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Guagliù stateme a ‘ssentì, questo è il bene [Disegnando alla lavagna un punto interrogativo]… e questo è il male [Disegnando un punto esclamativo]. Il bene è il dubbio, quando voi incontrate una persona che ha dei dubbi state tranquilli, vuol dire che è una brava persona, vuol dire che è democratico, che è tollerante, quando invece incontrate questi qui [Indicando il punto esclamativo], quelli che hanno le certezze, la fede incrollabile, e allora stateve accorte, vi dovete mettere paura, perché ricordatevi quello che vi dico: la fede è violenza, la fede in qualsiasi cosa è sempre violenza. Gli uomini, invece, gli uomini si dividono in uomini d'amore e uomini di libertà, a secondo se preferiscono vivere abbracciati gli uni con gli altri, oppure preferiscono vivere da soli e non essere scocciati.
Così parlò Bellavista, Luciano De Crescenzo
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La rivoluzione umana in un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l'umanità.
Daisaku Ikeda (via ilregnodipersefone)
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Gli italiani, generosissimi in tutto, non sono generosi quando si tratta di pensare
C. E. Gadda, Meditazioni Milanesi (via t-annhauser)
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Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l'oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato.
(Elie Wiesel)
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Parole? e poi ancora Simenon
Mi ha detto:
“io non lo so cosa succederà , ma ti assicuro che questo è stato l’ultimo natale che ho passato così. Ho pensato soltanto a te, tutto il tempo; a te con me”
Questa volta sono stata io a rimanere senza parole, neanche quelle ciniche e razionali per cui sono tristemente famosa.
Se qualcuno mi chiedesse oggi da che cosa si riconosce l’amore, se dovessi dare una diagnosi dell’amore, direi: «Il bisogno di presenza, anzitutto». Intendo proprio un bisogno, necessario, assoluto e vitale come un bisogno fisico. «Poi la smania di spiegarsi». La smania di spiegare noi stessi e l’altro, perché siamo così estasiati, vede, così consapevoli di essere di fronte a un miracolo, abbiamo tanta paura di perdere quella cosa in cui non avevamo mai sperato, che il destino non ci doveva, che forse ci è stata donata per caso, da sentire continuamente il bisogno di rassicurarci e, per rassicurarci, di capire.
Georges Simenon - Lettera al mio giudice. Traduzione di Dario Mazzone. Adelphi eBook
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Finalmente un articolo ben scritto sulla discriminazione verso le persone disabili.
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Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi. Le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici sono migliaia, e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.
- Tiziano Terzani
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Alla fine noi siamo sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. Se ci guardi da vicino, ti accorgi che, non si sa come, restiamo attaccati. Siamo tenuti insieme con lo sputo. È così, quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com'eri prima. Ci devi stare. L'importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei… e te li tieni stretti. Pure se si scheggiano. Pure se si frammentano. Te li devi tenere stretti. Fino all'ultimo granello.
ZeroCalcare, Macerie Prime - Sei mesi dopo (via doppisensi)
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Invece l’amore è fatto di presenza. Non di altro, le parole non c’entrano. Le parole servono dopo, prima ci sono i corpi. Ora lo so.
Ma non sarei completamente onesta se non ammettessi che di quel periodo delle relazioni immaginarie ci sono cose che mi mancano. Mi manca chiamare Viola per chiederle come mai non mi passa. Mi manca quel senso di vittoria al messaggio che illumina lo schermo dopo giorni di silenzio ritorsivo e buio sul display. Mi manca sentirmi resistente dopo mesi che non scrivo io per prima un messaggio. Le relazioni immaginarie sono innocue, in fondo. Raramente finiscono e raramente ti fai male se finiscono. E a volte – addirittura non raramente – ti diverti.
Tutto questo affollamento di pensieri al posto di «godersi la felicità» so da dove viene. Da lí. Anni passati ad arrabattarsi per far funzionare relazioni che non funzionavano qualche segno lo lasciano. Questo. Non ti senti capace. È come presentare un curriculum sapendo che è finto. Sapendo che presto scopriranno che certe competenze non le hai. Che non sai da dove si comincia, in una coppia. Che insomma sei uno spaiato, uno non adatto alle relazioni, «rifiutato» nel concorso per vincere un po’ di felicità.
Gli-spaiati-Ester Viola-
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La violenza non è solo fisica.
La violenza è:
• Tu non esci • Dammi il telefono • Togliti quel rossetto • vestiti meglio • pettinati meglio • truccati di più • Non vai da tua madre • Le tue amiche sono poco di buono • Stai zitta • Non vali niente • Tu non lavori pensa ai figli • In palestra no • Non combini mai nulla di buono • controllarti le spese• Non starti vicino nel momento del bisogno, ma pretendere che tu ci sia sempre quando ha bisogno lui….
La violenza è lui :
• Che ti tradisce • Che ti umilia • Che non si prende cura della famiglia • Che non ti fa mai un complimento • Che il sesso è un obbligo • Che ti rifiuta • Che ti imbarazza • Che ti guarda e tu hai paura di parlare.
Le ingiustizie uccidono donne già morte umiliandole ancora una volta.“
•IoCiSono •NoAllaViolenzaSulleDonne•
#NONUNADIMENO
#NOALLAVIOLENZAFISICAEPSICOLOGICA
Antonello Persico via FB
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“Dedicatevi a chi vi fa ridere, pensare, crescere. L’albero non ospita i nidi di tutti gli uccelli, ma solo quelli compatibili con la propria indole, con l’armonia, l’intrico e la resistenza dei suoi rami.”
— U. Longoni (via rebloglr)
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Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Antonio Gramsci - 11 febbraio 1917 (via eliophilia)
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L'epoca attuale è l'epoca dell'aurea mediocrità e dell'insensibilità, della passione per l'ignoranza, della pigrizia, dell'inettitudine all'azione e dell'aspirazione a trovare tutto già bell'e pronto. Nessuno riflette; raramente qualcuno matura una propria idea.
Fëdor Dostoevskij, L’adolescente (via needforcolorbis)
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Non ho bisogno di te, ho voglia di te. Non ho spazi vuoti da riempire, ho spazi da condividere. Non mi aspetto che tu mi renda felice, desidero sorridere della tua gioia e farti sorridere della mia. Non ti amo da morire, non sono tua e non sei mio. Sono completa anche senza di te, sei perfetto anche senza di me. Non morirò se andrai via, non smetterai di essere felice se andrò via. Non ti carico della responsabilità della mia personale soddisfazione, ti accolgo come specchio e messaggero, ti offro i miei occhi per indagare nei tuoi. Non ti lego nè mi lascio legare dal bisogno di essere amata, dalla paura dell’abbandono. Io non sono sola senza di te, tu non sei perso senza di me. Siamo due meravigliosi e preziosi universi, completi, perfetti, che si incontrano per creare nuovi mondi. Non chiuderò porte e finestre per tenerti accanto a me, non ti permetterò di limitare il mio volo. Onoro la tua libertà scegliendo ogni giorno la mia.
Emanuela Pacifici
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“Anticamente, per chi profanava un bosco sacro in certi casi c’era la pena di morte perché dagli alberi erano nati gli dei e gli uomini”
Mario Rigoni Stern
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