Tumgik
erybracc · 7 years
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Frida: la Paloma Negra
Conoscere Frida.
Non sapevo molto anzi, quasi nulla di Frida. Di lei avevo solo un’immagine, piuttosto caricaturale e popolare, dei suoi autoritratti e di alcuni suoi quadri che mi era capitato di sfogliare e vedere per caso sui libri di storia dell’arte o su delle riviste. Solo un’idea di qualcosa molto colorato e vivace, messicano, caliente. Niente di più.
Mi trovo a Bologna, in visita a una mia cara amica e vengo a sapere che da qualche mese in città c’è una mostra su Frida Kahlo.
Che si fa? Si va? ... SI VA!
E’ una giornata fredda, gelida e ventosa, dove vuoi stare meglio che al calduccio per un paio d’ore?! Non abbiamo fatto i biglietti per cui ci toccano ben 2 ore di fila e dentro di me penso “Ma chi me l’ha fatto fare ... forse è meglio tornare il giorno dopo, ci sono un sacco di cose da vedere a Bologna, c’è ArteFiera, mostre gratuite, start up e mercatini, perdere due ore di tempo in fila..poi magari non è tutto ‘sto granchè ...”
Insomma alla fine entriamo e le riserve avute sino a quel momento lasciano il posto alla meraviglia...
Frida Kahlo, anno 1907, nasce a Coyoacàn in Messico, figlia di Guillermo e Matilde Kahlo, lui fotografo di provenienza ungherese e lei messicana.
DI primo acchito, Frida non appare così avvenente, con le sue folte sopracciglia e i baffetti, molto magra e dallo sguardo quasi corrucciato. In più veniamo a sapere che è stata anche molto sfortunata in vita sua perchè quando era una ragazzina ebbe un grave incidente che la costrinse al letto per molti mesi, subì più di trenta operazioni e dovette convivere per sempre con dolori lancinanti, sia nel corpo che nell’anima.. insomma è stata davvero una miracolata!
Quindi penso “povera Frida, oltre che brutta è anche sfigata! Insomma ma che cosa ha questa donna di così speciale???!”
Beh, col senno di poi, direi che speciale è dir poco: mi è bastato stare in sua compagnia per due ore scarse per cambiare completamente opinione, anzi per farmene una del tutto nuova!
Girovagando per la mostra, accostarsi ai suoi dipinti, osservare le linee, i colori, le espressioni del suo volto, le sue fotografie in B&N, i suoi vestiti, i suoi occhi il suo sguardo... LO SGUARDO!
Ecco la chiave di lettura, l’espressività del suo sguardo!
Ecco qui il suo fascino, un fascino strepitoso, particolare, magnetico, misterioso, talvolta malinconico, talvolta malizioso, triste, nostalgico, sofferente, ammaliante, intelligente, arguto, intimidatorio, rivoluzionario, infantile, amaro, fiero, drammatico, pittoresco, vitale, seducente, consapevole, impetuoso e insolente, superbo, enigmatico... tutto questo in uno sguardo, è impressionante!
Premetto che non mi intendo molto di pittura, soprattutto contemporanea, anzi talvolta non riesco proprio a capire le stranezze di certi artisti e forse non ho capito neanche la sua, ma quello che scriverò è tutto ciò che mi è rimasto dentro da questo incontro, tutto ciò che ha iniziato a passarmi per la testa, pensieri, emozioni e sensazioni nude e crude, mie personali e che non vogliono avere la presunzione di essere esatte ma vere, questo sì.
Ho incontrato Frida e l’ho conosciuta, attraverso i suoi autoritratti e i suoi soggetti.
Frida era una donna all’apparenza fragile, la sua figura esile e magra, la carnagione scura, i tratti del volto piuttosto marcati, i suoi capelli neri raccolti in alti chignon e tirati ai lati fino all’estremo, acconciature sgargianti con fiori e fiocchi esagerati, amava vestire con abiti della tradizione antica messicana caratterizzati da lunghe gonne a pieghe o ornate di pizzi e merletti dai colori vivaci, ampie camicie bianche di tessuto leggero che lasciavano intravedere la sua magrezza e poi le collane, i bracciali e gli orecchini, un sacco di orpelli che addosso a qualsiasi persona sarebbero stati eccessivi, su di lei invece erano la pura essenza della sua figura.
A che cosa era destinata Frida?
L’incidente è stato il vero cambiamento, c’è stato un prima e un dopo. L’incidente è stato la sua nemesi ma è stato anche la sua rinascita. L’incidente l’ha segnata in tutti i sensi, l’ha ferita nel corpo e nell’anima, il suo corpo è stato trapassato e straziato a metà, la sua natura violata, la sua maternità negata. Dall’incidente è nata forse una nuova Frida, la Frida che nonostante la tragedia sarebbe sopravvissuta e avrebbe trovato la forza di rinascere, di riprendere in mano la sua vita e di ridisegnarla.
Frida non aveva scelto la carriera artistica, benchè fosse comunque vicina al mondo delle arti visive dato che suo padre era un fotografo e che negli anni della scuola preparatoria si fosse avvicinata alle idee rivoluzionarie del nuovo Messico nascente, facendo parte di quella generazione di giovani che crebbero nell’ epoca riformista e progressista di Vasconcelos, dove si difendevano gli ideali del futuro e dove si aspirava alla contemplazione dei sensi. In più, in tempi non ancora sospetti, incontrò anche colui che poi un giorno sarebbe diventato suo marito, Diego Rivera, pittore già affermato e famoso, che dipinse un murale all’interno della scuola di Frida, dove lei lo vide per la prima volta.
Insomma, il destino già ci mise lo zampino ma nella mente di Frida non c’erano nè pennello e nè colori, si preparava invece per la scuola di medicina e i suoi interessi erano la biologia, gli animali, le piante e la natura.
Però poi tutto cambia. Come un fulmine a ciel sereno, improvviso e inaspettato arriva l’incidente e la sua vita cambia drasticamente.
E’ con l’incidente che inizierà a dipingere: troppo tempo passato a letto sdraiata, senza potersi muovere, la noia e la tristezza, la solitudine soprattutto la portano a dipingere: il suo letto a baldacchino viene dotato di uno specchio sul soffitto così riesce a vedersi. Il soggetto più frequente è proprio lei stessa, perchè come disse “dipingo me stessa perchè sono il soggetto che conosco di più”.
La sua è una pittura introspettiva, intima, lei si ritrae non solo esternamente ma soprattutto internamente, dentro le sue emozioni, dentro il suo corpo e dentro la sua anima (vedi Le due Frida e La colonna spezzata), l’incidente ha violato il suo corpo, lei è nuda, lei è fragile, lei è rotta.
Quello che mi colpisce e quello che mi ha portato a tante riflessioni è questo suo rapporto con l’incidente: Frida si è aggrappata alla pittura con tutte le sue forze, è stata la sua scialuppa, la sua salvezza da una vita che altrimenti sarebbe stata grama e disperata. E come se la salva la vita? dipingendo sì, dipingendo se stessa e la sua disperazione, una forza d’animo e una voglia di vivere inaudita che si riflette in tutto e per tutto nelle sue opere, piene di colore, di realismo, di surrealismo, di astrattismo, di espressionismo, ma soprattutto pregne di VITA (vedi il suo quadro Viva la Vida). Non esiste in Frida il bianco e il nero, il grigio ma solo colore e questo è un inno alla voglia di vivere!
Sfido chiunque nelle sue condizioni ad avere una tale forza d’animo e nonostante tutto quello che la vita stessa gli ha negato (non potè mai avere figli ed ebbe vari aborti) ha amato, ha gioito, ha vissuto, ha sperimentato e ha fatto della sua esistenza un esempio da seguire.
Ecco, Frida è un esempio.
Quindi, apparenza a parte, alla fine della mostra negli occhi non ho più la Frida bruttina e sfigata, ma ho un esempio da ammirare. Frida è bellissima, nel suo essere tutto e il contrario di tutto, Frida è affascinante, è contraddittoria, è enigmatica, più della Gioconda di Leonardo. Adesso capisco anche perchè è stata la musa del suo Diego e di tanti altri uomini (e donne) che l’hanno amata e lusingata.
Andare oltre le apparenze è un altro esempio che mi ha lasciato.
Frida aveva una personalità talmente forte che è andata oltre se stessa, ha esasperato la sua figura, si è scavata dentro, si è fatta vedere nuda e vulnerabile ed è arrivata al cuore delle persone. Non aveva paura. Non aveva paura di soffrire, di farsi vedere fragile, non aveva paura di amare.
Frida non si vergognava del suo aspetto fisico e di come appariva: portava le sopracciglia folte e persino i baffetti e una volta si tagliò i capelli a maschio, non aveva timore di non piacere, non si curava di questo perchè lei era altro, e Diego Rivera, nonostante tutte le sue scappatelle e i tradimenti, lo sapeva e la amava e la ammirava, soprattutto per questo.
Mi ha colpito anche il rapporto tra lei e Diego: lui era molto più vecchio, era grasso e non molto avvenente ma ha avuto moltissime donne e amanti per il suo carattere carismatico e intellettuale. Insieme sembrano la strana coppia: lei una bambina rispetto a quest’uomo alto e grosso, ma sotto c’era qualcosa di più... lei di lui amava il suo essere proprio così, grasso e materno, lui di lei amava il suo aspetto mascolino. Nonostante le apparenze anche in questo caso le loro anime erano destinate a stare insieme e ad essere unite e complementari e, tradimenti a  parte, si sono amati moltissimo, a modo loro ovviamente.
Conoscere Frida è stato un privilegio, un’onore e un’esperienza inaspettata, è stato come avere un incidente, un colpo violento che ti scuote e ti cambia la prospettiva.
Frida si guarda dentro e fa in modo che anche tu ti guardi dentro, dentro le viscere del più profondo essere.
Frida è irripetibile, è libertà, è voglia di vivere, è irriverenza e tenerezza, è  candida ma anche sfuggente, è delicata ma anche forte...
.......proprio come una Paloma Negra.
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erybracc · 7 years
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erybracc · 10 years
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Il mondo delle ombre/PARTE I°
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Il buio. Una caverna. Degli uomini incatenati, prigionieri dalla nascita, mani, piedi e collo completamente bloccati. Gli occhi fissi su un vacuo muro.
All’improvviso, una luce si accende alle loro spalle, delle ombre fiammeggiano debolmente: immagini proiettate, pilotate: vari oggetti, bestie, piante e ombre umane. Forse, un’eco misterioso. Un brusìo di lontano.
Panico. Stupore. Chi sono costoro?
Ma ecco che un prigioniero si libera.
Ecco l’ eroe.
L’eroe spezza le catene. I suoi occhi abbagliati e dolenti. Vuol capire. Esce dalla caverna. Affronta la luce.
Ecco, questa è la realtà. Questa è la verità. 
Sembra l’ambientazione di un film, in realtà è un antico mito
Il mito della caverna di Platone (libro settimo de “La Repubblica” 390-360 a. C)
dove i protagonisti sono buio e luce, una trama ricca di contrasti, tra verità e illusione, realtà e immaginazione, istinto e ragione, black and white, come piace a me!
Molti ne hanno tratto spunto proprio per film horror e fantascientifici come Matrix, The Truman Show, V per Vendetta, Arancia Meccanica..tanto per citarne alcuni!
Ma secondo voi, 
Il mito della caverna è solo un mito?
L'argomento è vasto, per ora mi fermo qui..ma lascio un imput per la prossima puntata: in realtà il mito è realtà?
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erybracc · 10 years
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"Stop fighting windmills. Let Don Quixote and Sancho Panza do it".
autocit.
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erybracc · 10 years
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Trombone, 2009
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erybracc · 10 years
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Quijote B&W
Innanzitutto Buon 2014 a tutti.
Dopo i bagordi natalizi ritorno a scrivere sul mio blog, ricaricata, si fa per dire, e pronta per affrontare il nuovo anno nella speranza di buone nuove, se mai ce ne saranno.
Ho scelto come argomento del mio primo Tumblr dell’anno un personaggio che definirei “prospettico”, molto black&white, comico e tragico allo stesso tempo: Alonso Quijano, protagonista dell’opera seicentesca spagnola di Cervantes “il Don Quijote de la Mancha”.
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Immagine tratta da Wikipedia, Don Quixote, Pablo Picasso.
Nel bel mezzo di una conversazione "whatsappica" riguardante le sofferte questioni amorose che il moderno genere femminile è condannato a scontare a causa di quello maschile, troppo spesso oggi impegnato nella ricerca filosofica ed ascetica di sé stesso, (ve lo dico maschietti: lasciate a noi donne questo compito, voi non siete portati per la carriera introspettiva!!!), ho consigliato così la mia amica:
“Smettiamo di lottare contro i mulini a vento. Lasciamo questo compito al prode Don Quijote e al fido Sancho Panza."
Sì, ho deciso, come mantra del nuovo anno 2014 me lo sono autoimposto, di dare un taglio alle cose che ormai mi trascino dietro da tempo, cose, fatti e persone che ormai mi lacerano, attività e occupazioni che non mi sono più necessarie, troppo esauste e da cui non posso più ricavare nulla se non rancore e insoddisfazione, che non possono più darmi aria fresca e nuova, quella di cui ho bisogno per la mia vita futura.
Non sarà una passeggiata ma posso quantomeno tentare!
Ma torniamo alla motivazione per cui ho scelto il Quijote.
Se è vero che la storia si ripete nel tempo, a prescindere dalle epoche, pensiamo un po’ al periodo storico in cui è stato scritto questo romanzo: siamo a cavallo tra la fine del ‘500 e il ‘600 e, dopo il secolo d’oro caratterizzato da crescita demografica e benessere economico, l’Europa (Spagna e Italia soprattutto) si affaccia a un periodo di crisi, caratterizzato da un progressivo impoverimento:
“(…) anche i lavoratori si impoverirono e quindi anche la richiesta di beni sul mercato diminuì. Si diffuse inoltre il fenomeno di un matrimonio tardivo il che portò ad un numero minore di anni di fertilità della coppia e al numero medio di figli. (…) Un altro fattore che portò alla crisi fu il cambiamento climatico: il clima europeo si raffreddò e quindi l’agricoltura peggiorò. (…) La nobiltà fondiaria si trasformò in imprenditori terrieri. Parte della popolazione si arricchì sempre di più e l’altra diventava sempre più povera. (…) Causa di ciò furono anche le guerre e l’eccessivo fiscalismo. Anche il settore commerciale entrò in crisi (…) La crisi portò alla nascita di due Europe: una settentrionale e una meridionale. Nella prima troviamo gli stati che riuscirono a superare la crisi (Inghilterra, Olanda, Francia); nella seconda, invece, quegli stati che non vi riuscirono ad uscire (Spagna, Italia).
Fonte: appuntialvolo.it/la-crisi-economica-del-600
Niente di più attuale.. e siamo avanti di oltre 500 anni!
Trovo impressionante che, nonostante in questo arco di tempo l’uomo si sia evoluto, abbia fatto grandi scoperte e sia andato fin sulla Luna, si trovi ancora una volta in una grave situazione di crisi economica e politica dovuta dalle ormai “solite cause” e stenti a uscirne!
Cervantes scrisse dunque questo romanzo, di impronta parodico-cavalleresca, con lo scopo di denunciare l’incompetenza della classe borghese dell’epoca di fronte ai nuovi problemi economici e sociali; il tema principale è il tramonto degli ideali, la follia e la delusione che l’uomo subisce di fronte alla realtà che lo imprigiona e non gli permette di sognare. Beh, che dire, trovo che se il povero Cervantes si dovesse risvegliare dal sonno eterno proprio in questo momento, magari carico di promettenti aspettative, rimarrebbe certo deluso e si girerebbe dall'altra parte della tomba e direbbe di non rompergli più le “balls” per almeno altri 1000 anni!
Anno Domini 2014 d.C. Poco o nulla è cambiato.
I lavoratori vengono tassati fino allo sfinimento, i ricchi sono sempre più ricchi (Imu a parte); i giovani, che vengono derisi dalla classe politica a suon di termini anglosassoni (choosy, gipsy, bamboccioni, questo è il sunto in italiano), non si sposano più, a volte perché preferiscono la convivenza ma anche perché non avendo lavoro fisso non possono accedere al mutuo, non fanno più figli o ne fanno meno per ovvi motivi, sia di fertilità che di possibilità di mantenimento. 
Anche il clima non sa da che parte stare: in alcune zone nevica anche a ferragosto e altre stanno progressivamente diventando tropicali, per non parlare di alluvioni, uragani, terremoti che mettono in ginocchio l’intera popolazione. La crisi economica che infesta l’Europa la divide di fatto in due parti: l’Italia è sull’ orlo della bancarotta, l’antica Grecia è fallita, la Spagna si astiene, la Germania domina e l’Inghilterra punta il dito come a dire  "that's your loss!”. Come nell’ opera di Cervantes, la dimensione e la situazione attuale sono tragiche, non c’è corrispondenza tra promesse e fatti, le parole di chi ci guida, chiunque sia, sono vuote e se le porta via il vento, come le biciclette i livornesi!
Chi è il Don Quijote?
Il Quijote incarna la vera essenza dell’uomo, che per natura nasce idealista, crede nel futuro, si crea delle aspettative e crede nella corrispondenza tra i propri progetti di vita e la realtà. Sulla carta, un uomo meritevole di rispetto e portatore di caratteri positivi, senza dubbio.
Ma la realtà è spesso diversa da come noi la vogliamo e da come ce la siamo creata nelle nostre menti; purtroppo a volte non riusciamo a realizzare i nostri progetti di esistenza e i nostri sogni, così perdiamo l’equilibrio morale e la ragione, tanto da scambiare i mulini a vento per dei giganti e diventiamo dei pazzi visionari come il tragicomico Quijote.
Dovremo essere allora come il fido Sancho Panza, lo scudiero del cavaliere errante? Colui che, da saggio popolano coi piedi per terra, fa da grillo parlante e interpreta correttamente le visionarie avventure del suo padrone?
Beh, visti i tempi, forse sì, ma non dimentichiamoci che anche lui si fa trascinare dal Quijote nelle sue imprese, affascinato da promesse di gloria.
Quindi, in conclusione, tanto rimanere in tema spagnolo, 
“de según como se mire todo depende” (Jarabe de Palo)
Dipende, dal punto di vista da cui decidiamo di vedere il mondo, quello che è certo è che la relatività domina sulla realtà e l’unica certezza è l’incertezza, la scacchiera della vita ha solo pedine bianche e nere, tutto dipende da come ci alziamo dal letto la mattina, e come al solito, siamo noi a deciderlo, basta solo avere il coraggio, come Don Quijote.
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erybracc · 10 years
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5 ottimi motivi per sposare un'archeologa!!!
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erybracc · 11 years
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CULTURE IN BLACK!!!
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Sarà perché coltivo questa passione sin da quando ero piccola, sarà perché ho preso una laurea in  Archeologia, sarà perché ho a cuore tutto ciò che riguarda il passato e perché quando si parla di antico mi si illuminano gli occhi..sarà perché nonostante per ora abbia preso solamente “portoni” in faccia (e continuerò sicuramente a prenderne!!!) non mi stanco mai di questa “roba” qui... la Cultura!!!
Questa “roba”, che si chiama CULTURA, è per me un termine che ha infinite sfaccettature e comprende migliaia di categorie:
Cultura è il passato e la sua storia, è archeologia del mondo antico, è visitare un museo, una mostra, è godere non solo della bellezza di una statua o di un dipinto, ma anche capirne  l’essenza stessa, la voglia di conoscerne ogni dettaglio, e perché no, una scusa per approfondire la propria conoscenza.. cultura è vedere il mondo e le sue meraviglie con  occhi consapevoli, incantati dalla magnificenza delle opere dei nostri antenati, è voglia di scoprire il territorio che ci circonda, l’arte, le origini, le tradizioni, gli antichi usi e costumi .. è leggere un libro non perché va di moda ma perché si ha voglia di imparare, di conoscere, di evolversi al livello successivo, è ascoltare i racconti dei nostri nonni, è avere sempre una domanda da fare, una curiosità da togliersi, è andare in giro per il mondo con una cartina e una guida in mano, assaporare cibi o bevande tipici di un luogo …
Potrei andare avanti per ore ad elencare quello che per me rappresenta la cultura … è il sapere e l’ignoto .. è voglia di conoscenza.
Beh, pare che nel nostro “bel paese” stia scomparendo, perché, siccome è crisi, con la CULTURA NON SI MANGIA!!!
Mi permetto di dissentire da questa opinione, che ormai è sulla bocca di molti, soprattutto degli stolti: in un paese come il nostro, che trasuda storia e cultura da tutte le parti, che tutto il mondo ci invidia, ci copia, ci imita, in un paese con un patrimonio culturale dal valore inestimabile è VERGOGNOSO che il settore culturale sia ai minimi consentiti dalla decenza!!! È VERGOGNOSO che lo Stato VENDA i monumenti ai privati (bontà loro!), che lasci allo sfacelo siti storici unici al mondo, che non dia opportunità di lavoro alle persone competenti in materia e che queste siano costrette ad emigrare all’ estero  per lavorare, per guadagnarsi la pagnotta valorizzando non il proprio ma il patrimonio di altri …
Beh, fatemi dire la mia: so di essere un’illusa laureata/disoccupata, so che forse non riuscirò mai a lavorare per la cultura del mio paese e che, con tutta probabilità dovrò rassegnarmi a un altro tipo di impiego, ma mi RIFIUTO di pensare che per fare ciò che amo l’unica soluzione sia quella di scappare e di voltarmi "abroad".
Dopo aver partecipato a vari convegni e seminari incentrati su questa tematica cosi sofferta, dove personaggi di settore si prodigavano a ben sponsorizzare le proprie aziende o le proprie attività, dove alcuni, per essere più convincenti, sono addirittura saliti sui tavoli e sulle seggiole e hanno alzato i toni per declamare l’Italia come la nazione numero 1 in tema di patrimonio culturale mondiale (cosa che già sapevamo!) beh.. ho capito che purtroppo i discorsi sono tanti ma i fatti stanno a zero!!!!
Finché non riusciremo a capire che con la cultura SI PUÒ andare avanti, che essa PUÒ essere una soluzione anche contro la crisi e la disoccupazione, che se SOLO si volesse lassù, ai piani alti, si potrebbe fare di più per il nostro paese, beh, finché non riusciremo a capirlo rimarremo qui, tra spaghetti e mandolino, a riempirci la bocca di accorate ipocrisie e a raccontare l’Italia per luoghi comuni, l’Italia che un tempo fu ma che futuro non ebbe!!!
Erica
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erybracc · 11 years
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Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso
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Buon viaggio Madiba!!!
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erybracc · 11 years
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"Indecisa"
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Ho scattato questa foto un pò di anni fa, per caso, mentre mi trovavo nei pressi dell’antica e misteriosa Velathri, (al secolo Volterra). Mi è ricapitata tra le mani mentre facevo un pò di pulizia nel vecchio PC e ho notato una cosa che invece non avevo visto quando feci la fotografia:
in un gregge di pecore che avanza verso destinazione ignota, eccola..sulla sinistra in basso, una volge lo sguardo indietro e si arresta, come se improvvisamente qualcosa o qualcuno l’avesse distratta dalla sua meta, la meta comune del gruppo.
Che cosa avrà deciso di fare? sarà andata avanti con le sue compagne o invece avrà deciso di andare controcorrente??
CHISSÀ !!!! 
Questa immagine forse incarna un pò l’indole della razza umana, oltre che quella animale, se ci pensiamo bene molte persone oggi si comportano proprio come un "branco di pe’oroni", per dirla alla toscana, che seguono l’ideale della massa invece di quello individuale, personale, singolo delle PROPRIE idee … forse perchè a volte fa più comodo, perchè costa meno fatica o semplicemente perchè non si ha voglia di “accendere il cervello” e si preferisce fare economia cerebrale.
E allora largo agli astenuti, agli ipocriti, ai senza palle, al "qualunquismo", all’anonimato e agli anemoni di mare???!!!                   No davvero!!!
"La massa è un gregge docile che non può vivere senza un padrone. È talmente assetata di obbedienza da sottomettersi istintivamente a chiunque se ne proclami padrone". Sigmund Freud, Psicologia delle masse e analisi dell’Io, 1921
Io credo che ognuno di noi debba sempre cercare di esprimere la propria opinione, giusta o sbagliata che sia, e pretendere dagli altri il rispetto delle sue idee e ragionarne insieme!!!
Questo credo valga per tutti i campi, specie nella vita quotidiana: il fatto di avere qualcosa da dire, purché non sia stupido o fuori luogo ovviamente, il far sentire la propria voce è fondamentale.
Sta a noi decidere se essere il gregge o … l’indecisa!!!
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erybracc · 11 years
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"Era meglio quando si stava peggio"
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erybracc · 11 years
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Non so come mi sia venuto in mente di aprire un blog personale, credo che la mia amica Giuntoli che ne ha già uno di social media quando lo verrà a sapere si metterà le mani nei capelli e mi dirà:
"o cosa mi combini Braccins???"
SìGiuntoli lo so, non ci capisco nulla di roba social, è capace non so scrive e non so impostare ‘sta roba qui..ma mi hai promesso che a Natale mi fai un corso intensivo, quindi intanto mi so’ portata avanti coi lavori, no???!!!!
Per inaugurare questo mio “colpo di testa"  ho deciso di inserire alcune mie foto, rigorosamente in B&N, scattate in vari angoli di mondo.
Assenza di colore, luce, ombra e il grigio che sta in mezzo
No, non sono una dark- lady, anche se alle superiori ascoltavo SOLO Marilyn Manson e mi vestivo come un maschio, ma credo che per osservare bene la realtà, soprattutto al giorno d’oggi, bisogna mettere da parte per un attimo il superfluo, i colori, che distraggono e offuscano la vera essenza delle cose…
… perché vedere e guardare non sono la stessa cosa!
Cosa scriverò su questo blog, una piccola finestra sul mondo tecnologico che per me ha per ora più misteri che certezze, ancora non lo so di preciso, forse pubblicherò post incazzati, polemici, critici e anche un pò acidini su quello che mi accade quotidianamente, riflessioni e stream of consciousness, fotografie, appunti di viaggio, esperienze..
Mi riconosco molto nelle parole di uno dei luminari della fotografia del ‘900, Henri Cartier-Bresson, l’occhio del secolo il quale ha detto che per "significare il mondo", bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si osserva, credo quindi che inserirò qui la mia personale fotografia della realtà, in bianco e nero, provando ad essere, senza pretese, quel
“detentore dell’attimo che, in termini visivi, interroga e decide nello stesso tempo” 
perché se la macchina fotografica, sia una reflex o una semplice compattina, è come un blocco bianco, lo strumento che permette di imprimere l’attimo, io voglio provare a essere l’osservatore, colui che trattenendo il respiro e facendo convergere tutte le sue facoltà, prova a catturare la fugace realtà e a fare di essa un’ IMMAGINE.
Credo, come mio solito di essermi dilungata abbastanza, quindi chiudo qui il mio primo post, sperando di non aver annoiato nessuno e mi scuso con i blogger navigati per le mie lacune da principiante!!!
Alla prossima,
Erica
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erybracc · 11 years
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"…per significare il mondo bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si inquadra nel mirino…è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E’ un modo di vivere." H.C.-B
(via erybracc)
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