darknessinside-me
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l'assolo che ancora suoni con gli occhi dentro i miei occhi
Don't wanna be here? Send us removal request.
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“Ho visto l'ansia nella notte che prende forma e mi sbrana il cuore.”
— Ensi
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''Scusami, non lo potevo sapere...''
''Se non lo potevi sapere significa che non c'eri...e, se non c'eri, significa che non meritavi di saperlo.''
Una storia ancora non scritta, Zoe
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blocco le emozioni per autodifesa mi allontano da tutto ho paura di me quando ho il cuore distrutto ho paura per me perché crollo e mi butto
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2.30 vorrei che l'effetto della droga non sparisse mai
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sono stato bruciato così tanto che non sono più io. sono una stupida versione di me, ho delle corde che non portano da nessuna parte, nessuno mi sta tirando i fili. vorrei trascinarmi fuori da questo buco di depressione che mi sono creato. ci sono giorni in cui non riesco a trovare il sole anche se è proprio fuori dalla mia finestra. quando alzarsi dal letto è come se stessi affrontando il giorno del giudizio. così in quei giorni, questo è ciò che dico a me stesso: tutto ciò che senti in questo momento e tutto ciò che non senti, c’è una certezza matematica che qualcun altro in questo buco di merda si senta allo stesso modo. mi sono lanciato da luoghi alti sperando che nessuno mi prendesse, non preoccupandomi dell’impatto e dello schianto delle mie ossa al suolo. ho chiuso i rapporti perché improvvisamente ero esposto, e no non è giusto così, e sí io sto bene: non immagino più il mio corpo appeso al lampadario. forse non sempre, forse qualche volta ci penso. vedi, sbaglio quando dico “penso di esserlo quindi lo sono”, ho pensato a me stesso in un angolo fatto di paranoie ed incubi, e questo ha portato alla creazione di un me stesso con più pensieri, ma non ti dirò quali, non dovresti saperlo e potresti spaventarti. ho cercato di costruire ma ogni cosa si inclina verso sinistra e scivola in quel buco. odio quando penso a me con un coltello in gola, perché so che non rimarrebbe più nulla da odiare se muoio, e io voglio continuare a farlo, perché è l’unica cosa che so fare. so che può essere facile, scivolare cadere buttarsi sfracellarsi al suolo, ma sto bene. giuro. è solo che a volte sento la mia esistenza più grande della distanza tra l’interruttore e il mio letto, e forse è depressione ed io continuo a chiamarla “rabbia”, e forse non sarò mai in grado di tirarmi su dalla melma, e sputerò allo specchio se non vedo nemmeno più il mio riflesso. sto bene, forse è solo un po’ di depressione. o forse no va tutto bene. o forse ancora domani digiuno e dopodomani mi ammazzo. ma mio padre disse che l’isolamento è morte e se nessuno sa che sei vivo, non lo sei.
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In quanti ti chiedono come stai? E quanti realmente se ne preoccupano?
molti me lo chiedono ma a quasi nessuno frega un cazzo
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Non ti fidi più.
Non parli più dei pensieri pesanti.
Non sorridi più alle persone.
Ora li fissi,
Chiedendoti quando se ne andranno.
Ora li guardi,
Sapendo che ti feriranno.
Ora hai capito,
A nessuno importa,
Ti lasceranno sempre
Morire da sola.
~ @solamapienadiamici
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scrivo di noi anche se un noi ormai non esiste più. ti vedo ovunque, continuo a cercarti in ogni luogo, anche in quelli in cui so di non trovarti. continuo ad immaginarti accanto a me, ti penso ancora. mi manchi e mi sembra di stare in apnea. perché non sei qui? lo penso di continuo, cerco un motivo per lasciarti andare e ne cerco mille per non farlo. dicono che tra tante azioni positive si guardino solo quelle negative, mi chiedo perché allora, quando si tratta di te passano in secondo piano. scorrono fiumi di parole nella mia mente incasinata, parole che vorrei dedicarti e fa male sapere di non poterlo fare. vorrei averti qui sempre: durante i miei momenti no, durante i momenti in cui vorrei tirare un pugno al muro, durante gli attacchi di panico che solo tu riusciresti a calmare. mi si mozza ancora il fiato quando ti penso, quando rivivo quei ricordi che anche se pochi mi hanno resa felice per un istante. forse non sono brava a dimostrare e forse è per questo che sei andato via da me e dio, mi sento così ridicola a pensare che sia solo colpa mia. continuo a cercarti nei sorrisi, negli occhi e nelle parole degli altri, spero che abbiano tutti almeno un po' di te. so che ne vale la pena, e tu?
-cb
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vorrei avere il coraggio di dirti tutto, mamma. vorrei riuscire a risponderti di no quando mi chiedi se va tutto bene, vorrei riuscire a dirti che sono stanca di sentire il battito del cuore accelerare e il respiro mozzarsi, che sono stanca di tutto quello che va male. vorrei dirti che vorrei tanto mettermi in gioco ma che ho paura di farlo, vorrei dirti che il mio cuore sta sparendo per tutte le volte che lo hanno fatto a pezzi e ormai non rimane quasi nulla. vorrei dirti che mi sento male per tutte le volte che ho ferito qualcuno, che mi dà fastidio vedere le persone sorridere e che vorrei farlo anch'io. scusa se non ti parlo di tutto ciò che mi passa per la testa, è che non lo so neanch'io e in ogni caso non riuscirei a spiegarlo.
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“Non sto bene. O forse si. Ma non bene bene. Bene da andare avanti. Non bene da essere felice. Ma soprattutto una parte di me non sta per niente bene. Sta a pezzi. Sta crollando. Sta morendo. Ma io non so come salvarla. Io non so più cosa fare.”
— -dietrounsorrisotuttaunastoria
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“Ne valgo ancora la pena?” mi chiese. Stavamo camminando. Erano le undici di sera quando le chiesi di uscire da casa sua. Ero nei paraggi e così pensai di fermarmi a salutarla. Lei uscì e decidemmo di optare per una camminata. “Ne valgo ancora la pena?” mi chiese. Non mi aspettavo una domanda del genere, così la prima cosa che feci fu un sogghigno. Si sentì sciocca nel pormi quella domanda, mentre la verità è che io non credevo mi avrebbe mai posto una domanda simile. Forse nemmeno più nei miei pensieri. “No, ok… “ aggiunse “…allora… Come mai eri da queste parti?” chiese, cambiando argomento. “Ero ad una festa, ma mi conosci. Non sono un festaiolo e quindi sono andato via” risposi. “Dove era la festa?” mi chiese, cercando di dimenticare la domanda che mi aveva posto prima. “A casa di Marco” risposi io. “Ma.. Marco abita vicino a casa tua e tu…” “Si.. lo so. Non ha senso” dissi interrompendola. Poi, con un tono di voce molto bassi aggiunsi: “… il fatto è che, avevo voglia di vederti”. Lei sorrise e mi sentii io lo sciocco. “Quindi sei venuto fin qua… Per me” e credetemi, lo disse con un sorriso stampato in faccia che mi faceva solo voglia di spingerla al muro e baciarla. “Quindi sì, mi sono fatto 7,6 km di strada per te. Contenta ora?” dissi ricambiando il suo sorriso con uno mio, ma poi evitammo gli sguardi e piombò il silenzio. “Cosa stavi facendo?” chiesi poi. “Stavo guardando un film, ma l'ho visto così tante volte che ormai lo conosco a memoria” rispose. “Ti va di fare una cosa pazza?” le chiesi, lei annuì e aggiunsi: “Ho un telo in macchina, ti va se… No, lascia stare” “Dai, dimmi” insistette. “Ti va se.. lo mettiamo sulla strada e ci mettiamo a guardare le stelle?” mi sentii veramente sciocco, ma venni fermato da un altro suo sicuro “Sì”. Stendemmo il telo e poi ci stendemmo noi. Le stelle brillavano in cielo e noi le guardavamo come un film già visto. I miei pensieri erano come le stelle, infiniti, ma anche i suoi occhi erano come le stelle, luminosi e perfetti. “Siamo mai stati perfetti secondo te?” mi chiese, spostando lo sguardo su di me. L'avrei voluta baciare, ma anche questa volta mi limitai a risponderle: “No, noi eravamo sbagliati, ma nel momento giusto” Ed era vero. Eravamo nella maniera più sbagliata perfetti assieme e quell'esserlo ci rendeva uguali, ma separati l'uno dall'altro. “Siamo ancora qualcosa noi, ma che non ha una definizione e mai ce l'avrà, ma sai quale è il vero problema? Io sto li” e gli indicai con un dito una stella “ mentre tu lì” e gli indicai la Luna. “Ma la Luna è un satellite, non una stella” specificò. “Esatto. Ciò che voglio dire è che siamo nello stesso spazio, ma distanti e diversi. Tu sei luminosa e vicina, mentre io sono solo un punto.” “Non riesco a capire, dove vuoi arrivare?” chiese scocciata. “La Luna c'è, come la mia stella lì. Solo che sono lontano dalla Terra e di conseguenza da te, ma tu sei speciale per la Terra, mentre io… Io sono solo uno dei tanti” “Aiutami a capire?” disse, confusa con tutto. “E quindi non so nemmeno io più cosa sto dicendo. È solo che.. Sì!” risposi. “..‘Sì’ cosa?” chiese infine lei. “Sì, varrai sempre la pena” conclusi. In quel momento mi resi conto che erano le stelle a guardare noi, come un film già visto, ma che in fin dei conti, non stanca mai. Poi me ne fregai di tutto, di ciò che avevo appena detto, di ciò che pensavo e feci l'unica cosa per la quale ero davvero andato da lei, scappando dalla festa. Baciarla. Ebbene sì, ci baciammo quella sera ed eravamo ancora sbagliati, ma nel momento giusto, ma in fin dei conti, a chi importava.”
— ricordounbacio
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“C’è un istante preciso in cui le persone smettono di esserci per me.
Quando sento che possono farmi del male o me ne hanno fatto.
Quando mi accorgo che da un loro gesto dipende la mia tranquillità
e magari, sono stata giorni interi a ragionare su parole
che non pensavo di ascoltare.
Quando ti fanno credere di volerti bene,
ma poi vivono trattandoti come se
la tua presenza non facesse alcuna differenza.
Ecco, non lo so cosa mi accade ma a poco a poco,
queste persone qui, dentro le smarrisco.
Non è che le dimentico, né serbo rancore.
Semplicemente, le smarrisco.”
Serena Santorelli
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State lontani da me perché non sono quel tipo di persona che ha sofferto ed è rimasta buona, io distruggo se ne ho l'opportunità.
Ilventolatragedia
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