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Video virali: possiamo manipolare un fenomeno di per sè incontrollabile?
A tutti noi è capitato almeno una volta di imbatterci in un cosiddetto video virale, sia sfogliando le nostre pagine social, sia che ne abbiamo sentito parlare da un nostro amico: qualsiasi sia stata la modalità, ci siamo trovati immersi in un argomento dilagante ovunque, conosciuto da chiunque.
Ma che cos’è veramente un video virale? Come nasce? Ma soprattutto, è possibile crearlo ad hoc?
La definizione comunemente data lo definisce come un filmato in grado di diffondersi esponenzialmente in maniera molto rapida tramite diversi canali di condivisione, esattamente come farebbe un virus vero e proprio.
Andando a indagare, possiamo notare come i primi video con questo tipo di potenzialità risalgano a ben prima dello sviluppo dei social. Emblematico è infatti il caso del footage documentante la controversa operazione di smaltimento di una carcassa di balena svolta tramite esplosione con una carica di dinamite: il filmato, girato a Portland nel 1970, fu riportato in auge grazie a una colonna umoristica di Dave Barry nel 1990, venne diffuso su svariati siti e finì in poco tempo sulla bocca di tutti.
Da questi primi casi, più isolati, siamo giunti a un boom di proliferazione di video virali, dovuto in gran parte allo sviluppo di nuove tecnologie in grado di connettere le persone in modo del tutto nuovo e rivoluzionario: parliamo infatti dei primi anni 2000, periodo in cui vede la luce Youtube.
Da questo momento in poi ci siamo ritrovati sempre più circondati da filmati di qualsiasi tipo, spesso brevi e divertenti, condivisibili con un semplice click, che creano argomenti di discussione e che ci fanno ridere insieme ai nostri amici.

Amici che guardano un video insieme - Fonte: Pexels
È importante sottolineare come la quasi totalità dei contenuti che hanno fatto sistematicamente il giro del web siano circolati in modo naturale, con una crescita esponenziale, incontrollata e spesso anche inaspettata. È infatti la loro genuinità a renderli credibili agli occhi estranei degli utenti: un semplice video girato in pochi minuti col cellulare,senza pretese, in cui si riprende una certa situazione o si racconta qualcosa di sè, può avere il potere di smuovere milioni di persone, col riso o con la commozione.
A questo punto sorge spontanea una domanda: possiamo progettare un video che sappiamo per certo diventerà virale? A questo quesito stanno provando a dare risposta svariate agenzie pubblicitarie e reparti marketing di grandi aziende, difficilmente con risultati del tutto soddisfacenti.
Trovare la giusta formula per lanciare un prodotto pubblicitario in grado di colonizzare il web ed impadronirsi del mercato è infatti un’impresa tutt’altro che semplice. Gli esperti passano mesi a studiare come mascherare precise decisioni strategiche e commerciali dietro alla facciata di un contenuto fresco e di immediata comprensione, con tempi e toni azzeccati.

Riunione creativa - Fonte: Flickr
Perché facciamo tutta questa fatica a sviluppare qualcosa di così semplice, di così basilare? Il vero problema che ci si trova sempre ad affrontare è proprio il fatto che è la spontaneità a guidare un video verso la popolarità, a far si che la gente ne sia interessata: non esiste una scienza esatta in proposito, i trend cambiano continuamente e in modo repentino, fare calcoli meticolosi spesso non porta ad una soluzione concretamente efficace.
Dando un’occhiata ai social, si può tuttavia identificare un genere che statisticamente possiede una maggiore probabilità di esplodere: i videoclip musicali. Questi infatti sono in grado di coadiuvare sapientemente spettacolo, narrazione e sentimenti, rimanendo a lungo nella testa dei fruitori e diventando facilmente delle hit da milioni di visualizzazioni. Esempio lampante è il video del brano Despacito di Luis Fonsi e Daddy Yankee, che conta attualmente oltre 6 miliardi di visualizzazioni.

Copertina del brano Despacito - Fonte: Flickr
Esistono dunque delle tecniche che ci permettono di indirizzare, almeno in parte, il nostro filmato verso il successo? Andando ad analizzare video già virali possiamo individuare dei punti che li accomunano tutti: sono brevi e raccontano una storia ben precisa, sanno emozionare e divertire, hanno la capacità di sorprendere e spiazzare ma, soprattutto, si prendono dei rischi, osano. Ed è proprio su queste caratteristiche fondamentali che dobbiamo focalizzarci per produrre un video potenzialmente vincente: dobbiamo capire come pensano le persone e conquistarle, senza però perderci nella ricerca utopica di una ricetta definitiva e infallibile.
Alla luce di tutto ciò possiamo quindi affermare che è effettivamente possibile generare qualcosa che abbia tutti i requisiti adatti a emergere nella rete, se poi l’esito dell’impresa sarà positivo o meno è compito della popolazione digitale deciderlo.
Gaia D’Angelo
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Le relazioni ai tempi del covid
Il momento storico che stiamo affrontando è senza alcun dubbio anomalo. Dopo l’allentamento delle restrizioni causate dal Covid-19, possiamo riflettere realmente su quanto è accaduto. Molte delle abitudini prima della quarantena, ora sono vietate e molte delle nostre libertà sono state limitate, ma soprattutto molte relazioni si sono dovute modificare e adattare.
L’isolamento, infatti, ha comportato la rigida separazione tra relazioni interpersonali al di fuori della propria abitazione e, per più di un mese é stato possibile vedersi solo attraverso l’ormai quotidiana videochiamata.
Proprio quest’ultima ha cambiato il nostro modo di vivere e lavorare, tra le app più utilizzate possiamo citare: Whatsapp e House party per la sfera famigliare, mentre: Zoom, Google Meet e Microsoft Teams per l’ambito lavorativo. Questi sono solo alcuni strumenti che andremo a trattare proprio in questo articolo, per capire la loro crescita esponenziale.

Videochiamata da mobile - Fonte: Unsplash
Le Videochiamate con parenti e amici
Seppur presenti da molti anni, solo una piccolissima parte le utilizzava abitualmente: di fatto le prime applicazioni per videochiamate saranno destinate a rimanere sotto al tappeto per molto tempo. Lo stesso Whatsapp aveva inserito la funzione di videochiamata ben prima del lockdown, restando però un icona inutilizzabile a causa della sua scarsa qualità.

Schermata chat whatsapp - Fonte: Unsplash
Il distanziamento sociale è riuscito a trasformando le tanto ignorate videochiamate in uno strumento di unione, per molti essenziale: ecco che in questi momenti quell’icona verde simile ad una cinepresa diventa un momento speciale.
Proprio in questo periodo WhatsApp sta conoscendo un aumento medio di videochiamate di circa il 40%, Facebook con Messanger Rooms +37%, così come è in crescita il traffico in rete, che ha portato ad un +70% nell'uso dei browser di navigazione, secondo la società d’analisi Kantar.
La forza del video infatti azzera le distanze, perché quando ti vedi, forse, sei più vicino di quando ti ascolti e si crea un legame, che in situazioni di paura e ansia come questa, è un elemento fondamentale. Adesso però resta da capire se, usciti dall’emergenza sanitaria, le videochiamate reggeranno oppure finiranno nel dimenticatoio.

Videochiamata donna anziana - Fonte: Unsplash
Le Videocall e lo Smart Working
Il lockdown ha anche permesso la scoperta in maniera improvvisa e massiccia di uno strumento di lavoro a disposizione già da tempo, lo smart working, introdotto già nel 2017 legge 81. Prima dell'emergenza Covid i lavoratori italiani che potevano utilizzare il lavoro agile erano circa 570mila, in crescita del 20% rispetto all'anno precedente.
Il periodo appena trascorso ha portato a congressi, conferenze e riunioni su diverse piattaforme digitali. Al primo posto la più scaricata ed utilizzata è Zoom raggiunta successivamente da Google Meet e Microsoft Teams che dal Novembre scorso ad oggi è passato da 20 milioni di utenti attivi a più di 44 milioni.
Le videocall risultano essere quindi uno strumento davvero utile, perché ci rende virtualmente presenti nell’ambiente di lavoro. Ciò nonostante ci sono modalità di applicazione del lavoro agile non ancora esplorate, a causa del suo limitato utilizzo.

Zoom videocall - Fonte: Unsplash
È importante che in futuro rimanga questo l'imprinting, senza dimenticare altresì che il lavoro è un luogo in cui una persona sviluppa la propria personalità.
Andrea Tringali
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POV - uno schermo, mille esperienze
Quante volte ci è capitato di immaginarci protagonisti di situazioni assurde, del tutto estranee al nostro quotidiano, e chiederci: cosa vedremmo, quali sensazioni proveremmo? Per rispondere a questa domanda, voglio parlarvi di una tecnica di videomaking che consente allo spettatore di immergersi in prima persona in ciò che sta vedendo: il point of view shot (POV).
Tale inquadratura, conosciuta nel linguaggio cinematografico come soggettiva, consiste nel riprodurre, attraverso dei precisi movimenti di macchina, lo sguardo del protagonista della scena, in modo da creare una condizione di forte coinvolgimento emotivo da parte dell’utente.
Questo particolare metodo di ripresa è stato oggetto di una grande evoluzione nel corso dello scorso secolo: a partire dalla sua prima, visivamente inaccurata presentazione nel cortometraggio Grandma’s reading glass, si è sviluppato sempre di più passando da una visione totale della scena ad una parziale, che consentisse di conoscere soltanto ciò che il personaggio era in grado di vedere, assumendo un ruolo sempre più di rilievo dal punto di vista narrativo. La soggettiva infatti ha riscosso un grande successo nel cinema di genere, in particolar modo nei gialli o nei thriller, dove la suspence giocava un ruolo fondamentale.

Alfred Hitchcock, grande utilizzatore della soggettiva - Fonte: Flickr
Col passare del tempo il POV ha cominciato ad essere conosciuto e utilizzato anche al di fuori dell’ambito cinematografico, approdando su un territorio nuovo, aperto a molte più persone. Con lo sviluppo di piattaforme digitali quali ad esempio Youtube, molti amatori si sono cimentati nella sperimentazione di questa tecnica, cercando di creare una connessione più profonda coi propri utenti permettendo loro di condividere gli stessi occhi.
A fare la differenza in tale ambito è stata l’introduzione sul mercato delle action cameras: dispositivi digitali incredibilmente resistenti e di dimensioni ridotte, indossabili dall’utilizzatore tramite appositi supporti. Questa nuova tecnologia ha infatti rivoluzionato il modo di immortalare e condividere le proprie esperienze, rendendo estremamente semplice la realizzazione delle inquadrature soggettive, fino ad ora difficili da ricreare in modo realistico al di fuori di un set vero e proprio.

GoPro Hero 4 - Fonte: Flickr
È così che sul web sono iniziati a spuntare video in POV contenenti avventure di qualsiasi genere, da un giro sulla giostra più alta del mondo a un lancio col paracadute, da un’immersione subacquea a una discesa in mountain bike. Era ora possibile per chiunque possedesse uno schermo vedere questi filmati e ritrovarsi immediatamente catapultato al centro dell’azione, partecipando emotivamente e sentendosene protagonista. Ognuno poteva soddisfare la propria curiosità e sete di avventura, immedesimandosi nelle situazioni realmente vissute da qualcun altro e scoprendo così nuovi mondi, prima anche solo difficili da immaginare.

POV di una discesa in mountain bike - Fonte: Flickr
Si è da qui sviluppato un grande fenomeno culturale intorno a questo tipo di riprese, indirizzato a tutti e, soprattutto, al quale tutti potessero partecipare attivamente. Oggi infatti chiunque di noi può munirsi di action-cam e riprendere la propria giornata, sia questa composta da azioni quotidiane o straordinarie, per poi regalare i propri occhi al resto del mondo e consentirgli così di essere partecipe della nostra vita, delle nostre emozioni.
Guardando il punto di arrivo raggiunto da questa incredibile tecnica, attraverso decenni di evoluzione, possiamo dunque considerare questo tipo di video un efficace strumento di condivisione di frammenti di vita, in grado coinvolgere un enorme numero di persone e di farle sentire parte di una grande avventura condivisa, abbattendo qualsiasi limite di spazio e di tempo.
Gaia D’Angelo
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I video travolgono i Social Network
Negli ultimi anni i contenuti video sui social network hanno ottenuto un imponente crescita, per rendersene conto basta aprire qualsiasi piattaforma social e in un batter d’occhio si è travolti da migliaia di video, ma cerchiamo di scoprire insieme perchè questo fenomeno è in forte espansione.
Un recente studio pubblicato da Cisco rivela infatti che nel 2020 l’82% del traffico internet sarà generato da video digitali. Infatti Il 2016 è stato l’anno in cui è avvenuta una crescita esponenziale dei video, ciò grazie soprattutto ai social networks e all'aumento degli smartphone, che sempre più ormai caratterizzano la nostra quotidianità.
Secondo la nota rivista eMarketer, il contenuto video continuerà a svilupparsi notevolmente nei prossimi due anni, nonostante ciò, si prevede un leggero rallentamento della diffusione dei video digitali, a causa della saturazione del mercato, sarà necessario quindi adoperare nuovi sistemi per raggiungere la propria audience.

Smartphone con app - Fonte: Unsplash
Circondati da sempre più video
Nel corso degli ultimi anni i video condivisi sui social si sono moltiplicati esponenzialmente, ne sono un esempio: Facebook, Instagram o un qualsiasi altro social network odierno.
Siamo ormai assediati da contenuti video, e questa tendenza è destinata a crescere ulteriormente, ma perché questa invasione?
Questo fenomeno è dovuto esclusivamente dai bisogni degli utenti, lo rende noto Facebook stesso con l’indagine “Il Potere Persuasivo Dei Video“, dove ben l’80% di questi ha affermato di prediligere il video in diretta rispetto alla lettura di un post su un blog. Gli effetti ottenuti di fatto sono: newsfeed con maggiori contenuti video, video a 360 gradi, autoplay, Instagram stories, Facebook live, questi sono solo alcuni esempi degli ultimi aggiornamenti dei social media di proprietà del colosso blu.

Facebook homepage - Fonte: Unsplash
Una storia da raccontare o da registrare?
Grazie alla loro notevole attitudine a raccontare storie, i video stanno diventando esplicitamente lo strumento del futuro per la comunicazione, sia essa a fini commerciali, promozionali o di svago.
Da recenti ricerche, gran parte dei fruitori ha affermato di preferire la visione di video da mobile rispetto che da desktop. A cosa conduce questa propensione? Semplice: video ottimizzati per gli schermi degli smartphone, stories, dirette e video verticali. I contenuti postati devono essere fruibili da qualsiasi device, oltre che saper raccontare una storia.
l’implemento della funzionalità “Storie”, che contrassegna tanto Snapchat quanto Instagram, nasce in risposta ad un visibile vuoto nel mercato: gli utenti avevano difatti necessità di uno strumento per la creazione di contenuti video di breve durata e molto impattanti, facilmente condivisibili e, soprattutto, disponibili da mobile.
Il video risulta un metodo rapido e utile per comunicare ad un pubblico di qualsiasi genere un messaggio in modo gradevole, soprattutto in una società in cui il tempo è sempre più prezioso ed internet è sempre più presente.

Foto scattata ad un dolce - Fonte: Unsplash
I Brand seguono i Trend
Nell’epoca attuale, i video digitali continuano ad essere la scelta prediletta degli utenti online, e si sa, i brand si nutrono di utenti, ecco perché è necessario seguire questo trend per riuscire a differenziarsi dalla concorrenza.
Per questa ragione, ogni azienda dovrebbe occuparsi anche della produzione, pubblicazione e promozione di contenuti video, altrimenti potrebbero ritrovarsi lontane in futuro da una sostanziosa fetta di utenti. Sono molteplici le imprese che hanno iniziato ad investire maggiormente in questo settore per cavalcare questa tendenza, lo notiamo dagli innumerevoli video promozionali che ormai si altrenano ai contenuti postati sulle piattaforme social.

Riunione - Fonte: Unsplash
In fine cercare di fare delle previsioni su questo settore potrebbe essere molto rischioso. Ciò nonostante, i trend presentati all’interno del post evidenziano le principali tendenze verso cui i contenuti video si stanno avviando.
Il prossimo passo sarà quello di osservare come questi aspetti influenzeranno i brand e il pubblico sui futuri social network, anche se sappiamo benissimo che il futuro è dietro l’angolo.
Andrea Tringali
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Internet è il futuro: ma come lo abbiamo scoperto?
Mi chiamo Andrea Tringali e sono uno studente del Politecnico di Torino. In questo post vorrei condividere con voi come il ritrovamento di un vecchio cellulare abbia fatto riaffiorare alcuni ricordi indelebili della mia infanzia, e chi lo sa, magari anche della vostra.
Come molti dei ventenni di oggi, faccio parte di coloro che hanno vissuto a pieno il cambiamento digitale, partendo dal famigerato Snake sull’ancora più celebre Nokia 3310, passando dai primi contenuti multimediali scambiati con il ricercatissimo Bluetooth, per arrivare al social network che ha segnato la mia generazione, l’imponente Facebook.

Vecchi cellulari - Fonte: Unspash
Il primo approccia alla tecnologia
Se provassimo a chiedere a un ragazzo della fascia d’età tra i 20 e i 30 anni se ha mai sentito la parola Snake, molto probabilmente gli faremo ricordare la sua infanzia, così come io ricordo lucidamente le ore passate con quel serpente, senza mai fargli toccare la coda. Come non ricordare poi il cellulare divenuto un cult proprio grazie a questo gioco, ovvero l’iconico Nokia 3310: compatto, personalizzabile e soprattutto resistente a qualsiasi caduta, proprio quest’ultima caratteristica gli è valsa la medaglia d’oro nell’olimpo dei meme di tutti i tempi.

Nokia 3310 - Fonte: Flickr
La condivisione
Da li a poco tempo il campo della telefonia mobile ottenne un importante sviluppo, sia per quanto riguarda l’introduzione su mercato di nuovi modelli con fotocamera integrata, sia per l’ingresso di una delle più essenziali funzioni a mio avviso in quel periodo, stiamo parlando della tecnologia Bluetooth.
Logo Bluetooth - Fonte: Flickr
Impossibile per me dimenticare le giornate passate al parco con gli amici, dove lo scambio di tracce musicali, immagini e sfondi rendevano i pomeriggi delle routine elettrizzanti. Furono proprio questi processi che mi portarono negli anni a scoprire sempre più il mondo della tecnologia.
Ma la mia sete di conoscenza ebbe veramente inizio con l’avvento delle prime promozioni da parte dei gestori telefonici, che offrivano 100 mb al giorno di navigazione, per solcare il vastissimo oceano dal nome “Internet”.
Internet: un nuovo modo
Prima di parlare del mio primo vero viaggio nella rete, non posso omettere l’ingresso nella mia vita di una macchina veramente fondamentale per scoprire il mondo chiamato Internet, il computer fisso, una macchina a dir poco incredibile, bastava cliccare il pulsante di accensione e la magia aveva inizio.

Computer fisso - Fonte: Flickr
Per me resta impossibile dimenticare le prime ricerche in rete, ma da dove poteva iniziare un ragazzo di 13 anni se non dalla voglia frenetica di giocare? Ebbene si, utilizzavo quei pochi megabyte su Flashgames.it un dei siti web che ha di gran lunga segnato la mia infanzia, migliaia di giochi online, ma cercavo sempre gli stessi, i famigerati “car parking”.

Car Parking game - Fonte: Flickr
L’avvento delle chat
La mia generazione fu contraddistinta anche dall’approdo sui computer di Windows Live Messenger comunemente noto come MSN, il client gratuito di messaggistica istantanea di Microsoft di cui tutti i miei amici erano dotati. Fu per noi il whatsapp di oggi, con la differenza che per chattare con amici, bisognava per forza essere collegati al computer di casa.
Schermata di accesso MSN - Fonte: Wikipedia
Il Social Network
Dopo gli anni passati a chattare ininterrottamente su MSN, arrivò colui che amo definire “Il Social” perché fu per me la più imponente svolta nel campo delle relazioni virtuali, sto parlando ovviamente di Facebook, che aveva completamente attratto in quel periodo la mia attenzione. Aveva introdotto un nuovo approccio alla conoscenza di persone, bastava digitare sulla barra di ricerca il nome dell’amico del mare che non vedevo da anni e in un batter d’occhio appariva la sua immagine del profilo, si inviava la richiesta d’amicizia ed era fatta.

Logo Facebook - Fonte: Flickr
Sono queste le esperienze tecnologiche e digitali che hanno caratterizzato la mia infanzia e che ancora fanno riaffiorare ricordi immutabili. Dopo quegli anni tutto ciò che ruota attorno a internet è entrato nelle nostre vite con ancora più decisione e sarà destinato ad allargare le proprie radici sempre più in profondità, ne sono un esempio i numerosi social network che ormai da anni attraggono in un vortice assiduo la nostra quotidianità.
Andrea Tringali
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Internet: una scoperta ludica
Ciao a tutti, mi chiamo Gaia D’Angelo e sono una studentessa di Design e Comunicazione visiva al Politecnico di Torino. In questo blog, insieme ai miei colleghi, vi parlerò del video come forma di comunicazione, andando a scoprire come questo sia diventato un portatore di contenuti fondamentale a livello sociale.
Prima di entrare nel merito della questione però, vorrei fermarmi un attimo e tornare indietro nel tempo, per ripercorrere con voi quelli che sono stati i miei primi passi verso la scoperta di Internet.
Non ho un ricordo nitido del mio primo vero e proprio contatto con la rete, ma so per certo che questo avvenne durante gli ultimi anni delle elementari.
La mia principale memoria infatti è di quando un giorno, dopo la scuola, andai a passare il pomeriggio con altri miei compagni a casa di un mio amico, fu qui che sentii parlare per la prima volta di Miniclip: si trattava di un sito che ti permetteva di accedere a una miriade di minigiochi, tutti diversi tra loro e, soprattutto, gratuiti.
Logo di Miniclip - Fonte: Wikimedia Commons
Dopo questa scoperta, il mio gruppetto ed io non parlammo d’altro per settimane, quando eravamo insieme ci alternavamo al computer cercando di distruggere il record di chi ci aveva preceduti, quando eravamo separati ci allenavamo per la riunione successiva. Insomma, la nostra priorità era quella di essere i migliori del gruppo, non ci importava davvero superare gli altissimi punteggi che comparivano alla fine delle partite, erano qualcosa di astratto, non riuscivamo a figurarci che ci fossero altre persone dietro quegli strani nomi che accompagnavano i record.

Schermata di gioco di Miniclip - Fonte: Flickr
Ci volle un po’ di tempo, accompagnato dal passaggio di moda dei giochini online, perché cominciassi ad utilizzare il motore di ricerca Google in nuovi modi. Scoprii infatti Wikipedia, strumento capace di fornire informazioni praticamente su qualsiasi argomento, che divenne presto uno dei miei più fidati compagni di viaggio, e cominciai ad usare Youtube, anche se inizialmente limitandomi a guardare brevi video divertenti.
Logo di Google - Fonte: Pixabay
Da questo lontano periodo molte cose sono cambiate: si sono sviluppati i social, portatori di una vera e propria rivoluzione nel nostro modo di relazionarci con gli altri, l’e-commerce si è evoluto sempre di più cambiando completamente il nostro approccio al mercato.
Giorno dopo giorno il web è diventato sempre più parte integrante delle nostre esistenze, scandendo la nostra quotidianità, fino a diventare qualcosa di irrinunciabile e, senza alcuna ombra di dubbio, caratterizzante della nostra società.
Gaia D’Angelo
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Storia di un “nativo (non troppo) digitale“
Ciao a tutti, sono Matteo Ranuschio, frequento il primo anno di Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione presso il Politecnico di Torino. Oggi vorrei raccontare e condividere con voi la mia prima esperienza con Internet, come allude simpaticamente il titolo del post.
Viviamo in un mondo in continua e frenetica evoluzione, di cui non sempre riusciamo a tenere il passo. Oggi però voglio provare a fermare il tempo, a riassaporare i momenti, rivivendo i ricordi che hanno segnato la mia vita digitale, e che, in un modo o nell’altro, mi hanno portato ad essere così radicato nella società odierna.
Francamente, all’incirca fino ai dieci anni, non ero minimamente interessato al mondo tecnologico. Nonostante fossi un cosiddetto “nativo digitale” e vedessi i miei coetanei incollati agli schermi di qualche Nokia 3310 o BlackBerry dei genitori, preferivo svagarmi con altro.

Smartphone Blackberry - Fonte: Flickr
Un giorno, dopo la mia settimanale lezione di violoncello, rientrai a casa e seguii il consiglio del mio maestro. Facendomi aiutare da mio padre, entrai per la prima volta in rete per scaricare il pdf di uno spartito musicale: fu davvero un gioco da ragazzi, tralasciando la lentezza del caricamento e successivo download. Mi innamorai subito del sito in questione, IMSLP. Basandosi sullo stesso principio fondativo di Wikipedia, il sito, in onore dell’editore Ottaviano Petrucci, contiene migliaia di spartiti musicali di dominio pubblico. Ne approfittai subito per scaricare musica a non finire, tanto da mandare quasi in tilt la mia povera stampante!
Logo IMSLP - Fonte: Wikipedia
La scoperta più rivoluzionaria fu però un’altra: il mondo dei video. Ben presto infatti mi misi alla ricerca di esecuzioni musicali relative ai brani che stavo studiando e, grazie a YouTube, ebbi l’opportunità di conoscere virtualmente i più grandi violoncellisti mai esistiti. Così, preso dall’euforia, iniziò il mio rapporto con il mondo digitale, fatto di ricerche compulsive e intere ore passate in stanza a lasciarmi trasportare dalla musica.
Con il passare degli anni però, la curiosità e l’irresistibile voglia di esplorare una realtà così apparentemente misteriosa, mi portarono ad ampliare le vedute su temi non prettamente musicali. Da appassionato di storia qual’ero, colsero la mia attenzione video divulgativi sulla storia antica. Mi incantarono la narrazione e la retorica di relatori come Alberto Angela o Alessandro Barbero, che, in tutta onestà, provavo a emulare nelle interrogazioni scolastiche, con ottimi risultati.
Logo Youtube - Fonte: Wikipedia
Con l’avvento dei social, ho sempre più trovato piacere a una parte più ludica e superficiale di Internet. Nonostante ciò, non posso fare a meno di ricordare come il mondo digitale sia entrato nella mia vita. Non a caso la mia scelta è stata quella di aprire insieme ai miei colleghi un blog in tema “video”, ritenendo giusto dare spazio a questa forma di comunicazione che ha segnato le mie origini digitali e continua tuttora ad essere fonte di mio grande interesse.
Se anche voi siete appassionati di video continuate a seguirci e lasciatevi guidare alla scoperta dell’impatto sociale di questa rivoluzionaria forma di comunicazione!
A presto
Matteo
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