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geminicolecollins · 3 years
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[ James & Rosalie _ Officina _ 17/03/2021 _ #Ravenfirerpg ]
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geminicolecollins · 3 years
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[ James & Hope _ #Ravenfirehunters #Ravenfirerpg ]
* James Cole Collins adorò l’idea di immergersi nel candore ottocentesco, avrebbe potuto sperimentare anche di scrivere un articolo al riguardo dopo l’evento e, perché no, ricominciare a scrivere assiduamente come faceva ai tempi dell’High School. Il College, infatti, aveva fatto sì che la sua concentrazione si limitasse a cose meramente teoriche e poco pratiche, ma la verità era che James adorava la praticità. Aveva letto quel romanzo a cui l’evento era ispirato e non aveva esitato un sol attimo nell’invitare Hope ad andare a curiosare con lui. Hope. Da quando la sua umanità si era sfaldata trasformandosi radicalmente in qualcosa di sovrannaturale, quella ragazza gli ricordava costantemente che nulla andava perduto, che l’umanità esisteva ancora e nonostante tutti i nonostante che potevano sussistere. Era quel pensiero e quel suo nome che gli donavano /speranza/.
Ora come ora, il volto del giovane era rilassato e si stava illuminando di un leggero e cordiale sorriso. *
« Madame Hope, potete concedermi il vostro braccio per l’ingresso? »
*Fece teatrale e pronto ad entrare lì dentro insieme alla fanciulla*
Hope Bella Laurant
*Non ero una ragazza da feste però se James mi diceva di andare non potevo dire di no, riusciva sempre a convincermi.Appena arrivammo gli porsi la mano e sorrisi entrando al ballo*È tutto così magico.. mi sento quasi normale, anche se c’è molta gente James lo sai che vado in ansia..*strinsi il suo braccio guardandomi intorno. Non ero brava neanche a fare nuove amicizie come tanti altri ragazzi *Wow..bella casa..Pensi ci sia anche lei a questa festa?*Lo guardai.. lui sapeva a chi mi riferivo e mi chiedevo se la stesse cercando tra la folla*
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geminicolecollins · 3 years
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🎠      𝐄𝐋𝐋𝐈𝐒   &   𝐉𝐀𝐌𝐄𝐒 ㅤ moon’s wolves #ravenfirerpgㅤ
ㅤ                𝕼uella maledetta giornata avrebbe mai avuto una fine? Ovviamente no, ed Ellis lo sapeva bene mentre si ritrovava ad osservare l’ingresso del Moon’s. Vi era passata davanti per caso — o forse no — e ancora fumante di rabbia per l’intensa giornata appena trascorsa non aveva potuto fare a meno di notare alcune delle moto parcheggiate fuori dal locale, una di  quelle in particolare.       Solo una volta era stata all’interno del locale e senza dubbio non era stata una visita piacevole : qualcuno le si era strofinato troppo addosso e Leroy aveva dato il via ad una rissa per difenderla. Il solo pensarci regalò una nuova fitta di dolore al petto di Ellis, ancora non poteva credere a ciò che l’uomo le aveva fatto, che tutti i sentimenti che diceva di aver provato per lei fossero in realtà una finzione, il frutto di una 𝘴𝘤𝘰𝘮𝘮𝘦𝘴𝘴𝘢.       Quella parola le vorticava ancora nella testa, dolorosamente, e presa da un’impeto di rabbia non si fece troppi problemi nel varcare quell’ingresso di così pericolosa fama. Non le importava delle conseguenze, niente sarebbe stato peggiore di ciò che aveva dovuto affrontare negli ultimi giorni.       ‹‹  TU. SEI. UN. GRANDISSIMO. DEFICIENTE, JAMES COLLINS!  ››  urlò al diretto interessato, una volta averlo individuato ed avvicinato, incurante delle persone attorno che l’avrebbero sentita. In quel momento non le importava nulla di fare una scenata.       ‹‹ COME HAI POTUTO METTERMI IN MEZZO AI VOSTRI SPORCHI GIOCHI? ››
James Cole Collins 
* Quella maledetta vita avrebbe mai avuto una fine? Ovviamente no, perché, e questo si sapeva dai tempi degli scimpanzé, gli esseri umani ma anche i sovrannaturali erano destinati prima a soffrire e sperimentare ogni sorta di avventura. Ma qual era l’avventura stravagante del giovane James Cole Collins che avrebbe potuto rappresentare la sua vita? Probabilmente l’avventura, o forse meglio l’azione, dello scommettere. Aveva imparato a scommettere qualsiasi cosa sia per gioco che per interesse e il Collins aveva scoperto di essere estremamente bravo, d’altra parte era figlio dell’illegalità, se così si poteva affermare. Illegale e irriverente, il giovane spendeva gran parte del suo tempo all’interno del Moon’s Wolves, facendo addirittura le veci similari a quello di un capo, ma la realtà era assai diversa: James non sapeva neppure capeggiare la sua stessa vita figurarsi una banda. Fortunatamente, però, in quel contesto aveva ritrovato la famiglia che non aveva mai avuto la possibilità di avere, non considerando certamente il legame lontano del padre che poteva sentire solo tramite telefono. 
Quel giorno, come al suo solito, era appoggiato con entrambi i propri gomiti sul bancone del locale mentre la gente intorno a sé rideva e beveva. Stava ridendo anche lui quando delle urla lo fecero voltare e i suoi occhi cangianti potettero notare una donna dai lineamenti familiari che gli urlava contro. Fu a quel punto che, staccandosi dal bancone, incrociò le braccia per poi alzare un sopracciglio e cercare di trattenere una risata. * 
‹‹ Ellis! Benvenuta di nuovo al Moon’ s Wolves... Posso offrirti qualcosa? Ti vedo agitata... Non esserlo. ››
Ellis Athena Fray               
 𝕷a lingua di Ellis si sarebbe volentieri sciolta in un’altra serie di insulti, il suo esile corpo vibrava per la rabbia e il desiderio di urlargli addosso. Inutile dire che ignorò il suo invito di bere qualcosa, tantomeno quello di non agitarsi.  ‹‹  Non fare l’innocente con me, so tutto della tua scommessa con Leroy !  ››  gli sbraitò contro, puntellandogli il petto con un dito indice.  ‹‹  Cosa diavolo ti è saltato in mente ?! Non hai alcun rispetto per niente e nessuno, 𝘪𝘰 non sono un vostro dannatissimo trofeo !  ››  Le guance le si colorarono velocemente di un tenue rossore; alcune persone si voltarono ad osservarli, curiosi, attratti dal tono elevato della ragazza, che non sembrava minimamente intenzionata a placarsi, nonostante sentisse molti occhi su di sè. La pressione le si stava probabilmente alzando, sentiva la testa ronzare ed in quel momento non riusciva a ricordare di essersi mai arrabbiata tanto con qualcuno. Ecco il problema di chi solitamente era calmo e pacato : quando esplodeva, travolgeva se stesso e il resto del mondo che lo circondava con la forza di un uragano, senza più riuscire a controllarsi.  ‹‹  Sei solo un meschino ! Un farabutto ! — E tanto perché tu lo sappia, quella stupidissima moto non te la sei guadagnata ! Non hai mai vinto la tua scommessa con Leroy, non starei con uno di voi neanche se foste gli ultimi uomini rimasti al mondo !  ›› 
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geminicolecollins · 3 years
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𝙀𝙨𝙩𝙧𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙍𝙤𝙡𝙚    ‌     𝐴𝑎𝑟𝑜𝑛, 𝑀𝑒𝑙𝑖𝑠𝑠𝑎, 𝐽𝑎𝑚𝑒𝑠 & 𝐽𝑒𝑠𝑠𝑖𝑒                          𝑅𝑎𝑣𝑒𝑛’𝑠                  12.01.2021 𝐻. 23:30                      #ravenfirerpg
𝐉𝐄𝐒𝐒𝐈𝐄: Ohlallà, guarda chi c’è. 𝐌𝐄𝐋𝐈𝐒𝐒𝐀: Tu che hai ancora da guardare? 𝐉𝐄𝐒𝐒𝐈𝐄: Oh? Che succede, ti dà fastidio la mia presenza? Oh poverina, perché piuttosto che dare aria alla bocca solo perché ce l'hai non passi a reagire in qualche maniera migliore? Dai, su, sei scortese, e poi io posso anche fissare come hai fatto tu l'altro giorno 𝐌𝐄𝐋𝐈𝐒𝐒𝐀: E tu.. Tu che razza di problemi hai? Io non ti ho fissata. Mai. L'altro sera eri tu a guardare noi, e poi hai cercato di attaccar briga a tutti i costi con me! 𝐀𝐀𝐑𝐎𝐍: Senti, perché non te ne torni da dove sei venuta, invece di rompere le scatole a noi? Eh?! *fulminò la Dood con lo sguardo. Odiava quando le persone se la prendevano con le persone a cui teneva* 𝐉𝐄𝐒𝐒𝐈𝐄: Taci, insetto patetico. * Jessie si voltò verso di lui ringhiando. Sì, ringhiò come una bestia, un animale. Come una Dooddrear, mentre gli occhi divennero luminescenti. Un lucente scarlatto prese posto del turchese mentre la sua natura volta a diffondere terrore e nutrirsi di pensieri negativi prendeva il sopravvento. E senza nessuno sforzo, rivolse la propria influenza anche su Melissa* 𝐀𝐀𝐑𝐎𝐍: *Si iniziò a sentire strano, spaventato, gli occhi diventarono lucidi* S-smettila! SMETTILA CAZZO! *urlo. Stava vivendo la sua paura, la paura della solitudine, paura che, se qualcuno scoprisse che anni fa era dipendete dalle droghe, sarebbe rimasto da solo, perché era già successo che perdesse degli amici per colpa della sua dipendenza* 𝐌𝐄𝐋𝐈𝐒𝐒𝐀: *Negli occhi di Melissa cominciarono ad accumularsi lacrime. Le velarono la vista, mentre il cuore le correva nel petto. Fredrik. La sua presenza, la sua figura, sembrava essere lì. Mel avrebbe voluto fuggire, ma come? E Michael, "Oh, Michael". Angoscia, terrore, paura. Doveva aggrapparsi a qualcosa. I cristalli, il ciondolo. Lo strinse, respirandoa fondo. Non stava migliorando, ma provò a parlare.* S-Smettila. Pazza. Socio-Sociopatica. 𝐉𝐀𝐌𝐄𝐒: Si, ma non fargli così tanto del male. * Le si rivolse quasi con pietà. Sapeva che quella natura poteva essere letale, lui era stato da entrambe le parti. * 𝐉𝐄𝐒𝐒𝐈𝐄: Fargli così del male? Suvvia, del sano terrore sarà in grado di saziarmi per un po'. E tu? Che c'è, non vuoi nemmeno favorire di questo grandioso banchetto che ci si sta presentando dinanzi? Resisti a quello che siamo? Un gran peccato. Vorrà dire che ce ne sarà di più per me. *Vedeva, percepiva, conosceva le loro paure, i loro segreti, quel che più li portava a sentire il viscerale e pungente desiderio di scappare. tremare e piangere. Era divertente, estremamente divertente, specialmente quando lei stessa era tanto disperata da ridursi a provare odio per chiunque. A quel punto i suoi occhi tornarono normali e l'influenza lentamente andò svanendo* 𝐉𝐀𝐌𝐄𝐒: Io non so come te. Ti rispetto, ma fai quel che vuoi. Piuttosto muoio di fame. * Rispose gravemente mentre alcune paure gli sfioravano il naso, gli pizzicavano i desideri più reconditi della sua natura. Deglutì mentre quegli occhi cangianti cercavano un appiglio in quella donna così diversa da lui. Era in estrema difficoltà, lo era davvero ed il suo volto mutò cercando di rincorrere quei pensieri. Sospirò, la lingua corse velocemente sul proprio labbro inferiore e non si accorse nemmeno di aver rubato un dettaglio pauroso da quelle loro menti. Ora il suo cuore era infranto, totalmente infranto. Ricordò per attimo cosa significava essere un umano e ne percepì angoscia e nostalgia. Gli mancava essere se stesso, gli mancava essere James, quel James, quello stupido e allegro, quello che avrebbe fatto qualsiasi cosa tranne rubare le paure perché, in fondo, lui era stato tirato su dalle paure e dalle fortezze. Senza accorgersene una lacrima gli rigò il volto, verità era una: era ancora umano dentro.*
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geminicolecollins · 3 years
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[ James & Hope _ Street _ #Ravenfirerpg _ #RandomMiniStaff _ ]
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* Erano nel bel mezzo della strada, chissà quale cosa erano andati a fare insieme come al loro solito, come due fratelli. Quei due erano davvero inseparabili ormai. Le mani del ragazzo, ricoperte dai guanti che si utilizzavano per la neve, si allungarono verso la ragazza mentre un sorriso felice si delineò sul volto del ragazzo. * « Ehi, vieni vieni! Guarda il cielo lassù! Potrebbe nevicare da un momento all’altro! Ti va se restassimo qui stanotte e non rientrassimo in roulotte? » Hope Bella Laurant *Lo guardai sorridendo alle sue parole, ero distratta ma ero felice di avere James vicino* E se scomparirò poi? Sai che può accadere. Di solito non vedi quando accade *Sospirai. I momenti che passavo da spettro a volte mi mettevo ad osservarlo. Non lo so James mi dava la calma che solo un fratello poteva darti. * Come va con la tua ragazza? Ci hai chiarito? *chiesi curiosa*
James Cole Collins * Hope era sempre stata al suo fianco e il bene che provava era semplicemente esplosivo. Lo si notava dallo sguardo, dal sorriso, da ogni lineamento del suo viso che si modellava allegramente. Quella frase, però, sullo scomparire fu un colpo al cuore. Sapeva che scompariva di tanto in tanto, ma in quel momento pensò ad una scomparsa definitiva. Senza Hope sarebbe stato perso. * So che non ti vedo, ma ti sento, ti percepisco. Hope, sapere che scompari e poi ritorni da me mi fa sentire... bene. Ecco. Quindi non pensarci. * Sospirò con lei, ma alla fine sul suo volto si dipinse un sorriso. * Mmh... è una situazione strana... ancora, purtroppo. Non so.. però il mio orgoglio mi sta uccidendo. Hope Bella Laurant E allora parlale, smettila di essere orgoglioso davvero, passi solo per un ragazzo stronzo che non sei.. È questo che vuoi sembrare? *lo guardai seria, non che non lo era quando ci eravamo conosciuti avevamo discusso come nessuno ma sapeva che dicevo la verità. Lui era fantastico e le persone meritavano seconde chance* James io pagherei per uscire con un ragazzo, per provare quelle emozioni che neanche ricordo.. ma non posso uscire con nessuno perché chi uscirebbe con una fantasma che potrebbe scomparire mentre parlano... Non so neanche se ero innamorata quando sono morta, se ero felice.. non so nulla di me.. almeno tu qualche certezza la hai..
James Cole Collins Sì, voglio sembrare uno stronzo, mi ha fatto soffrire e non me lo sarei mai aspettato una cosa del genere da lei. E’ sempre stata dolce con me, nonostante il suo modo di fare estremamente organizzato.... Probabilmente è colpa di questa mia natura, essere dooddrear per una come lei forse è una fatica.
 * Ricambiò il suo sguardo con la medesima serietà altrui: Hope aveva sicuramente ragione ma la cocciutaggine di James non era da meno. Il ragazzo, infatti, secondo le sue logiche, non aveva di certo sbagliato, d’altronde fare come si era fatti, come si soleva dire, non era di certo sbagliato. * 
Lo so, ma non devi pagare per uscire con il tuo fratellino acquisito e continuare a vivere con me. Poi... Dovresti, dovresti fare esperienza con qualcuno, anche soltanto parlare e ascoltare. Agli umani servono figure come sei tu, sei saggia e carismatica, chiunque ti vorrebbe al suo fianco... E non voglio che scompari, ma se un giorno lo farai significa che sarai in pace e che prima o poi ci vedremo da qualche altra parte.. 
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geminicolecollins · 3 years
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#RᴀᴠᴇɴFɪʀᴇʀᴘɢ Rᴏʟᴇ Fʟᴀsʜʙᴀᴄᴋ Mɪʟʟɪᴇ Hᴏᴍʙʀɪᴅɢᴇ & James Cole Collins Aɢᴇɴᴢɪᴀ Sʜᴀᴅᴏᴡ
*Dopo aver salutato Hunter, Millie si prepara ad accogliere un nuovo testimone. Giornata impegnata quella, per la Dood. Ma una come tante altre, d'altronde. Ed ella non può che sentirsi sempre più soddisfatta, perché il file che contiene i dati, le informazioni, i recapiti e le dichiarazioni dei testimoni non fa che aumentare. Tuttavia... Non che questo contribuisca a rendere il quadro che la donna ha in mente più chiaro. Anzi. Rimane che Millie continua a sapere le solite cose di base: una strana nebbia ha invaso la città e reso tutti deboli (e di quella lei si ricorda), alcuni sono scomparsi, senza alcun tratto in comune se non la natura umana originale, o almeno apparentemente, ed è successo in diversi luoghi della città... Ma Millie non sa ancora tutte le storie. Non sa come. Non sa perché. Non sa chi. Non sa nemmeno se ci sia un chi. Se ci sia una ragione. Sa solo che un gruppo di persone una volta umane... Ora non lo sono più. Millie si affaccia alla porta del proprio ufficio, puntando lo sguardo sul giovane in sala d'attesa ed offrendogli un sorriso educato. * James Collins? Prego, vieni pure. *Millie accoglie il giovane nel proprio ufficio. * Siediti pure, posso servirti qualcosa? *Gli domanda, reclinando il capo, ospitale come sempre... Ben sapendo che qualcuno è più incline a parlare se si sente a proprio agio. Millie si porta una mano al petto, dunque. * Io sono Millie Hombridge, grazie mille per essere venuto, apparezzo molto la tua disponibilità. James Cole Collins * Gli occhi cangianti di James si erano illuminati di rancore quando aveva ricevuto quell'invito dal commissario e, ora come ora, si trovava lì, in quel posto così obsoleto e diverso dal suo essere che avrebbe sputato a chiunque gli avesse detto una parola di più. Non credeva nell'istituzione della giustizia, non ci aveva mai creduto il nostro Collins che aveva sempre vissuto al confine della propria realtà, costretto a combattere ogni giorno per una giustizia più vera che avrebbe fatto tutti uguali. Uguali. Che bella parola quella, ma con il tempo il Collins aveva notato come questa si fosse assolutamente svuotata d'ogni significato possibile. Non v'era giustizia nella vita, non ve ne sarebbe mai stata, o, altrimenti, egli non avrebbe mai perduto la sua umanità. Vedere uscire da quella stanza in cui egli sarebbe entrato il giovane e famoso Hunter Cook lo fece sentire per un attimo la feccia di una società ormai già frantumata. Quel ragazzo era così diverso da lui, aveva tutto, aveva qualsiasi cosa mentre a James cosa restava? Soltanto una misera roulotte ed un vuoto incolmabile. Quando la donna apparve dinanzi a lui, le dita del giovane accorsero fra i capelli e con un movimento buttò le ciocche corvine all'indietro. * « Sì, sono io. Entro allora... » * Pronunciò e con sguardo vispo si accomodò su una poltroncina mentre ella stava ancora dandogli il permesso. James era alquanto particolare, era uno che ascoltava più se stesso che gli altri, più il proprio cuore che i soliti convenevoli. * « No, sto bene così. Grazie... Mi sento a mio agio. » * Rispose a quell'inclinar la testa della donna e sospirò. James aveva vissuto l'infanzia tra l'ufficio dello sceriffo e le sbarre di una prigione che deteneva al suo interno il proprio padre. Non aveva bisogno di nessun convenevole per sentirsi a proprio agio, d'altra parte lui, ancora una volta, era la vittima del destino e non il fautore. * « Di nulla. Non potevo fare altrimenti, quell'evento mi ha sconvolto la vita. » Millie Veronica Hombridge *Millie dunque annuisce verso il ragazzo. Generalmente, ella possiede l'empatia necessaria per approcciare persone come lui - vittime, che non hanno avuto abbastanza aiuto. Cosi' come possiede la necessaria tenacia per tenere testa a chi ha torto. Ma in quell caso… Millie non e' certa di trovarsi nella giusta posizione. A compiere le giuste azioni… Perche' la costante sensazione di starsi imbarcando in un caso troppo grande, troppo pericoloso, la opprime costantemente... Ma, di certo, quello non l'ha mai fermata prima. * Ok, dunque… Non voglio addolcirti la pillola, ti faro' domande piu' o meno specifiche, ma tu sei libero di rispondere o meno… Ovviamente, qualunque cosa tu possa condividere con me, qualunque dettaglio… E' fondamentale. Sei libero di fermarmi quando vuoi. *Specifica, assicurandosi di essere chiara in cio' che dice, e che il messaggio passi al ragazzo, prima di annuire, sia a se stessa che a lui, come fosse un segnale. * Vorrei prima chiederti di raccontarmi cosa ricordi. Della sera prima del rapimento. Se ricordi cosa stavi facendo e dove. Degli eventi durante, qualunque cosa tu possa ricordare, e' d'aiuto. Se ricordi dove sei stato ritrovato e come... *Elenca, e seppure ci siano decine e decine di domande specifiche, Millie termina li' la propria lista, decisa a lasciare carta libera al ragazzo di esprimersi come piu' desidera. *
James Cole Collins * Non vi sarebbe mai potuta essere posizione che avesse potuto reggersi di fronte a quel James che, ora come ora, aveva di fronte a sé una donna che avrebbe potuto fare due cose, ovvero continuarlo a condannarlo al ricordo di una vita spezzata o aiutarlo a scoprire chi l’aveva reso ciò che in quel momento era. In tutto questo, stare in bilico sembrava essere l’unica possibilità del tale i cui occhi scorrevano sull’altrui figura, cercando di capirne più dettagli possibili. Raccontare qualcosa di sé, di quel mutamento fisico e interiore che il ragazzo aveva subito non era di certo cosa semplice e, in quel momento, qualcosa dentro di sé gli sussurrava che quel cambiamento avrebbe soltanto potuto essere compreso da lui stesso: mutarsi, ritrovarsi dooddrear era stato infatti una sofferenza enorme. Il passaggio dall’essere uno qualunque ad essere un sovrannaturale portava con sé un fardello pesante, un boccone amaro difficile da deglutire. Deglutire... Deglutì davvero il nostro Collins e con la propria saliva ingoiò anche quella pillola amara a cui era destinato: il proprio ricordo. *
« Ok. Chiaro. Tutto... Quel poco, o meglio... Sì, grazie.  »
* Rispose mentre la sua mente, già in balia dei suoi ricordi, incominciò a rendere le sue parole più confuse, sembravano infatti rincorrere le parole altrui, ma in ritardo rispondeva a tutto. Il trauma probabilmente incominciava a rifiorire. Come se l’altra fosse una psicologa, James chiuse leggermente gli occhi, riportando davanti a sé le immagini che lo avevano portato ad essere quello che ora era. Per un secondo  sentì addirittura il profumo del suo sudore umano, il ricordo di come percepiva la propria roulotte, Rosalie, l’odore della benzina. I ricordi lontani e quelli recenti si mescolavano ricreando scene che mai pensava di poter ricordare ancora. * 
« Vivo in una roulotte da quando sono nato. La mia vita è un come un flagello, ma mai avrei potuto pensare di diventare il flagello stesso. Quel rapimento, il rapimento dei ‘non so chi’, è così che buffamente li chiamo, è stato devastante eppure un volto, una donna dai capelli biondi come il grano, è l’unico volto che ricordo. Non so come si chiami, l’ho ritrovata un giorno e l’ho solo minacciata, ma lei...lei non ricordava niente, assolutamente niente. La donna mi ha portato nel bosco, mi ha ferito, ho cercato di difendermi, ma qualcosa è andato storto e mi sono ritrovato in un altro luogo. Ha presente quando ricorda di sapere di essere stata altrove ma non ricorda dove? Ecco, è questa la sensazione. La sensazione di una con...di una condanna eterna.. »
* Il suo cuore perse un battito, il battito dell’umanità perduta. *
Millie Veronica Hombridge *Millie rimane ad ascoltare cio' che il ragazzo le dice, prendendo appunti di tanto in tanto, di qualunque dettaglio venga dalle sue parole che possa essere d'aiuto... Non che, oggettivamente, la Dood abbia molto materiale in mano. Non possiede le informazioni necessarie e forse... Non le avrebbe mai avute. Quei buchi di memoria nelle vittime, di certo, non aiutano. Ma e' pur sempre un tassello, un indizio. Che tutti loro... Abbiano perso frammenti di ricordi cosi' fondamentali, e' qualcosa che li accomuna. Anche se senza dubbio, deve trattarsi di qualcosa di debilitante.* Questa donna dai capelli biondi ha un nome che puoi ricordare? O te ne ricordi il volto? *Domanda interessatata a quei dettagli. Se si fosse ricordato del suo volto nello specifico, Millie ci avrebbe messo poco a contattare il profiler della stazione di polizia cosi' da poter magari incontrare James... Ed avrebbero potuto avere un volto da cui partire. Ma ovviamente, quelle sono tutte supposizioni. Millie si schiarisce la voce, dunque, reclinando il capo. * E di questi luoghi di cui hai parlato; ricordi qualcosa? Una collocazione, qualunque cosa...? *Millie non e' insensibile. Anzi, il suo cuore duole all'idea che cosi' tante persone abbiano sofferto e stiano tutt'ora, soffrendo. Eppure, il suo lavoro prevede un certo livello di distacco... Benche' Millie non sia nuova, all'idea di rendere il proprio lavoro molto piu' personale di quanto non sarebbe mai dovuto essere.*
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geminicolecollins · 3 years
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[ James Mood _ about #SpookyRavenfire situation _ #Ravenfirerpg ]
* Il caos. Cos’era il caos se non il travaglio per raggiungere una lunga pace? Cos’era se non il motore dell’esistenza? D’altra parte, senza il caos, James non sarebbe vissuto e, probabilmente, non sarebbe proprio nato. Suo padre non era una persona qualunque, non era quel padre che tutti avevano sempre sognato: aveva fatto letteralmente avanti ed indietro dal carcere, costringendo suo figlio James a vivere di tanto in tanto a casa Walker. Lo sceriffo lo aveva aiutato a fare ordine nella sua mente e con lui anche il figlio Kaleb, ma James si era ritrovato nel caos. Il vero padre di James non era Forsythe, bensì propriamente il caos che, a detta di altri, spesso acquisiva il termine di inferno. Non aveva mai visto l’inferno, neppure ci credeva James Cole Collins che, a modo suo, pensava che la sua vita lo fosse. Non credeva in Dio, né nell’Aldilà, né in nulla che potesse andare oltre la concezione materialistica della vita, piuttosto era convinto che quell’inferno fosse la metafora della bestialità della vita stessa. Il mondo era malato e con esso anche lui si era ritrovato malato, senza umanità e... stranamente /Dooddrear/. Era una condanna essere un altro, non essere più, o meglio mai più, se stessi. Aveva cercato di divertirsi, aveva cercato disperatamente di essere se stesso, di non sentire quella sovrannaturalità crescergli nel petto, ma.... il caos lo umiliò, lo devastò, lo costrinse ad abbandonare tutto. Anche il proprio corpo. E “perì” il suo corpo, svenne, mentre un urlo lancinante fuoriusciva dalle sue labbra. Gridava dolore, aiuto, famiglia, amici. Gridava, ma era un urlo muto, un urlo che solo la sua mente avrebbe sentito. Svenne davvero. Ora come ora, sfiorito a terra e privo di sensi ma anche privo di ogni suo potere e di ogni sua facoltà sovrannaturale, il giovane Collins veniva pestato, scavalcato, spostato e probabilmente sarebbe morto. Morto. Sarebbe stato possibile morire? Sarebbe stato meglio continuare a sopravvivere? Il destino rispose al suo posto. Il destino rispose con la vita. [ A few days after that night - Hospital ] « Signor Collins... Le sue costole sono migliorate, si stanno rimarginando visibilmente. La dimetteremo fra una settimana.. » * Un occhio si aprì, forse anche entrambi e si sentì il respiro spezzato di James, spezzato dal dolore. Provò a dire qualcosa, ma fu impossibile. Era l’anestesia o qualsiasi roba schifosa gli avessero iniettato che lo faceva stare immobile e zitto. Alla fine, mugolò e provò a parlare. * « Mh.. No-n... muo-io ne-mmeno sta-volta? » * La domanda piena di ironia e di amarezza allo stesso tempo fu l’unica cosa che riuscì a dire per poi sussurrare tristemente. * « Hope... Dov- » * Urlò, colpito da una fitta alla costola, ma forse anche al cuore. *
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geminicolecollins · 4 years
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James & Rosalie _ #Ravenfirerpg #Foundationball _ 23/09/2020 _
#Ravenfirerpg #Foundationball *  Questo viverci lo confondeva, aveva bisogno di un sogno, di una speranza ed era un controsenso dopo tutto quell’orgoglio che aveva fatto fuoriuscire così, un po’ per rabbia, un po’ per amore perso, per cuore spezzato. Sarebbe stato riconosciuto come un pazzo, come uno stupido, come troppe cose, ma non ce la faceva. I ricordi che stavano riaffiorando in quel momento lo stavano rendendo confuso, lunatico, stupido, triste, speranzoso... Sospirò, era fisicamente immerso tra quelle persone di cui non se ne importava minimamente, ma la sua mente era lì dove il cuore era sempre rimasto, immobile, immutabile. Prese il telefono e... * ~ Call during The Foundation Ball to: Rosalie 💔 ~ « ... Ti prego rispondi.. » * Sussurrò, ma i suoi occhi erano poco distanti da quella figura dai capelli biondi . Si diceva “lontani dagli occhi, lontani dal cuore”, ma allora in quel momento che erano nella stessa sala sarebbe valso il detto contrario? Chissà ... * [ https://m.youtube.com/watch?v=WXilW3nFOJ4 ] Rosalie Campbell  Tutto quel danzare e volteggiare le fece venire un gran caldo, così uscì un attimo a prendere un po' d'aria. Non aveva però tenuto in considerazione la temperatura esterna. Rientrò poco dopo per non gelare e si diresse verso il guardaroba per prendere la sua borsetta. Prima di tornare in mezzo alla gente, doveva scrivere a sua madre di non preoccuparsi, di andare a dormire perché tanto avrebbe fatto tardi e che l'avrebbero riaccompagnata a casa. Stava rimettendo il telefono nella pochette quando prese a vibrare all'improvviso. Subito pensò: " Wow! Questa sì che è una risposta veloce ", ma quando girò il telefono vide:           " 𝑰𝒏𝒄𝒐𝒎𝒊𝒏𝒈 𝒄𝒂𝒍𝒍: James ❤️ " Senza nemmeno avere il tempo di pensare, rispose: « Pronto? ». La sua voce tradiva una leggera preoccupazione. Forse era nei guai o si era sentito male e aveva bisogno di aiuto. Qualsiasi cosa fosse, questa volta non l'avrebbe lasciato solo. Non l'avrebbe mai più lasciato solo nelle difficoltà!
James Cole Collins * Quei festeggiamenti che raccontavano la fondazione della città erano una vera e propria turba per il nostro Collins i cui pensieri si rivolgevano, invece, a tutt'altro. Non aveva ballato con nessuno, piuttosto si era ritrovato ad appoggiare la sua schiena contro il muro mentre fra le mani aveva quello stupido cellulare. Sospirò mentre i suoi occhi consumavano quell'aggeggio pensando, o forse meglio immaginando, di sparire in quella tecnologia e probabilmente, chissà, andare anche lì, fra le mani della ragazza che in quello stesso momento, a qualche passo da lui, gli stava rispondendo. * ~ Call during The Foundation Ball to: Rosalie 💔 ~ « ..Campbell.. Lo senti anche tu tutto questo freddo? » *Sussurrò, ma il freddo che lui intendeva non era certamente il freddo che si riferiva all'abbigliamento, no, era quello che provava dentro, quell'immenso inverno che esisteva dentro di lui senza di lei. *
Rosalie Campbell .   Rosalie non capì il senso di quella domanda. James era sempre stato bravo con le parole, molto più di lei, e le sue frasi spesso tradivano significati nascosti, che in quel momento la fata non riuscì a cogliere. Pensò che si stesse riferendo al freddo della notte e che probabilmente il giovane Collins si trovasse all'aperto. In ogni caso, qualunque cosa stesse facendo, aveva pensato a lei e l'aveva chiamata. E questo le riscaldò un po' il cuore.  « Effettivamente, ho un po' freddo, sì » rispose ridacchiando leggermente. « Va tutto bene, James? » chiese premurosa. Ogni volta era un mistero capire cosa si celasse tra i pensieri del dood, ma si trattava di un mistero che Rosalie si preoccupava sempre di risolvere. Soprattutto in quegli ultimi mesi, dove sembrava che pian piano la loro relazione stesse andando oltre la semplice cortesia, ad ogni contatto tra i due, la fata cercava di assicurarsi ch'egli stesse bene o che avesse bisogno di qualcosa... o di lei. James Cole Collins * James aveva sempre sognato di diventare giornalista il che voleva dire tanto: amava scrivere come amava parlare, come amava esprimere tutto se stesso in qualunque cosa egli potesse fare ed eccolo che quel parlare in modo allusivo era la chiara dimostrazione che il ragazzo non poteva fare altrimenti di quel modo così interessante di porsi. Sfortunatamente, o forse fortunatamente, la bella Rosalie era delle volte così tanto concreta che sembrava destarlo perfino dalle sue stesse parole. La risposta che la donna, infatti, gli diede non fece che far sentire davvero del gelo nel proprio cuore, ma il vero gelo lo provocò quella risata leggera, sentore che ella non stava comprendendo appieno le sue parole. * « Allora perché non ti riscaldi con un ballo? » * Propose senza badare ad altre profezie. Era estremamente complicato, avrebbe voluto dire forse altro, ma ritornò a qualcosa di più superficiale, di più materiale eppure di altrettanta intensità se... fosse stato con lui quel ballo, ovviamente. * « E a te, Barbie? » * Pronunciò, cercando di evitare la domanda, ma non resistette ad usare un appellativo con cui la chiamava quando erano a scuola e condividevano l'impegno del giornalino scolastico. * Rosalie Campbell .   Si voltò di scatto in ogni direzione. Il riferimento al ballo per un attimo le fece intendere che lui fosse lì e che la stesse osservando. Il buio della notte però non le permise di intravederlo da nessuna parte. " Probabilmente è vestito di nero " pensò. Sapeva, infatti, quanto gli piacesse indossare abiti scuri, che fossero eleganti, di pelle o casual. " Oppure si è solo nascosto... ma perché? ". Questo e tanti altri pensieri frullavano nella sua mente, intorpidita dal gelo.  L'uso di quel nomignolo non era meno casuale. James era solito chiamarla così quando ancora erano al liceo e stavano iniziando a condividere momenti speciali ed esperienze nuove insieme. Quel tuffo nel passato sembrava essere un indizio, una scia di molliche di pane lasciate apposta dal giovane Collins affinché lei potesse ritrovarlo da qualche parte.  « Sto... bene, direi » rispose, cercando di aguzzare la vista per trovarlo in quella fitta oscurità. Forse, però, aveva trovato il modo affinché lui potesse avvicinarsi a lei. « Ma sfortunatamente ho già ballato con qualcuno e nessuno è riuscito a riscaldarmi abbastanza » continuò. Sapeva che l'acume di James avrebbe colto la leggera punta di malizia che si nascondeva nelle sue parole. Dopotutto, era una fata. / Role Conclusa
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geminicolecollins · 4 years
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_ JAMES & ROSALIE _ 12/09/2020 _
   𝑴𝒐𝒎𝒆𝒏𝒕 – #ravenfirepg | 10.09.2020 ‍ ‌‍‌ ‍ ‌‍‌‍‌      📍 𝑹𝒂𝒗𝒆𝒏𝒇𝒊𝒓𝒆 | ᴄᴀᴍᴩʙᴇʟʟ'ꜱ ʜᴏᴜꜱᴇ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌   Era quasi ora di pranzo. Stavo scrivendo un piccolo pensiero sul mio diario, quando nel scrivere la data improvvisamente ho avuto un flash. 10 settembre... perché mi ricorda qualcos- OH MANNAGGIA!  ‌‌‌‌« James » sussurrai. Presi il telefono, aprii la sua chat e per un attimo mi bloccai... no, se volevo che le cose andassero meglio tra di noi, dovevo essere io la prima a mettermi d'impegno. ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌   « Tanti auguri James! Spero che tu possa passare una bella giornata »  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌‌  Rimasi quasi in trepidazione di leggere la sua risposta. Non che mi aspettassi chissà quali ringraziamenti calorosi, ma forse avrebbe apprezzato il gesto e questo mi bastava.
James Cole Collins * Quando il telefono vibrò e gli occhi del giovane dovettero spostarsi per leggere chi fosse, sentì un tonfo al cuore quando notò il messaggio e soprattutto il nome che esso portava. Era Rosalie. Rosalie. Il cuore gli si fece tremante, ma le sue mani, curiose, sbloccarono lo schermo e i suoi occhi scorsero degli auguri. Si era ricordata. Lei, lei, lei, lei. Chiuse gli occhi, doveva risponderle. * Whatsapp message to: Rosalie > Grazie... Non pensavo ricordassi, sinceramente... > Mi ammazzi [ Delete ] [sent] Rosalie Campbell  Effettivamente me ne stavo dimenticando... ma in ogni caso, quella risposta mi rese felice. Il battito cardiaco era comunque accelerato, ma almeno trassi un profondo sospiro di sollievo. L'avevo colto di sorpresa, era un buon segno! ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌   « Come potevo dimenticarmene... »   « Festeggi stasera? »  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌‌  Non che mi importasse di essere invitata o chissà cosa. Volevo solo che si divertisse e che passasse una bella giornata. James Cole Collins * Pensava che la cosa finisse lì o forse, in parte, ci sperava proprio, ma a quanto pareva Rosalie aveva incominciato una vera e propria conversazione incentrata per lo più su di lui. Alla lettura del messaggio, il ragazzo deglutì e si passò una mano fra i capelli corvini, in segno di disperazione interna. * Whatsapp message to: Rosalie > Come potevi... appunto. > Sì, al Moon Wolves per bere qualcosa. [sent] Rosalie Campbell  Decisi di ignorare quella che poteva essere una punta di sarcasmo e sorrisi al pensiero che almeno avrebbe festeggiato con qualcuno. ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌   « Bene, sono contenta »   « Divertiti! »  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌‌  E la chiusi lì. Non volevo essere troppo insistente. Volevo solo che sapesse che lo pensavo, che non mi dimenticherò più di lui James Cole Collins * Un sospiro di sollievo allietò l'anima del ragazzo che al vedere quel messaggio si sentì assolutamente libero di lei, libero non nel senso cattivo, ma almeno con gli occhi addosso non di una poliziotta. * Whatsapp message to: Rosalie > Grazie! * E fu così che aveva spento la conversazione, ma il problema principale sarebbe stato l'alcool che avrebbe scorso a fiumi durante il suo compleanno. Chiunque conoscesse perfettamente James avrebbe dovuto immaginare che l'alcool l'avrebbe influenzato in maniera catastrofica, o forse no. [...] Si diceva in giro che '' Vino Veritas''. Ore 4.00 di mattina. James non era ubriaco, ma di più, qualcosa di peggio e, come al suo solito, non ricordava niente. Niente se non casa di Rosalie. * Rosalie Campbell  Sorrisi di nuovo nel leggere il suo messaggio. Però questa volta era un sorriso diverso, più pieno di speranza del solito... quasi più vero. " Visto? E' bastato un piccolo semplice gesto. "  Bloccai il telefono e stavo per riprendere a scrivere sul mio diario quando mi bloccai di nuovo. I miei pensieri stavano totalmente divergendo da quello che volevo fare inizialmente, convergendo invece su James. " Dagli tempo, andrà tutto bene " mi dissi. E poi, come risvegliandomi da un incantesimo, cominciai a scrivere.
James Cole Collins
* Ogni volta che faceva festa, il ragazzo finiva per ubriacarsi e continuare a farlo fino a non ricordarsi nemmeno il suo nome, soprattutto quando i suoi sentimenti erano in subbuglio. In quale momento il suo animo era in subbuglio se non in quello? I pensieri di James tornavano a Rosalie come se fossero qualcosa di naturale, l'unica a dire la verità, data la sua situazione psichicofisica. Ricordava a malapena il suo nome, non riusciva nemmeno a pronunciarlo in modo perfetto e scorrevole, ma quel nome femminile, casa sua, il suo odore erano cose che riusciva a ricordare senza alcuno sforzo. Erano circa le 4.00 del mattino quando il giovane Collins si ritrovò, malconcio, davanti casa della bionda. * - Rose? Rose? - * Urlò a squarciagola mentre per lo sforzo barcollava. * Rosalie Campbell .   Non ricordo esattamente cosa sia successo, ma nel bel mezzo della notte, mentre stavo dormendo, sentii chiamare il mio nome. Non mi pareva si trattasse di un sogno, doveva per forza venire da fuori. Mi alzai a sedere, confusa. Guardai la sveglia sul mio comodino, indicava le 4 del mattino. Chi mai poteva essere a quell'ora? Sentii di nuovo qualcuno che mi chiamava, quindi mi alzai e mi diressi verso la finestra di camera mia, che dava sul giardino. Mi stropicciai gli occhi per vedere meglio. Lì, nell'ombra, davanti alla mia aiuola c'era James. Non sembrava fosse sobrio perché barcollava. Doveva averci dato dentro con l'alcol durante i festeggiamenti per il suo compleanno. Temevo che svegliasse mia madre, cosa che probabilmente era già successa. Cercai di raccogliere quel poco di lucidità che avevo e corsi all'ingresso, presi la giacca e uscii.  « James, fa' silenzio. Sveglierai mia madre e i vicini » sussurrai violentemente. Mi strinsi nel mio giubbotto e, ancora con le ciabatte ai piedi, mi avvicinai a lui. « Perché sei qui, James? » gli chiesi, analizzandolo con lo sguardo per vedere fino a che punto si era ubriacato e se avesse bisogno di un appoggio fisico per reggersi in piedi. James Cole Collins * Urlare il nome di Rosalie era come urlare i propri sentimenti ad un vento leggermente fresco e alla stessa anima orgogliosa di James che placava il suo orgoglio per qualcosa di più intenso, di decisamente più umano. L'alcool lo rendeva umano, o almeno così pareva. Barcollante, il giovane continuava a urlare il nome della donna che deteneva il suo cuore come se fosse mezzogiorno seppure era notte. Gli occhi di James erano stanchi, gli si chiudevano quasi autonomamente, ma il suo cuore li tenne aperti quando la bionda si palesò davanti all'ingresso della dimora con una giacca. * « Rosalie Campbell... » * pronunciò mentre barcollava ancora e allungava una mano verso di lei come se ella potesse davvero sostenerlo per sempre. * « Oh, Rosalie... Perché sei tu Rosalie? » * Disse mentre gli occhi suoi brillavano dall'alcol e dalla devozione. * « Mi sei mancata oggi.. » * rispose mentre una leggera risatina inconscia e dettata dall'ubriachezza si faceva strada in lui. * Rosalie Campbell .   Un misto di tenerezza e delusione avvolse il mio spirito. Perché si era ridotto così? Anche se fosse stato per causa mia, per cercare di dimenticarmi, affogare i suoi sentimenti o qualcosa del genere, non avrei mai voluto che arrivasse a questo punto.  Il suo commento interruppe bruscamente un mio sbadiglio. Avevo sentito bene? Gli ero mancata? Uno strano tepore riscaldò le mie membra infreddolite dal gelo notturno. Non potevo negare di aver sentito la stessa nostalgia. Dopo tanti anni, questo era il primo compleanno che non passavamo insieme ed era stata una giornata alquanto noiosa, nonostante la piccola gioia del suo messaggio.  Afferrai la mano ch'egli tendeva verso di me. Era fredda, così la misi tra le mie per riscaldarla un po'. Non sapevo se conveniva che lo facessi entrare o che gli portassi una giacca in modo da poter stare fuori e non disturbare mia madre. « Diavolo, James. Sei proprio messo male » dissi a denti stretti. Mi guardai intorno, alla ricerca di una soluzione, ma il mio cervello non riusciva ancora a ragionare in maniera lucida. No, non c'era altra scelta. « Senti, ti faccio entrare un attimo così ti riprendi e stai al caldo, ma devi promettermi che farai silenzio finché non saremo in camera mia ».
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geminicolecollins · 4 years
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[ James & Hope _ “ Happy Birthday, my girl “ _ #Ravenfirerpg _ #minirole ]
* Quatto quatto entrò nella stanza della roulotte dove sicuramente Hope giocava, dormiva o chissà cosa stava facendo. L’orologio segnava un orario improponibile per il Collins: era mattina, le 11, ora in cui spesso o studiava o dormiva. Quel giorno, invece, James stava aprendo la porta, cercando la sua migliore amica, quella specie di anima gemella, di sorella gemella. Sorrise, aveva un pacchettino in mano, un regalo. * « SORPRESAAAAA! » Hope Bella Laurant *Ero in camera a giocherellale con il tablet quando lo sentii mi spaventai ero abituata a lui che dormiva o studiava a quelle ore* Di solo sono io che spavento te... oooo grazieee *Sorrisi prendendo il pacchettino e quando vidi la collana me ne innamorai* Grazieee, ma sai che non dovevi farmi un regalo. Ma la trovo bellissima *Sorrisi stringendolo forte a me buttandolo sul letto* Questa sera mangiamo pizza? Sushi? Voglio passare una serata sola io e te... ti piace l’idea? James Cole Collins * Quando entrò, la situazione gli sembrò più familiare del previsto: la giovane ragazzina giocherellava con gli tablet e, come al solito, sembrava serena. Quanto amava quella serenità! * « Di solito! Oh.. prego! » * Imitò simpaticamente la ragazza per poi guardare, sperando che le piacesse, come scartava il pacchetto. * « Di nulla! Però non strit-olar-mi » * Disse mentre appoggiava le mani sulla schiena per abbracciarla* « Tu sei la festeggiata, pagherò io, ma decidi tu! » Hope Bella Laurant *Lo guardai sorridendo per poi guardarlo* Se sono la festeggiata dovrei pagare io, comunque pizza. Non rinuncio ad una buona pizza, all’ananas ovviamente. Non guardarmi così sai che la adoro. *Risi spingendolo appena per poi abbracciarlo* Sono così felice anche se non lo so... ha senso festeggiare i compleanni? Sono morta dopotutto.. in un certo senso... James Cole Collins * Gli occhi cangianti di James si ingrandirono, o meglio si spalancarono non appena udì quella bestemmia all’ananas. * « No, no, devo farti cambiare idea su questa cosa. La pizza si mangia rossa con würstel e patatine! » * Rise leggermente per poi continuare: * « Dato che è il tuo compleanno, non dirò nulla e se proprio vuoi quella.... Potrei chiudere un occhio o anche due. Mi basta vederti sorridere. E non mi spingere! Ti prendo e ti faccio il solletico! » * Alla fine le parole della giovane lo rattristarono. Era morta, questo era vero, ma lei, secondo lui, era la più viva tra tutte le persone che conosceva. Essere amici di un fantasma... Quel mondo così strano... Oh James! * « Non sei morta. Tu sei morta solo fisicamente. Tu sei morta solo per loro, solo per chi ti conosceva e di cui non ti ricordi... Per me... per me sei la persona più viva dell’universo. Sei tu, anche trasparente rimarresti tu. » Hope Bella Laurant *Risi alle sue parole scuotendo la testa* No mozzarella, prosciutto cotto ed ananas. È l’unica di cui sento i sapori e lo sai.. non giudicarmi idiota *Risi guardandolo spingendolo appena scuotendo la testa* No il solletico no.. James *Urlai ridendo dimenandomi* Sei dolce a dire tutte queste cose... e che non so vorrei vivere in parte la mia vita, fare qualcosa che mi piace ma potrei? Insomma non so neanche cosa mi piace fare... stressare te é sicuro *Risi divertita guardandolo negli occhi* James Cole Collins << E' un sacrilegio! Dai, ti prego, non puoi farmi questo! Non sei affatto un'idiota, ma ti prego.. >> * Rise con lei mentre scuoteva esattamente allo stesso modo della ragazza la testa anche lui. Era incredibilmente così stramba da poter avere soltanto la voglia di amarla come una sorella, come una vera sorella. * << Sì, il solletico sì! >> * E le sue mani erano già lì, pronte a rendere tutto più divertente, sul corpo della ragazza che si dimenava. * << Puoi tutto, a Ravenfire ovviamente, ma anch'io sono prigioniero di questo dannato posto ormai, quindi possiamo fare qualcosa insie- Ah, no! Stressare me non è nei miei hobby preferiti, però! >> * Pronunciò e con fare divertito le diede una piccola spinta con il gomito del braccio, tipo come si davano le pacche sulla spalla una volta. *
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geminicolecollins · 4 years
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Hope&James - House _ 25/07/2020
*Ero tornata dall’ospedale e avevo vagato un po’ come spettro anche all’interno del luogo dove vivevo con James che io consideravo la mia casa, dopotutto non sapevo neanche se ne avessi avuto una prima dell’incidente. Non ricordavo nulla se non poche cose che in questi avevo assemblato ma James mi aveva dato la cosa più vicina a una famiglia* Congratulazioni. *Sorrisi apparendo all’improvviso mentre lui chiaramente non si aspettava la mia presenza* Dai continua. Continua a fare lo stronzo con Rosalie ti riesce benissimo. Fai finta di non conoscerla, trattala come se fosse un animale. Vincerai un premio per la miglior assenza di neuroni. Ma per favore continua pure.. James Cole Collins * James non si sarebbe mai aspettato dalla vita un dono come Hope, la persona più vicina ad una sorella che non aveva mai avuto. L’aveva conosciuta in ospedale e non aveva mai più pensato ad una vita senza di lei. Il problema era solo uno: il suo essere fantasma e ficcanaso. E anche in quel caso lo era stata. James aveva il telefono ancora in mano, ma, appena ascoltò la voce di Hope, gli occhi puntarono verso... lei. * « Mi fa piacere che mi riesca benissimo. Se lo merita, Hope. E- No, non dirmi così! I neuroni mi funzionano così come ha funzionato il cuore.. » Hope Bella Laurant *Sospirai scuotendo la testa, sapevo che a volte odiava il mio ficcanasate ma mi amava anche per quello* Ma perché? Insomma è una ragazza bellissima e dolcissima. Che è successo tra voi? Guarda che si vede che non ti è indifferente anche se fai lo stronzo. *Lui sapeva quanto io fossi gelosa delle ragazze che gli ronzavano attorno quindi il fatto che Rosalie mi piaceva doveva pur significare qualcosa* E non provare ad andartene perché sai che non puoi sfuggire dal parlare con me. James Cole Collins * Spesso Hope era insolita, o forse meglio così tanto affettuosa e predisposta all’amore e alla condivisione fraterna con James che non si accorgeva di esagerare o di apparire stravagante agli occhi di quel ragazzaccio che, invece, dal canto suo, non aveva mai visto così tanto amore. Fortunatamente a James piaceva quel modo di fare, lo faceva sentire in qualche modo accettato, curato. * « Sono stato... beh... abbandonato.. Quando, quando sono stato preso da quei poliziotti e reso colpevole come tanti altri lei non c’era. Tu ti sei disperata, un ragazzo mi ha aiutato, Ashley mi ha tradito e poi ha cercato di chiarire con me, ma lei è stata lì, immobile, come se.... come se io non esistessi. Ho vissuto una vita come se io non esistessi. Non so chi è mia madre, non vedo mio padre da una vita.... io, per quanto posso essere stronzo, non penso di essermelo meritato. » * Ed eccolo con il cuore tra le mani eppure gli occhi decisi per quel che stava blaterando. James era uno stronzo, o meglio lo faceva, ma perché sentiva dentro di non poter fingere. Non ci sarebbe riuscito, era troppo deluso. * « Non scappo, ma... questa è la storia. È una brutta storia come lo schifo di me. Sono nato come una brutta storia, ma... devo risollevarmi, me lo sono promesso, te l’ho promesso... » Hope Bella Laurant *Lo guardai prendendo le sue mani guardandolo negli occhi sospirando* James... io non sono una tua responsabilità , e sai che io voglio aiutarti. Noi due siamo una famiglia no? Per cui come vedi magari la vita faceva schifo ma ora ne hai un’altra e devi costruirla al meglio. *Sorrisi guardandolo negli occhi scuotendo la testa alle sue parole* Hai paura di essere abbandonato di nuovo da lei, per questo fai il freddo lo capisco. Magari lei non è perfetta come non lo sei tu ma le persone sbagliano James, fanno degli errori e tutte meritano di poter rimediare di avere una seconda possibilità. Insomma io sono morta ed ora sono qui. Non so perché. Magari da dood ero una stronza assassina, spietata. Non possiamo saperlo ma tu mi vuoi bene comunque. *Quello che volevo dire e che a volte bisognava conoscere le persone di oggi cancellando quelle che erano ieri* James Cole Collins * Quando il ragazzo udì le parole della fantasma non riuscì a trattenere un sospiro combattuto, aveva proprio ragione. * << Io... accetto volentieri il tuo aiuto, ma Hope! Hope, devi rendermi più umano possibile, io non voglio sembrare un mostro. Non sono nato un Dooddrear, è brutto esser diventato una cosa che non si è scelto. sì, siamo una famiglia. Tu sei la mia unica famiglia. Mio padre non torna qui da anni e non ho mai conosciuto mia madre, lo sai bene, te lo raccontai una volta... e.. Tu sei l'unica, l'unica in tutti i sensi. >> * Beccato! * << Non volevo essere abbandonato già dalla prima volta! Non volevo, ci tenevo. Non faccio il freddo, se avessi dovuto fare il freddo non l'avrei mai più calcolata, sto cercando soltanto di tenermi al sicuro. Ci sto troppo male per quel che ha fatto, io credevo lei fosse sincera con me, ma evidentemente mi sbagliavo. Ho sbagliato tutto, ho sbagliato a tentare di amare una persona, non me l'hanno mai insegnato e dovevo continuare a vivere non avendone la consapevolezza. Non potevi essere una Dooddrear fredda e spietata e se fosse così avevi sicuramente qualche ragione, ma lei che ragione aveva di disinteressassi di me quando le avevo dichiarato quasi il mio amore esplicitamente? Sarò stupido, ma non capisco... E penso di non capirlo mai.>> * Fece spallucce mentre il suo sguardo vagava nel frattempo nel vuoto, perso tra i pensieri non detti e quelli espressi. * Hope Bella Laurant *Lo guardai abbassando la testa* Ed io sono nata dood e non vorrei essere un fantasma senza ricordi. Ma lo affronteremo insieme. Tu sei umani James. Non importa cosa sei importa chi scegli di essere, ricordalo. *Sorrisi stringendi la sua mano* Magari ha fatto un errore ma quella ragazza è chiaro che prova qualcosa per te James. Devi lasciare alle persone una seconda possibilità perché nessuno è perfetto ma chi ti ama corregge i suoi errori. E l’amore può curare il dolore. E se ti farà soffrire una seconda volta pago qualcuno per farle del male *Risi sdrammatizzandolo stringendolo forte a me* Ed ora fammi un sorriso... È il mio compleanno ricordi? James Cole Collins * Quando il ragazzo si accorse che ella aveva abbassato il capo gli parve quasi impossibile non fissarla con quei suoi occhi cangianti. * « Ricorderai... Sono sicuro che ricorderai qualcosa. In fondo, in un modo o nell’altro, incontrerai qualcuno, toccherai qualche oggetto... non so come funziona, ma capiterà. Io me lo sento... Questa è frase più bella che qualcuno avesse mai potuto dirmi: non importa cosa sei, importa chi scegli di essere. Sei un regalo, Hope. Tu sei il mio regalo. » * Gli occhi di James erano pieni di tenerezza mentre la sua mano la stringeva forte come a non volerla mollare per sempre. * « Sei sicura? Dici che non ha mai finto? Non lo so... sono molto confuso.. A me nessuno mi ha dato una seconda possibilità, perché io devo darla a loro?.. » * Disse come un bambino capriccioso per poi fare spallucce. * « Ci penso.. Sì, anche due, tre.. diecimila sorrisi, principessa sis. » * Rise appena e alla fine le schioccò un tenero bacio sulla guancia. *
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geminicolecollins · 4 years
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James & Rosalie _ Lake _ 21/07/2020
   𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ « Ciao James! Come va? » ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ « Avrei bisogno di parlarti. Dove e quando ci possiamo vedere? » James Cole Collins * Quando vibrò il telefono e vide quel nome, l’anima del Collins si congelò. Era Rosalie, Rosalie Campbell, ovviamente. Bastardo come non mai, seppur si sentiva lacerare il cuore dal di dentro, James visualizzò e non rispose per un paio d’ore. Alla fine cedette. * Whatsapp message to: Rosalie 💔 > Ciao. > Ci conosciamo? Non ho il tuo numero. [sent] *Stronzo, un vero stronzo. * Rosalie Campbell .‍‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌ Era davvero possibile che avesse eliminato il suo numero? Il cuore di Rosalie batteva all'impazzata, le sudavano le mani e per poco non le mancò il respiro. ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌  ‍ ‍ ‌  ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ « Sono Rosalie... » James Cole Collins * Sorrise quasi come quando era appena adolescente e aveva imparato a fare a botte. Era una sensazione quasi soddisfacente seppur lacerante. * Whatsapp message to: Rosalie 💔 > Ah, tu. Dimmi. Rosalie Campbell .‍‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌ Quanto odio in quelle poche ma incisive parole... Rosalie si sentiva — giustamente — umiliata ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌  ‍ ‍ ‌  ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ « So di meritare tutto il tuo disprezzo, ma desidero parlarti... se vuoi »
James Cole Collins * Alla lettura del messaggio il ragazzo finì per sussurrare un “bene” * Whatsapp message to: Rosalie 💔 « Pft. Ho percepito, vabbè. Si, penso di essere pronto alle tue stronzate » [delete] « Ok. Vediamo cosa inventi. » Rosalie Campbell .‍‌ ‍ ‌  ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌  ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ « James, puoi per favore evitare di fare così? Non aiuti per niente. Mi sento già abbastanza una merda, non ho bisogno che me lo ricordi costantemente » ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ « Ti ho detto che voglio semplicemente parlare. HO SBAGLIATO e voglio chiederti scusa. Non pretendo che tu mi perdoni o che dimentichi tutto, hai tutte le ragioni del mondo per non farlo e ti capirei. Ma permettimi almeno di provare a rimediare, in qualche modo » ‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌ Non era sicura di volergli mandare quel primo messaggio, ma alla fine lo fece lo stesso. Per quanto fosse nel torto, pretendeva comunque di essere rispettata e non ulteriormente mortificata. Era già abbastanza difficile per lei ammetterlo e chiedere ammenda. James Cole Collins Whatsapp message to: Rosalie 💔 « Io non aiuto te. Tu non aiuti me. 1 a 1, palla al centro. Sai bene che la merda non la senti soltanto tu.» « ok. Dove e quando per ascoltare questo sermone allora?» [sent] * Quella spontaneità che non aveva quasi mai visto in Rosalie lo trafisse, ma non faceva nulla, non gli faceva male, anzi. Sospirò e chiuse gli occhi, passando una mano sugli occhi. * Rosalie Campbell .‍‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌ Aveva accettato di vederla! Forse c'era una speranza, piccola piccola, ma c'era. Sarebbe stato doloroso, molto più di quanto già non le facesse male leggere quelle parole. ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌  ‍ ‍ ‌  ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ « Anche adesso. Dove ti fa più comodo. » James Cole Collins Whatsapp message to: Rosalie 💔 > Lago.… 
.‍‌ ‍  Rosalie Campbell ‌ ‍ ‌  ‌ ‍ ‌ Il luogo del loro primo bacio. Che sia il segno di un nuovo inizio? Il barlume di speranza stava pian piano diventando scintilla. ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌  ‍ ‍ ‌  ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ « Sarò lì tra 10 minuti. »
James Cole Collins Whatsapp message to: Rosalie 💔 > Va bene. …
Rosalie Campbell .  ‍ ‍ ‌  ‍‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌     𝑾𝒉𝒂𝒕𝒔𝒂𝒑𝒑 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒆 to JC ❤️ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌                ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌  ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌ [ seen ✔️✔️ ] James Cole Collins * Quei dieci minuti passarono così lentamente che parvero anni, secoli. L’umore di James si scuriva pian piano creando intorno a sé così tanta negatività da sentirla perfino egli stesso. Da umano le reazioni sarebbero state diverse, da umano non sarebbe nemmeno accaduto tutto quello che era per l’appunto successo, ma da Dooddrear tutto era più amplificato, tutto faceva più dannatamente schifo. Prima di lasciare la roulotte ed avviarsi per il lago, si guardò un attimo allo specchio, sussurrò qualcosa di nettamente incomprensibile mentre indossava il suo cappellino grigio che non abbandonava mai e, alla fine, con il magone in cuore, si avviò. La moto sfrecciava quasi come facevano i suoi pensieri. Rivedere Rosalie non sarebbe stato facile, ascoltarla e fingere di non provare niente non sarebbe stato facile, niente lo era. Ora come ora, era arrivato al luogo d’incontro. Gli occhi cangianti guardarono più punti finché non la riconobbe. Era lì, proprio davanti il lago, proprio dove si erano scambiati il primo bacio. Deglutì, era proprio pronto a fare il bastardo? * « Sei puntuale come sempre. » * Una nota d’appunto, ma la voce era fredda, seppur un lieve tremore avrebbe potuto essere percepito, ma James lo mascherò con un movimento: una mano nella tasca dei jeans neri. * Rosalie Campbell   Già tremava. Le sudavano le mani e aveva lo stomaco completamente bloccato. Uscì di casa correndo, entrò in macchina e raggiunse il lago in pochissimo tempo. James non era ancora arrivato e forse era meglio così. Almeno aveva modo di raccogliere tutto il coraggio di cui aveva bisogno. Cercò di riportare alla mente il giorno in cui proprio lì i due si erano scambiati il loro primo bacio. La felicità e l'emozione di quel giorno le trasmisero pace e speranza.  Dopo pochi minuti, James la raggiunse. Lei era voltata di spalle e non lo vide arrivare, ma sentì il rombo della sua moto e iniziò a prepararsi mentalmente alla lunga discussione che avrebbero avuto. Si girò a guardarlo. Indossava la canotta bianca e il cappellino che lei tanto amava. Il cuore le sussultò nel petto, proprio come quando lui l'aveva presa tra le sue braccia la prima volta. Tutti i bei momenti che avevano vissuto insieme le tornarono improvvisamente alla memoria e un timido sorriso osò spuntare sulle labbra della fata.  « Non potevo assolutamente tardare » disse guardandolo negli occhi, così scuri e penetranti e che le avevano sempre trasmesso una grande sicurezza. « Anzi, a dire la verità, avrei potuto evitare di aspettare così tanto per parlarti… quindi, non direi che io sia stata così puntuale, almeno su questo… » continuò dopo qualche attimo. Il tono un po' ironico che aveva usato non era per sminuire il problema quanto per evitare che si andasse dal primo momento nel vivo della questione. James Cole Collins * Se c’era una cosa che poteva tremare, quello era sicuramente il cuore di James, seppur gli occhi rimanevano stabili, aperti, immobili eppur curiosi nei confronti di quella bionda che egli aveva amato caldamente, ma di cui ora come ora non sapeva cosa pensare. Aver scelto quel posto per incontrarla era stato del tutto errato, probabilmente, perché, invece di mettere in difficoltà la giovane, aveva posto in difficoltà egli stesso. Era lì, proprio in quel punto, che tutto sembrava essere incominciato e lì, nello stesso punto, o sarebbe ricominciato o sarebbe finito per sempre. O tutto o niente, proprio come i giochi soliti dei Wolves, ma questa era un’altra storia. La negatività che caratterizzava non solo l’anima del Dooddrear faceva letteralmente schifo, invadeva i metri intorno a sé e avvelenava non solo sé, ma anche chi gli stava intorno in un certo qual senso. Incontrare Rosalie in modo serio era troppo forse, troppo per davvero. I suoi passi continuarono fino ad arrestarsi quando non si trovò vicino a lei. I biondi capelli, quegli occhi espressivi e misericordiosi... ah, Rosalie, perché sei tu Rosalie? Perché la vita ha donato a questo tale barbaro e immondo una preziosità così e non lo comprende ancora, facendo di te soltanto un muro post-orgoglio? * « No, non potevi. » * La voce di James risulta grave, pronta quasi a ferire. Quello era proprio un ammonimento, uno di quelli pronti a dire qualcosa di vero e a non essere ribattuto. * « Non sono ancora morto. Se lo fossi stato mi avresti dovuto cercare da fantasma e avresti dovuto inventarti qualcosa per farti ricordare. Sarebbe stato forse quel che meritavi, ma sono vivo. Seppur non umano, vivo, ti guardo e parlo.... E ricordo. » * Continuò rispondendo a quel suo tono ironico con uno più serio, lo stesso tono che avrebbe usato un giornalista. * Rosalie Campbell  Il momento di piangersi addosso e di rimproverarsi per le proprie azioni era finito. Non aveva senso mostrarsi debole e puntare sulla pietà per far leva sul giovane Collins. Non si sarebbe raddolcito così facilmente. Se voleva far – di nuovo – breccia nel cuore e nella mente di James doveva puntare sulla ragione. Non c'era spazio per i sentimenti in quell'incontro, soprattutto perché non avrebbero fatto altro che far emergere ulteriori emozioni negative come rabbia e rancore. No, Rosalie era risoluta. Non si aspettava una vittoria, tantomeno facile, ma avrebbe lottato con dignità per riuscire nel suo intento: fargli capire il suo enorme dispiacere e chiedergli scusa.  Una volta, forse, il primo istinto della fata sarebbe stato quello di accarezzargli il viso dolcemente facendogli sentire tutto l'affetto e la stima che provava per lui. Adesso, se da una parte lui non gliel'avrebbe sicuramente permesso, allontanando la sua mano, dall'altra non avrebbe fatto alcuno effetto. James sarebbe rimasto freddo e immobile.  « È giusto così. Anch'io voglio ricordare » disse in modo deciso. I tanti pensieri e le tante parole che aveva nella testa scalpitavano per uscire, così Rosalie decise di lasciare loro via libera, per una volta. « Voglio ricordare la sofferenza che ti ho fatto provare, la delusione che ho letto nei tuoi occhi, la sfiducia che ne è seguita. Non voglio dimenticare. Ma non per il motivo che tu potresti pensare. Voglio ricordare quello che è successo per non ripeterlo più » e si fermò perché la voce le si stava strozzando in gola. Dopo qualche secondo riprese, cercando il contatto visivo con il dood: « Non voglio passarci sopra e far finta che non sia successo nulla perché sappiamo benissimo entrambi che non è così ». Poi in tono più dolce, disse: « Non pretendo nemmeno che tu mi perdoni su due piedi. Volevo... solo... chiederti scusa ». Decise di non proseguire oltre perché sentiva che il suo controllo sulle emozioni stava svanendo e aveva paura di far ricadere il discorso sulla compassione. Aspettò di vedere come sarebbe proseguita la conversazione prima di aggiungere altre cose.
James Cole Collins 
* Riversare le proprie emozioni, sia da parte di uno che da parte dell'altra, sarebbe stato un errore in quel momento; eppure essere così freddo, cercare di controllare quelle emozioni negative che avrebbero potuto riversarsi perfino sulle piante era qualcosa di davvero complicato per il giovane dai capelli corvini il cui orgoglio lo pervadeva alla sola vista di lei. James era fatto di pure emozioni, di puro istinto, spesso intervallato dall'intuito e dall'intelligenza, ma queste due abilità non le sfruttava molto spesso, non quando si trattava di rapporti interpersonali, non quando si trattava di /lei/. Rosalie era sempre stato il suo punto debole da quando, ancora al liceo, preparava gli articoli di giornale scolastico e i suoi occhi puntavano su di lei per ogni cosa. In qualunque pensiero, ormai da anni, Rosalie era sempre stata così presente che James non si sarebbe mai aspettato che ella potesse un giorno non ricambiare, che ella potesse abbandonarlo come aveva fatto sua madre. James non aveva mai avuto una famiglia, l'unica famiglia erano stati proprio quegli amici e tra questi vi era stata anche Rosalie, anzi forse Rosalie era stata, e forse sotto sotto lo era ancora, qualcosa che andava oltre. Purtroppo, però, le aspettative di James si erano del tutto distrutte. Rosalie era uguale agli altri, era un ghiaccio come gli altri, lo aveva abbandonato perché diverso o per evitare di andare contro il Consiglio o... Qualsiasi fosse la motivazione per quello sbaglio ormai subito, James aveva deciso di raffreddarsi e di risultare ancor più problematico di sempre, doveva pur difendersi anche se era un /orribile/ dooddrear. Gli occhi cangianti del giovane vennero rapiti dalle labbra di Rosalie che si muovevano. L'attenzione fu spostata solo dopo un secondo a quelle sue parole. Nonostante il silenzio e la freddezza di James, il ragazzo poteva sentire il cuore battere forte all'interno di sé. Lasciò parlare Rosalie, non disturbò il suo momento, piuttosto preferì comprendere tutti i significati delle parole pronunciate e soffermarsi su queste. Deglutì prima di prendere la parola e dire qualcosa di serio e pensato anche lui. Il tutto fu pronunciato senza alcuna espressione facciale e senza ulteriori gesti: le mani in tasca, gli occhi nei suoi, i pensieri, quelli più reconditi, nascosti da qualche parte nel proprio cuore. * - Sembra un discorso così tanto pensato e ridotto all'osso che... Rosalie Campbell, pensi davvero che un ragazzo che aveva pensato di trovare la famiglia che non ha, la donna che avrebbe potuto amare per sempre... si fermi alle scuse? Che scuse? Essere stata immobile in una situazione dove avresti potuto almeno intervenire è una scelta. Tu hai scelto di fare questo. Stare immobili non è per chi ama.. Stare immobili è per dei semplici conoscenti. - * Ed ecco che compì un passo, uno solo, verso di lei, forse per farle sentire le sensazioni che aveva dentro in modo più intenso, forse per tenerla più vicina al suo cuore. * - Non si ama così. Chi ama non abbandona, chi ama corre, si sporca le maniche, finisce anche in carcere. Non sono mai stato amato in modo completo, ma... ma non pensavo che la profondità del tuo amore si fermasse alle regole, all'inettitudine. Sono un errore per te, sono quella persona che è diventata una belva e che ora è diventata uno scusa. Non voglio essere niente. Non voglio perdonarti, voglio am-... - * E si affogò senza terminare la frase. Forse era troppo, meglio andare per vie traverse e più fredde. * - L'amore, te lo insegno io ora e non lo ripeterò più, non ha regole...Vige una sola regola: essere la famiglia per l'altro. Ma non fa niente. Ho sbagliato io, pensavo a cose che tu non pensavi. Non accadrà più. Sei libera Rose, sei libera di fare la fata quale sei. - Rosalie Campbell .   " La donna che avrebbe potuto amare per sempre ". Quelle parole risuonarono nella sua mente come un'eco fortissima. Per sempre. Se lei non si fosse comportata da idiota, avrebbe vissuto una vita felice con lui al suo fianco. Il rimorso per i suoi errori crebbe ancora di più, al punto che si chiese se sarebbe mai scomparso.  Diversamente da come pensava il giovane Collins, la Campbell non si era preparata nessun discorso, ma non aveva senso stare a puntualizzare su questo. Non avrebbe cambiato nulla. Il centro della discussione era un altro. Sì, le scuse non bastavano, ma quale poteva essere una buona alternativa?  Il passo che fece verso di lei la fece rabbrividire. Riaverlo così vicino di nuovo dopo tanto tempo era una sensazione che non provava da talmente tanti mesi che era come se fosse completamente nuova per lei. Tuttavia, non c'era calore in quella vicinanza, se non quello dato dalla violenza dei sentimenti dei due ragazzi.  James aveva perfettamente ragione: chi ama non abbandona. Ed era proprio per questo che Rosalie aveva deciso di tornare sui suoi passi e fargli capire di essere completamente mortificata per quello che aveva fatto, che non si sarebbe mai più ripetuto, che era diversa, che lo amava!  La tentazione di accarezzargli quel gelido viso era ancora più forte. Se non riusciva a dimostrargli il suo enorme dispiacere a parole, avrebbe funzionato un minimo di contatto fisico? Un piccolo gesto? Ma aveva paura di essere respinta e si trattenne dal farlo. Al contrario, abbassò la testa e strinse forte i pugni, come faceva ogni volta che cercava di trattenere o soffocare le sue emozioni negative. Le veniva da piangere, ma quando sentì James esitare, alzò lo sguardo. I suoi occhi lucidi emanavano speranza, attesa, emozione, felicità e tristezza, tutto allo stesso tempo.  « E secondo te perché credi che io sia qui? » disse quasi con rabbia, afferrandolo per un polso, per non lasciarlo andare via. Non se lo sarebbe perdonato un'altra volta. « Perché voglio essere quello che tu vuoi che io sia. Ho messo da parte tutto l'orgoglio che avevo per chiederti perdono... perché voglio tornare a far parte della tua vita. Non mi interessa quello che sei diventato, io ti voglio per quello che sei e che sempre sarai » continuò, e il suo tono di voce pian piano si raddolcì, per poi farsi quasi tremolante. Questa volta fu lei a fare un passo verso di lui. Una lacrima le rigò il viso, ma lei non volle asciugarla. Voleva che lui la vedesse, voleva palesare davanti ai suoi occhi anche il suo di dolore, fargli vedere che non era un pezzo di ghiaccio, come lui poteva pensare. La sua stretta sulla mano di lui si allentò e Rosalie lasciò andare la presa.  « Se essere libera significa essere libera da te... non voglio esserlo » concluse fissandolo nei suoi grandi occhi chiari. James Cole Collins * “La donna che avrebbe potuto amare per sempre. “ Era così che le parole di James avevano invaso il circondato, entrando a far parte del sistema del mondo fuoriuscendo a loro volta dal sistema straordinariamente particolare che era il mondo dei propri pensieri: quei pensieri erano divenute parole, immagini e non mere illusioni. Echeggiarono in modo violento perfino alle sue stesse orecchie e fu soltanto in quell’istante che egli riuscì ad immaginare come sarebbe stato sentirle con le orecchie della bella Rosalie. Fece un attimo di pausa, prese un respiro e fu naturale per il giovane evitare per qualche secondo gli occhi di lei per poi ritornare con uno sguardo più deciso... ma deciso a far cosa? Ormai tutto quello in cui aveva sempre creduto era stato sfaldato, o almeno così crebbe fin quando le sensazioni di Rosalie sembravano poter essere percepite anche da lui: ella rabbrividì e quel brivido, che si voglia dire che fosse magia, stregoneria o amore, fu percepito anche dal giovane Collins. Aveva rabbrividito, dunque aveva scosso qualcosa in lei, dunque non era così letalmente inetta come aveva pensato? Il suo cuore perse un battito a quel pensiero mentre, ormai compiuto il passo verso di lei, il suo olfatto non riusciva che a percepire l’odore dell’altra. Quell’odore. Da umano non l’aveva mai assaporato in quel modo, ma ora in quella sua essenza diversa lo sentiva, sentiva l’odore della sua pelle e per un solo secondo avrebbe voluto cadere ai suoi piedi. Ma quel secondo fuggì via, forse per orgoglio, forse per giustizia. Ora come ora, il giovane Collins non continuò a parlare, d’altra parte la vicinanza tra loro già parlava da sé seppur vi si percepiva soltanto la violenza dei sentimenti complessi che muovevano entrambi i ragazzi. Era abissale la differenza di tensione che entrambi mostravano nei loro modi, nei loro sguardi e perfino nel ritmo dei loro respiri. James deglutì visibilmente, pensando a quanto gli sarebbe piaciuto avere una carezza, a quanto gli sarebbe piaciuto avere... un (altro) primo bacio, ma la risposta di Rosalie fu estremamente simile a cosa si aspettava: non l’avrebbe toccato. Il suo sguardo si abbassò seguendo quello della ragazza e notò quei pugni chiusi, avrebbe voluto sfiorarla, ma non lo fece. Scosse, piuttosto, il capo leggermente e pensò che forse doveva allontanarsi. Fu proprio in quell’istante che gli occhi di Rosalie incontrarono nuovamente i suoi. E fu tutto così intenso che James non capì nemmeno bene cosa Rosalie stava dicendo. Ella afferrò dal polso. Egli cercò di tirarsi il polso a sé per diminuire ancora di più la distanza che vigeva tra loro. Erano fatali l’uno per l’altra, ma la fatalità di Rosalie ora gli stava riempiendo l’anima, il cuore. * « Non credo nemmeno che tu sia davvero qui. » * la voce di James sembrava ora bassa, simile ad un sussurro, come se parlasse con se stesso. Che sogno era mai quello di poter sentire il polso preso dalla morsa di lei? Si era fumato davvero qualcosa di grave. Non credeva che la conversazione sarebbe andata così, si sentiva meravigliato dal più profondo. Si sentiva strano a quelle percezioni e quella sensazione aumentò quando quel pezzo di ghiaccio di Rosalie sembrò addolcirsi, sembro sciogliersi, sembrò piangere. Il ghiaccio era divenuto pianto e l’indice di una mano di James corse per andare a raccogliere quella lacrima. * « Non piangere. Mi prenderò tutte le conseguenze del caso, ma sii almeno felice e...decisa. Devo crederti? Chi mi dici che non lo rifarai? Ho poca fiducia in questo fottutissimo mondo. » * La mano di James andò ad afferrare il polso della ragazza, quasi come se l’azione di Rosalie si riversasse ora su di lei. * « Allora diamoci del tempo. »
Rosalie Campbell .   Rosalie ignorava il motivo di quella sua affermazione. Tentò di carpirlo in qualche modo, di indagare sul significato nascosto di quelle parole, ma invano. Aveva spesso avuto difficoltà a capire cosa si celava dietro i pensieri pronunciati da James e notò che la cosa non era cambiata dopo tutti quei mesi di lontananza, anzi, forse si era amplificata ancora di più. In ogni caso, che lui ci credesse o meno, lei lì c'era eccome, col corpo e con la mente e non aveva alcuna intenzione di andarsene.  Il tocco gentile sulla sua guancia le trasmise un calore molto intenso. Sentiva come se tutto il suo corpo si fosse avvolto attorno ad un termosifone, ogni singola parte del suo corpo divampava e probabilmente arrossì anche. Ma solo James poteva saperlo. Nonostante le avesse detto di non piangere, Rosalie non era sicura di riuscire a trattenere le lacrime ancora per molto. Un vortice di emozioni stava attraversando la sua mente e la sua anima e non era mai stata brava a nascondere a lungo ciò che veramente provava. « Se non credi alle mie parole, saranno le mie azioni a dimostrartelo » gli rispose in tono deciso e allo stesso tempo dolce.  La presa sulla sua mano e le parole del giovane dood che seguirono fecero crollare qualsiasi difesa della fata. Si abbandonò completamente a quel vortice di emozioni, trasse un lungo e rumoroso sospiro di sollievo, abbassò la testa e si appoggiò al suo petto. Tuttavia la liberazione di quell'attimo non fece sgorgare alcuna lacrima dagli occhi di Rosalie, diversamente da come si aspettava. L'unica cosa che riuscì a fare fu dire, con la voce bassa e quasi tremante: « Ti darò tutto il tempo di cui hai bisogno, non ti preoccupare ». E prese a concentrarsi sulle sensazioni fisiche che stava provando in quel momento: il contatto con James, sulla sua fronte e sulla sua mano, il senso di calore che provava dentro di sé e il respiro di lui così vicino alle sue orecchie. Chiuse gli occhi per godere a pieno di quegli attimi così intensi e preziosi per lei. Non aveva più paura di essere respinta da lui. James Cole Collins * James era sempre stato enigmatico, o forse semplicemente era stato così tanto segnato dalla vita da risultare spesso e volentieri perfino incomprensibile agli occhi altrui. D'altra parte, egli stesso non li biasimava, come si faceva a comprendere un ragazzo che aveva passato l'inferno, che aveva avuto uno sceriffo come padrino e un criminale come padre? Era troppo difficile essere capito, dunque, alcune volte non lo desiderava neppure; voleva, piuttosto, essere soltanto amato. L'amore, quello puro, quello vero, quello che tutti sognano di avere da una madre, da un'amica, perfino da uno sconosciuto, James non l'aveva mai provato pienamente eppure lo sentiva crescere dentro sé, ma mai intorno a sé. Rosalie era una di quelle persone che profumava di amore e di delicatezza eppure avevano rovinato ogni cosa e chissà che cosa sarebbe accaduto. In tutto quello strano discorso, James aveva una certezza: non se ne sarebbe andato fin quando la giovane donna non gli avrebbe voltato le spalle. Il tocco di James stava contraddicendo perfino la freddezza che caratterizzava il suo essere dooddrear. Nonostante la sua natura, fortunatamente, la sua anima era comunque rimasta intatta ed umana, anzi probabilmente si era anche sfaldata ed era diventata più umana di quanto si sarebbe potuto mai immaginare. La prova del nove di quel calore umano che egli emanava nonostante la sua natura fu proprio il rossore delle gote di Rosalie che non poté non notare. Questo lo spinse a sorridere leggermente come di solito un padre faceva con una figlia in difficoltà: quel momento fu intenso, letalmente intenso, tanto intenso da sentirlo nello stomaco del giovane dooddrear. * « Allora fallo, dimostramelo. Io non ti ho mai voltato le spalle anche se ho dovuto inorgoglirmi perché mi sono sentito abbandonato. Abbandonami in te. Se ci riuscirai io ti giurerò fedeltà... » * Non ci riusciva, il nostro Collins, ad essere orgoglioso e totalmente freddo. Avrebbe voluto apparire di pietra, perché, in fondo, egli aveva ricevuto tanto male dalla fata, ma non sarebbe mai riuscito a farlo sul serio. Travolto dalle lacrime e dalle emozioni altrui e da tutto quello che stava pensando, James lasciò che Rosalie si posasse sul suo petto. Istintivamente, il ragazzo posò le proprie labbra su quei capelli d'oro lasciandole un dolce e leggero bacio. Si sentì a casa, ma quella casa era ancora tutta da costruire. * Rosalie Campbell  Mai avrebbe creduto di avere successo. Il terrore la attanagliava da troppo tempo e la speranza che riponeva nelle sue capacità in una situazione come quella era più simile a un'illusione. Aveva avuto modo di conoscere l'orgoglio e la testardaggine di James altre volte in passato, ma provò comunque una grande meraviglia nel vederlo sciogliersi e abbandonarsi un po' a quelle stesse emozioni che stava provando lei.  Chissà quanti pensieri, dubbi e preoccupazioni stavano attraversando in quel momento la mente del ragazzo, quanta incertezza nei confronti del futuro. Rosalie poteva solo immaginarlo. Al contrario, lei era fermamente convinta che da quel momento in poi sarebbe andato tutto bene. Magari all'inizio sarebbe stato difficile per lui aprirsi come una volta, a causa del dolore per la delusione che la fata gli aveva provocato.  Tuttavia, quel gentile bacio sul suo capo fu la prova evidente che era riuscita a fare breccia in quel cuore che credeva ormai indurito. Non se l'aspettava minimamente e avrebbe tanto desiderato osare abbracciarlo e stringerlo tanto forte quando delicatamente. Non fu il timore di essere respinta che la bloccò quanto piuttosto la paura di esagerare, di affrettare un processo che sicuramente avrebbe richiesto molto tempo. Non poteva irrompere attraverso l'apertura che aveva appena creato così violentemente e prontamente. Doveva dare tempo a James di costruirvi una porta, cosicché nel momento in cui lei avrebbe bussato, sarebbe stato lui stesso ad aprirle.
| Fine <3 
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geminicolecollins · 4 years
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[James & Joshua _ #Ravenfirerpg _ #anewmayor _ Price’s Party ]
* James Collins nella cerchia dei lussuosi, tra quelli che l’avevano sempre guardato con disprezzo, ma che forse ora come ora si erano resi conto della sua povertà. Ebbene si, il giovane ed ignaro Collins era fra i Price. Aveva deciso di evitare il cappello, sarebbe stato troppo riconoscibile in quel caso e in quell’ambiente che non gli apparteneva affatto e che, però, sembrava appetitoso. Si, appetitoso, proprio come il panino pieno di spezie provenienti da non si sa bene dove che stava addentando. Stava, perché poi sputò. * « Oh... Cav..olo » Joshua Maffei 《 James? Non pensavo di trovarti qui! 》 Esclamò il veggente, avvicinandoglisi. Un mezzo sorriso gli spuntò sulle labbra, anche se prestò questo sparì, sostituito da una lieve risata, quando lo vide nel bel mezzo dell'addentare un panino ben farcito. 《 Devo ammetterlo, è una bella festa. Si sono dati da fare i Price, non trovi? 》 Dicendo ciò, avvolse un braccio attorno alle sue spalle. James Cole Collins << Ehm... no, infatti, nemmeno io credevo di trovarti qui! >> * Esclamò sarcastico mentre gli occhi cangianti diventavano sempre più verdi ed intensi, forse dalla paura o forse dal timore che l'amico potesse intendere altro politicamente e no, James non poteva permetterselo. * << E' vero, sono stati bravi, hanno sempre un modo diverso di fare le cose rispetto a noi-ai Maffei volevo dire >> * Rise appena e appoggiò la mano su quel braccio quasi per stringerlo a sé.* Joshua Maffei 《 È vero, può sembrare strano, ma ero curioso e sono passato a vedere come procedeva qui. Devo dire che hanno avuto belle idee anche loro. 》 Di certo il Maffei non avrebbe potuto fare storie riguardo la presenza del Collins alla festa elettorale dei Price: sia perché non era da lui, sia perché era stato il primo a volerci andare. Insomma, i suoi pensieri non erano negativi. Tutti avrebbero potuto parteciparvi, e non solo a quella dei Price, bensì ad ognuna di esse. Era diritto dei cittadini ascoltare le idee ed il dibattito di ogni candidato. 《 Ognuno si distingue come meglio crede. Sai, ho conosciuto la piccola star della famiglia, Allison. È una tipa vispa, ma devo dire che mi piace. 》 Mormorò l'ultima frase con un tono di voce più basso. Un Maffei che faceva i complimenti ad una Price? Probabilmente non era mai successo prima d'ora.
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geminicolecollins · 4 years
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[ James & Rosalie _ #anewmayor #Ravenfirerpg _ Maffei’s Party _ #gifrole ]
* L’aveva vista, e come se non l’aveva vista. Era lì, a pochi passi da lui, tutta tranquilla, come se tutto il mondo era in equilibrio, come se ogni cosa fosse al suo posto. Chissà perché, invece, James vedeva l’esatto opposto di quel mondo in delirio e, per di più, vederla così tranquilla gli dava il voltastomaco.* « Quindi esisti. Pensavo fossi morta. » * Pronunciò per poi deglutire e soffermarsi affianco a lei, sorseggiando un cocktail. Crudo, netto, come chi voleva essere pungente di proposito e assumeva quell’aria piena d’orgoglio e negatività. James era proprio cambiato, sembrava essere un lugubre verme. * Rosalie Campbell ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ Il DJ set era iniziato da poco. L'atmosfera era allegra e spensierata. Molti giovani ballavano scatenati davanti alle casse, mentre Rosalie osservava la scena da lontano, sotto un abete. La vicinanza con la natura le dava sicurezza e calma. Non pensava a niente in particolare; dopo il pomeriggio passato a struggersi per James aveva finalmente ritrovato la serenità di cui aveva bisogno. ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ Poi, come un fulmine a ciel sereno, la sentì, quella voce che le era tanto familiare eppure estranea da un po' di tempo. La frase di James la pugnalò dritta allo stomaco, la tranquillità che credeva di aver riconquistato crollò come un castello di carte. « James » rispose, senza riuscire a proferire altra parola. Le si irrigidirono le spalle, era palesemente scossa. « C-che ci fai qui? » continuò, confusa e imbarazzata.
James Cole Collins * Il Dj set? Gli faceva profondamente schifo, soprattutto con tutte quelle persone che emettevano sensazioni positive. Aveva dimenticato cosa significava per gli umani “essere felici”, d’altro canto egli aveva dovuto adattarsi a quella nuova vita, a quel “non-essere-umano” e aveva incominciato a nutrirsi delle paure di questo, codesto e quello. In quel suo stato mentale già assai particolare, vedere Rosalie così tranquilla fu come ricevere uno schiaffo dal Destino. Era sempre punito, ma perché? Che aveva fatto? Era soltanto perché era nato? Ah! Scosse la testa, quelle erano delle idiozie sulle quali poteva concentrarsi più tardi, ora aveva da fare. * « Ricordi il mio nome, wow. » * Rispose per poi continuare nei secondi successivi. * « La stessa cosa che fai tu, Campbell» * Aveva una mano in tasca e lo sguardo altrove, ma quando pronunciò il cognome della ragazza si voltò con gli occhi di fuoco. * Rosalie Campbell ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ La freddezza di James era più che palpabile. Dopo la sua scomparsa e mesi di completo silenzio era anche comprensibile, ma non per questo meno sconvolgente. Era cambiato e non certo in meglio, e in parte era anche colpa sua. ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ La giovane fata era totalmente spiazzata, non sapeva cosa fare né cosa dire. Ogni parola le sembrava vana e vuota, perciò rimase in silenzio di fronte all'affermazione del ragazzo. ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ Lei l'aveva lasciato solo quando lui ne aveva più bisogno e ora le sue scelte passate le si stavano ritorcendo contro. Un semplice "scusa" non sarebbe bastato e in quel momento James non sembrava dell'umore adatto per discuterne. Chissà se ne avrebbero mai parlato… Rosalie temeva quel momento. ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ « Io… ehm… » fu l'unica cosa che riuscì a dire. Sospirò e poi continuò, come se nulla fosse: « Non mi aspettavo di vederti qui… adesso… ». Che insolita coincidenza: poche ore prima era combattuta se scrivergli o meno ed ecco che il destino glielo faceva spuntare fuori proprio quando stava iniziando a non pensarci più. ( https://66.media.tumblr.com/.../107c1511368ae3f113f9dc300... )
James Cole Collins * James mostrava freddezza, ma all’interno del proprio cuore era come come se gli ribollisse tutto, forse perché quell’amore non era finito come voleva, forse perché tutto quell’orgoglio gli aveva costruito una barriera protettiva nei confronti di lei. Rosalie era stata un punto focale della vita di James, forse, sotto sotto, lo era ancora, ma mai avrebbe pensato ad una cosa del genere. La rabbia, la delusione, l’orgoglio ormai lo controllavano e se vi era una sola cosa vuota in quella scena era di certo la sua anima che, lacerata, era scappata via di fronte agli occhi della ragazza. La faccenda era complicata, ma non perché quel loro “chiacchierare” sembrava ormai troppo freddo, ma perché non sarebbe bastato. Forse nulla sarebbe bastato davvero, Rosalie gli aveva tradito l’anima. * « C’è il libero arbitrio. Posso andare ovunque adesso che sono fuori, fuori dalle gabbie. » * La risposta era chiara e Rosalie non avrebbe potuto fraintendere secondo James. Gli stava indirettamente rinfacciando il fatto che, innocente, era stato imprigionato e lei non si era mossa per niente. Ora, invece, era libero, libero da tutto seppure il suo futuro lo immaginava differente. Rosalie Campbell  Un'altra pugnalata, questa volta dritta al petto. Aveva capito perfettamente il riferimento alla sua prigionia e non poteva negare che non se lo sarebbe aspettato da lui. Era il suo orgoglio ferito che parlava, non il James di cui si era innamorata, il James affettuoso e premuroso, che metteva il bene degli altri prima del suo… quello se n'era andato già da un po'. O meglio, si era nascosto nelle profondità del suo cuore per lasciar posto ad un animo fiero, che ora stava emergendo in tutta la sua possenza e si stava quasi vendicando dell'enorme torto subito.  Si riprese dall'imbarazzo iniziale e disse in modo secco e deciso: « Bene! ». Non c'era emozione nella sua voce. « Ti stai godendo la festa? » gli chiese, raddrizzando le spalle e ricomponendosi. I momenti di debolezza li avrebbe lasciati da parte per quando sarebbe tornata a casa. Per quanto fosse palesemente scossa dal loro incontro, non voleva che lui provasse pietà di lei, ammesso che ancora ne fosse capace. Voleva mantenere quel poco di dignità e fermezza che ancora le restava. Se non avesse indossato quella maschera, probabilmente non sarebbe nemmeno riuscita a parlare da tanto i sensi di colpa le afferravano il cuore. ( https://66.media.tumblr.com/.../5a693f4d5196aff3190cba9ef... )
James Cole Collins * L'orgoglio era sempre stato un grande difetto di James, cercava sempre di essere superiore perfino alle sue stesse parole, ai suoi stessi progetti, d'altra parte la costruzione dell'orgoglio era giunta con il passare del tempo, sconfitta dopo sconfitta, perdita dopo perdita, o forse meglio solitudine dopo solitudine. Era colpa di quella maledetta vita che se l'era presa fin troppo con lui, se in quel momento, i suoi occhi cangianti apparvero come due fari spenti, due ghiacciai che non ricordavano neppure di amare quella persona che avevano intorno a loro, che accarezzavano attraverso il loro sguardo. Fu, però, proprio quel ''bene'' a richiamarlo all'umanità perduta, alla brutalità della vita. Rosalie sembrava decisa e quel tono secco appena utilizzato sembrava solo il preludio di una delle sue sparizioni per evitare di litigare, o chissà cosa, d'altra parte, la sua inettitudine, James non l'aveva ancora compresa. * << Bene . >> *Fece per imitare il suo tono di voce secco, freddo, ma ciò non era nient'altro che un modo per farle comprendere che aveva capito il suo cambiamento nei propri confronti. La domanda successiva fu come un pugnale nel petto, James si sentì trafitto, totalmente trafitto e fu probabilmente per questo che per i primi secondi si zittì.* <<Mi sto godendo tutto tranne la festa, forse era questa la domanda. >> * Rispose con una freddezza tale da far tremare i polsi, che le stava dicendo che quella conversazione era già stata sufficientemente tirata per le lunga? Che le stava dicendo che lei era bella più della festa? Che le stava dicendo che stava per andarsene sia da lei che dalla festa? Chissà * << E tu? >> Rosalie Campbell  Per un momento pensò che la temperatura fosse calata improvvisamente perché l'atmosfera tra i due sembrò raggelarsi e un brivido le attraversò le gambe, che le si irrigidirono d'un tratto. L'unica cosa che sentiva di riuscire a muovere in quel momento erano i suoi occhi. Per la prima volta da quando l'aveva rincontrato quella sera, con lo sguardo cercò di osservare e memorizzare ogni dettaglio della sua presenza, dai capelli, alle mani, fino alle scarpe. Dopo mesi di assenza, non sapeva quando l'avrebbe rivisto di nuovo e voleva ricordarselo così. Vestito elegante, tutto ben curato. Chissà forse aveva anche indossato un profumo, ma da quella distanza non riusciva a capirlo. Sarebbe stato però un dettaglio alquanto piacevole per la sua memoria. In effetti, non ricordava più né il sapore né l'odore della sua pelle.  Non capì, però, quella sua affermazione. Cosa ci poteva essere in quel momento oltre alla festa? E soprattutto che si stava godendo di più... Il suo sguardo stranito rispose al posto suo. Preferì non entrare nell'argomento, era meglio non rischiare di far scoppiare una lite al loro primo incontro.  « Solitamente mi diverto di più. Oggi è una giornata un po' no » disse incrociando le mani. Il suo corpo era finalmente libero di tornare a muoversi. ( https://66.media.tumblr.com/.../15f34944fbe2278c706f4ddea... )
James Cole Collins * Il Polo Nord non sembrava così freddo come quei due che, vicini eppure fin troppo lontani, sembravano costruire un vero e proprio ghiacciaio attorno a loro, attorno ai loro cuori. Avevano incominciato a ferirsi con l’assenza ed ora quell’assenza, divenuta leggera presenza, urlava di cattiveria, di freddezza, di “bene” pronunciati al posto di qualsiasi altra parola meravigliosa che avrebbero potuto scambiarsi. Erano scelte, avevano intrapreso entrambi la stessa scelta ed ora la faccenda diventava preludio di un’uscita di scena, o forse di qualcosa di diverso. Se da una parte, James in cuor suo si stava avidamente beando di quella presenza, dall’altra, il ragazzo sembrava assolutamente insensibile alla sua presenza fin quando i suoi occhi non notarono quello sguardo stranito. Fu in quel momento che avrebbe voluto urlare, dire mille cose e sbraitare contro di lei, contro tutto quello che aveva procurato alla sua anima ormai abbandonata e sola. Avrebbe, ma non lo fece. I suoi occhi si scurirono leggermente e una piccola risata fuoriuscì dalle sue labbra. * « Hai anche paura di parlare adesso. Sono disgustose le scelte che prendi. » * Aveva usato quella risata per alleggerire il peso del suo cuore, ma dopo quelle parole era inevitabile non intervenire nel modo più antipatico che conosceva. * « Siamo tutti destinati a giornate un po’ no.. basta incominciare a conviverci. » * Doppio ammonimento. James stava alludendo alla lotta tra le razze e alla loro diversità. Nonostante quel suo intervento che preludeva quasi uno scontro, nulla si mosse se non i suoi occhi che si spostarono in quelli di lei. * « Vado via. È meglio. »
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geminicolecollins · 4 years
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╰☆☆  𝓔𝓵𝓮𝓬𝓽𝓲𝓸𝓷 𝓭𝓪𝔂  ☆☆╮              ◦•●◉✿  𝓟𝓪𝓻𝓽𝔂 𝓪𝓽  𝓜𝓪𝓯𝓯𝓮𝓲'𝓼 𝓱𝓸𝓾𝓼𝓮  ✿◉●•◦                                 ~ 13l07l20 ~ #Ravenfirerpg #Anwayor
La festa stava procedendo per il meglio. Antonio Maffei aveva pronunciato il suo discorso e Willa si era ritrovata a sorridere alla fine di esso. Se fosse stato eletto nuovamente, era sicura ch'egli non avrebbe sprecato questa seconda possibilità, ma anzi, avrebbe cercato di dare un futuro migliore a questa città, collaborando con gli stessi cittadini. Tuttavia, la Blainers avrebbe partecipato anche alle altre feste, sia per correttezza, sia perché curiosa di ascoltare i discorsi degli altri candidati. [ ...  ] 《 James! 》 Esclamò la veggente, raggiungendolo, non appena notò e riconobbe quella figura tanto familiare e poco lontana da lei. Era un "amico" se così poteva definirlo. L'aveva aiutata ad ambientarsi nei Wolves, nei quali era entrata grazie ad Axel; eppure era da mesi ch'ella stava pensando di abbandonarli, così da lasciarsi finalmente tutto alle spalle e dimenticare per sempre. Erano proprio i Wolves a farle ricordare il dooddrear e, nonostante il pensiero di dirlo al Collins le fosse passato per la mente, ella si fermò dall'accennarglielo, capendo non fosse il momento adatto. 《 È da un po' che non ci vediamo. Come stai? 》 James Cole Collins * Si era sempre affidato al padre di Joshua. Da sempre, da quando era soltanto un bambino con il padre in carcere, James aveva visto in Antonio Maffei una figura da imitare, un raggio di sole e di speranza in quella vita forse troppo oscura. Era grazie a lui, a suo figlio e allo sceriffo insieme al proprio bambino che James aveva sì visto i bassifondi della città, ma non era mai caduto così in basso da non riuscire a risalire. Doveva tanto a tutti e non poteva non essere d’aiuto in quell’occasione. Non poteva non esserci. In quel turbinio di emozioni e di considerazioni miste a ricordi d’infanzia ormai sbiancati, James si sentì chiamare da una voce che neppure pensava di ricordare. Corrucciò la fronte e si voltò verso quella figura, riconoscendo in essa la Blainers. * « Ciao, Blainers! » * Pronunciò. La chiamava così da quando era entrata nei Wolves, con rispetto e per cognome perché faceva più da illegal boy in tutti i sensi. * « Già. Sono stato bene, poi male, poi peggio. Ma vivo. E tu, che mi racconti? » Willa Blainers Il ragazzo sembrava essere stato preso alla sprovvista, probabilmente assorto tra i suoi pensieri fino a poco prima ch'ella lo chiamasse. Eppure, dopo averla salutata a sua volta, egli le confessò /anche se in maniera molto veloce, come cercasse di evitare l'argomento/ che non aveva passato buoni momenti. A quanto pare erano stati giorni difficili un po' per tutti. 《 Hey hey! Devi restarmi vivo. Non posso sopportare qualcun altro a capo dei Wolves. 》 Mormorò in una lieve risata. Sempre là si andava a parare...sembrava come se fosse destinata a dirgli di volersene andare. 《 Io? Non male. Ho passato giorni peggiori, ma mi sento stranamente felice! 》 James Cole Collins * Alla reazione della Blainers, James non potette che sorridere. Qualcuno lo voleva vivo, era già un passo per restare vivo allora! Gli occhi del ragazzo si illuminarono di una sana ed intensa luce, dimostrando quasi una certa felicità seppur velata. * << Addirittura? Sai, ci sono tanti elementi molto più bravi di me a mantenere vivo e compatto un gruppo... Ma ti ringrazio, spesso anche le piccole frasi possono essere importanti. Non sottovaluterò il tuo pensiero... Piuttosto, non ti vedo da un po' al Moon, che fine hai fatto? >> * Chiese prontamente. Non era tantissimo che mancava dal locale, ma Willa aveva smesso di frequentarlo assiduamente e James era semplicemente curioso di quel suo apparire e ricomparire. * << Peggiori? Ehi, sai che puoi dirmi tutto! C'è di mezzo qualche pazzo stalker che ti perseguita? >> * Finì per ridere. * Willa Blainers 《 Ormai sei tu, per me. Gli altri non sarebbero tanto bravi quanto te e lo penso veramente. 》 La veggente era sincera. Da quando era entrata, aveva subito adocchiato James, e non solo perché fosse il capo del gruppo. Parlando, vi aveva preso confidenza ed era anche per quel motivo che temeva di informarlo della sua scelta. Non avrebbe voluto deluderlo. 《 Impegni vari... 》 Mentì ancora una volta. Si sentiva uno schifo. 《 Cosa? No no! Ma forse c'è qualcuno... 》 Un pazzo stalker, l'avrebbe denominato lei stessa se fosse tornata indietro nel tempo alla sera in cui tutto accadde. Ed ora, cosa gli avrebbe detto? Sembrava tutta una barzelletta.
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geminicolecollins · 4 years
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♔ 𝐀𝐬𝐡𝐥𝐞𝐲 𝐒𝐞𝐞𝐫𝐞𝐝 & 𝐉𝐚𝐦𝐞𝐬 𝐂𝐨𝐥𝐥𝐢𝐧𝐬 ♔         17-07-2020  ⋰  The Glorious People           ━━━ #anewmayor ━━━ « 𝘋𝘰𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘳𝘦, 𝘪𝘯 𝘱𝘳𝘪𝘷𝘢𝘵𝘰, 𝘰𝘳𝘢. »              ♔♔♔
 « Sì, andiamo fuori, lontano da tutte queste persone. » * Rispose seria la veggente, con una punta di preoccupazione nel tono della voce utilizzato, data la situazione estremamente complicata e catastrofica tra i due, che ancora non aveva risolto, ma era giunto il momento di parlare finalmente faccia a faccia. * James Cole Collins « Lontano da orecchie indiscrete. Non voglio più che le persone capiscano nulla di me, perché poi tradiscono.. » * Ed ecco quel pensiero ad alta voce, riferendosi a chiunque potesse incrociarlo per la propria strada. James era rimasto scottato eppure voleva parlare, voleva capire, voleva guardare Ashley negli occhi e comprendere meglio. * « Quindi, perché hai scritto sulla chat e non hai mandato quello che stavi scrivendo? » Ashley Cherryl Seered * Le arrivò forte e chiaro quella frecciatina nei suoi riguardi, tanto da farla sbuffare, ma si contenette, non voleva litigare nuovamente con James, specialmente di fronte a tutte quelle persone. Fece allora un respiro profondo ed uscì con lui per stare da soli ed in disparte. * « Perchè non mi sembrava il caso di mandarti quanto scritto, visto che hai già le tue idee ben definite di ciò che pensi di me. » James Cole Collins * I due uscirono, James seguì la ragazza andando perfettamente al suo passo finché non giunsero fuori. Quando Ashley incominciò a parlare, James accennò un mezzo sorrisetto per poi guardare soltanto un attimo in basso* « Non ho idee definite. Tu ti sei fatta definire così per volontà tua. Dimmi che volevi scrivermi. » Ashley Cherryl Seered * La veggente prese un profondo respiro, cercando di trovare le parole giuste con qui iniziare quella conversazione che di semplice non aveva proprio nulla, soprattutto per lei, per loro, ma era inevitabile, quel momento prima o poi doveva presentarsi. * « Bene o male ciò che ti ho già provato a spiegare settimane fa. Ovvero che mi dispiace per quello che ti è successo e di aver tentato di proteggerti in un modo che non ha funzionato e che mi ha fatto passare per colei che ti ha voluto tradire. Sì, ti ho mentito riguardo a quello che sono, riguardo a tutta la città in cui viviamo, ma l'ho fatto perchè tu fossi libero e non incatenato a questo luogo come lo sono io, con annesse regole e problemi. Ma non ti ho mentito sulla me come persona o come amicizia, in quella sono stata sincera e genuina. » James Cole Collins * L’inevitabile era giunto a destinazione. Quella chiacchierata era una specie di resa dei conti dopo aver visto praticamente la verità, una verità che l’aveva brutalmente ferito. Si sarebbe parlato di verità eppure James aveva il cuore troppo infranto per ascoltare, o forse era proprio per questo dettaglio che avrebbe ascoltato di più. Le labbra di James si serrarono prima di intervenire, ma a quel “me come persona” sentì un tonfo al cuore, proprio come se... * « Proteggermi nascondendomi ciò che in questa città pullulava non mi ha protetto. Non so come, non so perché, ma sono diventato questo schifo. Io che, nelle mie difficoltà, amavo la mia umanità... Mi hai ferito, hai aspettato troppo a nascondere quello che sei. Cosa aspettavi? Che ti rifiutassi? Che... Ashley, sei risultata una traditrice non solo perché sei una sovrannaturale, ma perché ne sei la capo razza o come vi chiamate voi. E se io avessi avuto bisogno di una mano vera? E se io... se io fossi morto invece di trasformarmi? Non avresti avuto per sempre i rimorsi? » * Gli occhi bassi per nascondere la loro lucentezza, quella propria delle lacrime. Aveva amato Ashley come una sorella da sempre. * « Devi dirmi tutto quello che mi hai nascosto. Tra me e te o nessun segreto o ognuno viva la sua vita. Non sopporterei altro. » * Ed era vero, non sarebbe riuscito ad ingoiare altro schifo in un secondo momento. * Ashley Cherryl Seered « Ci sono delle regole sovrannaturali che governano Ravenfire, regole che non possono essere infrante se non per cause davvero particolari, se non si vuole incorrere a cose ben peggiori per entrambi. Ecco perchè non te ne ho parlato prima. C'è un patto di segretezza che vieta ai sovrannaturali di rivelare l'esistenza di questo mondo a chi è umano, per proteggerlo, perchè per quanto sembri incoerente, meno uno sa e meglio è per lui. » * Rispose cercando di mantenere un tono calmo e serio, anche se quei modi con cui si era rivolta a lui, con determinati aggettivi, non le erano affatto piaciuti e servivano soltanto a ferirla in maniera anche gratuita. L'Ashley di qualche anno prima sicuramente sarebbe sbottata di fronte a ciò, ma per fortuna aveva sviluppato maggiore sangue freddo che le stava tornando utile. * « Sono a capo della mia razza da effettivamente pochissimi mesi, prima ero solamente la figlia di Edward Seered, colei che doveva essere tenuta a bada, sminuita e screditata dagli stessi genitori perchè di vedute troppo ampie rispetto alle loro. Se adesso mi ritrovo a ricoprire questa carica è anche per tutta la città, tu compreso e ciò mi ha permesso di tirarti fuori dalla prigioni del Consiglio, cosa che non sarebbe avvenuta se a capo ci fosse ancora mio padre, anzi probabilmente nemmeno saresti qui adesso. » * Una verità dura ed amara era quella, come dipingere in quel modo i suoi stessi genitori, ma tali parole erano anche fin troppo leggere per esprimere tutto ciò che lei aveva dovuto subito dal giorno della sua nascita. * « James sei un qualcosa di diverso da quello che io e tutti gli altri a Ravenfire conosciamo, qualcosa di insolito che mai era accaduto prima e appena l'ho scoperto quasi un anno fa, ho cercato di documentarmi a riguardo per capire come poterti aiutare al meglio. Non sono stata con le mani in mano, ho solo evitato di riversarti addosso una verità troppo grande da reggere in una sola volta. »
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geminicolecollins · 4 years
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[ James & Norman _ South Zone _ 30/04/2020 _ Night _ #Ravenfirerpg ]
* Gli occhi fissi da qualche parte, in un passato doloroso, in immagini crude e turbolente che schiaffeggiavano la sua anima ormai priva di quell’umanità che le avevano strappato i “non so chi”. Era questo lo stato di James Collins, il ragazzo disperso un anno fa ed arrestato fino a pochi giorni prima di quello stato alquanto malato, ma anche il figlio del celeberrimo gangster della città. Quanti schiaffi avrebbe dato suo padre per proteggerlo ed invece era lì, da solo, condannato al suo dolore. Si vedeva lontano un miglio: gli stava scoppiando il cervello, letteralmente. Qualcosa lì dentro, dentro quell’unico neurone che aveva sempre lavorato anche al posto degli altri, non andava. Le immagini del presente e del passato si sovrapponevano, facendolo soffrire. Quella notte sarebbe potuta essere l’ultima per il giovane. Con una coperta a quadri, uscì dalla roulotte e barcollando incominciò ad avvicinarsi ad una roulotte, la roulotte di uno dei pochi che non conosceva nella zona meridionale della città. Senza accorgersene, si appoggiò pesantemente all’ “abitazione”. * « Aiuto... » * Non era un urlo, era un sussurro pronunciato ad alta voce, una specie di lamento dell’anima, o forse meglio proveniente dal passato. * Norman Reagan *Noman era dentro la roulotte, un posto che, in quattro anni, è diventato casa. È più spaziosa del capanno in cui è cresciuto e per questo l'adora. Vorrebbe però un'area separata in cui tenere le teche con i suoi insetti che occupano ogni superficie che dovrebbe essere destinata a tutt'altro, eccetto i fornelli e il divanetto su cui è sdraiato per leggere, mentre attorno al braccio ha avvolto Felipe, un serpente falso corallo non velenoso che crede lui sia il suo albero, forse l'unico regalo di suo padre per convincerlo a lasciare la casetta nel bosco. Sente bussare ed è strano, suo padre non gli fa più visita da anni, però lascia il libro e prende Felipe accarezzandogli il dorso con la punta dell'indice. Si fidano subito di lui gli insetti, gli anfibi e perfino i rettili, è come se fossero legati. Apre e si ritrova davanti quella debole richiesta d'aiuto dalla quale è sinceramente spiazzato. Lui? Aiutare qualcuno? Una persona? Poggia Felipe nella sua teca, sul tavolo dietro di sé in cui in teoria dovrebbe mangiare, e poi si sporge per aiutare il giovane ad entrare* C-che succede? Vieni... Ti aiuto, ci provo. *lo fa accomodare e sedere sul divanetto, chiedendosi cosa gli fosse successo e riconoscendolo come il suo vicino di roulotte, così lo chiama, non ci ha mai parlato in quattro anni* Non avere paura per gli insetti. Sono amici miei. James Cole Collins * Il dolore era sempre qualcosa che non riusciva a sopportare, ma più di tutto James non avrebbe superato il soffrire da solo. La solitudine, quella che gli aveva fatto compagnia per vent’anni, non era mai stata per lui. Lui era più il tipo da gruppo, era più il tipo da comunità di spaccio, da banda criminale che procurava estorsioni e danni e non che li subiva. James aveva sofferto fin troppo durante la sua breve vita, aveva fatto soffrire anche altre persone, ma quel giorno la palestra di sofferenza sembrava non servirgli assolutamente a nulla. Egli non aveva mai pensato di dover chiedere aiuto dopo essere stato già aiutato, dopo essere di nuovo libero ed invece non era così. La libertà, quella vera, quella che doveva sovrastare ogni situazione e perfino la sua natura “nuova eppur già datata”, sembrava essere lontana, troppo lontana. Non avrebbe mai immaginato di dover spingersi oltre e di chiedere aiuto al vicino che non conosceva neppure. Lì, di fronte ad un ragazzo dai lineamenti così onesti, James pensò che quel dolore alla testa l’avesse reso pazzo. Si spinse dentro a quella sorta di abitazione, ma invece di sedersi sul divanetto il tentativo fallì miseramente. Cadde, inconsciamente, forse su un insetto, forse sul pavimento. * « Scusa...Io.... io.. non vedo... » * Disse, ormai a terra, schiacciato dalle immagini che invadevano la sua mente. * « Inse... Penso di morire, gli insetti mi mangeranno piuttosto.. » Norman Reagan *quando cade Norman cerca di afferrarlo per sollevarlo da terra, non è chissà quanto forte o sportivo, ma comunque il ragazzo non sembra particolarmente pesante e sta male, quindi riesce a sollevarlo quanto basta per sistemarlo sul divano e avere comunque la forza di alzare gli occhi al cielo* Sono nelle loro teche che sono coperte perché è notte ed ora di dormire, inoltre gli insetti non mangiano carne umana, quella è solo una sciocchezza dei film per farti spaventare. Neanche Felipe è velenoso. Sono miei amici. Sei al sicuro *gli indica le teche coperte ognuno da un telo nero, che occupano quasi tutto lo spazio che normalmente una persona usa per vivere ma a Norman non serve davvero dopo aver vissuto in un capanno di legno davvero piccolo. E quando nomina il serpente beh... La sua teca è l'unica scoperta quindi non ha bisogno di indicarla* Stai bene? Devo chiamare un medico? James Cole Collins * La psiche di James ormai era strafatta, peggio del momento in cui assumeva droghe (che comunque non facevano più lo stesso effetto di quando era totalmente umano). Quella psiche così già tanto complessa era stata giocata per sempre il giorno in cui era stato rapito, ma ora più che mai si sentiva ancora più minata e probabilmente era per questo che si sentiva letteralmente male, o forse no. La confusione faceva da padrone nella sua mente, ma a quel punto doveva ammetterlo, essa regnava anche nel suo corpo. Il ragazzo vicino a sé parlava, ma James non comprendeva molto le sue parole, si sforzò, corrugò la fronte, morse addirittura il labbro inferiore, ma la testa incominciava a girare sempre più forte. Reagì, sforzando un certo sorriso. * << Felipe? Che? Ma sa-siamo sicuri che è ve-vero? >> * Chiese, cercando di trattenersi nel... nel fare qualsiasi cosa che potesse spaventare se stesso, gli animali e quel vicino. Alla domanda successiva, il ragazzo dagli occhi cangianti incollò il suo sguardo sulla figura dell'altro. * << No. Non sono mai stato peggio di così, ma non portarmi in ospedale... Ho.... Ho solo una brutta malattia incurabile... tipo il sovra-sovra- boh..>>
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