#sottile differenza
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maledettadaunangelo · 2 months ago
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La sottile differenza tra conoscerti e amarti.
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seduction-fatale78 · 2 months ago
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Quella sottile differenza tra possesso e appartenenza....
La seconda è reciproca.
dal web
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princessofmistake · 3 months ago
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Quando qualcuno ti ama davvero la sua più grande paura non è perderti ma ferirti. Ma quando qualcuno ama solo il modo in cui lo fai sentire, la sua più grande paura è perdere l'accesso a te. La differenza tra l’amore autentico e quello egocentrico (o funzionale) è spesso sottile nei gesti, ma abissale nelle intenzioni. Uno è amore. L’altro è dipendenza emotiva travestita.
Secondo il sociologo Zygmunt Bauman, nella sua celebre opera Amore liquido (2003), l’amore nella società contemporanea è spesso ridotto a un consumo emotivo:
“Le relazioni oggi sono diventate oggetti di consumo, pronte a essere usate finché servono, e scartate quando smettono di dare piacere.”
In questo senso, chi “ama” solo per come lo fai sentire, non ama te come persona, ma l’effetto che hai su di lui. Tu sei un mezzo, non un fine. Concetto spiegato benissimo ed esaustivamente anche da Umberto Galimberti ne "Le cose dell'amore", proprio nel incipit.
"L’amore non è un bisogno, ma un accadere. Non si ama perché si ha bisogno, si ama e basta. Se invece si ha bisogno dell’altro per colmare una mancanza, allora non si ama l’altro, si ama ciò che l’altro colma in noi."
Inoltre, Galimberti sottolinea un punto cruciale:
“Nel vero amore non c’è l’ansia del controllo, ma il rischio dell’incontro.”
Chi ama autenticamente teme di ferire perché ha abbandonato il controllo — ama per il bene dell’altro, non per sé. Mentre chi ama per bisogno, teme la perdita del potere che l’altro esercita sulla sua autostima.
Lo psicologo Erich Fromm, ne L’arte di amare (1956), distingue tra “amore immaturo” — che dice: "Ti amo perché ho bisogno di te” — e “amore maturo”:
“Ho bisogno di te perché ti amo.”
L’amore maturo si fonda sull’empatia, sulla cura e sulla responsabilità verso l’altro. In questo tipo di amore, la paura più grande non è la perdita, ma il rischio di ferire la persona amata. Perché ferirla è, in un certo senso, ferire sé stessi.
Secondo la teoria dell’attaccamento di John Bowlby e Mary Ainsworth, chi sviluppa un attaccamento sicuro in infanzia tende ad avere relazioni adulte basate su fiducia, rispetto e cura. Chi invece ha un attaccamento insicuro o evitante, può cercare l’altro come fonte di conforto o validazione, senza però riuscire a considerarlo nei suoi bisogni profondi. Quindi, chi ama per ciò che riceve tende a essere più attento alla funzione dell’altro (quanto mi fa sentire amato, importante, visto), che non alla sua persona.
Non c’è niente di più distante dall’amore di chi cerca solo sé stesso nell’altro.
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fiori-interiori · 1 month ago
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Ci stringevamo senza sapere se era amore o sopravvivenza, ma la differenza era sottile, quasi invisibile.
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francesca-70 · 2 days ago
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Anche chi “c’è sempre”, vorrebbe ogni tanto essere cercato, desiderato, coccolato. Anche chi c’è sempre (senza volere nulla in cambio), sogna un messaggio inaspettato (con qualche parola tenera), un’attenzione di coccole, un regalo o un pensiero che racchiudano un: “per me sei importante”. Anche chi c’è sempre, e vuole bene a prescindere, anela di essere pensato, che si senta la sua mancanza, che il fatto che ci sia o non ci sia faccia la differenza nella vita dell’altra persona. Chi c’è sempre non è un cretino. Chi c’è sempre, nonostante l’amore, ha bisogno di un motivo per restare… Un motivo per “esserci sempre”. “Sempre” non è garanzia, è filo fragile e sottile retto da corrispondenze. Non esiste amore cieco capace di garantirlo ad oltranza. È che ogni tanto ce ne dimentichiamo, così come ci dimentichiamo di chi c’è sempre e ce ne ricordiamo solo quando… non c’è più.
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Letizia Cherubino
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kon-igi · 3 months ago
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LA VENDETTA DELL'INFERNO RIBOLLE NEL MIO CUORE
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(in foto, gestione criptica della rabbia evidenziata con freccia rossa)
Sono nato e cresciuto in una famiglia pacifista - quando questo termine aveva un significato vero e specifico - ma temo che questo abbia influito in modo parossistico e antitetico sul mio carattere, al punto che durante l'adolescenza il mio modo di concepire la pace era aggiungervi l'aggettivo 'eterna' e poi resettare qualsiasi attività organica a base carbonio nelle vicinanze.
A differenza di quanto si va blaterando in giro, i videogiochi mi hanno aiutato parecchio a incanalare la mia rabbia e i giochi di ruolo a sublimarla ma di base io sono uno che continua A INCAZZARSI per un nonulla e nonostante io cerchi di mediare, comprendere, ascoltare e detendere, dentro di me allevo ulcere gastriche e nuove blasfemie.
No, devo NECESSARIAMENTE sublimare e non sfogare perché la sublimazione non è punita dall'articolo 422 e 424 del codice penale ma nonostante questo un giorno verranno i carabinieri a casa mia perché qualcuno mi avrà sentito urlare E ADESSO RIMANI PER SEMPRE A MORIRE SUL PAVIMENTO CALPESTATA E UMILIATA DA TUTTI! e, sfondata la porta, mi troveranno a inveire contro la saponetta che m'è scivolata di mano.
Io vorrei andare in terapia solo per chiedere allo psicanalista 'Ma io mi devo incazzare un pochetto ogni tanto? Cioè, incazzarmi in maniera evidente e catartica... E ogni quanto? Devo schedulare lo sfogo dell'incazzatura indipendentemente dalla rabbia accumulata oppure devo dare un punteggio a ogni motivo di sclero e poi raggiunto un tot posso spaccare tutto? Azione e reazione devono essere simmetriche, contigue e complementari oppure posso o devo attendere di trasferire l'agente incazzante su un altro soggetto/oggetto, magari inanimato e lontano nello spazio-tempo? Quando bestemmio, l'azione deve essere fine a sé oppure devo cercare un riscontro delle mie parole mirate alla divinità in un'increspatura dell'equilibrio naturale delle cose? Devo provare soddisfazione? Senso di pace nuovamente riacquisita? Sottile senso di colpa? Come mi devo sentire dopo aver espresso ad alta voce e con posture dinamiche il mio disappunto cosmico contro qualcosa o qualcuno?'
Lo chiedo per un amico, quello che mi sta fissando dalla finestra... ah, no... è uno specchio.
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be-appy-71 · 7 months ago
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Esiste una sottile differenza, tra il mi piaci e il ti voglio, il mi piaci è un concetto estetico, il ti voglio si trasmette attraverso la pelle con brividi passionali... ♠️🔥
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abr · 7 months ago
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La vicenda di Marco, il ragazzo morto di freddo a Treviso perché sfrattato da un attivista dei centri sociali per il diritto alla casa, potrebbe essere lo spunto per approfondire l'antropologia dei "buoni". Sarebbe molto istruttivo.
via https://x.com/boni_castellane/status/1865306181683581028
Ci sono diversi studi ed esperimenti già disponibili in letteratura al proposito. Uno lo citavo recentemente:
Si ricava la sottile ma distintiva differenza tra fanatici: quelli proni predisposti al Benecomunismo, rispetto ai loro parenti più stretti, collocati all'altra estremità dell'asse dei salami, i nazimao nazional-socc'mel:
ai secondi si applica LA BANALITA' DEL MALE di Arendt-iana memoria: eseguo, ubbidisco agli ordini, sospendo il giudizio per fare il mio dovere che mi han detto, tanto prima o poi si torna a casa che ci ho le cipolline da metter sottaceto;
i primi invece ci mettono del loro: si mentono auto-suggestionandosi e diventando attivi propulsivi, convinti che quel che fanno, pur atroce e dis-umano, sia davvero a fin di Bene Collettivo (va con le maiuscole tanto è un ossimoro). L'Ideal prevale sui fatti, sulle sofferenze. Vedi il Che, vedi palestofanti, vedi le spruzza vernice sulle opere d'arte; si convincono che il fine RIMUOVA i mezzi e diventano fanatici fino al kamikaze. Almeno fin che c'è qualcuno che li insufla.
E' quel che Tarantino racconta nei film sui nazi o sui razzisti, mentendo senza saperlo: in realtà sta descrivendo quel che conosce, la SUA parte Woke che al suo inconscio fa giustamente schifo.
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susieporta · 13 days ago
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𝐅𝐀𝐂𝐂𝐈𝐎 𝐅𝐈𝐍𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐍𝐈𝐄𝐍𝐓𝐄, 𝐌𝐀…
(Seconda parte)
Ti è mai capitato di trovarti accanto a qualcuno che parla ininterrottamente, non parla a te, forse parla solo a se stesso/a…
Non ti sta coinvolgendo davvero, non ti guarda, non ti sente.
Parla solo di sé. Di continuo.
Tu sorridi, annuisci, resti lì…
All’inizio ascolti poi piano, piano, dopo ore di questo martirio non ce la fai più.
A me è successo, e mi ha lasciato addosso un senso di profondo malessere, un conflitto interno in cui da un lato avrei voluto dire gentilmente “basta!”, dall’altro temevo di essere scortese e allora annuivo e facevo finta che fosse tutto ok…
Quando fai finta che vada tutto bene,
quando non ti permetti di dire che quella relazione è unilaterale e faticosa,
inizi — senza accorgertene — ad abbandonare te stesso.
Inizia a dissociarti e anche se sembra un comportamento innocuo, che ha fondamenta nella “buona educazione” in realtà è profondamente nocivo e tossico per te stesso/a.
Come capisci che ti stai dissociando?
1. Senti un malessere vago ma persistente, che non sai spiegare.
2. Ti si chiude il respiro, oppure senti tensione al petto o alla gola, o al diaframma o alla pancia.
3. Ti allontani da ciò che senti veramente, come se fossi “fuori scena”.
4. Non riesci più a percepire cosa vuoi dire o cosa provi.
5. Dopo l’incontro, ti senti stanco, svuotato, a volte anche arrabbiato con te stessa.
È molto facile perdersi nel sottile confine tra il cercare di capire se sei tu a dover essere più tolleranti ad ascoltare con pazienza o se forse invece ti stai invischiando in una relazione amicale o di altra natura, poco sana o peggio tossica.
Qui è un breve elenco per capire la differenza.
Cosa distingue una relazione nutritiva da una egoriferita?
1. Nella prima c’è ascolto reciproco, nella seconda solo esposizione di sé.
2. Nella prima ci si sente visti, nella seconda si è invisibili.
3. Nella prima si costruisce intimità, nella seconda si consuma l’altro.
4. Nella prima il tempo scorre, nella seconda pesa.
5. Nella prima puoi respirare, nella seconda ti senti invaso.
Quando sopporti e non affermi,
quando non metti un confine per paura di sembrare maleducato,
inizi a dissociarti.
Ti allontani dalla tua verità.
Fai spazio all’altro… ma a che prezzo?
Essere gentili non significa accogliere tutto.
Essere spirituali non vuol dire tollerare ogni invasione.
Essere empatici non significa sacrificarsi per non disturbare.
Mettere un confine è un atto sacro.
Dire “questo non mi fa bene” è un ritorno a casa.
È un sì profondo alla tua integrità.
Tu meriti relazioni dove puoi respirare.
Dove non devi svanire per essere accettato!
Ma qual è il problema di queste persone? Perché si comportano così? Lo approfondiremo nel prossimo post se vuoi condividi con me la tua esperienza in merito: come sei uscito da queste situazioni fastidiose pesanti e imbarazzanti? Oppure ti sei accorto che forse anche tu, qualche volta ti sei comportato così? Qualcuno te lo ha mai fatto notare?
𝓒𝓵𝓪𝓾𝓭𝓲𝓪 𝓒𝓻𝓲𝓼𝓹𝓸𝓵𝓽𝓲
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ggpost · 1 year ago
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Dopo un po’ impari la sottile differenza tra tenere una mano e incatenare un’anima..
E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza..
E inizi a imparare che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse..
E incominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta e con gli occhi aperti con la grazia di un adulto non con il dolore di un bambino..
Ed impari a costruire tutte le strade oggi perché il terreno di domani è troppo incerto per fare piani..
Dopo un po’ impari che il sole scotta, se ne prendi troppo..
Perciò pianti il tuo giardino e decori la tua anima, invece di aspettare che qualcuno ti porti i fiori..
E impari che puoi davvero sopportare, che sei davvero forte, e che vali davvero..
E impari e impari e impari..
Con ogni addio impari..
- Veronica Shoffstall
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mccek · 2 years ago
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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seduction-fatale78 · 4 months ago
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San Valentino è la festa degli innamorati.
Non dei fidanzati, né degli sposati. Degli innamorati. La differenza non è nemmeno troppo sottile, se uno ci pensa!!!!
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thebestofyourgirls · 2 months ago
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c’è una sottile differenza tra chi mostra il suo corpo per esprimere qualcosa e chi lo fa ostentando qualcosa.
sono cose che si notano dagli scatti, a volte è impercettibile.
così per dire.
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romantiscetticismo · 6 months ago
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La sottile differenza tra quotidianità e routine.
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patriziacavalleri · 7 months ago
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L’enigma dell’uomo è inspiegabile. In noi coabitano il bene e il male, divisi da un filo sottile e a volte nemmeno ci accorgiamo della differenza. Attraversiamo il confine e nei nostri occhi l'ombra contamina la luce. Non giudicare l’uomo. Giudica l’azione, e le sue conseguenze.
-Guido Mazzolini-
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be-appy-71 · 1 year ago
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C'è una sottile e importante differenza tra il volere e il desiderare ...chi ti vuole vuole solo una parte di te , chi ti desidera vuole tutto di te, anche la tua anima... ♠️🔥
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