Geisler Spitzen - Dolomites by ~AndreasResch
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“Qui, tra schegge di cose
e di nulla, viviamo
ai margini dell’eternità.
Giochiamo a scacchi, a volte,
incuranti dei destini dietro la porta.
Siamo ancora qua
a costruire da macerie
colombaie lunari”
Mahmoud Darwish
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Loch Skeen, Scotland by moffatross
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La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e cammino.
Fernando Pessoa
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È in altre terre che ti penso.
In luoghi che non abbiamo abitato,
soglie che non abbiamo attraversato,
nelle parole dimenticate al risveglio,
dopo sogni durati secoli.
M'illudo così di poterti ritrovare
dove non ti ho perduta.
Cardiopoetica
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Tu sei nelle cose che incontro,
tu mi sei nell'agosto,
nelle braci, nei pesci,
anche se non ci sei, tu sei
la nuotata che faccio io al largo,
la corrente che scontro col piede,
l'orizzonte che appena si vede,
la riga, la barca, il traguardo,
traiettoria, àncora e vela;
tu sei la racchetta
che batte e scandisce
l'odore di cocco, di creme da donna.
La Romagna, i castelli, i bagnini,
nei palazzi popolari,
coi costumi stesi fuori,
tu sei;
sei nell'estate, che guido da sola,
al casello, là al bivio;
nella sabbia che scrollo
dal mio telo giallo,
nei "papà guardami",
nei tuffi sciocchi,
nel bruciore ai ginocchi;
sei nell'acqua profonda;
ogni cosa tu riempi e tu manchi,
mi manchi e ti aspetto,
quando tu non ci sei,
anche se tu già sei
nella fretta che ho di tornare;
sei la mia smania di insegnarti a nuotare.
Beatrice Zerbini, da "In comode rate".
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Ma tu conoscerai del mio sorriso
l'implorazione ferma
nei millenni come una ferita,
io del tuo l'alba a ogni alba.
Germoglio lieve ti conoscerò:
quanto aprirai, quanto ci appagherai
di lievi avvenimenti.
Droghe innocue, bufere di marzo;
orti d'iridi e di cera, sinecure
per menti e mani molli d'allergie;
letture su pulviscoli d'estati,
letture su piogge, tra spine infinite di piogge.
Andrea Zanzotto, Ecloga II, La vita silenziosa, in IX Ecloghe.
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nev.in.color
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Il bosco è un corpo vivente. È un magnete che ha la forza d’attrazione più intensa nel cuore e più lasca alla periferia. Il bosco è una città con i tesori concentrati in certi punti: sono gli organi, i polmoni, il cervello, il fegato, e intorno sta la pelle e la sfera dell’esistenza, dove le gambe si agitano, le braccia si alzano e indicano. Il bosco è un oceano in continuo movimento, che arretra in certi punti e si allunga in altri. Il bosco è una lingua che nasce e muore continuamente, che subisce intrusioni e colonizzazioni, che smarrisce vocaboliradice precipitati in disuso, come se fossero stati inghiottiti nel fondo d’una grotta che si richiude immediatamente. Il bosco è una nuvola che scarica energia appena entra in contatto con altre nuvole, che si modifica a seconda delle depressioni in cui fluisce. E quando ti giri e ritorni sui tuoi passi, orma dopo orma, diretto alla parola “casa”, perdendo l’ombra del patriarca, lasciandoti alle spalle i confini stessi del bosco, richiudendo il paesaggio fuori dall’abitacolo della macchina e tornando a essere ostaggio dei pensieri, delle preoccupazioni, dei doveri e dei diritti che rivendichi, ti rendi conto che la vita tutta è una continua oscillazione: aggredito come sei, come sei stato e come sarai fra il polo nord del radicamento e il polo sud dello sradicamento. Le stelle ti chiamano.
Tiziano Fratus, Ogni albero è un poeta. Storia di un uomo che cammina nel bosco.
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Photo by Johan Lolos
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Dice un proverbio sardo
che al diavolo non interessano le ossa
forse perché gli scheletri dànno una grande pace,
composti nelle teche o dentro scenari di deserto.
Amo il loro sorriso fatto solo di denti, il loro cranio,
la perfezione delle orbite, la mancanza di naso,
il vuoto intorno al sesso
e finalmente i peli, questi orpelli, volati dentro il nulla.
Non è gusto del macabro,
ma il realismo glabro dell’anatomia
lode dell’esattezza e del nitore.
Pensarci senza pelle rende buoni.
Per il paradiso forse non c’è strada migliore
che ritornare pietre, saperci senza cuore.
Antonella Anedda, Anatomia. Da Historiae, Einaudi, 2018.
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Il punto in cui si smette di cercare
e ci si dispone a essere trovati,
qualcosa ama il numero dei miei capelli
non sa nome né storia
ma ha memoria di ogni singolo respiro
ama i battiti nella notte
i denti e i pugni stretti
ama lo spalancarsi delle braccia
nell’affidamento, il precario equilibrio
sull’orlo dei precipizi, e i passi oscillanti
sul lago appena ghiacciato.
Ti salvo. Salvo di te il soccorso
e la spinta, l’immisurabile
e il limite. Mi lascio accogliere
con la vigile mutezza
dei piccoli e dei selvatici.
Caduta, ripresa.
Ci sei.
Chanda Livia Candiani, dalla raccolta di poesie "Pane del bosco".
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Qui accadono molte minuscole vicende
iniziano all’alba
si concludono la notte
o forse proseguono nell’ombra
colpendo forte il cuore ingenuo
di chi sogna. Qui i venerdí
sono come lunedí piú stanchi.
Gli alberi non contano a settimane
ma a vento pioggia luce e ferite
circolari. Qui abita il tempo
e lo spazio lo circonda come può
con corrispondenza di stagioni
crescite e morti insignificanti
e prodigiose. Qui mi appiglio
per abitare senza darlo a vedere.
Chandra Livia Candiani, dalla raccolta di poesie "Pane del bosco".
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by Николай Матвеев
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