Tumgik
bravaragazzafinta · 5 years
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Sto male, ma nessuno sembra capire quanto.
Susanna Casciani
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bravaragazzafinta · 5 years
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Quel pomeriggio
Non era più la persona che era. Non era più in grado di amare, o forse poteva ma non le andava, o forse voleva ma qualcosa la bloccava. Come un muro che la fermava da quel che viene chiamato “amore”. Sarà che aveva paura, sarà che ancora non era pronta, non lo so ora e non lo potrò sapere mai. Mi parlava spesso di un vuoto dentro che si trascinava dietro come una catena pesante che l’aveva fermata in un punto fisso. Nel punto dove ha provato il dolore più atroce della sua vita. Mi aveva promesso che sarebbe andata avanti, dicendo anche: “Beh sono andati avanti tutti, perché io non ci dovrei riuscire?”. La sua storia, vista esternamente, non era nulla di speciale; una storia che può capitare a tutti. (Come al solito le persone giudicano, non facendo peso alle parole che pronunciano, quando una cosa riguarda qualcun altro). Io la conoscevo. Lei mi parlava, perché sapeva parlare e ne aveva bisogno; io l’ascoltavo, perché mi piaceva ascoltare. Era diventata un qualcosa che valeva più di ogni altra amicizia. Lei era una di quelle persone su cui puoi contare sempre. Una di quelle persone che se la chiami alle tre di notte ti risponde. Odiavo l’idea che stesse male, che lei, con quel suo modo di essere, non avendo fatto nulla, si era meritata tutto quello che sentiva. Ma infondo, siamo realisti, nel mondo quelli egoisti sono quelli che vanno avanti e sono quelli che ricevono più attenzioni per questa loro “diversità”. Ma la cosa più brutta è quando le persone che non lo erano, pian piano lo diventano, oppure quelle che non vogliono rientrare in questi schemi, non ce la fanno rimanendo semplicemente indietro. Detta così suona banale vero? Beh, cazzo, mettetevi in quella testa che non lo è. Rimanere indietro significa rimanere da soli e questo porta a sentirsi estranei, beh ora immaginatevi cosa vuol dire. Non la nominerò, perché mi fa male solo pensarla. Mi sento ancora in colpa di non aver fatto niente. Io che ero da sempre stata la persona di cui si fidava ciecamente. Io che ero sempre stata la sua spalla d’appoggio, non ho fatto nulla per proteggerla. Lei era fragile e io ne ero a conoscenza. Lei mi sporcava tutti i vestiti, mentre piangeva, con tutto quel trucco che metteva sugli occhi per nascondere il rossore. Le ho chiesto tante volte il motivo di questi innumerevoli pianti, la sua risposta è sempre stata: “Non lo so nemmeno io, le lacrime scendono e basta anche quando non penso a niente. Te l’ho detto mille volte.” Dopo queste parole, come al solito, rimanevo zitta. Eravamo amanti del silenzio, la amavo anche per questo. Sì la amavo, perché nel “ti voglio bene” non ci credevamo più entrambe. Ci siamo basate su un post che abbiamo visto su instagram che parlava della bellezza dell’inglese e dei suoi modi di dire e uno di quelli è usare sempre “i love you” senza distinzione tra amicizia o relazione.
Dopo arrivò quel pomeriggio, nel quale non mi aveva scritto, pensavo che si era arrabbiata o forse aveva da studiare come me. In quel pomeriggio di merda, sentivo che non era tutto normale. Non aveva pubblicato la sua solita frase su instagram; l’ho chiamata, mi rispose la segreteria dicendo che l’utente chiamato è irraggiungibile, cosa che non succede mai visto che il telefono era tutto il suo mondo. Decisi di andare a casa sua per vedere se era tutto okay. Quando sono arrivata, sua madre mi aveva accolta, ma stava piangendo. Girai la testa cercando con lo sguardo la mia migliore amica, ma non c’era anima viva, poi mi rivolsi alla donna che si era seduta sul divano guardandomi col dolore. Non sapevo cosa dire, perché avevo intuito che era successo qualcosa di grave. In testa mi ronzava un’idea ma stavo pregando Dio che non era vero. Non so bene come,ma trovai il coraggio per parlare e dissi: “Cosa le è successo?” la madre balbettando mi rispose: -La mattina l’ho portata a scuola, come sempre, ma non ci è andata.- si fermò e riprese fiato, tenendomi sulle spine - Come al solito sono tornata dal lavoro. La porta non era chiusa a chiave. Entrando, un litro di acqua mi travolse bagnandomi. Si sarà rotto il tubo, come al solito, pensai. L’acqua proveniva dal bagno, che però stava scorrendo dal rubinetto e si sentiva. Entro in bagno e la vedo nella vasca, pallida. Ero entrata in un bagno che era sporco di sangue. Del suo sangue.- per un attimo il mio respiro andò a scatti e non riuscivo a respirare. - Le corsi in contro urlando dal dolore. Sapevo già che non c’era niente da fare, non sapevo come reagire. Non feci altro che prenderla in braccio, sedermi per terra, abbracciarla, piangerle addosso e urlare “perché”. Rimasi così per due ore se non di più. Chiamai l’ambulanza e dopo sai da sola che cosa è successo.- avevo annuito per simbolo di conferma. Lei continuò - La mia vita non ha più senso. Non avevo niente tranne lei. Era il mio sorriso. Ora non so che fare. Mi alzai dalla poltrona sulla quale ero seduta. Mi sono seduta vicino a lei e la abbracciai dandole la certezza che io ci sarò. Sapevo già che per lei ero come una seconda figlia. Dopo mi alzai e dissi: - Penso che entrambe abbiamo bisogno di stare un po’ da sole, semmai passo sta sera- mi fece cenno di sì. Io me ne andai piangendo. Corsi via, corsi più lontano che potevo fino ad arrivare in un parco ormai abbandonato, dove andavo sempre. Dove andavamo sempre. Lo chiamavamo “il nostro posto felice”. C’è una recensione alla quale avevamo attaccato un lucchetto con le nostre iniziali. Sapevamo che eravamo un “per sempre”, na avevamo la certezza. Rimasi seduta sul prato, con la musica a palla, come amavamo fare. Ci rimasi fino alle 20.30. Mantenni la mia promessa di passare per cena dalla donna più sofferente che io abbia mai visto nella mia vita. Passai a prendere due pizze e le birre. Passammo così tutta la notte tra lacrime, cibo e alcool. Non andai a scuola per 1 mese e ogni giorno andavo a quel parchetto e la sera da quella donna che si nascondeva proprio come la figlia. Pensavo a queanto eta ingiusto il mondo. Lei era unica e le persone uniche vengono sfruttate.
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bravaragazzafinta · 5 years
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Lei
Era lei la persona che soffriva. Soffriva tanto. Si vedeva.
Camminava sempre a testa bassa col cappuccio e le cuffie con la musica, che sentivano tutti i passanti. Si vedeva che non voleva parlare con nessuno. Aveva sempre qualcosa a maniche lunghe. Anche quando tutti avevano già magliette a mezze maniche. Certe volte le si intravedevano dei graffi. Diceva che era il gatto, ma lei il gatto non ce l’aveva.
Si vestiva sempre di nero. L’unica sfumatura possibile era il blu scuro.
Alcune volte capitava di incrociare il suo sguardo e, cazzo, metteva malinconia. Perlopiù ce li aveva sempre rossi. Come se avesse pianto tutta la notte. Forse era così. Il suo migliore amico era sempre un libro. Voleva sognare. Le piaceva.
Ora ha un sorriso larghissimo. Sempre con lui. Si amano e lo si vede dagli sguardi.
Lei è diventata felice e lo mostra; va fiera di ciò. Fa bene d’altronde.
Lei è felice perché ha trovato un motivo per esserlo.
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bravaragazzafinta · 5 years
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“Non è tranquilla, signore,
l'acqua dove dormono certi pensieri.
È profonda,
e il fondo non si scorge.”
- Charles Dickens
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bravaragazzafinta · 5 years
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In verità una ricetta per la felicità non esiste. Puoi essere felice in una piccola cittadina invece che a Hollywood dove tutto sembra così perfetto.
Beh c’è da capire che nella vita non serve vivere nel passato, tra i ricordi, ma vivere il presente e viverlo nel migliore dei modi; e se adesso non ti senti felice al 100%, beh certe volte lasciati andare da questo schema. Puoi rincorrere per tutta la tua esistenza i tuoi obiettivi e sentirti fiero di essi, ma quando ti fermi senti il gusto di vivere. Certe volte è bellissimo sentirti un bambino e essere felice per le banalità.
La tua felicità non dipende dal posto o dalla città in cui ti trovi, perché quando ti sposti porti via te stesso e tutto quello che hai dentro.
Noi cerchiamo di scappare troppo spesso dai problemi, ma non scappiamo mai da noi stessi.
Spesso le persone non percepiscono la vera felicità e sono sole perché sono sempre alla ricerca di un ideale che si sono inventate, allontanando così tutti quelli che non ne fanno parte o non lo possono realizzare.
Tu ti puoi chiudere e perdere tutte le persone a te care, ma ricorda che non perderai mai la cosa più importante che hai: te stesso. Certe volte conviene essere egoisti, in quanto la tua infelicità può essere data dal fatto di aver pensato sempre troppo agli altri, soddisfacendo i loro desideri e i loro bisogni, dando poco peso a te stesso.
È importante avere le persone giuste al tuo fianco, quelle che ti capiscono dagli occhi. Molti vivono i loro giorni aspettando queste persone, ma c’è un “ma”: goditi la vita perché arriverà un giorno nel quale capirai che hai già affianco quelle persone che sono pazze come te e sono entrate senza chiedere “permesso”.
Tu impari nello scorrere della tua vita e la tua crescita non finisce con una scuola o un’università e se un giorno, a 40 anni vorrai diventare un pittore o ribaltare la tua vita, tira quella cazzo di corda visto per realizzare i tuoi desideri ché la vita è così corta e più emozioni proverai, più la vivrai a pieno. La vita è una ed è tua, quindi spetta a te scegliere se ascoltare il parere degli altri e vivere per loro.
La tua nuova vita non comincia lunedì o nel prossimo anno, ma nel momento in cui scegli di cambiarla.
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bravaragazzafinta · 5 years
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Sono dimagrita di 3 kg,
Sottopeso.
Mi sveglio,
Mal di testa,
Voltastomaco.
Ho mangiato una fetta biscottata.
Arrivo a scuola,
I dolori aumentano,
Vado in bagno,
Mi guardo,
Vomito.
Sto bene.
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bravaragazzafinta · 5 years
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K I _ _ M E
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bravaragazzafinta · 5 years
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Mi guardo attorno.
Ti cerco.
Non ti vedo.
Forse mi manchi.
Forse mi ero abituata all’idea che saresti rimasto un po’ per tanto.
Un po’ per sempre.
Sto bene,
ma con te stavo meglio.
Mi manchi,
ma devo far finta di volerti male.
Ti vorrei scrivere,
ma ho eliminato il numero per evitare incidenti.
Il mio incidente più grande è stato quello di fidarmi,
ma ho pensato: se non mi fido, lui non mi vorrà.
Io mi sono fidata,
tu mi hai ferita.
Io ho pianto.
Tu mi hai chiamata,
dopo un mese,
dicendomi: “scendi, sto sotto”.
Io sono scesa.
Tu mi hai abbracciata.
Mi sono fidata,
di nuovo.
Mi hai fatto passare l’estate migliore della mia vita.
Arriva l’autunno
tu mi dici: “ciao, non ti far più sentire,
amo la mia ragazza e non voglio che mi lasci per gelosia”.
Io ti ho detto “ciao”.
Ancora aspetto un tuo ritorno da me.
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bravaragazzafinta · 5 years
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Dormo per non ammazzarmi, ma non riesco a prendere sonno. Forse dovrei ammazzarmi per dormire
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bravaragazzafinta · 5 years
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Adesso che non ci sei, risento la tua mancanza, ma se ci penso, sto bene
Quellocheportodentro
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bravaragazzafinta · 5 years
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““Avrei voluto tenerla nuda tra le braccia, amarla in modo tale che tutto fosse chiaro, tutto fosse detto per sempre tra noi, e che da questa interminabile notte d'amore, noi che già ne conoscevamo tante, nascesse la prima alba della vita.””
— Tanto amore per Glenda (Cortazar Julio)
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bravaragazzafinta · 5 years
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Solo un giorno.
Era un giorno all’apparenza come tutti gli altri, ma l’apparenza inganna, sempre.
Io ero stanca. Stanca di tutte le parole dette e quelle soffocate, stanca di tutte le volte in cui le persone non si sono capite. Stanca di tutti i “no” ricevuti. Stanca di dover correre dentro un cerchio dove tutto torna. Ero stanca di tutte le aspettative mandate a fanculo in un secondo. Ero stanca di dover dare spiegazioni a tutti, che poi, nemmeno capivano e mai capiranno. Stanca di fare tutto, e ricevere niente. Stanca di fingere sorrisi, che nella solitudine diventano lacrime. Era un giorno dove il cuscino assorbiva le lacrime che colavano sul volto. Era un giorno in cui mi ero fermata, col corpo, ma la testa volava tra mille pensieri. Era un giorno in cui dire “basta” era indispensabile. Era un giorno in cui tutto era come non doveva essere. Era un giorno in cui mia madre urlava, il telefono squillava, io, sul letto, che sentivo tutto, ma facevo finta di non essere io. Era un giorno, che diventò notte dove il buio si trascinava dietro la mia speranza di star bene.
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