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cdgruppo12 · 1 year
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Il futuro della cultura digitale: tra fasci di luce e metaverso
La cultura partecipativa pura, ovvero la capacità dei cittadini di contribuire attivamente alla creazione, condivisione e modifica dei contenuti digitali si contrappone alla permission culture; la quale prevede maggiori restrizioni. Noi pensiamo che la cultura digitale del futuro dovrebbe essere accessibile a tutti e dovrebbe far maggiormente riferimento a quella partecipativa pura, in quanto potrebbe essere più utile per il business. Infatti, tramite la cultura partecipativa pura, le persone creano molti più contenuti e fanbase più forti. Questo favorirebbe anche una maggiore condivisione di conoscenze e una migliore collaborazione tra gli individui. Per garantire ciò bisognerebbe implementare delle leggi che garantiscano una maggiore libertà di creazione e condivisione dei contenuti da parte degli utenti.
Per quanto riguarda il “fair use” bisognerebbe renderlo più chiaro ed esplicito per evitare che gli utenti si approprino senza permesso e manipolino, ri-adattando, i lavori creati precedentemente da altri. Nelle culture partecipative, in cui le persone sono incoraggiate a contribuire attivamente alla creazione e alla condivisione dei contenuti, può esserci una certa ambiguità riguardante cosa sia considerato accettabile in termini di utilizzo di opere già esistenti. Questo aspetto è ancora oggi, come abbiamo visto nel corso, un problema estremamente rilevante nelle culture partecipative.
In futuro ci aspettiamo che le nuove culture digitali registrino un orientamento sempre più forte verso l’approccio scambiocentrico fondato sulle relazioni reciproche di produzione e modifica, secondo un modello senza soluzione di continuità e incentrato sulla flessibilità. Si assisterà senz’altro ad un’importanza sempre maggiore dei contenuti culturali sulle forme rigide degli esempi propugnati dalla permission culture e dagli approcci oggettocentrici. Ne consegue che anche e soprattutto il rapporto tra autore ed opera fondato sul possesso del prodotto cambierà ancor più drasticamente in favore di una libertà di appropriazione data dal fair use, dallo sviluppo della reciprocità tra fanons (contributi digitali delle fandom communities) a partire dai canons (testi dei produttori mediali attorno ai quali le fandom communities si riuniscono) e viceversa, da un modello economico fondato sul dono (richiesta dei fans ai produttori mediali per colmare debiti di quest’ultimi) e sul riciclo (riuso di produzioni di fan senza lucro allo scopo di lanciare nuovi prodotti e ricavarne profitti maggiori), dalle nuove aziende leader del digitale, dalle nuove norme giuridiche e non in ultimo dalle nuove frontiere dell’AI. Proprio queste ultime rappresenteranno la più grande sfida per le nuove culture digitali del domani. Se da un lato spingeranno verso una maggiore partecipazione dal basso (consentendo di creare prodotti eccellenti anche a persone senza particolari skills od esperienze) e verso una liberalizzazione degli scambi in rete, presenteranno nuove sfide per i diritti d’autore, per le discipline artistiche e per i valori etici e morali da seguire.
Prima di utilizzare Bing, abbiamo creato un prompt per Midjourney: “A group of people around the world interconnected by a futuristic and innovating technology with internet flow coming in and out of people’s heads, metaverse, futuristic technology with hologram and space suit, powered by renewable green energy, VR glasses, internet flow as a glow light and it shines over the people and darkness against light, hi-tech, cinematic, unreal engine, –ar21:9 –style raw –v.5”. Da questo prompt abbiamo preso spunto per poi creare gli altri due prompt per Bing. 
Prompt 1: “Delle persone attorno al mondo, interconnesse da un fascio di luce internet, con uno stile futuristico nel metaverso”
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Prompt 2: “Persone nel futuro nelle loro case connesse nel metaverso attraverso occhiali oculus”
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Le due immagini restituite da Bing rappresentano abbastanza fedelmente la nostra idea di cultura digitale del futuro. Inizialmente abbiamo dato a Bing il primo prompt, cioè “Delle persone attorno al mondo, interconnesse da un fascio di luce internet, con uno stile futuristico nel metaverso”. Infatti, pensiamo che in futuro il metaverso sarà una tecnologia che prenderà il sopravvento e sarà possibile che ci renderà quasi troppo interconnessi, cioè schiavi della tecnologia e che riuscirà ad estraniarci dal mondo reale. Non ci aspettavamo che ci desse un’immagine così stilizzata, pensavamo che avrebbe riportato persone con volti e corpi più realistici. Il nostro ideale era creare un’immagine che rappresentasse la diversità e l’inclusività della popolazione di tutto il mondo, ma anche chiedendo più prompt non ci restituiva mai un’immagine che soddisfacesse questo aspetto. Tutte le immagini, come anche quella scelta, sono rappresentate tramite il colore blu con delle sfumature di viola. Ci aspettavamo questo risultato perché nelle immagini futuristiche che riguardano le nuove tecnologie e internet, il colore blu domina, è infatti il simbolo della tecnologia e dell'innovazione.Anche il fascio di luce che scende dall’alto non ce lo aspettavamo. Pensavamo infatti che ci sarebbero stati solo i fasci di luce che avrebbero interconnesso le persone. Questo fascio di luce molto grande e centrale che scende dall’alto ci fa pensare che il potere della cultura digitale potrebbe essere in mano ad una sola persona potente o azienda (o gruppo di aziende). Questo potrebbe essere problematico, perché il monopolio porta sempre con sé potenziali pericoli, come il controllo, la manipolazione e l’assenza di diversificazione delle informazioni e dei contenuti.  
Un possibile bias di questa immagine è che, oltre ad aver rappresentato tutte le persone nello stesso identico modo escludendo la diversità, le figure nere sembrano essere tutti uomini. Infatti, la stilizzazione della figura femminile generalmente è rappresentata con un triangolo a livello del busto (gonna). Rimane dunque il dubbio se l’AI è maschilista oppure pensa che il futuro della cultura digitale sarà dominato da maschi.
Non del tutto soddisfatti, abbiamo dato a Bing un secondo prompt: “Persone nel futuro nelle loro case connesse nel metaverso attraverso occhiali oculus”. Quest’ immagine secondo noi rappresenta il “fuori” del metaverso. La routine quotidiana delle persone verrà modificata dall’uso degli oculus e altri apparecchi tecnologici per entrare nel metaverso (ovvero entrare nella prima immagine). In questo caso non abbiamo riscontrato dei bias, tranne il fatto che anche in questa immagine sono rappresentati di nuovo solo uomini. C’è da dire che, sulle quattro immagini generate dal nostro secondo prompt, una di queste rappresentava una figura femminile con aria divina in primo piano e da sola. Non abbiamo scelto l’immagine in questione perché non rappresentava la nostra idea di cultura digitale del futuro.
Per quanto riguarda il lato grafico abbiamo notato un caso di deficit della tecnologia AI, infatti non riesce ancora a creare delle mani veritiere. Hanno sembianze aliene e non rispecchiano l’anatomia umana. Inoltre, le persone sullo sfondo non sono rappresentate al meglio perché se si guarda attentamente l’uomo a sinistra ha tre gambe.
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cdgruppo12 · 1 year
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Il futuro della cultura digitale: tra fasci di luce e metaverso
La cultura partecipativa pura, ovvero la capacità dei cittadini di contribuire attivamente alla creazione, condivisione e modifica dei contenuti digitali si contrappone alla permission culture; la quale prevede maggiori restrizioni. Noi pensiamo che la cultura digitale del futuro dovrebbe essere accessibile a tutti e dovrebbe far maggiormente riferimento a quella partecipativa pura, in quanto potrebbe essere più utile per il business. Infatti, tramite la cultura partecipativa pura, le persone creano molti più contenuti e fanbase più forti. Questo favorirebbe anche una maggiore condivisione di conoscenze e una migliore collaborazione tra gli individui. Per garantire ciò bisognerebbe implementare delle leggi che garantiscano una maggiore libertà di creazione e condivisione dei contenuti da parte degli utenti.
Per quanto riguarda il “fair use” bisognerebbe renderlo più chiaro ed esplicito per evitare che gli utenti si approprino senza permesso e manipolino, ri-adattando, i lavori creati precedentemente da altri. Nelle culture partecipative, in cui le persone sono incoraggiate a contribuire attivamente alla creazione e alla condivisione dei contenuti, può esserci una certa ambiguità riguardante cosa sia considerato accettabile in termini di utilizzo di opere già esistenti. Questo aspetto è ancora oggi, come abbiamo visto nel corso, un problema estremamente rilevante nelle culture partecipative.
In futuro ci aspettiamo che le nuove culture digitali registrino un orientamento sempre più forte verso l’approccio scambiocentrico fondato sulle relazioni reciproche di produzione e modifica, secondo un modello senza soluzione di continuità e incentrato sulla flessibilità. Si assisterà senz’altro ad un’importanza sempre maggiore dei contenuti culturali sulle forme rigide degli esempi propugnati dalla permission culture e dagli approcci oggettocentrici. Ne consegue che anche e soprattutto il rapporto tra autore ed opera fondato sul possesso del prodotto cambierà ancor più drasticamente in favore di una libertà di appropriazione data dal fair use, dallo sviluppo della reciprocità tra fanons (contributi digitali delle fandom communities) a partire dai canons (testi dei produttori mediali attorno ai quali le fandom communities si riuniscono) e viceversa, da un modello economico fondato sul dono (richiesta dei fans ai produttori mediali per colmare debiti di quest’ultimi) e sul riciclo (riuso di produzioni di fan senza lucro allo scopo di lanciare nuovi prodotti e ricavarne profitti maggiori), dalle nuove aziende leader del digitale, dalle nuove norme giuridiche e non in ultimo dalle nuove frontiere dell’AI. Proprio queste ultime rappresenteranno la più grande sfida per le nuove culture digitali del domani. Se da un lato spingeranno verso una maggiore partecipazione dal basso (consentendo di creare prodotti eccellenti anche a persone senza particolari skills od esperienze) e verso una liberalizzazione degli scambi in rete, presenteranno nuove sfide per i diritti d’autore, per le discipline artistiche e per i valori etici e morali da seguire.
Prima di utilizzare Bing, abbiamo creato un prompt per Midjourney: “A group of people around the world interconnected by a futuristic and innovating technology with internet flow coming in and out of people’s heads, metaverse, futuristic technology with hologram and space suit, powered by renewable green energy, VR glasses, internet flow as a glow light and it shines over the people and darkness against light, hi-tech, cinematic, unreal engine, –ar21:9 –style raw –v.5”. Da questo prompt abbiamo preso spunto per poi creare gli altri due prompt per Bing. 
Prompt 1: “Delle persone attorno al mondo, interconnesse da un fascio di luce internet, con uno stile futuristico nel metaverso”
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Prompt 2: “Persone nel futuro nelle loro case connesse nel metaverso attraverso occhiali oculus”
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Le due immagini restituite da Bing rappresentano abbastanza fedelmente la nostra idea di cultura digitale del futuro. Inizialmente abbiamo dato a Bing il primo prompt, cioè “Delle persone attorno al mondo, interconnesse da un fascio di luce internet, con uno stile futuristico nel metaverso”. Infatti, pensiamo che in futuro il metaverso sarà una tecnologia che prenderà il sopravvento e sarà possibile che ci renderà quasi troppo interconnessi, cioè schiavi della tecnologia e che riuscirà ad estraniarci dal mondo reale. Non ci aspettavamo che ci desse un’immagine così stilizzata, pensavamo che avrebbe riportato persone con volti e corpi più realistici. Il nostro ideale era creare un’immagine che rappresentasse la diversità e l’inclusività della popolazione di tutto il mondo, ma anche chiedendo più prompt non ci restituiva mai un’immagine che soddisfacesse questo aspetto. Tutte le immagini, come anche quella scelta, sono rappresentate tramite il colore blu con delle sfumature di viola. Ci aspettavamo questo risultato perché nelle immagini futuristiche che riguardano le nuove tecnologie e internet, il colore blu domina, è infatti il simbolo della tecnologia e dell'innovazione.Anche il fascio di luce che scende dall’alto non ce lo aspettavamo. Pensavamo infatti che ci sarebbero stati solo i fasci di luce che avrebbero interconnesso le persone. Questo fascio di luce molto grande e centrale che scende dall’alto ci fa pensare che il potere della cultura digitale potrebbe essere in mano ad una sola persona potente o azienda (o gruppo di aziende). Questo potrebbe essere problematico, perché il monopolio porta sempre con sé potenziali pericoli, come il controllo, la manipolazione e l’assenza di diversificazione delle informazioni e dei contenuti.  
Un possibile bias di questa immagine è che, oltre ad aver rappresentato tutte le persone nello stesso identico modo escludendo la diversità, le figure nere sembrano essere tutti uomini. Infatti, la stilizzazione della figura femminile generalmente è rappresentata con un triangolo a livello del busto (gonna). Rimane dunque il dubbio se l’AI è maschilista oppure pensa che il futuro della cultura digitale sarà dominato da maschi.
Non del tutto soddisfatti, abbiamo dato a Bing un secondo prompt: “Persone nel futuro nelle loro case connesse nel metaverso attraverso occhiali oculus”. Quest’ immagine secondo noi rappresenta il “fuori” del metaverso. La routine quotidiana delle persone verrà modificata dall’uso degli oculus e altri apparecchi tecnologici per entrare nel metaverso (ovvero entrare nella prima immagine). In questo caso non abbiamo riscontrato dei bias, tranne il fatto che anche in questa immagine sono rappresentati di nuovo solo uomini. C’è da dire che, sulle quattro immagini generate dal nostro secondo prompt, una di queste rappresentava una figura femminile con aria divina in primo piano e da sola. Non abbiamo scelto l’immagine in questione perché non rappresentava la nostra idea di cultura digitale del futuro.
Per quanto riguarda il lato grafico abbiamo notato un caso di deficit della tecnologia AI, infatti non riesce ancora a creare delle mani veritiere. Hanno sembianze aliene e non rispecchiano l’anatomia umana. Inoltre, le persone sullo sfondo non sono rappresentate al meglio perché se si guarda attentamente l’uomo a sinistra ha tre gambe.
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cdgruppo12 · 1 year
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Netnography: La comunità del fantacalcio
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Abbiamo avuto il piacere di discutere di fantacalcio con Pietro Venturini, studente universitario all’USI di Lugano. Gli abbiamo dunque posto alcune domande per capire meglio il mondo del fantacalcio e la sua posizione/partecipazione in esso.
Cos'è la comunità/gruppo del fantacalcio?
“Il gruppo del fantacalcio è un insieme di persone appassionate di calcio,  questa comunità è formata per la maggioranza da componenti maschili anche se sono presenti alcune femmine.”
Come si fa a trovare o accedere a questo gruppo (quale sito/piattaforma/ecc.)?
“Per accedere al gruppo del fantacalcio basta avere l’app Instagram e cercare la pagina @sosfantacalcio, la quale è aperta al pubblico. Nella bio c'è un link che rimanda al download dell’applicazione principale, perciò basta avere una connessione internet.”
Link pagina Instagram:
https://instagram.com/sosfantacalcio?igshid=NTc4MTIwNjQ2YQ==
Link applicazione:
https://apps.apple.com/ch/app/leghe-fantacalcio-serie-a-tim/id977629806?l=it
Qual è la storia di questo gruppo? Come è nato e come è cambiato nel tempo?
“Il gruppo SOS Fanta è stato creato nel luglio del 2015 ed è nato come un punto di riferimento per tutti i fantallenatori. Si tratta di un gruppo di “malati” di fantacalcio che è pronto ad andare in soccorso di chi ha bisogno di aiuto: chi schierare alla prossima partita? Meglio il giocatore x o il giocatore y? Quando torna a giocare l’infortunato? La pagina è nata per dare dei consigli sui giocatori, indicazioni sulle formazioni e decisioni sugli assist. La pagina lavora 24 ore su 24 per dare un’occhiata continua a quello che succede nel mondo del calcio.”
“La pagina nel tempo è rimasta uguale nel modo di divulgare le informazioni e nel dare consigli ma ha cambiato la grafica dei post e delle storie. Ad esempio le foto dei giocatori sono più professionali e la grafica è più accattivante.”
Quale gergo dovrebbe conoscere il ricercatore per essere in grado di capire ciò che i membri del gruppo dicono?
“Il ricercatore deve conoscere i termini usati per poter giocare al fantacalcio: Bonus; malus; +3; -3; +1; -1; -0,5; assist; porta inviolata; modificatore; gol vittoria; fasce goal; cambio modulo; asta; budget, fanta-allenatore; fantavoto; fantamedia; Sv; Var, Mantra.”
“Questi termini elencati hanno diverse funzioni. Ad esempio servono per poter svolgere l’asta iniziale per aggiudicarsi i giocatori che verranno usati nel corso del campionato. Oltre all’asta questi termini servono anche per capire cosa accade durante le partite, +3 è quando fai goal, -3 se sbagli un rigore o se il tuo portiere subisce tre gol.”
“In merito alle emoji bisogna conoscere questi simboli che servono per capire cosa sta succedendo durante e dopo la partita:”
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“Il “pallone da calcio con la X rossa” significa che il portiere ha preso gol. Mentre il “cartellino giallo” è ammonizione, il “pallone da calcio con il visto verde” appare se il tuo giocatore fa gol, il “guanto con la stella” significa che il mio portiere non ha preso gol, la “scarpa” che può variare di colore (oro, marrone, grigio) significa che il mio giocatore ha fatto assist.”
“L'area di rigore con un visto” significa che il tuo giocatore ha segnato un calcio di rigore, la stessa cosa con una “X” appare  quando viene  sbagliato. Infine il “guanto” significa che il tiro è stato parato. Lo scudetto appare quando vinci il campionato.”
Ci sono sottogruppi all'interno della comunità? Quali sono?
“Sì, sono presenti dei sottogruppi all’interno della comunità. Il gruppo principale sono tutti gli utenti che seguono la pagina e che giocano al fantacalcio nell’app ufficiale. All'interno di questo gruppo ci sono tanti sottogruppi che sono le varie leghe composte da 8 o 10 giocatori che organizzano un proprio campionato.”
Con parole tue, come descriveresti la comunità? Quali sono i suoi obiettivi e valori?
“Secondo me la comunità del fantacalcio è estremamente ossessiva verso il gioco ed è esageratamente in disaccordo con i pagellisti, ovvero coloro che mettono i voti ai giocatori e decidono in che modo dare gli assist. Gli obiettivi sono di inglobare sempre più gente nel mondo del fantacalcio e di conseguenza del calcio stesso. D’altro canto il fantacalcio esalta valori come fiducia e intelligenza tattica, perché bisogna cercare di schierare la migliore formazione possibile ogni settimana.”
Esplorazione della comunità dal nostro punto di vista:
Uno degli aspetti principali che un utente estraneo alla community capisce navigando sulla pagina di @sosfantacalcio è che il gioco del fantacalcio non è un semplice gioco a scopo di divertimento, ma è molto più serio di quanto sembri. Dietro al fantacalcio ci sono diverse strategie, come la gestione del budget prima dell’asta iniziale, e prima di ogni partita escono le probabili formazioni e le statistiche dei vari giocatori per capire come formare la propria squadra. Scorrendo i post, abbiamo scoperto inoltre che la pagina pubblica un contenuto ogni tre ore circa e ad oggi ha pubblicato 11.4 mila post, che per noi sono tantissimi. In termini di fan, navigando sulla pagina si scopre quanto sia vasta la community, che conta più di 315 mila follower, e abbiamo inoltre capito che ci sono due tipologie principali di fan all’interno della comunità del @sosfantacalcio. Ci sono i follower (o casual fan) che interagiscono con il contenuto reagendo agli stimoli degli autori. Infatti, diversi utenti commentano rispondendo alle numerose call to action che i creatori della pagina inseriscono come descrizione in quasi ogni post, come per esempio: “Lautaro è il migliore dopo Osimhen?” Ci sono poi i fan collezionisti, ovvero super-consumatori che hanno un alto coinvolgimento emotivo e intellettuale. Questi sono quelli che Pietro precedentemente ha definito “esageratamente ossessivi” nei confronti del fantacalcio, ed infatti commentano molto spesso insultando gli altri utenti, contestando, commentando ogni singolo post con più commenti etc. Abbiamo inoltre scoperto che l’obiettivo principale degli utenti facenti parte della community è vincere il proprio “mini campionato” e di conseguenza vincere anche soldi. Ci viene da pensare che, essendo il fantacalcio un gioco in cui si scommette del denaro, questa pagina potrebbe contribuire alla dipendenza da gioco d’azzardo. 
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Per gli outsiders del Fantacalcio è davvero complicato tentare di comprendere il significato e il funzionamento delle diverse impostazioni dell’applicazione, così come i post che possono essere sviluppati su tale argomento o i diversi termini tecnici utilizzati per descrivere le componenti e situazioni che vengono a crearsi. In primo luogo è importante notare la presenza di termini del tutto inusuali per chi non è abituato a vivere questa esperienza e a far parte di fandom communities legate alla sfera del calcio immaginario. Tra questi possiamo annoverare parole derivate dalla fantascienza e dall’immaginario utopico come: fantasquadra, fantagiocatore, fantallenatore, asta, sistema di punti, cambio di modulo, statistiche del giocatore, bonus e malus e molte altre.
In secondo luogo è altrettanto fondamentale notare che molto spesso questi termini tecnici vengono utilizzati congiuntamente a voler formare dei posts che risultano doppiamente complessi da comprendere appieno: oltre alla già presente difficoltà di capire i termini utilizzati in esso. Si può comunque evidenziare come siano particolarmente complicati due termini tra tutti quelli sopracitati: bonus e malus. Queste due parole sono molto complicate da spiegare a chi non segue il Fantacalcio e ancor di più a chi non segue il calcio, dal momento che racchiudono non una, ma una moltitudine di situazioni. Nel caso specifico “bonus” si utilizza per descrivere situazioni positive come un giocatore della propria fantasquadra che segna, un gol non subito, nessuna ammonizione o espulsione, nessun rigore tirato male, rigori parati e assist. Il termine malus è comunemente usato invece per situazioni opposte a queste ultime.
Una delle sfide che si potrebbero incontrare se si volesse studiare a fondo questa comunità potrebbe essere il fatto che ci sono molti gruppi che organizzano il loro campionato. Quindi risulterebbe difficile raccogliere e confrontare dati e informazioni. Infatti non è per nulla  facile accedere alle diverse sottocomunità per poterle studiare. Sarebbe inoltre un lavoro complicato riuscire a gestire tutte le informazioni disponibili che vengono pubblicate di continuo. Infine ci sarebbero anche dei limiti geografici, per via della localizzazione molto sparsa delle sottocomunità e dei loro campionati.
Dal punto di vista etico invece potrebbero presentarsi dei problemi legati alla privacy e alla sicurezza riguardanti l’utilizzo dei dati personali e sensibili dei partecipanti al fantacalcio. È importante che le ricerche sulla comunità del fantacalcio rispettino i diritti e la privacy dei membri delle sottocomunità. Bisognerebbe anche stare attenti a evitare i pregiudizi, conducendo una ricerca oggettiva e distaccata. Infine per quanto riguarda l’utilizzo delle informazioni si dovrebbe decidere se censurare dati sensibili come i nomi dei partecipanti e se chiedere il consenso informato a tutti quanti i membri, invece dei soli amministratori, il che potrebbe risultare molto dispendioso.
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cdgruppo12 · 1 year
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Meme: tra social media e controversie
MEME 1:
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Abbiamo scelto una tipologia di meme chiamata macro immagine, in quanto presenta un testo sovrapposto. Utilizzando un meme pre-esistente abbiamo apportato delle modifiche per raccontare la nostra esperienza con i social, in particolar modo con Instagram. L’uomo nell’immagine è Andràs Aratò, un ingegnere ungherese che è diventato uno dei meme più famosi del mondo nel 2011 e che è noto come “Hide the pain Harold” in seguito a un servizio fotografico del 2010. La persona in questione rappresenta quella che viene definita come epitome del boomer: una persona nata negli anni ‘50 e ‘60 poco esperta e poco pratica delle tecnologie digitali e del funzionamento dei devices tecnologici. L'importanza improvvisa di tali mezzi e il cambiamento di paradigma determina sconcerto e sorpresa da parte dell’anziano signore.
Indicizzazione:
Questo meme col tempo è stato utilizzato per rappresentare situazioni più generiche, al di fuori del campo di applicazione originale, come la sorpresa o l'incredulità di una persona di fronte a diverse situazioni. Solitamente l’immagine viene accompagnata anche da un testo che sottolinea l’incredulità del personaggio. Viene utilizzato principalmente sui social media e nelle chat online come un modo divertente per esprimere un’emozione o una reazione.
Noi abbiamo deciso di tenere l’immagine originale. Compartimentando il meme, viene rappresentato due volte lo stesso anziano che prima sembra incuriosito e poi si nasconde dietro a un sorriso forzato. Abbiamo modificato la scritta originale per raccontare quello che ci capita ogni tanto su Instagram, ovvero ricevere dei messaggi da parte di utenti sconosciuti, presunti “sugar daddy”, che ci propongono di parlare con loro in cambio di soldi. Nell’immagine in alto è presente l’anziano, nel quale ci immedesimiamo, perché in questo caso, come lui, riceviamo una notifica su Instagram e pensiamo che sia qualcosa di interessante. Decidiamo di aprirla e nell’immagine sotto è rappresentata la nostra reazione alla sua lettura: siamo sorpresi e un po’ increduli dal messaggio ricevuto e pertanto la nostra espressione facciale è la stessa dell’anziano. 
Modulabilità:
Essendo che ci troviamo di fronte una macro immagine, l’unica cosa che può cambiare nel tempo é il suo testo. 
Per capire il nostro meme la persona che lo vede deve essere a conoscenza dei messaggi da parte di utenti fake che arrivano nei direct ed inoltre deve aver riscontrato almeno una volta sulla piattaforma il meme con il signore anziano. Spesso questi messaggi (il più delle volte contenenti errori ortografici) seguono una struttura simile tra loro; prima ti fanno un complimento e dopo ti propongono soldi in cambio di “attenzioni”, il tutto incorniciato da emoji a cuore e “bacini”. Solitamente i nomi utente usati risultano poco credibili, come @Micheal69xx o @Laurenlove69. La pagina appare palesemente falsa, non avendo ne post ne seguaci.
Intertestualità:
Il meme che abbiamo usato può fare riferimento a tutti quegli altri meme in cui rimani deluso da qualcosa. Ad esempio il meme in cui c'è scritto “quello che hai ordinato” vs. “quello che ti arriva”.
Esistono perciò diversi contesti in cui potremmo usare il nostro meme:
Ad esempio:
- Quando ti  arriva una mail in cui ti licenziano e alla fine c'è scritto “le auguriamo una buona continuazione" ma tu sei già caduto in depressione.
- Quando controlli il tuo conto in banca e sorridi per non piangere.
- Quando vai a vedere i tuoi voti e vedi che sei stato bocciato all'esame di culture digitali.
Replicabilità: 
Si può affermare che sia molto semplice riprodurre questo meme con altre frasi. Basta infatti  essere muniti di computer o  di un telefono connesso a internet. Successivamente bisognerà  cercare su internet: “meme anziano” e il motore di ricerca propone una varietà di foto diverse tra cui scegliere. Per scrivere la frase ci si può aiutare con il sito “Canva”.
Il fatto che su internet ci siano molti meme di “Hide the pain Harold” conferma quanto da noi sopracitato.
MEME 2:
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Recentemente come meme controversi abbiamo trovato meme collegati alla poca disponibilità di cibo in Africa, meme che fanno riferimento all’Islam, in cui una donna con il velo è una donna della sicurezza aeroprtuale ed è lei a perquisire una donna bianca. Sopra la foto compare la scritta “When you’re at the airport security check and they pull an Uno reverse card” sottintendendo  come i ruoli si fossero invertiti.
Il meme che abbiamo deciso di esplorare più in profondità, come si può vedere dall’immagine, è controverso perché critica l’inclusività che l’industria cinematografica ed in particolare la Disney sta cercando di portare all’interno dei suoi film. Questo meme nasce dopo le varie polemiche scaturite in seguito ai remake dei film Disney come “La sirenetta” in cui è stata scelta un’attrice nera per interpretare la protagonista (storicamente sempre rappresentata con la pelle bianca e i capelli rossi) o di serie Netflix come “Queen Cleopatra” in cui, anche in questo caso, la protagonista è nera.
Questo meme contribuisce a polarizzare il dibattito sul tema del politically correct. Si è visto l’effetto che certi film della Disney hanno scaturito sui bambini o in generale sulle persone appartenenti a etnie difficilmente rappresentate nei film di animazione. Per esempio i film d’animazione “Encanto” e “Moana” hanno come protagoniste per la prima volta rispettivamente una principessa messicana e una polinesiana. Questi film, come anche il remake della sirenetta, non solo sono piaciuti molto ai bambini e bambine ma hanno anche aiutato ad abbattere lo stereotipo della principessa bianca nella mente dei bambini, e in particolare le bambine nere per la prima volta si sono sentite veramente rappresentate dai cartoni animati. Per questo, il meme potrebbe urtare la sensibilità delle minoranze, come la comunità nera, che può interpretare questo meme come un modo di criticare la necessaria presenza della comunità afro-americana all’interno dei film, specie in veste di protagonista.
Nonostante si tratti di un meme controverso secondo noi non contiene hate speech. L’hate speech è un discorso di incitamento all'odio con elementi verbali e non verbali mirati a esprimere e diffondere odio e intolleranza, o a incitare al pregiudizio e alla paura. Non contenendo linguaggio dispregiativo o offensivo verso una specifica etnia o gruppo vediamo in questo meme unicamente una forte critica verso gli ultimi lavori della  Disney. Critica che sottolinea la mancanza di continuità/costanza da un lato tra i personaggi delle storie originali e dei primi cartoni e dall’altro dei nuovi remake.
Riteniamo che il meme possa essere considerato disinformazione intenzionale perché tutti i film che vengono rappresentati, non sono stati realmente prodotti. La disinformazione intenzionale si riferisce alla diffusione deliberata di informazioni false o fuorvianti, con l'intento di influenzare l'opinione pubblica o raggiungere un certo obiettivo, che spesso è quello di creare panico. In questo caso la sovrapposizione di personaggi e film non combacia in alcun modo con la realtà, e ingigantisce intenzionalmente la questione per convincere le persone che i casting politicamente corretti siano stati portati all’estremo.
Secondo noi una possibile tattica comunicativa per controbilanciare il meme controverso potrebbe essere quella di crearne uno nuovo. Uno che mostri come anche i film originali della Disney all’epoca subirono forti adattamenti per renderli più socialmente accettabili rispetto alle storie estremamente crude e offensive su cui erano basati. Ad esempio potremmo usare i social media e le piattaforme digitali per diffondere un meme che mostri come non bisogna lamentarsi che i personaggi dei nuovi cartoni non siano fedeli alla storia originale, perché se ci basassimo sulle storie originali dei fratelli Grimm, come il meme controverso ci suggerisce, dovremmo allora rappresentare anche tutti gli altri elementi, tra cui lo stupro nella bella addormentata, il taglio dei piedi da parte delle sorellastre di Cenerentola, la madre di Biancaneve che voleva mangiare i polmoni e il fegato della figlia e la strega del mare che mozza la lingua alla Sirenetta.
Per essere ancora più concreti potremmo creare un meme con la didascalia “Vuoi una rappresentazione fedele? Allora rappresenta anche:” da sovrapporre alle illustrazioni originarie che raccontavano una storia più cruenta.
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cdgruppo12 · 1 year
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Spotify e l’albero della platformization
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APP SCELTA:  Spotify
USI SOCIALI:
Gli usi previsti da questa tecnologia per i fruitori sono: ascoltare, pubblicare, condividere e scoprire nuova musica, creare playlist, apprendere nuove skills e conoscenze, usare la radio e, infine, le persone possono mettere like a quello che vogliono.
Gli artisti, sia emergenti che di fama mondiale, hanno la possibilità con Spotify di ascoltare, pubblicare e condividere podcast. Non c’è incongruenza tra l’uso previsto dai creatori e l’uso effettivo.
Attraverso Spotify le persone possono prendere conoscenza di nuovi artisti e canzoni simili ai propri gusti, grazie a degli algoritmi che consigliano all’utente nuova musica simile a quella che già ascolta. In più, grazie alla grande emergenza dei podcast sulla piattaforma, gli utenti possono istruirsi con podcast che insegnano nuove conoscenze, informarsi su una vastissima varietà di temi che spaziano dal crime, all’alpinismo, temi riguardanti la sessualità, venire a conoscenza di notizie di cronaca, imparare a cucinare e tanto altro ancora.
Gli utenti di Spotify possono interagire tra loro in diversi modi: per esempio condividendo la propria musica con amici e conoscenti, seguire il profilo di qualcun altro e vedere che brani ascolta per ascoltarli a sua volta.
È anche possibile creare le cosiddette “playlist collaborative” e invitare gli altri utenti a collaborare, cioè aggiungendo altri brani, eliminando alcuni dei presenti e modificando l’ordine di riproduzione delle canzoni presenti.
DECISIONI DI DESIGN:
Quando hanno creato Spotify, i designer avevano in mente degli utenti appassionati (fruitori) di musica che volevano avere un accesso facile, veloce e pratico a quest’ultima.
Mentre per gli artisti, i designer volevano creare un’applicazione attraverso la quale essi potessero diffondere, condividere e monetizzare la loro musica. Spotify nasce principalmente come app musicale, ma nel corso degli anni si è evoluta, stando al passo con il cambiamento del mercato e le nuove richieste degli utenti, espandendosi così anche nel mondo dei podcast.
Spotify è un’applicazione user-friendly, ovvero abbastanza semplice da utilizzare e non presuppone grandi capacità tecniche da parte dei fruitori. Per utilizzarla, bisogna essere in grado di creare un proprio account personale con nome utente, email e password. Bisogna decidere poi se si vuole utilizzare Spotify gratuitamente, ma con delle limitazioni (pubblicità che non si può saltare tra una canzone e l’altra, impossibilità di “saltare” da un brano all’altro) oppure a pagamento. Successivamente, per utilizzarla bisogna solamente essere in grado di navigare all’interno dell’applicazione, saper utilizzare la barra di ricerca per cercare i brani che più ci piacciono, e sapere quali tasti usare per stoppare, saltare, aggiungere ai preferiti e condividere una canzone. Per avere un’esperienza ancora più piacevole bisogna saper creare una playlist delle proprie canzoni preferite.
Nel modo in cui si suppone che questa tecnologia venga utilizzata non abbiamo trovato bias culturali, socioeconomici, razziali o di gender da parte dei designer che possono essere rintracciabili negli usi di Spotify. Anzi, l’app promuove artisti e playlist facenti parte di minoranze, come per esempio artisti LGBTQ+ o emergenti. Inoltre sostiene il Black Lives Matter Movement. Abbiamo però trovato un bias di disponibilità: le persone che utilizzano Spotify potrebbero finire per ascoltare solamente musica che si trova sull’applicazione, credendo così che Spotify contenga tutta la musica disponibile (filter bubble), dimenticandosi che altri mezzi contengo musica non presente sull’app (es: Youtube, TikTok, soundcloud).
Noi siamo abbastanza simili a questi tipi di utenti, perché utilizziamo principalmente Spotify come mezzo per ascoltare e scoprire musica e podcast, ma siamo comunque consapevoli che esistono altri mezzi che possono essere utilizzati e che contengono musiche non presenti sull’app.
Il font utilizzato dall’app è abbastanza piccolo e di conseguenza potrebbe dare difficoltà a persone anziane, ipovedenti o con problemi alla vista. Tuttavia, è possibile regolare la grandezza del font dalle impostazioni. Inoltre, l’interfaccia nera dell’app crea minore contrasto con i colori e le scritte nell’app, creando delle possibili difficoltà di lettura. Lo sfondo nero è stato creato per dare agli utenti la stessa sensazione che si ha quando si entra in una sala cinematografica e si guarda un film. Altri aspetti interessanti sono l’over-load di informazioni e la visual over-load. Quando si apre l’app ci si trova quasi “bombardati” dal numero di playlist e musica consigliata apposta per noi, artisti da scoprire, podcast nuovi, tantissimi generi musicali etc. Il rischio è quello di essere esposti a così tanta informazione e da avere talmente tanta scelta a disposizione da non essere più in grado di scegliere.
RISORSE MATERIALI:
La realizzazione e il funzionamento di Spotify hanno richiesto e continua tutt’ora a richiedere un server per raccogliere i dati, un hardware, un dispositivo per archiviare i dati, degli Ux designer (designer che si occupano di migliorare l’esperienza che gli utenti hanno utilizzando l’applicazione), degli algoritmi in grado di raccomandare musica, artisti e podcast personalizzati per ogni utente, contratti con le etichette discografiche e licenze dei diritti per riprodurre la musica degli artisti.
L’app è stata creata nel 2006 e lanciata sul mercato nel 2008 dalla Spotify AB, fondata da Daniel Ek e Martin Lorentzon.
Spotify ha diversi legami con altri nodi dell'albero, come ad esempio l'utilizzo del servizio di archiviazione dati di Google Cloud e la collaborazione con aziende come Amazon Alexa e Google Assistant per fornire funzionalità di controllo vocale ai propri utenti. Inoltre, ha stretto accordi di collaborazione con diverse aziende di hardware, come produttori di automobili, altoparlanti intelligenti e dispositivi mobili.
Per utilizzare Spotify non è necessaria una presa di corrente. Per utilizzare l’app nel suo completo è inoltre necessaria una connessione al Wi-Fi o l’utilizzo dei dati mobili. Si può però anche scaricare musica e podcast per poi ascoltarli da offline. Se il software del computer o telefono attraverso cui si utilizza Spotify si rompesse l’app cesserebbe di funzionare.
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cdgruppo12 · 1 year
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Distanti ma vicini: il potere dei social
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Stereotipo ribaltato: B. I social media ci rendono più soli
Breve descrizione del filmato: Nel video intitolato “South India: Family and social media” come primo personaggio incontriamo Savithri, una donna indiana che racconta di come lei e la sua famiglia condividono un gruppo WhatsApp. Nel gruppo chiamato “Sairam” sono presenti tutti i cugini, le sorelle e i fratelli. All'interno di esso vengono inviati: eventi, foto, auguri di compleanno, si condividono le nascite e spesso si discute di qualcosa. Nel gruppo vengono condivise sia cose belle che cose brutte. Questo mostra come seppure non vediamo la nostra famiglia estesa ogni giorno, mediante i social media possiamo essere “presenti” e partecipi della loro vita, condividendo con loro le gioie ei dolori.
Un ‘altro esempio in cui vediamo come i social media ci avvicinano lo vediamo quando Savithri racconta inoltre di come sua sorella, che prima non era tecnologica, è stata convinta ad aggiungersi al gruppo e ora manda foto e messaggi tenendoli così aggiornati quando fa un viaggio come, ad esempio, quando è andata a Mansarovar. Grazie al gruppo tutta la famiglia ha potuto seguire in “diretta” cosa accadeva.
Savithri racconta l'aneddoto della nuora di sua sorella, che si è sposata ma molti membri della famiglia non sono potuti andare al matrimonio, nonostante ciò, hanno avuto la possibilità di capire chi fosse la sposa e di avvicinarsi a lei grazie al gruppo WhatsApp. Questo conferma ancora che i social media ci avvicinano e che lo stereotipo dell'allontanamento non è radicato nella società.
Dopo Savithri compare Raja, un giovane ragazzo che, davanti a casa sua e con la mamma accanto che lo ascolta, racconta la sua opinione sui social. Secondo Raja, i social e i telefoni (che chiama “cosi”) possono deviare una ragazza. Raja pensa che le femmine abbiano il dovere di onorare la propria famiglia e tutelarne la reputazione. Conoscendo degli sconosciuti di altre comunità tramite i social questi compiti potrebbero venire meno e il nome della famiglia potrebbe macchiarsi. L’opinione di Raja non è congruente né con quella di Savithri, né con quella di Kathy che compare a fine video. Raja pensa che i social siano dannosi per le ragazze per via dell’influenza culturale indiana, secondo cui le azioni delle femmine influenzano tutta la famiglia.
Infine nel video vediamo Kathy che racconta di come suo fratello abiti all’estero e di conseguenza lo vede poco, ma grazie a WhatsApp è come “se fosse dietro l’angolo”. Questo social è una buona alternativa al non dover pagare le telefonate che Kathy non potrebbe permettersi.
Grazie a WhatsApp le persone, i familiari, gli amici, gli amanti possono restare in contatto tra di loro senza dover spendere una fortuna, mandando: video, audio, foto, gif, stickers, fare chiamate e videochiamate. Il tutto senza dover spendere un soldo.
In conclusione, lo stereotipo che i social media ci rendono più soli non è così resistente. Infatti, su tre personaggi comparsi nel video, due smontano lo stereotipo con le loro esperienze quotidiane. Il terzo personaggio invece (Raja) non è d’accordo con loro e pensa che i social media siano pericolosi. Questo pensiero però, secondo noi, è influenzato dalla cultura indiana secondo la quale le ragazze possano danneggiare il nome della famiglia.
Esempi personali: Conferma del ribaltamento dello stereotipo B.
Esempio A) Qualche anno fa, un membro del nostro gruppo si è trasferito dall’Italia alla Svizzera per studiare all’università. Non conoscendo molte persone, la tecnologia lo ha aiutato a non isolarsi ma a mantenere dei contatti con i suoi vecchi amici. Ha potuto utilizzare i social network come Facebook, Instagram e Twitter per tenersi aggiornato sui loro progressi e per comunicare con loro attraverso messaggi privati, videochiamate e commenti sotto ai post. In questo modo, si sentiva ancora parte della loro vita e aveva qualcuno con cui parlare.
Inoltre, i social media gli hanno anche permesso di incontrare nuove persone. Ha iniziato a seguire su Instagram i nuovi compagni di corso e ha iniziato a interagire con loro. Grazie a questo, ha trovato un nuovo gruppo di amici con cui adesso condivide i suoi interessi.
I social media gli sono stati utili anche per scoprire diverse attività che si svolgevano nella nuova città, come concerti, mostre d'arte ed eventi sportivi. Ha partecipato così a eventi interessanti in cui ha potuto conoscere altre persone.
In generale, i social media gli hanno permesso di non sentirsi solo e isolato nella sua nuova città. Questo invalida lo stereotipo secondo cui i social media isolano le persone.
Esempio B) Mario, l’amico di un nostro compagno e una ragazza, si sono conosciuti 4 anni fa in Germania e dopo un anno di frequentazione, hanno deciso di iniziare una relazione. Si sono piaciuti fin da subito e andavano d’accordo su tantissimi argomenti. Infatti, avevano addirittura in progetto di finire gli studi e poi di andare a vivere assieme in un appartamento. Purtroppo, dopo pochi mesi dall’inizio della relazione dei due ragazzi, Mario e la sua famiglia hanno dovuto traslocare in Svizzera per motivi lavorativi. Così dopo essersi trasferito a Locarno, Mario ha deciso di provare a mantenere la sua relazione a distanza.
Per i primi mesi, i due ragazzi si sono inviati molti messaggi su WhatsApp e si sono mandati foto delle loro giornate su Snapchat. Ma con il tempo la distanza si faceva sentire e così la sua ragazza ha trovato una soluzione: la videochiamata. Queste videochiamate tramite facetime sono diventate un momento fisso della loro giornata e grazie al loro telefono, Mario e la sua compagna sono riusciti a mantenere la loro relazione a distanza. Durante queste chiamate si raccontano tutto: a che ora si sono svegliati, cosa hanno mangiato a colazione, cosa hanno fatto durante la giornata. Inoltre, si raccontano anche cose molto importanti come delle difficoltà che entrambi hanno dovuto affrontare. Ad esempio, quando Mario è arrivato in Ticino, ha avuto dei problemi con la lingua e non riusciva a relazionarsi bene con le persone. Ma, grazie all’incoraggiamento della sua ragazza, è riuscito ad andare avanti e stare più tranquillo.
Nonostante la distanza, il loro amore è aumentato sempre di più e il loro rapporto si è consolidato. Grazie ai social media, hanno potuto sentirsi giornalmente e interagire l’uno con l’altro quando volevano. La loro relazione sarebbe andata avanti difficilmente senza social e questi li hanno permesso di sentirsi meno soli e di continuare con più tranquillità la loro relazione.
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cdgruppo12 · 1 year
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Riflessione collettiva: Docu people’s republic of desire
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A.   Contenuto
Il documentario cerca di dimostrare che la cultura dei social media e dell’intrattenimento in Cina ha un impatto forte sulla vita delle persone. Così potente che i social media sono diventati pervasivi tanto da estraniare completamente le persone dalle relazioni personali quotidiane; come nel caso del padre di Shen Man che senza i guadagni della figlia non avrebbe modo di avere una sua indipendenza economica.
I contesti d’uso dei social media, in particolare della piattaforma YY che viene mostrata, si rivolgono maggiormente alla casa. Ad esempio sia gli streamers che i followers usano queste piattaforme nelle loro stanze, in soggiorno, a tavola oppure addirittura mentre attraversano la strada… praticamente ovunque. Ad esempio Shen Man che canta nelle live utilizza una di queste piattaforme sempre dalla sua camera da letto. Le persone sono costantemente attaccate ai telefoni, sono continuamente sui social media e abbiamo notato che i giovani sono spesso nella medesima stanza ma ognuno è concentrato sul proprio telefono.
Il contesto è negativo, i fan e gli streamers raccontano di frequente di come una volta tornati alla vita reale si sentano emarginati. Ad esempio nel documentario un ragazzo aveva detto che oltre al lavoro ha solamente YY e Shen Man. In più resta tutto il giorno a casa, non ha amici e non vede mai il sole. In aggiunta a questo, tutti gli streamers iniziano a trasmettere le live per divertimento ma quando diventa il loro lavoro, il contesto inizia a essere negativo. È un ambiente molto competitivo e presenta molta tensione. È complicato e difficile perché gli streamers devono essere supportati continuamente tutto l’anno e non sono sicuri che questo accadrà sempre.
Un altro esempio riferito al contesto negativo è quando Shen Man viene coinvolta in uno scandalo perché va a letto con i suoi patrons e iniziano a chiamarla “sgualdrina” e comincia così a perdere followers. Le persone che prima la sostenevano ora le danno contro.
Le caratteristiche delle persone che vengono coinvolte nell’uso dei social media sono molto precise: Shen Man canta nelle live è sempre ben vestita, truccata e curata esteticamente. Queste caratteristiche fisiche portano la ragazza ad essere vista come un modello e idolo dalle ragazze che la seguono. I ragazzi intervistati nel documentario desiderano una ragazza come quella che vedono sulla live stream. Uno ha detto persino che ha una cotta per Shen Man da ben 2 anni. Quando nel documentario chiedono a Shen Man se è felice, lei risponde di sì ma dalla sua espressione sembra che stia mentendo.
I followers conducono una vita completamente diversa da chi trasmette le live. Ad esempio il ragazzo Yong svolge un lavoro fisico da 4 anni e vorrebbe avere lo stesso modo di vivere di uno streamer sulla piattaforma YY che vede come idolo perché ha comprato casa a soli 22 anni…
B.   Contributo
Prima di guardare questo documentario eravamo già a conoscenza del” lavoro di streaming”, la novità per noi è stata conoscere quanto questi streamers effettivamente guadagnassero. Un’altra curiosità per noi è stato il fatto che gli streamers sono così dipendenti dalla fama che ingaggiano agenzie per fare donazioni finte, comprandosi così i voti. Sono così disperati dal diventare famosi che nel documentario viene detto che alcuni streamers mostrano atti sessuali o “streamano” una rapina, oppure viene detto di una ragazza che si taglia le vene e prende 20 pillole e streamma il suo ricovero.
Abbiamo inoltre trovato strano il fatto che ci fossero dei ricchi donatori che traggono piacere dal donare doni alle loro “protette” streamers.
Perciò gli stereotipi sull’uso dei social media sono stati confermati: “i social allontanano le persone dalla vita reale e li isolano”, vediamo ciò nel documentario nella scena in cui la cantante Shen Man cena con i suoi famigliari ma ognuno è troppo preso dai propri telefoni al posto di guardarsi in faccia e parlarsi. Un altro stereotipo confermato nel documentario è che sono principalmente i giovani che utilizzano i social media, per esempio il papà di Shen Man dice (all’inizio) “people my age don’ know computers, we can’t keep up with them”.
Uno stereotipo che è stato ribaltato invece è come i genitori siano fieri ed incoraggiano i propri figli ad avere una carriera come streamer.  In occidente avere un lavoro sui social media, come streamer o influencer, non è ancora visto dai genitori come un lavoro vero e proprio, con il quale i figli possono avere uno stipendio stabile, e incoraggiano i figli a trovare un lavoro più tradizionale, mentre in Cina è il contrario.
Vediamo questa “fierezza” ed incoraggiamento quasi malato da parte dei famigliari / genitori nella scena in cui il comico è a pranzo con i parenti e gli dicono che non importa quanto successo lui farà, loro non saranno mai soddisfatti, per loro contano più i soldi e il successo della persona stessa.
C.  Collegamenti
Articolo:
L’articolo di McKinsey conferma quanto sostenuto nel documentario, ovvero come i social media stiano diventano pervasivi in Cina.
https://www.mckinsey.com/~/media/McKinsey/Business%20Functions/Marketing%20and%20Sales/Our%20Insights/Understanding%20social%20media%20in%20China/Understanding%20social%20media%20in%20China.pdf
La Cina ha la più grande base di utenti Internet al mondo, con 513 milioni di persone, più del doppio dei 245 milioni di utenti negli Stati Uniti. Sono oltre 300 milioni le persone attive, dai blog ai siti di social networking, ai microblog e ad altre comunità online. Gli utenti cinesi di social media sono non solo più attivi di quelli di qualsiasi altro paese, ma in oltre l'80% dei casi hanno profili multipli. Secondo l’articolo la concorrenza tra i consumatori è spietata e molte aziende si affidano a scrittori per produrre contenuti positivi su di sé online e screditare i concorrenti con notizie negative.
D.    Giudizio personale
Per quanto concerne i punti critici del racconto, il documentario ha analizzato attentamente una piccolissima porzione della popolazione cinese, senza darci modo di poter osservare più attentamente come il resto della popolazione si relaziona ai social media.
Concordiamo con la tesi che sostiene che i social creano una realtà virtuale e tendano più o meno lentamente a eliminare ogni tipo di relazioni personali. Potrebbe essere una buona idea consigliare la visione del documentario a un pubblico adolescenziale per mostrare loro i possibili effetti di una eccessiva esposizione ai social.
Riguardo ai sentimenti che questo film può scaturire negli spettatori, riteniamo che sia alquanto inquietante vedere come la realtà virtuale sia oramai una parte integrante della vita di questi Streamers che, sapendo di non avere altre alternative per poter mantenere quel tenore di vita, occupano tutto il loro tempo con i social.
Dopo aver visto questo documentario siamo usciti dall’aula con un mal di testa dato dalle animazioni che simboleggiavano il senso di velocità e caos dei social
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cdgruppo12 · 2 years
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La discussione sulla moderazione
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Carmela: “Leo, cosa ne pensi dell’articolo sulla moderazione dei contenuti che abbiamo letto oggi a lezione?”
Leonardo: “È molto interessante, ma mi ha colpito il fatto che i lavoratori sono molto stressati dai contenuti violenti che vedono ogni giorno.”
Martino: “Vero, io ad esempio non sapevo neanche che ci fossero degli umani coinvolti nella moderazione sui social.”
Olivia: “Sono d’accordo con voi ragazzi, trovo che sia triste come queste persone non possano ricevere un supporto psicologico per paura che il loro capo pensi che siano in difficoltà.”
Paola: “Lo so, ma che alternative ci sarebbero?”
Carmela: “A me sorprende che l’intelligenza artificiale non sia ancora in grado di svolgere questo lavoro. Con tutte le cose che sa già fare… come creare immagini, scrivere testi e aiutarti con tutto ciò che chiedi.”
Sara: “Sapete che io su TikTok seguo una coppia di neogenitori gay che molto spesso viene bloccata per cose ingiuste? Per esempio quando si baciano o quando si intravede una parte del corpo normale come il capezzolo.”
Martino: “Ecco, trovo ingiusto che vengano censurati i baci tra coppie LGBT+, mentre quelli tra coppie eterosessuali non hanno mai creato problemi a nessuno. Lo ritengo discriminatorio perché nel 2023 non dovrebbero succedere più queste cose.”
Antonio: “Capisco che secondo te sia sbagliato, ma a parer mio è meglio rischiare di sbagliare censurando qualcosa di innocuo, piuttosto che esporsi al pericolo di pubblicare contenuti offensivi o violenti.”
Carmela: “Infatti su TikTok mi è capitato di vedere dei video traumatizzanti come quello in cui diversi giovani studenti cadevano dai piani alti della scuola e perdevano la vita. Non ho chiuso occhio per giorni…”
Paola: “Io ad esempio rimarrei scioccata a vedere un video del genere perché sono molto sensibile a questo tipo di contenuti.”
Olivia: “Da donna mi è già capitato di vedere su Instagram delle pagine di “body positivity” essere censurate perché si vedevano peli e smagliature, mentre non venivano censurate foto di modelle che esponevano seno e fondo schiena in maniera provocante. In questo modo passa un messaggio sbagliato, perché si vende l’idea che il corpo femminile reale non sia accettato, a differenza di quello ritoccato.”
Sara: “Forse per l’intelligenza artificiale è ancora difficile associare i contenuti al contesto: quando le pagine social dei telegiornali pubblicano contenuti forti come immagini di guerra lo fanno a scopo informativo e non andrebbero censurati.”
Antonio: “Tornando all’argomento moderatori, visto che in questo momento non è possibile affidarlo unicamente all’intelligenza artificiale, magari si potrebbero migliorare le condizioni dei lavoratori. Lo si può fare dando supporto psicologico, concedendo loro più pause, garantendo un ambiente sicuro e aumentando il loro salario.”
Leonardo: “Secondo me prima che vengano assunti dovrebbero superare un test psicologico per essere sicuri che questo lavoro non intacchi la loro psiche.”
Paola: “È vero, leggendo l’articolo mi sono venuti in mente i lavoratori di paesi terzi che lavorano per brand di fast fashion come Shein. Ultimamente i media ne parlano molto per sensibilizzare le persone riguardo alle pessime condizione lavorative in cui si trovano. Per i moderatori di social questi temi sono ancora taboo. I media dovrebbero parlarne di più.”
Martino: “Già che stiamo parlando di paesi terzi un altro aspetto da considerare è la delegazione della moderazione a nazioni che non rispettano i diritti umani, come la Cina ad esempio. Delegando la moderazione a questi paesi c’è il rischio che la politica possa fare pressione sui moderatori per rimuovere contenuti che normalmente verrebbero considerati legittimi.”
Carmela: “Non so se avete in mente quel trucchetto per sviare la censura che veniva molto usato in passato su Tiktok… Le ragazze iniziavano i video parlando di make-up per qualche secondo e poi cambiavano discorso, parlando del vero argomento come per esempio i campi di rieducazione degli uiguri in Cina.”
Video di Feroza Aziz: https://vm.tiktok.com/ZMYHy1NLm/
Antonio: “Si mi ricordo di questo fatto, ho visto su TikTok altri trucchetti per sviare la censura come usare le emoji, asterischi per parlare di droga, sessualità, prevenzione. Per esempio è generalmente condiviso dalla community di Tiktok che la parola pornografia è sostituita con la parola “corn” e con l’emoji del mais o della pannocchia.”
Paola: “Ecco io queste cose non le sapevo ahahah.”
Olivia: “Spero veramente che in futuro le condizioni di lavoro dei moderatori possano migliorare.”
Sara: “Vero, io confido comunque nell’intelligenza artificiale e nel fatto che in futuro possa alleggerire ulteriormente il loro lavoro e soprattutto il loro carico emotivo.”
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cdgruppo12 · 2 years
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Vicini ma lontani: i social e le relazioni interpersonali
SOFIA: La grande costellazione istantanea, magari un giorno le stelle diventeranno dei pianeti o dei quadrati
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PIETRO: Reti sociali intricate
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ROSA:  Una visione con tante relazioni strette e poche lontane
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ELEONORA: Pochi ma buoni 
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RACHELE: Le relazioni umane in competizione con le relazioni online
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MLADEN: Controcorrente: reti sociali solo faccia a faccia e Whatsapp
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Dai diversi sociogrammi risulta che il social più utilizzato dai membri del gruppo* è WhatsApp. A seguire, Instagram (utilizzato da cinque persone), Tik Tok (quattro persone), BeReal (due persone), Discord (una persona) e giochi online (una persona).
Nel primo cerchio tutti hanno inserito genitori, fratelli e nonni. Sofia è stata l’unica ad inserire anche gli zii. Con queste persone comunichiamo molto di più faccia a faccia che online, e quando comunichiamo online utilizziamo maggiormente WhatsApp, fatta eccezione per i fratelli con cui alcuni come Rachele e Pietro utilizzano Instagram e BeReal. Eleonora è l’unica ad utilizzare WhatsApp con la nonna, ma il motivo è perché quest’ultima abita all’estero. Sofia e Rosa hanno inoltre aggiunto i propri fidanzati all’interno del primo gruppo, con i quali comunicano maggiormente faccia a faccia. Sofia, oltre ai social già citati, è l’unica ad utilizzare anche piattaforme di giochi online con il proprio ragazzo. 
È molto interessante come metà gruppo ha inserito i migliori amici nel cerchio stretto perché li considera come una famiglia, mentre l’altra metà li ha inseriti nel secondo cerchio. In ogni caso, comunichiamo con loro sia online che offline, utilizzando WhatsApp, Instagram, BeReal e TikTok. 
Nell’ultimo cerchio sono state inserite persone come colleghi universitari e di lavoro, datori di lavoro, compagni di sport e hobby, persone conosciute a militare, amici d’infanzia con cui si hanno contatti molto rari, amici di amici etc. Con queste persone il gruppo comunica maggiormente online rispetto che faccia a faccia. Anche in questo caso è emerso un aspetto interessante: la maggior parte dei membri del gruppo ha inserito i colleghi universitari all’interno dell’ultimo cerchio, mentre Rosa e Sofia hanno diviso i colleghi universitari in due: quelli con cui hanno più rapporti li hanno inseriti nel secondo cerchio, mentre gli altri nel terzo. 
Possiamo dire che i social fanno parte della vita quotidiana di tutti noi, e quindi tutti comunichiamo, chi più chi meno, attraverso i social con gli stessi tipi di persone. Rosa per esempio comunica molto meno via social con le sue migliori amiche rispetto ad Eleonora e Rachele.  
Tutti i membri del gruppo comunicano maggiormente in maniera ibrida con le persone inserite nei vari cerchi, fatta qualche eccezione: nonni (solo offline tranne Eleonora), amici molto lontani (solo online), famigliari che non hanno i social (solo offline), famigliari del fidanzato (solo offline), alcuni conoscenti (solo online). 
Per concludere, possiamo dire che tutti i membri del gruppo sono abbastanza allineati, cioè utilizzano maggiormente lo stesso social, ovvero WhatsApp, e utilizzano i social più o meno in egual modo. C’è però un outsider: Mladen non utilizza nessun social oltre a WhatsApp, e di conseguenza è meno attivo sui social rispetto agli altri che invece utilizzano molto altre piattaforme come Instagram, Tik Tok e BeReal. Inoltre Sofia utilizza un social inaspettato per mantenere dei contatti con alcuni amici: un gioco online. Oltre che mantenere con loro il contatto tramite WhatsApp e Instagram, comunica anche attraverso il gioco. 
In più, alcuni di noi utilizzano i social anche per motivi lavorativi. Eleonora infatti è l’unica ad utilizzare Discord per comunicare a lavoro, mentre Sofia e Rosa gestiscono le pagine social di un podcast, e quindi il loro lavoro si svolge unicamente online proprio su Instagram e Tik Tok. 
Questo lavoro ci ha permesso di confrontare le nostre abitudini su come rimaniamo in contatto con le persone. Pensiamo che sia interessante notare come la maggioranza comunica molto anche online e non se ne rende quasi conto poiché questi social fanno talmente tanto parte della nostra routine quotidiana e delle nostre abitudini che sono diventati parte integrante della nostra vita. Infine abbiamo riflettuto sul fatto che se questi social da un giorno all’altro ci venissero tolti all’improvviso, non sapremmo come ritrovare alcuni nostri amici e non sapremmo con quante persone rimarremo veramente in contatto (probabilmente famigliari e colleghi di scuola/lavoro).
*Alessandro era assente quindi questa volta non ha partecipato al workshop.
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cdgruppo12 · 2 years
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CATCH ME IF YOU CAN – il videogioco
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Hai mai sognato di vivere la vita di qualcun altro? Che tu voglia essere pilota di aerei, medico, avvocato o addirittura star del cinema, grazie al nostro videogioco avrai la possibilità di essere chiunque tu desideri. C’è soltanto una condizione: non farti prendere.
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Nel nuovo videogioco Catch me if you can, basato sul celebre film con Leonardo DiCaprio, dovrai ingegnarti per portare a termine tutte le missioni senza che l’FBI ti catturi e ti spedisca dritto in prigione.
In base alle tue preferenze potrai personalizzare il tuo avatar e troverai molte parti del videogioco ispirate al film; avrai  infatti la possibilità di  ritrovare sia i tuoi luoghi preferiti come le lussuose stanze d’hotel sia le professioni da sogno come il pilota d’aerei che ti permetterà di viaggiare ovunque vorrai.
Una volta completate tutte le missioni del primo pacchetto sbloccherai nuove identità e nuovi strumenti per poterti camuffare  al meglio.  
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Si tratta di un videogioco  interattivo in cui potrai giocare online collaborando con altri utenti col tuo stesso obiettivo; questo inciderà sulla tua esperienza di gioco. Ogni azione compiuta dai partecipanti influenzerà a sua volta il corso della storia e le dinamiche di gioco di tutti i partecipanti.
La partecipazione a Catch me if you can permette di sperimentare differenti competenze attivate dalla cultura partecipativa. Attraverso la simulazione del mondo reale potrai adottare identità alternative, interagire con strumenti per espandere le tue capacità mentali, unire la tua conoscenza e confrontarla con altri utenti e molto altro ancora.
Il gioco è così realistico e ben costruito che farai fatica a voler ritornare nel noioso e monotono mondo reale. Catch me if you can sarà un posto sicuro in cui rifugiarsi dopo una giornata stressante, ritrovando la tua fedele comunità online.
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DISCLAIMER: questo gioco non incita ad alcun tipo di truffa e violenza nel mondo reale.
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