effe-arah

[effe-arah]

Il mare in tempesta, una tempesta silenziosa, pacata, esausta. Stanca di scontrarsi con gli scogli, di uccidere creature e di lottare contro il vento. Una tempesta di sangue, rosso, vivo. In una persona morta.

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Cadere nel buio e non uscirne mai più.

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I tuoi sorrisi facevano rumore, le ciocche dei capelli cadevano come a volerti toccare. E intanto i tuoi occhi mi spogliavano di tutto il pudore, mi scrutavano ogni parte del corpo, ogni angolo della pelle, ogni neo nascosto. E io ti guardavo, come si guarda la luna piena.

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Come un libro aperto.

Farah.

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Mi sei mancato quella sera, mentre mi parlavi delle donne che incontri ogni giorno, con cui scambi sguardi innocenti e maliziosi. Mi sei mancato quel giorno che cercavamo di studiare, ma avevamo solo voglia di far l'amore. Mi sei mancato quando mi raccontavi di quanto fosse stato bello stare con me, senza pensare troppo, per una volta. Mi sei mancato quando mi dicevi di andare lontani, insieme, senza guardare più indietro. Mi sei mancato perché non eri con me, ero io con te. "Qualunque cosa accada", mi dicevi. È accaduto. E mi manchi, più di tutte quelle volte.

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L'essere umano è sempre alla ricerca di nuove esperienze, sensazioni, emozioni e tutta quella roba che ha a che fare con l'anima. Niente di materiale, niente che possa essere comprato, regalato, prestato. E allora uno di questi esseri umani un giorno si sveglia e decide di essere felice, e inizia la disperata e affannosa ricerca. Le mamme la trovano negli occhi dei loro bambini, i superficiali nel nuovo cellulare supertecnologico che si romperà dopo pochi giorni, gli studenti in un 30 all'esame di statistica. Io la felicità l'ho trovata in te, nel tuo sorriso accennato, nello sguardo perso nel vuoto, nel movimento dell'indice all'interno della ciocca di capelli che non vuole stare mai al posto suo. L'ho trovata quella sera, in un posto come un altro, a bere birra tra gli sguardi della gente, a fumare sigarette nella nevrotica consapevolezza che dopo qualche ora tutto sarebbe ritornato come prima. E una volta lontani, sentire il rumore assordante di quell'assenza diventa l'inizio della ricerca alla risposta di questa domanda: Quali sono gli effetti collaterali della felicità di un momento?

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Come quando hai l'amore in un'altra stanza e tu resti immobile perché è l'unica scelta che hai.

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Con i suoi occhi che mi guardavano come se davvero ci fosse qualcosa di bello da vedere in me.

John Green, Città di carta - un-ragazzo-da-parete (via un-ragazzo-da-parete)

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Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò si lanci, accidenti a lei!

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Spesso sento il bisogno di dire un sacco di cose, di quelle noiose che diventano divertenti quando le racconti dopo anni. In questi lunghi, intensi ed interminabili giorni, ho avuto a che fare con una delle persone che mai ho accettato nella mia vita. Quella persona è la parte vera di me. Le ho parlato, soprattutto l'ho ascoltata. Ma sta prendendo il sopravvento sul personaggio che ho portato avanti per 23 anni. Ho capito che quella persona sa amare, come mi è stato detto da M. milioni di volte, ma non sa accettarlo. Sa soffrire anche per quei problemini che ho sempre ritenuto adatti a quelli che di problemi non ne hanno e fanno di tutto per crearseli. Sa stare zitta, quando l'istinto ha sempre preso il sopravvento. Ma soprattutto ho capito che abbiamo molte cose in comune: restare a guardare e accennare sorrisi, restare affascinate guardando le cose semplici, guardare un film immaginando di essere con la giusta compagnia. Stare sole, con noi. Non neghiamo di sentirci entrambe terribilmente tristi perché vorremmo che tutto andasse come… come sarebbe dovuto andare un anno fa, ma ci stiamo coalizzando, forse. Il ringraziamento più grande va, ovviamente, alla persona che credo di essere riuscita ad amare smisuratamente (ma lei lo sapeva, io no), che l'ha capito prima di tutti. Nuvola.

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Ricomincerò.

Viviamo nell'inconsapevolezza di quello che ci accade attorno. Che sia per mancanza di attenzione o per paura di accettare, perdiamo treni, aerei, passaggi, abbracci e amori come fossero accendini. Quando riesci a ritornare indietro e intendo dire che riesci a sentire esattamente le stesse emozioni di quel preciso istante, abbinate però alla nostalgia, cadi. Proprio con il cuore a terra. Ma, ahimè, "il passato dopo essere passato, è andato via".

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L'amore è quando qualcuno ti fa del male e tu sei molto arrabbiato, ma non strilli per non farlo piangere. (Susanna, 5 anni)

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"...una vitalità insaziabile, una curiosità appassionata dell'essere in tutte le sue forme, una volontà sportiva di conquistare il mondo con la forza dei polpacci, una passione poetica, per il modo di prenderne coscienza e per il linguaggio con cui la definisce, di strappare le cose alla loro notte, un bisogno amichevole d'incontrare l'individuo o di aggirarsi tra le folle." #simonedebeauvoir

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E fidati delle cose chiare non delle cose ovvie. Di quelle luminose e non di quelle illuminate. Di chi capisce poco e non ha visto tutto. Che scoprire è meglio che capire capire è meglio che spiegare. Fidati di chi non si vergogna di cantare come gli viene e non delle canzoni. Di chi ha messo la testa a posto e non ricorda dove. Di chi balla per la strada soprattutto quando piove

Lo Stato Sociale

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Caddi in uno dei miei patetici periodi di chiusura. Spesso, con gli esseri umani, buoni e cattivi, i miei sensi semplicemente si staccano, si stancano: lascio perdere. Sono educato. Faccio segno di si. Fingo di capire, perché non voglio ferire nessuno. Questa è la debolezza che mi ha procurato più guai. Cercando di essere gentile con gli altri spesso mi ritrovo con l'anima a fettucce, ridotta ad una specie di piatto di tagliatelle spirituali. Non importa. Il mio cervello si chiude. Ascolto. Rispondo. E sono troppo ottusi per rendersi conto che io non ci sono.

Charles Bukowski

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Lo avevano ricoverato per curarlo della sua follia, ma secondo me non era pazzo, aveva soltanto terribilmente sofferto: in ciò consisteva tutta la sua malattia.

Fëdor Dostoevskij, L’idiota  (via doppisensi)

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"Sei la prima persona che non cerca le coccole dopo aver fatto sesso."

L'hai detto. E quanto credi possa averne bisogno? A me il sesso occasionale piace, mi aiuta a lavarmi di tutta quella merda che ho addosso. E mi aiuta a conoscere gli umani. I maschi. Le femmine. I buoni. I cattivi. Ogni tuo orgasmo equivale ad almeno un capitolo del mio libro. Ogni vostro "dai, facciamo l'amore" è una ricerca al piacere mentale non compreso da tutti. Le affermazioni dopo il sesso hanno dell'assurdo:"è stato bello", "facciamolo ancora", "vado a darmi una sciacquata", "sei arrivata?", "andiamo a casa?", "con quanti sei stata?". Lo sai? Non si chiede ad una donna. Non si chiede perché non sono cazzi tuoi se mi sono scopata tutte le persone da cui ho tratto delle storie. Ma te lo dico lo stesso e resti in silenzio, tu come tutte le altre insulse persone con cui HO FATTO L'AMORE. Non c'è distinzione, fare l'amore e fare sesso sono la stessa cosa. Ma non è penetrazione, non è arrivare all'orgasmo. È sentire due corpi nudi che hanno bisogno in quel preciso istante di sapere che al mondo, almeno una volta nella vita, hanno avuto bisogno di qualcuno.