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يا نجمة سما وضحت دربي الغريب
يا شفة ضما بردت لفح اللهيب
اسمعي صوتي وردي لا تضيعنا السنين
وما تبينه من عيوني بس قولي وش تبين
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أنا عنكِ ما أخبرتهم
لكنهم لمحوك تغتسلينَ في أحداقي
أنا عنكِ ما كلمتهم
لكنهم قرؤوك في حبري وفي أوراقي
للحبِّ رائحةٌ
وليس بوسعها ألا تفوحَ مزارعَ الدُّراقِ

— Nizar Qabbani, ‘What Love Can Do’, from Arabian Love Poems: Full Arabic and English Texts (via lunamonchtuna)
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Atonement
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Lovers on the Bridge
يا ساكن العالي
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كثيرٌ من الأشياء طبيعية، لكنها ليست بالضرورة حكيمة، ولا الأفضل.
فالناس مشوا على أقدامهم دهوراً، لا لأن ذلك أذكى السُبل، بل لأنه ما كان لهم غيره. فلما جاءت الدواب، لم يتشبثوا بالأرض، بل امتطوا الزمن. وحين اخترعوا البخار والسكك، لم يعودوا إلى صهيل الخيل، بل ساروا أسرع من الريح.
الطبيعة ليست مرشداً أخيراً، بل نقطة انطلاق. أن يكون الشيء طبيعيًا لا يعني أنه أقصى ما يمكن، بل فقط أول ما كان.
الحكمة أن نتحرر من عبادة "البدء"، ونسير حيث ينضج العقل، لا حيث بدأت العادة
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Stalker, by Andrei Tarkovsky
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In my youth, I demanded more from people than they could give: constancy in friendship, loyalty in feelings. Now I have learned to demand less from them than they can give: to be there and to remain silent. And I look at their feelings, their friendship, their noble deeds as a real miracle - as a gift from God.
— Albert Camus "Notebooks"

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"La poesia più breve è un nome." Che pensiero curioso. Considerare che un nome, una sola parola, può racchiudere così tanto — eppure così poco. Forse è la forma più pura di poesia, distillata alla sua essenza. Un nome è un segno, un simbolo, un suono. Ma in quel suono fugace si nasconde l'intera storia di una persona, di un luogo, di un'idea. Prendiamo, ad esempio, le opere senza tempo di Shakespeare. Si potrebbe sostenere che Shakespeare, in tutto il suo genio, abbia compreso il potere di un nome meglio di chiunque altro. Romeo e Giulietta: quei due soli nomi, pronunciati nel silenzio di un teatro, suscitano emozioni. La faida tra i Montecchi e i Capuleti non è semplicemente una faida di famiglie, ma di identità, di nomi che racchiudono in sé generazioni di significati, amore e dolore. Giulietta dice: “Cosa c'è in un nome? Quella che chiamiamo rosa con un altro nome avrebbe lo stesso profumo”. Eppure, nonostante la sua protesta, il nome Montecchi ha ancora un peso. Non è solo una parola; è un lignaggio, un fardello, un'eredità. Lei lo sa, Romeo lo sa. E ad ogni pronuncia dei loro nomi, sentono sia l'attrazione del destino che il peso della storia. L'etimologia stessa della parola nome è affascinante. Dall'inglese antico nama, derivato dal protogermanico namô, risale ancora più indietro al protoindoeuropeo nomen, che significa “nominare” o “chiamare”. Il nome, nella sua forma più antica, era un richiamo, un modo per evocare qualcuno o qualcosa. Era un potere, e con il potere arrivava l'identità. Diventava un legame, un filo che collegava gli individui alle loro comunità, ai loro antenati, al loro destino. Che cos'è allora un nome? È molto più che un accozzaglia di lettere. È una rivendicazione. Un nome è un dono, ma a volte sembra più una condanna. Nei nostri nomi ereditiamo eredità di amore, ma anche di conflitti, di aspettative. Dal momento in cui ci viene dato un nome, esso inizia a plasmarci. Diventa parte del nostro paesaggio emotivo. Ci cresciamo dentro, o a volte ci ribelliamo ad esso, cercando di ridefinire chi siamo a prescindere da esso. In un certo senso, i nomi sono uno specchio. Ci riflettono chi siamo e chi siamo destinati a essere. Ma sono anche in continua evoluzione, perché il modo in cui ci chiamiamo, in cui ci rivolgiamo, definisce il modo in cui siamo visti. Considerate le emozioni che si provano intorno a un nome: l'emozione di sentire qualcuno pronunciare il vostro nome con amore, il dolore quando viene pronunciato con rabbia. C'è potere in un nome che viene sussurrato, che viene gridato, che viene scritto in una lettera, che viene inciso nella pietra. Ma forse il vero peso di un nome deriva dal suo legame con qualcun altro. Quando chiamiamo un altro per nome, lo riconosciamo. Convalidiamo la sua esistenza. Il semplice atto di pronunciare il nome di qualcuno ci lega in un modo che le parole da sole non possono fare. E cosa c'è di più poetico di questo? Un nome, la più breve delle poesie, è un ponte tra i cuori, un riconoscimento di chi siamo in relazione gli uni agli altri. Le grandi tragedie di Shakespeare ce lo ricordano. I nomi Amleto, Ofelia, Macbeth, Lear: ognuno è un filo di un complesso arazzo di emozioni, legami e conseguenze. Ma forse, alla fine, ciò che conta davvero è il nome che ci lasciamo alle spalle. Non perché durerà per sempre, ma perché è stata la poesia che abbiamo vissuto, quella che abbiamo portato con noi, che abbiamo sussurrato sulle labbra di chi abbiamo amato e che abbiamo impresso per sempre nel mondo che abbiamo toccato. Quindi, sì, la poesia più breve è un nome. È una poesia che, una volta pronunciata, può riecheggiare attraverso il tempo, attraverso le generazioni, attraverso i cuori.
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Forever a "I understand" with a constant heavy heart.
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Sometimes people use "respect" to mean "treating someone like a person" and sometimes they use "respect" to mean "treating someone like an authority" and sometimes people who are used to being treated like an authority say "if you won't respect me I won't respect you" and they mean, "if you won't treat me like an authority I won't treat you like a person" - and they think they're being fair but they aren't.
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