#Gambas Crescent
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buffetlicious · 1 year ago
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The family Reunion Dinner (团圆饭) and ancestor worship are the two of the most important highlights of the celebrations on Chinese New Year Eve. The Lunar New Year is traditionally ushered in at 11 pm, but many families, especially those in Singapore, have adopted 12 am as the norm.
除夕夜,送祝福,团圆饭,多幸福。健康的如意果,平安的蹄髈,快��的烤鸭,幸福的银耳莲子粥,还有吉祥的米饭,伴你除夕夜快乐不断,幸福绵绵!
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This year Reunion Dinner (年夜饭) we had it much earlier than previous year as otherwise my brother would not be able to participate due to his company sending him for oversea training trip. Both my brothers had suggested Lai Huat Signatures (来發) at Gambas Crescent for this year dinner gathering. Requested one of my brother to make reservation for dinner at 6pm.
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When we arrived, the dining area was almost full as more customers continued to stream into the room. There were three menus on the table – Ala carte, Steamboat and Chinese New Year Set Menu. We went for the former as the CNY menu were prized at S$318+ (5-6 pax), S$518+ (8-10 pax) and S$888+ (8-10 pax) respectively and not value for money. Below are some sample pages from the ala carte menu.
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We sipped on our drinks and waited patiently because the kitchen is busy with the packed crowds. Once the first course was served, the rest followed one after another in quick succession. The Salted Egg Chicken (咸蛋鸡丁) with its boneless chunks of meat was deep-fried with curry leaves and tossed in a salted egg yolk mixture of chilli, butter and evaporated milk. The savoury sweet chicken is crispy with taste of salted egg and mild spiciness.
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One of my brothers ordered this large portion of their famous Sambal Promfret (叁峇鲳鱼). The whole deep-fried fish was covered with fiery looking red sambal chilli paste. Was expecting the sambal to be spicy hot but surprisingly, the Scoville heat level was well within our limit and it actually tasted delicious with the rice white. The poor fish on the other hand was fried to a crisp and pretty hard to get the flesh off the bones. I suggested this Coffee Pork Ribs (咖啡排骨) as I love coffee. While the boneless pork is tender and fragrant with authentic flavour profile of coffee, it seems to lack some kind of oomph to bring this dish to the next level. Decent and perfectly edible but not good enough for me.
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Menus are from Lai Huat Signatures.
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miciagalattica · 4 months ago
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La farfalla
La mia prima volta
Capitolo secondo - Parte seconda
Quando uscii dal bagno, indossavo ancora la lingerie, una canotta bianca velata, un perizoma bianco semitrasparente abbinato, calze fino a metà gamba e una tuta lunga trasparente di pizzo. Il tutto s’intonava con il mio corpo abbronzato. Appena il nostro ospite mi vide mi lanciò uno sguardo di pura lussuria, ma non reagì, si fermò per diversi istanti a osservarmi, notai il suo rigonfiamento in crescita. Lo guardai dritto negli occhi e con un ghigno diabolico gli dissi: “Scusami non ho sentito la porta”. Mi sono voltata lentamente senza mai mostrare imbarazzo e sono tornata in bagno facendo cenno a mio marito di seguirmi. Lo fissai dritto negli occhi e gli chiesi che cosa stesse succedendo. Mi ragguagliò sugli eventi appena trascorsi. Gli dissi che ero molto imbarazzata per il mio stato. Mio marito disse che c’erano due possibilità: una era quella che lo avrebbe invitato ad andarsene e l’altra era quella di continuare il gioco iniziato sulla pista da ballo.
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L’idea di continuare quel gioco di provocazione mi alettò molto. Quello sguardo sul  viso di mio marito mi diede un livello di eccitazione completamente nuovo che non avevo mai sperimentato prima d’allora. Sapevo che era molto eccitato. I miei ormoni stavano correndo e non ero sicura di cosa stava pensando veramente. Ero sicura che anche l'alcol che avevo consumato avesse avuto la sua parte. Gli sorrisi e lo baciai e senza dire altro aprii la porta e andai nella stanza, mi scusai per il mio stato. Mi sedetti sul letto e per provocarlo, accavallavo spesso le gambe durante la conversazione, i miei capezzoli duri mi stavano tradendo e mostravano la mia crescente eccitazione. Lui mi fissava sfacciatamente e anche da seduto potevo scorgere il suo rigonfiamento gonfiarsi, entrambi ci lanciavo occhiate furtive . Nella stanza c’era una tensione fortissima. Mio marito venne a sedersi al mio fianco, la conversazione divenne sempre più irregolare perché tutte le nostre menti non riuscivano a concentrarsi su alcun argomento per molto tempo.
La conversazione scivolò su allusioni sessuali e questo aumentò ulteriormente il livello di tensione. Non ne potevo più, avevo raggiunto il limite di sopportazione della mia eccitazione e chiesi a voce alta:
"È proprio vero che gli uomini neri hanno cazzi più grandi degli altri uomini?"
Lui e mio marito si misero a ridere, e mi rispose prontamente:
“Beh, potrebbe esserci un modo molto semplice per rispondere a questa domanda”. La stanza era diventata improvvisamente molto silenziosa.
Gli chiesi “come?”
E Lui: "Bene, tuo marito ed io siamo vicini per dimensioni, altezza, peso, potremmo fare paragoni."
Mio marito prese la palla al balzo e disse "Okay, perché no?"
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Si alzò per primo e si abbassò i pantaloni e i boxer, esponendo il suo cazzo da 15 cm, quasi completamente eretto. L’altro si alzo e ci voltò le spalle mentre si toglieva i pantaloni. Fissavo ogni suo movimento, i miei capezzoli spuntavano attraverso il materiale sottile della mia canotta, lasciò cadere le mutande e quando si voltò, non potrei trattenere un esclamazione di grandissimo stupore. Il suo cazzo era gigantesco, poteva misurare tranquillamente 20 cm, lo fissavo esterrefatta a bocca aperta, mentre lui se lo accarezzò un paio di volte e questo non faceva che fargli aumentare le dimensioni . Guardai mio marito e gli chiesi se potessi toccarlo, sapevamo che ora ci stavamo muovendo in un territorio diverso da quello che avevamo immaginato, avevamo raggiunto il punto di non ritorno. Era quello cui avevamo promesso di arrivarci. Questa era la prima volta che lo facevo con un estraneo e alla presenza di mio marito. Non lo avevo pianificato, ma questo mi stava facendo impazzire, stavo toccando il cazzo nudo del nostro nuovo amico. All'inizio ero molto timida, allungai la mano e cominciai a sentire lentamente questo immenso cazzo. Incredibilmente ha risposto al mio tocco e ha continuato a diventare ancora più duro e lungo mentre la mia mano viaggiava dalla sua testa gigantesca alle sue palle palpando, esaminando, accarezzando delicatamente questo enorme cazzo. Una mano da sola non bastava, quindi di tanto in tanto le usavo entrambe per accarezzarlo finché alla fine smise di crescere . Ero completamente affascinata mentre continuavo ad accarezzarlo. Alla fine finalmente guardai mio marito con uno sguardo pieno di lussuria, avevo il fuoco negli occhi e un sorriso malvagio. Mi rispose con sorriso lascivo, non disse nulla e si accomodò su una sedia nell'angolo. Era l'approvazione di cui avevo bisogno.
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Mi sono avvicinata e ho iniziato a baciare il cazzo di questo dio greco. Provai ad aprire la bocca per succhiarlo ma riuscii a malapena a superare il glande. Passai a toccarlo e a leccarlo per tutta la lunghezza, specialmente la parte inferiore e l'enorme glande. Mi stavo scatenando adesso, e lui innegabilmente si stava godendo il mio lavoro di bocca. Stavo percependo il suo godimento, che non faceva altro che farmi gemere, gemiti che uscivano dalle mie labbra mentre continuavo a usare selvaggiamente la bocca per lubrificare il suo cazzo. Dopo qualche minuto mi sdraiai sul letto e gli chiesi:
“Per favore, fottimi con quello, ma per favore non farmi male”.
Lanciai un'occhiata veloce a mio marito per vedere come avrebbe reagito a quella mia richiesta. Immaginai che si sarebbe fatto solo una sega, non diede nessun segno di protesta. L’altro finì velocemente di spogliarsi e s’inginocchiò sul pavimento tra le mie gambe e mi tolse il perizoma. Le sue mani poi mi accarezzarono e la sua bocca baciò le mie gambe ricoperte di nylon fino a raggiungere la pelle e la mia figa bionda delineata e abbronzata. Mi aveva portata in completa lussuria sfrenata quando iniziò a baciarmi dolcemente e lentamente a leccarmela fino a farmi dire delle cose oscene miste a languidi mugoli di piacere . Mentre mi baciava la figa il più possibile, le sue grandi mani continuavano ad allungarsi e cominciavano a massaggiarmi le tette attraverso il tessuto trasparente della canotta. Era quello che avevo sempre preferito, avere le tette e la figa stimolate allo stesso tempo.
"Oh, sì, stringi più forte e gioca con i miei capezzoli".
Presto gemetti forte ed ebbi il mio primo orgasmo "OHHHHHH, mio ​​Dio".
Non smise di leccarmi la figa e di giocare con i miei capezzoli, gemevo in modo incontrollabile.
Adesso lo supplicavo ad alta voce
“Oh, Dio….Per favore, SCOPAMI adesso……. voglio sentire quel cazzo dentro di me”.
Lui si alzò e con il sedere sul bordo del letto, mi allargò le gambe, si mise in piedi e disse in tono molto controllato
"Se vuoi che ti SCOPI, dovrai inserirlo".
Mio marito si stava masturbando mentre assisteva alla mia scopata con un altro. Si era avverato quello che lui voleva. Mi alzò le gambe in aria sopra le sue spalle, mi allungai frettolosamente e afferrai quel cazzo enorme, guidandolo con impazienza verso la mia figa febbricitante. Non avrei mai potuto immaginare che mi sarei potuta trovare in questa situazione prima di allora, stavo implorando, guidando e gridando per il cazzo di questo sconosciuto, alla presenza di mio marito che mi contemplava. Ho guidato il suo glande verso le mie grandi labbra, massaggiandolo con i miei succhi generosi. Lo guardavo direttamente negli occhi pieni di lussuria, mentre il suo enorme cazzo scivolò tutto dentro di me.
Urlai: “Per favore, non farmi male…”
Lui entrò lentamente , forse per un centimetro. Gemetti in segno di apprezzamento. Avanti e indietro diversi colpi, i centimetri divennero 5. Gemetti più forte
 "Ohhhhh sì,... di più...".
Lui continuò a muoversi avanti e indietro molto lentamente, un po' più in profondità ad ogni colpo. Amavo ogni penetrazione e gemevo ogni volta. Diventavo sempre più esigente mi ero trasformata in una donna selvaggia, una grandissima troia godereccia.  Lui diceva gentilmente rallentava i suoi colpi e calmava i suoi movimenti e mi stuzzicava la passione. Alla fine entrò in tutta la sua lunghezza, lo fissavo dritto negli occhi mentre gli dicevo quanto fosse bello.
 …“Ohhhh, mio ​​Dio, il tuo cazzo è così GRANDE”…. “Ooooooh, sì. .. .. . è così bello."... “Ohhh..SÌSSSS… che bel colpo….. Che bel colpo…. ohhhh”…. “Per favore… oh, per favore… dai…. io….di più”.. ….“Ohhhhh, sìiiiiii…. . sento il tuo cazzo in profondità " ero nella più pura estasi sessuale.
Mi continuava a scopare lentamente e interrottamente. Ho avuto almeno due o tre orgasmi maggiori e almeno altrettanti più piccoli, urlando …….“Ohhh, Dio, è proprio  è davvero fantastico…” Lo supplicavo di non smettere. Di nuovo mise le mie gambe sulle sue spalle, fece scivolare di nuovo il cazzo dentro e ricominciò lentamente entrando sempre di più. Stavo impazzendo, il ritmo è diventato costantemente sempre più veloce. Non riuscivo più a pronunciare parole: solo gemiti, grugniti e sussulti in cerca d'aria poiché i miei orgasmi ora non sembrano mai fermarsi o svanire. I miei occhi rotearono all'indietro. Alla fine, arrivò con una forte spinta e un forte grugnito, lui ebbe un enorme orgasmo, urla incontrollate e gli ho afferrato il culo e ho tenuto il suo bacino stretto al mio ventre mentre lui mi riempiva. Pensavo che l'intera ala del resort ci avrebbero sentito! Crollammo e ci  riposammo per alcuni minuti, respiravo affannosamente, dovevo andarmi a pulire perché colava dappertutto. Mentre  ero in bagno, imbarazzatissimo balbettò qualcosa e chiese congedo, si vestì rapidamente e uscì . Quando uscii dal bagno,  chiesi dove fosse e perché se ne fosse andato, con un tono un po' deluso. Mio marito mi ha  spiegato che era molto imbarazzante per ciò che era successo. Ci siamo sdraiati sul letto, mi ha baciata e mi ha  detto mi amava e che tutto fu incredibilmente erotico, gli ho chiesto se gli fosse piaciuto. Non rispose, allora mi abbassai e ho cominciato ad accarezzargli il cazzo fino a che arrivasse alla massima durezza. Lo ringraziai per avermi permesso di sperimentare quello che lui aveva sempre voluto che accadesse e io con ritrosia avevo sempre rifiutato. Gli porsi le mie scuse. “È stato un sesso davvero fantastico, ma ora voglio davvero sentirmi amata. Voglio sentirmi come una moglie amata, voglio sentirti dentro di me, adesso" Quando entrò, gemetti, avvolsi le gambe e le braccia attorno al suo corpo, lo tenni  stretto a me, fondendomi l'una nell'altro mentre facevamo l'amore. Dopo qualche minuto, sorprendentemente per me considerando quello che avevo appena vissuto, sono venuta di nuovo, forte, innescando la mia esplosione. È stato il miglior sesso che abbiamo mai fatto! Ci siamo svegliati la mattina dopo, nella stessa posizione intrecciata. Entrambi con  il sorriso migliore di sempre.
Ormai eravamo entrati in una nuova dimensione.
FINE
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little-favors · 7 months ago
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Small Hands Bakehouse x Little Favors
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We are hiring part time cleaners! 
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florautieri · 1 year ago
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“Volevo dirti
che ce la farai
come sempre
anche se adesso
ti pare avere tutto contro.
Anche se adesso
l'unica rimasta a sorriderti
è la luna crescente
stringi i denti
passerà anche questa
e sarai così forte poi
che nemmeno i temporali
più bastardi
riusciranno a farti cadere.
Volevo dirti
che ce la farai
anche questa volta
come tutte le volte,
lo so che provano
a buttarti giù,
lo so che provano a rubarti
i sogni
ma non temerli
abbi pena per loro
e ricorda
che chi non ha sogni
prova sempre a rendere un incubo
i sogni degli altri...
tu chiudi forte gli occhi
strizzali e affidati al vento
ci penserà lui
a spazzare altrove
chi non ha cuore.
Volevo dirti
che sei in gamba
e che con la stessa forza
che hai usato per amare la vita
riuscirai ad andare avanti.”
Gio Evan
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unpopporno · 2 years ago
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Lana Rhoades
Lana Rhoades, pseudonimo di Amara Maple (Chicago 6 sett 1996), è nata in Illinois da una famiglia di origine cecoslovacca Ha lavorato come cameriera nella catena di ristoranti The Tilted Kit.
Gira le prime scene pornografiche nell'aprile del 2016 quando, dopo essersi trasferita da Chicago e Los Angeles, acquista velocemente un'ampia porzione di pubblico. Nell'agosto del 2016, stando a quanto riportato dalla stessa attrice, aveva già preso parte a circa 50 produzioni. Dopo una pausa di tre mesi per far ritorno a Chicago è tornata da novembre a girare scene. Lana Rhoades ha già lavorato con famose case di produzione del mondo del porno tra le quali figurano Evil Angel, Jules Jordan Video, Tushy, Elegant Angel e HardX. Ad agosto 2016 è comparsa nell'edizione americana della rivista Penthouse  come "Pet of the Month". Il suo nome d'arte è stato scelto dal suo agente Mark Spiegler e ha tatuato due cuoricini rossi con la scritta "Jon" sulla natica destra, un drago rosso sulla spalla destra e una scritta in arabo sulla gamba sinistra.
Nel gennaio 2017 è stata premiata agli XBIZ Awards nella categoria "Best New Starlet"e agli The Girlfriend Experiencecon il premio del pubblico "Hottest Newcomer". A marzo è uscito il suo progetto dal titolo "Lana", disponibile sia in formato DVD che in streaming e sowload digitale. La trama è liberamente ispirata alla serie americana The Girlfriend Experience uscita nel 2016. Sempre a marzo si è di nuovo trasferita a Los Angeles. Alla fine di settembre è uscito il DVD del suo secondo progetto "Lana Rhoades Unleashed".
Alla cerimonia di premiazione degli AVN Awards tenutasi a gennaio 2018 durante l'Adult Entertainment Expo a Las Vegas ha vinto il premio nella categoria "Best Anal Sex Scene" per "Anal Savages #3" girato con Markus Dupree.
Ha firmato un contratto da aprile ad agosto 2016 per l'agenzia Spieglergirls, successivamente è stata ingaggiata come rappresentante di LA Direct Models da gennaio a ottobre 2017.
Alla fine dello stesso anno ha annunciato il suo ritiro dal porno, dedicandosi all'attività web nei suoi profili Snapchat e OnlyFans, oltre che a quella di influencer su Instagram; ha successivamente rivelato che tale decisione era nata da un crescente disgusto, e in seguito depressione, causata dal fatto di sentirsi obbligata dal proprio agente a girare certi tipi di scene hard.. Ha, infatti, raccontato di aver chiesto di poter cancellare dal web tutte le scene girate nella sua carriera, ma della maggior parte di essa non dispone dei diritti d'autore
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merrowloghain · 5 years ago
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25.10.76 Rage Room -Hogwarts
«Sebastian. Io non ti giudico.» ed è seria, mortalmente, dal modo in cui lo dice «Credo ci siano davvero poche cose che tu possa fare che possano spaventarmi o farmi ricredere sul tuo conto.» scuote il capo e sorride, storta e ferina «E non sarebbero comunque quelle che puoi credere tu.» la Loghain ed il suo modo contorto di vedere il mondo «Ma, se vuoi fare in privato, non ti preoccupare. » salta giù dal banco lasciando che la gamba improvvisata arma, rimbalzi con un rumore legnoso sulla pietra del pavimento «Certe cose riescono meglio se siamo da soli.»
Lo sguardo del Secondino va a soffermarsi sulla Quartina «mh» accenna, seppur non sia molto convinto dal dire di lei...soprattutto perché nella sua mente l`unica cosa che si insinua a parole del genere è quella Maledizione che deve portarsi dietro, e la paura di un giudizio è solo una delle mille conseguenze. E non ce la fa proprio a trattenersi, complice la gibbosa crescente e quell`impulsività che spessa il velo che c`è tra pensiero e bocca «non ne sarei così convinta.» su "farmi ricredere sul tuo conto", schiettissimo mentre va ad incrociare le braccia, questa volta senza il minimo imbarazzo - lunatico, appunto - senza però guardarla fino a quel "ma" che gli fa alzare lo sguardo «mh» al "fare in privato" «non credo cambi molto» nel senso, con o senza lei no problem. O almeno lui, al momento, la pensa così - e non ci pensa due volte a dirlo, con quel tono indolente. A quel dire finale va ad alzare lo sguardo, le labbra che per un momento si socchiudono come volesse aggiungere qualcosa che finisce per essere solo un «forse» con quel suo scrollare di spalle caratteristico di chi vuole mostrarsi come menefreghista mentre la mano va a passarsi tra i capelli neri, con qualche ciuffo che finisce inevitabilmente davanti agli occhi.
«C`è qualcosa in te, Sebastian» che lei non riesce proprio ad afferrare, eppure «mi ricordi molto me.» lo serve con la stessa genuinità che lui ha riservato a lei «Al primo anno sfasciavo aulette che nessuno mi aveva concesso. Mi facevo parecchio male, picchiavo spesso e le prendevo ancora più spesso.» e come si stia raccontando così, naturalmente, ha veramente del "once in a blue moon", per restare in tema «C`è bisogno di sfogare la nostra rabbia in una maniera costruttiva, che ci scarichi e ci impedisca di riversarla contro chi dovremmo...» aggrotta un momento la fronte e guarda verso la porta «proteggere?» il punto di domanda è lieve, ma l`indecisione sul termine è palese. Sospira e poi lo guarda «Non mi interessa sapere di te niente che tu non voglia raccontarmi. Non mi servono motivi perchè fai quello che fai, e questo non perchè non mi interessi» spallucce «ma perchè è qualcosa di tuo, e non sarò certo io a strappartelo con la forza. Cose così o vanno condivise o vanno taciute.»
«non è così facile» non arrabbiarsi contro le persone che si dovrebbero proteggere, perché in lui la rabbia nasce improvvisamente. Ma per il resto non la interrompe, tenendo gli occhi fissati in quelli di lei e andando a compiere un respiro profondo al "vanno condivise o taciute" che beh, è un altro spunto per fare mille ragionamenti che non si direbbe nemmeno lui possa fare - coff. E quando quella va a muoversi appena «non mi schifo mica se ti avvicini» che tanto non ha avuto troppe reazioni al fatto che lui abbia una temperatura più alta del normale, no? E l`ha notata quella mano destra «o se mi tocchi, cioè» e lui lo dice con tutta l`ingenuità che un dodicenne ancora possiede, chiaramente «tanto...non fai domande, giusto?»
Iridi chiare, dalle sfumature lacustri, che lo cercano con lo stesso attento scoprirsi, limitandosi a tirare gli angoli delle labbra a quel termine sbagliato ma che però non corregge. E` lava, che scorre in un fiume sotterraneo ma che non erutta, in un vulcano che spesso anche lei stessa scambia per inattivo, nonostante sia semplicemente in un periodo di pace. "Non è così facile" e lei annuisce «Non lo è mai. E sono sicura che sia peggio di quello che credo ma meglio di quello che pensi tu.» sibillina replica, donandogli il tempo per assimilare quel racconto condiviso e la frase finale, che racchiude si, forse solo una piccola briciolina d`un concetto più ampio, che però vuole ricondurlo a casa, tipo un novello Pollicino. Poi, le parole di lui: parole ingenue, forse genuine, che se la lasciano spiazzata o se la fanno compiacere, non è dato saperlo. A lei bastano solo le prime due frasi per compiere un paio di passi più vicino a lui, ed all`ultima sua domanda, semplicemente scuote il capo «Nessuna domanda. Solo quello che si vuole dire si dice.» è un patto, si, sancito in un allungare di braccia che cercano sta volta di raggiungerne le spalle, aggrapparsi lì, e se non la scostasse, scivolerebbe con le lunghe dita affusolate lungo le sue scapole, per poi invitarlo letteralmente tra le sue braccia. Lo cingerebbe, e se Sebastian lo desiderasse, ci sarebbe il busto della Loghain a cercarlo ed accoglierlo al contempo, in quello che si, nonostante lei sia disagiata, è un abbraccio in piena regola: le dita che gli risalgono la nuca per intrecciarsi appena nei ricci in una carezza leggera e non invadente, incurante della temperatura così alta altrui, in completo contrasto con la propria, sempre costantemente gelida anche in piena estate. Non chiede niente, gli dà solo la sua presenza, in un tenerlo a sè che durerebbe un secondo appena o tutto il tempo che lui vorrà, senza accennare minimamente a sottrarsi: a lui, a quella situazione, a quei "segreti". Alla sua rabbia, alla propria. Inspira e lo guarda, mentre il solito profumo è come un`impronta olfattiva sulla pelle della Loghain.
E se in un primo momento pare confuso da tutto quel meglio e peggio, con un po` di ritardo va ad accennare alle parole di lei con un «mh» basso, le labbra che vanno a mordersi leggermente. E dopo quelle ammissioni, quell`impulsività che lo porta semplicemente a dire o fare senza pensarci troppo, andando a sentire quelle mani che si appoggiano sulle sue braccia ma provando a non ritirarsi questa volta: si irrigidisce per un attimo, gli occhi che cercano quelli di lei per un debolissimo sorriso prima di rilassare le spalle. E poi succede tutto in fretta, spinto dall`istinto più che altro si butta tra le sue braccia come un cucciolo ferito, catapultandosi contro il petto di lei e sollevando le braccia che vanno a circondarla e stringere forte forte. Tutto l`affetto che prova ora glielo sta dimostrando con quell`abbraccio, dopo tutte quelle parole che gli ha detto e quella stanza che per lui è un dono grandissimo e bellissimo - seppur ancora non abbia spaccato nulla. La temperatura di lei è pure fredda e in qualche modo quasi un sollievo, con quell`odore che gli riempie i polmoni ma che riconosce ora come qualcosa di famigliare e bello, una cosa che lo rende un po` più sereno se possibile. Alza lo sguardo «sei un po` meno femminagné di quello che pensavo sai?» e spunta pure un sorrisino su quel volto che poi torna a guardare il nulla.
Lei si muove piano, circospetta, in quel cingerlo che gli lascia tutto il tempo di sottrarsi, prima che poi accada l`inaspettato: lui la stringe, forte forte, ed a lei si mozza il fiato ma non tanto per la stretta, piuttosto per una sorpresa che non riesce a celare e che la porta ad abbassare lo sguardo affilato su quella testa scura che affonda contro il proprio petto. Si ritrova a circondarlo con le braccia allenate, tese ma accoglienti, mentre le dita lo accarezzano con una delicatezza devastante in contrapposizione alla forza con cui si cercano in quel semplice contatto: ustionante lui, gelida lei, contrasto necessario che permette quell`equilibrio momentaneo, mentre lei abbassa il capo ad annusarlo appena, proprio come se fosse una bestiola. Chiude gli occhi un momento, cerca di memorizzare il suo odore, quello della sua pelle, che è solo di Sebastian e di nessun altro; lo continua a coccolare in un moto dolce e protettivo, nonostante non ci siano mai stati i presupposti per tanto affetto tra i due, perlomeno così manifesto, ed a quell`alzare di sguardo lei si scosta appena, solo quanto basta per poterlo sbirciare dall`alto verso il basso. Inclina l`angolo sinistro della bocca morbida, arricciando un sorriso sghembo tutto canini bianchi «Se lo dici in giro, ti ammazzo, e poi appendo la tua carcassa al Platano Picchiatore.» hm, mi sa che non sei tanto male nemmeno tu, Seb. La destra si scosta dalla sua nuca alla guancia sinistra del secondino, tirandogli un pizzicotto piccolo su quella pelle arrossata dalla temperatura «Vuoi rimanere solo, vuoi che resti o vuoi che facciamo un giretto?» propone infine, lasciando completamente a lui la scelta, portandogli il palmo della destra sulla fronte in un moto che dovrebbe rinfrescarlo soltanto, senza veramente misurare la temperatura. La tenerezza composta, che mostra con quelle occhiate intense, è qualcosa di più unico che raro.
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Volevo dirti
che ce la farai
come sempre,
anche se adesso
ti pare avere tutto contro,
anche se adesso
l'unica rimasta a sorriderti
è la luna crescente,
stringi i denti
passerà anche questa
e sarai così bella e forte...
che nemmeno i temporali più bastardi
riusciranno ad arricciarti
i capelli.
Volevo dirti
che ce la farai
anche questa volta
come tutte le volte,
lo so che provano a buttarti giù,
lo so che provano a rubarti i sogni,
tu non temerli...
abbi pena per loro.
E ricorda
che chi non ha sogni
prova sempre a rendere un incubo
i sogni degli altri.
Tu chiudi forte gli occhi,
strizzali e affidati al vento...
ci penserà lui a spazzare altrove
chi non ha cuore,
perché chi non ha cuore
non è invitato
al ballo della vita.
Volevo dirti
vai tranquilla,
che sei in gamba e sei bellissima
e che con la stessa forza
che hai usato per innamorarti
riuscirai ad andare avanti.
_Gio Evan
Luana❤️
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miciagalattica · 1 month ago
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Epifania
1. L'incontro
Era il 17 luglio ed io mi trovavo alla festa di compleanno di Giulia, la mia amica del cuore, era un evento mondano molto ambito, per l'occasione mi comprai un bel vestito da sera nero con tanto di camicia e cravattino, un vestito quasi da uomo. Lasciai la padrona di casa ai convenevoli delle presentazioni degli ospiti e mi diressi in giardino per farmi una passeggiata, assaggiando piccoli stuzzichini che accompagnavo con del prosecco. Guardavo con molta attenzione gli ospiti e ben resto notai una donna che mi fissava incessantemente, era vestita con un vestito fin troppo audace, che oltre ad avere un profondo spacco lungo il suo lato sinistro, lasciava in bella vista sia il decolté sia la schiena. Provai a vedere se avesse avuto l’ardire di seguirmi. Mi diressi verso una zona poco frequentata del giardino. Con la coda dell'occhio vidi che mi stava seguendo, mi fermai di scatto e lei mi superò. Accelerai il passo per starle dietro, lei si fermò davanti ad un uomo. Mi fermai, dietro di lei, le ero vicinissima.
“Livia perché mi stai evitando in ogni modo?” disse l’uomo con un tono lagnoso, da cane bastonato. 
“Vattene non vedi che sono in compagnia.” ribatté la donna misteriosa senza mascherare  un certo disprezzo. Mi afferrò per un braccio mi attirò a sé e mi baciò sulle labbra.
“Adesso lo hai capito che a me piacciono le donne?” 
Rimasi pietrificata da una situazione cosi surreale. Divenni rossa, mi sentivo bruciare tutta dentro. L’uomo sgomento alzò le spalle e sparì immediatamente dalla nostra vista.
“Scusami ma quello non lo sopporto, spero solo che ora l'abbia capito”.
Leccandomi le labbra, le dissi: “Scuse accettate, comunque io sono Marzia.” dissi dandole la mano.
“Livia.” mi rispose stringendomela con una forza.
Iniziammo a camminare parlando di cose di poco conto, anche perché era fin troppo chiaro che tutte e due provavamo un’attrazione reciproca, e alla fine non seppi più resistere e glielo dissi.
“Devo dire che le tue labbra hanno un buon sapore.”
“Anche le tue non sono per niente male.” Mi rispose afferrandomi per mano.
“Vieni, cerchiamo un posto dove possiamo stare sole, lontano da occhi indiscreti”.
Entrammo nella villa e cercammo nel piano superiore un bagno libero, dove ci chiudemmo dentro. Chiusa la porta ci avvinghiammo in un abbraccio da toglierci il fiato, le nostre bocche si cercavano, le mani correvano lungo i nostri corpi.
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Eravamo eccitatissime, la spinsi contro il mobile del lavabo e le fui subito addosso. Intrufolai la mia mano nello spacco del suo vestito cercando la sua coscia. Si abbandonò completamente, non le detti tregua la baciavo in continuazione dappertutto, sul collo, in bocca, in mezzo al seno che era quasi tutto fuori. La mano trasaliva in cerca della sua passera. Ero fuori di me, affamata come non mai. Ero una lupa che si era fiondata sulla sua preda.
“Dio mio che cosa sei, un uomo?” mi disse quasi stupita dalla mia impetuosità.
“Sei tu che mi fai impazzire.” le risposi scoprendole le gambe per poi sfilarle gli slip.
. Allargò le gambe quel tanto che mi bastò per penetrarla con due dita, soffocando ogni suo gemito.
“Leccamela voglio godere.” quasi mi ordinò infilandomi una mano fra i capelli per poi spingermi  la testa fra le sue gambe. La feci sedere sul mobile e m’inginocchiai  e iniziai un lento lavoro fatto di piccole penetrazioni con le dita, e lunghi passaggi di lingua fra le piccole labbra. La sentivo gemere si mordeva le labbra, avrebbe voluto urlare il suo piacere, ma stette attenta  perché era terrorizzata dall'idea che qualcuno ci potesse scoprire. La stavo penetrando con le dita a un ritmo crescente.
“Girati ti voglio tutta per me.” le dissi portandole alla bocca quelle dita così pregne del suo piacere.
Lei le leccò avidamente prima di voltarsi e alzare una gamba poggiandola sul mobile. Poggiai la lingua umida sul suo buchetto, mentre con le mani continuavo a massaggiarle la vagina. Mentre con la lingua entravo nelle profondità le davo piccoli schiaffetti su quel bel culetto sodo e tornito. Le slacciai l’ultimo bottone che le teneva addosso il vestito, che cadde a terra, rimase così completamente nuda.
“Scommetto che sei una maialina a cui piace usare il culetto.” le sussurrai all'orecchio facendo passare le dita nel solco dei suoi glutei.
”A te darei tutto”. Mi rispose cercando le mie labbra, che trovò pronte ad accogliere le sue.
La sodomizzai con le dita prima con una e poi con due, stringendole dolcemente il seno con l'altra mano, e volendo farla raggiungere le più alte vette del piacere le infilai altre due dita in figa.
“Non pensare che io ti faccia venire  in fretta. Per te ho in serbo una sorpresa” le dissi facendole nuovamente girare e allontanandola da me.
“Che cosa intendi fare....” mi chiese sedendosi sul mobile al fine di farsi masturbare più comodamente.
Iniziai a spogliarmi  togliendomi prima la giacca, poi aprendo la camicetta, mostrandole così il mio seno, una bella seconda che non aveva bisogno d’alcun sostegno per rimanere al suo posto.
“Ti piacciono le mie tette.” Le chiesi dopo l'ennesimo lungo bacio.
“Si sono proprio da mangiare.” mi rispose iniziando a leccarmele.
Continuammo a baciarci dappertutto in modo famelico  lasciando che quei piccoli piaceri ci riportassero a voler scoprire nuove vie verso l'orgasmo. Mentre ci baciavamo allungai le mani per togliermi i pantaloni, le dissi: “Livia io sono una donna molto speciale.”
All'inizio non comprese le mie parole, ma quando feci scivolare  i pantaloni venne a nudo il mio bel cazzo in piena erezione. Livia rimase a bocca aperta, non voleva credere ai suoi occhi, rimase stupita solo pochi attimi, prima di lasciare che la lussuria se impadronisse di lei.
“Non m'importa nulla di chi sei.” le dissi girandosi e piegandosi sul mobile e aprirsi la figa con le dita.
“Ora prendi il tuo cazzo e mi scopi perché io voglio solo godere.”
Non aspettavo altro, la penetrai  quasi completamente al primo affondo, e mescolai sapientemente i colpi passando dalla pura passione ad altri dove predominava la fisicità. Mi chiese di uscire dal suo di dietro perché mi voleva davanti, si sedette sul mobile e allargò le gambe per accogliermi, voleva vedermi in faccia mentre la prendevo. Mentre entrai nel suo paradiso m’intrecciò le gambe dietro il mio sedere. Iniziai a baciarla con una foga quasi animalesca, sentii il suo bottoncino di carne strofinarsi contro il mio pube. Si mordeva le labbra quasi a farsele sanguinare, per trattenere a stento le urla di piacere. Resistette qualche minuto poi si abbandonò a un orgasmo dolce e violento allo stesso tempo, mi fermai dentro per permetterle d'assaporare ogni singolo istante di quel momento.
“Chissà che gusto avrà il tuo cazzo ?” mi disse mentre scivolava fra le mie gambe per prendermelo in bocca.
In realtà il mio cazzo è di dimensioni più che normali, che però su di me faceva un effetto diverso, un misto di perversione e diversità che la eccitava a dismisura. Iniziò a leccarmi il glande per poi far scorrere la lingua su tutta l'asta, prima di prenderlo tutto in bocca, tenendomi sempre una mano sotto i testicoli.
“Ma sei proprio una brava bocchinara.” le disse mentre le infilai le mani tra i capelli per farla alzare.
“Sono una puttana bisognosa del tuo cazzo.” mi risposi sedendosi nuovamente sul mobile del bagno.
Le poggiai il glande contro la sua passera, poi le labbra contro le sue prima di spingerlo tutto dentro, facendola quasi sobbalzare dal piacere. Mi sentivo uno stallone imbizzarrito, la montavo con violenza, da  farle quasi male. Godeva senza alcun ritegno, incitandomi a essere ancora più maschia.
“Scopami e poi scopami ancora.” Mi disse   .
Era fuori controllo, le parole le uscivano spezzate, riuscii solo a percepire “Voglio essere presa da dietro e voglio che tu mi faccia sentire dolore, amo il dolore come forma estrema di piacere, sono una masochista”.
 “Vuoi farti inculare da una trans ?”
"Sì e non sai quanto sono curiosa."
M’inginocchiai con una lentezza quasi esasperante, la punta della lingua percorse il sentiero che  dalla passera porta all’ano, ci girai intorno e ripercorsi al contrario il cammino, un andirivieni, fino a fermarmi sull’ano e iniziai a succhiarglielo e a infilarci la punta della lingua dentro e dopo averlo lubrificato ben bene con la mia saliva, iniziai a penetrarla con un dito. Sentivo che lo sfintere si allargava a dismisura. Provò  ad allungare una mano sulla sua passera, ma gliela schiaffeggiai perché io dovevo essere l'unica fonte del suo piacere.  “Marzia ti prego non resisto più.” M’implorò
Mi alzai, sapevo che ora era pronta per essere sodomizzata, iniziai lentamente facendole sentire ogni millimetro del mio cazzo mentre le scivolavo dentro.
“Siiii come mi piace, continua così, ti prego fammi godere.”
Dopo aver preso un buon ritmo, le infilai due dita nella fica ormai fradicia d'umori.
“Godi piccola mia” le dissi sottovoce, mentre lei ebbe  un nuovo orgasmo.
Aspettai che si fossero calmati i suoi spasmi post -orgasmo e con molta dolcezza uscii dal suo ano.
“Ora voglio che tu beva la mia ambrosia.” le dissi mentre mi appoggiai al mobile. Lei si accucciò tra le mie gambe
mi prese il pene in mano e facendo scivolare un dito fra le mie chiappe, m’infilò due dita nel sedere. Gli bastò poco, ero allo spasmo per tutto ciò che le avevo donato, le venni in bocca copiosamente, parte lo ingoiò e parte lo trattene in bocca per poi riversarlo nella mia attraverso un lungo bacio pieno di passione. Ci rivestimmo in fretta, fuori dalla porta c’era gente che voleva entrare. Con nonchalance senza guardare nessuno degli astanti, uscimmo e ci avviammo verso la sala del party, ormai quasi deserto. Non ci eravamo accorte del tempo passato insieme. Prima di salutarci Livia mi disse che non era mai stata così bene né con un uomo né con una donna. Io avevo fuso le due qualità ero davvero una donna speciale. Mi chiese se volessi ancora rincontrarmi, una sola volta era troppo poco. Mi confessò, vergognandosi e guardando verso terra, che era terribilmente attratta da me, e che se l’avessi accettata lei sarebbe stata per sempre la mia schiava e la mia donna e che potevo disporre di lei come volevo. Il mo cuore scoppiava di gioia era proprio quello che avevo desiderato nella vita, avere tutta per me una donna come lei, raffinata, dolce, sottomessa e gran puttana. La invitai a cena per il fine settimana, e come obolo doveva pensare lei alla cibaria. Ci baciammo sulle guance e ci salutammo, mi avviai verso l’uscita senza girarmi sapendo benissimo che il suo sguardo era fissato su di me, la sua padrona.
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robbenjon · 4 years ago
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andreamontanaroph · 5 years ago
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Edgard Degas
1 - La bevitrice di assenzio Il più famoso dipinto di Edgar Degas è una rappresentazione del crescente isolamento sociale della Parigi dei suo tempo. Raffigura una donna a fissare il vuoto con un bicchiere di assenzio. Un uomo probabilmente alcolizzato siede accanto a lei. https://libreriamo.it/arte/le-5-opere-piu-famose-di-degas/ 
2 - Le Stiratrici Degas guarda alla classe operaia senza sentimentalismi o facili pietismi, ma ritraendo la fatica che rende la loro vita dura e socialmente emarginata. Non c’è passione, né ardore, né eroismo nel comportamento delle due stiratrici; in un certo senso, si potrebbe pensare che il quadro sia solo una banale fotografia del reale e, invece, proprio in questo sta la sua forza, come ne “I mangiatori di patate” di Van Gogh, dove però in questo caso viene ritratta tutta la miseria del vivere quotidiano dei contadini, mentre ne “Le Stiratrici“, non c’è una denuncia sociale ma solo un’attenzione per un momento particolare della giornata delle due donne. Degas non utilizza il suo solito stile pittorico, ma carica ogni pennellata rendendo l’impasto dei colori più spesso e quindi togliendo omogeneità alla distribuzione del colore. L’effetto irregolare rende alcune parti del quadro più intense e rende molto bene il movimento di entrambe le stiratrici.
3 - La “Ballerina verde” Il movimento che la scena produce agli occhi dello spettatore, pone due questioni: l’influenza che la pittura giapponese aveva su Degas, che possiamo osservare vedendo come il centro della pittura sia spostata, e lo scopo dell’artista nel mostrare una realtà mutevole, in movimento e che cambia continuamente. E’ una scena veloce, che sembra cambiare mentre osserviamo il quadro e più immaginiamo che il ballo si compia più la scena si ripete. La tecnica a pastello, che Degas utilizzò abbondantemente, aiuta l’effetto frammentato e transitorio della realtà rappresentata. Gli impressionisti si avvalsero di questa tecnica, riprendendola dagli artisti che nell’Ottocento si dedicavano al ritratto, per ricreare un tratto rapido e audace che richiama l’istantaneità del movimento e dell’attimo fuggente.
4 - Cavalli da corsa davanti alle tribune Degas ricrea l’atmosfera di una corsa di cavalli prima che la gara inizi, quando il pubblico osserva il proprio fantino e i cavalli passeggiano avvicinandosi agli spettatori o raggruppandosi verso la linea di partenza. Tutto è dipinto nei minimi dettagli: l’incedere dei quadrupedi verso i punti di fuga del dipinto, con l’ultimo che chiude l’opera ponendosi alla fine, gli spettatori che li osservano vicino alle staccionate, e le forme dei cavalli e la postura dei fantini che permettono a Degas di sperimentare uno studio libero delle forme e del movimento. Il disegno dei soggetti e l’ombra che si sviluppa dai cavalli, sono due esempi opposti dell’altissimo livello di sperimentazione che Degas raggiunge con questa tela. La luce che diventa un elemento importante in quegli anni, permette a Degas di raggiungere una propria interpretazione di come la luce debba essere riportata su un quadro. Il momento della giornata in cui sta avvenendo quella scena non può essere rappresentato che in quel modo, con quella particolare luce, che Degas interpreta in modo straordinario, posizionandola da destra mentre colpisce i fantini che si preparano ad affrontare la gara.
5 - signora-seduta La presente composizione ha uno specifico significato: una tipica rappresentazione del modello umano, inteso come fattore di subordinazione all’intero contesto della tela: si osservi la cura delle stesure per la raffigurazione del tavolo, del predominante vaso con i fiori in primo piano e della spalliera del divano. La mano appoggiata su quest’ultima è espressa con un’eccezionale presa tattile, probabilmente derivata dalla cecità della signora De Gas, di cui l’artista ha voluto darne accenno percorrendo altre vie.
6 - Testa femminile https://www.frammentiarte.it/2014/105-testa-femminile/ Gli studiosi sono concordi nel sostenere che il presente ritratto è fra le opere più  espressive ed intense di Degas che, con una eccezionale naturalezza, attraverso l’impiego di un semplice cromatismo fatto di toni morbidi e smorzati, riesce a conferire calore armonia e movimento all’intero contesto.
7 - L'etoile Della ballerina si vede una sola gamba, il che le dà un aspetto del tutto instabile, ma questo espediente aumenta la sensazione della dinamica in corsa e dà la sensazione di un movimento fermato nel suo divenire, mettendo in risalto sia la modernità della tematica sia una raffinata versione formale. Colori atmosferici, ariosi e sfumati, tanto da far disperdere il bagliore della danzatrice fin sulla scena illuminata in primo piano. Sul fondo un sapiente gioco di ombre, ottenuto con colori più scuri stesi a tratti veloci e sommari, ci suggerisce la confusione delle altre danzatrici che si intravedono in attesa dietro le quinte. https://www.artonweb.it/artemoderna/quadri/articolo94bis.htm
8 - Prova generale di balletto in scena Il quadro venne esposto per la prima volta nel 1874 e attirò subito l’attenzione di molti critici, non solo per l’uso del colore bianco, che rendeva gli abiti delle ballerine visibilissimi al contatto con la luce del teatro, dando un senso di movimento che accompagnava tutta la visione dell’opera, ma soprattutto per la bellezza del disegno. Proprio la scelta di una gradazione del bianco, che quasi diventa trasparente, rende il dipinto simile ad un disegno e lascia un effetto ambiguo in chi lo osserva, come se l’opera non fosse compiuta. Inoltre, la dinamicità della danza è resa tale proprio perché il disegno è molto preciso. L’opera, infatti, doveva servire per un incisione. La magia del quadro Prova generale di balletto in scena, infatti, non è il soggetto ma il modo in cui Degas riesce a rappresentare il movimento e la dinamicità del passaggio fra le ballerine che stanno provando e quelle che sono in attesa di debuttare.
https://biografieonline.it/biografia-edgar-degas
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sgsmeloanssg-blog · 5 years ago
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gloriabourne · 6 years ago
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The one with the library
Fabrizio era già stato a Bari altre volte prima di quel giorno, eppure gli sembrava che fosse la prima volta. Forse perché prima di quel momento non aveva mai visto la città in quel modo, associando ogni angolo a uno spaccato di vita vissuta davvero. In realtà, prima di quel momento, non gli era nemmeno mai interessato visitare la città. Ma da quando stava con Ermal sentiva il bisogno di sapere ogni cosa di lui. Non riusciva a sopportare che ci fossero cose della sua vita che non conosceva, anche se sapeva perfettamente che era la normalità non conoscere ogni dettaglio di ciò che gli era successo prima che si conoscessero. Eppure era più forte di lui. Si sentiva quasi geloso del tempo che non avevano trascorso insieme, di quel passato che Ermal aveva condiviso con qualcun altro, di quei momenti di cui lui proprio non sapeva nulla. Così quando Ermal lo aveva invitato a trascorrere qualche giorno a Bari insieme a lui, per Fabrizio era stato naturale chiedergli di fargli vedere i posti di quella città che per lui erano stati importati, che in qualche modo avevano segnato la sua vita. Ermal aveva accettato, felice di mostrare a Fabrizio la città in cui era cresciuto e di condividere con lui una parte della sua vita che purtroppo non avevano trascorso insieme. Ermal l'aveva portato a pranzo nel locale in cui aveva lavorato come cameriere - la gestione era cambiata da parecchi anni, ma sembrava sempre lo stesso posto - e poi gli aveva mostrato il campetto in cui aveva passato tanti pomeriggi a giocare a calcio - o forse a fingere di farlo - con i suoi amici. Lo aveva trascinato per le vie della città raccontandogli aneddoti sulla sua adolescenza, gli aveva fatto vedere il suo vecchio liceo, il posto in cui una volta c'era il pub che frequentava abitualmente. Gli aveva mostrato una parte della sua vita che Fabrizio, pur non avendola vissuta, riusciva a immaginarsi bene. Gli sembrava quasi di vederlo, un giovane Ermal che usciva dal cancello della scuola, che rideva con i suoi compagni, che guardava da lontano qualche ragazza della sua classe cercando di capire se valesse la pena provarci oppure no. I racconti di Ermal erano talmente dettagliati che Fabrizio riusciva a vedere tutto nella sua mente, proprio come se lo avesse vissuto anche lui. Avevano quasi concluso la loro passeggiata e ormai erano diretti verso casa, quando Ermal si bloccò davanti a un edificio e rimase a fissarlo per qualche secondo. "Che c'è?" chiese Fabrizio incuriosito. "Ho perso il conto dei pomeriggi che ho passato là dentro, quando andavo a scuola" disse Ermal con un sorriso appena accennato. Fabrizio si voltò verso l'insegna dell'edificio, rendendosi conto che si erano fermati davanti a una biblioteca. Se lo immaginò per un attimo chino sui libri, mentre studiava per un compito importante o per un esame universitario. Fabrizio era certo che anche se lo avesse visto vent'anni prima, completamente preso da qualcosa che lui invece non aveva mai fatto volentieri, si sarebbe comunque innamorato follemente di lui. Non aveva dubbi. Sapeva che in qualsiasi momento della loro vita si fossero incontrati, avrebbe sempre visto nei suoi occhi lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di vivere, le stesse sofferenze che lo rendevano ciò di cui si era innamorato. "Vuoi entrare?" chiese sorridendo, vedendo nello sguardo di Ermal un po' di nostalgia. Ermal si voltò verso di lui. "Non ti dispiace?" Fabrizio scosse la testa e si incamminò verso l'entrata dicendo: "Dai, andiamo." 
L'ultima volta che Ermal aveva messo piede in quell'edificio, aveva poco più di vent'anni. Erano cambiate parecchie cose in tutto quel tempo - la disposizione dei tavoli e di alcuni scaffali, il colore delle pareti, persino gli infissi - eppure Ermal rivedeva tra quelle mura un luogo familiare, che aveva fatto parte di lui per anni. Da quando erano entrati, si era guardato intorno con gli occhi quasi lucidi e un sorriso smagliante stampato in faccia. Fabrizio sorrise quando lo vide avvicinarsi al bancone e salutare la vecchia bibliotecaria che, andando a intuito, lavorava lì fin dai tempi in cui Ermal frequentava la biblioteca, forse anche da prima. Era piacevole entrare a far parte del suo mondo, per Fabrizio. Gli dava modo di vedere un Ermal diverso e allo stesso tempo gli faceva capire che tipo di adolescente fosse stato e come avesse fatto a diventare l'uomo fantastico che era. Vedendolo ancora intento a chiacchierare con la bibliotecaria, Fabrizio iniziò a osservare gli scaffali curioso. Lui non era mai stato il tipo di persona che frequentava le biblioteche, che passava ore sui libri. Lui, la scuola, nemmeno l'aveva finita. Però era un uomo curioso, lo era da sempre, e non poteva fare a meno di guardarsi intorno, quasi come se fosse alla ricerca di un libro in particolare o quanto meno di un titolo che attirasse la sua attenzione. Camminò lentamente tra le corsie, fermandosi di tanto in tanto a dare uno sguardo a uno scaffale, fino a quando ormai giunto al fondo della sala afferrò un libro a caso dal primo ripiano. Era un'enciclopedia cinematografica, una sorta di dizionario di film, non molto recente in realtà ma comunque abbastanza interessante da attirare l'attenzione di Fabrizio. La sfogliò per qualche minuto, fermandosi quando leggeva il titolo di un film che conosceva, fino a quando sentì la voce di Ermal alle sue spalle. "Eccoti! Non ti trovavo più." "Ho fatto un giro mentre chiacchieravi" rispose Fabrizio, rimettendo l'enciclopedia sullo scaffale. "Si chiama Maria. Lavorava qui già quando facevo il liceo, mi conosce praticamente da sempre" spiegò Ermal, riferendosi alla bibliotecaria. "Chissà quante storie avrebbe da raccontare su di te, allora" disse Fabrizio sorridendo. Ermal si lasciò sfuggire una risata. "Oh, certo, storie interessantissime su un ragazzino che se ne stava tutto il giorno a studiare in completa solitudine." "In completa solitudine? Non venivi mai qui con i tuoi amici, i tuoi compagni di classe...?" Ermal si strinse nelle spalle e disse: "Ho sempre preferito studiare da solo. Farlo in gruppo tendeva a rallentarmi." "Non hai mai studiato nemmeno con un'amica, una ragazza...?" "Diciamo che non avevo molto successo con le ragazze e il modo migliore per conquistarle di certo non era proporre un pomeriggio di studio." "Di studio magari no, ma di pomiciate tra gli scaffali..." Ermal spalancò gli occhi stupito. "Sei serio?" "Non dirmi che non c'hai mai pensato." "In realtà, no. E in qualsiasi caso, non è che avessi poi la fila di ragazze che volevano pomiciare con me" ammise Ermal. Effettivamente, ora che ci pensava, i suoi compagni di classe lo facevano spesso. Si trovavano spesso a pomiciare con le fidanzate proprio in quell'angolo della biblioteca, quello più isolato e nascosto. Lui, invece, non aveva mai nemmeno preso in considerazione l'idea. Un po' perché raramente le ragazze che gli interessavano accettavano di uscire con lui, un po' perché in biblioteca davvero ci andava solo per studiare. Ma doveva ammettere - ora che non aveva più addosso la pressione della scuola e del dover per forza riuscire a prendere un bel voto in un'interrogazione - che la biblioteca aveva un certo fascino. Che fosse l'idea di fare qualcosa in un luogo inappropriato, o di doverlo fare in assoluto silenzio, Ermal non lo sapeva. Ma sapeva bene che vedere Fabrizio davanti a sé, appoggiato allo scaffale della biblioteca in cui aveva passato gran parte della sua adolescenza, gli faceva venire voglia di fare un sacco di cose. E studiare non era tra quelle. Il più grande si leccò le labbra e sorrise, prima di dire: "Stai pensando di farlo ora, vero? Di pomiciare con me qui." "Ho trentotto anni, il periodo in cui mi limitavo a pomiciare è passato da un pezzo" rispose Ermal con tono fermo. Non era mai stato troppo sicuro di sé, anzi tutto il contrario. Nel suo riflesso allo specchio non aveva mai visto qualcosa di bello da vedere, qualcosa di desiderabile. Si era sempre sentito meno bello e meno interessante di tutti i suoi coetanei. Ma Fabrizio, con un solo sguardo, lo faceva sentire l'uomo più bello al mondo e gli dava quella sicurezza che per anni non aveva avuto. "Vuoi fare sesso in una biblioteca?" chiese Fabrizio con voce più roca e bassa del solito. "Tu no?" "Cazzo, Ermal, io con te farei sesso ovunque. Lo sai" si lasciò sfuggire Fabrizio. Senza dire altro, Ermal si fiondò sulle labbra di Fabrizio spingendolo contro lo scaffale dietro di lui. Lo baciò a lungo, infilando una gamba tra quelle di Fabrizio e strusciandosi contro la sua crescente erezione. Fabrizio gemette nella sua bocca quando lo sentì intrufolare una mano dentro i suoi boxer e toccarlo senza ritegno, senza nemmeno prendersi il disturbo di abbassargli i pantaloni. "E se ci vede qualcuno?" mormorò Fabrizio qualche secondo più tardi, mentre Ermal aveva iniziato a baciargli il collo. "Non ci vedranno. La biblioteca è vuota e non viene mai nessuno in questa zona. Però fai attenzione a non farti sentire" rispose Ermal. Un attimo dopo Fabrizio dovette trattenere un'esclamazione sorpresa, mentre Ermal lo costringeva a girarsi e gli abbassava pantaloni e boxer quel tanto che bastava a esporre il suo fondoschiena. Appoggiò le mani allo scaffale davanti a sé, mordendosi le labbra per trattenere un gemito quando Ermal lo penetrò con un dito. Nonostante ormai fosse abituato, non era comunque una passeggiata, soprattutto considerato che, in mancanza del lubrificante, Ermal si era semplicemente bagnato le dita con la sua stessa saliva e lo aveva fatto estremamente in fretta, probabilmente per la paura che qualcuno li scoprisse. L'idea che qualcuno avrebbe potuto vederli, che stessero facendo qualcosa di proibito, fu sufficiente a distrarre Fabrizio che, nonostante il fastidio iniziale, iniziò ad andare incontro alle dita di Ermal cercando un contatto più profondo. "Ti prego, dimmi che hai un preservativo" disse Ermal, mentre con la mano libera si sbottonava velocemente i jeans e liberava la propria erezione. "Ti pare che mi porto i preservativi mentre sto a visitare una città? Fallo senza, non sarebbe la prima volta" rispose Fabrizio quasi scocciato. Era eccitato e voleva fare l'amore con Ermal. Si fidava di lui e avevano già fatto l'amore senza preservativo molte altre volte, quindi proprio non capiva che problemi si facesse il suo compagno in quel momento. "Siamo in un luogo pubblico. Vorrei almeno non... non sporcare troppo in giro, ecco" borbottò Ermal imbarazzato. Per quale motivo si stesse imbarazzando, non lo sapeva nemmeno lui. Stava per fare sesso contro una libreria, e si faceva problemi per aver chiesto un preservativo al suo fidanzato?! La cosa non aveva minimamente senso. Fabrizio sospirò. Doveva ammettere che Ermal non aveva tutti i torti. "Controlla nel mio portafoglio" disse Fabrizio. Forse, se era fortunato, ne avrebbe trovato uno rimasto lì da chissà quanto tempo. Meglio di niente. Ermal afferrò il portafoglio di Fabrizio dalla tasca posteriore dei suoi jeans e, con una fortuna che nemmeno credeva di avere, scorse un familiare involucro argentato incastrato tra le banconote. "Ti amo quando sei così efficiente" disse Ermal scartando il preservativo e srotolandolo sulla sua lunghezza. "Solo quando sono efficiente?" Ermal si lasciò sfuggire una lieve risatina prima di penetrare Fabrizio con un unico colpo secco e strappargli un gemito sorpreso, prontamente soffocato dalla sua mano. "Bizio, non dobbiamo farci sentire" gli ricordò scostando lentamente la mano dalla bocca del compagno. "Difficile quando fai così" ansimò Fabrizio. Ermal si spinse in lui e Fabrizio si ritrovò a reggersi allo scaffale con così tanta forza da far sbiancare le nocche. Sentiva il respiro bloccarsi in gola ad ogni affondo e il non poter gemere come avrebbe voluto lo stava uccidendo. A peggiorare la situazione, si sentiva eccitato come poche altre volte nella vita e la sua erezione - in parte ancora nascosta dai boxer, che Ermal non aveva abbassato del tutto - aveva urgentemente bisogno di attenzioni. Attenzioni che Ermal sembrava volergli negare e che lui stesso non poteva darsi, temendo che se avesse smesso di reggersi allo scaffale anche solo per un attimo sarebbe crollato a terra. Era tutto troppo da sopportare e ciò che era peggio era che quella situazione l'aveva creata lui. A Ermal non sarebbe mai nemmeno passato per la testa di fare certe cose in quel posto, se solo Fabrizio non lo avesse provocato. Non che si stesse lamentando. Però un parte di lui sembrava essere sull'orlo di una crisi di nervi. Scostò una mano dallo scaffale afferrando quella di Ermal stretta al suo fianco, e cercò di portarsela tra la gambe per alleviare almeno leggermente quella che ormai era diventata una sofferenza, ma Ermal rimase impassibile e riprese a stringere con forza i suoi fianchi. "Ti prego" lo supplicò Fabrizio. "Un po' di pazienza. Ti giuro che ne varrà la pena" rispose Ermal soffocando i gemiti e spingendosi in lui sempre più velocemente, quasi avesse fretta di concludere. Fabrizio si zittì immediatamente, decidendo di fidarsi di Ermal. Si morse il labbro inferiore quasi a sangue a ogni spinta del compagno, a ogni sfioramento della prostata, quasi andando incontro alle sue spinte. E poi all'improvviso, niente. Ermal si era fermato di colpo e Fabrizio non poteva fare a meno di sentirsi infastidito perché, diavolo, gli mancava così poco! "Ermal?" Il più giovane non rispose. Lo ignorò mentre si allontanava da lui, si sfilava il preservativo pieno del suo rilascio e lo legava prima di gettarlo in un angolo, sperando di ricordarsi di recuperarlo prima di andare via da lì. Strinse Fabrizio a sé, lasciandogli un bacio su una porzione di collo scoperta, e poi gli sussurrò: "Girati." Fabrizio seguì l'ordine senza fiatare, rendendosi conto solo in quell'istante di cosa sarebbe successo. Quando si voltò, Ermal era inginocchiato davanti a lui, con le dita già incastrate oltre i suoi boxer che in parte coprivano ancora la sua erezione. "Te l'ho detto che non volevo sporcare troppo in giro" disse Ermal, prima di abbassargli completamente i boxer e prendere in bocca la sua intera lunghezza. Fabrizio si coprì la bocca con una mano, cercando di evitare di farsi sentire, anche se era estremamente difficile trattenersi mentre le labbra di Ermal erano sulla sua pelle e la sua lingua lo viziava in quel modo. Le cose erano cambiate parecchio da quando si erano ritrovati in una situazione simile per la prima volta - o almeno, per uno di loro era la prima volta - ed Ermal si era fatto prendere dal panico perché non aveva minimamente idea di come fare certe cose. Fabrizio ricordava di essersi innamorato ancora di più in quel momento, mentre Ermal si mostrava così debole e impacciato ai suoi occhi. Con il tempo, però, era diventato tutto tranne che impacciato in certe situazioni. Sospirò sentendo la sua lingua soffermarsi sulla punta, mentre una mano gli massaggiava i testicoli pieni e l'altra scorreva lentamente lungo la sua erezione. Reclinò la testa, quasi rischiando di sbatterla contro lo scaffale dietro di lui, ma in quel momento non gli importava. Non esisteva altro se non Ermal inginocchiato di fronte a lui, che lo fissava mentre gli regalava quello che Fabrizio avrebbe senz'altro definito il pompino migliore della sua vita. Portò una mano tra i suoi capelli, quasi ad avvertirlo che era al limite, anche se viste le premesse di Ermal sapeva perfettamente che non si sarebbe scostato. Infatti Ermal si limitò ad accelerare i movimenti fino a quando, senza riuscire a trattenere un gemito, Fabrizio si riversò nella sua bocca. Quando riaprì gli occhi - che aveva chiuso un attimo prima in preda all'orgasmo - Ermal si era appena rimesso in piedi e si stava pulendo le labbra con il dorso della mano. Fabrizio non riuscì a restistere all'impulso di afferrarlo per la nuca e baciarlo, sentendo sulla sua lingua il suo stesso sapore. "Te l'avevo detto che ne sarebbe valsa la pena" disse Ermal, soffiandogli quella frase direttamente sulle labbra. Fabrizio sorrise. Sì, ne era decisamente valsa la pena. Si tirò su pantaloni e boxer insieme, cercando di ricomporsi in fretta, mentre continuava a fissare Ermal trafficare con la cerniera dei suoi jeans con un sorrisetto idiota stampato in faccia. Non gli era mai capitato di fare una cosa simile in una biblioteca. Qualche pomiciata, qualche preliminare spinto in luoghi pubblici sì, ma fare sesso davvero in un luogo pubblico non gli era mai successo. E onestamente era felice che almeno in quello Ermal fosse stato il primo e l'unico. Stavano ancora sorridendo entrambi, mentre cercavano di rivestirsi in fretta e senza fare troppo rumore - o almeno non più di quanto avessero già fatto - quando vennero distratti da un colpo di tosse. Fabrizio spalancò gli occhi, a metà tra l'imbarazzato e il divertito, mentre Ermal si voltava trovandosi di fronte la signora Maria, la bibliotecaria che aveva salutato giusto qualche minuto prima. La donna spostò lo sguardo imbarazzata, appoggiando sul primo ripiano libero i libri che aveva in mano, poi si voltò nuovamente verso Ermal e disse: "E pensare che eri l'unico che da ragazzino non era mai venuto a pomiciare qua." Ermal abbassò lo sguardo colpevole, quasi come se fosse un bambino che sta ricevendo una strigliata dalla madre. Fabrizio, anche lui con lo sguardo basso, non sapeva se scoppiare a ridere o sentirsi colpevole per essere appena stato beccato in quella situazione. "Beh, almeno siete stati silenziosi" sbuffò la donna, prima di voltarsi di nuovo e andarsene. Ermal rimase in silenzio mentre si allontanava, poi si voltò verso Fabrizio e scoppiò a ridere, coinvolgendo presto anche lui. "Ma ti pare che alla nostra età dobbiamo farci beccare così?!" disse Fabrizio continuando a ridere. Ermal si avvicinò a lui nascondendo il viso nel suo collo e ridendo contro la sua pelle. In realtà, nemmeno gli importava che una vecchia bibliotecaria lo avesse beccato mentre, ormai vicino ai quarant'anni, si era appartato con il proprio fidanzato. Non gli importava di nient'altro che di Fabrizio stretto a sé e del suono delle loro risate mescolate l'una con l'altra. Tutto il resto non era importante.
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merrowloghain · 5 years ago
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16.07.76
La nonna invece li invita tutti cordialmente ad accomodarsi in salotto dicendo loro qualcosa su Cadel, che sta bene, ma che impiegherà un po’ a scendere e che non dorme bene. Al nome di Merr si illumina stringendole la mano e ringraziandola più volte per quella penna miracolosa che le permette di leggere così facilmente le lettere del nipote. Le chiede infine se i guanti le siano piaciuti o se avrebbe preferito qualcos’altro prima di salutare anche tutti gli altri uno ad uno. Sorride al fatto che tutti salutino Poldo e rassicura Becks prima di lanciare un urlo dalle scale “CADEEEEEEEL” e come se niente fosse concludere in tono serafico che porterà loro una merenda.
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C: Prima una botta, poi un’altra più trascinata; due per ogni gradino. E alla fine sulla soglia del salotto, con aria stupita e incredula vedrebbero Cadel. Le occhiaie sono ai tempi di gloria, i capelli arruffati, ha addosso una maglietta con le sagome di due cavalieri medievali che si stanno fronteggiando e un paio di pantaloncini. La parte più sconvolgente però è sicuramente che, accanto alla gamba sinistra, bianca e striminzita e senza scarpe, c’è la gamba destra stretta nel gesso babbano fin sopra il ginocchio. Le mani ovviamente stringono le stampelle, grigie, che lo aiutano ad avanzare verso il salotto con movimento ondulatorio «Che cosa… ci fate …» gli occhi nocciola finiscono la carrellata dei presenti su Merr «qui?» ciao vvb.
M: Prima di sentire dei tonfi minacciosissimi (?) provenire dalle scale. Resta a fissarle con aspettativa, e finalmente quando sulla soglia compare Wallace con l`aria di morte e quel gesso vistosissimo, la Loghain lancerebbe il regalo sul divano morbido per poi mezzo corricchiare incontro al Grifondoro, nel tentativo di abbrancarlo li dov`è, in un abbraccio fatto di slancio, pepe nero e cannella, ed un sorriso grosso come un Erumpent «Cadel!» esclama lei tutta felice «Siamo venuti a trovarti per il tuo compleanno! Tanti auguri, Wallace! Abbiamo portato degli Gnomi in gabbia da catturare, per l`occasione!» ciancia lei, nella speranza di stringerlo, impattando contro di lui ma sostenendolo se dovesse sbilanciarsi troppo a causa del gesso.
Lo vede bene solo ora con tutto quel trabiccolo tra aste a sostenerlo e quella gamba mummificata dentro un carapace duro «Ma che...schiopodo...» mormora piano, mentre Wallace si muove nel salotto, parlando in maniera così pacata e sicura, tant`è che lei resterebbe perplessa in centro stanza con le braccia lungo i fianchi, la testa inclinata verso sinistra, lo sguardo dubbioso e le labbra increspate in una sorta di smorfietta confusa. Continua a rimirare il Grifondoro, con le sopracciglia che si crucciano «Ma perchè non ti sei fatto aiutare dalla magia?» lei proprio non capisce quella scelta «E si può disegnare su questo "cesso"?» forse voleva dire gesso, ma lei pare avere le stesse difficoltà di Wallace a capire i nomi di cose che non conosce. Uno sguardo dal basso verso l`alto e poi un nocchino su quel bianco candido, in un unico bussare «Ti fa male?» lei e la delicatezza: due rette parallele.
R: «Nessun disturbo, davvero!» rassicura Wallace, prima di concentrarsi su Miss delicatezza 2076. «Merrow, fai piano, potresti fargli male!» dice allarmata all`amica, prima di scuotere la testa sconsolata nel vederla battere sul gesso. Si alza nuovamente dalla sedia, per avvicinarsi a Cadel e porgergli il sacchetto contenente un pacchetto rosso rettangolare, con una grande coccarda dorata. Un biglietto vergato nella grafia elegante e piccola della Corvonero accompagna il regalo. Su di esso c`è scritto: "Merrow mi ha detto che le racconti spesso delle storie. Questo potrà farlo al posto tuo quando non ne avrai voglia. Buon compleanno! Rebecca" «Ti ho portato un pensierino. Spero sia di tuo gusto!» Se il ragazzo prendesse il sacchetto, si fermerebbe lì davanti solo per il tempo di vedere la sua reazione e tornerebbe poi a sedere composta.
L: Porge quindi anche lui il suo regalo con un energico «tanti auguri!». Aprendo il pacchetto potra’ trovare al suo interno una maglietta con dei piccoli gnomi animati che cercando di nascondersi dallo sguardo dei presenti. Qualora non dovessero riuscirvi uno di loro si finge panchina con altri due gnomi seduti sopra, mentre un altro si finge un cartello con mappa con altri due gnomi che puntano il dito sopra come ad indicare un percorso. In tutto questo lancerebbero occhiate nervose verso l’esterno come a voler verificare se il loro travestimento stia reggendo. Se Cadel fosse troppo spaventato/infastidito dagli gnomi tossicchierebbe prendendo la maglietta «ehm l’idea è che cosi’ potresti iniziare a prendere confidenza con loro. Normalmente…» ed eccolo srotolare la maglia verso di lui scatenando il panico tra gli gnomi che corrono nel di dietro, incontrando pero’ Lance che li costringe a fermarsi nella loro posa mimetica «… sono nascosti ma puoi andarli a cercare se ti senti in vena» ed eccolo rigirare la maglia causando nuovo scompiglio con gli gnomi che corrono ora da tutti le parti strattonandosi tra loro nel panico più totale.
C: «Grazie davvero, siete stati troppo gentili» e la felicità si mescola ancora a una sorta di incredulità «Non serviva che veniste fino a qui…» anche se non sa bene di dove siano…. Will di Londra, Merr Irlanda e Rebecca e Lance? In realtà non ricorda nemmeno chiaramente il come di Lance, ma andiamo oltre. Legge il biglietto spostando gli occhi nocciola sulla Terzina, incuriosito, e poi spacchetta anche quella coccarda dorata. Apre per ultimo il regalo di Lance e quando vede la maglietta scoppia a ridere «Ma è bellissima!» e comincerebbe a scuoterla cercando di far scappare gli gnomi o fissandoli all’improvviso per farli fermare in posizione panchina. «Grazie!» e dato che non si può alzare gli porge la mano. Gli gnomi vanno bene solo in rappresentazione grafica animata.
W: Comunque, a proposito di regali di compleanno, dalla busta terribilmente larga emergono quattro pacchetti, ciascuno accuratamente incartato in una carta da regalo rossa con dei piccoli leoni dorati a decorarla. Ed una busta. Il biglietto in essa contenuto recita, nella grafia stretta e maniacalmente ordinata di William "Nella speranza che tu possa passare un bellissimo compleanno, i miei migliori auguri. William" Il contenuto dei quattro pacchi è presto detto: il più largo e sottile è un album da disegno di formato molto grande, dalla carta spessa e pregiata, ideale per i disegni in grande stile, ed in grado di tollerare anche pittura ad olio ed acquerelli. Il secondo, un blocco da disegno più spesso in un più semplice formato A4. Il terzo, è un set da disegno: ci sono due matite da disegno di cinque tipi diversi, dalla B2 alla H2, e quattro sottili pastelli di carboncino. Completa il set una gomma pane. «Merrow mi ha accennato che sei piuttosto bravo nel disegno» la pacata quanto timida spiegazione di William. Quanto all`ultimo pacco, di dimensioni più standard, si tratta di una selezione Deluxe di fuochi forsennati Weasley. «Quelli dovrai aspettare di essere a scuola o in un centro magico per accenderli, ma spero ti piaceranno lo stesso» altra spiegazione disagiata.
M:In realtà gli occhi sono tutti per Cadel, che continua a scrutare dal basso verso l`alto con un crescente sospetto. Non ci pensa nemmeno ad alzarsi quando Cadel le indica il divano, concentrandosi piuttosto a muovere la sinistra in aria come se scacciasse una mosca «Andrà bene per forza, o ti rompo l`altra gamba e così ti portano al San Mungo per forza.» la logica Loghain colpisce ancora. Sta li, accoccolata ai piedi di Wallace con Lance che ispeziona il "cesso", ahem, "gesso" tanto quanto ha fatto lei, che viene distratta dal dire sui pennarelli di Cadel «Uh!» e scappa in uno scatto verso la madia, acchiappando tutta la tazza e riportandola in direzione di Cadel, tornando ad inginocchiarsi li «Fammi spazio» gli intima senza troppa grazia, praticamente infilandosi tra le sue gambe con la schiena che cerca di mettersi a spingere via il polpaccio sinistro, mentre si posiziona a fronteggiare il gesso lateralmente. Acchiappa un pennarello arancione e gli leva il tappo con un piccolo *pop* accompagnato da un mordere di labbro inferiore «Bene.» eppure il tono non lascia presagire niente di buono : "Tanto tempo fa, nella contea di Wallace, viveva un giovane, sempre triste perchè non riusciva a vivere la vita tranquilla che facevano i ragazzi come lui nel villaggio. Gli amici parlavano di grano che matura, del raccolto di mele e della pesca più o meno abbondante, mentre lui sognava solo di poter affrontare anche solo un nemico, per poter dimostrare a loro, ma soprattutto a se stesso, di non esser nato per fare il contadino". Wallace scarta il proprio regalo, con quei boccini che schizzano qui e lì con velocità, fuggendo ai suoi gesti, per rivelare quello che è un grosso libro rilegato a mano in pelle di Drago, marrone, dagli angoli rinforzati da lamelle in ottone, e chiuso con un gancetto in ottone a sua volta. Pergamena con fili dorati, è ciò che compone le pagine, simile alla carta da lettere che solitamene invia lei stessa «Spero ti piaccia...» si ferma a mezz`aria con il pennarello, guardandolo da sotto in su leggermente imbarazzata «E` per scriverci le tue storie, così non le dimentichi e poi magari posso rileggerle anche io. Così non ti scordi del fratello della giornalista morta, quello che faceva il prete.» e se qualcuno, oltre a lei ed a Cadel, fosse riuscito a capirci qualcosa, sarebbe un dannatissimo genio. Chiude il pennarello arancione, afferrandone un blu ed aprendolo, pronta a continuare le sue scritte sul gesso, dopo aver guardato estasiata i regali altrui «Questa maglietta è un bombàrda, Lance!» esclamerebbe, sbirciando poi il regalo di Rebecca e quello di William. Il fatto che siano tutti così azzeccati, non hanno assolutamente niente a che vedere con lei. Nonnò.
C: Non si è accorto della Divina Commedia che sta prendendo forma sul suo gesso «Ehi ma…» si piega, ma vede solo lettere quindi si raddrizza sperando non siano oscenità. In ogni caso è troppo tardi. Scarta anche il regalo di Merrow e questa volta lo apre con ancora più attenzione sfogliando le pagine bianche prima di farsi sfuggire un «E’ troppo bello per le mie storie…» che lo fa tornare il ragazzino insicuro di sempre. Poi torna la nonna e offre la merenda a tutti e i ragazzi potranno rimanere a loro piacimento quanto desiderano prima che Cadel li saluti dalla porta su una zampa come le gru e Poldo si compiaccia di come finalmente non ci sia più odore di gatto in giro.
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hdbkitchendesign-blog · 6 years ago
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