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Il rumore del mare
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il porto è la furia del mare la furia del nembo più forte quando libera ride la morte a chi libero la sfidò
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ecodelmare · 4 years ago
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memoria #39
Quando hai un orgasmo senti come se ad un certo punto ti si aprisse, liberasse la fica, come se una strana leggerezza e completa apertura percorresse il corpo a partire dalla vagina fino la testa, avere un orgasmo è un po’ come avere un'estasi, mi viene in mente quella rappresentata dalla scultura di santa Teresa, roba che la vocazione di cui parlavano i santi, quelli veri, quelli che davvero si sposavano con dio non era altro che l'orgasmo dell'anima, riuscire a sentirne uno senza bisogno della carne. Ti senti solo spirito inconsistente che si libera, senza bisogno di stimoli materiali. Come il nirvana. Il culmine della meditazione. L'orgasmo dell'anima. La vocazione all'amore. Dio diventa uomo per noi, corpo. Zarathustra scende dal monte tra noi, ritorna alla materia. Chè il corpo è il ponte che unisce da qui a lì, la manifestazione del divino che pone i limiti. Quando ci riesci a provare una cosa del genere, l'estasi, eludendo il corpo, sbarazzandosi del materiale, è la volta buona che ti liberi di ogni cosa e da solo così nudo ti dedichi ad amare incondizionatamente le anime del mondo, ti sposi con loro, con dio fatto uomo. Questo è esser santi. Bastarsi e amare. Vivere di estasi senza chiedere nulla, soltanto regalando la propria virtù. Il giorno in cui vi dirò che vorrò diventare suora non capitemi male, voglio donarmi a tutte le anime del mondo e non avere niente perché ho imparato a venire senza bisogno del corpo. Aprirmi a tutti. È il modo migliore di esser puttana
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ecodelmare · 4 years ago
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memoria #38
L’altro ieri stavo camminando per strada, tornavo a casa, anzi no, andavo a pagare una multa per disco orario non rispettato (disco orario, prima di venire al nord non sapevo manco cosa fosse, qui se devi andare in un posto ci devi andare comunque per poco, sta proprio nelle convenzioni civili), insomma, andavo a pagare una multa dopo aver comprato il biglietto per un concerto, 60€ volate via in 10 minuti, poi dici non bestemmi.
Dicevo stavo camminando e ammirando il nuovo negozio di vestiti che sta aprendo lungo una via del centro e i negozi di frutta e verdura che alle 19.00 erano già chiusi e pure il macellaio lo era, qui al nord è tutto più comodo e pratico perchè è così, ma ti devi comunque sbrigare a fare le cose, non è come al sud che puoi prendere la vita come viene che tanto stanno tutti lì come te a godere del tempo che passa lento e le macellerie chiudono ad un orario indefinito che va dalle 21.00 alle 4.00 di mattina, così come i fruttivendoli che se son chiusi e fai un fischio dalla finestra scendono per prenderti il mazzetto di rucola per la pizza e magari ti regalano pure i fiori di zucca che sennò vanno a male. Qui dicono che chiudono alle 19.30, ma se ti giri alle 19.10 e ti distrai questi son capaci che ti abbassano la serranda sui piedi. Mi sto lamentando? Sì.
Stavo camminando e ad un tratto noto davanti il portone di un condominio una signora molto anziana, che si guardava in giro  con aria di necessità, mi avvicino e lei mi chiede se gentilmente potevo aiutarla ad aprire il portone.
La chiave è quella con il nastro rosso e si gira al contrario, ma io non ci riesco
Prendo la chiave e in effetti la serratura è un tantino difettosa e mi è venuto in mente quando da piccola, quando facevo le elementari, tornavo a casa prima dei miei per pranzo e allora avevo le chiavi e anche le mie avevano un portachiavi rosso, ma io avevo 7 anni e aprire la porta era dura, aprivo il portone del palazzo, ma non quello di casa e allora mi mettevo seduta e aspettavo e da piccola non ero timida, ero praticamente terrorizzata dall’altra gente, insicurezza combattuta a colpi di traumi e forza di volontà, e quindi non chiedevo aiuto a nessuno e nessuno mi chiedeva come mai sostavo con lo zaino di scuola davanti la porta di casa mia, così capitava che quando non ce la facevo con le mie forze aspettavo i miei per un’ora seduta sul pianerottolo prima di entrare.
E lì mentre aprivo il portone alla signora dolcissima, mi son chiesta se poi davanti la porta di casa qualcuno l’avrebbe aiutata o se ce l’avrebbe fatta da sola ad entrare e se forse magari sarebbe stato il caso di farlo presente all’amministratore quel difetto della serratura.
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ecodelmare · 4 years ago
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memoria #37
Ero seduta ad un tavolo da sola, con una birra, una canna da accendere e una partita. Poi piano piano s'è avvicinato un ragazzo, con un volantino dello sziget e ne ha fatto una barchetta, come quelle che facevamo alle elementari e piano piano avvicinandosi me l'ha data. Mi ha chiesto se fossi juventina e no, amante del calcio, lui è juventino. Mi ha detto visto il mio strano accento, di dove cazzo sono? Son due giorni che me lo chiede chiunque, il problema di quando incontri nuova gente. Sono mista. Sono italiana. Vengo da un posto, come il tuo. Tu sei di qui, sì. E poi la canna me l'hanno fatta spegnere. Mi rendo conto di non esser più giovane perchè non mi permettono di fare le cose di una volta e intorno il tempo è passato, in alcune cose son rimasta come la me adolescente. Minchia una canna. Poi accanto a me si son sedute tre quasi adulte e mangiavano un panino vegano a testa. E poi tre giovanissime e si son divise due pizze in tre. E io avevo una barchetta. Un piatto di patatine fritte con ketchup.. Una canna spenta. E sul groppone ancora un gol di troppo.
Il mondo va veloce e io a volte mi sento sommersa.
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ecodelmare · 4 years ago
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memoria #36
Se c’è una cosa che guarderei per ore sono i documentari. Di ogni tipo. Natura. Esseri viventi. Viaggi. Chimica. Lavoro. Tecnologia no. Musica. Insomma, mi piace farmi i fatti delle cose, no tecnologia no. Non so però se voi avete idea di come sia vedere un documentario dopo essersi fatti un cannone. Praticamente ho acceso la tv e mi son trovata di fronte a questa iguana (delle Galapagos) che nuotava in mare, e mi son chiesta per un buon minuto se fosse un animale vero, se fosse un animale cinematografico, quindi finto o se fosse vero, ma preistorico. Esce dall’acqua e vien fuori che è vero. E’ un’iguana marina. Che va in acqua a cercar cibo, poi esce, prende il sole e poi torna in acqua e poi esce e si arrampica sugli scogli nonostante l’infrangersi delle onde l’iguana resta attaccato allo scoglio e procede imperterrita vero la terra ferma e poi arriva e prende il sole. So per certo che in Sud America viene visto un po’ come un gatto non domestico. Un mio ex è ingegnere (you know razzo vega? Lanciato from guyana? Ecco) e lavorava tra l’Italia e la Guyana, in Guyana condividevano la piscina con un gruppo di iguane, ma condividere non è proprio il termine esatto visto che se le inguane stavano in piscina lui e i suoi colleghi non potevano, visto che quelle nuotano velocissimo e se per caso ti strisciano pare ti feriscano pesantemente. Insomma non lo direste, ma in piscina le iguane so’ pericolose. A parte che a volte lì per strada loro avevano anche coccodrilli che giravano in libertà e ragni di 3kg che vivevano sotto le stampanti, ma sorvoliamo. Vedevo sto documentario e invidiavo le iguane, ad un certo punto alle iguane si sono aggiunti anche i granchi*, pare che i granchi siano le pulci delle iguane. Si vedevano sti granchi che passeggiavano sulle iguane senza nessun timore e con le chelette pizzicavano la superficie (la pelle) del povero rettile per poter asportare le impurità, pare che la dieta dei granchi sia fatta per lo più da monnezza (quella delle Galapagos) che trovano in giro e la mangiano in un modo molto buffo. Quindi la scena era sti granchi, conosciamo tutti la stazza di un granchio, che camminavano sopra le iguane pizzicando, senza alcuna delicatezza, la pelle delle iguane e le iguane che a loro volta scacciavano con la coda, con le zampe, con alabarde spaziali sti esseri chelati che continuavano imperterriti a importunare le nostre amate iguane. E io ridevo. E poi hanno cambiato animale e ci hanno fatto vedere un pesce, orrendo, che si notava perfettamente non fosse, come si suol dire, né carne né pesce, perché stava nel pieno della sua mutazione da animale acquatico ad animale terrestre. Sapete, come adesso abbiamo in giro, sulla terra ferma, degli animali che una volta erano pesci (non vorrei dire cazzate ma le prime forme di vita si sono avute in acqua, o no? Signori scientifici venitemi in soccorso). Cioè nel tempo gli esseri viventi hanno subito delle mutazioni che son durate millenni, quindi il cane deriva da un animale che non era un cane, uguale per il gatto, noi eravamo scimmie e allora mo c’è sto pesce che un giorno non sarà più pesce, ma animale terrestre perché già adesso si arrischia di salire in superficie ogni tanto, ma si vede che non è ancora pronto, anche perché trovarselo per strada tocca rivolgersi a Ridley Scott. Quindi lì mi sono immaginata la scena tra migliaia di anni: amore metti il guinzaglio al branzino che usciamo a far un giro.
(* Una curiosità è che questi crostacei hanno la capacità di rigenerare gli arti perduti. Inoltre continuano a crescere per tutta la vita).
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ecodelmare · 4 years ago
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memoria #35
Una volta un uomo che amavo mi disse che avevo lo sguardo languido, come un cane abbandonato, dolce, che supplicava affetto, desideroso di calore e completamente indifeso, rassegnato, come pronto a qualsiasi tipo di dolore, già predisposto a tutto, me lo aveva addirittura scritto, mi scrisse che avevo lo sguardo di chi dice: soffrirò, lo so già, ma lasciamo che sia, senza tristezza. Poi finì qualcosa che non era nemmeno iniziato e i miei occhi mi dissero: te lo avevamo detto, noi lo sapevamo già. Un altro uomo, anni dopo, mi scoprì, mi levò ogni maschera e svelò il mio inganno, mi disse che avevo lo sguardo di una vedova, che non ancora aveva perso il marito, ma sapeva che sarebbe accaduto, non triste, ma consapevole e preparato alle conseguenze, uno sguardo vissuto, senza scrupoli o incertezze, solo carico di lacrime da non versare. Successe che una delle ultime volte che facemmo l'amore lui mi guardò negli occhi e non mi riconobbe più, mi disse di smetterla di guardarlo con quegli occhi tristi, mi guardava, ma aveva smesso di vedermi. Era morto, ero diventata la sua vedova. E i miei occhi, di nuovo, mi dissero che mi avevano avvisato.
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #34
Davvero ho pisciato ovunque dietro gli alberi, come quella volta che eravamo in due e lei mi pisciò sulle scarpe, che ridere oppure dietro i cassonetti dietro gli sportelli delle macchine parcheggiate mentre mi coprivano con i cappotti aperti con i corpi da tutte le parti, ma poi per che cosa? tanto pisciare lo fanno tutti o quella volta che l'ho fatta che ero fatta come una pigna in un piazzale davanti ad una chiesa eravamo alla street parade dovevamo farla in due, ma mentre lui da solo cercava di coprirci, lei cercava di baciarlo e io pisciavo praticamente in pubblico è sempre divertente o come quando pioveva talmente forte e noi eravamo in tenda e ho usato la mantella a mo’ di bagno chimico, come cabina era enorme e mi copriva tutta e però non sono riuscita a non farci la pipì sopra, non so se l'ho lavata dietro le pompe di benzina o in mare certo che l'ho fatta anche nei bagni tanti delle stazioni, ce ne sono alcuni lindi i bagni dei campeggi in giro per il mondo i parcheggi, dietro i cespugli il cesso alla stazione di rebibbia in cui abbiamo psiciato nellos tesso vaso io davanti e te dietro, ubriachi alle tre di pomeriggio o il bagno in quel negozio in toscana che dovevi attraversare camere zeppe di vecchi anticaglie se volete conoscere il mondo frequentatene i bagni o tipo, come non citarli, i bagni dei mc donald’s, i più utilizzati dai viaggiatori, quando non sai dove andare vai al mc per pisciare (fa anche rima) è una garanzia tranne tipo a ginevra che ci son i bagni pubblici più puliti della storia o i bagni dei centri sociali che ne so al nord capita che siano per la maggior parte alla turca forse son più facili da pulire ma santo cielo quando fuori piove e stai al leoncavallo dio devi pisciare nel fango e quindi io consiglio gli stivali quando piove e devi pisciare in un centro sociale al nord non che fossero più puliti di quelli ai bei tempi del villaggio le file fuori dentro ho visto vomito ho visto cose che si andava sempre in quello che non si chiudeva che era il più pulito se vuoi portarmi via portami lì dentro al cesso in cui ho conosciuto le persone più assurde forse però quello blu del qube vinceva su tutti quelle luci orrende come quelle dei bagni del macro di via nizza che bagni! son quasi meglio delle mostre che fanno andate alle mostre per vedere quel bagno ve lo consiglio o come quello che stava nella sala da thè dell'ex attore porno a calcata chissà se c'è ancora ma nessun bagno mi ha fatto più schifo di quello dei ricchi che la porta si apriva solo a guardarla era tutto dorato c'erano divani e tappeti nell'anti anti bagno e poi giravi l'angolo e c'erano specchi e piante tutto brillante e poi i cessi metallizzati luccicanti pulito da far schifo son stata attenta a non toccar nulla avevo paura di prender la sifilide
c'è che ogni volta che faccio sesso per l'ultima volta con una persona lo so che è stata l'ultima volta e per non pensarci anche stavolta ho cercato di ricordare dove ho vomitato più volte più che altro ho vomitato poco ancor meno nei bagni e quindi ho ripiegato sul pisciare
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #33
Raccontare le cose a qualcuno mi aiuta, prima di spiegare le sensazioni sono tali, è dopo che si trasformano in perchè. Che ti ho appena detto del mare. Forse io preferisco il mare. Sai, l’ho capito dicendotelo, è che mi aiuta ad attraversare il letargo dell’inverno. Il mare in tempesta, grigio, la spiaggia umida, la pioggia che cade sull’acqua mi ricordano che comunque resta la vita, sempre, anche in questi posti in cui ho deciso di ritirarmi, sperduti, lontani, fuori moda. I limoni, come sappiamo, li trovi anche nella povertà della città, ma è qui che manca a volte il motivo. Qui poi, senza il mare, in quest’autunno, poi inverno, che tutto cristallizza, che tutto chiude ermeticamente, che non aiuta gli occhi ad afferrare un respiro, guardi e non vedi. Qui in questa sconfinata pianura non è la gente quella diversa, tra nord e sud non son le persone a fare la differenza, è il paesaggio che è difficile. Quello che non vedi. I limiti delle cime, il confine del seppur infinito orizzonte. Chè quando la sera, raccolgo le ultime briciole di volontà e metto su le scarpe ed esco sotto la pioggia, quasi incessante, e corro, avanzo, avanzo, fin fuori il centro abitato e mi accoglie la foschia bassa e i campi a perdita d’occhio e gli alberi tristi e spogli, con gli occhi pieni di malinconia, la mia compagna di vita, osservo e non vedo e allora faccio un gioco, torno un poco indietro, fino le prime case e tra le abitazioni scorgo le viuzze, di cui non vedo la fine e mi immagino che lì, in fondo a tutto ci sia il mare e penso che in fondo è vicino, come sempre. Che poi io lo so, te l’ho detto, è solo questione di abitudine, quando sarà il momento di partire di nuovo, anche di questo sentirò nostalgia. Di queste infinite risaie in cui la luna si specchia di notte nell’acqua ferma.
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #32
Un pregio della disoccupazione è che se non sei persona da cadere nell'ansia ne approfitti per prenderti del tempo per te. Lasciatemelo dire senza ipocrisie. Niente c'è di bello nell'essere senza lavoro, nulla c'è di bello nel non avere mezzi di sostentamento o di doversi appoggiare agli altri, niente. Ma. C'è differenza almeno tra l'essere disoccupati e tra l'essere inoccupati. Disoccupazione, situazione che nella vita mi è capitata, come mi è capitato di lavorare molto ed esser pagata il giusto, lavorare molto ed esser pagata poco o niente a volte, mai son stata pagata più del meritato e non è presunzione è italia. Mai sono stata inoccupata. La prima volta che mi son ritrovata senza lavoro, dopo un periodo di smarrimento e rabbia, ho respirato a fondo, mi son fermata e ho capito molte cose, diverse. E’ vero, è il solito discorso, non ho nessuno da mantenere (non voglio, non potrei comunque) a parte me (poco mi serve, ma mangio pure io), ho il fiato sul collo, lo sento, lo accarezzo a volte gli sorrido e gli dico che ok ti voglio bene pure io, ma anche basta e ti ripeti che no, non hai vent'anni, no, non è mai troppo tardi, mai troppo, ma qualche volta ti guardi allo specchio e il tempo che hai vissuto inizia ad avere un peso e messo sulla bilancia con quello da vivere lo vedi che inizia ad avere un peso significativo. La mia ansia, se così si può chiamare, è il piatto della bilancia del mio futuro, vorrei renderlo ancora più pesante di quello del passato, pieno di cose, grave da portare e i gironi che mi passano senza aver portato a casa nulla per me li vivo come se invece di appesantire il piatto levano qualcosa e lo alleggeriscono e torna il fiato sul collo. Poco mi serve, di poco vorrei riuscire a vivere, è la mia ambizione. Quindi anche se non ho un lavoro e non ho soldi, cerco di avere altro, cerco finalmente di fare qualcosa per me che prima davvero non potevo permettermi. I soldi contano, ma il tempo. Il tempo non te lo ripagano mai abbastanza e non te lo puoi riprendere, non è mai troppo tardi, ma non sarà mai troppo una scusa per cui valga la pena. Alla prima lezione di Microeconomia il professore ci spiegò, in modo abbastanza ilare, che il problema che la scienza (morbida) dell'economia cercava, invano, di risolvere era quello connesso tra i soldi e il tempo. Quando hai i soldi non hai il tempo. Quando hai il tempo non hai i soldi. Prendete Onassis ci disse, soldi che non sapeva che farsene, però malatissimo. Alla fine ne aveva talmente tanti e talmente tanto poco tempo che iniziò a fare regali al suo entourage, addirittura dei poggia piedi d'oro, che mi chiedo cosa potesse farsene un cameriere a parte venderselo, ma tant'è. Soldi e tempo. Tempo e soldi insieme solo pochi possono permetterselo e alla fine solo chi ruba o l'uno o l'altro. E io non sono dio.
E quindi adesso la mattina dopo essermi potuta permettere quell'ora in più nel letto, mi masturbo. Mi concedo quell'orgasmo in più. L'orgasmo della disoccupazione, mi prendo il tempo che ho guadagnato scambiandolo coi soldi che non ho. Più povera e più eccitata. Che poi io non so cosa succede a voi, che quando vi chiedono: ma a cosa pensi quando ti masturbi? Uomini? Tette? Sesso? Gattini? Torte? A me capita una cosa strana. Io è come se sognassi. Prati immensi. Fiori. Uccelli che volano sul mare. E picnic sull'erba. Donne vestite leggere che ridono. E fiori fiori fiori, colorati. Aria aperta e risate. E capelli sciolti. Un vento leggero sul viso. E poi vengo.
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #31
In questi giorni ho avuto occasione di pensare alle mie prime volte col sesso, leggenda metropolitana sul sesso vuole che ogni donzella di tradizione la prima volta si conceda all'amore. Ma sappiamo bene che qui a casa mia l'amore stesso trattasi di leggenda. Quindi io a chi cazzo l'ho data la prima volta? Eh me lo son chiesto nei giorni scorsi, me lo son dovuto chiedere perchè me lo hanno chiesto e alla fine mi son detta, ma io? Cos'è che mi convinse? Ecco. Vi posso rincuorare dicendo che non la diedi al primo che passava, anzi. Anzi. Quello l'ho fatto mille volte poi. Era un amico, so che mi voleva bene perchè so che ancora me ne vuole e a suo a nostro modo siamo ancora amici, eccome. Insisteva, mi chiedeva di cosa avessi paura, io avevo diciotto anni, precisamente lui la corte (la corte!) inizò a farmela quando io ancora di anni ne avevo diciassette e di cazzi ne avevo visti, ma ne avevo preso in mano solo uno, in bocca ancora nessuno e non lo feci nemmeno col suo. Mi invitava ad uscire e io ci uscivo con lui, devo sottolineare che mio padre benediva la situazione, lui gli piaceva, se veniva a prendermi lui e a portarmi lui i miei dormivano tranquilli, non consci del fatto che in realtà era alla mia purezza che ambiva forse lo sapevano pure e gli andava bene, ammetto che ci vedevano lungo, perchè è vero che mi si voleva scopare però è pure vero che anche dopo avergliela data poi fui io ad allontanarmi, non lui, che ambiva ad un futuro insieme, come si diceva nel periodo dell'adolescenza: lui mi voleva proprio. Mi diceva che voleva stare con me anche a distanza, chè io sarei partita per l'università, me ne sarei andata lontano, ma a lui andava bene lo stesso, che poi sarei tornata e avremmo avuto dei bambini e che gli piacevano anche altre ragazze, ma che io ero quella che lui preferiva (che tenero). Come scusa per farmi cedere al suo desiderio veniva a casa mia a studiare inglese, senza nessuna intenzione di farlo sul serio, finiva che si pomiciava sul letto di mio fratello mentre i miei guardavano la tv in soggiorno, che ne so, i miei hanno sempre avuto una mentalità troppo aperta per ‘ste cose, sarà anche per questo che io ho vissuto con una libertà quasi ostinata la mia sessualità. Dopo un po’ di volte che veniva a far finta di studiare io mi ero già stufata di questa cosa e costrinsi uno dei miei fratelli a venire a disturbarci insistentemente in modo da evitare che lui ci provasse. Fu l'ultima volta che venne e fu anche l'unica in cui riuscìì a fargli fare qualcosa di inglese. La prima volta che mi baciò fu in treno, andando a scuola, mi chiuse in uno scompartimento, mi accostò al muro e mi baciò, mi piacque, mi fidavo di lui, ci conoscevamo da anni e sapevo non mi avrebbe mai fatto del male. Ma eravamo diversi, lui immaginava la famiglia, una casa e un lavoro sicuro. Io no. Io volevo solo andarmene in giro senza aver intenzione di fare niente. Di fatti. Sono sempre stata sincera, in fin dei conti non sapendo quel che voglio dall'alba dei tempi non potevo e non posso permettermi di promettere qualcosa a qualcuno, tutto pur di non far soffrire, tutto pur di tenerli distaccati, tutto pur di non assumermi responsabilità, voglio aver torto, ma non voglio aver rimorsi. Decisi di farlo con lui, che poi possiamo star qui a dircene di ogni, ma avevo anche paura, quella paura cattolico cristiana, quel timore di far il passo e non poter tornare indietro, o tesori miei se si può tornare indietro, eccome se si può, l'amore si può far mille volte per la prima volta e ogni volta può esser più bello. ogni volta si può morire e rinascere, mille volte sarà la prima e altre mille sarà l'ultima. Ogni volta che io faccia sesso o che faccia l'amore so che ce ne saranno altre sempre più belle e mai mi son pentita di averlo fatto per la prima volta. Nè con lui. Nè in quel momento. In macchina, che scomodo gesù che scomodo, è il ricordo più forte che ho, la scomodità, io sopra non si poteva non avevo il coraggio, ci provai, ma non mi sarei mai trafitta da sola. Lui sopra, ok, ma già la situazione era di due ragazzetti alle prime armi, poi pure in macchina, insomma fu piacevole, nel senso che fu un'esperienza che mi rimase e non mi sconvolse negativamente, assolutamente, io gli piacevo e lui non faceva che farmelo capire. Ma con lui fu la prima e l'ultima volta. Mi rimase un senso di colpa nei suoi confronti, io non lo volevo e lui sì. Fu un senso di colpa che mi portai dietro per un po’ di tempo e ancora a tratti mi pervade, quando mi sento fredda e solitaria, lontana e immeritevole di amore, io mi sento in colpa verso chi mi ama. Sapevo che mi dovevo allontanare e così feci, lui tentò invano ancora qualche mese, ma poi io partìì e finì tutto lì, non proprio a dire il vero, lui mi rimase vicino anche nei periodi in cui andavo in giro a scoparmi tutto il paese e dintorni, a momenti rimproverandomi a momenti abbracciandomi quando mi vergognavo di me stessa. Mi prendeva e mi portava a fare un giro senza mai riprovarci, colpevole lui stesso di farmi sentire colpevole per la mia natura libertina, ma in buona fede, sapevo allora come so adesso che l'insulto puttana non vuol dir nulla, ma sapevo pure che mi voleva bene e che non potevo chiedergli certe finezze mentali, dopo tutto era un motivo per cui non stavamo insieme. Puttana. Chè di fatti lui mi diede il via. Poi dopo qualche mese mi feci il suo migliore amico, il primo che mi poggiò la lingua sulla fica, che il cielo lo benedica, il primo che ha cercato di prendermi il culo mortacci sua, il primo che mi disse che al posto del cuore avevo una pietra, ne seguirono altri. Dopo due mesi di sesso mollai anche lui e da quel momento, salvo pochi casi, pochissimi, è stato sempre un mordi e fuggi. Qualche giorno fa mi hanno chiesto dei miei amanti e mi sorprende il fatto che non son riuscita ad elencarli tutti subito, a tratti mi sovvengono dei ricordi e me ne viene in mente qualcuno in più a tratti mi intenerisco e poi mi son ricordata la mia prima volta e mi è piaciuta. E me la son voluta scrivere.
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #30
Dovevo partire. Di nuovo. L’ennesimo viaggio che non sarebbe stato l’ultimo. Ero seduta sulla valigia tipo che non si chiudeva, non tipo, non si chiudeva e stavo faticosamente facendo peso mentre cercavo di far avanzare la cerniera. Nel frattempo entra amico che mi ospita, chiede se serve una mano. Avrei voluto dire di si, ma nel preciso istante in cui lui si siede sul letto la mia valigia inizia stranamente a vibrarmi sotto il culo. Io: porca puttana sto chiudendo il cellulare nella valigia, mo come lo trovo? Amico: ma no, non è questo il tuo cellulare? È qui sul letto. Io: e quindi che cazz… Oh wait. Amico: oh! Io:… Amico: ti prego, posso raccontarlo? Io:…
C'é una morale stavolta: le batterie, vanno levate prima di ogni viaggio.
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #29
E’ da ieri che ho il tormento, quel tormento che ti porti dentro e in qualche modo lo devi decifrare almeno puoi dargli un nome e non trovo le parole per sintetizzare, ma la sintesi non è il metodo non stavolta, potrei mettere tutto in fila etichettarlo e mandare al rogo uno ad uno i miei pensieri e vedere chi sopravvive, ma brucerei io, se lasciassi uscire tutto, dentro non resterebbe niente di quel che sono in questo momento, una dissolvenza di sensazioni rifiutate, non si ricomincia rifiutando, si ricomincia riconoscendo, patteggiando per una libertà vigilata in un territorio sconosciuto da percorrere con le tue gambe i tuoi fantasmi a cui ti sei presentato, amici no, ma nemici nemmeno.
Ormai quando cammino sento le presenze pesanti di quel che mi son portata, che non ho ucciso, che non ho lasciato, che non ho concluso che non ho salutato e tutta questa compagnia di ombre mi compongono, mi stanno vicine nei momenti tristi, mi tengono ancorate a terra quando cerco di volare.
Domani verrà a trovarmi un pezzo della mia infanzia che ogni giorno cerco di allontanare e io non voglio, non voglio ricordare.
Ogni volta che ho tentato di ricominciare ho lasciato quello che possedevo, tutto dietro di me, solo le carte che testimoniano il passaggio della mia vita terrena ho dovuto conservare.
Ho tirato fuori per necessità le pagelle delle elementari, le maestre, che mestiere sacro è, mi descrivevano così come sono oggi, sono solo invecchiata, ma stampata bene su quei fogli, spiegata, svelata, descritta, una foto senza immagine.
Nelle cartelle c'erano nulla osta medici, bollette pagate, contratti di affitto, contratti di servizi, contratti di lavoro, schede elettorali mai restituite, cambio di medici, biglietti di viaggi, biglietti di concerti, cambi di residenza, foto che evidentemente facevo, ho trovato in una cartella tutto quello che una vita possa contenere, solo un figlio non ho trovato.
Ho trovato gli esami dati che la mia memoria aveva cancellato, ho trovato l'anno perso che il mio inconscio aveva nascosto, per molto tempo mi sono negata un anno di vita, la mia volontà inconscia è più forte di qualsiasi medicinale, mi difende e mi protegge, mi son costruita una fortezza che nemmeno sapevo, il dolore non lo indosso più, è tutto inscatolato, etichettato ed archiviato pronto al consumo.
Anche il sesso devo inscatolare e mettere su uno scaffale.
A me non serve più e non voglio avere più niente da dare a nessuno, quello era l'unica cosa rimasta su cui si poteva fare affidamento e io non voglio più dare.
Non sono io che mi son stancata di dar via pezzi di me, è che non voglio che gli altri abbiano ancora qualcosa da chiedermi, io voglio camminare da sola coi miei fantasmi finchè non vanno via e nessuno può camminarmi affianco, vicino, finchè ci sono loro.
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #28
Ieri sono scesa al mare, ero in bici e avevo l’ombrellone, arrivo alle solite scalette e vado per scendere, ma mi fermo e penso che il giorno prima mi era capitato quel piccolo inconveniente col cane randagio e i gabbiani, che stavano sempre lì e quindi decido di spostarmi, lascio la bici alle scalette, prendo l’ombrellone e mi sposto due scalette più in là. Pianto l’ombrellone e mi stendo sulla spiaggia, sotto al sole, al venticello, si stava come una poesia, il mare calmo, verde, di un luccichio commovente allora decido di fare un bagno, ma mi serviva una doccia dopo il bagno, allora la cerco, come le persone che hanno imparato a guardare se c’è un rotolo di carta igienica prima di iniziare a cacare. Cerco la doccia e non c’è. Cazzo ma l’hanno levata ieri? ma che palle, ma come mai, non so, cioè forse per l’inverno la levano, ma mi pare presto, niente, guardo e la doccia non c’è. Triste. Niente bagno. Abbattuta mi appisolo, dopo poco arriva l’uomo del mare, porta musica e erba e mi risolleva il morale.
Non c’è più la doccia. Ma davvero? Eh. Vabbè, devi farla per forza? Sì, dopo lavoro. Eh. Fuma va. Fumo. Forse dovrei smettere, se fumo, al sole poi il mio fisico non regge più come prima, mi sento troppo rilassata. Beh, ti lamenti. Potessi fare il bagno mi riprenderei, poi guarda l’acqua oggi, mi viene da piangere.
Verdena, cretina.
Fumiamo. Lui va, poi torna, non so, va e viene, ma sta sempre al mare, io dormo beata in quel momento perfetto. Torna. La doccia c’è, sei tu che sei orba e non la vedi, eccola. Ma dove? Dove sta sempre, alla seconda scaletta, non la vedi, ma se ti avvicini c’è. Ma sei sicuro? Sì. Dai! ma allora faccio il bagno.
Il bagno più bello della mia vita. Ieri. Il più bello. In un mare trasparente di metà settembre, in un pomeriggio perfetto, in acqua solo io per chilometri. Solo io. Volevo morire, il momento migliore. Se potessi descrivere la felicità, non vi dirò mai che è fatta di niente.
Ho potuto fare la doccia, è vero, c’era, aveva ragione lui, c’era un leggero venticello e la sabbia era fine e morbida e l’aria aveva il sapore di posti lontani, sono tornata con gli occhi chiusi immaginandomi su un’altra spiaggia. Sarei potuta essere ovunque. Qualsiasi posto è lontano Lontano da dove? Da chi? Ero a Lanzarote. A Cadiz. A Essaouira A Capo Verde Ovunque. E poi è finito l’effetto della canna. E mi sono messa a dormire. E lui è tornato di nuovo. E poi è andato via. E pure io.
Prendo le mie cose, l’ombrellone, mi carico tutto, torno alle scalette e la mia bici non c’era, cazzo me l’hanno rubata, ma chi? Ma non c’è nessuno, ma poi ma ti pare, quando mai, mo tra tutte le bici proprio la mia di merda? Che palle. Mi avvio rassegnata. Poi dopo 10 metri torno indietro. La mia bici era alla seconda scaletta, dove l’avevo lasciata, dove stava anche la doccia che secondo me avevano levato
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #27
sono venuta tante volte e ho smesso perchè non avevo più tempo, non mi capitava da molto tempo di venire così copiosamente in così poco tempo, le prime sono state addirittura repentine, chissà a cos'è dovuto oserei dire che non venivo così tanto in una sessione da sola da anni, da quel che io ritengo la mia gioventù e ammetto di esserne contenta è qualche settimana che mi pare mi si sia sbloccato qualcosa dentro, magari è temporaneo, quasi sicuramente è questione di testa, ma era molto tempo che non reagivo così e l’ultimo orgasmo è stato uno sballo proprio  chissà siamo esseri così complicati
poi ho fatto la doccia e sono fresca e pulita e come al solito nuda sul letto il letto l'ho pure appena cambiato, ho messo le lenzuola pulite che mi piace quando io son profumata e fresca e lo è pure il letto
e ho rifatto il letto al meglio sai che sembra non ci abbiam dormito mai
l'ultimo ragazzo che mi propose proprio di costruire insieme qualcosa di duraturo lo salutai mandandolo affanculo l'ultima volta che ci vedemmo lui cercò di mettermi incinta e alla tenera età di 30 anni dovetti per la prima volta prendere la pillola del giorno dopo ci frequentavamo da un anno, ad altalena, eravamo e siamo due tipi molto indipendenti e girovaghi, quindi ci si vedeva quando ci si incrociava, ma il preservativo avevamo smesso di usarlo da qualche mese lo usammo poco, un paio di mesi, poi basta per vari motivi, ovviamente, perchè, eravamo e siamo due deficienti e poi perchè lui essendo uno stronzo non lo portava mai e io della sua misura riuscii a trovarli una sola volta devo ammettere questa cosa, lui era davvero molto dotato non era un pregio non trovo che sia un pregio trovo sia utile, ma non un vantaggio
per mia esperienza, quando mi son capitati ragazzi dotati, salvo pochissime eccezioni, è sempre stato un disastro per lo più non la leccano credono di avere quest'arma che li esonera dal resto del programma scolastico, quindi te lo infilano fieri e convinti che tu debba esserne grata che la vita ti abbia messo sto tronco sul cammino e lo usano a mo’ di martello pneumatico mi eccito, sia chiaro, mi bagno come un rubinetto aperto però anche no dopo averne provati un po’ ho deciso che per me due erano le cose sicure nella vita la morte e la leccata di figa se non me la lecchi per me non vale nemmeno la pena di salutarsi dopo, tanto è un addio per sempre
si capisce perchè con quel tizio il figlio io non lo abbia voluto, i motivi erano abbastanza, ma in primo luogo non usava la lingua e se a trent'anni te lo devo dire io beh, ci siamo capiti
invece d'altro canto i ragazzi normo dotati o anche quelli un tantino sotto la media, per la maggior parte, a letto son più presenti alcuni dei fenomeni, altri semplicemente altruisti, bravi o no per lo meno piacevoli anche questo caso ha le dovute pochissime eccezioni, uno in particolare (lassam’ stà proprio)
non parlo di chi ha proprio un handicap di quasi assenza del membro che lì mi spiace, ma non dipende da loro e la soluzione io non l'ho trovata, ma sono molto rari (sempre secondo la mia esperienza)
quindi, sempre che non abbia evidenza del contrario, io preferisco restare nella norma come disse il saggio
la verità sta sempre nel mezzo
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #26
Mi sono guardata allo specchio e i boccoli non li voglio più mi sono ricordata di quella volta che ci svegliammo insieme e decidemmo di rasarmi i capelli, solo che tu a metà opera ti fermasti e per una settimana me ne sono dovuta andare in giro con la testa mezza rasata e mezza riccia. Furono quei giorni in un'altra lingua e senza soldi a cercar per quartieri gente che ci regalasse dell'erba, ma lì non era difficile a fine serata eravamo pieni Passammo la notte in giro per panchine, su una ti son salita sopra ed ero senza mutande e nessuno passò per ore, ricordo che avevo voglia che qualcuno ci vedesse Infine dormimmo sulle sedie fredde della stazione Il giorno dopo vendemmo l'erba rimasta e la convertimmo in alcol Come al solito durò poco, io ero fuggita da te Tu mi ritrovasti Ma mi lasciasti In quel posto lontano che avevo scelto come rifugio e che invece avevi profanato e non valeva più Quante lacrime ti ho anche raccontato, ma tu non ne hai mai voluto sapere del dolore che provocavi E io restai sola con quel tizio che scongelava il frigorifero col ventilatore
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #25
avevo i capelli corti, li ho tagliati ancora più corti, ho fatto un taglio estremo, lo avevo fatto anche la volta scorsa, se la gente mi dice che sto bene io cambio a me non va che la gente mi dica che sto bene mi piace quando la gente non sa che dire stavolta non hanno saputo cosa dire
sono stata ad un matrimonio le facce 17enni dei miei amici che di anni adesso ne hanno il doppio sono ancora 17enni, anche se adesso parlano di pannolini, ferie, tredicesima e viaggi di nozze li guardi uno per uno e te li ricordi vomitanti sotto la luna accanto ai falò in spiaggia striscianti in mutande ridenti con in mano una canna sui motorini senza casco a pregare i vigili che no, noi alle multe siamo immuni siamo uguali, non siamo cambiati di una virgola nonostante le rughe più ci guardo e più abbiamo 17 anni anche se la vita ci ha allontanati noi ci siamo fermati è sempre lo stesso giorno, quello spazio tempo in cui le acredini non esistono, esiste solo il ciao come stai urlato, mai come queste volte nella vita, con gioia e sincera contentezza, ti ricordi quando ti ho rovesciato il vino sulla torta di compleanno e io che uscivo col tuo ragazzo di nascosto per farmi accompagnare? mi ricordo tutto, oggi sei proprio bella, siamo tutti belli ci siamo fermati su quelle spiagge di sabbia e spensieratezza e il tempo passa, ma non puoi dimenticare la fortuna nonostante la nostalgia, a volte la gratitudine è più forte
e ho di nuovo fatto sesso in silenzio per non farmi sentire il clandestino mi piace, ho scoperto che vengo meglio era successo altre volte, ma ne ricordo solo due con nitidezza quando nell'altra stanza c'era il fratello di lei, che in quei giorno era via per le vacanze e tu venisti a prendermi e mi portasti direttamente sul vostro letto insieme ad un litro di latte era agosto, ricordo l'afa ricordo forse che fu l'ultima volta serena nonostante l'intruso nella camera accanto un'altra volta, in un'altra vita nell'altra stanza c'era la cugina di lui iniziammo a baciarci da san lorenzo a piedi fino san giovanni anche lei era via per le vacanze e lui mi portò direttamente sul loro letto mi ripeteva ossessivamente tu mi piaci e io no non ripetevo niente zitta stavo salvo la catena di fibonacci che mi frullava nella testa da un po’ e quando mi misi sopra di lui gliela insegnai poi mi ha preso sul pavimento e lì siamo venuti
questo mi ricordo adesso e niente'altro ci son dei giorni in cui non ci sono e non so nient'altro all'infuori di quel che ho fatto e a domanda rispondo non lo so
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #24
E poi c'è stata quella volta, una delle tante, ma non l'ultima, che l'ultima ho versato tante di quelle lacrime che poi non ne ho più avute per nessuno, quella volta c'è stata in cui tornasti da me, l'ennesima volta e mi domandasti se ce l'avessi con te. Certo, io ti rispondevo sempre di sì, era vero, ce l'avevo con te, ce l'avrei sempre avuta con te, cazzo di domande fai? come puoi pretendere di no. Torni da me sempre, ma lo so da chi vai, beh lo dovevo sapere per forza non ti sei mai nemmeno preso la briga di nascondermi le cose, tanto non avevo il diritto di pretendere. E io ce l'avevo con te. Poi tornavi, mi supplicavi di farmela passare, ti rifiutavi di considerare il fatto che io fossi innamorata, era impossibile dicevi, di te mai. Tornasti come sempre, mi supplicasti di farmela passare, mi prendesti per mano e io ho cercato di resistere, qualche minuto, poi lo sapevamo tutti e due che non ero forte abbastanza, non ancora, mi portasti con te e ci perdonammo a vicenda, ancora, a modo nostro. Quella volta fu tutto così assurdo, infondo alle scale nel seminterrato dell'università, sarebbe potuto arrivare chiunque in qualunque momento e a noi non importava davvero niente.
Andò avanti ancora qualche mese e furono portoni in pieno centro, parchi in pieno giorno, ascensori di amici, gradini spagnoli e lacrime ogni notte, ogni notte. Mi si era spento il sole, ma son situazioni paradossali in cui stai al buio, ma il dolore ti dà la sensazione di spessore alla carne, come se cercare la strada di notte fosse una sfida la cui vittoria porta in premio l'immortalità, invece è solo inutile e il più delle volte ti perdi.
Non so come sia successo ad un certo punto, ma ne sono uscita, forse la stanchezza, forse niente, solo basta. Mi sono svegliata una mattina dopo l'ennesimo mio no e le ultime tantissime lacrime non son tornata indietro, sono andata avanti. Mai più al buio, mai più lacrime.
E son stata meglio come non lo ero mai stata.
Faccio in modo che questi blackout non capitino più, solo che a volte ne sento la nostalgia. Non è il tormento della notte che mi manca, forse non quello, ma la luce quando ti emancipi dal dolore. Mi manca rinascere, ma non voglio più morire.
Quindi ancora non ho ragione, il cerchio non s'è chiuso. So solo che è un vuoto che una scopata al parco in pieno giorno non può colmare. Almeno è qualcosa.
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ecodelmare · 5 years ago
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memoria #23
Lo incontrai un inverno al mare, era una giornata di sole, ma faceva freddo, erano le vacanze di Natale ero scesa per un po’ di tempo e in spiaggia si stava bene, venticello a parte, ma alla fine rimane sempre un ottimo posto in cui farsi le canne con gli amici. Lui era la prima volta che lo vedevo, stavamo lì con un amico in comune mi sorprese di non averlo mai notato in giro, ma mi dissero che era uno solitario e io ancora, fino poco tempo fa non so come mai ero attratta da chi schivava il genere umano, non volevo rientrare nella gente che andasse evitata. Parlammo un po’, era interessante, quanto può essere interessante uno che all'epoca faceva parecchio uso di droghe riuscendo a dimagrire da una quasi obesità passando il tempo a correre in spiaggia, di poche parole che nella vita, lavora, corre, mangia e dorme, per me interessante, fino a livello di ossessione, io che non riuscivo a stare senza gente intorno, senza esprimere opinioni, senza sentire la mia esistenza vera solo di riflesso su qualcun altro, pure mi si odiasse, no odiasse mai. C'era solo un modo per fare sì di sentirmi viva usando anche lui, una sfida.una sfida che ero solita affrontare sperando di vincere e invece alla fine non vinceva nessuno. Venni a sapere che aveva uno studio da odontotecnico, suo e che lavorava lì tutto il tempo. Andai a trovarlo, tardi la sera, mentre stava chiudendo (casualmente, giuro), lui aprì la porta e ammetto mi aspettavo fosse più sorpreso di vedermi, gli avevo detto che avrei voluto rivederlo, ma non che lo avrei fatto sul serio. Ed eccoci lì. Entrai, chiusi la porta e iniziai come al mio solito a metter le mani su ogni cosa mai vista, oggetti, macchinari, coletllini, quegli attrezzi da scultore di bocche, in cui comunque non ci trovai nulla di esaltante, ma diceva che gli procurava guadagno. Passammo un po’ di minuti così in quel limbo tra il sapere cosa dovessimo fare e il non sapere da dove cominciare, è lì in quel frangete che qualcosa deve succedere o non succederà mai. E successe. Mi baciò lui, ma le maglie gliele levai io. Sul tavolo da lavoro e poi per terra. Successe tanto tempo fa, ma non ricordo distintamente i gesti, nemmeno la sequenza, però ricordo le sensazioni del dopo. Venne, ci rivestimmo e me ne andai. Io dopo pochi giorni andai via, per tornare solo poche volte l'anno, non parlammo mai più. Ogni tanto lo vedo correre sul lungomare e scambiamo un cenno di saluto a me sembra di vederlo sorridere, vorrei fosse così, perchè io lo faccio. Non mi chiedo più come mai succedono certe cose e altre invece no, non mi chiedo più come mai invece altre restano a metà o finiscono in quel modo o iniziano e restano per sempre embrioni. Prima me lo chiedevo, mi riempivo di domande e non mi soffermavo a pensare che magari son le stesse domande che si fanno tutti e risposte non ce ne sono.
Le cose vanno così.
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