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“Georgette non portare rancore, non attuare mai una vendetta, ma...
Ebbene sì ormai ci ho preso gusto….Adoro scrivere, anche se so di non essere una grande scrittrice, adoro farlo però perché sono consapevole che voi mi leggete.
Dove eravamo rimasti?
Aaaa si, eravamo rimasti al 2013, l’anno della disfatta.
Sapete cosa vi dico? Che in realtà non è stato l’anno della vera distruzione, perché nella mia vita ho sempre creduto che niente accade per caso, anzi!! In quell’anno ho imparato molte, forse moltissime cose...
È stato un anno ricco e pieno di soddisfazioni, grazie a quel gruppo che poi alla fine mi ha distrutto, ho vissuto tantissime esperienze positive.Grazie a loro, ho iniziato a suonare nei locali, siii so che mentre state leggendo siete increduli, ma cari miei ho fatto la dj, anzi, per esattezza la dancer-j.
Vi spiego meglio, perché immagino la vostra titubanza in questo momento… cioè sicuramente vi state chiedendo: “cosa cavolo centra il mettere i dischi con il fare abbigliamento??”Beh… praticamente “Get Dirty” non era solo un marchio di abbigliamento ma un vero e proprio evento.Avevamo creato il “Get Dirty tour” andavamo in giro per i locali: il format proponeva dj’s, vocalist, ballerine e durante le serate il tema erano i miei capi, i colori e tanta festa.


Facevo la dancer-j, praticamente ballavo e suonavo insieme… mettevo i dischi e creavo delle coreografie, era bello ed emozionante, eravamo una squadra unita e ci divertivamo come matti. Insieme a questo, abbiamo condiviso molto altro, come eventi e shooting.Per questo dico che nel male dalla vita ho imparato che occorre sempre vedere anche il bene, grazie a loro avevo imparato molte cose, avevo provato l’emozione di vedere la gente ballare la mia musica.
Ad ogni modo il tutto si era ridotto a comunicare per vie legali.
Sapete benissimo che le mie finanze erano ai minimi termini, ma la vita quando ti comporti bene ti viene incontro.
Una delle mie clienti, oserei dire forse una delle prime, Tania… vedendo che non postavo più niente riguardante il mio brand mi contattò…ricordo ancora le sue parole… “ciao, vedo che non posti più niente… tutto ok?” io con la voce rotta e piena di pianto, le risposi “Tania, mi hanno…rubato il marchio” lei incredula improvvisamente mi tranquillizzò e mi disse: “sai che lavoro faccio?” scoppio in un pianto improvviso le dico un tristissimo: “no!!”.Bhe sapete che lavoro, faceva e fa la mia cliente Tania? Era ed è un avvocato specializzato nella gestione di marchi e brevetti.
In quel momento le mille lacrime che rigavano il mio volto si sono improvvisamente bloccate, era come se avessi appena ricevuto la carezza di una mamma presente quando da bambina cadi e ti sbucci le ginocchia. Fu così che con lei, insieme ad Alberto un altro legale, iniziò un’azione legale nei confronti di coloro che mi avevano dato molto ma che in un giorno mi avevano tolto tutto, il tutto a titolo gratuito, pur di aiutarmi in questa battaglia contro la disonestà.
I giorni passavano e l’idea di restare a casa senza nulla da fare mi stava uccidendo, mi sentivo cosi inutile e triste, era come se mi mancasse l’aria, tra l’altro mi sentivo in prestito perché non avendo più una casa andai a vivere da Isacco, il mio ex fidanzato, che era ormai diventato mio fratello…. Con lui avevo trascorso due anni della mia vita ma la storia era finita perché ci eravamo resi conto che il nostro era più un legame fraterno che d’amore. Eravamo sempre insieme, lui mi sosteneva e soprattutto mi consigliava durante la realizzazione delle mie creazioni. Era quella parte di una famiglia che non avevo mai avuto.
Mi guardavo allo specchio e mi rendevo conto che dovevo assolutamente prendere in mano la mia vita.
Esattamente venti giorni dopo l’accaduto decisi di ricominciare. Riavere il mio marchio tramite l’azione legale era una cosa che vedevo molto lunga, visti i tempi burocratici italiani. Così decisi di ripartire da zero… parlai a lungo con Isacco e decidemmo di farlo insieme, di provare unendo le forze a creare qualcosa di nostro.Io ero la parte creativa della cosa e lui la parte più commerciale, nonostante avesse delle grandi doti artistiche.
Mancava qualcosa, mancava un pezzo a questa compagine. Cosi decidemmo di integrare Stefano nel progetto, un amico che aveva molta voglia di investire in qualcosa di nuovo. I giochi erano fatti, eravamo in tre, eravamo perfetti, ambiziosi e determinati: una creativa, un commerciale ed un investitore.
Fu fondata così la “G.I.S. srl” (che stava per Georgette-Isacco-Stefano).

Ero così carica, cosi adrenalinica, finalmente avevo nuovamente riacquisito la voglia di creare.
Fu cosi emozionante cercare la location, scegliere l’arredamento e tutto ciò che serviva per il nostro piccolo grande progetto.
Un pomeriggio, dopo aver finito tutti i lavori all’interno del nostro show room, andammo in un locale per festeggiare, e fu lì che dopo quasi un’ora di brain storming, nacque il nome “Grime out”!!

“Grime out” era il nome del nostro marchio, che letteralmente significa “sudicio fuori”. Era quel concetto che ci trovava uniti nell’intraprendere una campagna che urlava al mondo che le persone andavano giudicate per quello che sono dentro e non per ciò che indossano. Ci trovavamo in accordo su tutto, ogni cosa che facevamo era cosi emozionante.


I giorni passavano e, nonostante la gioia e la soddisfazione, pensavo spesso al mio “Get dirty” .
Odiavo vedere coloro che si erano appropriati del mio marchio postare sui social le foto delle loro “creazioni”, che erano delle pessime riproduzioni delle mie. Odiavo leggere i commenti sotto le loro foto dove la gente scriveva “ma cos’e sta roba?”. Ricevevo molti messaggi di persone che mi chiedevano se improvvisamente fossi impazzita, perché le mie creazioni erano terribili.
Ve lo giuro, soffrivo come un cane, anche perché essendoci una causa in corso non potevo permettermi di professare parola su ciò che era accaduto. Subivo gli insulti e vedevo il mio universo crollarmi addosso.
Loro raccontavano a tutti che io ero una pazza, che mi avevano scelto al tempo come immagine del brand e io lo spacciavo per mio, facevano credere a tutti che mi avevano cacciato perché rubavo, perché, secondo loro, mi ero appropriata delle chiavi di accesso del sito “Get Dirty” che in realtà era intestato a me. Le persone però non potendo sapere la verità mi additavano e mi giudicavano.
“Grime out” diventava sempre più popolare grazie agli eventi che organizzavamo e grazie all’originalità dei capi che producevamo. Per questo motivo il mio umore era altalenante, un giorno gioivo per i nostri successi e il giorno dopo sprofondavo nel baratro della disperazione per la situazione parallela.
Arrivò cosi il verdetto del cautelare: Ricordo ancora come fosse oggi che il mio avvocato quando mi chiamò con la voce rotta e un tono carico di amarezza: “Georgette…… abbiamo perso…. Il giudice non ha voluto sentire testimoni, non ha voluto approfondire e non ha vagliato tutte le prove portate. Scoppiai in un pianto interminabile, le lacrime non si fermavano e riuscivo a dire solamente un misero: “non è giusto cazzo, non è giusto!!” Avvolta dalla disperazione non mollai, ero sicura che se esisteva una giustizia divina chi aveva sbagliato avrebbe dovuto pagare…. Una rabbia assurda si impossessò di me, la tristezza era svanita e nacque dentro di me una voglia di rivalsa pazzesca.
Chiamai i miei avvocati e dissi testuali parole: “non me ne frega un cazzo, facciamo ricorso, merito giustizia e giustizia sarà fatta!!”
Passò circa un anno, fui convocata in tribunale insieme ad altri testimoni. Fummo ascoltati tutti, la causa fu data in mano ad un collegio di tre giudici che vagliarono tutto nei minimi dettagli. Il giorno in cui fui costretta a recarmi in tribunale, trovai anche loro. Le gambe tremavano, il cuore batteva a mille all’ora!! Credevo veramente di morire quel giorno. Mi salutarono come se niente fosse, e con la faccia come il culo mi chiesero se stavo bene e se ero felice, si complimentarono per i successi che avevo ottenuto con “Grime out”.
Non risposi, cercai di fare l’indifferente, ma dentro di me mi chiedevo quanto meschina poteva essere una persona a comportarsi in quel modo.
I testimoni della loro parte testimoniarono quanto già sapevo, dichiararono nuovamente che ero una figura truffaldina, che avevo rubato e che ero un individuo psicolabile.
Giuro, ero così nervosa quel giorno che avrei anche potuto picchiarli senza tregua, anche se mi limitavo a fare dei semplici sorrisi di convenienza all'interno di quella triste aula di tribunale. Qualche giorno dopo arrivo il verdetto: avevo vintoooooo!! Avevo vinto la causa e loro erano stati condannati non solo alle spese ma anche ad un risarcimento danni.

Giuro che non ho gioito di ciò, perché in realtà non avevo vinto niente, mi era semplicemente stato restituito ciò che mi era stato rubato… purtroppo un anno e mezzo dopo. Era troppo tardi ormai, il marchio nelle loro mani aveva perso prestigio e notorietà. Pensavo però che avrei potuto investire il risarcimento che di diritto mi spettava per “Grime out”. Aspettai ore, giorni, mesi, ma quel risarcimento non arrivò mai!! Fecero di tutto per non pagare.
Smisi di aspettare e mi misi il cuore in pace. Non ero per niente arrabbiata perché sapevo che dove non avrei potuto ferire io ci avrebbe pensato la vita prima o poi.
Mi madre quando ero piccolina mi diceva sempre: “Georgette non portare rancore, non attuare mai una vendetta, ma siediti sulla riva del fiume e aspetta di vedere il cadavere del tuo nemico passare”.
la prossima volta vi racconterò qualcosa che ha dell’incredibile e che stenterete a credere.
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Mi ero resa conto che per continuare a far crescere il mio progetto avevo assolutamente bisogno di una mano “sbagliata”!
Ebbene sì, ce l’ho fatta, sono tornata a scrivere…
Vi avevo lasciati mentre vi raccontavo di uno dei periodi che ricordo come uno dei più catastrofici della mia vita.
Mi ero resa conto che per continuare a far crescere il mio progetto avevo assolutamente bisogno di una mano.
Ho deciso così di accettare la proposta di alcuni ragazzi, soci di uno studio, disposti ad aiutarmi e a seguire tutta la parte marketing e social del mio piccolo progetto.
Mi sentivo al settimo cielo, ero così felice di aver trovato qualcuno che condividesse la mia pazzia, e la mia irrefrenabile voglia di farcela.
Ogni giorno sentivo che ero sulla strada giusta, parlavo ore al telefono raccontando loro tutte le mie idee, tutte le mie psicopatie ricevendo a mia volta dei preziosi consigli.
Ricordo ancora come se fosse oggi la sera del 21 novembre 2012: ero al telefono con uno di loro e stavo pitturando una delle mie tante t-shirt. la guardavo, e mentre parlavo capivo che mancava qualcosa di fondamentale, qualcosa che facesse distinguere le mie creazioni dalle altre….e mentre dalla mia bocca uscivano fiumi di parole ho iniziato a dipingere una forma strana.
Improvvisamente ho urlato al mio interlocutore: “oooo mammaaaaa ho appena disegnato il logo della mia linea, no vabbè ma è venuto perfetto, non puoi capire è devastante”
Una voce felice e rincuorante dall’altra parte della cornetta mi ha risposto: “fantastico, ora manca solo il nome”
Ero così carica e piena di adrenalina che ho iniziato a farfugliare qualcosa: “s.p.o.r.c.o.( e preciso ovviamente con i puntini), no no non mi convince, ok ce l’ho!! Sporcati…. Nooo troppo banale, “le macchie” no no “lamacchia” tutto attaccato no è terribile.”
Il mio interlocutore mi dice “georgette questi nomi fanno schifo! Sai che ce vai a letto e dormici su”
Demoralizzata, mi sono chiusa in un silenzio improvviso, e dopo qualche secondo inizio: “sporcati….sporcati… ok ce l’hoooo!! GET DIRTY!!”, il nome sarà Get dirty!
Quella notte non ho chiuso occhio, continuavo a ripetere il nome del mio brand, mi alzavo andavo davanti allo specchio e facendo mille facce buffe fingevo che qualcuno mi chiedesse di chi fosse la maglia che indossavo, facevo mille prove assurde e rispondevo sempre “ciao, si indosso una t-shirt get dirty!!”
Penso che se quella notte ci fosse stata una telecamera in casa mia sarei sicuramente stata rinchiusa in qualche ospedale psichiatrico.
I giorni passavano e le cose sembravano andare sempre meglio con loro, il marchio cominciava a farsi conoscere, il sito vendeva, e i negozianti ordinavano le mie t-shirt.
Arrivò cosi tramite loro, la proposta di aprire il primo monomarca “Get Dirty” in corso Portoni Borsari a Verona, la via più prestigiosa del centro , dove la verona bene passeggia allegramente.
Ero incredula, e spesso mi chiedevo come mai la vita avesse deciso di diventare generosa con me. Ogni giorno ringraziavo il destino per avermi dato la fortuna di sentirmi realizzata.
Facevo Vicenza Verona ogni giorno, con molta fatica perché erano più i soldi che spendevo per andare a lavorare che quelli guadagnavo. Le vendite c’erano ma tolti i costi non restava mai niente. Nonostante questo non mi sono mai scoraggiata perché sapevo che prima o poi il mio momento sarebbe arrivato.
Gli accordi per l’apertura del primo monomarca erano stati siglati e cosi senza indugi decido di mollare tutto e trasferirmi a Verona.
Pensate che il negozio era locato all’interno di una piccola gioielleria un po’ retrò, muri di marmo e supporti in ottone. Ho lavorato giorno e notte per farlo diventare il negozio perfetto. Lo rivestii, lo pitturai lo personalizzai tutto con le mie mani

Ricordo ancora quanti pianti di felicità facevo ogni volta che arrivava sera e chiudevo la porta alle mie spalle. Ogni giorno prendeva forma e ogni giorno diventava sempre più bello.
Il 7 dicembre 2013 ci fu la grande inaugurazione del primo monomarca, flotte di persone si fermavano per vedere questo negozietto così strano e particolare.
Personaggi noti e non, accorsero quel giorno spinti dalla curiosità di capire cosa ci fosse dietro quel negozio che vendeva t-shirt pitturate a mano, sporcate con vino, caffe, cioccolata, bruciate con sigarette e chi più ne ha più ne metta.

I giorni seguenti molte persone sono venute ad acquistare le mie creazioni e addirittura le signore della Verona bene mi portavano le loro borse super griffate chiedendomi di customizzarle con la mia psicopatia.
Era diventato un must andare a Verona e andare al “Get Dirty”, anche solo per vedere le pazzie al suo interno.
Il Corriere della Sera e molti quotidiani mi hanno dedicato addirittura intere pagine. La chiamavano “La Bottega di portoni Borsari dove la macchia fa moda”.

Il business cominciava a prendere piede e proprio quando ero convinta che da lì a breve avrei realizzato la mia fortuna, i ragazzi chi mi affiancavano registrarono il marchio a nome loro e mi fecero fuori dal mio progetto.
Nel giro di una settimana mi ritrovi senza marchio senza negozio e senza casa.
Ricordo come se fosse oggi la tristezza, lo sconforto e la delusione.
Sono caduta in un baratro dal quale credevo di non uscire più, pensavo a tutte le mie fatiche i miei sforzi e i miei infiniti sacrifici e mi sentivo così fragile e stupida.
Ho sempre avuto il grande difetto di fidarmi di tutti, questo unito alla mia grande ingenuità, sono stati causa della mia autodistruzione.
Ciò che mi era rimasto erano una macchina piena di pacchi in cerca di una casa e il cuore spezzato.
Se ripenso al mio tragitto di quel giorno mentre tornavo verso Vicenza con la macchina piena delle mie cose e senza una meta mi viene la pelle d’oca ancora oggi.
La prossima volta vi racconterò come in pochissimo tempo ho ripreso in mano la mia vita e sono ripartita.
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MI CHIAMO GEORGETTE E SONO STRAVAGANTE.......
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Il pensiero della mia povertà non mi spaventava... anzi...
E ci risiamo.... Sono qui a condividere con voi il mio percorso.... la mia lunga scalata al raggiungimento dei miei sogni. Vi avevo lasciato con la prima consegna, delle mie creazioni, in uno dei negozi più belli del nord Italia. Vi avevo lasciato al primo riassortimento. Vi chiederete e poi.... e poi cosa è successo? Bhe non ci crederete, ma dopo quel piccolo grande ordine iniziarono a contattarmi negozi più o meno importanti, per avere a loro volta le mie creazioni nei loro punti vendita.... quel negozio strepitoso, Cenere GB, mi aveva permesso di mettere un dito nel mondo della moda, aveva fatto si che io potessi nel mio piccolo farmi conoscere.... Ero incredula, i negozi mi chiamavano e io fingevo di avere una struttura, rispondevo al telefono fingendomi la mia segretaria, la magazziniera, e la responsabile commerciale.... ridevo sotto i baffi quando rispondendo al telefono, cercavo di camuffare la mia voce nella speranza che i clienti non capissero che ero sempre io. Il mio appartamento era diventato un vero e proprio laboratorio di idee, vivevo nel caos più totale. Borchie, t-shirt , bolle, fatture, pacchi e la mia pazzia erano sparse in quella,che ,oltre essere la mia casa era il luogo dove i miei sogni prendevano forma. La situazione economica non era delle migliori, ero conscia che per servire tutti i negozi che mi contattavano avrei avuto bisogno di una notevole quantità di denaro. Il pensiero della mia povertà non mi spaventava, anzi , mi dava la carica per trovare soluzioni; incastravo ogni piccola somma di denaro che racimolavo per fare in modo che tutto potesse quadrare. I mesi passavano ed io, sempre sul filo del rasoio ,continuavo a spalmare la mia creatività sui miei capi. Ricordo come se fosse oggi, che spendevo tutto quello che avevo in materie prime, acquistavo le cose che mi servivano per realizzare le mie creazioni, lasciando però perennemente il frigo vuoto.... quante insalate (il cibo più economico) e petti di tacchino ho mangiato in quel periodo. Molte volte saltavo il pasto e bevevo semplicemente caffellatte. A pensarci mi vengono i brividi, ma in quel periodo la voglia di farcela era così grande che non mi ponevo il problema. L'adrenalina che scorreva nelle mie vene non mi faceva sentire una sfigata, ma una persona che credeva in se stessa. A volte nella penombra del mio appartamento con le mani sporche di colore e i capelli arruffati, pensavo a quel lavoro bene retribuito che avevo lasciato per inseguire i miei sogni. Pensavo che se fossi rimasta dov'ero avrei potuto permettermi una vita migliore a livello economico . Ma quando la voglia di sentirmi realizzata prendeva il sopravvento ogni pensiero inerente al passato veniva scacciato da un sorriso. Mi rendevo però , conto ,che forse avevo bisogno di aiuto, e così decido di affidarmi ad un gruppo di ragazzi, che conoscevo , i quali avevano un ufficio marketing e che avrebbero potuto darmi una mano. Bhe ragazzi è stato l'errore più grande che avessi potuto fare.... Un errore che mi ha buttato in un baratro di disperazione.... grazie a loro credo proprio di avere toccato lo sconforto vero e proprio. Vi chiederete perché?? Bhe la prossima volta vi racconterò, cosa è successo e come la mia vita sia andata allo scatafascio.....
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LA PRIMA CONSEGNA
Rieccomiiiiii… Vi avevo lasciato raccontandovi del primo ordine scritto da uno dei negozi più belli del nord Italia. Beh che dirvi, una volta tornata a casa ero sommersa da mille sensazioni, tra le quali entusiasmo, euforia e tanta, tanta paura. Avevo paura perché guardando l'ordine mi son detta “ e ora come faccio a realizzare tutte queste t-shirt?” Niente paura, chiamo un amico del tempo e gli chiedo se era disposto ad aiutarmi. Gli spiego la cosa e gli dico che per realizzare il mio sogno non mi bastavano i soldi, avevo guadagnato quasi tutta la cifra che mi serviva ma non bastava , gli chiedo se è disposto a prestarmi la cifra mancante, esattamente 200 euro. Lui titubante mi dice “si”… credo che quello sia stato il si più bello che abbia mai ricevuto. Con una gran gioia nel cuore l'indomani compro tutto il materiale necessario per completare l'ordine. Chiusa in casa inizio a dar vita al mio piccolo grande sogno. Al tempo cucivo a mano tutte le borchie perché ovviamente le mie finanze non mi davano la possibilità di comprare un signor torchio. Ricordo ancora come se fosse oggi quei due giorni chiusa in casa, ero così felice che non sentivo il senso della fame e tanto meno il bisogno di uscire a prendere una boccata d'aria. Seduta sul tavolo della sala da pranzo vedevo il cielo cambiare : giorno notte e poi ancora giorno . Io e la mia testa bassa, le mie mani zozze di colore e le dita bucate dall'ago. Arriva così il gran giorno, il giorno della consegna. Corro in un supermercato e cerco lo scatolone più bello di tutti e così piego le mie t-shirt e le adagio come fossero oro all'interno dello scatolone. Ricordo ancora il sorriso che avevo quando tiravo il nastro adesivo per chiudere lo scatolone. Il mio primo ordine, tolte le spese e togliendo i 200 euro da restituire al mio amico, mi avrebbe fruttato circa 3500 euro. Ero al settimo cielo avevo appena effettuato la mia prima consegna…. Esattamente due settimane dopo…. il mio cellulare squilla …. era proprio lui il responsabile acquisti del negozio… “Ciao georgette, senti abbiamo venduto quasi tutte le tue t-shirt riesci a farmene avere delle altre?” Il cuore batteva e la voce non mi usciva…. con un filo di voce rispondo: “certo nessun problema” Chiudo la chiamata e corro davanti allo specchio…. guardo la mia immagine riflessa e una lacrima riga il mio viso…. segnando un percorso frastagliato tanto frastagliato quanto lo era stata la mia vita prima d'allora. Continuo a fissare la mia immagine e timidamente mi chiedo “che sia la volta buona?! Forse questa volta la ruota ha deciso di girare?” Un percorso molto duro e difficile quello che ho percorso per arrivare ad oggi. Ma prossimamente vi racconterò cosa mi è successo e cosa dopo le prime grandi soddisfazioni mi hanno gettato nel baratro dello sconforto facendomi apparentemente perdere la voglia di crederci.
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LA SCALATA CONTINUA....
Le ultime parole che ho scritto, risalgono a molto tempo fa... Purtroppo il mio lavoro mi avvolge e occupa gran parte delle mie giornate. Ma alla fine eccomi qui, a raccontarvi altri step della mia storia... Altri aneddoti che mi hanno portato a essere la donna che sono oggi. Vi ho lasciato con i "SELFIE" quel mezzo particolare che mi ha permesso di far vedere alle persone ciò che facevo. Un SELFIE dopo l'altro sono riuscita a farmi conoscere e così, giorno dopo giorno arrivano messaggi di gente interessata ad acquistare le mie creazioni, da lì l'idea di aprire un sito internet dove poter dare la possibilità alle persone di comprare i miei capi. Il problema rimane sempre quello però!! "Dove trovo i soldi per farlo?!?" Passano i giorni e io cerco soluzioni penso e ripenso a come poter realizzare il mio primo sogno... Il sogno di avere un sito tutto mio dover poter mostrare a tutti ciò che faccio... Dopo varie notti insonni, pasti saltati e diversi sguardi persi nel vuoto stile automa, decido di uscire con un'amica e andare a svagare la testa... Entro in un locale e proprio li trovo un ragazzo che mi si avvicina dicendomi "ciao tu sei georgette?!" Io imbarazzata risposi con un timido "si".... Iniziamo a parlare e scopro che lui è il responsabile acquisti di uno dei negozi più belli del triveneto. Proprio quel negozio davanti al quale passavo mille volte, ma dove non avevo mai trovato il coraggio di entrare perché in vetrina c'erano solo le prime linee, dolce e gabbana , Valentino, Armani e molti altri . Mi dice di aver visto le mie t-shirt e di essere interessato ad averle in negozio. Li per lì ero incredula, mi sembrava impossibile. Nel salutarci gli lascio il mio numero e me ne vado con l'espressione tipica di chi ha appena visto un fantasma. Passano due giorni eeeee "riiiing" suona il telefono, " ciao sono Max del negozio Cenere GB" Mi chiedi di presentarmi l'indomani per fargli vedere il mio campionario, ma io un campionario non l'avevo, chi glielo avrebbe spiegato che in realtà modificavo t-shirt neutre che compravo in giro?!? Ad ogni modo faccio la gnorri e rispondo " certo ci vediamo domani con il campionario" Mi metto all'opera e inizio a modificare le mie maglie, lavoro tutta la notte e realizzo circa 20 modello diversi. La stanchezza non la sentivo perché l'adrenalina era tanta, tantissima. Il giorno dopo, mi presento al negozio, con in corpo zero ore di sonno. Inizio a mostrare i miei capi a lui e ai proprietari che mi guardano come se fossi una pazza, come se fossi uscita da chissà quale cartone animato. Cerco di raccontarmi e raccontare il significato che avevano quelle stupide maglie per me. Dopo qualche ora di titubanza lui mi guarda e mi dice " scriviamo l'ordine??" In quel momento il mio cervello è andato completamente in tilt , non capisco più niente, inizio a balbettare. Non ho niente, un copia commissione, un listino prezzi, niente di niente. Ma con un sorriso da mocciosa e con la voce rotta lo guardo e gli dico " cavoli ho dimenticato a casa il look book, il listino è anche il copia commissione" Lui con uno sguardo rassicurante mi dice " nessun problema scrivi su un foglio a quadretti normale" E così.... Udite udite esco dal negozio con il mio primo ordine; aveva ordinato la bellezza di 350 t-shirt. Emozionata agitata e felice come una pasqua mi dirigo verso casa. Entro in casa mi siedo, accendo una sigaretta e fisso il mio primo ordine. Improvvisamente torno alla realtà e mi rendo conto che per fare 350 maglie avrei dovuto comprarle e comprare tutti i materiali necessari per realizzarle, ovviamente essendo al verde era impresa assai ardua. Bhe, la prossima volta vi racconterò come ho fatto e come ci sono riuscita e cosa ho provato nel trovare le mie creazioni piegate negli scaffali vicino a grandi Brand affermati.
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Eccolo qui il primo “FOTOSELFIE” pubblicato nei social, un po' sgranato e poco sfocato, ma con grande effetto a livello di vendite!!
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I SELFIE UNO DEI SEGRETI DEL MIO SUCCESSO
Ciao a tuttiiii, Il tempo a disposizione è veramente poco e faccio fatica a dedicarmi a interamente a questa nuova esperienza. Quella di parlarvi dei retroscena della mia scalata al successo, che cercherò di fare a tutti i costi, per dare la possibilità a chi legge di credere in ciò che fa!! Ad ogni modo nell'ultima pubblicazione vi ho lasciati raccontandovi di come tutto è partito. Oggi vi svelo un segreto al quale anche i più scettici dovranno credere! La mia situazione del tempo ormai la sapete, ero completamene al verde, ma avevo una gran voglia di fare 'qualcosa' che mi rendesse felice. Così una mattina, presi in mano le t-shirt acquistate con i miei 50 euro e iniziai a schizzarle di colore, a pitturarle e ad applicarci borchie, (al tempo compravo quelle che si cuciono a mano, non potevo permettermi un torchio, con ago e filo molto più economici) guardavo le mie tee e mi piacevano da impazzire, il problema più grosso era come e dove la gente avrebbe potuto vederle per acquistarle…. Come… Come avrei fatto a far conoscere le mie creazioni? Pensai di organizzare una festa nel mio appartamento e farlo diventare una specie di galleria, idea che bocciai immediatamente …. I giorni passavano e io non sapevo come e cosa fare!! Un giorno, indosso una felpina appena creata e guardandomi allo specchio decido di farmi una foto, (al tempo si chiamavano così, il termine selfie non si usava ancora) guardo la foto e decido di pubblicarla su i miei social network, Facebook, myspace, e Instagram. Nel giro di qualche ora iniziano ad arrivarmi molti messaggi e molte richieste per sapere dove potevano acquistare quella felpa che avevo creato con le mie mani. In una settimana ero riuscita a vendere tutte le maglie acquistate con i miei miseri 50 euro. Con il ricavato, decido di comprarne altre, e le richieste aumentano , così ne compro ancora e ancora e ne vendo ancora e ancora. L'appartamento del mio amico era diventato un vero e proprio laboratorio creativo! Così decisi di postare, una volta al giorno, una “FOTOSELFIE” allo specchio con addosso le mie creazioni… Più foto mettevo più richieste avevo… Non mi capacitavo della cosa ma ero decisamente felice! La soddisfazione più grande al tempo non erano i soldi ma vedere le persone indossare ciò che creavo!!! Quindi posso attribuire a questi odiosi selfie gran parte del merito!! Ma la storia della scalata al successo continua, la prossima volta vi racconterò perché ho scelto questo mercato. Ciao a tutti.
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TUTTO È COMINCIATO COSÌ....
In molti mi chiedete: " ma come hai fatto a realizzare il tuo sogno?" "avevi tanti soldi e hai cominciato?" Così, ho deciso di aprire questo blog per farvi entrare a pieno nel mio mondo, per svelarvi i segreti e i retroscena. Non sono mai stata una ragazza fortunata, anzi posso espressamente confessare che la vita con me non è stata proprio una gentildonna. Dietro questo aspetto da donna forte, si nasconde un passato fatto di tante troppe sofferenze. Però non ho mai mollato e ho sempre perseverato! Il mio sogno nasce in un appartamento, un appartamento che un caro amico mi aveva prestato in un grosso momento di difficoltà economica..... Ebbene sì ero completamente al verde, senza lavoro senza soldi ma con un grande sogno, quello di poter lasciare il segno in un mondo così rigoroso. Essendo una ragazza maldestra e che si sporca sempre, un giorno guardandomi allo specchio con la t-Shirt, ovviamente sporca, di quella macchia di cioccolato imbarazzante mente imbarazzante penso...."però non è' male". Da li decido di realizzare magliette sporche di colore, vino, caffè, cioccolato e tutto ciò che poteva macchiare. Un problema però mi struggeva.... Dove avrei trovato i soldi per realizzare questo sogno?? Niente paura, decido di investire quei pochi spicci che avevo.... Decido che 50 euro sarebbe stato l'investimento ideale per iniziare. Compro, ricordo ancora come fosse oggi 10 magliette neutre, un pennello e un vasetto di colore minuscolo; e così do il via al mio piccolo grande progetto..... Vi chiederete e da 10 misere magliette come hai fatto a creare un impero?!?! Bhe ogni giorno vi racconterò come ho fatto, le difficoltà che ho incontrato e insieme arriveremo al giorno d'oggi dove la mia piccola azienda nel giro di un anno e' arrivata a produrre 50 mila capi!!!
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La vita è fatta di delusioni, botte e lividi che nemmeno il tempo è capace di cancellare. La Vita è fatta di partenze e di ritorni, però una cosa ho imparato, in tutta questa spirale di esperienze negative… che si potrà anche soffrire, stare male, piangere fino a sentire dolore agli occhi… ma ci si rialza sempre, perchè nulla è più importante di noi stessi e della nostra vita, che è il dono più prezioso che abbiamo… QUINDI BISOGNA REAGIRE E RIALZARSI, è per questo che io..... Scelgo di vivere per scelta, e non per caso. Scelgo di fare dei cambiamenti, anzichè avere delle scuse. Scelgo di essere motivata, non manipolata. Scelgo di essere utile, non usata. Scelgo l’autostima, non l’autocommiserazione. Scelgo di eccellere, non di competere. Scelgo di ascoltare la voce interiore, e non l’opinione casuale della gente. SCELGO DI ESSERE SEMPLICEMENTE IO
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Ebbene si vi presento un progetto che avevo accantonato, si chiama "The dark side of me"! Tutti abbiamo un lato oscuro, una parte di noi che nessuno vede e con la quale dobbiamo fare i conti. Una rubrica dove tutti potranno in maniera anonima e non confessare la cosa più nascosta, come una specie di contenitore dove saranno raccolti tutti i segreti. Anch'io ho un lato oscuro, anzi forse anche troppi! Uno fra tutti il fatto che credo nei fantasmi e spesso mi sembra di non essere sola anche se lo sono.... Sento e vedo cose pazzesche!! E il vostro qual'è? Raccontatevi!!! #THEDARKSIDEOFME
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#THEDARKSIDEOFME
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