#Pos and Nega!
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Name: Agent Havok Home: Mauville, Hoenn Role: Rhythm Guitar and vocalist
Agent Havok is an Unovian army veteran, who's seen combat and takes a pretty huge stance against war of any kind. His military service had him on the front lines, using his skills as an engineer to keep Unovan tech working. He works as a mechanic now, working on motorcycles is his day job. There's rumours that he used to work for Silph Co. and subsequently Team Rocket, especially when it came to very specific experiments pertaining to a very specific Pokémon. His regrets spur him to action, standing for Pokémon rights, hoping that he can fight to save them abuse and subjugation. He often rescues Pokémon from abusive humans and rehomes them.
#🧷[one source of energy] muse: Havok#🧷[rebel hearts get resurrected] about & headcanons#It's the himbo himself#Pos and Nega!#They're helpful for his PTSD#Rocket engineer#The rumors are that he may have... built... mewtwo's battle armor.#Does he know Lt Surge? Most likely
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Imagine coming home to this
What you doing?
Wait a minute this ain't Momo- But he needs the appreciation, soooo...
#tokusatsu#kamen rider#仮面ライダ#仮面ライダー#kamen rider art#tokusatsu fanart#kamen rider den o#kamen rider 1#kamen rider 2#takeshi hongo#hongo takeshi#hayato ichimonji#ichimonji hayato#negataros#kamen rider nega den o#den o#toei expanded so much on him after the movie I can't- /pos#nega being a meance to showa real#art#digital art
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My secret santa gift for @your-salty-dorito <3 We all know I love drawing their designs and this was the perfect opportunity to do a full piece of my absolute FAVE
#ducktales#ducktales fanart#negaverse gizmoduck#nega gizmoduck#fenton crackshell cabrera#gizmoduck#soulcured#I pulled three all nighters to finish this on time#NOT IN A ROW#anyway I am so proud of this I love him sm#Salty’s designs make me go crazy go stupid /pos#I had to figure out how to do fur and the wheel in motion and I think I succeeded#also if u notice a difference between this one and the insta one no u don’t
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you’re welcome, friend! :]
New fic up on AO3!
"Shaken Soda" is 950 words of 2nd person perspective Nega-Globby POV, set between s2e5 'Nega-Globby' and s2e16 'The Globby Within'. It isn't part of my series "The Even Newer Nega-Globby", but I did have that in mind as I wrote!
@drama-glob @enbydemirainbowbigfoot
@tealconverse thanks for reading, Jupes ^^
#bh6 nega globby#bh6 nega-globby#nega-globby#big hero 6: the series#norbert nancy globby gaylord jr. the first#bh6#bh6 fanfic#not my fic#reblogging this as I drink soda lol#anyway this one was very tasty#yummy dare I say#this one made me SOOOOO sick in the head#/pos
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Alcune delle AU che ci siamo inventate.
Sempre con l'allegra collaborazione di @fauna-a perché sono tutte AU a quattro mani, queste.
Metto lo spazio perché ho cominciato a scrivere il primo e mi sto rendendo conto che sta uscendo un post chilometrico.
Mi sforzo di essere sintetica.
Quella dell'Uomo Ragno
Ovviamente. La cosa è: Max che è stato morso da un ragno qualche annetto prima (non mi ricordo di preciso quanto) ed è diventato l'Uomo Ragno. Cisco l'unico che lo sa. C'è un povero coglione (Alessandro) che era andato in giro vestito da Uomo Ragno e qualcuno l'ha ammazzato in Viale Gorizia, a Pavia. Chi sia stato non si sa, non si sa neanche perché.
Avevamo pensato a Cecchetto come colpevole (capo della testata giornalistica per cui lavora Max, che di fatto potrà fare un articolo bomba sulla presunta uccisione dell'Uomo Ragno siccome capitava lì a fagiolo).
Va beh, i genitori della vittima assumono un investigatore privato (Mauro) perché lo sanno che il figlio non era l'Uomo Ragno. E molto in sintesi, Mauro va a chiedere delucidazioni a Max siccome ci ha fatto l'articolo; Max nega FIN TROPPO. Nel frattempo c'era lì anche Cisco che ha visto il giornale e si era preso male.
Poi Mauro inizia a sospettare e diventa il diretto interessato di tutto il casino che è venuto fuori.
Quella delle due Guerre pt.1
Questa cosa è nata quest'inverno perché stavo studiando per l'esame di Letteratura Inglese e mi sono capitati in mano i War Poets e ho pensato: MAX.
Diciamo che questa si è evoluta parecchio. Max e Cisco (rispettivamente Sergente e Tenente) sono al fronte ne 1917 e si beccano Soldato Semplice Repetto, che viene continuamente mandato da un reggimento all'altro nella speranza che qualcuno lo faccia fuori. Max che praticamente se lo prende a cuore in una maniera incredibile e diventano amici amici. Loro tre vengono spediti A CAPORETTO per mandare un messaggio e capitano là esattamente nel momento meno buono e vengono separati per cause di forza maggiore: Max e Cisco si svegliano al fronte deserto, Mauro finisce prigioniero austriaco.
(Max che nel frattempo ha iniziato a scrivere poesie anche su Mauro).
Tipo un mesetto dopo succede che Cisco e Max vengono linciati da un cecchino in mezzo alle montagne.
Mauro nel frattempo è stato graziato da Pierpa. Si ritrovano tutti quanti nella stessa infermeria il 24 Dicembre del 1917.
Cisco: "Abbassa un po' la voce che sento bisbigliare"
Max: "Ma se non c'è nessuno!"
[Centrano Cisco al petto e azzoppano Max al ginocchio]
Cisco che nel frattempo se la fa con l'infermiera (Silvia).
Cisco e Max vengono mandati a casa perché infermi, Cisco va a piantare verze con suo padre e Max si mette a lavorare nel negozio dei suoi perché col cazzo che toccano un altro fucile.
Max che poi aspetta delle lettere da Mauro ma smettono di arrivargli sue notizie ad Aprile 1918 (Poste Italiane). La guerra finisce a Novembre 1918 e di Mauro nemmeno l'ombra: torna a casa in ritardissimo, sbagliando anche treno.
Max e Mauro che si fanno il Natale 1918 assieme, Messa e tutto.
Qui le due Vigilie sono importanti per la storia (Vigilia 1918 prima confessione di affetto), poi Max si becca il bastone del nonno garibaldino perché resta zoppo, e sa anche cucinare.
Ho in mente sta scena finale del postino che si presenta nell'estate 1919 con le lettere dal fronte di Mauro.
Quella delle due Guerre pt.2
Ora, Cisco nel frattempo ci prova con Silvia e si deve muovere perché l'Alessandro fa la proposta. Succede un casino con i genitori di lei ma Cisco ce la fa: la porta a casa.
Mauro si iscrive all'università (credo diventi docente, non mi ricordo), Max va avanti a lavorare nel negozio dei suoi (mena anche qualche fascista che ce l'ha con lui; una volta con l'aiuto di suo padre).
Abbiamo Elena, figlia di Cisco e Silvia, che gestisce un gruppo di partigiani; arrivano tre new entry, il triumvirato: Riccardo, Carlo e Vittorio (senza dirlo a fauna, credo, mi sono inventata una sorellina per Vittorio che ha un nome orribile). Tre pischelli de Roma, Vittorio orfano di entrambi i genitori dopo un massacro nazista, Riccardo figlio di chi lo diremo poi, Carlo è lì.
Cazzi e mazzi, Elena e Riccardo all'inizio non si sopportano, poi devono andare d'accordo per forza perché fanno attentati ai tedeschi assieme.
Succede questa cosa molto alla Bastardi Senza Gloria, per cui questo soldato delle SS si invaghisce di Elena e inizia a seguirla ovunque, fino a casa (menzione speciale per Marcignano, appena fuori Pavia, dove sta la cascina dove abita); e lì Riccardo lo tramortisce con una pala e Cisco lo chiude in cantina.
In the meantime, Vittorio sta da Max e Mauro a Pavia perché lui parla un'infinità di lingue e usa la radio per captare i messaggi tedeschi.
Succede un casino col tedesco a Marcignago: questo di notte si libera, spara a Cisco (non sa sparare), cerca di fare fuori Silvia, segue Elena fuori casa e se le danno, spara a Riccardo e alla fine viene soppresso da Silvia col fucile di Cisco. (Ho sessanta versioni di questa scena in testa che sono una peggio dell'altra).
Gli americani. Entrano a Pavia solo il 30 Aprile, dopo la liberazione della città (notte del 25-26), ma noi ce ne sbattiamo il cazzo e un paio di americani ce li mettiamo perché sono dei deficienti e in qualche modo si schiantano lì. Donnie (non mi ricordo il nome intero, forse era Dominik? Comunque ha il cognome polacco, che non ricordo) li aiuta negli ultimi giorni di guerriglia. Bona, Pavia libera senza gravi perdite da parte dei nostri ma tanti infarti (tipo Max e Mauro quasi fucilati in un modo che si riallaccia a Mauro quasi fucilato dai suoi per una cosa che non aveva fatto nella Prima Guerra).
Riccardo è figlio di Pierpa e una donna che ci siamo completamente inventati. Ci andrebbe un post a parte su di loro.
Quella delle Vite precedenti
In sintesi, ci sono delle persone che se sono destinate a stare insieme (in qualsiasi modo lo vogliate intendere) ma per motivi non ci riescono vengono reincarnate all'inifinito finché non ci riescono.
Questa è una delle sessanta versioni della scena di sopra, una in cui Max e Mauro sono morti qualche mese prima cercando di aiutare il gruppo a non farsi ammazzare dai tedeschi e gli altri sono tutti morti per mano del crucco in cantina.
Max, Mauro, Cisco e Silvia si ritrovano e a mano a mano si ricordano le cose.
C'è una scena di Vittorio (assieme a Donnie) che va a scuola da loro per parlare della Resistenza e Max e Mauro fanno domande apposta per sapere cos'è successo agli altri.
Quella di Tre Uomini e una Gamba
Cisco deve sposare la Tiziana, una tipa insopportabile che però lui non riesce a lasciare. Si porta dietro Max e Mauro con la scusa che loro fanno da intrattenimento musicale.
Tamponano la Silvia per strada, che stava andando allo stesso matrimonio per fare da damigella.
Succede esattamente tutto quello che succede nel film (non mi ricordo chi sta male qui, forse Max), però al matrimonio ci arrivano tipo la sera prima. La Tiziana che insulta Cisco tutto il tempo a tavola, Silvia che si incazza e Cisco che ha palesemente voglia di essere da tutt'altra parte. Finisce che Cisco e la Tiziana litigano, lui la lascia, viene fuori un casino e scappano come nel film.
Da qui in poi carta bianca, nel senso che si fanno un paio di giorni in giro a cazzeggiare e a capire cosa vogliono prima di tornare a casa.
Quella dell'Iliade
Max e Cisco achei, Mauro e Silvia sacerdoti di Apollo. Il tempio viene distrutto e Mauro e Silvia tenuti in ostaggio nella tenda di qualcuno che dire che è un animale è fargli un complimento.
Max e Cisco che si incazzano e li trasferiscono da loro (Silvia che prova ad uccidere Cisco a morsi).
Succede che per la pestilenza si ammalano tutti tranne Max e Cisco: chiaro segnale degli dei.
Max e Cisco che devono dimesticarsela con: Mauro malato, Silvia con le mestruazioni, loro che devono fare i loro riti e il cercare di farli tornare a casa.
Li fanno scappare alla città e poi si ritrovano a Troia dopo la faccenda del cavallo/nave. C'è un fumo della madonna, non si vede niente ma loro escono sani e salvi, passano un po' di tempo in giro e arrivano al villaggio di montagna, villaggio natale di Silvia e Mauro.
Boh poi non so cos'altro dire perché il resto non ha una trama ben precisa.
Quella del Titanic
Mi viene da ridere.
Silvia: Rose; Cisco: Jack. Max NON fa la fine di Fabrizio.
Cisco e Max vincono i biglietti a carte, Silvia che si deve sposare con Alessandro (che non è stronzo come Cal), Mauro è lì come accompagnatore e perché deve conoscere il fidanzato della sorella in America.
Silvia si vuole buttare dalla nave e capitano lì a fagiolo Cisco e Max che poi vengono mezzi accusati di violenza, però c'era lì Mauro che ha visto la scena perché, siccome Silvia non tornava a cena, era uscito a cercarla.
Mauro, con l'aiuto della grandissima Molly, riesce a fare invitare questi due a cena. Max di fianco a Mauro, Cisco di fianco a Silvia. Cercano di tenerli a bada per la cena, ma Cisco finisce per addentare il pane.
Vanno in terza classe a ballare e Cisco diventa innamorato perso perché vede Silvia che beve un sorso di birra tra un tiro di sigaretta e l'altro. Ballano e si divertono, poi Mauro e Max escono per parlare e prendere una boccata d'aria.
Per il resto del viaggio loro cercano di far stare Cisco e Silvia da soli, fanno casino e si fanno nemico la guardia del corpo di Alessandro.
L'iceberg. Nessuno muore perché CI STAVANO TUTTI. Max che a momenti muore congelato perché lui è freddoloso, ma arrivano.
Poi, siccome si menziona che Max canta e Mauro vuole aprire un locale, si va a New Orleans nei primissimi anni del jazz. Max che prova a cantare al locale con un gruppo, poi finisce che lo accompagna Mauro col piano e fanno morire perché improvvisano e sono loro (Max che non sa l'inglese ma ogni tanto ci prova e gli escono degli EHHHHHH armonizzati perché non si ricorda le parole). Cisco addetto agli alcolici e Silvia passa in mezzo ai tavoli come bella presenza.
Quello di Antonement
Ce l'eravamo dimenticati.
La trama alla fine è quella del film/libro, dove Max è Robbie e Mauro Cecilia. Non mi ricordo molto bene chi è che accusa Max qui, ma non la sorella perché lui ha tutta la famiglia di Mauro dalla sua parte, solo che non avendo prove ci può fare ben poco.
Come nel film loro due si incontrano un'altra volta in quel posto pieno di infermiere e soldati che non ho capito che posto fosse. Max che ogni tanto va a stare da Mauro e recuperano un po' di tempo perso.
Poi la guerra (li abbiamo tenuti italiani).
Max che sul fronte incontra Cisco, che ascolta la sua storia e poi decide che crede alla sua versione dei fatti. Qui non muore nessuno, perché appunto Max e Cisco dopo la disfatta in Russia fanno una crociata per tornare a casa. Ci tornano (Cisco che se non mi sbaglio doveva sposare Silvia, amica di Mauro. Lui il militare lo fa proprio di carriera).
(Se non mi ricordo male Mauro e Silvia avevano un covo di partigiani alla villa. Infatti quello che apre la porta quando arrivano è un partigiano che non ha capito che sono soldati italiani e non tedeschi).
La guerra finisce e succede che Mauro scopre del matrimonio col tizio che fa la cioccolata (non mi ricordo il nome, Benedict Cumberbatch) e la povera disgraziata della vittima. Va e butta giù un casino. Tra loro che hanno convinto la cugina a dire chi è stato, Max che viene riportato in questura per fornire la sua versione dei fatti, Max alla fine viene scagionato dalle accuse.
Da qui in poi un po' quello che sarebbe dovuto succedere se Robbie e Cecilia non fossero morti come due disgraziati, alla fine. Ceh, finisce bene.
C'è questa scena molto bella di loro quattro al mare che fanno i ragazzini. Max e Mauro che scappano dalle onde ma cadono nella sabbia e vengono travolti.
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STORIA LUNGA E TRISTE
Un po' di tempo fa mi telefona un signore del mio paese che faceva il fabbro, mi dice che gli affari gli sono andati male per svariati motivi e che sia l'oliveto di sua proprietà che il capannone andranno presto all'asta, mi dice "ho pensato che magari ti poteva interessare visto che ci confini" e così io li per li spiazzato e lusingato per aver pensato a me gli dico SI! di getto, senza pensarci troppo. L'accordo consisteva in questo: visto che avevamo pochi soldi entrambi e che a lui interessava riprendersi il capannone e a me l'oliveto (che lui aveva già abbandonato da tempo) mettevamo un po' di soldi per uno e così non lasciavamo che gli sciacalli si aggiudicassero l'asta. Bene, inizia una trafila burocratica abbastanza lunga che non sto a raccontarvi dove come al solito metto tutto me stesso, arriviamo quindi a una ventina di giorni dall'asta, è tutto pronto ma il signore inizia a gohstarmi, non mi risponde al telefono, fa finta di non vedermi quando passo in mezzo al paese, si nega al citofono; non riesco proprio a comprendere questo comportamento e intanto passano i giorni, quando a 3 giorni dall' asta mi telefona e mi dice che non se ne fa più niente, che vuole riprendere tutto la moglie (da cui è separato) che è la prima creditrice e così è tutto più semplice. Mi assicura che però il nostro accordo non si cambia, appena acquisito tutto poi per la stessa cifra mi venderà l'oliveto senza nemmeno pagare le spese notarili. La cosa mi puzza ma lascio perdere, avete presente quando proprio non avete energie per lottare? E poi lottare per cosa? Per un oliveto abbandonato? Bene, passano i mesi e il silenzio è tombale, do quest'affare per perso ormai fino a che oggi, porto l'olio a un mio nuovo cliente, iniziamo a chiacchierare e mi racconta che nella zona dove opero voleva prendere un oliveto molto bello, me lo descrive e somiglia proprio tanto a quello del fabbro, mi racconta che il proprietario se lo voleva riprendere insieme a un ragazzo agricoltore ma alla fine la moglie si è fatta prestare i soldi da due tizi e si è presa tutto lei e adesso ha messo in vendita il tutto per il quadruplo del prezzo.
Chi sono i due tizi? I miei zii.
#tutto questo per non farmi allargare troppo#io veramente boh#lo schifo#sopportatemi#scrivere mi aiuta a sfogarmi#ve vojo bene
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Torna alla ribalta ancora una volta l'app Yuka, che dà un punteggio ai vari cibi presenti nei supermercati indicando quelli migliori o peggiori quello che posso vedere leggendo la lista degli ingredienti?
Giusto, ma la gente è pigra, leggere la lista degli ingredienti costa fatica, si fa prima a prendere il telefono, sbloccarlo, aprire un'app, fare la scansione del codice a barre e leggere l'opinione di chiunque sia abbia fatto l'app su quegli ingredienti.
Ma vi siete mai domandati chi diavolo ch sia dietro a questa app?
E come li giudicano questi ingredienti? Secondo le regole della dieta mediterranea, di quella chetogenica, di quella vegana o di quella delle suore del convento di Pazza Pietra di Sopra?
Come i più svegli fra i lettori a questo punto avranno intuito, la dieta in base alla quale Yuka valuta i cibi è quella mediterranea, anzi una versione ancora più vegetariana della dieta mediterranea.
Quindi proteine soprattutto vegetali a colazione, oppure 30 grammi di formaggio, o una fetta (fine?) di prosciutto cotto "di tanto in tanto". Almeno 2-3 frutti al giorno, che un po' di steatosi epatica non si nega a nessuno, ed almeno 2-3 porzioni di verdure al giorno, per una perfette costipazione e tanti begli ossalati, che anche se fanno venire il tumore al seno dicono che insomma troppo male non facciano.
Ovviamente poi "grassi buoni", che non sono certo quelli animali, quelli fanno alzare il colesterolo e morire d'infarto, lo sanno tutti. Il sale va evitato come la peste, ma soprattutto bisogna fare una cena rigorosamente vegetariana, ricca di tanti carboidrati integrali.
Ora capisco perchè tutti rimanevano in fila agli hub vaccinali anche quando le persone gli stramazzavano letteralmente a terra davanti agli occhi...
Marco Dabizzi
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Quando, nella sua funzione metaforica, il cetriolo viene sostituito dalla carota...
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in questo periodo della mia vita mi sento sopraffatta da tantissime emozioni (sia negative sia positive) e non so come gestire il tutto. vorrei piangere, ridere, gridare, ballare tutto il tempo. mia zia non sta bene, rischia la vita, rischia di morire e manco se ne accorge. è abbagliata da non so che cosa, non capisce la gravità di questa situazione, non capisce la gravità in cui è la sua salute, non capisce che gli interventi possono darle altri anni ma a lei proprio non interessa, secondo me manco le importa più. il male che ha fatto lo ha capito e ora pensa di star subendo le conseguenze, e forse è anche un po’ vero, posso capirla se pensa questo perché l’ho pensato io per lei. non voglio il suo male, assolutamente, ma ciò che lei ha fatto è imperdonabile. ma io l’ho perdonata, almeno credo. lei sicuramente non perdona se stessa, mente, nega, sfugge. scappare è ciò che le riesce meglio, è ciò che ha fatto per anni e sta facendo adesso. io mi sento come lei. io sto scappando. sto scappando dalla mia famiglia, mi sto rifugiando in una realtà inesistente, sto facendo finta di niente, rispondo “bene” alla domanda “come stai?” come se fosse vero, come se tutto questo non mi stia spezzando lentamente. desiderare che lei non fosse mai tornata per non vederla ridotta così è un pensiero fisso e fa ridere perché io ho spinto tantissimo per permettere che lei tornasse. io l’ho desiderata e ora non la voglio più, mi faccio pena. fare finta di niente forse mi fa dimenticare in certi attimi della giornata ciò che sta accadendo, lavorare tutto il giorno e non tornare a casa mi fa sentire leggera. sento un peso addosso che mi fa cadere, non respiro più. la cosa brutta è che stare male mi scoccia, come se il dolore che provo per lei è inutile, come se tutto questo non è niente in confronto a quando lei mancherà. forse mi sto solo preparando al peggio. forse sto scappando appunto per non pensare al peggio. che poi oltre tutto questo il lavoro è una merda, sta andando malissimo, mi sento inutile, mi sento non apprezzata, mi sento usata. devo fare delle scelte nella mia vita, devo scegliere quello che è giusto per me ma non riesco, penso sempre a quello che è giusto anche per gli altri ed è sbagliato. nessuno pensa a me per le scelte che fa per la propria vita, ed è giusto così. non mi vedo un futuro, non vedo una stabilità, mi sento crollare il mondo addosso e gli altri stanno facendo di tutto per farlo sgretolare il più in fretta possibile. mi sento in un bivio, mi sento persa, spaesata. mi sento sola. mi dico che domani andrà meglio ma tutti i “domani” sembrano essere solo “oggi”, nulla cambia, nulla si sistema. “ma come fai a far sistemare le cose se tu in primis non lo fai?” anche questo è vero, non posso darti torto. non riesco a sistemare niente perché non riesco ad avere una prospettiva su ciò che voglio. o meglio, forse lo so, ma ogni volta che sono così vicina per raggiungere quell’obbiettivo devono rovinare tutto. sono stanca di provarci, con che scopo poi? perché solo io mi preoccupo? comunque mi hanno appena informata che mia zia se ne va via, domani parte e non si cura, c’è il rischio che non riesca neanche ad atterrare con l’aereo se non si cura. io non l’ho salutata ancora. io non ci sono stata ancora. non volevo avere questo come ultimo ricordo. era meglio se non tornava. oggi va così, domani forse andrà meglio. domani forse sarà un “oggi” più bello. ciao, a domani
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Il caso riferito da Metzger: un ex ufficiale in pensione si è affezionato al figlio della sua affittacamere. Un giorno, “senza nessun motivo e senza che fosse in gioco nessuna passione, come può essere la collera, l’orgoglio, la vendetta”, si getta sul bambino e lo colpisce per due volte con un martello, senza ucciderlo.
Il caso di Sélestat: in Alsazia, durante il rigidissimo inverno del 1817, sotto la minaccia della carestia, una contadina approfitta dell’assenza “dell’assenza del marito, che se ne è andato a lavorare, per uccidere la loro figlioletta, tagliarle una gamba e cuocerla nella minestra.
A Parigi, nel 1825, una serva, Henriette Cornier, va a trovare la vicina dei suoi padroni e le chiede insistentemente di affidarle per un po’ la figlia. La vicina esita, acconsente e poi, quando torna a riprendere la bambina, scopre che Henriette Cornier l’ha appena uccisa, le ha tagliato la testa e l’ha buttata dalla finestra. A Vienna Catherine Ziegler uccide il figlio bastardo. In tribunale spiega di essere stata spinta da una forza irresistibile. Viene assolta per follia e liberata. Ma lei dichiara che farebbero meglio a trattenerla in prigione, perché lo rifarà. Dieci mesi dopo, partorisce un bambino che uccide immediatamente e al processo dichiara di essere rimasta incinta al solo scopo di uccidere il neonato. Viene condannata a morte e giustiziata.
In Scozia un certo John Howison penetra in una casa, ucci de una vecchia che non conosce e se ne va senza aver rubato nulla, ma non cerca di nascondersi. Arrestato, nega contro ogni evidenza; ma la difesa sostiene che si tratta del crimine di un demente, giacché privo d’interesse. Howison viene giustiziato e, retrospettivamente, sarà interpretato come un ulteriore segno della sua follia il fatto che avesse detto a un funzionario lì presente che aveva voglia di ammazzarlo”
Michel Foucault, Estetica dell’esistenza, etica, politica. Archivio Foucault 3. Interventi, colloqui, interviste. 1978-1985 (Feltrinelli)
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Nelle ultime settimane ho cominciato a dormire di merda, più del solito. Ieri notte è stata veramente, veramente tragica. Ho speso la mattina a pensare, a scrivere. Sono stato male. E nel pomeriggio ho avuto il coraggio di ammetterlo. Perché sto male da anni, mica da tre mesi. E sento una parte di me che col piccone smantella tutto quello che ho costruito con sacrificio.
Vivo di sensi di colpa, cosa che (a memoria) non mi è successa così spesso. Non mi sento un buon amico per i miei amici. Non mi sento di meritare le persone che ho attorno. E poi, poi c'è Serena, che per mia fortuna è lontana abbastanza, è aleatoria, è sfuggente. Condivide con me una grande emotività, siamo molto in linea su tante cose. Ma io lo so, è la novità. Poi passerà, a entrambi.
Del resto, io ho messo subito dei paletti. Come se fossero serviti, per carità, ma li ho messi. Perché io non devo nulla a nessuno, e nessuno deve nulla a me, ma non ho intenzione di dedicarmi più del necessario a qualcuno che non sia me.
Faccio una gran fatica, ma continuo a fare tutto il necessario per aprirmi. Con tutti quelli che capitano a tiro: i miei sono solo atti d'egoismo.
Non è sano nascondermi dietro la volontà: dire che voglio stare bene non nega che io stia male. E non c'è nulla di sbagliato nel dirlo. È chiaro che non posso abboffare la uallera a tutti, tutti i giorni. Ma se sento di aprirmi con una persona, se ne sento la necessità, perché trattenermi?
Non ho la pretesa di essere indelebile, ma sicuramente mi ferisce l'idea di essere stato spesso un'illusione, un desiderio di amare e essere amata, anziché essere apprezzato per quello che sono. Ma la responsabilità non può essere che mia. Ed è per questo che sto facendo di tutto per non rientrare in certi pattern, che sono combattuto tra l'allontanare le persone ed essere me stesso.
Chi sono io? Chi sono davvero? Perché se i miei gesti eccessivi, le mie ostentazioni, il mio affetto divampante, che brucia intensamente come un fiammifero e lascia solo nerofumo e cenere, sono le cose che mi definiscono, allora sono e sarò sempre fuffa. Mi merito di essere di passaggio. Mi merito di stancare presto. Ed è per questo che voglio restare solo. Tuttavia non ci riesco.
Faccio una gran fatica a tenere le distanze dalle persone che vorrei tenere vicino, ma non è il momento. Ed è ironico, ma nemmeno troppo, che nell'anno che ho promesso di essere più aperto emotivamente mi trovo ad ammettere che sto sopprimendo il bene e il male. Come funziono male. Ci deve essere un cortocircuito tra tutti gli interruttori on/off che regolano le mie emozioni.
Sono sicuro che non mi serve la benedizione di nessuno, se non la mia, per provare quello che sento. Anzi, quello che dico di sentire. Perché la vera verità è che Lello, sebbene con degli asterischi qua e là, ha ragione. Io gli ricordo lui da giovane e lui mi spaventa per quello che posso diventare. Non voglio essere così assertivo, così freddo, così cinico. Non voglio continuare a nascondere la polvere sotto ai tappeti.
E ora veniamo al punto: perché qui e non su carta? Perché qui e non in un file word che posso aprire solo io? Perché questo è stato il posto in cui ho speso tutte le risorse di autocompatimento, i piagnistei, i lamenti. Che faccio, perpetro il disordine? Lascio tracce di quello che non voglio più essere anche dove sto ricominciando? Eddai, su, sarebbe l'ennesimo autosabotaggio.
Ho detto a tutti, in primis a me, di esserne uscito in piedi, bene. E invece ho perso l'appiglio, e ora mi affaccio alla realtà. Sono perennemente insoddisfatto, mi crogiolo nella stasi, non mi sta mai bene niente.
Serena mi ha fatto scoprire Liberato. 'O Diario è un colpo al petto, uno schiaffo in faccia, una stritolata di palle, tutto insieme. Ma funziona. Sente dolore solo chi è vivo. E allor so viv pur je. E soprattutto nun so sul. Po m pass, m scord e sti strunzat. Tant, a vit è nu fatt e cul. Mic t capit sul chell ca t'ammier't. Chest so e strunzat ca dic a chies: o Patatern te rà a croce ca può purtà. O cazz ca at cacat. E tutt e cristian ca jettn o sang p senza nient? Tutt chill ca s levn verament nu muorz e pan a vocc p l'at e po fann na vit e merd? E si pens a lor, c diritt teng e m'allamentà, e m mettere a chiagnere?
So quas trent'ann ca teng ncuorp tutt stu velen. E l'agg spartut nu poc per'on a tutt e perzon ca m'ann stat a fianc fin e mo. E teness pur a c dicere? Però o riest o teng ancor je e mo m sent accis, malament a piezz. Trent'ann e scelte sbagliate, trent'ann a m'appenn'r vicin o primm appiglio. E tanti persone nun se l'ann mmeritat. Pcché pò agg semp fatt in modo, volente o nolente, e nun m piglià maj responsabilità. Belli cazzi, o no? L'agg fatt fujì tutt quant per esasperazione. Parl assaj, stong a sentì poc. E nun voglj cchiù ca a gent pens ca je song nu buon uaglion, pcché nun è over. Pcché song nu sfaccim r'egoist, ca pens sul e cazz suoj, pur quann fa ben all'at. M'agg rutt o cazz e campà accussì. Nun vec l'or e m n jì a cocc'ata part, oì.
So schiav e me stess, e sul je m pozz liberà. E dic a stessa strunzat ra ann e ann, in forme diverse. Pcché song nu piatt vacant e fin e mo nun agg maj tenut e pall d'o dicere a alta voce. Allor, mo, e fatt so duj: o stu piatt o rignimm o ce stamm sul zitt.
Mo vac a cucenà coccos, po essere ca aizann'm a int a stu liett m'arripiglj nu poc. Ma chi sfaccim m'ha fatt arapì l'uocchj stammatin.
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L’unica libertà che vi concede l’amore, è quella di sottomettervi a chi ve lo dona senza limiti.
Sento dire ultimamente, sempre più di frequente, che l’amore non è possessione. In certi casi faccio d’istinto una riflessione, sul baratro verso cui via via di più stiamo scendendo. E poi rido, rido allegramente. Perché tutto ciò è una sciocchezza, e lo sappiamo tutti. L’amore tra uomo e donna è forse il culmine, l’apice del possesso. Due amanti si amano, ardono, si possiedono. Non sono due entità scindibili, ma una sola. Sono due corpi e due anime che si uniscono. E già solo per questo, quindi, è inevitabile che si possiedano. Perché devono stare insieme, come una cosa sola. Se non si possedessero, tutto si sgretolerebbe in men che non si dica. L’amore non è libertà, debbo darvi questa brutta notizia. Il vero amore infuocato, che brucia la carne, è ossessione, dipendenza, sudditanza. Forse non l’avete mai provato, forse l’avete sognato e basta o nemmeno quello. V’è questa tendenza, da troppo tempo, a voler rappresentare l’amore riferendosi in un certo modo sempre a quei due adolescenti di quattordici anni che passeggiano mano nella mano nel parco. Quello non è amore, o meglio, ne è solo una sua apparente sfaccettatura. Quello è affetto, amicizia, è un passare il tempo fuggendo dalla solitudine. Ma l’amore, no, l’amore è completamente diverso. L’amore �� dolore, sofferenza, è dominio imposto o subito, nell’ambito dell’ovvio consenso che dà origine alla coppia, e che sempre deve rinnovarsi per mantenerla in piedi, quella coppia. L’amore è dentro o fuori. Senza via di mezzo, senza tentennamenti, senza ripensamenti. Per questo è così raro, per questo poi dopo un po’ finite annoiate a guardare l’ennesima serie su Netflix col vostro ragazzo. Perché non è vero amore, ma una parvenza di quel (finto, molto spesso) romanticismo che vedete nelle gif di Tumblr. E non pensiate che non vi sia spazio per la dolcezza e la tenerezza, tutt’altro. Ma ci si dedica con decisione, all’oscuro, cibandosi senza mai esserne sazi di quella che chiunque dall’esterno vedrebbe come perversione. Ma che invece, no, voi sapete bene non esserlo affatto. L’amore è un legame unico, non duplicabile, non sostituibile. È ordine, comando, esecuzione, passione. Sono i graffi sulla schiena, i lividi sul seno, i sorrisi indolenziti dal godimento del piacere più raro e più sublime. L’amore è stare al proprio posto, nell’ambito della dinamica specifica di una determinata coppia. È intercettare i bisogni inconfessabili dell’altro, ed esaudirli uno per uno. È straordinarietà, segretezza, fantasia. O meglio: è dare forma reale, alla fantasia che non si vuole rivelare a nessuno. La violenza reale non è quella del possesso, ma quella di chi si nega ciò che vuole davvero. Di chi si nasconde dietro a ciò che è socialmente accettato. Chi non è d’accordo, ma se lo tiene dentro e non lo dice. O si entra, o si sta fuori. Per quello cerco di sbarrare la porta: per impedirvi di vedere cosa c’è qui dentro. Per evitarvi di rischiare di voler restare intrappolate qui per sempre. Non siete pronte, ragazze.
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Questo uomo no, #136 - Quello che lui è l'erede di Giulio Cesare
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Impazza la solita inutile ipocrita polemica su un libro scritto da un generale dell'esercito e pieno delle opinioni più discriminanti che si possano immaginare. E non è difficile immaginarle, visto che buona parte dell'opinione pubblica italiana le condivide. Ovviamente "condannare" l'autore di questa autopubblicazione non serve a nulla; uno vale l'altro, e di gente che la pensa in questo modo è piena l'Italia. È molto più difficile, come diceva una nota condottiera di persone che non aveva bisogno di divisa, "chiamare le cose col loro nome".
Gli stralci del libro che i giornali fanno a gara a pubblicare non si soffermano molto a lungo nell'analisi, né il più delle volte hanno gli strumenti per farla - o il coraggio di portarla fino in fondo. Come sa bene chi lavora con le questioni di genere e le discriminazioni, l'uso violento che si fa nel libro della parola "normale" è uno degli strumenti discriminanti più noti, longevi ed efficaci: confondendo il normale con il generale (la cosa si tinge di un sinistro umorismo) i più confondono "quello che è giusto che accada" con "quello che accade più di frequente". Se lo fanno o meno in malafede è un loro problema morale, ma che questa confusione ancora regni sovrana nella pubblica opinione è un problema etico.
Prendiamo a esempio l'omosessualità. In natura le specie fanno, riguardo il genere, la qualunque: sono ormai accertate scientificamente omosessualità e transgenderismo in numerose specie; in più, per molte specie è del tutto naturale avere individui che cambiano genere durante la loro vita, anche più volte a seconda delle condizioni ambientali, come sono naturali ogni tipo di comportamento e organizzazione sociale, dalla monogamia a vita al branco indistinto nel sesso e nell'accudimento. Quindi, per quanto certamente comportamenti non generali, sono certamente naturali. Il fatto che alcuni di questi comportamenti non siano numericamente la maggioranza, in natura non conta nulla: alla natura interessa mantenere alto un tasso di diversità, quindi anche se certamente l'omosessualità (e, già che ci siamo, il transgenderismo) non è il comportamento di maggioranza, è una naturale costante presenza. Esattamente come accade nella specie umana.
La parola normale - dovrebbe bastare il vocabolario - significa invece che c'è una norma, una regola; e questa regola, com'è oramai scientificamente accertato, in natura non c'è. Nessuno nega che, per molte specie, l'eterosessualità è necessaria alla riproduzione della specie, e infatti rimane il comportamento della maggioranza; ma questa non è una regola, e soprattutto non elimina né discrimina gli altri casi riguardo il genere. In nessuna specie non umana è stato osservato accanimento di qualsiasi tipo contro gli individui non etero. Che esistano individui non eterosessuali, o che non siano interessati alla riproduzione, non ha finora mai compromesso l'esistenza di nessuna specie. Per quello che scientificamente sappiamo, le specie scompaiono per violente o coatte modificazioni dell'habitat naturale o perché altre specie (di solito quella umana) le sterminano per i loro motivi privati. Di norma in natura ce n'è una sola: preservare le diversità e farne sempre accadere un certo numero, non maggioritario ma necessario. Un po' come in quel comportamento sociale che si è inventato la specie umana e che ha chiamato democrazia.
Socialmente le norme, le regole che descrivono cosa è normale e cosa non lo è, sono invenzioni del tutto umane che cambiano molto frequentemente, come qualsiasi storico o sociologo non in malafede può confermare. Non sono affatto naturali ma sociali: vengono usate dalle organizzazioni umane, grandi e piccole, per mantenersi nel tempo. Il normale è quindi ciò che serve a preservare nel tempo un certo gruppo sociale in una posizione di potere, o quantomeno rilevante e identitaria; ignorando, più o meno consapevolmente, che la normalità cambia continuamente proprio per adeguarsi ai continui cambiamenti sociali, e che il perenne atteggiamento nostalgico di valori e mondi che realmente non sono mai esistiti è il sintomo di una completa inadeguatezza - eufemismo per ignoranza - di sé e dell'idea del mondo che si ha.
Chi pensa, com'è scritto in quel libro autoprodotto di cui in questi giorni si parla tanto, che il comportamento non etero (un esempio tra i tanti) sia non normale, mostra diverse cose: 1) ignoranza di fronte a come funziona la natura, compresa la specie umana; 2) ignoranza dei comportamenti sociali più efficaci che, in natura come nelle situazioni non naturali costruite dall'uomo, prescrivono sempre la salvaguardia delle diversità e delle differenze; 3) una sostanziale debolezza ideologica di fondo, nel sentirsi attaccati dalla presenza di queste minoritarie diversità che, pur avendo gli stessi diritti di qualsiasi altro gruppo sociale, non sono una minaccia né per la specie né per le istituzioni artificiali create dalla specie umana; 4) una profonda debolezza personale, nel creare la figura immaginaria di "eroe" di valori del passato con illustri predecessori, fingendo o non rendendosi conto che: 4a) non c'è nessun eroismo nell'appartenere alla maggioranza delle persone etero, e in più in una posizione sociale di grande rilevanza e potere; 4b) non c'è nessun eroismo nel professare "valori" antiscientifici, antistorici e antisociali come quelli descritti e sostenuti nel libro autoprodotto di cui si parla tanto; 4c) quelli di cui si parla sono "valori" che la società ha rigettato innumerevoli volte nella sua storia, essendo appartenuti periodicamente a ideologie genericamente appellabili come autoritarie (dai vari colori, dal nero al rosso al verde all'arancione) e che hanno tutte perso irrimediabilmente le loro guerre - visto che parliamo di un autore di libro che ha un altissimo grado militare - e i cui attuali esponenti politici devono continuamente fare acrobazie per non farsi rinfacciare l'adesione a quei valori - visto che un ministro di destra è stato costretto a destituire l'autore di questo libro autoprodotto e a dissociarsene pubblicamente.
Queste debolezze, queste opinioni fragili come la maschilità che le produce, sono alla base di quella imbarazzante credenza che caratterizza le persone più ignoranti e impaurite (se non in malafede) di fronte alle questioni di genere sollevate da soggettività che reclamano i loro sacrosanti diritti umani: la dittatura delle minoranze. Un ridicolo ossimoro che è la giusta sintesi di secoli di varie ideologie di gruppi politicamente o ideologicamente conservatori o reazionari, che per giustificarsi hanno sempre bisogno di raccontarsi sotto attacco di qualcosa, di instillare paure invece di diffondere consapevolezze.
In più, visto che sono soprattutto le persone più convinte di questi "valori" sostanzialmente disumani a sostenersi con serietà, è quasi inevitabile che personaggi come l'autore di questo libro autoprodotto si coprano di ridicolo: l'autore si professa infatti, tra le altre cose, erede di un Giulio Cesare che, oltre a scrivere molto meglio di lui, oltre a essere militarmente decisamente più preparato ed esperto di lui, sessualmente tutto era tranne che quello che oggi intendiamo - e l'autore del libro autoprodotto intende - con "uomo etero". Giulio Cesare probabilmente, di un uomo che professa queste opinioni deboli e ignoranti ne riderebbe di gusto, anche perché saprebbe che al rango di generale, nel suo mondo, non arriverebbe mai. Noi invece, suoi contemporanei, ce ne preoccupiamo, perché a quel rango ci è arrivato ed è ben spalleggiato da molte altre persone. Cosa che è sintomo di altri fenomeni sociali molto preoccupanti.
Questo uomo no.
P.S. per chi volesse una bibliografia in merito, può cominciare da questa. Buone letture.
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OOC:
hurray another ooc post lol
I considered making a blog focused around this little dude-
The concept was:
Scott has a personification of all the bad stuff about him, Nega Scott,
So what if there was a personification of all the good stuff about Scott Pilgrim?
Positive “Pos” Scott



Bonus: the reason I liked this color scheme + hidden little details + what almost was his color scheme


Bros can be inverted


Little symbols


The little Angel sprite was the inspo for the more blue vers
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Scrive Lui.
Dopo il nostro bacio, finiamo le due fette di pizza che ha rimasto lei, una fetta perciascuno. Anche se fredda è buona uguale, sorseggiamo l'ultimo goccio di vino e mi dirigo in bagno, per farmi una doccia sono stanchissimo dopo una giornata di lavoro e quel trattamento ho le pile completamente scariche.
Il mio pisello da quando sono venuto è floscio a testa bassa, si è dimezzata la sua misura e il suo spessore.
Entro in doccia e mi lavo con calma, una bella doccia calda.
Dopo 10 minuti quasi al termine della mia doccia rigenerante, entra lei,non saluta va dritta in bagno nuda, la guardo sculettare e penso ''quanto cazzo è bella da nuda'' le sorrido ma lei niente, sento il fruscio della pipi', lo amo. Ok,mi direte che sono scemo,ma amo quel rumore non so perchè.
Piscia.
Si asciuga.
Bidet.
Si risciagia.
Io nel frattempo sono imbambolato.
Lei si dirige verso di me mi fissa in basso e dice : ''Ue pisello moscio addrizza la cresta che hai un premio da riscattare''
Cazzo è vero ho vinto il culo. Pensandoci da tanto che non me lo da,abbiamo sempre i minuti contati e lei vuole sempre essere pulitissima per farlo, avvolte quando lo facciamo e mi sale la voglia me lo nega perchè si sente sporca.
Lei alza lo sguardo e mi guarda fra l'arrabbiata e l'arrapata ''Ti aspetto in camera'' ,ma prima si gira si mette a pecorina e fa apri e chiudi chiappe. Con le due mani si prende le natiche e le apre e mi mostra i suoi due buchini *-* dio se la amo. Si rimette in piedi e si da una schiaffo sul culetto.
E va via.
Io esco mi asciugo per bene e mi dirigo in camera da letto.
Mi fermo all'ingresso e la fisso nel letto tutta nuda. Capezzoli durissimi fi*a ultra bagnata da lontano alla sola vista non immagino dentro che lago c'è.
Salto su di lei e l'inizio a baciare.
Sento il cazzo crescere sempre di più.
Le dico ''come lo vuoi oggi?' A pecora?''
Nono risponde. Faccio io.
Si alza e mi fa mettere a schiena sul letto.
Immaginate la scena io a birillo duro sul letto, lei mi viene addosso delicatamente.
Prende il cazzo in mano e si impala da sola, in modo lentissimo.
Sento il suo buco inzupparmi il birillo come se facessi un bagno.
Fa un entra ed esci lentissimo,ma solo uno.
Ed esce.
La guardo stupito mentre la vedo ficcarsi due dita nella fi*a.
Penso ''Ma come non lo sente? non gli piace? che succede?''
Poi dopo pochi secondi per me interminabili capisco.
Riprende il cazzo in mano e se lo punta non dentro il buchino della patata ma dentro il culo.
E questa volta non è delicata come nella patata,ma quasi ossessionata si impala in modo brusco e veloce come se ce lo avesse nella patata, non ha mai fatto cosi, si sfoga totalmente.
Dio il culo quanto è stretto, grugnisco di piacere, dopo un po' la prego di rallentare sennò gli sparo tutto dentro.
Lei sembra non ascoltare.
Continua io dopo un paio di colpi non ce la faccio e spruzzo vari schizzi dentro di lei. Tremo. Urlo. Non capisco niente. Mentre spruzzo lei continua dio sto morendo penso. Si muoio di piacere urlo.
Lei dopo un po' mi dice ''sto venendo anch'io porcooooo''
e viene. E mentre viene mi abbraccia.
Restiamo un po' cosi, io dentro di lei,o meglio dentro di lui.
Pisello barzotto,non duro non moscio. Ma una via di mezzo.
Mi bacia prende un fazzoletto, sul comodino. Esce lentamente.
E passa la carta subito sul suo ano cosi' da non sporcare niente, e si dirige in bagno. Si gira mi sorride e dice ''Amore non dormire, che anche lei vuole la sua parte,hai visitato solo i due buchi ti manca l'ultimo.''
Io felicissimo di ciò aspetto, mi asciugo al meglio il pisello moscio e aspetto che lei me lo rianimi e pulisca per bene. Ma...
Purtroppo mi addormento.
Sarà la stanchezza saranno i due orgasmi fortissimi che ho provato,ma crollo in un sonno profondo.
La mattina mi sveglio guardo l'ora e realizzo che non l'ho scopata nel buco più zuppo e che sicuramente si sia masturbata e poi si è riaddormentata povero il mio amoruccio. Allora idea mi giro e si,sta dormendo la mia porcellina.
Il cazzo come sempre è durissimo un po' per la pipi' un po' per il buongiorno (si sveglia sempre prima di me e mi da il buongiorno)
comunque per farmi perdonare.
Mi infilo sotto le coperte e la sveglio con una leccata da sogno, tanto che lei si è svegliata con un bell'orgasmo.
Poi vabbè la scopata l'abbiamo fatta la mattina ed è stata intensa e bellissima...
Fine
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Ngayon ko lang sya napakinggan to be honest tapos yung always nya na kanta which is yung nirecommend mo po, and i think the person you thinks about whenever you listen to this song is very lucky if meron man 😅
-C
Actually, I don’t think of any regarding doon sa song. Pero hindi naman sa nega ako or anything, gusto ko pag nawala ako ayun yung kanta. 😭
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Donna me prega, per ch'eo voglio dire
d'un accidente che sovente è fero
ed è sì altero ch'è chiamato amore:
sì chi lo nega possa 'l ver sentire!
Ed a presente conoscente chero,
perch'io no spero ch'om di basso core
a tal ragione porti canoscenza:
ché senza natural dimostramento
non ho talento di voler provare
là dove posa, e chi lo fa creare,
e qual sia sua vertute e sua potenza,
l'essenza poi e ciascun suo movimento,
e 'l piacimento che 'l fa dire amare,
e s'omo per vederlo po' mostrare.
In quella parte dove sta memora
prende suo stato, sì formato, come
diaffan da lume, d'una scuritate
la qual da Marte vène, e fa demora;
elli è creato (ed ha, sensato, nome),
d'alma costume e di cor volontate.
Vèn da veduta forma che s'intende,
che prende nel possibile intelletto,
come in subietto, loco e dimoranza.
In quella parte mai non ha possanza
perché da qualitate non descende:
resplende in sé perpetual effetto;
non ha diletto ma consideranza;
sì che non pote largir simiglianza.
Non è vertute, ma da quella vène
ch'è perfezione (ché si pone tale),
non razionale, ma che sente, dico;
for di salute giudicar mantene,
ché la 'ntenzione per ragione vale:
discerne male in cui è vizio amico.
Di sua potenza segue spesso morte,
se forte la vertù fosse impedita
la quale aita la contraria via:
non perché oppost'a naturale sia;
ma quanto che da buon perfetto tort'è
per sorte, non po' dire om ch'aggia vita,
ché stabilita non ha segnoria.
A simil po' valer quand'om l'oblia.
L'essere è quando lo voler è tanto
ch'oltra misura di natura torna,
poi non s'adorna di riposo mai.
Move, cangiando color, riso in pianto,
e la figura con paura storna;
poco soggiorna; ancor di lui vedrai
che 'n gente di valor lo più si trova.
La nova qualità move sospiri,
e vol ch'om miri 'n non formato loco,
destandos'ira la qual manda foco
(imaginar nol pote om che nol prova),
né mova già però ch'a lui si tiri,
e non si giri, per trovarvi gioco,
né certamente gran saver né poco.
De simil tragge complessione sguardo
che fa parere lo piacere certo:
non po' coverto star, quand'è sì giunto.
Non già selvagge le bieltà son dardo,
ché tal volere per temere è sperto:
consiegue merto spirito ch'è punto.
E non si po' conoscer per lo viso:
compriso, bianco in tale obietto cade;
e, chi ben aude, forma non si vede:
dunqu'elli meno, che da lei procede.
For di colore, d'essere diviso,
assiso 'n mezzo scuro, luce rade.
For d'ogne fraude dico, degno in fede,
che solo di costui nasce mercede.
Tu puoi sicuramente gir, canzone,
là 've ti piace, ch'io t'ho sì adornata
ch'assai laudata sarà tua ragione
da le persone c'hanno intendimento:
di star con l'altre tu non hai talento.
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