#Lilli Gruber
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Deve per forza esistere una logica parallela, a me totalmente inaccessibile, che spieghi agevolmente e in maniera inequivocabile come una foto di quattro donne possa dimostrare l’assenza di cultura patriarcale. Avrei pensato che quattro donne, madre una dell’altra, dimostrassero invece solamente il naturale processo biologico di riproduzione che si perpetua da una generazione all'altra, tramite gravidanze portate avanti solo da donne. Una continuità di individui di sesso femminile fisiologicamente inevitabile. La presenza di madri, figlie, nonne e nipoti in una famiglia o in una foto, infatti, mi sembra semplicemente una testimonianza del ciclo vitale umano (e non solo umano): un fenomeno che trascende le costruzioni culturali e sociali.
Ma probabilmente viviamo in un Paese dove la semplice esistenza di madri, figlie, nonne e nipoti in una foto equivale a un manifesto contro il patriarcato, una prova schiacciante contro l'esistenza di ogni forma di disuguaglianza di genere. Un Paese dove qualunque posizione su un argomento complesso come la cultura patriarcale può essere sostenuta tramite un "parlo come padre", un "sono una donna, sono una madre, sono cristiana" oppure semplicemente pubblicando una qualsiasi foto di famiglia.
Stupido io a pensare che, semmai, sia un indizio dell'esatto contrario.
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C'era una grande coda all'ufficio postale quel giorno. C'era gente esausta e accaldata, in piedi da tre quarti d'ora. Entrò Enrico Mentana e passò davanti a tutti con passi svelti. Una donna si lamentò, ma lui la zittì bruscamente: "Io sono Enrico Mentana, non so se mi spiego. Tu quanto fai di share?".
[L'Ideota]
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Metamorfosi
Parlando della Meloni, la Gruber si è espressa esattamente come un uomo a cui girano le balle. In modo patriarcale, direi.
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Dopo il tredicesimo libro postumo di Michela Murgia, i capolavori di Saverio Tommasi e Vera Gheno, gli insegnamenti del Maestro Cecchettin su come essere uomini coraggiosi e di Sua Maestà della Nullità Massimo Gramellini su come dormire bene arriva sugli scaffali l'imperdibile lavoro di Lilli Gruber su come la società dello spettacolo sia intrisa della cultura del porno e di come il sistema cerca di lobotomizzare le nostre menti
Era dai tempi di Simone Weil, Virginia Woolf e Alda Merini che non usciva un siffatto capolavoro ovviamente sotto l'egida di una casa editrice indipendente ed anti conformista come la Rizzoli.
Grazie Lilli
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Da Dario Berardi.
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Una donna che fa sesso per dovere, con le persone e nei modi approvati dalla società, è un organo riproduttivo controllabile. Una donna che fa sesso per piacere, come , quando e con chi le pare è un organo riproduttivo non controllabile. Cosa che agli uomini non piace e fa paura.
Lilli Gruber
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La Belle Époque
Un brutto sogno, forse un incubo: Israele attacca il Libano e promette la libertà agli iraniani. Promette cioè di far guerra anche all’Iran che non potrà più fornire armi ai russi. Putin non si lascia indebolire sino a questo punto, reagisce, ricorre alle armi nucleari, quelle tattiche almeno. L’UE non può permetterlo ed è coinvolta direttamente nella guerra, che ora chiama in causa la Nato e…

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Le più sentite scuse per aver sforato di 16 minuti sarebbero state la cosa più opportuna e più sensata da fare, invece Enrico Mentana ne fa un problema personale.
Aveva un putiferio di notizie importanti da dare, la Gabanelli a cui dar spazio, i sondaggi, le ultimissime ... insomma, ha preso alla Gruber un terzo almeno del suo spazio.
Appellarsi alla rete, cioè a Cairo, vuol dire chiedere alla stessa un risarcimento, un mettere sulla bilancia se stesso e la Gruber, e chiedere a Cairo un responso: o me o lei!
Mi pare abietto e meschino, se io fossi un imperatore romano farei pollice verso per Mentana, troppo pieno di sé e che Mentana porti il suo Ego stratosferico dovunque voglia atterrare.
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Lilli Gruber

Lilli Gruber giornalista e grande protagonista del mondo della comunicazione e della televisione, è stata la prima donna a condurre un telegiornale RAI di prima serata nel 1987.
È stata inviata all’estero, si è occupata di politica internazionale specializzandosi in Medio Oriente, ha coperto i più grandi avvenimenti degli ultimi quarant’anni, è stata parlamentare europea e, soprattutto, non ha avuto remore a mettersi contro i poteri forti: ha criticato aspramente l’era berlusconiana, si è dimessa dalla RAI reclamando la libertà d’informazione e si è battuta per diritti di lavoratori e lavoratrici.
Il suo nome completo è Dietlinde Gruber, ed è nata a Bolzano il 19 aprile 1957. Laureata in Lingue e Letterature straniere all’università di Venezia, ha svolto il praticantato giornalistico a Telebolzano per poi approdare in Rai, dove, alla conduzione del Tg, si è fatta notare per il piglio deciso e per l’insolita postura di tre quarti e non frontale.
Per anni è stata impegnata nell’attività sindacale dove si è battuta per una cultura delle regole con concorsi pubblici per le assunzioni, percorsi di carriera trasparenti, diritti delle donne e contro il precariato.
Nel 1993 ha vinto la William Benton Fellowship for Broadcasting Journalists, prestigiosa borsa di studio dell’Università di Chicago.
Dal 1990 al 2004 ha fa parte della squadra del Tg Uno, dopo il talk-show politico Al voto, Al voto, nel 1994 è passata alla conduzione del Tg delle 20.00, ricoprendo anche il ruolo di inviata all’estero e di conduttrice degli speciali dedicati a importanti eventi internazionali come il crollo del muro di Berlino, la guerra del Golfo, il processo di pace in Medio Oriente, la dissoluzione dell’Unione Sovietica, i fatti dell’11 settembre fino alla guerra in Iraq.
Ha collaborato anche con i quotidiani La Stampa e Corriere della Sera e, all’estero, con il network statunitense CBS News e con quello tedesco PRO 7, per il quale ha condotto e co-prodotto il settimanale “Focus TV”.
Nei primi mesi del 2002 è stata “visiting scholar” a Washington alla School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University, dove ha seguito corsi sul terrorismo internazionale e tenuto lezioni sulla politica italiana.
Nel 2003 il Presidente della Repubblica Ciampi le ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, in qualità di giornalista inviata in Iraq.
Nel maggio 2004 ha ricevuto la Laurea honoris causa dalla American University di Roma.
Dopo aver denunciato la carenza di libertà d’informazione in Italia sotto il governo Berlusconi, nel 2004 ha lasciato la Rai per candidarsi al Parlamento europeo con la coalizione Uniti nell’Ulivo. Eletta con oltre un milione di voti, dalla sua campagna elettorale è stato tratto il documentario Lilli e il cavaliere – 10 giorni per battere Berlusconi.
Per il gruppo parlamentare del Partito Socialista Europeo, è stata presidente della Delegazione per le relazioni con gli Stati del Golfo. Ha fatto parte della Conferenza dei presidenti di delegazione, della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e della Delegazione per le relazioni con l’Iran. Nel 2007 è stata nella Commissione per l’Etica, nominata dall’Assemblea Costituente Nazionale.
Dal settembre 2008, dopo essersi dimessa dal parlamento Europeo, conduce e dirige la trasmissione di approfondimento Otto e mezzo su La7.
Ha scritto diversi romanzi e saggi tra i quali ci sono I miei giorni a Baghdad (2003), America anno zero (2006), Ritorno a Berlino (2009), il romanzo autobiografico Eredità (2012), Tempesta (2014), Prigionieri dell’Islam. Terrorismo, migrazioni, integrazione: il triangolo che cambia la nostra vita (2016), Inganno. Tre ragazzi, il Sudtirolo in fiamme, i segreti della Guerra fredda (2018), Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone (2019), La guerra dentro (2021) e Non farti fottere. Sei tu che usi il porno o è lui che usa te? (2024).
Ha collaborato anche allo spettacolo di Serena Dandini Ferite a morte.
È da sempre impegnata contro l’invisibilità delle donne, escluse dai ruoli decisionali, contro il clima di arroganza e di odio che favorisce il diffondersi del populismo e mina le istituzioni democratiche.
Concreta ed efficace fa parlare i fatti con dati, storie e personaggi.
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i dont know how tumblr works 🥀
#ride the cyclone#ocean o'connell rosenberg#noel gruber#mischa bachinski#ricky potts#jane doe rtc#penny lamb#constance blackwood#lillie art
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Scontro Epico Marco travaglio - Lilly Gruber sul Patriarcato a Otto e Mezzo! 21.11.2024
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Immaginate Silvio Berlusconi che tira i capelli a Lilli Gruber.
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Gentili ospiti di Lilli Gruber:
Nathalie Tocci, Massimo Giannini, Paolo Mieli, Lucio Caracciolo, Lina Palmerini, Monica Guerzoni, Mario Monti, Andrea Scanzi, Beppe Severgnini, Alessandro De Angelis, Rosi Braidotti, Massimo Cacciari, Tomaso Montanari, Luca Josi, Pino Corrias... - completate voi l'elenco, cito alla rinfusa, prescindendo dalle varie opinioni, e confidando nella comune larga alfabetizzazione - vorrei chiedervi come mai nessuna e nessuno di voi, salvo che m'inganni (perdo troppe puntate), abbia mai obiettato a un "argomento" stentoreamente e sprezzantemente enunciato dal mio beniamino Marco Travaglio più o meno un giorno sì e uno no. L' "argomento" dice che Zelenskyj si legò le mani rispetto a qualsiasi negoziato quando nel settembre del 2022 decretò il divieto a trattative con la Russia di Putin che non prevedessero il ripristino integrale dei confini ucraini. (Lunedì Travaglio, sulla cresta dell'onda trumpian-putiniana, si è spinto a rivelare che la delegazione ucraina non si incontra coi russi ma separatamente con gli americani perché resta sequestrata da quella fanatica smania di Zelenskyj di bruciare i vascelli alle spalle proprie e della sua gente). Non so definire Travaglio "ospite" della trasmissione, perché gli ospiti alla seconda o alla terza villania smettono di essere tali, e Travaglio la fa da padrone. Ma l'argomento sul quale imperversa indisturbato è peggio che una falsità, è una contraffazione. Letteralmente coincidente con la retorica del Cremlino.
Nell'ultima settimana di settembre del 2022, Putin indisse in fretta e furia, specialmente furia, un referendum nelle quattro regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizhia, e Kherson. Avvenendo in un regime di occupazione armata, di fughe e di deportazioni, il referendum non poteva essere riconosciuto legittimo da alcun istituto democratico. Ebbe anche un corollario farsesco, perché le quattro regioni erano solo parzialmente occupate dalle forze russe, e lo sono ancora oggi. L'oblast' di Kherson era stata occupata senza colpo ferire dalla prima avanzata russa, grazie al tradimento di sue autorità, ma era stata riguadagnata largamente, compreso il capoluogo, dalla controffensiva ucraina. Anche dell'oblast' di Zaporizhia era ed è restato in mano ucraina lo stesso omonimo capoluogo.
Col referendum, e il corrispondente cambiamento costituzionale, la Russia decretava l'annessione delle regioni - il 15 per cento, sulla carta, del territorio ucraino - alla madrepatria, così da rendere "esistenziale" e non negoziabile l'appartenenza russa di quelle terre (come della Crimea occupata nel 2014). "Pagliacciata sfrontata, precedente all'impegno di Zelensky a escludere un negoziato che non prevedesse l’integrità dei confini legali del paese, e ignorata dagli equidistanti sedicenti e dai pacifisti scandalizzati dall'intransigenza ucraina". "... Le quattro regioni votate dagli umoristici referendum 'parte del territorio della madrepatria russa per l’eternità', e perciò bombardate ogni giorno – con una predilezione per gli ospedali e i mercati a Kherson, per i condomini a più piani a Zaporizhia. Con quei 'referendum', annettendosi anche quello che non aveva, Putin aveva creato il suo fatto compiuto: non ci sarebbe stato negoziato senza riconoscerlo, perché il 'territorio russo' non è negoziabile, nemmeno quando non ce l’hai".
Dunque era Putin che bruciava i vascelli alle spalle proprie e della gente russa, e si vietava qualunque negoziato sulle regioni annesse. Dopo di allora, Putin e i suoi portavoce non hanno fatto che ribadirlo. Peskov ancora due giorni fa, all'AFP: "I territori che sono divenuti soggetti della Federazione Russa, che sono iscritti nella Costituzione del nostro paese, ne costituiscono una parte inseparabile. Questo è innegabile e non negoziabile". La cerimonia della firma dell'annessione si era tenuta nel Salone di san Giorgio del Cremlino il 30 settembre del 2022. Putin proclamò: "Voglio che le autorità di Kiev e i loro veri manovratori in occidente mi ascoltino, e si ricordino, tutti: le persone che vivono nel Lugansk e nel Donetsk, nel Kherson e nel Zaporozhye sono diventate nostri cittadini, per sempre. (Applauso). ... Siamo pronti al negoziato, ma la scelta del popolo di Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson non sarà in discussione. La decisione è stata presa e la Russia non la tradirà. (Applauso). Non c'è altra via alla pace!" L'alternativa era messa nel modo più limpido: o la rassegnazione a quelle annessioni, o la bomba atomica.
Questo avveniva alla fine di settembre. Il martedì 4 ottobre 2022 Volodymyr Zelenskyj firmò un decreto che dichiarava "impossibile" la prospettiva di colloqui finchè Vladimir Putin fosse presidente, lasciando aperta la strada a colloqui con una Russia futura. Fu dunque in risposta a quei referendum truffaldini e all'annessione costituzionale "perpetua" che Zelenskyj emanò il decreto, e sette mesi dopo simulati negoziati nei quali la Russia non aveva fatto altro che esigere la capitolazione piena dell'Ucraina. L' "argomento" decisivo di Travaglio cancella serenamente l'antefatto, col quale era stato Putin a legarsi le mani quanto alle condizioni insuperabili per il negoziato, e fa di Zelenskyj l'autore, invece che colui che reagì al fatto compiuto della Russia.
La sequenza, importante come apparve fin da quando avvenne, e periodicamente rievocata, è di facilissima verifica. Io l'ho ricostruita periodicamente un certo numero di volte (qui sopra un po' citate), peraltro molto inferiore alle innumerate volte in cui Travaglio l'ha proclamata e falsificata a modo suo. Va da sé che non mi aspetto che ospiti di Gruber e lei stessa, nell'invaso nido di cuculo, mi leggano: a ciascuno il suo. Ma come mai non hanno, motu proprio, una ribellione alla falsità e all'impudenza di Travaglio? Come mai, qualunque opinione abbiano, non la fanno precedere dalla verità, così scoperta? Italiane, italiani, ospiti di Gruber, ancora uno sforzo.
Adriano Sofri
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Lilli Gruber che da Corrado Augias fa la lista di ogni sito porno da cui stare lontano per non crearsi dei traumi.
Ogni italiano che guardava il programma:

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Storia Di Musica #320 - Arcade Fire, Funeral, 2004
La caratteristica comune dei dischi di Aprile è arrivata per caso, e mi ha fatto scoprire delle cose bellissime che non conoscevo. Sono per questo molto felice di presentarvi le mie scelte ma stavolta la caratteristica comune la tengo segreta per questo primo appuntamento, si capirà in seguito e vi invito anzi, per giocare insieme, a ipotizzare quale sia. Inizio raccontandovi di una band, e un disco, che hanno davvero segnato la storia della musica indipendente internazionale, facendo il successo di una formazione di rock canadese che nel corso degli anni ha continuato a stupire. Il nucleo originale del gruppo prende vita a Boston, dove si conoscono Win Butler e Josh Deu, che formano gli Arcade Fire. Passano poche settimane e si trasferiscono nel paese natio, precisamente a Montreal, dove fanno i primi concerti in piccole location, a feste private e persino nelle gallerie d'arte. A Montreal Win Butler incontra Régine Chassagne, che prima diventerà cantante e poi futura sua sposa, per un motivo che sta scritto nel libretto del disco di oggi:"il caldo costrinse i due a sposarsi". Registrano le prime canzoni con questa formazione: Chassagne-Butler, Josh Deu, il bassista Mules Broscoe, il chitarrista Dane Mills e a Brendan Reed alla batteria. Il primo EP esce a nome Arcade Fire nel 2002, ma fu l’inizio di un rinnovamento traumatico della formazione: Broscoe si chiama fuori dalla band, Mills abbandona nel modo più spettacolare, lasciando nel bel mezzo di un concerto alla Casa del Popolo di Montréal. In sostituzione dei due ex-membri subentrano il fratello di Win, William Butler, e Tim Kingsbury, e con questa formazione pubblicano un secondo EP, Us Kids Now. Prima della fine del primo anno di promozione, la band ottiene un contratto con l'etichetta indipendente Merge Records, che in quegli anni e in quelli a venire sfornerà gioielli musicali in serie, con la quale continua tuttora a pubblicare album. Entra in formazione Howard Bilerman alla batteria.
Nel 2004 la quasi sconosciuta formazione canadese dà alle stampe un album, Funeral (che si intitola così perchè durante la registrazione morirono parenti dei componenti della band) che nel giro di poche settimane fa gridare al miracolo. Gli Arcade Fire diventano la band più ammirata dai critici, che inseriscono Funeral nei primi posti delle classifiche non solo del 2004 ma del decennio, degli ultimi 25 anni, di sempre. Nasce una band di culto. Il loro suono è barocco, gioioso, ricco di sfumature con una sezione di archi dolente e armoniosa, la doppia voce Butler \ Chassange ad alternarsi, facendo un album che per meriti loro, per momento storico e per magia complessiva sembra perfetto. Il gruppo ha ben in mente da cosa partire: ci sono echi Bowie nella stupenda Rebellion (Lies) (che in Italia è famosa come sigla di Otto E Mezzo, il programma de La7 di Lilli Gruber), la linea di basso e il suono alla The Edge della chitarra, i New Order in tutta la serie di Neighborhood in 4 parti, denominate Tunnels, Laika, come la cagnetta che andò nello spazio, Power Out e 7 Kettles. Crown Of Love è magnifica e finisce in stile epico, Wake Up che è spectoresca nell’arrangiamento e nel finale stile U2 (Bono diventerà un grande ammiratore, e apriranno molti concerti del Vertigo Tour del 2005 della band irlandese, e la parte iniziale di Wake Up fu usata come intro a City Of Blinding Lights); Haiti, che è placida e sofisticata, mostra le loro qualità nelle ballate. Une Année Sans Lumière cambia il cantato dall’inglese al francese, ed è davvero ballabile e dolcissima. In The Backseat con la voce della Chassagne che sembra alzarsi all’infinito rispetto alla musica, è un crescendo emozionale da ricordare, con intermezzo di archi. Nonostante le evidenti ispirazioni tutto l’album è una continua sorpresa eccitante, tra le pieghe degli arrangiamenti, tra i piccoli assoli di strumenti inusuali (farfisa, xilofono, gli archi, un corno francese), tra la voce sincopata e trascinante di Butler e quella morbida e vellutata della Chassagne. Funeral fa rimanere basiti per come tutto l’insieme funzioni in armonia e con un gusto che manca a tante band di oggi.
Il disco vende già molto bene, ma è con Neon Bible (2007) che il successo diventerà internazionale: un disco più sofisticato, e anche più arrabbiato e teso, ammirato per canzoni come Keep The Car Running, No Cars Go e la splendida e dolente My Body Is A Cage, che verrà ripresa da Peter Gabriel in Scratch My Back del 2010, versione che fa da colonna sonora ad una delle puntate più intese della serie Tv culto House M.D. La triade iniziale trova il culmine con The Suburbs, del 2010, che debutta in vetta alla classifica di Billboard e vince il premio Grammy per il miglior disco dell’anno, primo lavoro di una casa discografica indipendente ad ottenerlo. Dello stesso disco, fu fatto una sorta di video documentario diretto da Spike Jones che verrà presentato a numerosi festival cinematografici internazionali: la band collaborerà alla colonna sonora del film Lei (Her) scritto e diretto da Spike Jonze che vede Joaquin Phoenix come protagonista, e alcuni dei brani per il film troveranno posto in Reflektor, altro disco grandioso, del 2013. Se non ho capito male, ritorneranno presto anche in Italia per dei concerti questa estate, sarebbe l’occasione migliore per scoprire una band dalle caratteristiche uniche e dalla musica speciale, che è stata protagonista influente e simpatica della musica degli ultimi 20 anni in maniera anche inaspettata.
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Come si cambia, per non morire.
Francia. Hervé Guihard é il sindaco di sinistra di Saint Brieuc, Bretagna.
Negli scorsi mesi la cittadina è stata considerata una delle località litoranee più pericolosa per episodi di criminalità.
Il primo cittadino ha sempre contestato queste classificazioni, spendendosi, di recente, più che nella sicurezza nello sbarramento al partito della Le Pen nelle elezioni.
Poi però le cose cambiano.
A settembre, mentre è in un bar, un uomo lo aggredisce e tenta di ucciderlo.
Ora afferma “la società é diventata più violenta” e che la sicurezza non è di sinistra o di destra e promette una stretta.
Panetta su X
Come una Lilly Gruber qualsiasi, insomma.
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