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Come si muore dopo essere stati risucchiati dal motore di un aeroplano?
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La mano ritratta in questa immagine apparteneva a Clarence Madison Dally, riconosciuto come la prima vittima documentata da esposizione cronica alle radiazioni ionizzanti. Vetraio di professione, Dally iniziò la sua carriera alla Edison Lamp Works, dove, grazie alla sua abilità nella lavorazione del vetro, fu
rapidamente coinvolto nei laboratori sperimentali diretti da Thomas Edison, dedicati all’esplorazione delle potenzialità dei raggi X, scoperti solo pochi anni prima.
Nel 1895, Wilhelm Conrad Röntgen, fisico tedesco, presentò alla Physical-Medical Society di Würzburg una relazione preliminare su una forma di radiazione fino ad allora sconosciuta, capace di attraversare materia opaca come il legno o i tessuti biologici, proiettando immagini delle strutture interne, come le ossa, su uno schermo fluorescente. Questi "raggi X" suscitarono immediatamente l’entusiasmo della comunità scientifica e del pubblico, oscurando temporaneamente ogni preoccupazione circa i loro possibili effetti biologici.
Già nel marzo 1896, lo scienziato italiano Angelo Battelli ipotizzò i potenziali danni biologici di tali radiazioni, tuttavia, in un contesto dominato dall’entusiasmo per l’innovazione, tali avvertimenti rimasero inascoltati.
Nel frattempo, Edison avviò i propri esperimenti sviluppando un nuovo tipo di tubo a raggi X — il tubo focale di Edison — impiegando Clarence Dally e suo fratello Charles come assistenti. Convinto che un materiale fluorescente sufficientemente brillante potesse essere usato per produrre una vera e propria lampada fluorescente, Edison incaricò Dally di testare centinaia di composti. In questo contesto, Dally esponeva quotidianamente la propria mano sinistra tra il tubo a raggi X e lo schermo fluorescente, sottoponendosi a dosi massicce e cumulative di radiazioni.
Fu Dally a identificare il tungstato di calcio come composto straordinariamente fluorescente, capace di brillare oltre 12.000 volte più intensamente del platinocianuro di bario utilizzato inizialmente da Röntgen. Questa scoperta rappresentò un passo cruciale per Edison, ma segnò l’inizio della tragica fine di Dally.
Nel giro di pochi mesi, Dally cominciò a manifestare alopecia, alterazioni cutanee e problemi visivi, sintomi riconducibili a una grave sindrome da esposizione cronica a radiazioni ionizzanti. Nel 1902, una lesione ulcerativa al polso sinistro, refrattaria a trattamenti conservativi, rese necessaria l’amputazione della mano. Seguirono ulteriori interventi chirurgici mutilanti, con l’amputazione di dita e infine di entrambe le braccia.
Dally morì il 2 novembre 1904, all’età di 39 anni, dopo aver subito complessivamente sette operazioni chirurgiche. L’autopsia confermò la presenza di un carcinoma mediastinico, verosimilmente indotto dalla prolungata esposizione ai raggi X. La sua vicenda rappresenta il primo caso documentato di avvelenamento da radiazioni in ambito lavorativo. Scosso dall’evento, Thomas Edison interruppe ogni attività di ricerca sui raggi X, affermando: “Non ne voglio più sapere di raggi X.”
#radiazioni#storia#medicina#EmilioAlessioLoiacono#MedicinaOnLine
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I 5 comportamenti che rendono il fumatore simile ad un eroinomane
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Straordinario intervento all’Ospedale Salesi di Ancona: una bimba di 4 anni torna a camminare grazie a un'operazione complessa al midollo spinale
Una storia di coraggio, competenza medica e speranza arriva dall’Ospedale Salesi di Ancona, dove una bambina di appena 4 anni affetta da una rara e complessa malformazione del midollo spinale ha ritrovato la possibilità di camminare e condurre una vita normale. Il merito è di un delicato intervento multidisciplinare eseguito all’interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche (AOUm), che ancora una volta si conferma centro di eccellenza per la gestione di patologie pediatriche ad alto rischio.
La piccola, indicata con il nome di fantasia Naira, era affetta da diastematomielia, una rara anomalia congenita caratterizzata dalla divisione del midollo spinale in due emimeri, condizione che le causava una scoliosi grave e comprometteva in modo significativo la deambulazione e le funzioni fisiologiche.
L’intervento, eseguito circa due mesi fa, ha permesso la rimozione di uno sperone osseo che separava il midollo spinale, creando un conflitto tra strutture dure e molli, e successivamente il detethering – ovvero la liberazione del midollo ancorato da una formazione filamentosa – consentendo al sistema nervoso centrale di svilupparsi senza ulteriori compressioni.
A guidare l’operazione un team altamente specializzato, composto dalla Clinica Ortopedica dell’Adulto e Pediatrica diretta dal professor Antonio Pompilio Gigante, con i chirurghi Monia Martiniani e Leonard Meco, e dalla Divisione di Neurochirurgia con interesse pediatrico dell’AOUm, rappresentata dai dottori Roberto Trignani e Michele Luzi.
«Interventi di questo tipo ��� spiegano la dottoressa Martiniani e il dottor Trignani – sono estremamente rischiosi per le possibili complicanze neurologiche, tra cui la paraplegia. Ma lasciare le cose com’erano significava condannare la bambina a un peggioramento irreversibile».
Oggi, a 60 giorni dall’intervento, Naira ha ripreso a camminare in modo stabile, ha riacquisito il controllo dell’equilibrio e delle funzioni fisiologiche. Un risultato straordinario, che premia la scelta coraggiosa dei genitori e la straordinaria sinergia tra le unità operative dell’ospedale.
La piccola è tornata a casa, in buone condizioni, e continua ad essere seguita da vicino dal team multidisciplinare che l’ha accompagnata in questo percorso. Una vicenda che testimonia quanto la medicina d’eccellenza, unita alla fiducia e alla determinazione, possa restituire il futuro anche nei casi più complessi.
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Nel cuore dell’Ottocento vittoriano, le protesi mediche erano molto più di semplici strumenti funzionali: erano dispositivi carichi di significato sociale, estetico e morale. In un’epoca in cui il corpo era simbolo di decoro e autocontrollo, perdere un arto o un dente era visto non solo come una menomazione fisica, ma come una frattura della propria rispettabilità.
Le protesi per gambe e braccia erano costruite in legno, cuoio e metallo, come quella della bambina di 7 anni nella foto, con articolazioni rudimentali azionate da molle o corde. Potevano essere rigide o articolate, ma raramente comode. Spesso coperte da lunghi abiti o guanti, servivano tanto a camminare quanto a nascondere.
Più avanzate erano le protesi dentarie, realizzate in porcellana, avorio o addirittura con denti veri. Le classi più abbienti sfoggiavano dentiere raffinate, simboli silenziosi di status sociale. Le protesi oculari in vetro e alcune primitive protesi facciali (per naso o mandibila) venivano impiegate soprattutto per soldati mutilati.
Nonostante i limiti tecnici, la rivoluzione industriale portò miglioramenti rapidi. Dopo la Guerra Civile Americana, molti artigiani iniziarono a specializzarsi, trasformando le protesi da oggetti rudimentali in soluzioni personalizzate.
Tuttavia, le protesi restavano intrise di stigma, specialmente per le donne, che erano spinte a nascondere qualsiasi segno di imperfezione. In questo contesto, la protesi non era solo una risposta alla disabilità, ma anche un tentativo – a volte disperato – di restare accettabili in una società ossessionata dall’apparenza e dalla forma.
Oggi, guardando indietro, quelle strutture in legno e metallo ci parlano non solo di medicina, ma dell'innata dignità, resilienza e silenziosa ingegnosità umana.
#protesi#storia#disabilità#medicina#EmilioAlessioLoiacono#MedicinaOnLine
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Joseph, il genio di 2 anni che ha stupito il mondo: ecco cosa sa fare
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Quando un bambino riceve un trapianto di cuore, il nuovo cuore crescerà naturalmente insieme a lui, fino a diventare della normale grandezza di un cuore adulto.
#cuore#trapianto#pediatria#cardiologia#chirurgia#medicina#EmilioAlessioLoiacono#MedicinaOnLine
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La salute del tuo cuore passa dai fattori di rischio cardiovascolare: scopri quali sono quelli modificabili e non modificabili
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https://medicinaonline.co/2025/06/05/arrestato-falso-medico-papa-sostanze-illegali/
Arrestato falso medico del Papa: usava sostanze illegali per curare giovani pazienti con disturbi neurologici
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La tragica storia delle “ragazze del radio” che nel 1917 subirono un grave avvelenamento da radiazioni
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