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Dust Wings
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Se volare è il sogno che ha scelto il destino per me, volerò.
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dust-wings · 11 years ago
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Pioggia e Inverno
Si conoscevano fin da quando erano bambini, ma lo scoprirono solo alla fine. Ti irrigidisci.
Hai paura. Amavi quella canzone. I ricordi che ti trasmetteva. Ma adesso ne hai paura. Dolcemente, quasi senza accorgertene, vieni strappato dalla realtà e da ciò che ti circonda. Eccolo li. Alto. Ampie Spalle. Mani morbide dalle dita lunghe e affusolate.​ Lunghi capelli neri come la notte più oscura. Occhi di ghiaccio. Labbra rosse come il sangue. Un semplice sorriso. Jim. Era seduto sulla riva del fiume come era solito fare. Non era solo. Alla sua sinistra c'era un altro ragazzo. Capelli biondo platino e occhi grigio celeste. Statura media e flessibile. Jack aveva 16 anni, due anni in meno di Jim. Nessuno parlava. Era primavera. Entrambi guardavano l'acqua che scorreva. Il letto del fiume non era molto profondo in quel punto. Si riusciva a vedere il fondo ricoperto da tanti sassolini lisci e rotondi. Era impressionante quanto fosse limpido e cristallino il liquido che scorreva sulle lisce pietre. Jack spostò lo sguardo dall'acqua alle montagne. Circondavano i due ragazzi in ogni direzione. La vista era meravigliosa, ma soffocante. Jack non era mai stato al di là di queste. Aveva sempre voluto sapere cosa ci fosse oltre quelle imponenti mura. Si girò verso l'amico che lo stava guardando. «Un giorno andremo lontano da qua. Insieme!» Jim sorrise e riprese a guardare l'acqua del fiume. Un turbine confuse le immagini e i colori fino a ricomporsi. Jack correva spensierato in un bosco autunnale. Sorprendente era l'agilità con cui si muoveva senza inciampare nelle radici degli alberi. Alle sue spalle Jim lo inseguiva. Faceva più fatica dell'altro ma riusciva a tenere il passo. Jack si arrestò di colpo e si voltò. Jim non riuscì a frenare e si schiantò contro l'altro ed entrambi finirono in un mucchio di foglie. Risero a crepapelle e poi si abbracciarono. Era strano. Non era uno dei soliti abbracci. C'era una sensazione potente che li legava. Come un'energia che impedisse loro di staccarsi. Quando si separarono dalla stretta, Jim si sollevò sulle braccia e rimase sospeso sopra Jack. C'erano pochi centimetri fra il viso di uno e dell'altro. Nessuno dei due sorrideva o dava segno di volersi spostare. Si guardavano e basta. Uno sguardo penetrante. Profondo. Le braccia di Jim cominciarono a richiudersi lentamente. I volti dei ragazzi erano sempre più vicini. Sempre di più, sempre di più. Sembrava passasse un eternità. Quando mancavano soli due centimetri tra i due visi, Jack si mosse verso l'alto. Le labbra dei due si sfiorarono. Poi, senza preavviso, affondarono l'una nell'altra. Le mani di Jack si portarono sul viso di Jim. I due ricaddero nel fogliame senza staccarsi dal magico legame. Le foglie furono scosse da un forte vento. Qua e là si alzarono turbini color arancio e giallo. Questi si unirono e i colori si fusero. Poi cambiarono. Divennero scuri fino a diventare un blu quasi nero. Questo era cosparso di minuscole luci. Brillanti. Piene di gioia e di speranza. Due ragazzi le guardavano sdraiati in un campo sotto di esse. L'inverno era imminente. Jack amava l'inverno. Si volse verso Jim che fece lo stesso. Lui gli passò una cuffietta e fece play. Si strinsero in un abbraccio. Impressionante come la melodia riuscisse a descriverli. Non avrebbero mai smesso di ascoltarla. Poco prima che la canzone finisse Jim baciò Jack. Finta la magia, le luci che osservavano quell'amore così sincero e profondo si illuminarono ancora di più, fino a nascondere tutto in un candido bagliore. Poi ci furono una serie di immagini frammentate e confuse. Una macchina frenò all'improvviso. Un urlo disperato. Il muretto del cimitero. Una tomba recitava: “J. H. Deceduto il 27 dicembre.” Poi tutto finì. Ti accorgi che la canzone che stavi ascoltando è finita. Hai le lacrime agli occhi. Lo sapevi che non dovevi ascoltarla. Ti senti triste e distrutto. Eppure nel tuo cuore brilla un barlume di felicità. Ma non durò molto. Poco dopo si spegne lasciando posto alla disperazione. È andato. Non ci puoi fare niente. Sono passati 135 giorni. Sembra essere passata un eternità. Ti senti solo. Più che mai. Ti avevano detto che ce l'avrebbe fatta. Ma mentivano. Sei stato per ore in quella sala bianca ad aspettare che ti dicessero qualcosa. Intanto continuavano a rassicurarti con parole vuote. Poi la porta si aprì e una donna varcò la soglia portando con se la notizia che ti avrebbe fatto cambiare per sempre. Sono le 19:37 dell'11 maggio e una macchina entra nel parcheggio della stazione. Si ferma davanti alla panchina dove sei seduto. Allora ti alzi e apri la portiera. Una volta entrato tuo padre ti chiede: “Come stai Jack?” Lo guardi. Apri la bocca per dire che stai bene. Ma non esce nessun suono. La macchina riprende a muoversi. Così appoggi la testa sul finestrino. I biondi capelli ti cadono sul viso. È un viaggio di un'ora fino a casa. Grandi nuvole nere coprono il cielo e qualche gocciolina comincia a cadere. Jim amava la pioggia.
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