ARTEBONIFICACAMPAGNA / a cura di Silvia Petronici / nell'ambito del programma PSLarte 2020 di VeGAL / con gli artisti Giorgia Valmorri e Panem Et Circenses / riprese video di Valentina Arena / ottobre / novembre / dicembre 2020 / ARTE CONTEMPORANEA E AGRICOLATURA / arte pubblica e pratiche artistiche site specific
Don't wanna be here? Send us removal request.
Text
PSLarte 2020 / ARTE BONIFICA CAMPAGNA

a cura di Silvia Petronici
::artisti / Giorgia Valmorri e Panem Et Circenses
::video maker / Valentina Arena
Progetto ABC
Caorle / Jesolo / Eraclea
Iniziativa PSLarte 2020 / PSL “Punti Superfici e Linee” PSR 2014/20
VeGAL
e
Osservatorio Locale del Paesaggio della Bonifica del Veneto Orientale
:: in collaborazione con:
MUPA Museo del Paesaggio di Torre di Mosto
CIA, Coldiretti, Confagricoltura
FTA Fondazione Terra d’acqua
:: direzione artistica di Giorgio Baldo
::aziende coinvolte
Agriturismo Di là dal Fiume, Brian / Caorle (VE)
Società Agricola Biodinamica San Michele, Cortellazzo / Jesolo (VE)
Società Agricola La Fagiana, Torre di Fine / Eraclea (VE)
Tenuta La Spiga, Torre di Fine / Eraclea (VE)
Il progetto ARTE BONIFICA CAMPAGNA / ABC dà attuazione all’edizione 2020 di “PSLarte”, iniziativa che si pone l’obiettivo di comunicare i progetti finanziati dal PSL 2014/20, utilizzando diversi linguaggi artistici per favorire una riflessione sull’identità territoriale, lo sviluppo rurale e la sostenibilità.
ABC attraverso lo strumento dell’arte pubblica nella sua declinazione site specific porta il linguaggio dell’arte all’interno di aziende agricole significative del paesaggio della bonifica della Venezia Orientale per creare un ITINERARIO di visita, di esplorazione e di scoperta nel territorio.
Progetto di arte pubblica con 15 interventi artistici tra opere permanenti, temporanee, ricerca e progettazione per ulteriori interventi permanenti in quattro aziende agricole della Venezia orientale.

0 notes
Text
Silvia Petronici. Argini come montagne. Forme e sguardi di arte pubblica nella campagna

La forma, in natura, è un’informazione, come ci dicono i biologi. E così anche nell’arte, in particolare in quell’approccio alla pratica artistica che caratterizza il lavoro messo in atto in questo progetto. Le forme delle opere testimoniano il lavoro di ricerca compiuto dagli artisti in luoghi e situazioni specifiche e in esso si pongono come sintesi poetiche, nuovi simboli in grado di condensare nuove prospettive di conoscenza.
Operare site specific per produrre arte pubblica significa disporsi ad una comprensione che deriva dall’incontro e, in questo senso, misurarsi con la dimensione simbolica dei luoghi, oltre che con le loro emergenze fisiche e geografiche. Incontrare è ben più che attraversare e orientarsi. È disporsi al cambiamento, all’incertezza e alla scoperta. Per incontrare un luogo bisogna lasciarsi cambiare. Le opere sono circostanze dispositive nella direzione di questo incontro, occasioni per ripensare le certezze ed evolvere.
Il paesaggio della bonifica è qualcosa di più del risultato dell’azione umana su un territorio, per quanto è da essa che sia stato generato. È un paradigma. Significa e caratterizza la visione filosofica di un tempo ormai trascorso che mostra le sue falle. In tale visione il nostro posto centrale nella natura era la delega a qualsiasi responsabilità potesse derivare dal confronto. È una visione che non comprende sponde o dilazioni alla propria legittimità di agire e trasformare, fare spazio, creare spazio e farlo diventare luogo. Azione contro caos. Muscoli, fatica, molta molta energia per ricavare uno spazio e mantenerlo. Un perenne estenuante “fare contro”, eroico contrasto alle forze di una natura percepita come bruta e ostile. Del resto non si può comprendere qualcosa se prima non si presuppone di esservi compresi. Quell’epopea fondativa è l’espressione di un tempo di emancipazione dove ancora non si era mostrato chiaramente che allontanarsi dalla casa d’origine non significa cancellare il suo primato ontologico, la sua precedenza su ogni gesto nuovo si possa compiere al di là di essa. Questa natura bruta a cui non si soggiace più è la casa, la famiglia d’origine, in estrema sintesi, siamo noi.
In questo tempo di cambiamento si affaccia la possibilità di sperimentare un nuovo approccio alla relazione con la terra, la casa d’origine, un “fare con”, invece di contro, più dolce ed economico, meno dispendioso e, nel tempo, più efficace e stabile.
Ciò che serve è l’attesa, l’osservazione, l’ascolto. Il disporsi come parte del tutto in cui viviamo a comprenderne gli equilibri e ad interagire con essi. Un passaggio intermedio tra l’impulso e la reazione che considera la mescolanza, la reciproca influenza e l’alleanza interspecie, tale passaggio è la chiave di un nuovo sistema di pratiche, di pensiero, di valori.
Disponendoci ad incontrare i luoghi dedicati alla ricerca artistica, al nostro arrivo siamo stati accolti da un territorio immersivo. La vastità di queste terre ha indotto un’espansione dello sguardo, un aumento delle nostre capacità di comprendere l’orizzonte come una linea rarefatta sulla linea della campagna. Il paesaggio disegnato dai canali e dai fiumi, mosso dagli argini come montagne e dalle boschine dei poderi come isole è un discorso che inizia con le prime bonifiche, appunto e prosegue nella relazione significativa e significante con l’agricoltura che continua ad esprimerlo.
Il lavoro artistico a stretto contatto con la pratica agricola, in questo progetto, ha riportato l’attenzione sul punto zero di questo piano della campagna. Punto d’origine e punto di partenza. La relazione con la terra. E nella riflessione su di essa, l’arte ha agito sul paradigma preesistente aprendo varchi da cui far emergere nuove possibili prospettive per l’azione e, quindi, per la comprensione delle forze che identificano un luogo nel contesto specifico del suo territorio, da un lato e dall’altro, nel suo essere parte di un ecosistema più vasto.
Una riflessione, dunque, sull’agricoltura come luogo privilegiato di questa relazione, luogo teorico, sociale oltre che pratico e produttivo. Nel definire una specifica relazione con la terra, intesa nella sua dimensione simbolica, l’agricoltura è una pratica in grado di creare il paesaggio al punto da ricavarsi spazi al suo interno per progettarne una condivisione.
Le aziende agricole che hanno ospitato il lavoro di ricerca che ha permesso il generarsi delle opere sono le capofila di un’azione di rilettura e riassetto della narrazione che ha creato la traccia su cui si inscrive il percorso delineato da Arte Bonifica Campagna.
Per tracciare il percorso è stato necessario procedere ad una mappatura che considerasse i luoghi dal punto di vista dei loro stessi talenti: come, cioè, ciascuno di essi, in maniera precipua fosse in grado di esprimere una relazione con le proprie specifiche circostanze ambientali e in che modo potesse essere coinvolto per rendere tale relazione esplicita e disponibile ad una sintesi poetica.
Gli artisti, osservando il territorio dalla prospettiva delle quattro aziende agricole coinvolte nel progetto, hanno lavorato tutti, traendone soluzioni differenti, intorno al tema della relazione con la terra, intesa come luogo di senso e di pratiche nel quale confrontare visioni sul mondo.
Volgere lo sguardo alla terra è un lavoro che riguarda l’identità. Chi siamo e dove possiamo essere ciò che siamo. Perché e, contemporaneamente, quando. Volgere lo sguardo per incontrare un altro sguardo. Guardare la terra e vedersi in questo sguardo. Questi i passaggi del lavoro di Giorgia Valmorri.
La relazione interspecie, l’alleanza e la collaborazione sono la chiave della domanda sulla connessione simbiotica posta da Panem Et Circenses.
In una risposta articolata con opere permanenti, opere temporanee e opere render, gli artisti hanno raccolto la sfida di creare occasioni di conoscenza e approfondimento del legame determinante tra pratiche agricole, territorio e paesaggio.
L’arte pubblica è qui intesa come luogo di incontro tra persone e territori, visioni del passato e nuove prospettive di narrazione. Le opere sono tracce in questo processo di incontro e come tali possono segnare il passo in un possibile itinerario che induca un attraversamento lento e significativo, che crei connessioni e riveli forme in grado di sollevare lo sguardo.
0 notes
Text
silvia petronici. arte pubblica e pratiche artistiche site specific

Arte Bonifica Campagna mirando a generare un itinerario tracciato con l’arte contemporanea nel paesaggio di bonifica della Venezia Orientale impiega un determinato metodo per giungere alla produzione delle opere d’arte che consentono la creazione dell’itinerario.
Il mio lavoro nell’ambito dell’arte pubblica passa attraverso l’elaborazione di questo metodo di ricerca che si fonda sulla pratica artistica site and audience specific. Le opere emergono dall’incontro degli artisti con i luoghi, le persone e le circostanze che li caratterizzano e li animano. Tale incontro si è reso possibile grazie al tempo che ad esso è stato dedicato nel corso di due residenze artistiche, una di ricerca e una di produzione, svolte a diretto contatto con le aziende coinvolte nel progetto.
Il modello di pratica artistica site and audience specific a cui mi riferisco è stato messo a punto negli anni con il ciclo di residenze senseOFcommunity. lo spirito comunitario dell’arte nella società 2.0 dedicato alla ricerca su questo approccio alla pratica artistica nell’ambito dell’arte pubblica, delle pratiche di partecipazione e dei progetti di matrice socially engaged.
A partire dalla considerazione del valore sociale dell’arte e della sua capacità di alimentare lo spirito di condivisione, di scoperta e di comunità, questa formula di lavoro collettivo permette ad artisti e curatori di operare nelle sedi che li ospitano sollevando in esse il coinvolgimento delle persone e delle comunità con criteri rigorosi di ricerca e studio site specific.
Questo metodo punta l’attenzione sul tema della relazione, lavora sull’arte pubblica come mezzo di rigenerazione e privilegia l’approccio partecipativo.
Il titolo stesso del progetto complessivo, “sense OF community”, ha la funzione di dichiarare l’interesse per una riflessione sulla dimensione comunitaria dell’arte, sulla sua capacità di riattivare e rivitalizzare connessioni perdute tra le persone e tra le comunità e il loro territorio. Ciò che, a mio parere, esprime al massimo grado il potenziale simbolico dell’arte pubblica.
Le quattro aziende agricole coinvolte hanno ospitato per circa due settimane il lavoro di ricerca e produzione degli artisti.
Il lavoro degli artisti nella prima residenza è passato da una iniziale fase di incontro e ascolto che ha coinvolto tutti i proprietari delle aziende e coloro che vi lavorano, alle successive fasi di ideazione delle prime ipotesi, fino alla formalizzazione finale degli interventi. Nel tempo tra la prima residenza di ricerca e la seconda di produzione, i progetti artistici sono stati sottoposti ad un percorso di analisi che ne ha considerato l’adeguatezza ai parametri del progetto complessivo, l’accoglienza da parte dei proprietari delle aziende e, infine, la materiale fattibilità in anticipo sulla fase produttiva. In questa, dunque, con la collaborazione delle aziende stesse, le opere sono state installate in situ e consegnate.
Le opere sono qui presentate nella sequenza che inizia dall’opera permanente, segue con l’opera, o le opere, temporanea/e e si conclude con l’opera progetto. Opere, queste ultime, formalizzate fin nei minimi dettagli produttivi e consegnate come “render”, cioè come progetti non ancora materialmente prodotti.
(Nei testi che seguono la tipologia delle opere è segnalata dalla presenza dell’iniziale P per le opere permanenti, T per le opere temporanee e R per le opere render)
(Tutti i testi che seguono sono miei, #silviapetronici, si prega di utilizzarli citando correttamente la fonte e previa autorizzazione da parte mia e degli artisti)
0 notes
Text
P / Giorgia Valmorri. Guardami e in me guardati. Pioniere

OPERA PERMANENTE / società agricola biodinamica SAN MICHELE / Cortellazzo / Jesolo (VE)
Installazione site specific. 10 pali di Castagno di 10 m ciascuno, smalto acrilico all’acqua bianco, dimensioni complessive d’ambiente.
Nell’area del confine Nord della tenuta di San Michele visibile anche dall’argine della Piave sono disposti alti pali di legno naturale colorati di bianco negli ultimi due metri della lunghezza. La disposizione dei pali forma al suolo il profilo dell’infiorescenza dell’Achillea, tale forma è riconoscibile solo da una prospettiva aerea.
Il paesaggista, giardiniere e filosofo Gilles Clément definisce “pioniere” le piante spontanee che per prime giungono e s’insediano in un terreno dalle caratteristiche impervie. Tali specie sono in grado di resistere a condizioni avverse e con il loro insediamento preparano il terreno per l’accoglienza di specie sempre più grandi in un climax che si conclude con il bosco. L’achillea è una di queste piante. La collocazione dell’installazione è al confine della tenuta ai margini di una grande fascia di terreno riservata al rimboschimento. Un doppio ordine di questioni, dunque, il riferimento al bosco che sta crescendo e all’atteggiamento “resistente” di chi apre spazi al cambiamento, spazi fisici, simbolici e, nelle pratiche quotidiane, anche, politici.
L’achillea nell’agricoltura biodinamica inoltre è utilizzata per il preparato 502, uno degli strumenti utilizzati per sostenere la vitalità e la fertilità del terreno, cosa, questa, al centro della visione filosofica che sottende alla pratica agricola. L’achillea interviene nella relazione tra il sopra e il sotto, tra l’espansione collegata ai processi dello Zolfo (a sua volta, legato al pianeta Venere e al segno zodiacale dei Gemelli) e la concentrazione collegata ai processi del potassio (connesso al pianeta Mercurio e al segno zodiacale della Vergine).
Sopra e sotto, espansione e concentrazione. Queste sono le chiavi simboliche contenute nella forma di questa installazione fatta per dialogare con il cielo, saldamente radicata nella terra.
Nella prima parte del titolo dell’opera la frase “Guardami e in me guardati” si pone da sintesi di un atteggiamento, risulta dall’ascolto di una voce portata dal vento, filtrata dalle fronde, riflessa nella rugiada dei campi. Chi parla è la terra. E’ la voce del tutto di cui facciamo parte che ci invita a riconoscere e a riconoscerci in esso.

0 notes
Text
P / Giorgia Valmorri. Guardami e in me guardati. Un giorno ci siamo guardati

OPERA PERMANENTE / tenuta LA SPIGA / Torre di Fine / Eraclea (VE)
Installazione site specific. 22 pali di noce a sezione quadrata di circa cm 300x8x8 ciascuno, formella di ceramica bianca di cm 8x8x4, smalto oro, dimensione complessiva d’ambiente.
22 pali di noce con inclusione di una formella di ceramica bianca sono posti in maniera irregolare sulla cresta di terra che separa l’area della casa padronale, sede dello shop, dai campi alla sua destra. Il colletto di ciascun palo è evidenziato per 40 cm da un tratto di pittura colore oro.
La formella ceramica deriva dall’azione collettiva compiuta in precedenza dall’artista insieme ai 22 dipendenti dell’azienda. L’installazione, pertanto, si pone da ponte simbolico per l’incontro tra tutte le persone che lavorano nell’azienda e gli alberi di noce da cui derivano le noci che ne sono il prodotto principale.
Il titolo evidenzia tutto il movimento dell’opera di Giorgia Valmorri che investe la sua ricerca sulla relazione come risultato di un incontro. Per incontrarsi bisogna volgere lo sguardo e, contemporaneamente, accettare di essere visti. Ciò che vedo è, dunque, anche me stesso nello sguardo dell’altro. La natura, che è l’altro termine della relazione su cui si concentra il lavoro dell’artista, è il luogo dell’origine e del senso. Gli alberi c’erano prima di noi, il loro ossigeno ha creato l’ambiente nel quale si è resa possibile la nostra vita su questo pianeta. Per capire di sé è lì che è opportuno guardare. Per poi stupirsi che da quello sguardo possa generarsi di più dell’incontro con un oggetto inerte, possa nascere una relazione.
L’oro evidenzia la relazione che la pianta stessa intrattiene con la terra, il punto nel quale ciò che accade sotto, nel buio, si manifesta e trova una via per la luce verso il cielo: è il punto in cui la pianta diviene ponte, simbolico ma anche metabolico, tra sotto e sopra, dentro e fuori, terra e cielo. Nel punto dell’incontro, tema generale di tutta l’opera, si sprigiona energia.
0 notes
Text
P / Panem Et Circenses. Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? - Aria

OPERA PERMANENTE / società agricola LA FAGIANA / Torre di Fine / Eraclea (VE)
Installazione site specific. Vernice acrilica. Dimensioni complessive d’ambiente.
La frase Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? (che si traduce “sei consapevole della tua relazione simbiotica?”) è dipinta con caratteri sans serif, di dimensioni cm 500 x 200 ciascuno, occupando l’intera superficie del tetto della casa colonica Lodola. L’intervento è visibile a distanza lungo il percorso che costeggia le case coloniche della tenuta.
Questa installazione è una delle quattro declinazioni formali dell’opera Are You Aware Of Your Symbiotic Connection?. Per ciascuna delle quattro aziende comprese nel progetto Arte Bonifica Campagna l’opera trova una sua forma associandosi ad uno dei quattro elementi. Qui è l’aria. Il messaggio contenuto nella domanda è radicalizzato in maniera ostensiva. Si mostra, si consegna alla lettura, resta nell’aria, appunto, accompagnando la passeggiata nella campagna della tenuta. L’opera crea una stazione di sosta. La forma stessa della domanda genera in sé una sosta. Porsi la domanda significa iniziare una ricerca, aprire la strada a una possibile risposta, ma, soprattutto, significa accettare una sospensione del giudizio e tenere aperta la mente. Fermarsi, dunque, per esplorare dentro di sé e farlo in questo specifico luogo, dedicato alla tutela della biodiversità negli intenti della proprietà dell’azienda, è la mossa cui l’opera ci invita.
Gli artisti sono partiti da questa domanda per l’elaborazione di un���opera partecipata, complessa e variamente declinata sul piano formale, dopo averla ascoltata nel discorso tenuto a New York nella sede delle Nazioni Unite, il 22 Aprile 2019, in occasione del Mother Earth Day, dalla donna di medicina maori Erena Rangimarie Rere Omaki Röse. In quella circostanza si discuteva di educazione e cambiamento climatico e quella domanda è scesa come una freccia luminosa. Siete/siamo consapevoli della nostra connessione simbiotica con tutto ciò che esiste, con la Terra, con tutti i viventi? Nessuna azione, per quanto lodevole, può avere senso o anche solo efficacia e stabilità al di là di questa consapevolezza.
A questa domanda non c’è una risposta univoca. Si sono consapevole, no non lo sono. Ciò che si pone all’attenzione è la ragione stessa della consapevolezza di essere parte di un tutto relato come uno stato della coscienza da conquistare. Io mi trovo qui e da qui procedo verso la comprensione dell’altro e, dalle mie rare e faticose conquiste, procedo ancora verso la comprensione della mia relazione con l’altro. Se, poi, l’altro è la Terra nel suo essere un super organismo, un sistema animato complesso da cui tutto si genera e a cui ritorna, la domanda sulla relazione è ben più complessa.
La simbiosi è coesistenza tra esseri appartenenti a specie differenti. Come mi relaziono con un batterio, con una quercia secolare, con la brezza marina, con la pianta di Anturium sulla mia finestra o il monte alle spalle della mia casa?
La scienza e, di seguito, la cultura che da essa si diffonde raggiungono a grandi balzi le credenze di molti popoli nativi della terra. Con gli animali si può stabilire un’alleanza, collaborare per ottenere risultati buoni per tutti. Le montagne e i fiumi sono nostri antenati, il territorio dove viviamo ci riguarda intimamente. Le piante sono intelligenti, hanno comportamenti sociali, fanno scelte, sognano, sono sensibili. Il suolo non è inerte. La sua infinita ricchezza è fatta di mescolanza e deve alla vita sulla terra non più che a quella del cielo e delle stelle.
Frasi che non avrebbero avuto senso fino a pochi decenni fa per un gran numero di persone comuni e di scienziati convinti dell’indiscutibile supremazia della nostra intelligenza nel creato.
L’essere pari, insieme e differenti. Mescolati e reciprocamente influenti. Questo è un nuovo paradigma. Da qui si riparte per pensare alla nostra vita sul pianeta. La relazione, pertanto, è con una sostanza intelligente. Il mondo non è il teatro della nostra sola azione. Siamo parte e tutto. Il legame di controllo che ha nascosto per secoli la mal celata e irrisolta consapevolezza della nostra dipendenza dalle piante, diviene relazione.
E la consapevolezza di questa relazione, a sua volta, diviene, confine del nostro ego e sponda per le nostre scelte. L’ambiente della nostra vita è un corpo più grande che ci include come il nostro comprende al suo interno milioni di altri esseri che collaborano e ci tengono in vita.

3 notes
·
View notes
Text
P / Panem Et Circenses. Livenza 1589

OPERA PERMANENTE / agriturismo DI LA’ DAL FIUME / Brian / Caorle (VE)
Installazione site specific. Tubi al Neon, ingombro totale cm 200x180, dimensioni complessive d’ambiente.
Sulla parete esterna dell’edificio dell’Agriturismo dal lato del canale Commessera è posto un neon di colore azzurro la cui forma è il profilo di un fiume. Si tratta del Fiume Livenza, come si legge nel titolo, nell’anno 1589, anno di fondazione della chiesetta presente in quell’area della tenuta.
L’acqua definisce e disegna il paesaggio nello specifico territorio di bonifica dove gli artisti sono chiamati ad intervenire con il progetto Arte Bonifica Campagna. L’acqua che cè adesso e l’acqua che c’era prima. I fiumi e i canali non sono forme che restano immutate. In particolare in un territorio dove l’azione di scrittura delle forme e degli spazi si è esercitata con l’acqua prima ancora che con la terra, dando forma all’acqua e così ricavando una forma per la terra.
Gli artisti del collettivo, facendo una ricerca che incrocia i dati compresi nell’iscrizione all’interno della chiesetta e le mappe storiche del teritorio di Caorle, hanno scoperto che nell’anno di fondazione della chiesa, il 1589 (dato, questo, a sua volta, ricavato con procedura di studio epigrafica, dall’analisi della fonte costituita dall’iscrizione nella chiessa stessa), il fiume di fronte all’edificio antico da cui risulta l’attuale agriturismo era il Livenza. Le vie d’acqua che ora sono il Canale Revedoli e sullo sfondo oltre le chiuse, il Canale Brian, nel 1589 erano il Fiume Livenza. La bonifica è stata un’enorme impresa di creazione di un territorio e, di conseguenza, di costruzione del paesaggio. Questa è la storia che l’opera intende raccontare, usando la forma del fiume come un’informazione, una mappa temporale.
La scelta del neon deriva dalla necessità di creare una forma stabile e visibile in grado di portare un contenuto storico all’attenzione di chi frequenta il luogo. Accendere letteralmente una luce su una scoperta che, a sua volta, induce una riflessione generale sul paesaggio della bonifica. Il neon è un materiale associato alla comunicazione moderna e, in quanto tale, dunque, permette alla storia di rientrare nella narrazione del presente senza retorica. La linea luminosa, elegante e sintetica, è, a sua volta, un impulso, solleva domande e curiosità, premessa di valore per aprire un dialogo e condividere contenuti.


0 notes
Text
T / Giorgia Valmorri e Panem Et Circenses. Dono 500

OPERA TEMPORANEA / società agricola biodinamica SAN MICHELE / Cortellazzo / Jesolo (VE)
Installazione site specific. Cartolina, stampa digitale a colori cm 10x15 su carta Woodstock betulla di gr. 260, 500 copie numerate e firmate, dimensioni complessive d’ambiente.
Opera-dono, gli artisti la mettono a disposizione dello shop dell’azienda perché possa essere, a sua volta, donata ai clienti associandola ai suoi prodotti. La cartolina mette insieme i due percorsi di ricerca di Panem Et Circenses e Giorgia Valmorri riproducendo sui due lati un’immagine derivata da essi. Su un lato, il ritratto dell’occhio di una mucca della stalla di San Michele e sull’altro lato, la riproduzione della cromatografia circolare di Pfeiffer realizzata da Panem Et Circenses con un campione di terreno prelevato nell’area dell’interramento del preparato 500, il “cornoletame”.
Il cuore dell’azienda sono le mucche, ponte tra cielo e terra.
Ponte e soglia tra sopra e sotto come l’occhio, in due modi presente in questa opera, è, a sua volta, soglia tra dentro e fuori.
La cromatografia circolare ha l’aspetto di un’iride. Della mucca, Valmorri, sceglie di ritrarre un occhio. Lo sguardo è un argomento che ha unito i due artisti. Prendersi cura, osservare, guardare con attenzione la terra genera una sempre maggiore consapevolezza nella relazione con essa come organismo vivente, a sua volta, relato e connesso al resto del cosmo. Ti guardo e vedo che anche tu mi stai guardando. Ti riconosco e mi sento riconosciuto.
Questa opera sostiene il desiderio di far uscire dall’azienda, insieme ai suoi prodotti, lo spirito che ne ha sostenuto la coltivazione.

0 notes
Text
T / Panem Et Circenses. Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? - Fuoco

OPERA TEMPORANEA / tenuta LA SPIGA / Torre di Fine / Eraclea (VE)
Performance site specific. 31 ottobre 2020 al sorgere della luna.
La performance è stata un concerto per i noci eseguito da Ludovico Amedeo Pensato, uno dei due membri del collettivo Panem Et Circenses. Quattro strofe scelte della canzone Hallelujah di Leonard Cohen sono state cantate per quattro volte nei rispettivi punti cardinali del perimetro del noceto. La disposizione degli artisti durante la performance ripeteva quella di un concerto con un esecutore, colui che cantava, che era alcuni passi fuori rispetto all’angolo del confine e un ascoltatore, l’altra artista, Alessandra Ivul, posta appena all’interno della fila degli alberi, a segnare la posizione del pubblico, l’intero noceto.
Con questa performance, l’opera Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? trova una sua forma specifica in questo luogo, come accade nelle altre tre aziende comprese nel progetto Arte Bonifica Campagna. A ciascuna declinazione formale si associa uno dei quattro elementi. Qui è il fuoco. La scelta del fuoco deriva dal carattere fiero della pianta del noce, tradizionalmente associata alla difesa dei confini e al pianeta Marte oltre che ai suoi frutti altamente calorici e nutrienti.
Questo noceto riunisce al suo interno un numero straordinario di piante. L’ascolto di queste piante ci ha commossi, i guerrieri non diventano mai soldati. La loro coesione genera un’energia potente, il loro tempo su questo pianeta è speso nel dono di sé a difesa di un equilibrio che è a vantaggio di tutti. Molto ossigeno, molte grandi e belle noci. Tutti frutti di una scelta, non la nostra di sfruttarli ma la loro di donare. Le piante, come sappiamo, sono in grado di morire in fretta quando la vita non vale lo sforzo. Queste piante resistono, insieme, come un unico corpo. L’hallelujah è un dono, uno scambio da cuore a cuore. Riconoscersi, dare indietro.
“Questo mondo è pieno di conflitti e pieno di cose che non possono essere unite, ma ci sono momenti in cui possiamo trascendere il sistema dualistico e riunirci e abbracciare tutto il disordine, questo è quello che io intendo per Hallelujah. La canzone spiega che diversi tipi di Halleluja e tutte le Hallelujah perfette e infrante hanno lo stesso valore. È un desiderio di affermazione della vita non in un qualche significato religioso formale, ma con entusiasmo, con emozione.” Leonard Cohen
Il fuoco, infine, perché questo lavoro è un’attivazione, una tappa contemporaneamente simbolica e funzionale, di un percorso di ricerca che ha condotto gli artisti a ipotizzare un metodo di sostegno alla difesa dei noci dall’attacco dei parassiti. Tale ipotesi è descritta nel render 432 Hz.

0 notes
Text
T / Giorgia Valmorri. Assieme ai noci. Azione collettiva

OPERA TEMPORANEA / tenuta LA SPIGA / Torre di Fine / Eraclea (VE)
Azione collettiva. 44 formelle di argilla bianca cruda di cm 8x8x4 ciascuna, nastro di cotone bianco, 22 partecipanti e l’artista.
In un giorno stabilito tutti i dipendenti della Tenuta La Spiga sono invitati a imprimere una traccia su due tavolette di argilla cruda premendole sul fusto di un noce (un albero per ciascun partecipante) scelto nella prima fila all’ingresso del noceto. Le formelle sono riconsegnate all’artista che vi incide su un lato il nome di ciascun partecipante e in seguito le cuoce. Delle due formelle, una viene restituita a ciascun partecipante, le altre incluse, ognuna, in uno dei pali dell’installazione concepita per l’area d’ingresso della Tenuta, intitolata Guardami e in me guardati. Un giorno ci siamo guardati. I 22 pali avranno, perciò, ciascuno una formella che deriva da questa azione collettiva.
L’azione ha la funzione di creare un oggetto simbolico concepito per fornire una chiave di senso all’installazione dei 22 pali. Si tratta di impegnare ciascun dipendente dell’azienda, compresi coloro che con il noceto non hanno alcun rapporto diretto, in un momento di contatto personale con gli alberi da cui si genera il frutto, la noce, a cui si associa la principale attività dell’azienda. Un cuore, un contenuto interno prezioso, una scintilla che deriva dal contatto, la traccia di un incontro tra esseri che condividono un luogo e un tempo. Persone e alberi. La terra, l’argilla cruda, diviene il luogo simbolico e materiale di questo incontro e l’archivio di questa memoria che, inclusa nell’installazione permanente, la anima del valore solenne di un monumento.



0 notes
Text
T / Panem Et Circenses. Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? Assemblea pubblica sotto e intorno agli alberi

OPERA TEMPORANEA / società agricola LA FAGIANA / Torre di Fine / Eraclea (VE)
Azione collettiva. 15 persone presenti, 15 sacchi di riso vuoti, 28 ottobre 2020.
Sono state invitate a questa assemblea che si è svolta nella prima boschina nel percorso di visita dell’azienda agricola La Fagiana, nei pressi della casa colonica Cöe, tutte le persone in differenti modi coinvolte nel progetto Arte Bonifica Campagna: i proprietari delle aziende agricole e i loro collaboratori, i committenti, il direttore artistico, il curatore e gli artisti della residenza.
L’azione comprende un’apertura rituale per la quale gli artisti hanno scelto l’esecuzione di un canto tradizionale maori, Karanga, mutuando questa scelta dal protocollo di accoglienza al Marae, la casa comune della tribù, eseguito da una donna nativa della Nuova Zelanda.
Al canto segue il momento della riunione degli invitati che si siedono a terra, utilizzando i sacchi bianchi del riso come stuoie, a formare un cerchio. L’assemblea ha inizio dalla domanda, la stessa che da’ il titolo all’opera - Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? Sei consapevole della tua relazione simbiotica? - ribadita da Alessandra Ivul, una dei due membri del collettivo Panem Et Circenses.
A ciascuno è richiesto implicitamente un intervento a partire da una riflessione su quanto questa domanda solleva.
I partecipanti hanno espresso opinioni e contribuito con elementi di riflessione al dibattito collettivo che questo lavoro si propone di indurre e sostenere.
Tutti seduti a terra. Questo semplice gesto, unito alla forma del cerchio, sono, di per sé, uno statement dell’opera, il suo porsi come luogo speciale di ascolto reciproco. Gli umani tra loro differenti, le piante intorno, le voci, le emozioni e il silenzio. Una riflessione aperta sulla relazione interspecie non lascia fuori niente, tutto partecipa nel cerchio, tutto offre e riceve un contributo.
Dall’ascolto di tutte le voci dell’assemblea gli artisti del collettivo Panem Et Circenses hanno elaborato le forme di ogni declinazione di questo lavoro nelle quattro aziende del progetto ABC.







0 notes
Text
T / Giorgia Valmorri. Giardini di Connessione. Quarto movimento

OPERA TEMPORANEA / società agricola LA FAGIANA / Torre di Fine / Eraclea (VE)
Opera pubblica partecipata. Installazione site specific, kit di attivazione dell’opera e azione collettiva. 200 sacchetti di stoffa, graffette, 100 buste imbottite mail lite gold ref. A/000 cm 11x16 con interventi a pennarello, adesivo di cm 8x8, pannello in legno di diverese essenze di cm 51,5x60x5,5, cristallo di agata muschiata grezzo di cm 22x13, misure complessive d’ambiente.
L’opera comprende un kit di attivazione della partecipazione messo a disposizione dei clienti dello shop aziendale. Nel kit, contenuto in buste pluriball pronte per essere spedite, sono compresi: due sacchetti di stoffa da utilizzare per inserirvi i semi e chiuderle con una graffetta e un foglietto con scritto il nome del seme; un foglietto di istruzioni che spiega il funzionamento del lavoro e un adesivo con la stampa di un particolare del muro di una delle coloniche della tenuta.
L’artista chiede a chi vorrà partecipare a questo lavoro di porre all’interno dei sacchetti di stoffa almeno due tipi di semi di fiori differenti connessi con chi li dona da un legame affettivo. Una volta rimessi i sacchetti nella busta, si chiede di riportarla allo shop da dove tutte le buste riempite verranno spedite all’artista. I semi saranno, dunque, posti in semenzaio e, al momento in cui i germogli saranno pronti, sarà organizzata un’azione collettiva di messa a dimora delle piantine nell’area verde individuata per creare il giardino. Nello spazio del giardino, davanti alla porta d’ingresso della colonica Cöe, l’artista ha posto un gioiello. Un grande cristallo di agata muschiata (la pietra del giardiniere) incastonata in un pannello composto di legni diversi fissato su un lato della cornice del portico. Dai semi donati, quindi, nascerà un giardino in movimento, i germogli saranno piantati negli spazi che al momento sembreranno più idonei, accettando in seguito la spontanea migrazione delle piante.
Il lavoro sul tema del seme e con i semi reali, per le sue potenzialità semantiche e per il suo stesso valore intrinseco, impegna l’artista da tempo in un percorso di progetti partecipati e di reti di connessione. Il senso del viaggio, della libera migrazione che emerge dall’osservazione del comportamento dei semi è interessante in questo lavoro come contemporaneamente la dimensione collettiva dello scambio e della partecipazione.
Ciò che resta dall’attivazione di questo processo non è un oggetto concluso ma una dinamica che a sua volta non termina in sé procedendo in direzione di forme sempre nuove. Il giardino e il giardino in movimento, come lo chiama Gilles Clément, è un concetto che riguarda la natura delle piante in relazione con l’ambiente come la natura stesse delle relazioni.
Riflettere sui semi è un modo per prendersi cura del futuro e, forse, senza nessuna retorica, del mondo. Del paesaggio che muta continuamente e che risulta dalle nostre azioni come dai nostri bisogni e dai nostri sogni.
Il lavoro, inoltre, induce una riflessione, centrale nella ricerca di Valmorri, sull’efficacia del dono. Il libero scambio, cui il dono dà inizio, è l’elemento base del dispositivo sociale attivato da questo lavoro e ne è, a sua volta, il contenuto simbolico. Scambiare conoscenze, risorse, raccontarsi storie, far procedere la narrazione di chi ci ha preceduto è lo sforzo poetico e comunitario che l’artista compie e, contemporaneamente, osserva come risultato, impegnando il linguaggio dell’arte contemporanea in un salto oltre i suoi diretti referenti nella dimensione quotidiana di tutti.
Il giardino di fronte alla casa è una citazione dalla memoria collettiva di quel luogo che ancora assiste alla fioritura di bulbi piantati negli anni in cui il podere, oltre che essere coltivato, era anche abitato.

0 notes
Text
T / Giorgia Valmorri. Guardami e in me guardati. Se parlerai agli animali essi parleranno a te e potrete conoscervi

OPERA TEMPORANEA / agriturismo DI LA’ DAL FIUME / Brian / Caorle (VE)
Installazione site specific. Stampa digitale cm 29,7 x 42, nastro adesivo metallico, 3 specchi di cm 20 Ø ciascuno, 3 paletti in legno di circa 25 cm Ø x 45 cm di altezza, dimensioni complessive d’ambiente.
L’opera si compone di una mappa resa disponibile per i clienti dell’agriturismo e di tre elementi di segnalazione composti da paletti con incluso uno specchio rivolto verso il cielo disposti lungo il percorso, segnato nella mappa, che costeggia l’argine del Canale Commessera fino alla zona palustre interna alla tenuta.
La mappa è un invito al cammino come pratica di riconnessione con gli elementi della natura. Tra le presenze naturali, gli uccelli e l’acqua sono parse all’artista le più forti in questo luogo e con essi la mappa invita ad intrattenere una relazione. La frase poetica che segue al titolo dell’opera ha questa funzione, la conoscenza è un movimento reciproco, come il riflesso nell’acqua che mostra più di quello che riproduce.
Nell’estetica della mappa, ricca di simboli associati e sovrapposti, per certi versi, alla descrizione cartografica del percorso, c’è un’eco che proviene dalla tradizione antica dei grandi cammini nei quali la ricerca di senso si affianca e, spesso, prevale agli impulsi euristici, alla curiosità di esplorare il fuori.
Nel cammino il fuori entra dentro e ciò che vedo, dunque, è un paesaggio costruito dal mio stesso attraversamento. Un luogo fuori di me dentro il quale incontrare e incontrami.

0 notes
Text
T / Panem Et Circenses. Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? - Acqua

OPERA TEMPORANEA / agriturismo DI LA’ DAL FIUME / Brian / Caorle (VE)
Performance site specific.
Il luogo dove si svolge la performance è l’area tra il molo sul Canale Revedoli e la chiesetta nella tenuta dell’agriturismo Di là dal Fiume.
Gli artisti del collettivo Panem Et Circenses mettono insieme due elementi su uno stesso piano simbolico: l’acqua di fronte alla chiesetta e l’iscrizione in essa contenuta. Le azioni compiute saranno quella di prelevare l’acqua dal canale e portarla nella chiesa e quella di recitare il testo in latino dell’iscrizione con l’aggiunta dei termini “Ecclesiae adspicientis Liquentiam” (“della chiesa che guarda verso il Fiume Livenza”).
La performance consiste in una esternazione delle informazioni presenti nell’iscrizione e in un gesto di riconnessione con l’acqua. Questo lavoro è una delle quattro declinazioni dell’opera Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? che, in questo caso, si associa all’elemento acqua. L’acqua che disegna il territorio di bonifica, l’acqua della memoria storica, l’acqua che porta la memoria, l’acqua all’origine di tutto, l’acqua che è sacra. La connessione con la chiesa va intesa, dunque, anche in questo senso. Il luogo del sacro e il suo elemento. Gli artisti rinominano l’acqua del Fiume Livenza facendo eco alla ricerca che ha condotto all’elaborazione dell’installazione Livenza 1589.

0 notes
Text
R / Panem Et Circenses. Are You Awere Of Your Symbiotic Connection? - Terra

OPERA RENDER / società agricola biodinamica SAN MICHELE / Cortellazzo / Jesolo (VE)
Opera pubblica partecipata.
Workshop di autocostruzione in permacultura con il coinvolgimento di tutti i dipendenti dell’azienda per la costruzione di un edificio dedicato ai preparati biodinamici e di uno spazio ipogeo destinato alla loro conservazione.
Gli artisti pensano ad un’opera processuale aperta e partecipata con la quale si propongono di prendere in considerazione due ordini di domande intercettate nel tempo dedicato all’ascolto in questa azienda. La prima domanda è legata all’importanza dei preparati biodinamici sia sul piano funzionale, per le pratiche agricole, sia sul piano simbolico, per la diffusione di valori intrinseci a queste stesse pratiche e, infine, didattico per coinvolgere le nuove generazioni in questa visione dell’agricoltura e non solo di essa. La seconda domanda è generata dall’importanza di essere una comunità per operare al meglio in questa pratica agricola a partire dai suoi speciali presupposti. Dunque, uno spazio dedicato ai preparati biodinamici e un tempo per fare comunità.
L’opera pensata dagli artisti interviene in risposta a queste domande provando a creare una situazione, prima ancora che un ambiente.
La progettazione dell’edificio e la sua costruzione collettiva sono, contemporaneamente, uno spazio e un tempo per mettere insieme le persone che lavorano nei diversi settori dell’azienda intorno al cuore simbolico dell’azienda stessa. I preparati sono ricette che manifestano il sapere che sottende a questa pratica agricola e il suo derivare dalla consapevolezza di quella simbiosi, della relazione di tutto con tutto, a cui corrisponde l’impianto teorico dell’opera.
L’opera Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? in ciascuna delle quattro aziende comprese nel progetto Arte Bonifica Campagna si declina in una forma specifica associandosi ad uno dei quattro elementi. Qui è la terra.
La filosofia e la pratica agricola biodinamica hanno il loro cuore rivolto alla terra. Coltivare il terreno significa investire sul mantenimento di un equilibrio che comprende elementi molteplici in costante relazione. Sopra e sotto, cicli cosmici, lunari, stagioni. Animali e vegetali. Alleanze, servizio, dono. In questo luogo il tema della collaborazione interspecie compreso nella domanda sulla simbiosi sembra essere una grammatica, più ancora che un discorso. Si parte da qui per poi costruire un discorso che genera frutti che possono essere condivisi, messi a disposizione di una comunità e di un territorio.
1 note
·
View note
Text
R / Panem Et Circenses. 432 HZ

OPERA RENDER / tenuta LA SPIGA / Torre di Fine / Eraclea (VE)
Installazione site specific. Altoparlanti per filodiffusione, file audio, dimensioni complessive d’ambiente.
Filodiffusione di una frequenza audio nel noceto. Tale frequenza è il risultato dell’elaborazione digitale del file audio ottenuto dalla registrazione del concerto per i noci realizzato nell’opera Are You Aware Of Your Symbiotic Connection? FUOCO.
Panem Et Circenses per l’elaborazione di questa opera è partito dagli attuali studi scientifici nell’ambito della neurobiologia vegetale e dalle appurate conclusioni di questi nel merito dell’intelligenza vegetale. Le piante fanno scelte, hanno un comportamento sociale. Le piante, dunque, sentono. E ciò che sentono è soprattutto la vibrazione prodotta dagli elementi dell’ambiente nel quale si trovano. Gli elementi naturali, l’acqua, il vento, la pioggia, gli uccelli, gli insetti impollinatori producono vibrazioni con frequenze molto basse, tra i 100 e i 500 Hz. Dunque per entrare in relazione con le piante, sostenere un dialogo, potremmo dire, dobbiamo rivolgerci ad esse con suoni entro questo range di frequenza.
La frequenza di 432 Hz è stata scelta dagli artisti dopo una serie di considerazioni che tengono insieme gli studi del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, Pitagora, la mistica numerologica, Mozart, Beethoven e i Pink Floyd. È la frequenza con onde sonore più lunghe e più lente che entrano più facilmente in risonanza con i suoni naturali, compreso il battito del nostro cuore e lo scorrere dell’acqua.
Il suono in molte culture native è una medicina. E questo perché la considerazione di fondo è che tutti facciamo parte di un sistema armonico che si sostiene ed evolve come in un unico respiro.
L’opera si propone di esporre il noceto a questa frequenza al fine di sostenere l’equilibrio armonico delle piante, la loro vitalità e, dunque, la loro intrinseca capacità di difendersi dagli attacchi dei parassiti. Un metodo anticrittogamico dolce e benefico per gli alberi e per tutti gli esseri che vivono e frequentano il noceto.

0 notes
Text
R / Giorgia Valmorri. Casa. Si dice che il parlare sia d’argento e il silenzio d’oro

OPERA RENDER / società agricola LA FAGIANA / Torre di Fine / Eraclea (VE)
Installazione site specific. 58 lettere in terracotta rossa smaltata con smalti iridescenti oro e argento di cm 30x30x2 ciascuna, dimensione complessiva d’ambiente.
L’opera consiste nel restauro dei nomi delle nove case coloniche comprese nella tenuta. Le lettere realizzate in terracotta rossa, come nell’uso delle case coloniche del territorio di bonifica della Venezia Orientale, sono in rilievo e compongono i nomi di ogni singola casa visibili sulla facciata della casa stessa. Fagiana, Crecola, Lodola, Guardacroce, Cöe, Pernice, Colomba, Faraona, Taglia Valle.
Il restauro può essere definito, mutuando dalla poetica di Alberto Garutti, un “restauro sentimentale”. Il recupero dei nomi è un lavoro sulla memoria collettiva. Sul rapporto con la terra e, in esso, con la casa come luogo del dentro, a sua volta, inserito in un contesto sociale. Il nome della casa identificava un gruppo familiare, una cellula produttiva nel contesto del latifondo agricolo diviso in poderi assegnati con contratto di mezzadria. Un intero territorio risultava dall’intreccio di quei nomi.
Gli smalti oro e argento con cui sono realizzate le lettere e che le rendono iridescenti hanno una chiave nel sottotitolo dell’opera. Il silenzio della casa abbandonata (eccetto la Fagiana, le altre otto coloniche della tenuta sono chiuse) che contiene una preziosa memoria e il valore di ridarle una voce e un nome, l’oro e l’argento. La casa come scrigno prezioso, l’oro; il rinominare come operazione magnetica che riporta attenzione su di essa e la sulla rete di connessioni che la lega alle altre della tenuta e, con esse, ad un intero territorio.
0 notes