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COSE DETTE MALE
Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con mia madre, ho ricordi belli della mia infanzia ma anche parole dette male o gesti che mi porto ancora come macigni sul cuore. Adesso ho 35 anni, qualcosa è cambiato tra me e lei. Io sono cambiata, oggi so chi sono e ho finalmente imparato ad accettare che lei è fatta così. Ma alle volte proprio non riesco a farmele scivolare certe cose dette male e sto intere notti a pensare fino a quando l'indomani mattina arrivo sempre alla stessa conclusione, che lei è così e io..
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Schau dir "Curri ca u suli si nascunni" auf YouTube an
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“Una volta la nonna mi aveva dato un consiglio: «Nei periodi difficili, vai avanti a piccoli passi. Fai ciò che devi fare, ma poco alla volta. Non pensare al futuro, nemmeno a quello che potrebbe accadere domani. Lava i piatti. Togli la polvere. Scrivi una lettera. Fai una minestra. Vedi? Stai andando avanti passo dopo passo. Fai un passo e fermati. Riposati. Fatti i complimenti. Fai un altro passo. Poi un altro. Non te ne accorgerai, ma i tuoi passi diventeranno sempre più grandi. E verrà il tempo in cui potrai pensare al futuro senza piangere»”.
Elena Mikhalkova - La stanza delle chiavi antiche
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Una volta all’anno.
Guardatevi da chi non fa passare avanti la signora con soli due pezzi della spesa. Non sa il piacere che dà. Ti senti pacificato con il mondo, in odore di santità.
Guardatevi da chi non fa le boccacce ai bambini per strada. Da chi non parla con i gatti. Da chi non sorride ai cani.
Guardatevi da chi non sa quando è l’ora di andare.
Guardatevi da chi non riesce a dormire tranquillo sapendo che ci sono i piatti da lavare. Ha qualcosa da nascondere.
Guardatevi da chi dice che non è invidioso. Da chi “tutta invidia la tua”. Da chi “Il mio problema è che sono troppo buono”.
Guardatevi da chi sa ridere di tutto tranne che di sé.
Guardatevi da chi vi insegna a nuotare restando a riva.
Guardatevi dai cafoni che giustificano tutto con la timidezza.
Guardatevi da chi non sa intrattenere una conversazione futile. Una conversazione futile dice tutto, se uno è davvero intelligente lo capisci da come parla di niente.
Guardatevi da chi vi insegna a vivere, è classico di chi non sa essere felice occuparsi della felicità degli altri.
Guardatevi dalle donne equilibriste che pisciano mettendo i piedi sulla tazza. È da barbari.
Guardatevi da chi vi dice “sono fatto così”. E da chi “si è sempre fatto così”.
Guardatevi da chi vi chiede come stai? Ma è una formula magica per vomitarvi addosso i propri guai.
Guardatevi da chi dice “ai miei tempi”.
Guardatevi da chi vi dice sei sempre con me. Chi è sempre con te, non lo dice, perché c’è.
Guardatevi da chi ha paura delle parole. Da chi ha paura dei silenzi.
Guardatevi dai poeti, useranno le poesie scritte per voi per un nuovo amore.
Guardatevi dai comandanti, dai marinai e dalle loro promesse, siate la polena sulla prua della vita, impettiti, ad affrontare il mare, con i capelli al vento, ridete alle onde.
Ma soprattutto guardiamoci noi. Guardiamoci bene dal sentirci dalla parte giusta. Non vi pensate esterni, non vi pensate eterni, non vi pensate meglio, al massimo pensatevi diversi. E guai, non fate bilanci quando siete tristi, per i bilanci aspettate il buonumore, una panchina accanto al fiume, una focaccia da mangiare, né troppa ombra né troppo sole.
Enrica Tesio
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Questa è una crisi sociale e noi abbiamo un ruolo da svolgere. Il professor Mattias Desmet, il principale esperto psicologico di tirannia e totalitarismo e di come si forma l’ipnosi di massa, spiega: “I genitori che vaccinano così avidamente i loro figli entrano nella coscienza della folla che si chiama ‘formazione di massa’. Questo cambiamento sociale avviene quando c’è o c’è stato un periodo di paura fluttuante, ed è un passo sulla strada verso uno stato totalitario. Il totalitarismo inizia sempre con una formazione di massa all’interno della popolazione. Non è la stessa cosa di una dittatura. In una dittatura, la gente obbedisce per paura fondamentale del dittatore al vertice, ma… Il totalitarismo è l’opposto. Le persone sono ipnotizzate per obbedire “per il bene della collettività”. (…) ( V. Cina) Non sono più razionali o critici come una volta. È per questo che tutti conosciamo amici che una volta erano molto intelligenti e compassionevoli, ma che sono diventati più stupidi e non vogliono più ascoltare altre voci. Sono intolleranti, persino meschini o crudeli. In ipnosi, l’attenzione si restringe sempre di più fino a quando la persona non riesce più a vedere, al di là della sua visione molto ristretta, ciò che è reale. L’allenamento di massa richiede 4 condizioni allo stesso tempo per avere luogo. Questo è stato raggiunto. La paura e l’isolamento che molti hanno provato prima e durante la pandemia ha trovato il suo perfetto “oggetto della paura” ed è saldamente incorporato nella narrazione della pandemia e dei vaccini. Non possono tollerare o permettere il dissenso o una voce diversa e non vogliono nemmeno sentire domande. Quando si sveglieranno, la loro “terribile paura” ritornerà e i leader delle masse non possono nemmeno permettere che le masse si sveglino, perché quando le masse si sveglieranno e vedranno i veri danni e le perdite, si arrabbieranno con coloro che hanno causato il danno e probabilmente uccideranno quei leader. Nella storia, gli organizzatori di addestramenti di massa vengono sempre uccisi da coloro che vengono ipnotizzati una volta e poi si svegliano e rivedono il mondo reale. Il 30% delle persone sono profondamente ipnotizzate. Il 40% non lo è, ma segue le masse. Quando il 40% smetterà di sentire il dissenso della ragione, si unirà agli ipnotizzati e li seguirà. Noi siamo l’ultima parte: il 30% che non può essere ipnotizzato; dobbiamo continuare a parlare. Nel totalitarismo, quando le ultime voci dissenzienti si arrendono e vengono messe a tacere, le masse iniziano a commettere atrocità in nome della solidarietà e del collettivo. Il 30% dei non ipnotizzati è un misto di diversi gruppi e di diverse religioni e politiche. Se non troviamo un terreno comune per unirci, perdiamo e senza le voci coraggiose e persistenti dei dissidenti, il 40% cade. Il professor Desmet dice che l’ipnosi e l’addestramento di massa che sta osservando è uno stato che porta chiaramente al totalitarismo. In uno stato totalitario, persone un tempo normali commettono atrocità nella convinzione di essere nel giusto. Se uniamo il 30% che è sveglio e parliamo insieme ogni giorno a tutti quelli che incontriamo contro la formazione delle masse, contro la narrazione, le masse si dissolveranno e la crisi finirà. Non c’è bisogno di dire molto. Dite piccole cose come: “Niente di tutto questo ha senso”, “I dati dicono qualcos’altro”, Dillo al cassiere, Dillo al benzinaio Dillo al riparatore, Fai di tutto per dirlo. Questa è l’arte della resistenza; piantare semi di dubbio, parole di disaccordo.
Michael J. Hurd, Ph.D. | Living Resources Center (https://drhurd.com/.../the-psychology-of-group-hypnosis.../)
The Psychology of Mass Hypnosis and American Totalitarianism
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Siamo stati bravi, 14 anni insieme e tanti ostacoli ci hanno resi fortissimi!
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“Cosa ti manca della Sicilia?”
“U scrusciu du mari.”
(Andrea Camilleri)
Notturno dalla spiaggetta di Rinella a Salina (Isole Eolie)
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ciao ragazzi
chiedo scusa a chi non ho risposto
visto ho ricevuto in privato ben due offerte da due belle persone, ho pensato di mettere da parte orgoglio e giudizi e chiedere a chi può e a chi avesse piacere a farlo di darmi una mano
non ho intenzione di commuovere nessuno con la mia storia: c’è chi sa, chi non sa, chi sa solo quello che scrivo, a chi non interessa, ma trovo faccia lo stesso, comunque non ho la forza di scrivere tutto, non saprei nemmeno da dove iniziare
rimane il fatto che non me la sto passando bene di salute ed economicamente
se potete e volete darmi una mano, potete donare qui a questo link paypal anche in forma anonima:
https://paypal.me/pools/c/8yvzVKJY2g
ho detto che avrei messo da parte giudizi e cose varie ma siccome sono incoerente e non sempre ci riesco, e non sono abituata a ricevere cose belle senza pagare un grosso pegno, se volete e avete bisogno in cambio posso offrire traduzioni e/o lezioni di tedesco (C1), inglese (C2) e giapponese (B1), anche per contributi davvero piccoli (ho già esperienza nel campo)
apprezzo anche solo un reblog, e ringrazio chiunque abbia avuto un pensiero per me
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#LIBERTÀ per #PATRICKZAKI
Dal 7 febbraio 2020, 419 giorni che è PRIGIONIERO TROPPI
Un piccolo spiraglio: il 5 APRILE si terrà la sessione di rinnovo della detenzione di #PatrickZaki.
Ma finora le udienze si sono susseguite tutti uguali, e serve l'intervento delle istituzioni italiane ed europee perché la situazione si sblocchi.
Insistiamo ancora.
#noisiamoquellichecredonoancoraaquesteemozioni
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Ansia pre vorstellungesprach, è il secondo che faccio, il primo non è andato molto bene, a volte gli architetti sono troppo egocentrici, praticamente ha fatto un monologo e poi mi ha detto che con me avrebbero dovuto investire troppo tempo perché parlo poco il tedesco... Sehr gut.
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Tutta la verità, signori, sui TRENTENNI.
I 30 ANNI sono “il decennio peggiore della vita di un essere umano”.
Si potrebbero riassumere in un termine semplice:
ANSIA DA CONFUSIONE.
A 30 anni vivi co la sindrome del macchinista de Trenitalia:
stai in ritardo su tutto.
Ogni frase che te rivolgono comincia co ANCORA:
- ANCORA non ti sei sposata/o?
- ANCORA non hai 3 figli?
- ANCORA non ti sei laureato?
- ANCORA non sei diventato miliardario col network marketing?
- ANCORA non vivi da solo?
- ANCORA al letto stai?
- ANCORA non hai fatto sesso legato al soffitto mentre te frustano cor mocio Vileda?
OH!
Ma quando le dovevamo fa tutte ste cose?
A me non m’aveva avvisato nessuno.
Fino a 29 anni tutti a dimme: “Tranquillo sei giovane c’è tempo”.
Appena soffi sur 30:
tu madre se leva la maschera e sotto c’è er commercialista, tu padre quando ar citofono dici “So io” te comincia a risponde “Io chi?” e tu nonna non te dà più i soldi del gelato.
Te stavano a aspettà tutti ar varco, tipo Covid ar bancone der Billionaire.
A 30 anni diventi come quei vip famosi negli anni ’90 che oggi partecipano ai reality:
UN DISINCANTATO COI DEBITI.
Si perché a 30 anni, la parola “lavoro” e la parola “precario” so indivisibili come la De Filippi e il potere mediatico.
Il lavoro del trentenne infatti, è l’unica cosa precaria che dura per sempre.
A 29 anni lo chiami lavoretto.
A 30 la chiami povertà.
Di conseguenza il mercato ti ignora.
Ogni vestito che vendono o è troppo da giovane o è troppo da vecchio.
Non vendono vie de mezzo.
Questo perché sei l’unica categoria che non c’ha una lira.
Sei troppo vecchio pe fatte dà i soldi da tu madre e troppo giovane pe obbligà tu nonno a fasse gestì la pensione.
A 30 anni sei in quella fase in cui sai troppe cose pe’ crede ancora nei sogni, ma troppo poche pe’ riuscì a vive sereno.
SE SEI UOMO, a 30 anni sai già che le ragazze scureggiano, che se ti dicono che sei bravo a letto è per carineria e che la storia della pancetta sexy sarà pure vera ma solo perché in assenza de Jason Momoa hanno deciso d’accontentasse de te.
Metà delle ragazze che frequenti si aspetta di trovare in te una figura maschile che tu identifichi ancora come “tu padre” e l’altra metà rientra nel penale.
Per dirla chiara: la situazione è che tu te ostini a mette i cuori ai culi su Instagram, a ragazze che se te incontrano nella vita reale te lasciano er posto sull’autobus.
SE SEI DONNA, a 30 anni i tuoi appuntamenti amorosi so passati all’improvviso da un muretto co un venticinquenne alcolizzato a un aperitivo a mezzi co un divorziato in giacca e cravatta, ormai ascolti le chiacchiere degli uomini come s’ascoltano i racconti del Fantabosco e la tua vita sessuale si alterna tra un “no il dilatatore anale non lo uso” e un “tranquillo succede a tutti”.
Fino a poco tempo fa con le amiche confrontavi la lunghezza dei piselli, adesso confrontate le patologie psichiatriche al grido de “ce l’ho - me manca - lui pensa che non l’ho capito che è sposato”.
A 30 anni poi, all’improvviso, arrivano LE FITTE.
Così, a buffo.
Fitte lancinanti in parti del corpo che fino a quel momento non sapevi nemmeno d’avecce.
Tu cammini tranquillo mentre cerchi de decide se coi 5€ che te so rimasti ce compri le sigarette o la cena e all’improvviso TRATATÀ!
Una fitta a buffo tra il ginocchio e il polpaccio.
Tu stai lì tranquilla che sorseggi un OKI co l’amica tua mentre parlate de quella volta che ve siete scordate dentro er Tampax e ce n’avete messo un altro e all’improvviso TRATATATATATÀ!
Una fitta a buffo tra il fegato e le costole.
CHE CAZZO C’È TRA IL FEGATO E LE COSTOLE?
Fino a 29 anni stavi tranquillo, erano fitte de gioventù.
Adesso no.
Adesso non po esse.
Ormai te e la parola gioventù siete lontani come i negazionisti e er diploma de terza media.
A 29 anni erano fitte de gioventù.
Adesso dall’infarto all’embolia po esse tutto.
A 29 anni era acne giovanile.
Adesso è rogna.
A 29 anni era salute.
Adesso è panza.
E la cosa brutta è che a 30 ANNI, di queste cose, non puoi parlarne con nessuno.
Perché se ne parli con quelli più giovani, quelli te cominciano a dà del lei!
SÌ!
Quelli te chiamano SIGNORA e te fanno passà avanti sussurrando timorosi “prego, MI SCUSI”!
Se invece ne parli co quelli più grandi de te...
...che so tanti...
… tantissimi...
…so almeno 5 generazioni de rancorosi co alle spalle minimo 40 anni de rotture de coglioni…
loro, te cominciano a elencà na serie de malattie cardiovascomuscolari che Dottor House se gratterebbe i coglioni co la parte larga der bastone.
Tu non fai manco in tempo a dì “A” che quelli te tartassano tipo er Tamagotchi quando c’aveva fame:
“MA STA ZITTO STAI, ZITTO DEVI STARE, PARLI TU PARLI ,E IO CHE DEVO DÌ ALLORA EH? CHE DEVO DÌ IO? VOGLIO VEDÈ QUANDO ARRIVI ALL’ETÀ MIA POI NE RIPARLIAMO ALTRO CHE, TU ZITTO DEVI STARE, ZITTO!”
Se non ci credete, vi basterà leggere i commenti sotto questo post.
(PS: Si lo so, alla parola Tamagotchi ti sei commosso. Non ringraziarmi, non c’è bisogno).
Quello che non capiscono è che un QUARANTENNE non sarai mai uguale a un TRENTENNE.
Mai.
E il motivo è semplicissimo:
A 40 anni sei il più giovane tra i vecchi.
A 30 anni sei il più vecchio tra i giovani.
Non può essere uguale, cambia proprio il punto di vista.
Il quarantenne c’ha lo stato d’animo de uno che se sta a giocà il tutto per tutto.
Il trentenne sta dentro un cortile coi muri alti a giocà a campana co la depressione.
Tutto qua.
I 30 ANNI sono la vera età di passaggio.
E questo passaggio ha un nome preciso:
METABOLISMO.
Quando soffi sulle candeline, tu la porta la attraversi, er metabolismo tuo no.
Rimane de là.
Te saluta vestito da Po dei Teletubbies: “Ciao Ciao!”
Quello che prima era un meccanismo perfetto, tutto ad un tratto si interrompe.
Prima, quello che magnavi cacavi.
Adesso, se te magni na teglia de pizza, il giorno dopo cachi una pallina.
Tu guardi nel cesso e te senti disorientato.
Dici: “OH! E tutto il resto dove sta? Dove sta tutto il resto? E CHE CAZZO CI FA QUEL CICCIONE NELLO SPECCHIO DE CASA MIA!”
Nulla sarà come prima.
E lo capirai sulla tua pelle.
Con la tua pelle.
Con quello che stazionerà sotto la tua pelle.
E il numero dell’estetista passerà sotto la N di Nutrizionista.
Ed è lì, che imparerai ad usare Photoshop.
Ma in tutto questo c’è un cambiamento a 30 ANNI, che ti farà soffrire più di tutti gli altri:
il tuo rapporto con LA MOVIDA.
Quelli che prima chiamavi DIVERTIMENTI, da oggi in poi se chiameranno CONSEGUENZE.
Sì tu, proprio tu.
Tu che fino a ieri te tatuavi, vomitavi e t’accoppiavi 4 volte co 5 persone diverse tutto nella stessa sera.
Tu che fino a ieri uscivi coi capelli bagnati pure pe annà a fa Capodanno a Ovindoli.
Tu che fino a ieri te prendevi 26 caffè al giorno senza tremà o morì, e poi dormivi pure.
Tu che fino a ieri riuscivi a assorbì una quantità d’alcol che un mozzo del ‘600 te se sarebbe tatuato sul braccio, senza nemmeno vedecce appannato.
Tu che fino a ieri dormivi per terra a casa de gente qualsiasi e la mattina presto, alle 14, andavi ar bagno mentre te ripartiva er passetto house.
Tu che fino a ieri eri in grado de andà a ballà, fa l’after, uscì all’alba e andà al mare, ritornà e andà a ballà co altri amici, rifà l’after e il giorno dopo andà a lavorà da McDonald’s, tu.
Proprio tu.
Oggi.
Tu oggi dopo er terzo caffè stai tre giorni su na sedia coi tic, tipo Stephen Hawking.
Tu oggi se incontri birra e pizza nella stessa sera devi dormì dentro ‘na vasca de Gaviscon.
Tu oggi se dopo una serata te porti al letto uno, la mattina dopo er problema non è più ricordasse come se chiama lui, ma ricordasse chi cazzo sei te.
Tu oggi se vai a ballà er Sabato sera, er Giovedì mattina sembri ancora ‘na comparsa de Tim Burton.
Tu oggi non ce vai a ballà er Sabato sera.
Tu oggi esci er Venerdì.
Pomeriggio.
Presto.
Tu oggi dopo il primo cocktail c’hai le guance bordeaux, te scappano sorrisi maliziosi mentre guardi ‘na colonna e te togli i pantaloni dal culo come se nessuno te vedesse.
Tu oggi al secondo cocktail cammini usando le sponde der muro tipo flipper cercando de centrà la porta del bagno.
Tu oggi al terzo cocktail t’abbracci er buttafuori sudato e piangendo je strilli nell’orecchio: “SCUSA MAMMA!”
Tu oggi te risvegli a casa tua alle 7.30, de domenica, co la sveglia che te sei scordato de toglie, per terra, a metà der corridoio, perché sul letto la sera prima non ce sei arrivato, e te stupisci della tua coordinazione mentre te trascini al bagno coi gomiti.
E tutto questo non perché sei vecchio.
Ma perché sei scrauso.
Infine, tutto ciò si riflette inesorabilmente nella tua vita sentimentale.
Una volta ti buttavi, per vedere se funzionava.
Oggi, prima de uscì co qualcuno, sto qualcuno deve risultà molto più interessante del divano de casa tua, co davanti una serie tv su Netflix e in mano una pizza a domicilio.
E NESSUNO, è più interessante de divano, serie tv e pizza.
Nessuno.
È la vita di noi trentenni.
Una vita sospesa a metà.
Una vita in cui non siamo né carne né pesce.
Questo siamo: i vegani dell’anima.
(di Emiliano Luccisano)
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