaio Vincenzo Guerrazzi e Scrittura e movimento di Franco Berardi Bifo. Su "Linus" pubblicavo le poesie della Signorina Richmond, ironico personaggio metá poesia e metá rivoluzione e nel '76 da Einaudi la raccolta di racconti La violenza illustrata . Mi ero intanto trasferito a Milano dove ho curato con Bifo alcuni numeri della rivista dell'autonomia "Rosso" e mi sono occupato di un nuovo progetto editoriale: l'Ar&a. C'era stato un importante convegno a Orvieto, nel '76, con accesi dibattiti sui rapporti tra cultura e movimento. Era stato organizzato dalla Cooperativa Scrittori, creata da Luigi Malerba e Elio Pagliarani con altri scrittori provenienti dal Gruppo 63. Era l'idea dell'editoria alternativa che circolava dopo il Sessantotto, con esempi realizzati in Germania, e anche in alcune zone del movimento in Italia: gruppi di scrittori o politici che si pubblicano da soli, si fanno la loro casa editrice, se la autogestiscono. Si tratta di iniziative piú che lodevoli che peró devono affrontare difficoltá spesso insormontabili: la debolezza finanziaria, la scarsa competenza editoriale, la poca possibilitá di diffusione. Per risolvere questi problemi si è pensato a una struttura che potesse fornire i servizi di cui dispone un normale editore medio alle piccole iniziative non in grado di sostenerli per la loro dimensione ridotta. Il lavoro redazionale, la grafica, il rapporto con la tipografia e con la distribuzione nelle librerie, l'ufficio stampa, l'amministrazione, il magazzino sono i servizi indispensabile per poter esistere sul mercato librario e superare la fase dilettantesca e artigianale dell'editoria alternativa, affascinante ma inefficace e sempre in perdita. Con l'Ar&a il lavoro degli editori si limitava alla ricerca dei titoli, al rapporto con gli autori e a mettere a punto i libri che intendevano pubblicare. Veniva definita la programmazione, le date di uscita dei titoli, e poi una volta consegnato il manoscritto alla redazione centralizzata l'Ar&a provvedeva a tutto. Il lavoro redazionale e grafico era eseguito professionalmente. Accentrando la stampa su un'unica tipografia era possibile ottenere prezzi vantaggiosi, e la stessa cosa valeva per l'acquisto della carta in grandi quantitativi. L'ufficio stampa poteva offrire ai giornali una vasta gamma di libri di cui occuparsi. Il fatto di operare per diverse sigle permetteva di presentarsi con un buon numero di uscite regolari mensili a un distributore nazionale, che non aveva interesse a lavorare per chi produceva pochi titoli saltuari. Era stata creata una societá tra me, il giovane Luigi Durso che aveva procurato il finanziamento iniziale, e Gianni Sassi, personaggio dell'undreground milanese, proprietario della casa discografica Cramps per cui incidevano gli Area, che ne hanno suggerito il nome. Alcune sigle editoriali coinvolte preesistevano, come la Cooperativa Scrittori, le Edizioni delle donne e Multhipla di Gino Di Maggio, grande collezionista d'arte. Altre sono nate come emanazioni di riviste: L'Erba voglio di Elvio Facchinelli, le Edizioni Aut aut di Pierluigi Rovatti. Lavoro liberato di Francesco Leonetti era legata ai gruppi marxisti-leninisti, e I Libri del No di Dario Paccino ai comitati autonomi operai di Via dei Volsci, mentre Librirossi di Andrea Bonomi all'area autonoma milanese. Piú anomale le edizioni di Squilibri condotte da Dario Fiori detto Varechina che proponeva pamphlet provocatori come Un risotto vi seppellirá, materiali di lotta dei circoli proletari giovanili di Milano, e di Profondo rosso dedicate al thriller e inaugurate con i Racconti sanguinari curati da Dario Argento. Si producevano 7/8 titoli al mese, quanto un buon editore medio, i libri erano presenti nelle librerie, i giornali se ne occupavano, i ricavati delle vendite arrivavano regolarmente e venivano ripartiti con i diversi editori. Nel suo anno e mezzo di vita Ar&a arrivó a pubblicare piú di cento titoli, alcuni con un buon successo immediato come Il Superuomo di massa di Umberto Eco e Fantasmi italiani di Alberto Arbasino, oppure La fabbrica della strategia, 33 lezioni su Lenin di Toni Negri, Alice è il diavolo del collettivo A/traverso, e poi molti titoli delle Edizioni delle donne, in particolare S.C.U.M., manifesto per l'eliminazione dei maschi di Valerie Solanas. Ma nell'inverno 1978 l'Ar&a è costretta a interrompere la sua attivitá. Approfittando della lotta contro il terrorismo la repressione aveva cominciato a aggredire la parte piú esposta del movimento, l'informazione, l'editoria, le librerie, con continue perquisizioni e denunce. Minacce di arresto da parte dei carabinieri avevano convinto il socio finanziatore a sospendere temporaneamente le pubblicazioni, arresto che poi è diventato definitivo [...]».
2 notes
·
View notes