Ora ti dirò una cosa scontata: guarda che il mondo non è tutto rose e fiori, è davvero un postaccio misero e sporco e per quanto forte tu possa essere, se glielo permetti ti mette in ginocchio e ti lascia senza niente per sempre. Né io, né tu, nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l'importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti... così sei un vincente!
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Scusami” dissi, fu la prima cosa che mi venne in mente.
Eravamo in camera sua, piccola a parere mio, bianca e con uno specchio dove potersi guardare tutto per intero.
Il letto dove avevamo appena finito di fare sesso, pieno di pieghe e con il cuscino al suo non posto, sapeva di lei.
La guardai rivestirsi, è sempre bello il dopo.
L'imbarazzo che c'è nel aver finito di essere una cosa unica è sempre diverso.
Lei aveva l'abitudine di mettersi il reggiseno, come primo indumento, ma prima si toccava i capelli e li passava tutti dalla parte destra del collo, liberando quella sinistra.
Io partivo, sempre, tutte le sacre sante volte, sempre, alla ricerca di qualcosa, andando a posare le mie labbra su di esso.
Lei sorride sempre, come se fosse un ringraziamento, come se fosse un “se vuoi sono ancora qui” e delle volte funziona, altre, non proprio.
Quella volta spostò i capelli, ma non la baciai, la presi a me e la strinsi.
“Scusami” dissi.
“E di che cosa scemo?” chiese, cercando le mie labbra.
“Di essere così!” risposi.
“Così come?” chiese e dopo il secondo bacio, che lei mi rubò, le presi i fianchi e con quella poca forza che avevo, la portai al centro del letto.
Con le gambe mi misi sopra di lei e con una leggera forza portai il suo corpo a stendersi su tutto il letto e dopo quello sforzo, le rubai un terzo bacio.
“Così come?” insistette.
“Le donne…” pensai e mi feci una risata.
Le donne non dimenticano nulla, ne una parola, ne un gesto, ne una sensazione.
“Scusami per essere così come sono” conclusi.
Mi guardò come se quello che stessi dicendo non avesse un vero senso e fece qualcosa con le sue gambe e nel giro di un secondo ci ritrovammo nella posizione opposta.
Lei sopra, io sotto.
Significava una cosa sola: guerra all'ultimo bacio.
Mi prese le mani, mi baciò il collo, sapendo che ne soffro il solletico e senza che io la respingessi mi ritrovai pure con le mani bloccate dietro la mia schiena.
Con le sue cosce si aggrappò al mio corpo nudo, come un animale selvaggio alla ricerca di affetto e fece quello che più non riesce a fermarmi star fermo, i soffioni con la bocca su tutto il corpo.
Poi mi guardò e chiese nuovamente: “Scusami per essere così, come?” e non smise di soffiare, andò avanti per qualche minuto, mentre io cercavo di non ammettere ciò che volevo dire, finché non ebbi trovato il tempo e il fiato per risponderle.
“Ti amo” urlai, esausto, quasi come se fossi stato sotto tortura.
Si fermò e si mise a guardarmi, io la spostai come se fosse la mia carta vincente per uscire da quel gioco, portandola nuovamente sotto di me e iniziò così il mio turno.
Le presi il collo e cominciai a soffiarci come se avessi dovuto fare una gara a chi gonfia il palloncino più grande e in pochissimo tempo, sperando che lei non avesse realmente sentito.
Lei rise, ma mi chiese di fermarmi nell'immediato.
Lo feci, smisi di soffiare e mi allontanai da quel collo dopo due ultimi baci.
“Cosa hai detto?” mi chiese, con voce ferma, forse, se mi permettete, fermissima.
Avreste dovuto guardarla, forse non se l'aspettava, forse non si sarebbe mai aspettata che la mia prima dichiarazione sarebbe stata cosi: lei sotto di me, mezza nuda e bloccata dalle mie gambe, durante la nostra lotta a letto.
“Cosa mi hai detto?” chiese nuovamente, con lo stesso tono di voce.
Sembrava triste, aveva gli occhi dilatati, la bocca un poco socchiusa e mi fermai pure io a guardarla.
“Sei sempre così bella?” chiesi io.
Apparve il silenzio in quella stanza piccola e bianca, con il letto pieno di pieghe dopo una bella scena d'amore e con i nostri vestiti sparsi ovunque.
Lei rimase pietrificata, io la guardai ancora un volta e capii che quel gioco era finito.
Gli occhi, senza una vera spiegazione, mi appannarono la vista, lei cercò di dire qualcosa, ma non volevo.
Era veramente bellissima.
Volevo immortalare ancora una volta quel momento, ma la vista non me lo permetteva, le lacrime che si erano formate, non me lo permettevano e non volevo che mi vedesse debole per lei.
Scesi dal suo corpo, continuai a tenerle bloccate le mani dietro la schiena e cominciai a baciarle tutto il corpo.
Iniziando da non appena sotto le coppe del reggiseno, prendendone uno in mano e scendendo verso il suo essere, facendola poi diventare mia.
Era mia, sentivo il suo corpo venire in contro al mio e la musica era rincominciato.
Avevo voglia di lei.
Era così bella che quella volta, mentre facemmo l'amore, i suoi occhi che osservavo da più vicino, si riempirono di lacrime un paio di volte e mentre lei mi sorrideva, l'amavo sempre di più.”
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Se un giorno lui dovesse chiederti di me raccontagli di quando ti facevo arrabbiare,e di come ti si gonfiava la vena del collo a furia di dammi retta. Raccontagli dei miei frequenti sbalzi d'umore,e di come riuscivo ad essere insopportabile. Raccontagli di quante volte ci siamo tenuti il muso, e di come era difficile riuscire a non litigare. Se puoi cerca di non raccontagli di quanto ridevamo insieme, di quando era bello guardarci e di tutte le ore spese ad ascoltarsi respirare. Non raccontagli di tutti i progetti che abbiamo fatto e di quelle volte che ci scambiavamo i sogni. Non dirgli del brividi sulla pelle, ma dei lividi sul cuore.
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“A prescindere da quanto tu mi manchi o da quanto dolore provo non potrò mai cancellare tutto quello che avevamo. Anche se stessi annegando preferirei aggrapparmi ad ogni momento in cui ti abbia mai abbracciata, a ogni risata che io abbia mai sentito, ad ogni brandello di felicità che abbiamo mai avuto. Preferirei trascorrere ogni momento in agonia, piuttosto che cancellare il ricordo di te.”
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Perdonare presuppone odiarti. E se dicessi che non so il perché dovrei mentirti. E tu lo sai che io con le bugie… Mi manchi veramente troppo, troppo, troppo, ancora
Tiziano Ferro - Potremmo Ritornare
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Ci sono dei momenti in cui accade un fatto strano. Ti trovi distante dalla persona con cui vorresti stare, magari non la senti, non sai che cosa fa, ma non per questo ti rassegni a vivere senza. Non avere qualcuno vicino non ti impedisce di averlo dentro e se ce l'hai davvero dentro non riuscirai a lasciarlo lontano.
Massimo Bisotti, Il Quadro Mai Dipinto (via ituoiocchicolorsperanza)
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Ma se soltanto per un attimo potessi averti accanto, forse non ti direi niente ma ti guarderei soltanto.
Francesco De Gregori (via stronza-comeilmondo)
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A prescindere da quanto tu mi sia mancata o da quanto dolore provavo non avrei mai cancellato tutto quello che avevamo. Anche se stessi annegando dal dolore, preferirei aggrapparmi ad ogni momento in cui ti abbia mai abbracciata, a ogni risata che io abbia mai sentito, ad ogni brandello di felicità che abbiamo mai avuto. Preferirei trascorrere ogni momento in agonia, piuttosto che cancellare il ricordo di te.
Damon, The Vampire Diaries (via ipusheveryoneaway)
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L'ammore nunn'è ammore si nun te fa suffrì.
Pino Daniele (via siamociochepossiamoessere)
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Sappi che sceglierei te, sceglierei te mille volte. Che fosse per me, sarei già lì ad abbracciarti per tutta la notte, o tutta la vita.
Charles Bukowski (via siamociochepossiamoessere)
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Sai cos'ho capito?Che non basta un “addio” per abbandonare una persona. Non basta cancellare le foto,il suo numero,i suoi messaggi per dimenticare quello che avete passato. Che andare avanti fingendo un sorriso non vi farà stare meglio. E che il dolore,la sua assenza,il bisogno di avere l'altra persona con voi,sarà sempre lì. E ritornerà a tormentarvi.
Cit. (via eliana15122)
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Piccola mia, che sei così lontana, così diversa. Sei voluta andar via perché con me ti sentivi persa.
Piccola Mia(Nesli). (via solocanzoninelleorecchie)
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Oggi non so più bene cosa provo. Però una cosa, comunque vada, non la scorderò più e non importa chiamarlo o non chiamarlo amore. Tu eri dappertutto, dentro e fuori di me. Tu eri in ogni mia intenzione, pulsazione, direzione. Tu fabbricavi gioia pura in uno sguardo e io dimenticavo tutto quando ti ero accanto. Tu eri il mio sorriso d'improvviso passeggiando per la strada, quando nei momenti più impensati mi venivi in mente. Tu così vera da non sembrare vera eri la mia follia e la cura alla follia. Questo rimarrà, le emozioni non hanno date di scadenza sul retro. Tu sei stata, sei e sarai. Resterai sempre il mio segreto più bello. Riguardo al futuro oggi rispondo così a chi ha paura e sente cuore congelato. Fa’ che la tua voglia di amare sia sempre più forte della paura di soffrire ancora. Trova un sentimento per cui “valga l'allegria e non la pena”. E a chi ti dice che tutto ha una fine rispondi ridendo: “Andrà tutto bene. Le cose belle finiscono? Quelle brutte non iniziano neppure”
Massimo Bisotti (via polverediluna)
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