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•PUNTI SOSPESI•
Sono punti di vista.
Conosco Marco da molti anni. Ancora adesso, quando ci vediamo, immancabilmente mi fa ascoltare delle tracce nuove riuscendo ad emozionarmi, riportandomi indietro negli anni e facendomi ricordare quanto ci vogliamo bene.
Anche questa volta infatti, Marco Lombardo, in arte Tenpō mi ha stupita con il recente EP “PUNTI SOSPESI”, creato in collaborazione con Alz e PJ Neena ed interamente prodotto da quest'ultimo. Il master è curato da Saro, storico produttore Genovese e si presenta come un piccolo tributo al disco in vinile abbellito, in copertina, dalle meravigliose illustrazioni in bianco e nero dell'artista e cantante comasca Tebra. Il disco è pubblicato su YouTube dal canale OLYO!bollente ed è disponibile su tutte le piattaforme già da Novembre.
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L'EP è un piccolo gioiellino costituito da otto tracce sviluppato, scritto e registrato dai ragazzi in soli otto giorni a Framura in Liguria. Un lavoretto non da poco. Il progetto spazia da sonorità vicine a produzioni rap classiche, passando da suoni spigolosi ed arrivando alle morbidezze delle linee di bassi espansi e corposi, miscelati a colpi sonori e suoni quasi mistici che elevano ed accompagnano i testi, anch'essi ottimamente concepiti, stutturati e raccontati con eleganza ed intelligenza, decorati da effetti di distorsione vocale, cori e ricchi echi che si ricollegano, in risposta, alle strofe. Si passa dunque dalla metrica più razionale di un testo come quello di “Scale" alla coraggiosa “Punti sospesi" sino all'Illuminata “Amen" che chiude l'EP con il rumore delle onde che riduce la tensione delle basi ed accompagna ad un'intensa riflessione ascetica. L'intero progetto si ispira e rimanda ad atmosfere marittime come nelle tracce “Fiori d'agave" e “Liberaci dal mare" ed intendono quindi indagare le profondità dello spirito umano, confrontandolo all'immensità ed alla forza del mare.
I ragazzi con questo progetto elevano lo spirito del fare rap e lo traducono in un disco completo, che racchiude storie, sensazioni ed i percorsi da loro intrapresi convergendo il tutto in un unico EP. Un alta dose di musica, intelligente e tutta italiana.
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https://youtu.be/eQ534Ky8tkM
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youtube
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“us Pipeline”
musica che insiste.
Sapevo già dell'esistenza della neonata etichetta WE INSIST!Records Grazie a Gianmaria Aprile, che ne fa parte ed ha contributio alla sua nascita.
L'etichetta è stata fondata da Maria Borghi all'inizio dell'anno e trova la direzione artistica del clarinettista Nino Locatelli con la partecipazione appunto, del musicista, tecnico del suono e artista Gianmaria Aprile.
La WE INSIST!Records ha come obiettivo quello di porre attenzione in particolare al processo creativo indagando in profondità il suono e la composizione musicale, sostenendo una modalità di ascolto che viene affiancata ad altre forme artistiche quali ad esempio la fotografia (nel caso specifico di “us Pipeline") e opponendosi dunque, ai processi di fruizione attuali che vedono, non più un supporto discografico fisico ma sempre più frequentemente si limitano al file mp3 che sovente, omette importanti particolari della cornice sonora.
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copertina di “us pipeline”
È il caso di “us Pipeline", uno dei primi progetti discografici prodotti in vinile da questa etichetta e presentato in un bellissimo ed elegante cofanetto. Al suo interno il progetto include non solo il vinile di “Pipeline3 FLATUS”- trio formato da Nino Locatelli al clarinetto e percussioni, Gianmaria Aprile alla chitarra, pedali, effetto e percussioni Simone Fratti al contrabbasso,kalimba, Sega ad arco e percussioni- ma anche il CD di “Pipeline5 CROCUS”, che presenta un ampliamento del numero delle voci ed estende i piani mobili della musica del trio portandoli ad un quintetto ed accoglie, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso e Sergio Prada alla chitarra e oggetti. Il tutto, incorniciato da un minuzioso booklet e da otto preziosi scatti fotografici realizzati da Pietro Bologna.
Pipeline3 è una musica che sviluppa delle linee musicali oneste, liberamente improvvisate dai musicisti su brani composti ed eseguiti da Nino Locatelli. Melodie che a loro volta vengono modificate seguendo una rete di “strati", “voci", “contromelodie" sviluppandosi ulteriormente.
Locatelli nelle note di copertina scrive: “una musica fatta di percorsi che a volte coincidono, a volte sono paralleli ma talvolta anche opposti e distanti, polifonica, a più voci e dove possono convivere strati sonori molto lontani tra loro. Immersi in un'indipendente dipendenza, e vice versa “. È il caso di brani come “lucius” nel quale la linea della chitarra ripropone la melodia del clarinetto, a tratti si apre e si richiude, contorcendosi e ricomponendosi, così come a sua volta il contrabbasso, in contrapposizione/unione con gli altri elementi.
Ogni strumento crea un particolare universo sonoro che si intreccia agli altri sulla melodia centrale proposta dal clarinetto che è leader del trio e lo guida, lo abbraccia, a tratti lo segue. È una musica che rivela un processo creativo ben distinto, che non si avvale dell'improvvisazione jazzistica come modalità irrazionale di liberazione dalle convenzioni melodiche ma piuttosto come un percorso di voci che comunicano tra loro esponendo un discorso organico di intrecci, soluzioni e vuoti.
È una musica che insiste e intende porsi ad un alto livello di ascolto dimostrando che la musica non ha bisogno di troppe spiegazioni se prodotta ed ascoltata con attenzione.
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Un Grazie immenso a Gianmaria che da sempre mi supporta, stimola il mio cervello e lo rende sempre più ricco di mondi nuovi.
https://weinsistrecords.com/
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Hailu Mergia
@ ARCI Biko, Milano
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Tra una delle venue preferite dal JazzMi di quest’anno si trova l’ARCI Biko, un localino situato tra zona Barona e San Cristoforo sul Naviglio che spesso e volentieri offre interessante musica dal vivo e scatenati dj set. Uno dei concerti in programma per il JazzMi che ha attirato la mia attenzione è stato quello del polistrumentista Etiope Hailu Mergia. Nato come tastierista e fisarmonicista, Mergia agli inizi degli anni ‘70 è leader della The Walias Band, una ensamble strumentale che propone una commistione tra hard funk, jazz e musica tradizionale Etiope. Nei primi anni ‘80 The Walias Band accresce la sua fama, diventando una delle più conosciute ensamble ed inizia una tournée negli Stati Uniti dove si stabilirà permanentemente. Stabilitosi a Washington D.C. Mergia lavora come tassista e si esibisce occasionalmente, ma continua a suonare nel tempo libero e registra in casa i propri progetti musicali. Finalmente nel 1985 viene prodotto “Hailu Mergia and his Classical Instrument”. Da questo momento in poi seguono una serie di successi. L’ultimo progetto di Hailu Mergia è stato pubblicato lo scorso Febbraio. L’album si intitola “Lala Belu”.
Il concerto inizia con una mezz’ora di ritardo. Sono in coda per assicurarmi la tessera soci ARCI 2018/2019 (€10-15) quando Hailu Mergia accompagnato da bassista Alemseged Kebede-Anissa e dal batterista Kenneth Courtney Joseph fanno il loro ingresso nel locale. Mr. Mergia mi passa di fronte mi guarda e mi saluta cortesemente, scomparendo nel backstage. Dopo poco sono dentro, mi disseto con una birra e dopo poco inizia il concerto. Sfortunatamente il locale non è pieno ma il pubblico è emozionato e contento di essere presente. Il trio è appunto composto da batteria, basso e Mergia alle tastiere, fisarmonica e melodica. Il trio presenta l’ultimo album “Lala Belu”. I tre aprono il concerto con un pezzo dal mood funk-jazz, di quelli che ti fanno muovere le gambe senza che tu le sappia controllare. A questo punto sia il trio che il pubblico è abbastanza riscaldato per navigare a fondo e ripescare le tradizionali sonorità etio-jazz tipiche della The Walias Band. Il pubblico reagisce molto bene, i musicisti sono contenti ed il polistrumentista Mergia si destreggia in maniera egregia alternandosi tra tastiere e fisarmonica. Il concerto dura un paio di ore, seguito da ripetuti bis richiesti espressivamente dal pubblico euforico. Si è sentita la mancanza di quache componente musicale, per rendere la performance meno monotona ma nonostante ciò Il trio ha retto il palco perfettamente con una performance ricca di richiami vintage, intrecci tra basso e fisarmonica/melodica, forte sonorità jazz da parte della batteria e coversazioni con il pubblico. Il tutto mantenendo uno stile jazz contaminato dalla tradizione Etiope, ciò che ha reso questo artista conosciuto in tutto il mondo. Una performance divertente e leggera.
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http://www.bikoclub.net/
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#Sicily#sea#travel#thesoundofnature
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“Un viaggio nel magico”
part./2
Simone Lo Porto.
- “ Ti ho regalato il mio disco perché ho capito che avresti potuto apprezzarlo”. Mi dice Simone quando lo chiamo per scambiare due chiacchiere circa il suo percorso da cantautore e il suo ultimo album ”Un viaggio nel magico”. Lo ringrazio velocemente, temendo che anche stando dall’altra parte del telefono si possa percepire un poco di imbarazzo.
Simone è tranquillo, voce calma come calmo è il mare in quel momento, ad Acitrezza. Mi racconta di come andando a pescare è riuscito a vedere per la prima volta una balena. -“ Forse era addirittura un capodoglio!” aggiunge. Io sorrido e immagino la meravigliosa bestia marina.
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-“ La musica è una cosa che ho sempre sentito sin da bambino. La necessità di fare musica è cresciuta attraverso la volontà di scrivere canzoni, di raccontare qualcosa. Ho sempre dimostrato interesse nelle arti. Ho studiato fotografia a Milano, lavorato cone cameraman... Però la musica è la mia espressione d’arte prediletta “.
Simone Lo Porto, nasce e cresce a Milano dove inizia la sua carriera da musicista nel 2003, anno in cui firma un contratto con L’etichetta milanese Logic Studio Milano con i fratelli La Bionda che producono il singolo “La panda non la vendo”.
Da quel momento si susseguono un album registrato in Brasile “La valle dell’utopia”, il viaggio a New York in seguito ad un premio guadagnato vincendo il concorso internazionale “Music competition in the Name of Salt” di Bettina Werner e l’inserimento di uno dei suoi brani nella compilation “Putumayo presents italia”, etichetta Newyorkese nata nel 1993 che celebra la musica di diverse parti del mondo.
Nel 2016 esce il suo ultimo progetto intitolato “Un viaggio nel magico” prodotto in collaborazione con Luca Galeano (chitarrista di Mario Venuti) e vede la partecipazione di grandi musicisti della scena italiana, tra i quali: Claudio Nicotra (cotrabbassista del Teatro La Scala di Milano), Gionata Colaprisca (batterista di Lucio Dalla), Pier Paolo Latina, Alessandro Garofalo e tanti altri.
-“Luca Galeano si appassionò al progetto ed abbiamo lavorato per un anno agli arrangiamenti prima di registrare in studio. Così il disco è diventato preciso, molto curato rispetto al primo album-La valle dell’utopia- che aveva uno stile più naïf”.
il disco viene prodotto dall’etichetta veronese Vrec, distribuito da Audioglobe e digitalmente da piattaforme come Spotify, I tunes e Amazon.
-“È una soddisfazione questo disco. C’è un grande lavoro dietro. Oggi se dovessi fare un disco, lo farei registrato in studio ma in maniera più diretta, quasi come fosse un live”.
Il tema del viaggio si distingue come componente portante del progetto. In copertina, Simone appare come un viandante sognante, un cantastorie venuto da un tempo lontano per raccontare di eroi ed avventure, di belle donne e di mare (foto di Giuseppe Marano e progetto grafico a cura di Claudio Ruggeri).
Al suo interno vengono inseriti brevi trafiletti di introduzione ai brani presenti nel progetto ed un libretto contenente i testi delle canzoni ed i vari ringraziamenti e credits.
Il disco si sviluppa dolcemente. Caratterizzato dalla semplicità del racconto, tipico del cantautorato italiano. Simone attraverso i suoi testi racconta di posti magici, eroi storici ed amori perduti. Storie ancorate alla realtà che si svela all’ascoltatore genuina, senza segreti. La purezza di espressione rende l’intero progetto palpabile e permette di immedesimarsi nei personaggi rivelati. Il disco spazia tra sonorità reggae, latine e flamenco sino ad arrivare ad un universo vicino a quello cantautorale italiano. Simone canta in Italiano, Portoghese, Spagnolo e Francese. Tra le undici traccie si può ritrovare “Tierra Buena”, un pezzo tratto dal poema cinquecentesco di Juan de Castellanos, “Elegias de Verones Illustres de Indias” oppure “Tudo mudará” storia di un amore che disgela il cuore. Nel complesso un bel disco, ben curato e capace di far sorridere grazie alla sua naturalezza.
-“Ho delle canzoni pronte, forse ci vorrebbe qualcosa di più per produrre un album come lo immagino. In questo momento sto curando i live, in modo da potermi preparare con la band per poi registrare. Probabilmente realizzerò un singolo, magari con una partecipazione”.
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http://simoneloporto.it/
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“Un viaggio nel magico”
/ part. 1
Simone Lo Porto.
Sono a Catania, Sicilia. In realtà sarei divuta rimanere tre giorni a Palermo in occasione del Ballarò buskers festival e del Manifesta, la biennale nomade europea. Da tre anni ormai è consuetudine recarsi in Sicilia per “fare cappello” e vivere le strade in compagnia di Gabriele, fidato compagno di musica incontrato per caso in Calabria nell’estate del 2015, durante un viaggio pazzo (Il divano tour) affrontato con amici musicisti veneti, del quale forse, scriverò qualcosa in futuro.
Insomma, questa volta decido che vale la pena perdere il volo di ritorno per Milano e fermarmi qualche giorno in più. Avrei potuto approfittarne per passeggiare e perché no, fare qualche salto nel mare che costantemente mi richiama a sè. Penso che fermarmi qualche giorno in più sarebbe stato magnifico. Ma le condizioni meteo iniziano a peggiorare ed è praticamente impossibile tornare a Milano. Che peccato! Mi toccherà, come spesso succede durante i miei viaggi, cercare ospitalità da qualche parte. Decido dunque di spostarmi da Siracusa a Catania dove vengo ospitata da un’altro musicista, Emanuele.
Arrivata in stazione a Catania, Emanuele viene gentilmente a prendermi in macchina con il suo compare Alessandro. Mi dice subito che ci aspetta una cena e poi una Jam session a casa di amici suoi. Tra me e me penso di aver incontrato due matti (era la prima volta che incontravo Emanuele di persona) e a me i matti piacciono assai. Quindi approvo felicemente la proposta e li seguo. Dopo aver cenato a casa della dolce Marzia, approdiamo, a casa di Peppe che ci accoglie con un bellissimo sorriso. Beviamo del vino, chiacchieriamo e ridiamo sul balcone di casa accompagnati dal rumore del mare agitato. Bussano alla porta. Altre persone ci raggiungono. Altri musicisti.
Diamo il via alla jam session che tutti stavamo aspettando. c’è chi canta, chi suona, chi ride e beve vino rosso, chi preferisce rimanere in compagnia del rumore del mare. Tra i musicisti arrivati per ultimi, incontro Simone. Ho la sensazione di avere qualcosa in comune con questo ragazzo. Scopro che Simone, come me, nel corso della sua vita ha sviluppato un amore per il Brasile e la musica Brasiliana. Mi dice di esserci stato un po’ di volte e di aver scritto qualche pezzo in portoghese. Io gli sorrido e suoniamo assieme un pezzo, in portoghese appunto. Sembra sia rimasto contento perché alla fine della serata, anche se non abbiamo scambiato tante parole, si avvicina silenziosamente e mi porge un CD. Si intitola “Un viaggio nel magico”. Io gli sorrido, lo ringrazio e infilo il CD nella custodia del pandeiro che portavo con me in viaggio. Quel gesto mi ha colpita profondamente poiché io e Simone pur non avendo scambiato tante parole o esserci raccontati troppo ci siamo capiti e abbiamo creato tra di noi una connessione che va oltre le parole o la semplice curiosità. E forse è anche grazie al quel suo gesto di donarmi spontaneamente il suo disco che ho deciso di scrivere dei miei viaggi e della musica che li accompagna.
http://www.ballarobuskers.it/
http://m12.manifesta.org/?lang=it
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Colin Stetson.
lo shamano sassofonista.
Dal 1 di Novembre, a Milano si è dato il via alla terza edizione del JazzMi2018, ormai noto festival musicale dedicato interamente al jazz ed alle sue varie forme. Il festival è un progetto ideato da Triennale Teatro dell’Arte e Ponderosa Music&Art in collaborazione con il famoso Blue Note di Milano.
Hanno aperto la manifestazione Nnenna Freelon e i virtuosi musicisti della Art Ensemble of Chicago.
Ogni giorno si susseguono, in diverse zone e locali di Milano, conferenze, incontri con gli artisti, proiezione di documentari, concerti gratuiti (fino ad esaurimento posti) o a pagamento e laboratori per adulti e bambini.
I primi concerti che hanno attirato la mia attenzione sono stati quelli del quartetto AB quartet e Nicola Concettini Hammond Trio, sui quali scriverò a breve.
Ma un artista in particolare ha scaturito un interesse maggiore: il magico sassofonista Colin Stetson.
Avevo ascoltato per la prima volta uno dei suoi lavori “New history warfare-vol2, judges” qualche tempo fa, grazie al mio amatissimo amico Gianmaria Aprile che è solito a condividere meravigliose chicche musicali. In questa particolare occasione Statson si accinge a presentare uno dei suoi ultimi album “All this I do for Glory” in una performance da solista.
Stetson è un sassofonista Americano e vanta una lunga serie di collaborazioni: da Tom Waits a gli LCD Soundsystem a Lou Reed e molti altri. Afferma uno stile musicale unico che affonda le sue radici partendo da influenze jazz al noise/drone, alla musica elettronica creando una combinazione semplicemente sensazionale.
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Lo spettacolo inizia con qualche minuto di ritardo. Poco male, trovo qualche istante per rilassarmi e fare un paio di foto al palco. La sala del Teatro dell’Arte non è molto grande ma gremita di gente che aspetta ansiosa che lo spettacolo inizi. C’è un uomo al lato destro del proscenio, che prepara carta e quelli che sembrerebbero colori ad acquerello.
Ecco che le luci si abbassano e Stetson fa il suo ingresso sul palco accolto da applausi fragorosi e piccoli urletti. Una luce calda illumina il musicista ed i suoi scintillanti compagni di viaggio: un sassofono baritono ed un alto. Pazientemente, saluta il pubblico e si accinge a dare inizio alla performance. Si lega al collo una sorta di collare del quale sul momento non riesco a percepire la funzionalità e che avrei compreso solo durante la performance. Infatti ero a conoscenza che una delle caratteristiche particolari nella musica di Stetson è quello dell’utilizzo di microfoni a contatto che, posti in vari punti dello strumento musicale possono catturarne ed amplificarne anche i più piccoli tocchi che derivano appunto, dall’azione stessa di suonare.
La musica inizia ed è subito magia. L’intera sala si inonda di un mare di luce blu. Un magma di suoni, una lava incandescente di battiti, riempie avvolge ogni cosa attraendo a se ogni molecola del corpo. Una musica che rievoca le notti di luna piena. Quella di Stetson è una musica circolare, tesa (che attenzione però, non utilizza il sistema del loop) fatta di intensi accenti e caratterizzata da densità sonora. E’ come scoprire una porta nascosta che si apre verso un universo sonoro parallelo, che scava dentro le viscere, riscuotendo e facendo vibrare tutto. Il corpo del musicista diventa strumento e lo strumento diventa il corpo del musicista. E tu che sei spettatore non puoi fare altro che lasciarti guidare. Stetson diventa come uno shamano incaricato di accompagnare il pubblico attraverso un’esperienza musicale intensa. Ed io accetto l’invito e lo seguo con grande piacere cercando di imitare il ritmo del suo respiro. Mi chiedo se sia mai entrato in trance durante una delle sue performance.
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http://www.colinstetson.com/all-this-i-do-for-glory/
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ATLR.WAN
https://m.facebook.com/atlrwan/
ATLR.WAN is a community of musicians, I would better say it’s almost a family. Most of it is based in London at the moment. It proposes music from the world, passing through different cultures. I am very happy to be part of it.
This is a song that comes from the heart of two firends, two artists united by a strong love for music and world.
enjoy.
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ATLR. WAN è una comunità di musicisti, per meglio dire, è quasi una famiglia. La maggioranza del quale al momento risiede nella città di Londra. Propone musica dal mondo passando attraverso differenti culture. Sono molto contenta di farne parte.
Questa è una canzone che arriva dal cuore di due amici, due artisti accomunati da un forte amore per la musica e il mondo.
Buon ascolto.
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ISTANBUL
Can Aksan on guitar
Camilla Folino on vocals
6, Powell road, London 2016
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