#dire falsità
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“Sappiamo che stanno mentendo, sanno che stanno mentendo, sanno che sappiamo che stanno mentendo, sappiamo che sanno che sappiamo che stanno mentendo, ma stanno ancora mentendo.” – Aleksandr Solzhenitsyn
#menzogne#falsità#bugie#mentire#bugiardi#dire falsità#bugia#bugiardo#inganno#frase del giorno oggi#aforisma del giorno#pensiero del giorno blog#bugiardo patologico#bugie di stato
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se non mi rispetti, mi perdi. Ok agli errori, alle mancanze, ad una svista, agli impegni che ti affollano la testa. Ma se mi manchi di rispetto e ti aspetti pure che per me sia "normale", mi perdi. Non c'è molto su cui discutere. Con il mio valore tu non ci giochi, con il mio tempo non ci giochi, con il mio impegno non ci giochi. Punto.
zoe, patetic.
#frammentidicuore#frasi#frasi di vita#riflessioni#frasi profonde#amore#pensieri#vita#cit#rispetto#bugie#errori#posso solo dire#che schifo#rabbia#non ti meriti persone come me#ti meriti di restare legato al guinzaglio#parole#falsità#cattiveria#tempo#ansia#frasi tumblr#frasi e citazioni#frasi belle#frasi motivazionali
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3gennaio
L'acufene bugiardo
Le falsità vengono nel mondo con un rumore così forte che le orecchie che suonano diventano sorde alla realtà.
Tuttavia, vale la pena “dire la verità”.
Di più: è addirittura essenziale.
Le bugie hanno le gambe corte.
Eppure lasciano un’impronta difficile da rimuovere.
Ciò è esemplificato dall’invenzione della “Conferenza di Wannsee 2.0”.
Lo stesso vale per le rivelazioni Nord Stream di Seymour Hersh o le fughe di notizie sul Covid ...
E più recentemente, le tante bugie di guerra.
Una volta messe al mondo, le bugie persistono e sono difficili da sfatare, anche con la confutazione più laboriosa.
Perché se la bugia viene ripetuta abbastanza spesso, diventa verità.
Così i professionisti delle pubbliche relazioni lo hanno imparato dallo stratega della propaganda nazista Joseph Goebbels e lo usano ancora oggi.
La ripetizione della menzogna crea un'eco che risuona per sempre nelle orecchie e nella memoria collettiva.
Per tutti coloro che lottano per la verità, questi tempi sono un estenuante gioco di lepre e riccio.
Se appare una parte di verità, viene costantemente soffocata dal forte segnale acustico della falsità.
Come si può affrontare questo problema?
...
(Supergirl by Twitter X)
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“A proposito del video della Meloni di oggi:
1. Non è vero che Nordio non era stato informato (il ministero era stato ripetutamente sollecitato);
2. Non è vero che l'avvocato che ha fatto l'esposto è legato a Prodi e nemmeno che è di sinistra. Peraltro viene da una lunghissima militanza nel MSI e in AN (come la Meloni) e poi nel partito di Di Pietro;
3. Non è vero nemmeno che Meloni, Nordio, Piantedosi, Mantovano abbiano ricevuto un avviso di garanzia. Hanno ricevuto una comunicazione di iscrizione, che è una cosa diversa;
4. Non è vero che la comunicazione di iscrizione è una rappresaglia delle terribili toghe rosse per la riforma della giustizia. È un atto dovuto in caso di un esposto. Le carte poi vanno al tribunale dei ministri che deciderà se archiviare o no;
5. Non è vero che la scelta di rimettere in libertà Almasri era inevitabile. Bastava appunto che Nordio rispondesse alle ripetute sollecitazioni e attivasse la procedura prevista in questo caso, invece di stare 3 giorni inerte a guardare il soffitto.
6. Non è nemmeno vero che una volta rilasciato convenisse all'Italia caricare Almasri su un volo di stato e riportarlo in Libia perché pericoloso. C'erano tantissime altre opzioni che avrebbero impedito di rimandarlo nell'unico luogo al mondo dove ha l'assoluta garanzia di immunità;
7. Non so nemmeno se sia vero che la Meloni non è ricattabile. Perché tutta questa storia il sospetto che il governo sia sotto ricatto dei ras libici lo fa venire;
8. Una cosa però è vera: Giorgia Meloni è riuscita in un video di appena 2 minuti e 16 secondi a dire tutte queste falsità.
Ci vuole una certa capacità, bisogna riconoscerlo.
Restiamo in attesa che venga prima o poi in Parlamento a spiegare per bene e nel dettaglio cosa hanno combinato”.
Un Matteo Orfini semplicemente perfetto.
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CERAMICA DI SANTO STEFANO DI CAMASTRA
Anche oggi non ti ho detto che ti amo, Preso dagli affanni del giorno, dal leccare la vita per capirne ipocrisie e falsità, ho dimenticato di dirti che ti amo. O meglio, nel silenzio del giorno e nel nulla dei suoi attimi, non ho trovato tra le sue ombre e le parole vuote del mondo, il momento giusto per parlare al tuo cuore, per dirti di quanto ci lega, per confessare quello che ferma il tempo per creare un istante, un minuto delle nostre vere vite. Non volevo sconsacrare le parole che dovevo dirti, non volevo svendere il tesoro che mi doni, liquidare tutto nella banalità del quotidiano, per amarti per contratto, o glorificarti per noia. Non volevo svendere per poco, quello che sarebbe diventato il senso del giorno, nascondere tra consigli per gli acquisti e stragi degli innocenti, l’unico respiro dell’anima mia. Era troppo importante, anche se era naturale, era troppo semplice anche se è un giuramento quotidiano fatto alla tua vita perché sia la mia vita. È troppo banale sprecare quello che vuol dire amarti, è infantile ripeterlo, è assurdo pretenderlo anche se è necessario confermarlo ogni giorno, scriverlo nell’aria che ci divide, sognarlo nelle nostre notti, scambiarcelo nelle nostre carni, così che i nostri corpi siano il forziere, la vigna ed il mare di quello che proviamo, dell’ebrezza che ci scambiamo, delle emozioni su cui navighiamo. Un altro giorno muore senza averti detto che ti amo, Un altro giorno scivolato via senza sapore, diventato un anonimo giorno di pieno inverno, dove non vi sono colori, il sole è malato, il vento impazzisce e il mare diventa nemico. Eppure lo so, lo so bene, che solo quando ti dico che ti amo, il tempo ha un altro sapore, i miei affanni si sciolgono e tu mi rivesti con i sorrisi della primavera. Perché l’amore è un assegno in bianco che qualcuno ti dà e che tu devi spendere il giorno stesso perché domani non avrà più lo stesso valore e nessuno ti potrà garantire che domani ce ne sarà uno eguale. Un assegno gratuito che devi spendere in quel momento scrivendo il valore che tu dai a chi te lo ha dato. Ma se scrivi troppo o troppo poco, sei tu dopo, che dovrai pagare il doppio della cifra che hai scritto. Per questo, non dirti oggi che ti amo, è tenersi in mano quell’assegno incapace di spenderlo, incapace di sognare, incapace di volare, incapace di trasformare il grigiore dei palazzi in un intimo paradiso
Even today I didn't tell you that I love you, Caught up in the worries of the day, in licking life to understand its hypocrisies and falsehoods, I forgot to tell you that I love you. Or rather, in the silence of the day and in the nothingness of its moments, I didn't find among its shadows and the empty words of the world, the right moment to speak to your heart, to tell you how much binds us, to confess what stops time to create an instant, a minute of our true lives. I didn't want to desecrate the words I had to say to you, I didn't want to sell off the treasure you give me, liquidate everything in the banality of everyday life, to love you by contract, or glorify you out of boredom. I didn't want to sell off for a little, what would have become the meaning of the day, hide among shopping tips and massacres of innocents, the only breath of my soul. It was too important, even if it was natural, it was too simple even if it is a daily oath made to your life for it to be my life. It is too banal to waste what it means to love you, it is childish to repeat it, it is absurd to demand it even if it is necessary to confirm it every day, to write it in the air that divides us, to dream it in our nights, to exchange it in our flesh, so that our bodies are the treasure chest, the vineyard and the sea of what we feel, of the intoxication we exchange, of the emotions we sail on. Another day dies without having told you that I love you, Another day slipped away without flavor, become an anonymous day in the middle of winter, where there are no colors, the sun is sick, the wind goes crazy and the sea becomes an enemy. And yet I know, I know well, that only when I tell you that I love you, time has another flavor, my worries melt away and you dress me with the smiles of spring. Because love is a blank check that someone gives you and that you have to spend that same day because tomorrow it will no longer have the same value and no one can guarantee you that tomorrow there will be an equal one. A free check that you have to spend at that moment by writing the value that you give to the one who gave it to you. But if you write too much or too little, it is you later, who will have to pay double the amount you wrote. For this, not telling you today that I love you, is holding that check in your hand incapable of spending it, incapable of dreaming, incapable of flying, incapable of transforming the grayness of the buildings into an intimate paradise
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“Ma tu cancelli le persone dalla tua vita così, senza dare una spiegazione?”
Si.
La risposta è un semplicissimo e freddissimo “Si”.
Perché se le cancello vuol dire che loro, prima, hanno cancellato me.
Con la cattiveria, con la falsità, con l’ipocrisia, con il falso perbenismo, con le lame conficcate tra le scapole della fiducia.
Perché ho un carattere strano, è vero, ma non riserva sorprese: se amo, lo dimostro, se disprezzo anche.
Può piacere o meno, ma è pulito.
Con me non ci si sporca.
Non tradisco. Non lo so fare, non voglio imparare a farlo.
E non perché sono santa tra i peccatori.
Non tradisco perché mi rispetto: dopo aver tradito qualcuno, che sia un amore o un amico o una semplice conoscenza, smetti di essere un essere umano e il solo pensiero mi fa venire la nausea.
Non perdono chi mi tradisce.
Non lo odio.
Ma lo sposto nell’oblìo della mia vita: non esiste, non fa male, diventa suppellettile inutile destinato alla discarica del passato.
Per e con le persone che amo io combatto, mi arrabbio, cerco confronti, assillo, annullo l’orgoglio, stringo la presa...a volte anche troppo...rispetto, ma non mollo.
Non ho mai imposto la mia presenza, ma ho preteso coerenza da chi voleva condividere il mio viaggio.
Io cancello senza spiegazioni, è vero: lo faccio nella vita quando l’indifferenza lascia spazio al disgusto.
E lo faccio sui social che per me sono solo un mezzo e non l’essenziale.
La critica se è costruttiva diventa acqua tra le dune arse della superficialità.
La critica diventa fumo tra le parole vuote di chi non guarda mai in faccia nessuno, nemmeno se stesso.
Ho imparato che il tempo è più caro dei diamanti, ed anche il silenzio ha un potere che prima non conoscevo: mi concedo il lusso di viverli, non di buttarli via con chi attribuisce un prezzo a tutto, ma non da valore a niente.
Sono considerazioni di un giorno di pioggia, quando tutto sembra surreale e ti accorgi di essere ormai dipendente solo dall’essenziale...
...come il cuore, come il mare.
Natascja Di Berardino
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Ho affrontato situazioni più grandi di me, che ancora oggi fatico a realizzare ed accettare. Sono stata una bambina a cui è stato detto quanto piano piano sarei dovuta diventare grande prima del previsto. Ho affrontato perdite da adulta, ma lo strazio più grande è che la me bambina avesse già previsto tutto, perché sapeva come sarebbe andata la sua vita. Eppure non aveva nessuna sfera magica per vedere il futuro, ma intuiva già le perdite, le battaglie e le sfide che avrebbe dovuto affrontare. Sono stata messa faccia a faccia con un mostro che ogni giorno tirava a se, sempre di più, la persona più importante della mia vita, e l’ho visto ridermi in faccia, consapevole che non potessi fare nulla per fermarlo. Ho perso persone e fiducia in quelle stesse che ritenevo fondamentali nel mio cammino. Ho compreso il vero significato di parole come falsità, disonore e mancanza di rispetto. Ho dovuto indossare panni troppo larghi per la mia età, ma li portavo come se mi stessero già stretti, tanto da levarmi il respiro. Ho dimostrato una forza che non pensavo di avere, ho sorriso quando credevo di non poterne più, mi sono rimboccata le maniche e ho imparato da sola ciò che i miei coetanei, a quell’età, ancora non potevano comprendere. Faccio ancora oggi i conti con le mie emozioni, quelle brutte, perché le altre mi sento spesso priva. Emozioni che mi hanno divorata, uccisa dentro, e fatta sprofondare in un limbo dal quale non vedevo via d’uscita. Eppure non mi sento di poter insegnare qualcosa agli altri, perché vorrei che le cose da insegnare fossero altre, quelle belle. Non vorrei insegnare il lato viscido e crudele della vita, ma quello sereno, senza odio, rancore o rimpianto. Vorrei poter dire che tutto è semplice, facile e passeggero, che non esistono ostacoli o perdite, e che si diventa grandi solo quando è il momento giusto per esserlo. Vorrei soltanto poter insegnare tutto ciò che la vita non ha insegnato alla me bambina
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A Malwida von Meysenbug
Torino, 20 ott. 1888
Amica venerata, mi perdoni se prendo la parola un’altra volta: potrebbe essere l’ultima. Ho reciso via via quasi tutti i miei rapporti con gli uomini, disgustato dal fatto che mi si prende sempre per qualcosa di diverso da quello che sono. Ora “Ora tocca a Lei. Le invio da anni i miei scritti, col risultato che Lei candidamente mi dichiara: «Aborro ogni parola». E ne avrebbe anche qualche diritto. Lei è infatti una «idealista» – e io tratto l’idealismo come una falsità diventata istinto, come un non voler vedere la realtà a qualsiasi costo: ogni frase dei miei scritti contiene il disprezzo dell’idealismo. Finora non c’è stata sciagura peggiore per l’umanità di questa disonestà intellettuale; si è svilita ogni realtà concreta per inventarsi di sana pianta un «mondo ideale»... Non comprende niente del mio compito? Di che cosa voglia dire «Trasvalutazione di tutti i valori»? Del perché Zarathustra consideri i virtuosi il genere più nefasto tra gli uomini? Del perché egli debba essere il distruttore della morale? – Si è dimenticata che egli dice «spezzate, spezzate ve ne prego, i buoni e i giusti»? – Dal mio concetto di «superuomo» Lei si è ricavata – cosa che non Le perdonerò mai – «una sovrumana impostura», qualcosa che stava in compagnia di sibille e profeti: mentre qualsiasi lettore serio dei miei scritti deve sapere che un tipo d’uomo che non provoca il mio disgusto è proprio il tipo opposto agli idoli ideali di prima, e somiglia cento volte di più a un Cesare Borgia che a un Cristo. E quando Lei addirittura osa pronunciare in mia presenza il venerando nome di Michelangelo insieme a quello di una creatura profondamente disonesta e falsa come Wagner, io risparmio a Lei e a me la parola per definire il sentimento che provo. – In tutta la Sua vita Lei si è ingannata quasi su tutti: non poche disgrazie, anche nella mia esistenza, sono da ricondursi al fatto che Le si elargisce fiducia, mentre il Suo giudizio non ne è assolutamente degno. E da ultimo arriva a confondere Wagner con Nietzsche! – E mentre scrivo questo provo vergogna per aver posto il mio nome accanto al suo. – Dunque Lei non ha capito nulla della nausea che provavo, insieme a tutte le nature probe, allorché 10 anni fa voltai le spalle a Wagner, quando con la comparsa dei «Bayreuther Blätter» l’impostura divenne palese? Le è sconosciuta la profonda amarezza con cui, insieme a tutti i musicisti onesti, vedo dilagare sempre più questa peste della musica wagneriana e questa corruzione dei musicisti che essa comporta? Non si è proprio accorta che da dieci anni sono una sorta di consigliere per la coscienza dei musicisti tedeschi e che, dovunque fosse possibile, ho cercato di fare nuovamente attecchire la rettitudine artistica. Il gusto aristocratico, il più profondo odio per la disgustosa sessualità della musica wagneriana? Che l’ultimo musicista classico, il mio amico Köselitz, proviene dalla mia filosofia e dalla mia educazione? – Lei non ha mai capito una sola delle mie parole, uno solo dei miei passi: non c’è niente da fare; su questo occorre fare chiarezza tra noi – anche in questo senso il Caso Wagner è per me un caso fortunato – –
Friedrich Nietzsche
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Il rispetto è molto di più di una parola, il rispetto non si pronuncia si dimostra. Il rispetto è sincerità, coerenza e lealtà. È il saper guardare gli altri come guarderesti te stesso, esattamente allo stesso identico modo. Se hai sofferto e sai cosa vuol dire, non far soffrire. Se sei stato deluso, non deludere. Se sei stato ferito, non ferire! Non usare le persone, non entrare nei loro cuori solo per vincere battaglie con te stesso, quella che hai di fronte è una persona come te, nulla ti ha fatto e magari dietro di essa ci sono dolori più grandi dei tuoi. Se le persone capissero questo ci sarebbe più amore tra loro, ma l'egoismo, la falsità, le parole usate con leggerezza, i gesti non sentiti sono ormai uso, manovra e tattica di molti... ♠️🔥

Silvia Nelli
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L’APERTURA DEL ♥️
È vero il cuore è una porta, o meglio,
L’unico vero portale di cui hai la chiave.
È un infinito disegnato nel tuo petto
Si chiude perché ha avuto paura
Perché ha attraversato esperienze
Che lo volevano rendere inerte e freddo
Si è chiuso perché ha protetto
L’essenza di quel bambino
Ma si è anche chiuso perché sulla Terra
Per sopravvivere
Abbiamo tutti dovuto dire di NO a noi stessi
E di SI alla famiglia che ci ha donato la vita.
Il Cuore allora può riaprirsi se:
AMI senza giudicarti
AMI ciò che ti rende giudicabile
AMI quando fai errori
AMI quando cadi
AMI quando il tuo bambino interiore fa i capricci
AMI quando le persone sbagliano
AMI quando reagisci
AMI quando sei separato
AMI ciò che fai fatica ad amare
AMI ciò che giudichi
È facile amare la luce…. Tanto che tendiamo a proiettar là spesso anche dove non c’è, amando le apparenze e le falsità.
Ama quando non ne puoi più
Quando non riesci
Quando ti distruggi di giudizi
Ama il tuo corpo che non ti piace
E sai… tutto ciò che ami si trasforma….
Questo è il potere del cuore
È l’ ingrediente segreto
Per trasformare in bellezza
Ogni gesto, parola, sguardo….
Anche quando è brutto
Fermati, respira… datti il tempo
Per ritornare all’amore che porti nel cuore.
Aprire il cuore è un processo
Che ti chiede di risentire anche il dolore
Che ti modella e trasforma
Nella tua versione migliore ♥️
#buongiorno
OLLiN
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“Ma tu cancelli le persone dalla tua vita così, senza dare una spiegazione?”
Si.
La risposta è un semplicissimo e freddissimo “Si”.
Perché se le cancello vuol dire che loro, prima, hanno cancellato me.
Con la cattiveria, con la falsità, con l’ipocrisia, con il falso perbenismo, con le lame conficcate tra le scapole della fiducia.
Perché ho un carattere strano, è vero, ma non riserva sorprese: se amo, lo dimostro, se disprezzo anche.
Può piacere o meno, ma è pulito.
Con me non ci si sporca.
Non tradisco. Non lo so fare, non voglio imparare a farlo.
E non perché sono santa tra i peccatori.
Non tradisco perché mi rispetto: dopo aver tradito qualcuno, che sia un amore o un amico o una semplice conoscenza, smetti di essere un essere umano e il solo pensiero mi fa venire la nausea.
Non perdono chi mi tradisce.
Non lo odio.
Ma lo sposto nell’oblìo della mia vita: non esiste, non fa male, diventa suppellettile inutile destinato alla discarica del passato.
Per e con le persone che amo io combatto, mi arrabbio, cerco confronti, assillo, annullo l’orgoglio, stringo la presa...a volte anche troppo...rispetto, ma non mollo.
Non ho mai imposto la mia presenza, ma ho preteso coerenza da chi voleva condividere il mio viaggio.
Io cancello senza spiegazioni, è vero: lo faccio nella vita quando l’indifferenza lascia spazio al disgusto.
E lo faccio sui social che per me sono solo un mezzo e non l’essenziale.
La critica se è costruttiva diventa acqua tra le dune arse della superficialità.
La critica diventa fumo tra le parole vuote di chi non guarda mai in faccia nessuno, nemmeno se stesso.
Ho imparato che il tempo è più caro dei diamanti, ed anche il silenzio ha un potere che prima non conoscevo: mi concedo il lusso di viverli, non di buttarli via con chi attribuisce un prezzo a tutto, ma non da valore a niente.
Sono considerazioni di un giorno di pioggia, quando tutto sembra surreale e ti accorgi di essere ormai dipendente solo dall’essenziale...
...come il cuore, come il mare.

Natascja Di Berardino
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Selvaggia Lucarelli
@stanzaselvaggia
Nel 2018 era uscita una mia inchiesta in due puntate sul Fatto in cui sostenevo che Doppia Difesa, la fondazione in difesa delle donne della senatrice leghista Giulia Bongiorno e della conduttrice Michelle Hunziker, fosse più spot che reale aiuto alla donne.
Perché lo sostenevo?
Nessuno mi rispondeva negli uffici della fondazione, non rispondevano alle mail, le pagine social di Doppia difesa erano piene di commenti di protesta, c’era pochissimo personale e dopo mie verifiche ho scoperto che a rispondere alle donne (quando rispondevano) c’era una segretaria che si alternava ad un’altra e talvolta addirittura la madre di Michelle Hunziker. Una ragazza mi raccontò addirittura di essere andata a citofonare nella sede per un’urgenza e le fu risposto: mandi una mail.
Bongiorno e Hunziker tuonarono da tv, social e giornali che avevo scritto solo falsità e che mi avrebbero querelata portando la testimonianza delle migliaia di donne che avevano aiutato.
Le indagini hanno invece appurato che tutto quello che avevo scritto era vero, sono stati addirittura controllati i tabulati telefonici della linea intestata a Doppia difesa per vedere se avessi provato a telefonare dal mio numero. Era vero anche quello.
“Appare difficile ritenere che, a fronte di migliaia di richieste di assistenza, la Fondazione potesse dare tempestiva risposta a tutte potendo contare su una sola segretaria a tempo pieno e su un’altra a tempo parziale”, ha scritto il giudice nel decreto di archiviazione. Dunque, “Tutte le circostanze di fatto riportate nell’articolo dalla Lucarelli hanno trovato riscontro”. E infine, “la Fondazione appariva scarsamente operativa rispetto alla quantità di richieste e alla tempestività di risposte che le stesse avrebbero richiesto”.
Dunque possiamo dire che dal 2007 al 2018 Doppia difesa è stata più spot per che aiuto alle donne. E che Hunziker e Bongiorno mi abbiano accusata ingiustamente di aver scritto il falso, costringendo me e il Fatto a difenderci nei sei anni che hanno preceduto l’archiviazione.
E questo è molto triste.
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Cara me e cari voi,
Questo è il mio primo post in assoluto e fin da ora mi scuso con tutti perchè andrò a briglia completamente sciolta! Ho pensato che sarebbe stato bello per me e utile scrivere qualche riga ogni volta che ne sento il bisogno, magari trovando chi mi risponde senza appesantire le persone che fanno parte della mia vita.
Mi capita di voler condividere qualche pensiero, qualche sentimento, frustrazione, commento piccato o eccitazione per qualcosa che leggo o faccio per poi finire per cancellare ciò che stavo scrivendo o non dire quello a cui stavo pensando per non pesare sugli altri. Perchè penso e penso sempre troppo e troppe cose, tra tutto ho sempre paura di dire o fare qualcosa che venga frainteso e che ferisca qualcuno, vi confesso che è una cosa che mi capita spesso specialmente ultimamente.
Mi farò troppe paranoie, troppe menate (si può usare il torpiloquio su questo sito? 🤣) ma è qualcosa che non riesco in nessun modo ad evitare e piuttosto che esplodere con le persone che amo scriverò qualcosa qui.
Parlando un po' di me: mi chiamano Luna, ho 35 anni, per ora lavoro in un bar (ma non è il lavoro dei miei sogni) e vivo nel nord Italia in un paesino di campagna.
Amo molto leggere libri, i videogames, dungeons and dragons (ma non ho nessuno con cui giocare) l'arte e per quanto io sia negata disegnare.
Se volete scoprire quali generi preferisco di entrambi, commentate qui e dissiperò le vostre curiosità 😆
Ho troppi troppi hobbies manuali come creare con resina, gesso, gomma siliconica, pasticciare con programmi di grafica come gimp photoshop procreate, amo l'uncinetto e ovviamente creare qualcosa di concreto (tazze, tshirt, segnalibri ecc...). Mi piace vedere un mio progetto che piano piano si realizza, mi da un senso di completezza e appagamento... se poi è anche apprezzato mi sento come una bimba la mattina di Natale!
Che altro dire... non sempre sono una persona estroversa, sempre per questa mia sorta di ansia sociale, ma sono una persona molto calorosa e senza mezze misure. Mi scaldo ed emoziono moltissimo per le cose che amo davvero!
Anche per questo non ho molti amici e come molti di loro mi dicono ogni tanto... io vado conosciuta e capita. Ed essendo loro tutti lontani per vari motivi ci sono delle volte in cui mi sento molto sola e ne sono completamente sopraffatta.
Infine tra le cose che non amo particolarmente ci sono le bugie (la fiducia per me sta alla base di qualunque cosa e preferisco la cruda verità sempre), la falsità e gli insetti 😅
Nella speranza di essere costante e di conoscere persone con le mie stesse passioni, vi abbraccio
Luna.

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"Personalmente... vi consiglierei , quando incontrate qualcuno, di ascoltarlo molto attentamente, in modo da capire se è una persona velenosa o una persona nutriente.
Se è una persona velenosa, ci si sente scocciati, esauriti, irritati; se è una persona nutriente, ci si sente crescere, verrebbe voglia di ballare e di abbracciarla.
Qualsiasi frase, allora, qualsiasi cosa uno dica o faccia può essere velenosa o nutriente.
Tutto quel che ricava appoggio dal sé è nutriente. Tutto quel che è manipolato, artificiale, intenzionale, nella maggior parte dei casi è velenoso.
È falsità, ipocrisia, è una bugia.
(...)
È chiaro che spesso ci si trova di fronte a un misto, ma qualche volta capita anche gente veramente velenosa, velenosa al cento per cento.
Se sei un tipo velenoso, questo vuol dire che dentro di te hai un djbbuk, un demone, una persona che ti avvelena, e che tu hai ingoiato tutta intera.
(...)
Se siete in compagnia o in un gruppo, e poi vi sentite completamente esausti e svuotati, potete star sicuri che vi sono arrivate frasi velenose in quantità.
Se invece vi sentite rinfrescati e svegli, vuol dire che vi è arrivato molto nutrimento.
E spessissimo il veleno è ricoperto di zucchero, tuffato nella saccarina."
Fritz Perls: la terapia gestaltica parola per parola, Roma, 1980, pp. 148-149
Dalla pagina " ProfonditàMente "
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“Ma tu cancelli le persone dalla tua vita così, senza dare una spiegazione?”
Si.
La risposta è un semplicissimo e freddissimo “Si”.
Perché se le cancello vuol dire che loro, prima, hanno cancellato me.
Con la cattiveria, con la falsità, con l’ipocrisia, con il falso perbenismo, con le lame conficcate tra le scapole della fiducia.
Perché ho un carattere strano, è vero, ma non riserva sorprese: se amo, lo dimostro, se disprezzo anche.
Può piacere o meno, ma è pulito.
Con me non ci si sporca.
Non tradisco. Non lo so fare, non voglio imparare a farlo.
E non perché sono santa tra i peccatori.
Non tradisco perché mi rispetto: dopo aver tradito qualcuno, che sia un amore o un amico o una semplice conoscenza, smetti di essere un essere umano e il solo pensiero mi fa venire la nausea.
Non perdono chi mi tradisce.
Non lo odio.
Ma lo sposto nell’oblìo della mia vita: non esiste, non fa male, diventa suppellettile inutile destinato alla discarica del passato.
Per e con le persone che amo io combatto, mi arrabbio, cerco confronti, assillo, annullo l’orgoglio, stringo la presa...a volte anche troppo...rispetto, ma non mollo.
Non ho mai imposto la mia presenza, ma ho preteso coerenza da chi voleva condividere il mio viaggio.
Io cancello senza spiegazioni, è vero: lo faccio nella vita quando l’indifferenza lascia spazio al disgusto.
E lo faccio sui social che per me sono solo un mezzo e non l’essenziale.
La critica se è costruttiva diventa acqua tra le dune arse della superficialità.
La critica diventa fumo tra le parole vuote di chi non guarda mai in faccia nessuno, nemmeno se stesso.
Ho imparato che il tempo è più caro dei diamanti, ed anche il silenzio ha un potere che prima non conoscevo: mi concedo il lusso di viverli, non di buttarli via con chi attribuisce un prezzo a tutto, ma non da valore a niente.
Sono considerazioni di un giorno di pioggia, quando tutto sembra surreale e ti accorgi di essere ormai dipendente solo dall’essenziale...
...come il cuore, come il mare.
Natascja Di Berardino
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È ora di smetterla con gli intoccabili.
Sono stanco di questo mondo fatto sempre di troppi pesi e troppe misure, di intoccabili, di eccezioni che non confermano la regola, ma cercano di demolirla. Sono stanco di questo mondo in cui si sfugge dall’onestà intellettuale, dalle riflessioni sofferte ma necessarie, dalla trasparenza. Un mondo in cui non ci si mette a nudo, ma si “scrolla” Tik Tok al posto d’indagare se stessi. E dire che una cosa non escluderebbe l’altra. Un problema enorme del nostro tempo, certamente uno dei più grandi in assoluto, è quello della personalizzazione del crimine. Ovvero: non è importante la cattiva azione in sé, quanto chi la compie. Ed è così che, a seconda di chi è il colpevole, tutto può essere affievolito o aggravato. Eppure, di fatto, la violenza è violenza. Giusto? Si è parlato, in questi giorni, di una giornalista che ha denunciato Rocco Siffredi, reo di averla molestata nell’ambito di un’intervista sulla serie tv Netflix a lui dedicata. Esistono i tribunali, i processi, i giudici, quindi in questa sede non parlerò del caso specifico. Mi limito però a dire che non è la prima volta che assistiamo a dinamiche simili. Sempre lo stesso personaggio, diversi anni fa (credo nel 2006, non sono riuscito a comprenderlo con certezza) si è reso protagonista di un episodio altamente discutibile (quantomeno) in una trasmissione televisiva francese. Vedere oggi il video di quello che è accaduto in quel frangente è agghiacciante, perché per la mia sensibilità descrive senza timore di smentita una violenza in piena regola (peraltro tra le risate generali dei conduttori e di parte del pubblico). Eppure, in seguito non è accaduto nulla. Nemmeno quella volta. Qualche articolo di giornale, qualche polemica, e tutti felici e contenti. Come si può accettare tutto questo? “Era un programma goliardico”, dice qualcuno, “e certi siparietti avvenivano in tutte le puntate”. È una giustificazione? Secondo me no. Ma siamo qui, nel 2024, e su uno dei maggiori servizi streaming del mondo (Netflix, appunto) ci ritroviamo una serie tv dedicata a quest’uomo. Per quanto mi riguarda, sapete, si è rotto qualcosa. C’è chi la chiama “dissonanza cognitiva”, e non penso che siamo molto lontani dalla verità. Ho usato il nome di quel personaggio solo per esemplificare un concetto, che però purtroppo troppo spesso vediamo concretizzarsi. Mi chiedo in questi casi dove sia il (vero) femminismo, ammesso che esista. Dove sia la lucidità mentale che ci consenta di guardare la realtà con obiettività, e senza cercare scuse o giustificazioni che non esistono. È possibile fare le persone serie, per una volta? A quanto pare no. L’ipocrisia, la falsità, la superficialità devono vincere sempre. È per questo che viviamo nel fango, che tutto è crollato, e che mancano le basi solide, per un futuro degno di questo nome. Siamo sempre, tutti, troppo distratti da quel che ci vuol essere imposto. Dalle frasi fatte, dagli slogan, dai tentativi di lavarsi la coscienza. E facciamo tante brutte figure, agli occhi di Dio.
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